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Autore: Harry_Potter992    27/09/2014    1 recensioni
[Questa storia fa parte della serie "Laura e Jasmine: due nomi, una storia"
Non è necessario leggere le precedenti storie della serie per capire i fatti.]
E' il quarto anno per Harry Potter alla scuola di Hogwarts. Dopo settimane passate con i perfidi zii, Harry rincontrerà i suoi amici: Ron, Hermione, Laura e Jasmine. Quante cose sono accadute nei mesi precedenti ... Harry ha scoperto di provare qualcosa per Laura, e Jasmine si è presa un'irrimediabile cotta per Aaron Campbell, Corvonero del loro stesso anno. Nel frattempo, l'attrazione tra Ron e Hermione comincia a farsi sentire ...
Tra Coppe del Mondo di Quidditch e tornei pericolosi, scoprite insieme a me cosa succederà al nostro quintetto in questo nuovo, appassionante anno scolastico. Perchè anche Hogwarts può diventare realtà ... basta usare un po' di fantasia!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Laura e Jasmine: due nomi, una storia '
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Il sabato precedente alla prima prova del Torneo, gli studenti dal terzo anno in su ebbero il permesso di andare in gita a Hogsmeade.
- Sìì! - esultò Laura - … così posso andare a vedere i gufi!                         
- Ma … e Ron? - chiese Harry a lei, Jasmine e Hermione. - Non volete andarci con lui?                                                                                   
- Oh … beh … - Hermione arrossì. - Pensavo che potremmo vederci ai Tre Manici di Scopa …                                                                  
- No - disse Harry deciso.                                                                                             
- Oh, Harry, è una cosa così stupida …                                                    
- Dai, fate pace! - lo implorò Jasmine in uno slancio improvviso.            
Harry scosse il capo. - Verrò, ma non ho intenzione di vedere Ron, e mi porto il Mantello dell'Invisibilità.
Jasmine mise il broncio. - Uffa …                                                                    
Harry si mise il Mantello e poi partirono per Hogsmeade.                          
Laura cominciò subito a grattare il gomito di Jasmine, giusto per avere qualcosa da fare durante il tragitto, mentre quest’ultima si tormentava i capelli, un vizio che aveva assunto da poco.                           
- V.V.B. - disse Laura all’improvviso, spezzando il silenzio.                      
- Cosa? - fece Hermione. Jasmine ridacchiò.                                                    
- Vi voglio bene - spiegò Laura, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Hermione fece un cenno di comprensione e disse: - Ah … ehm, beh, grazie.                                                                                       
- Altrettanto - disse Harry da sotto il Mantello, sentendo il bisogno di ricordare a Laura la propria presenza. Non che credeva che se ne fosse dimenticata … ma era una cosa normale di quel “periodo” che stava vivendo: desiderava sempre essere lui a starle vicino, parlarle, persino passarle qualcosa; ovviamente cercava di non diventare opprimente, ma non c’era il rischio, perché a volte non riusciva nemmeno a fare tutte quelle cose, quando lo prendeva un’improvvisa vergogna, ed era in quei momenti che avrebbe tanto voluto non avere un debole per la sua migliore amica.
- Grazie - gli rispose Laura con voce limpida.                                                    
Harry sorrise tra sé e, visto che le camminava affianco, si avvicinò ancora un po’; dopotutto lei non poteva vederlo.                                                  
Giusto, non lo vedeva … poteva prendersi la libertà di guardarla quanto voleva. Come aveva fatto a non pensarci prima?                               
Non era mica una cosa che capitava tutti i giorni; a Hogwarts, se l’avesse guardata a lungo qualcuno se ne sarebbe accorto.                     
