SCUSATEEEEEEEEEE!!!!!!!!! VI CHIEDO INFINITIVAMENTE PERDONO PER IL MIO RITARDO MEGAGALATTICO!!!!!!
non merito proprio di avere delle lettrici fedeli che mi aspettano e tollerano il mio ritardo. T__T Vi ringrazio!
Allora, prima di donarvi il capitolo dello shiopping sfrenato, vi
propongo un captoletto un po' tenero e puccioso sulla nostra coppietta
adorata (scusatemi, sto scrvendo un altro capitolo e sono entrata in
Emmett mode! Straparlo!)
spero che vi piaccia.
e ringraziamo:
Only_ a_Illusion: Grazi per l'angelo, non me lo merito proprio visto quanto vi faccio aspettare! In quanto allo shopping, aspetta e vedrai!!
Wind: Perfetto! Ti aspetto (aspettiamo) a braccia aperte!
Fin: Eh, si, ma lo
sappiamo che Edward è un tipo mooolto educato. Non si sarebbe
mai permesso di saltare addosso a Bella dopo quello che aveva detto
Carlisle... Non il primo giorno, comunque! E Alice... Beh, dico solo
che è riuscita a convincere Jasper (lo stsso Jazz che sta sempre
sulle sue) a... mettere sotto torchio Edward! Aspetta e leggerai!
BloondyKamelot: Grazie infinite per i complimenti!
Hele91: Grazie! Sono contenta che anche tu continui a seguirmi!
Bluking; Welcome in
ours big crazy family! Sono contenta che ti piaccia! E beh... aspettati
molte cse dai fratelli, ma soprattutto... dalle sorelle!
Sophie_95: Welcome in
ours big crazy Family! Sono lieta che ti sia piacitu. E su Jasper,
beh... che dire, è certamente affascinate. E, se ci si mette, sa
come far impazzire Edward peggio di Emmett! MA io non ho anticipato
niente... hi hi hi!
Helen Cullen: Si,
Helen, il mio nome è Marzia. Un po' strambo, vero? Comunque,
grazie per i complimenti, sono contenta che questa "nuova" versione dei
Cullen piaccia, a te come a tutti gli altri. Per il nostro progetto,
invece, ho la soluzione: siccome i Volturi non adranno mai a Sud
Italia (troppo sole), perchè non li invitiamo tutti in Islanda e
li gettiamo dentro un gaiser? Questo lo veo più lausibile, che
ne pensi?^^
Alyssia: sono davvero
onorata che ti piaccia il mio modo di scrivere, e soprattutto di fart
sognare! Per quanto riuarda i personaggi, cerco di metterci del mio,
mantendeoli sempre come mamma Meyer li ha fatti. E in quanto a Rosalie,
beh, forse è l'unica che ho stravolto parecchio, ma infondo, io
ho sempre sapuo che sotto quella maschera da vecchia arpia c'era una
ragazza fragile e indifesa... altrimenti come poteva sceglierse uno
spirito libero come Emmett?
SmallFly: Non ti
preoccupare della vena critica! Leggi, commenta e sii spietata! Me
lo merito per i ritardi con cui aggiorno! comunque, sono contenta che
ti piaccia. Per quanto riguarda lo shopping, abbi un po' di pazienza!
Sto modificando tante di quelle cose che a Bella è venuto un
esaurimento nervoso ed è crollata! Ma alle sue sorelle non
importa, la trascinano e la vestono anche se è svenuta...
dovresti vedere Edward quanto si sta arrabiamdo!^^
Mylifeabeautifullie: Lo so, mi piace che Em ed Eddy facciano cavolate come i mocciosi! Eppure, si vogliono molto bene.
Entrai in silenzio nel salone dopo essermi cambiato d’abito.
Emmett e Jasper stavano guardando distrattamente un
documentario in televisione, seduti sul divano, chiacchierando del più e del
meno durante la pubblicità, mentre Rose e Alice discutevano entusiaste sulle
tappe più importanti del viaggio di domani.
