Ventidue settembre: brucia il sipario.
Il ritmo distinto e coordinato
di muscoli ed ossa che si tendono
e gemono e languono mentre il
vento sferza contro la carne, ferendola.
[Entra in scena; le luci illuminano il volto stanco, le mani tremule, strette al corpo scosso da freddi brividi. Non c’è nessuno vicino, nei dintorni; solo pareti bianche, malsane.]
La giornata lacera i tessuti
del cielo e della terra –
[Un pittore piange e le sue lacrime sono cerulee e vermiglie, purpuree; una tela giace ai piedi d’una bambina senza voce.]
Riportatemi indietro, urlo,
ho sbagliato troppe cose;
non vedo dove poso i passi.
Domando solamente un po’
di calore, d’amore, di sentimento.
[La pioggia violenta i pensieri; la pagina di diario rimane empia. I palmi contro le tempie – ed è notte ancora.]
Silenzio:
solamente
scuse
infinite;
le tue,
le mie,
dell’universo.
*