Non poté approfittare a lungo dell’occasione, perché erano ormai arrivati e Laura e Jasmine avevano già adocchiato Mielandia, verso cui non esitarono ad avviarsi, chiedendo prima il consenso di Hermione.                                                                                                          
Più tardi uscirono dal negozio mangiando grossi cioccolatini ripieni.                                                                                                                 
- Mmmh - fece Jasmine, che andava in estasi con quelli al cioccolato. - Vorrei che non finissero più.                                                 
- Perché non andiamo a berci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa? - disse Hermione. - Fa un po’ freddo, no?                                        
Laura e Jasmine diedero il proprio assenso.                                                           
- Harry, non sei obbligato a parlare con Ron - aggiunse Hermione seccata, interpretando correttamente il suo silenzio.                                     
I Tre Manici di Scopa era pieno zeppo, soprattutto di studenti di Hogwarts che si godevano il pomeriggio di libertà. Harry seguì Laura e Jasmine a un tavolo libero nell’angolo mentre Hermione andava a prendere da bere. Harry notò Ron seduto con Fred, George e Lee Jordan. Resistendo all’impulso di dargli una bella manata sulla nuca, si sedette di fronte alle due amiche, che davano le spalle alla porta.
Hermione arrivò un attimo dopo e gli fece scivolare una Burrobirra sotto il Mantello.                                                                     
- No! - disse Jasmine sorpresa, guardando Hermione posare le altre tre Burrobirre sul tavolo. - Lo sai che a me non piace ...
- Oh, è vero! - esclamò Hermione. - Scusa, me n’ero proprio dimenticata …                                                                                                 
Jasmine rise. - Non fa niente. Ehm … mi farà cambiare la Burrobirra con qualcos’altro?                                                                              
- Penso di sì - rispose Hermione.                                                                             
Jasmine si alzò, decisa ad andare al bancone a chiedere una cioccolata calda al posto della Burrobirra. Era sempre quella che prendeva, ogni volta che andava ai Tre Manici di Scopa; per quanto vedesse che la Burrobirra veniva apprezzata da molti, non credeva che le sarebbe piaciuta, perciò si era del tutto astenuta dall’assaggiarla.                                                                                                 
Andò al bancone, esitando a causa della sua timidezza che le faceva trovare difficile anche comprare qualcosa in un negozio.             
- Scusi - disse a Madama Rosmerta - al posto di questa potrebbe darmi una cioccolata?                                                                                     
- Certo - disse lei, affaccendandosi per prepararla.                                 
- Fa lo stesso prezzo?                                                                                   
- Per la cioccolata uno zellino in meno.                                                    
Mentre aspettava, Jasmine notò che anche Aaron era al bancone, a poca distanza da lei. Era lì! Forse era entrato mentre lei sedeva dando le spalle alla porta. Sembrava che stesse discutendo con i suoi amici. A un tratto lo vide avvicinarsi e cercò di dominare l’agitazione.               
- Hai due falci da prestarmi? - le chiese diretto.                                          
- Eh … sì. - Jasmine si affrettò a frugarsi nelle tasche. Pensò che a quel punto non avrebbe più potuto comprare quasi niente; non le era rimasto molto. Ma a chi importava? Non si sarebbe mai sognata di dirgli di no quando poteva aiutarlo.                                             
Era così agitata che nemmeno riusciva a trovare le monete. Per poco non le caddero dalle mani. Ne contò due d’argento e gliele porse.   
- Grazie. Poi te le restituisco - la rassicurò Aaron, e lei ebbe appena il tempo di annuire che lui si girò verso Madama Rosmerta per ordinare una Burrobirra.                                                          
Jasmine restò lì a guardarlo, momentaneamente dimentica di ciò che stava facendo prima che lui le parlasse.                                                   
- La tua cioccolata - le disse Madama Rosmerta, indicandogliela con un sorriso.                                                                                              
- Ah, sì, grazie - disse Jasmine riscuotendosi, e un po’ imbarazzata tornò al tavolo con la tazza fra le mani.                                                          
- Ti ho visto parlare con … tu-sai-chi - le bisbigliò piano Laura, approfittando del fatto che Hermione stava consultando un quaderno in cui teneva il registro dei membri del C.R.E.P.A..                              