Osservandole, non potei trattenermi dal sospirare e scuotere
il capo: i loro pensieri erano tutti rivolti a Bella, a quello che avrebbero
potuto comprarle e a quello che meglio le si sarebbe addetto.
Alzai gli occhi verso il soffitto, verso la camera di Bella,
che era tornata a riposare. Poverina, chissà cos’avrebbe dovuto patire, domani!
“Edward, per favore, potresti venire un attimo in cucina?”
mi chiamò Esme
“Certamente”
Feci dietrofront e entrai in cucina, dove Esme stava finendo
di preparare una tazza di camomilla calda.
“Camomilla?” chiesi, un po’ sorpreso “Per chi è?”
“Bella” rispose lei, versando due cucchiaini di zucchero
nella tazza e girandola lentamente
“Perché, può berla senza trovarla disgustosa?” chiesi,
sinceramente curioso
“Carlisle è convinto di si” rispose Esme con dolcezza “Sai,
date le sue caratteristiche umane. Però, quand’era a Volterra, nessuno si è mai
premurato di fare questo genere di esperimenti”
“Mamma, non mi starai dicendo che lo volete fare voi?”
chiesi, incredulo. Non volevo pensare che Carlisle, il mio mentore e il mio
padre adottivo, volesse proseguire gli esperimenti di Aro, Caius e Marcus.
Esme si voltò in fretta e mi incenerì con un’occhiataccia
tanto velenosa da costringermi a indietreggiare. Anche mia madre, quando si
arrabbiava, era capace di apparire tremendamente spaventosa, persino peggio di
me.
“Non osare mai più
pensare una cosa del genere di tuo padre” pensò arrabbiata, senza smettere
di trapassarmi con quello sguardo di fuoco.
“Scusa, mamma” mormorai, davvero mortificato “Solo che… mi è
sembrato strano. So che Carlisle non si permetterebbe mai, ma… dopo il suo
racconto…”
Sentii la rabbia prendere il possesso nel mio corpo, e
strinsi le mani a pugno per non avere la tentazione di rompere qualcosa. Contai fino a dieci e poi riaprii gli occhi,
tornando normale.
Lo sguardo di Esme si era addolcito, tornando caldo e
benevolo come sempre.
“Hai ragione, piccolo mio, ma cerca di controllarti” disse Esme
dolcemente “Non vogliamo far pesare nulla a Bella, no? Quindi, tenta di
mantenere l’autocontrollo come tuo solito, e aspetta di essere solo e fuori
casa per scaricarti”
“Certamente” promisi, con un sorriso.
“Benissimo” disse Esme, e mi mise in mano la tazza “Ora, per
favore, puoi portarla a Bella?”
“Sicuro, ma se sta dormendo?” chiesi, incerto; avrei tanto
voluto vederla dormire, mi faceva uno strano effetto pensarla così.
“Posala sul comodino e esci in silenzio, caro” rispose Esme
“Altrimenti, prova a parlare un po’ con lei. Non abbiamo avuto il tempo di
dirle molto”
Sorrisi. In effetti, dopo la scoperta di Alice e Rosalie non
si era parlato d’altro che di moda, viaggi e programmi per domani. La povera
Bella aveva dovuto sorbirsi tre ore di congetture e piani per la sua imminente
trasformazione in una vampira “di alta classe”, come avevano detto quelle due
svampite delle mie sorelle, e alla fine, dopo essersi quasi addormentata sul
divano, Carlisle l’aveva costretta ad andare a riposare.
“D’accordo” dissi, ed Esme mi accarezzò la guancia prima di
andare verso il salone.
Mi avviai verso le scale a passo d’uomo. Quando fui davanti
la porta del salone, Alice alzò per un secondo la testa e mi fece l’occhiolino.
“È sveglia” mi
disse, prima di tornare alla sua conversazione
Salii le sale in silenzio, immerso nei miei pensieri.
Era strano come Isabella mi era apparsa così simile e così
diversa dalla Bella che avevo immaginato. Era sì fragile e delicata, ma non
avrei mai pensato che fosse anche tanto bella. Soprattutto quando, vinta dalla
timidezza e dall’imbarazzo, le sue gote si coloravano di un delizioso color
rosso… era incredibilmente graziosa.
