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Autore: arangirl    25/09/2014    3 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ci vollero quasi venti, lunghissimi secondi di panico assoluto prima che Brienne riuscisse a ricordarsi dov'era, e quando lo capì si lasciò sfuggire un involontario sospiro di sollievo. Le mani accarezzarono le soffici lenzuola che sembravano seta in confronto a quelle che aveva in servizio mentre gli occhi si abituavano alla luce che entrava dalla finestra. Si alzò con calma, altra cosa a cui ormai aveva perso l'abitudine, stiracchiandosi come una gatto sotto la dolce luce del mattino. Le urla dei soldati e il rumore degli elicotteri erano stati sostituiti dal lento rumore delle macchine e dal cincischiare della radio nella stanza accanto. Guardò ai suoi piedi e quello che vide la fece sorridere in un modo spensierato come non ricordava di aver fatto da tempo: erano pantofole rosa morbide e calorose e lei fu piacevolmente sorpresa nel vedere che le calzavano a pennello.
 
 
 
"Buongiorno!" Loras le lanciò un grande sorriso non appena uscì dalla stanza "Vedo che hai trovato le pantofole!" "Grazie, sono molto comode." Brienne vide la sorella di Loras spuntare dalla cucina e si trattenne da altri commenti sarcastici sulla scelta delle sue ciabatte, sapendo che probabilmente era stata proprio la premurosa ragazza a comprarle per lei. Margaery Tyrell, vestita di tutto punto per il lavoro fece il suo ingresso nella stanza come faceva sempre, quasi come fosse una regina. "Buongiorno" disse sorridendo a Brienne e lanciando un occhiata seccata a Loras che teneva impunemente i piedi sul tavolo "Questa casa..." "...non è un albergo" finì Loras masticando rumorosamente un toast "Mi chiedo ancora perché ti ospito. Non tu Brienne" si affrettò ad aggiungere guardandola "Tu sei la benvenuta." "A proposito, non ho ancora avuto l'occasione di ringraziarti per avermi ospitata, non avrei saputo dove andare altrimenti." "Figurati, sono io che ti sono debitrice per come ti prendi cura di Loras... Sarebbe già stato ridotto ad uno scolapasta se non ci fossi tu a guardargli le spalle." Il ragazzo emise un brontolio imbronciato, ma non negò "Comunque, devo andare in tribunale Loras, vedi di non distruggere niente mentre sono via." "Margy non sono più un bambino." "Su questo ho i miei dubbi. E non chiamarmi Margy." La donna uscì sbattendo la porta e Brienne si sedette sul tavolo con un sospiro "Dovresti smetterla di stuzzicare tua sorella, è sempre così gentile." "Qualcuno deve pur ricordarle che non è la regina del mondo. Da quando l'hanno promossa a socio del suo studio legale si da tante di quelle arie..." "Parla l'uomo più umile sulla faccia della terra!"
 
 
 
Loras si tirò su di scatto e la guardò con occhi improvvisamente maliziosi "Scusa, ma noi stiamo parlando dei bisticci tra me e mia sorella? Quando a pochi chilometri da te c'è Mister Fantastic che ti sta aspettando?" Brienne assunse improvvisamente una tonalità rosea cercando di evitare lo sguardo dell'amico "Ne abbiamo già parlato, non mi sembra il caso di fare improvvisate." "Ma gli hai almeno scritto che siamo tornati?" "Be... Non che non volessi dirglielo, non c'è stato tempo." I sospetti di Brienne che quella fosse solo una scusa che si raccontava per non affrontare la situazione furono immediatamente confermati dalla fragorosa risata ironica di Loras "L'impavida Brienne di Tarth, sopravvissuta a mille battaglie che trema all'idea di conoscere un uomo... E' un momento memorabile." Brienne si passò una mano tra i corti capelli biondi "Non è quello, non capisci. E' così bello potergli mandare quelle lettere, potergli scrivere quello che provo, leggere di una realtà che non è quella in cui viviamo noi tutti i giorni. Ma non sono sicura, insomma se... se non gli piacessi? Dal vivo intendo. Non so se riesco ad essere la stessa persona che ha scritto quelle lettere. E se lui mi trovasse noiosa, antipatica e non mi scrivesse più? Non voglio perdere questa cosa, non voglio davvero." "Wow" il sorriso di Loras si era spento sul suo viso e ora la guardava serio "Sai, penso che lui ormai si sia reso conto di che tipo di persona sei. E’ stato lui a scriverti che ti vuole vedere, no? L’hai pure sgridato per il suo modo di fare e lui vuole ancora vederti, non è poco!” Loras schivò abilmente un biscotto che Brienne gli aveva lanciato con stizza.
 