Per tutta risposta Jasmine rise. - Sì - si limitò a dire, ma se anche voleva continuare non ci riuscì, perché Hermione si rivolse a loro: - Sapete, forse dovrei cercare di coinvolgere un po’ di gente del villaggio nel C.R.E.P.A..                                                                                
-Ehm … vorresti andare in giro a mostrare le spille alla gente come fai a scuola? - chiese Jasmine perplessa.                                             
- Beh, perché no …  o semplicemente parlargli …                                                                                             
- Hermione, quando hai intenzione di lasciar perdere questa storia del C.R.E.P.A? - fece Harry da sotto il Mantello.                               
- Quando gli elfi domestici avranno salari e condizioni di lavoro dignitosi! - gli sibilò lei in risposta. Jasmine e Laura fecero un piccolo sospiro, come a dire “ci risiamo!”. - Sto pensando che dovrei passare a un’azione più diretta. Chissà come si fa ad entrare nelle cucine …      
- Non ne ho idea, chiedi a Fred e George - suggerì Harry.                                                    
Mentre beveva la Burrobirra, Harry osservava gli avventori del pub. Ernie e Hannah si scambiavano le figurine delle Cioccorane a un tavolo vicino; portavano la spilla con scritto Tifa per Cedric Diggory. A un tavolo di fronte vide Aaron in compagnia di alcuni ragazzi. Tra di loro, solo uno portava la spilla. Vicino alla porta c’era Cho con delle amiche. Neanche lei aveva la spilla … cosa che rincuorò Harry, ma appena appena …                                 
Che cosa non avrebbe dato per essere uno di loro, seduto a ridere e parlare, senza niente di cui preoccuparsi tranne i compiti.  
- Guardate, è Hagrid! - esclamò Hermione.                                                      
La grossa figura di Hagrid affiorava sopra la folla mentre si avvicinava.                                                                                                                                  
- Tutto bene, Hermione, Laura, Jasmine? - le salutò.                                              
- Ciao - dissero loro, ricambiando il suo sorriso.                                     
- E Harry?                                                                                                     
- E’ sotto il tavolo, con il Mantello dell’Invisibilità - rispose Hermione.                                                                                                           
Hagrid si chinò con la scusa di leggere sul quaderno del C.R.E.P.A. e sussurrò a Harry: - Ci vediamo stanotte a mezzanotte alla mia capanna. Mettiti il mantello.                                                                   
Si raddrizzò, disse: - E’ stato un piacere vedervi - in direzione delle tre ragazze, strizzò l’occhio e si diresse al bancone.                                                     
- Perché vuole vedermi a mezzanotte? - chiese Harry sorpreso.                         
- Già, perché? - fece Hermione allarmata. - Non so se dovresti andare … rischi di arrivare in ritardo da Sirius.                                           
Ma alla fine Harry ci andò comunque, incuriosito dalla proposta.             
- C’è una cosa che devo farti vedere - gli disse Hagrid, quando fu arrivato puntuale alla capanna.                                                                                   
Hagrid era terribilmente agitato. All’occhiello esibiva un fiore che assomigliava a un carciofo. Aveva cercato di pettinarsi, perché si vedevano i denti spezzati del pettine impigliati tra i capelli.                    
- Vieni con me, fai pianino e stai coperto - disse.                                                     
Uscì e Harry lo seguì sotto il Mantello. Hagrid bussò alla porta della carrozza di Beauxbatons e apparve Madame Maxime.                        
- Ah, Agrìd … è ora?                                                                                                                                                                           
- Bonne soir - Hagrid le porse la mano con un sorriso radioso per aiutarla a scendere i gradini d’oro. Le offrì il braccio e i due si incamminarono.
- Dove mi stai portondo, Agrìd?                                                                  
- Ti piacerà. Solo che non devi dire a nessuno che te li ho fatti vedere, d’accordo? Non dovresti saperlo.                                                 
Harry era irritato. Se non avessero fatto in fretta decise che se ne sarebbe andato e avrebbe lasciato Hagrid a godersi la sua passeggiata al chiaro di luna con Madame Maxime …                           
Ma poi sentì qualcosa, un ruggito assordante, e vide degli uomini che gridavano e correvano e … dei draghi.                                               
Erano quattro; ruggivano, sbuffavano e sputavano fuoco. Una trentina di maghi cercavano di tenerli sotto controllo.                        