E poi, la sua risata… ancora la sentivo riecheggiare
chiaramente nelle mie orecchie. Una musica celestiale, tanto meravigliosa da
sembrare quasi frutto dell’immaginazione.
Non mi sembrava vero di poter vivere a stretto contatto con
una creatura tanto magnifica.
Un momento… ma che vado a pensare?
Scossi il capo con un gesto veloce, tentando di farmi uscire
dalla testa certi pensieri, e mi fermai davanti alla sua porta.
Tenni la tazza con una mano e con l’altra, timidamente,
bussai piano.
“Avanti”. La sua voce era ancora più dolce di come mi era
sembrata.
Aprii cautamente la porta e infilai la testa dentro,
sorridendo.
La stanza era immersa nell’oscurità, e di sottofondo si
sentiva la pioggia cadere leggera sul prato. Isabella mi fissava curiosa, rannicchiata
con le ginocchia strette al petto all’angolino vicino la vetrata, i capelli
castani che sfioravano delicatamente il pavimento.
“Posso?” chiesi con garbo.
Le sue guance si colorarono di rosso.
“P-prego, Edward” disse
“Ti ho portato una camomilla, Esme dice che ti aiuterà a
dormire” dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi avvicinai al suo letto e ne feci il giro, per posare la
tazza sul comodino. Poi, lentamente, mi voltai verso Isabella, i cui occhi non
mi avevano abbandonato un momento.
Feci un mezzo sorriso, e le due guance passarono dal rosso
chiaro a uno più intenso.
“Posso restare a farti un po’ di compagnia?” chiesi
“Certamente!”esclamò in fretta
La raggiunsi e mi sedetti a gambe incrociate di
fronte a lei.
Di nuovo, come la prima volta, sentii un fremito nel mio
petto mentre fissavo la sua stupenda figura.
Bella's pov.
Non potevo credere alla che la mia fortuna potesse
aumentare, eppure fu così.
Dopo aver conosciuto i Cullen ed essere stata accettata con
entusiasmo da tutti loro, non chiedevo ne speravo in nient’altro. Perché
pretendere di più, dopo questo miracolo?
Invece, ecco che la mia fortuna mi aumentò di nuovo.
Ero seduta contro la vetrata, ammirando le gocce di pioggia
che ormai avevano iniziato a cadere, ascoltandone il suono attutito dall’erba,
quando qualcuno bussò delicatamente alla porta.
“Avanti” risposi, pensando fosse Alice che veniva ad
annunciarmi altri piani per il giorno dopo.
Invece, con mia somma sorpresa, ecco che dalla porta sbucò
la testa dell’essere più perfetto che avessi mai visto.
Nel buio della mia stanza, il suo viso pallido risplendeva
di luce, facendolo apparire ancora più bello e ultraterreno di quanto in realtà
già non fosse. Sentii la mia schiena venir percorsa da un brivido caldo, e
improvvisamente avvertii lo stomaco vuoto.
“Posso?” mi chiese, la voce più bella e musicale che avessi
mai sentito.
Inghiotti a vuoto, sentendo le mie guance imporporarsi.
“P-prego, Edward” balbettai, dandomi mentalmente dell’idiota
per tutta quella sceneggiata.
“Ti ho portato una camomilla, Esme dice che ti aiuterà a
dormire” mi disse, richiudendo la porta.
Si avvicinò a velocità umana verso di me, camminando con una
grazia e una leggerezza incredibili; posò la tazza sul mio comodino e si voltò
a fissarmi, incantandomi con quel suo sguardo magnetico.
Mi sorrise con quel suo sorrise speciale, e avvertii un
considerevole aumento della temperatura; se fossi stata umana, avrei rischiato
lo svenimento, o forse qualcosa di più.
“Posso restare a farti un po’ di compagnia?” domandò con
garbo
“Certamente!”esclamai in fretta, troppo in fretta.