 
 
“Penso che anche lui all'inizio avrà bisogno di adattarsi a questa nuova situazione ma Brienne, se ti rende felice, e rende felice lui, perché non provarci?" Brienne lo fissò per un lungo momento, indecisa se rivelare completamente o meno quello che si sentiva dentro in quel momento "Quando sono svenuta, dopo aver salvato Renly... Ho pensato di morire. Ho chiuso gli occhi pensando davvero che non avrei più visto nient'altro, e il mio ultimo pensiero è stato che... che non sarei mai riuscita a vederlo in faccia." Loras arcuò un sopracciglio, ma fu la sua unica reazione alla rivelazione mentre ascoltava in silenzio "E adesso che ho l'occasione di andare, di vederlo per davvero... So che devo farlo, voglio farlo, ma ho paura. Non sono brava con queste cose, con le persone... Ho paura di rovinare tutto." Loras le sorrise e le strinse affettuosamente la mano, un gesto che nessuno dei due si sarebbe permesso di fare laggiù "Ma se mai non provi, mai non saprai. Non tornare là con questo rimpianto, te lo chiedo come amico... Poi chi ti sopporterebbe più?" Brienne sorrise e si sentì più sollevata: Loras aveva ragione, era una cosa che doveva fare, quello che sarebbe successo poi dipendeva solo da lei.
 
 
 
 
Briene scese dal taxi guardandosi intorno interessata, le alte case coloniali che si ergevano in pendenza sulle colline della città. Non c'era voluto poi molto tempo per spostarsi da Los Angels a San Francisco, eppure il viaggio le era sembrato eterno, tanto era ansiosa di ciò che l'aspettava. Certo, sarebbe stato meglio avvisare Jaime del suo arrivo, ma non c'era tempo di mandargli una lettera e non possedeva il numero di telefono della casa... nemmeno il numero della casa, ora che guardava bene. Biascicò un'imprecazione a denti stretti; e adesso? Non pensava di trovare così tante case, si era aspettata una via più piccola, più contenuta, e invece aveva davanti un lungo stradone pieno di case e nessuna idea su come iniziare. Sconsolata vagò per un po’, alla ricerca di un segno divino in cui non sperava solo per non rimanere ferma. Si lasciò cadere su una panchina che dava su un piccolo parco giochi, meditando sul da farsi. Forse avrebbe dovuto semplicemente lasciar perdere, tornare a casa ed inventare una qualche storia a Loras, tipo che Jaime non aveva voluto vederla. Il pensiero dell'amico le fece venire in mente la promessa fatta prima di partire e si affrettò a trovare un telefono pubblico. Inserì le monete maledicendo la sua goffaggine che sembrava accompagnarla ovunque quando si toglieva di dosso l'uniforme.
 
 
 
"Pronto?" "Ehi, Loras, sono io. Sono arrivata, tutto bene." "Ottimo! Senti questa devo proprio dirtela..." Brienne sospirò leggermente ma non disse nulla mentre il tono di Loras cresceva dall'altro capo dell'apparecchio "Hai presente che Margaery fa l'avvocato, no? Beh le ho detto chi stai andando a trovare.." "Loras non riesci proprio a farti i cavoli tuoi?" "Shhh ascolta. E' venuto fuori che Margy conosce bene la sorella di Mister Fantastic." "Cosa?? La sorella stronza? Oddio ora che ci penso mi aveva detto che lavorava in uno studio legale..." "Non uno studio legale qualsiasi, il più famoso di San Francisco, quello del padre. A quanto dice lei sono entrambi degli squali, vincono ad ogni costo e il loro motto è tipo "Paghiamo sempre i nostri debiti" o una cosa del genere. Lei è considerata la regina delle avvocatesse californiane e mia sorella ha letteralmente detto "Venderei un rene per essere come lei"... Sinceramente credo sarebbe capace di farlo." "Loras, qual è il punto di questa conversazione?" "Il punto è che stai entrando nella tana del leone! Pensavo dovessi essere pronta." "Affrontiamo ogni giorno uomini armati, penso di sapermela cavare con un avvocatessa snob." Brienne cercò di usare un tono convincente, ma non ne era molto convinta. In che guaio si era cacciata?
 