-Stai indietro, Hagrid! - gridò un mago con i capelli rossi che Harry riconobbe come Charlie Weasley.                                                                   
- Non sono belli? - disse Hagrid dolcemente.                                                                                        
Quando i Guardadraghi ebbero Schiantato le creature per farle star calme, Charlie si avvicinò ad Hagrid.                                                          
- Tutto bene, Hagrid? Non sapevo che l’avresti portata - aggiunse, guardando accigliato Madame Maxime. - I campioni non dovrebbero sapere cosa li aspetta …                                                                     
- Ho pensato solo che le piaceva vederli.                                                                      
- Un appuntamento veramente romantico - disse Charlie, scuotendo la testa.                                                                                                    
- Quattro … - disse Hagrid - quindi ce n’è uno per ciascuno, vero? Cosa devono fare, combatterci contro?                                                                     
- Solo superarli, credo. Noi saremo pronti a intervenire se le cose si mettono male. Hanno voluto delle madri in cova, non so perché … ma non invidio il ragazzo a cui toccherà l’Ungaro Spinato. E’ davvero malvagio.                                                                                            
Indicò un drago nero gigantesco con una coda irta di spine.                     
Harry ne aveva abbastanza. Si voltò e tornò al castello.                                                  
Non sapeva se essere contento o no di aver visto ciò che lo aspettava. Forse così era meglio. Ma doveva superare un drago alto quindici metri, davanti a tutti … come?                                                   
Mentre camminava incontrò Karkaroff. Di certo era sgattaiolato giù dalla nave per scoprire quale sarebbe stata la prima prova. A quanto pareva, l’unico all’oscuro di tutto sarebbe stato Cedric.               
Harry andò velocemente in sala comune, aspettando Sirius. Non ci volle molto perché vedesse la sua testa comparire nel fuoco.             
- Sirius … come stai? - gli chiese avvicinandosi al camino.                 
- Non pensare a me, come stai tu? - disse Sirius serio.                                                                                                     
Harry cominciò a raccontare tutto ciò che lo opprimeva.                        
Alla fine Sirius parlò: - Ascolta, devo metterti in guardia da alcune cose. Non ho molto tempo, farò in fretta. Karkaroff era un Mangiamorte. Fu catturato, era ad Azkaban con me, ma è stato rilasciato.                                                                                                       
Harry era scioccato. - Perché?                                                                                                              
- Ha fatto dei nomi … ha fatto finire un mucchio di altra gente al suo posto ad Azkaban.                                                                                   
- Ma … stai dicendo che è stato lui a mettere il mio nome nel Calice? Perché sembrava furibondo …                                                       
- Beh, è un bravo attore, perché ha convinto il Ministero a liberarlo, no?                                                                                                                           
- Allora - disse Harry esitante - Karkaroff sta cercando di uccidermi? Ma … perché?                                                                                                    
- I Mangiamorte ultimamente sembrano più attivi del solito. Si sono fatti vedere alla Coppa del Mondo, e qualcuno ha evocato il Marchio Nero. Forse Karkaroff è qui per ordine di Voldemort. Comunque, chiunque ha messo il tuo nome nel Calice lo ha fatto per una ragione, e il Torneo sarebbe un gran bel modo per eliminarti. - Sirius si interruppe. - Ma passiamo ai draghi. La prima prova. C’è un modo, ti serve solo un semplice incantesimo. Basta che ...
Ma a quel punto Harry sentì dei passi che scendevano la scala a chiocciola e sibilò: - Vai! Sta arrivando qualcuno!                                      
Sirius sparì. Harry si rialzò, chiedendosi chi aveva impedito al padrino di dirgli come fare a superare un drago.                                                          
E poi dalla scala apparve Ron. Si fermò e si guardò intorno.               