Continuando a sorridermi, avanzò verso di me fino a sedersi
con grazia di fronte a me, senza che i suoi occhi si staccassero un attimo dal
mio viso.
Mi studiò attentamente per i due minuti successivi, prima di
ridacchiare sommessamente.
Lo fissai confusa.
“Scusa, non volevo offenderti” disse in risposta al mio
sguardo “Ma sai, la tua espressione… mi ha fatto ridere”
Sorrisi timidamente. “Non fa niente”
Continuò a studiarmi con occhi accessi dall’ilarità, prima
di sorridermi con più dolcezza.
“Non vorrei disturbarti… se sei stanca, posso sempre andarmene”
mormorò, la voce una carezza
“No, non preoccuparti” dissi “E che non riesco a dormire.
Sono leggermente agitata”
“Perché?” mi domandò, incuriosito
“Beh, sai… in verità, sono piuttosto su di giri. E
imbarazzata” ammisi, fissando la pioggia “Siete persone così gentili… mi sento
u po’ in imbarazzo a dormire mentre voi restate svegli”
Mi voltai sentendo la sua risata argentina irrompere
nell’aria.
“Scusa, è solo che.. beh, mi sempre un ragionamento
leggermente poco serio” rise, solare “Non devi preoccuparti per questo. È la
tua natura dormire, e non ce ne faremo mai un problema”
“Ma non è solo questo!” protestai, voltando il capo verso la
finestre; le sue parole mi avevano punto sul vivo, irritandomi perché la mia
mente era concorde con lui “Non riesco a capacitarmi della mia fortuna!”
Mi morsi la lingua, interrompendomi appena in tempo per non
lasciarmi scappare qualcosa di troppo.
“In che senso?” mi chiese
Scossi la testa, rifiutandomi di dirglielo. Con la coda
dell’occhio, lo visi alzare gli occhi al cielo.
“Per favore, Isabella” mi chiese, la voce ancora più dolce
“Potresti dirmelo?”
In un secondo, la mia volontà fece le valige e si dileguò
nella pioggia, lasciandomi alla mercé del mio pericoloso nemico.
Con un enorme sforzo, riuscii a non guardarlo negli occhi, e
scossi il capo. Stavolta non nascose il proprio malcontento, sbuffando.
“Sai, non avrei mai pensato che avrei rimpianto di non poter
leggere nella mente!” sbuffò, leggermente alterato “Ma credimi, darei non so
quanto per sapere cosa stai pensando adesso”
Non riuscii a trattenere un sorriso. “Ti dispiace non sapere
cosa sto pensando?” gli chiesi
“Adesso? Molto” sospirò, fissando la finestra “Non riesco a
capire cosa ti possa passare per la testa. È una cosa imbarazzante?”
“Molto” ammisi “Beh, ma forse, più che altro, è che non mi è
mai capitato di dover… esprimere i miei pensieri, le mie sensazioni, prima
d’ora”
Abbassai lo sguardo verso il prato, invisibile grazie alla
nebbia, mentre i ricordi dolorosi tornavano ad affollarmi la mente.
L’unica emozione che avevo ma mostrato, negli ultimi tre
anni, oltre al terrore allo stato puro, era il dolore. Costante,
forte,indimenticabile dolore. Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo della mia
vita, è intriso di dolore e terrore.
A fuoco, nella mia memoria…
…nella mia pelle.
Ero legata per i
polsi da numerose catene d’acciaio, incandescenti. I polsi, le braccia, le mani
mi sembravano andare a fuoco, e gridai.
Ma nessuno mi avrebbe aiutata, lo sapevo bene.
Di fronte a me, un
vampiro – giovane, dai capelli biondo grano, gli occhi rossi
sgranati – mi fissava terrorizzato, immobile; intorno a me, tre
vampiri brandivano marchi
infuocati, che mi premevano addosso con forza, lasciandomi brutte
bruciature su
tutto il corpo.
“PER FAVORE!!!!!” gridai
con le lacrime agli occhi “PER FAVORE, NON POSSO!!”