 
 
Senza prestare molta attenzione al borbottio di Loras dall'altro capo del telefono seguì con lo sguardo i passanti sulla strada davanti a lei, immersa nei suoi dubbi. Ad un certo punto qualcosa catturò la sua attenzione "Ommiodio" "..e quindi Renly mi ha detto che... Cosa? Cosa succede?" "Scusa Loras devo andare!” Brienne riattaccò nonostante le proteste di Loras e uscì dalla cabina, attraversando la strada di corsa "Ommiodio sei proprio tu, Onore!” Il grosso gatto rosso la guardò pigramente lasciandosi sfuggire un miagolio di saluto e lei sorrise. Allungò la mano titubante e il gatto senza occhio l'annusò per un lungo momento prima di strusciarsi contro di lei facendo le fusa "Lo sapevo che eri un gattone simpatico." Il gatto però si stufò presto delle sue attenzioni e si allontanò da lei ancheggiando e muovendo la coda sinuosamente. Per un momento Brienne pensò di seguirlo, ma non aveva bisogno di diventare la pazza che inseguiva il gatto; aveva già abbastanza problemi. Ma se lui era lì, allora doveva essere vicina a Jaime! Ma dove iniziare? Era pronta a fare porta a porta per tutte le case della via pur di trovarlo? Non sarebbe sembrata un tantino... disperata? Non era capace di fare queste cose, non lo era mai stata. Vide un bar più avanti e con un sospiro decise che era il momento adatto per un caffè, almeno avrebbe potuto riposarsi un attimo.
 
 
 
Allungò la mano per aprire la porta, ma andò a sbattere contro qualcuno che usciva in quel momento. L'uomo perse la presa sui caffè che teneva in mano e questi si rovesciarono addosso ad entrambi "Maledizione!" esclamò arrabbiato "Stai più attenta la prossima volta!" Brienne lo guardò sconvolta "Io devo stare più attenta?? Ma se lei è uscito senza guardare!" "Non sarebbe successo niente se non ti fossi messa in mezzo." "Senta, non ho davvero tempo da perdere con un maleducato come lei se" Poi lo vide. Quando scontrosi e acidi maleducati senza mano destra potevano esserci in quel quartiere?
 
 
 
 
Jaime fissava la televisione senza veramente guardarla da quasi mezz'ora. Era il suo giorno libero, i suoi nipoti erano a scuola, l'appuntamento con Tyrion era ancora lontano e persino il gatto aveva deciso di lasciarlo da solo quella mattina. Come gli succedeva spesso quando non aveva nulla da fare, gli venne un improvvisa voglia di bere. Non teneva più alcolici in casa, non da quando aveva iniziato ad andare alle riunioni degli alcolisti anonimi e aveva deciso di ripulirsi per davvero. Cercò di distrarsi, di pensare chiaramente a dieci buoni motivi per non mettersi a bere, ma in quel momento riusciva solo a pensare a un buon motivo per farlo: il fatto che Brienne non gli aveva ancora risposto. Certo, gliel'aveva detto che sarebbe stato un periodo difficile e incerto e lui l’aveva accettato senza problemi, ma gli rimaneva sempre dentro quel piccolo nodo di preoccupazione che lo portava a pensare sempre al peggio. E se le fosse successo qualcosa? O se non le fosse piaciuto il modo in cui si era fatto avanti nella sua ultima lettera? Forse non gli rispondeva perché non sapeva come declinare il suo invito senza sembrare scortese. Lui le aveva scritto quello che sentiva, ma forse non ci aveva riflettuto abbastanza, era troppo presto e l’aveva spaventata.
 