- Con chi stavi parlando? - chiese.                                                                    
-Che te ne frega? - ringhiò Harry. - Cosa fai quaggiù a quest’ora?        
- Mi stavo chiedendo dov’eri … - Ron si interruppe e alzò le spalle. - Niente. Torno a dormire.                                                                                   
- Hai pensato che dovevi venire a ficcare il naso, eh? - gridò Harry. Sapeva che Ron non aveva fatto apposta a interrompere lui e Sirius, ma non gli importava.                                                                                                      
- Scusa tanto - disse Ron, rosso di rabbia. - Me ne vado subito, così potrai continuare a fare le prove per la prossima intervista in santa pace.   
Harry afferrò una spilla con scritto Potter fa schifo da un tavolo e la scagliò attraverso la stanza. La spilla colpì Ron sulla fronte e rimbalzò a terra.
- Tieni - sibilò Harry. - Portati questa, martedì. Magari adesso avrai anche tu una cicatrice … è questo che vuoi, no?                                        
Scappò via e si precipitò su per le scale, mentre Ron rimaneva lì immobile, e Harry non lo sentì salire a dormire.
                                                                                                          ***
Harry si alzò la domenica mattina e andò subito a cercare Hermione, Laura e Jasmine. Le trovò nella Sala Grande a fare colazione. Troppo irrequieto per mangiare, attese che Jasmine si decidesse a separarsi dai suoi amati biscotti al cioccolato (ci volle un po’, a dire la verità, tanto che stava cominciando a spazientirsi) e poi le trascinò fuori per un’altra passeggiata. Mentre facevano un lungo giro intorno al lago, raccontò loro della conversazione con Sirius.
- Cioè … Karkaroff è un Mangiamorte? - fece Jasmine alla fine, allibita.                                                                                                               
-Era - precisò Harry. - O almeno, così ha detto Sirius.                              
- Oh my God - disse Laura spaventata. - Forse Sirius ha ragione, forse è stato lui a mettere il tuo nome nel Calice … non ci sono altre spiegazioni.  
Pur allarmata al proposito, Hermione invece pensava ai draghi.                 
- Troviamo il modo di farti restare vivo fino a martedì sera - disse accoratamente - e poi potremo occuparci di Karkaroff.                            
Così si rinchiusero in biblioteca, presero quanti più libri sui draghi riuscirono a trovare e si misero a consultarli.                                                 
- Come tagliare gli artigli d’incanto … Come curare la carie delle scaglie questa roba non serve, va bene per svitati come Hagrid che vogliono tenerli in forma … - disse Harry.                                                                
- I draghi sono estremamente difficili da uccidere, a causa della loro spessa pelle, che solo gli incantesimi più potenti sono in grado di perforare … sì, ma dimmene qualcuno allora, no? - borbottò Jasmine, girando seccata la pagina.                                                
- Qui non c’è niente - annunciò Laura con un sospiro, chiudendo un libro e prendendone un altro.                                                                               
Hermione sussurrava ininterrottamente.                                                                                  
- Beh, ci sono gli Incantesimi di Scambio … ma a cosa serve Scambiare? A meno che tu non scambi le sue zanne con gomma da masticare o roba del genere, così diventerebbe meno pericoloso … il guaio è che non c’è molto che possa trapassare la pelle di drago … ti suggerirei di Trasfigurarlo, ma una cosa così grossa, dubito che anche la McGranitt … a meno che tu non debba scagliare l’incantesimo su di te … Forse per attribuirti dei poteri in più? Ma quelli non sono incantesimi semplici, voglio dire, non ne abbiamo fatto nemmeno uno in classe, io so solo che esistono perché faccio i test di G.U.F.O. per esercitarmi …                        
- Hermione - disse Harry a denti stretti - vuoi stare un po’ zitta, per favore? Sto cercando di concentrarmi.                                                
Hermione tacque, ma la pace fu interrotta dall’arrivo di Aaron, che si era avvicinato a loro. Harry e Hermione alzarono solo per un attimo le teste dai libri per rivolgerli un borbottio in segno di saluto; Laura invece rimase a guardare cosa sarebbe successo. Jasmine non si era nemmeno accorta della sua presenza, assorta nel leggere un paragrafo che le sembrava interessante.                         