Le tre sagome mi osservarono
senza scomporsi.
Reclinai la testa indietro e
cacciai un urlo di dolore, mentre le guardie mi continuacano a martoriare il corpo.
Ero giunta al limite.
Ora il mio corpo non mi avrebbe obbedito più, erano troppe ore che ero in questo stato.
L’energia mi pervase il corpo. Chiusi gli occhi, e tentai disperatamente di rimandarla indietro, ma doveva
esplodere, altrimenti…
Senza che potessi
fermarmi, aprii gli occhi.
Il vampiro di fronte a
me cacciò un grido di dolore ed esplose, carbonizzato.
Le guardie si allonatanarono da me, mentre venivo liberata. Mi accasciai al suolo inerme, singhiozzando.
Aro, Marcus e Caius si avvicinarono, palesemente soddisfatti.
“Non era difficile,
vero, Bella?” mi domandò Aro
“Vi prego… non posso
farlo…” singhiozzai
“Per oggi basta” disse
Marcus “Adesso, curati”
Non ne avevo la forza, ne
la voglia. Mi meritavo quelle cicatrici, erano la prova del mio atto orribile…
Caius mi afferrò
brutalmente per i capelli, costringendomi ad alzare lo sguardo.
“Se non lo farai,
beh…” sibilò “Jane”
Jane si avvicinò e
indicò con gli occhi i soldati. Sgranai gli occhi, orripilata.
“No…”mormorai "Non poteve... sono vostri alleati.."
Caius fece un cenno, e
Jane si voltò.
“NO!” gridai.
Mi passai una mano sul
corpo e all’istante tutte le cicatrici scomparvero. Mi accasciai nuovamente a terra, priva di forze.
“Portatela dentro”
ordinò Marcus
Le guardie mi prensero
per le braccia e mi sollevarono di peso, iniziando a muoversi.
Era sempre così, ogni
giorno…
“Bella? Bella, non piangere!”
Due mani delicate mi sollevano di peso, e mi ritrovo a
singhiozzare sul petto di Edward.
“Ehi, è tutto ok” sussurrò, accarezzandomi i capelli “Guarda
che non è successo niente, sei al sicuro”
Mi rannicchiai contro il suo petto e tentai di fermare le
lacrime.
Edward mi abbracciò piano e mi cullò.
“Sc-scusa” mormorai, appena mi fui calmata.
Mi staccai da lui per tornare al mio posto, ma non me lo
permise. Sollevai lo sguardo e lo trovai a scrutarmi ansioso, un velo di
tormento negli occhi.
“Davvero, ora sto meglio” borbottai, arrossendo “Puoi anche
lasciarmi andare”
Titubante, sciolse l’abbraccio e lasciò che tornassi a
sedermi di fronte a lui. Poi, in un lampo, si alzò e tornò di fronte a me con
la tazza di camomilla in mano.
“Bevi” ordinò con dolcezza “Ti calmerà”
Accettai la tazza con mani tremanti, ed Edward non la lasciò
finche non si trovò esattamente sulle mie labbra. Lasciai che il liquido dolce,
ormai tiepido, mi scorresse in gola e mi rinfrescasse. Era tanto tempo che non
bevevo una camomilla: il suo sapore dolce, alterato anche dal miele, lo
percepivo più intenso e acuto, mentre il profumo mi solleticava il naso.
Non avrei mai immaginato che potesse mancarmi quel sapore,
così mi affrettai a berne un altro sorso ad occhi chiusi.
Quando li riaprii, trovai Edward che mi fissava sempre
preoccupato, ma con un espressione leggermente disgustata sul volto perfetto.
“Che cosa ti succede?” chiesi, posandomi la tazza in grembo
“Beh… mi fa un po’ senso” disse, fissando la tazza “Scusa,
ma non riesco a immaginare come possa fare a berla”
“Beh, il sapore non è cambiato” dissi “Lo percepisco solo
più forte. In compenso, mi piace ancora come una volta”
Mi sorrise gentilmente, prima di assumere un’espressione
dolente.