 
 
Si diede per l’ennesima volta dell’idiota mentre si alzava dal divano, troppo irrequieto per fingere ancora che stesse andando tutto bene. Prese la giacca e si incamminò verso il bar all’angolo, deciso a prendersi almeno un paio di caffè per resistere alle tentazioni prima dell’arrivo di Tyrion. Sorrise pensando a quello che tante volte gli avevano detto, ovvero che un uomo in preda alle dipendenze non riusciva mai a liberarsene del tutto, così lui era passato dalla birra al caffè senza battere ciglio e soprattutto senza sentirsi in colpa. Entrò nel piccolo locale accogliente e ordinò dei cappuccini alla simpatica ragazza bionda al banco, l’unica che ormai non faceva quasi caso alla mano mancante. Molte volte il suo dottore gli aveva proposto delle protesi sostitutive, ma lui non se la sentiva. Come poteva un oggetto freddo e inanimato prendere il posto della sua mano? Si sentiva di gran lunga più a suo agio con il moncherino, anche se questo lo rendeva oggetto di sguardi e bisbigli. Ancora una volta pensò a quanto fosse strana la sorte che aveva sostituito gli sguardi di ammirazione che una volta lo accompagnavano ovunque a quelli di pietà che ora tutti gli lanciavano di nascosto. Pagò il caffè provando quello strano senso di indipendenza che ultimamente gli capitava di provare spesso quando pagava le cose con il suo stipendio invece che con i soldi di suo padre; era una delle piccole soddisfazioni che aveva cominciato a permettersi in quel periodo, e non se ne era ancora stancato.
 


Aprì la porta e andò a sbattere contro un’alta donna bionda, perdendo la presa sui contenitori del caffè che andò a spandersi sulla sua camicia e sulla maglia dell’altra. L’irritazione nervosa che aveva accumulato in quei giorni tornò a galla prepotente mentre si girava a guardare la bionda in cagnesco “Maledizione! Stai più attenta la prossima volta!” Nello sguardo leggermente sconvolto della donna riuscì a leggere la realtà dei fatti, ovvero che probabilmente la colpa era anche sua se si erano scontrati "Io devo stare più attenta?? Ma se lei è uscito senza guardare!" il tono arrabbiato della donna lo fece sorridere internamente, non era tipa da lasciar correre, il suo genere di persona preferita da importunare "Non sarebbe successo niente se non ti fossi messa in mezzo." Le disse sperando di portare avanti quella discussione ancora per un po’; tutto pur di distrarsi. Lei aggiunse altro, ma lui le aveva già visto qualcosa cambiare negli occhi e intercettò il suo sguardo diretto al moncherino. Ecco che ci siamo, pensò, era in arrivo una sequela infinita di scuse e futili preoccupazioni sulla sua salute, cose che di solito la gente gli riversava addosso quando si accorgevano di aver urlato dietro ad uno storpio. Invece rimase sorpreso quando il volto di lei si illuminò con un sorriso, rendendola molto più bella di quando lui non avesse osservato al primo sguardo “Jaime!” Dire che la cosa lo stupì era poco; la conosceva? Cercò nella sua mente un ricordo da poter associare alla donna, ma non riusciva a farsi venire in mente nulla. Prima che lui potesse chiederle niente la ragazza esclamò “Il Giovane Leone, ti ho trovato! Chissà come mai non ti immaginavo biondo.” Jaime era sempre più confuso finché qualcosa non si accese nella sua testa e una vasta gamma di emozioni gli attraversò l’animo; che fosse… che fosse davvero lei? “Brienne?” domandò quasi in un sussurro. La donna annuì e lui si sentì tremare un pochino le ginocchia. Era lei, era reale, era venuta per lui. La sola consapevolezza di ciò lo lasciò per un attimo senza fiato mentre la donna lo guardava in attesa di una reazione. Jaime si sentì l’uomo più idiota del mondo quando l’unica cosa che riuscì a blaterare fu “Sei… sei alta.” 
  
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