- Jasmine - la chiamò lui, e la ragazza alzò sorpresa lo sguardo.             
- Sono le falci che mi hai prestato ieri - disse Aaron porgendole due monete.                                                                                                       
Lei batté le palpebre. - Ah ... grazie - riuscì solo a dire, arrossendo.          
Lui la salutò con un “ciao” che le parve un po’ frettoloso e tornò da una ragazza con i capelli castano chiaro.                                               
Jasmine rimase a rigirarsi le monete nel palmo della mano, fissò i due finché non scomparvero dietro uno scaffale e con un piccolo sospiro tornò alla sua ricerca.                                                                         
- Oh, no, è tornato di nuovo - disse Hermione all’improvviso. Per un folle attimo Jasmine pensò che parlasse di Aaron; ma poi lei aggiunse: - Perché non può leggere sulla sua stupida nave?        
Era entrato Krum. Scoccò un’occhiata arcigna verso di loro e si sistemò in un angolo lontano con una pila di libri.                                       
- Andiamo, torneremo in sala comune … il suo fan club sarà qui a momenti, tutto cinguettante … - disse Hermione.                                                   
E infatti, mentre uscivano, un gruppetto di ragazze entrò in punta di piedi. Laura le guardò storcendo un po’ la bocca. Jasmine lanciò loro un’occhiata assai poco lusinghiera; poi si guardò indietro per un momento, ma non vide Aaron. E nemmeno la ragazza dai capelli castano chiaro che era con lui.
                                                                                                        ***                                                                        
Il lunedì mattina, prima di andare a lezione, Harry decise di parlare con Cedric.                                                                                                         
Lui era l’unico a non sapere dei draghi, se Harry aveva ragione di pensare che Madame Maxime e Karkaroff lo avrebbero detto a Fleur e Krum … Così lo raggiunse in corridoio e gli rivelò tutto.              
Cedric stava per replicare, quando comparve Moody.                
Harry si allarmò. E se li aveva sentiti?                                                                                                                          
Moody gli ordinò di seguirlo nel suo ufficio. Solo quando furono dentro parlò: - Hai fatto una cosa molto onesta, Potter.                                                     
Harry tacque; non si era aspettato quella reazione.                              
- Siediti - disse Moody.                                                                              
Harry obbedì e si guardò intorno. L’ufficio era pieno di oggetti strani, e sotto la finestra c’era un baule con sette serrature.                  
-Allora - esordì Moody, mentre Harry si chiedeva cosa ci fosse dentro il baule - hai già idea di come farai a superare il drago?                         
- No.                                                                                                                                               
- Beh, non ho intenzione di dirtelo. Ma ti do un consiglio: gioca secondo le tue forze.                                                                                              
- Non ne ho - disse Harry.                                                                                          
- Se permetti, te lo dico io che le hai. Qual è la cosa che sai fare meglio?                                                                                                                                    
- Beh … il Quidditch - rispose Harry - ma … non mi è concesso portare la scopa, ho solo la bacchetta …                                                   
- Il mio secondo consiglio, quindi - disse Moody - è usare un bell’incantesimo facile che ti permetta di ottenere ciò di cui hai bisogno.
Harry gli rivolse uno sguardo vacuo.                                                                 
- Andiamo, ragazzo. Fai due più due … non è difficile …                             
E Harry capì. La cosa che faceva meglio era volare. Doveva superare il drago via aria. Per riuscirci, aveva bisogno della sua Firebolt. E per avere la Firebolt, aveva bisogno di …                                    
- Hermione, Laura, Jasmine - sussurrò Harry dieci minuti dopo, arrivando di corsa nella serra dove la Sprite lo accolse con un cipiglio minaccioso - dovete aiutarmi. Devo imparare a fare un Incantesimo di Appello come si deve entro domani pomeriggio. 