“Scusami, per prima” mormorò, dispiaciuto “Non volevo…
costringerti a ricordare… cose spiacevoli…”
La sua mano si chiuse a pugno per la tensione, ma
accorgendosi del mio sguardo, si affrettò a nasconderla dietro la schiena.
“Non fa nulla” mormorai con il capo chino “Per favore, non
scusarti. Non hai nulla da rimproverarti”
“Posso… posso chiederti una cosa, Isabella?” chiese,
titubante
“Certamente” risposi
“Potresti parlarmi del tuo periodo umano, per favore?”
domandò gentilmente “Ma, ti prego, fallo solo se te la senti”
Bevvi lentamente un altro sorso di camomilla, e poi gli
sorrisi timidamente.
“Cosa vuoi sapere?” chiesi
Lui sorrise, e riecco che le mie guance tornarono a tingersi
di rosso.
“Hai sempre vissuto con tua madre?” domandò
“Beh, si, dalla morte di mio padre” risposi “Con lei, e poi
anche con Philip. Il suo fidanzato, anche se ormai dovrebbe essere suo marito.
Sai, giocava a baseball, quando ero ancora umana…”
Per un’ora intera, parlai della mia vita con mia madre e
Philip a Edward. Gli raccontai della mia città Phoneix, di come Renèe aveva
conosciuto Philip, di come fossi io la responsabile della famiglia, di cose
futili, di cose importanti… insomma, parlai.
Ed Edward mi ascoltò senza mai interrompermi. La sua
espressione era curiosa, sinceramente interessato al racconto, e cambiava a
seconda della narrazione, tramutandosi in un sorriso o in una smorfia
preoccupata quando gli descrissi i molti guai che passavo a causa della mia
goffaggine – in realtà, quando gli dissi che da umana ero la classica
imbranata, fece una smorfia incredula, e dovetti assicurarglielo più volte
perché mi credesse.
Alla fine, dopo avergli narrato la celebrazione del
matrimonio di mia madre, mi appoggiai alla parete con un sospiro e chiusi gli
occhi.
“Grazie” mormorai poi
“Uhm? Per cosa?” chiese lui sorridendomi
“Per avermi distratto” sussurrai, le guance rosse “Per non
aver insistito, e per avermi permesso di annoiarti con le mie chiacchiere”
Il suo sorriso si allargò, diventando molto più dolce di
prima.
Lentamente, prese la mia mano tra le sue e iniziò a
disegnare sagome astratte con la punta del pollice sul dorso.
“Isabella” mormorò, fissandomi negli occhi “Non mi hai
annoiato, davvero, anzi, la tua vita è interessante. Sono felice che tu ti sia
voluta confidare con me”
Mi sorrise di sghembo, e io mi sentii morire.
“Ehm, allora… posso chiederti qualcosa io della tua
famiglia?” chiesi, titubante
“Cosa vuoi sapere?” domando lui, citando le mie parole
“Della tua vita da umano non ricordi quasi nulla, vero?”
“Come tutti” rispose, alzando le spalle “Mi ricordo di
essere nato nel
Sorrise, e i suoi occhi si accesero. “Sai, Carlisle è stato
davvero buono con me. In un certo senso è davvero mio padre. Mi ha donato la
vita, si è preso sempre cura di me e ha sempre cercato di darmi il meglio. Lo
stimo molto”
Ridacchiai, sentendo le palpebre pesanti; la camomilla stava
facendo effetto.
Edward mi osservò curioso, e divertito davanti alla mia
espressione assonnata.
“Sai” mormorai, intontita “Carlisle ti vuole molto bene. Non
me l’ha detto chiaramente, ma lo si nota dai suoi occhi. Quando mi ha parlato
di te… ti ha descritto con lo sguardo acceso, tipico di un padre. È davvero
fiero di te”
Non seppi il perché – forse per merito della camomilla – ma
non riuscivo a mentigli. Certo, non è che io abbia mai saputo dire una bugia
come si deve, ma… sentivo che potevo fidarmi di lui. Gli potevo dire tutto.
