Ventitré settembre: quando non ci pensi.
Il cuore palpita
scombussolato;
è confuso: solo
giace nella tetra
terra umida e
spoglia di veli,
di respiri.
Catullo non aveva
poi così torto; le
ambivalenze mi
fanno perdere il
precario equilibrio –
ed io ne avevo
alquanto – e quanto
ancora ne ho!
Perché, sì, tu pali
con voce forte e
chiara, ma al mio
bistrattato cuore
non ci pensi mai
nemmeno un po’?
Impreco verso le
nuvole rade, nude –
Ogni emozione lascia
le labbra contusa
ed ebbra di delusione
pallida e accesa.
Però nonostante tutto
mi ritrovo a sorridere
- dannata empatia.
*