                                                                                                                ***                  
E così si allenarono. Non pranzarono, anche se Jasmine aveva provato a opporsi alla decisione.                                                                     
- Possiamo almeno mangiare … facciamo in fretta, non dobbiamo metterci un’ora! - provò disperata, mentre andavano in cerca di un’aula vuota.
- Jasmine, per favore, è importante - sbottò Harry. - Ecco, qui va bene.                                                                                                                        
- Ma io ho fame … - disse Jasmine, ma la sua voce era ormai ridotta a un sussurro, e non tentò ulteriormente di convincerli. Mentre Harry si esercitava, però, tenne un po’ il broncio.                                                  
Harry aveva ancora difficoltà nell’incantesimo. Gli oggetti continuavano a cadere a metà strada quando li appellava.                               
- Concentrati, Harry, concentrati … - lo spronò Hermione.                      
- Cosa credi che stia facendo? - ribatté Harry infuriato. - Continua a venirmi in mente uno schifoso drago enorme, chissà perché … Ok, ci riprovo ...
Voleva saltare Divinazione per continuare ad allenarsi. Hermione si rifiutò di saltare Aritmanzia, così Harry restò con Jasmine e Laura, che avevano l’ora libera.                                                                           
- Dai, dai, ce la puoi fare - diceva Laura, anche se era un po’ stanca e in lei e Jasmine si cominciavano a vedere segni di irrequietezza, complice anche la fame; e Harry ripartiva più deciso di prima, motivato dai suoi incoraggiamenti.                          
Doveva dimostrarle che era capace … non poteva fare una figuraccia davanti a lei il giorno dopo … altrimenti avrebbe pensato che era un buono a nulla, ed era l’ultima cosa che voleva …                                                                                                                           
Insieme a Hermione, continuarono fino a mezzanotte, quando Pix, fingendo di credere che Harry volesse farsi tirare addosso le cose, prese a scaraventare sedie per l’aula. Se ne andarono di corsa e tornarono nella sala comune, per fortuna vuota.                             
Fu solo alle due di notte che Harry si rese conto di riuscire finalmente a padroneggiare l’Incantesimo di Appello.                                                      
- Va molto meglio - commentò Hermione, sfinita ma molto soddisfatta. - L’hai imparato!                                                                       
-Bravissimo, Harry - esalò Jasmine, e non riuscì nemmeno a finire la frase che fece un grosso sbadiglio. Sedeva su un divanetto con la testa tra le mani e gli occhi che le si chiudevano.                                  
- Aaalleluia! - esultò Laura, ma non mosse un muscolo; anche lei stava cascando dal sonno.                                                                           
- Beh, adesso sappiamo cosa fare la prossima volta che non riesco a imparare un incantesimo - esclamò Harry, appellando un dizionario - basta che mi minacciate con un drago.                                    
Jasmine, non avendo neppure la forza di ridere, si limitò a fare stancamente un cenno con la testa.                                                                  
- Basta che funzioni domani - disse Harry. - La Firebolt sarà molto più lontana, dentro il castello, e io sarò fuori …                                         
- Non ha importanza - disse Hermione decisa. - Basta che tu sia molto, molto concentrato, e verrà. Sarà meglio che dormiamo un po’ … ne avrai bisogno. E poi qui c’è qualcuno che non si regge più in piedi - aggiunse, guardando divertita Laura e Jasmine, l’una abbandonata contro lo schienale di una poltrona in maniera scomposta e un ciuffo di capelli a coprirle il viso, l’altra sul divano, sempre con la testa fra le mani.                                                    
Harry sorrise. Si avvicinò a Laura e le diede un amichevole buffetto sulla testa. - Dai, alzati! E’ tutta colpa mia se ti ho ridotto in queste condizioni, scusa - le disse in tono giocoso. - Ce la fai a raggiungere il dormitorio o devo portarti io?                                             
- Nooo, ce la faccio, grazie - disse Laura alzandosi. Si avviò verso le scale, e per poco non inciampò in una delle sedie che Harry aveva usato per esercitarsi.                  