Mi ritrovai a fissarlo con intensità, e lui ricambiò.
“Davvero?” disse, con una punta di orgoglio “E…”
“E?” lo incalzai
“E.. mi chiedevo…” mormorò, senza staccare gli occhi dai
miei, ricominciando a giocare con la mia mano
Incautamente, mi avvicinai a lui. Le mie palpebre si
facevano sempre più pesanti…
Non riuscii a dire neanche una parola che caddi addormentata
tra le sue braccia.
Ok, sapevo di essere davvero irresistibile, ma non credevo
che potessi far cadere ai miei piedi una vampira dalle fattezze angeliche!
Quando la vidi barcollare verso di me e poi cadere in
avanti, mi spaventai a morte.
Stesi le braccia e l’afferrai prima che toccasse il suolo,
chiamandola preoccupato per nome. Mi rilassai e sorrisi, sollevato, scuotendo
la testa.
“Ah, Bella!” mormorai, divertito.
La presi tra le braccia e me la posai in grembo. Bella,
inconsapevolmente, si voltò verso di me e posò la fronte sul mio petto.
Osservai rapito il suo viso, incantato da tanta
magnificenza: la pelle candida, le labbra rosse, l’espressione dolce. Dolce, ma
non c’era la benché minima traccia di tranquillità. Era tesa, all’erta, e anche
se stava riposando, era rigida, come pronta a scattare al minimo rumore.
Probabilmente, pensai, non aveva mai dormito come si deve
neanche a Volterra. Perché – oramai ne ero sicuro – la svegliavano e la
torturavano anche quando riposava.
La strinsi delicatamente a me, imponendomi di mantenere la
calma. Non volevo svegliarla.
Mi soffermai nuovamente sul suo volto.
Non avevo mai visto un vampiro dormire; era quasi un secolo
che non chiudevo occhio, e avrei dato non so cosa per poterlo fare, anche per
un minuto soltanto. Eppure, ecco il piccolo miracolo nella nostra realtà, e
dormiva tra le mie braccia.
“Edward? Bella?”
Mi voltai sentendo la voce di Alice. Mia sorella ci
raggiunse con passo felpato, sorridendo.
“Ecco... io... si è addormentata” spiegai, sentendomi in
qualche modo colpevole.
Alice sorrise. “È strano veder una di noi dormire sul serio”
“Già”
“È carina”
Non risposi, fissando nuovamente il suo volto.
“Eddy, guarda che
anche se non rispondi lo so che stai pensando”
“Credevo di essere io quello che legge nel pensiero”
sussurrai
“Ho parlato con Carlisle” mormorò “Voleva che passassi la
notte con Bella. Mi ha detto che spesso, quando dorme, ha incubi”
“Ci credo”
“Beh, però, visto che già ci sei tu, io qui sono di troppo”
concluse con un sorriso “Puoi restare tu?”
“Cos... oh, si, ma...”
“Grandioso” mi interruppe Alice “Ora vi lascio soli. Oh, e
Edward...”
“Si?”
“Mettila al letto” rispose Alice ammiccando “Starà più
comoda”
Detto ciò, se ne andò ridacchiando. Fissai a lungo la porta,
confuso, fino a che Bella, nel sonno, si strinse più a me.
“Mmm...” mormorò, prima di tornare a dormire.
Sorrisi, sollevandola e portandola al letto. La ressi con un
braccio mentre con l’altro disfacevo il letto. L’adagiai sul materasso e la
coprii bene con le coperte, dirigendomi verso la poltrona all’angolo.
Bella emise dei mugugni lamentosi, così mi riavvicinai a lei
e mi sedetti sul letto.
“Non aver paura” mormorai, accarezzandole la fronte.
Sentii l’impulso di abbracciarla e cullarla al mio petto. Mi
sdraiai accanto a lei e Bella, voltandosi, affondò il viso nel mio torace.
Sorrisi e le cinsi le spalle con un braccio.
La osservai dormire, incantato.
Nella mia mente, intanto, prendeva forma una melodia...