                                                                                                               ***          
La mattina dopo, tutta la scuola era in gran tensione ed eccitazione. Harry si sentiva stranamente isolato da tutti, sia che gli augurassero buona fortuna sia che sibilassero “Teniamo pronta una scatola di fazzoletti, Potter” al suo passaggio.                         
Mentre era a pranzo, lo raggiunse la McGranitt.                                              
- Potter, i campioni devono venire giù nel parco … dovete prepararvi per la prima prova.                                                                          
- Buona fortuna, Harry - sussurrò Hermione mentre lui si alzava. - Andrà tutto bene!                                                                                                
-Buona fortuna - dissero Jasmine e Laura, preoccupate.                       
- Faremo il tifo per te! - aggiunse Hermione.                                        
Harry seguì la McGranitt fino a una tenda dove c’erano già gli altri campioni e Ludo Bagman.                                                                           
- Harry! Ehilà! - lo salutò Bagman allegro. - Ora che ci siamo tutti posso rivelarvi qual è il vostro compito, e cioè impadronirvi dell’uovo d’oro! Adesso, dovete estrarre da questo sacchetto - mostrò un sacchetto viola - un modellino della cosa che state per affrontare. Prima le signore.
Cedric, Fleur e Krum sembravano agitati quanto Harry. Fleur infilò una mano nel sacchetto ed estrasse il modellino di un Gallese Verde con appeso al collo il numero due. A Krum toccò il Petardo Cinese col numero tre, a Cedric il Grugnocorto Svedese col numero uno e a Harry l’Ungaro Spinato,il peggiore, con il quattro.                                                                                                                 
- Ciascuno di voi ha estratto il drago che deve affrontare - spiegò Bagman - e i numeri si riferiscono all’ordine in cui li sfiderete, capito? Ora vi devo lasciare, perché faccio la telecronaca …                      
Poco dopo si udì un fischio, e Cedric uscì dalla tenda, verde in faccia. Harry udì delle voci femminili gridare nei microfoni magici e capì quello che Hermione intendeva con “faremo il tifo per te”. Infatti quelle che dovevano per forza essere le cheerleader di Hogwarts al completo (erano le voci di almeno una ventina di persone) iniziarono subito a intonare:

Bello, coraggioso e leale                                                                           
Cedric Diggory è il Campione ideale!                                                           
Sei forte, non aver paura di sbagliare                                                         
e sconfiggi il drago senza esitare!                                                                                      
Noi siamo con te!                                                                                                 
Noi siamo con Cedric!


Ogni tanto Bagman interrompeva la cronaca per fare ascoltare i ritornelli delle cheerleader, che incoraggiavano Cedric più che potevano. Dopo Cedric fu il turno di Fleur e poi di Krum, e qui ovviamente non vi furono ritornelli. Quando fu il suo turno, Harry si alzò e uscì con le gambe molli.
Sulle tribune c’erano centinaia di facce che lo fissavano. Ben visibili per i completi colorati spiccavano le cheerleader di Hogwarts, per la prima volta unite a fare il tifo per i due campioni della scuola. Mantenevano comunque i colori delle Case: come sempre i completi delle Grifondoro erano rosso e oro, quelli delle Tassorosso gialli e neri, per le Corvonero bronzo e blu e per le Serpeverde verde e argento.                                                        
All’altro capo del recinto c’era lo Spinato, accoccolato sulle sue uova. Harry alzò la bacchetta e urlò: - Accio Firebolt!                            
Pregò che funzionasse … e poi vide la scopa sfrecciare nell’aria e dirigersi verso di lui.                                                                                            
Le cheerleader presero a ballare e ad agitare i pompon e intonarono:

Insieme a Cedric, Harry è qua                                                                  
pronto a vincere, si sa!                                                                                                                               
Il tuo successo già festeggiamo:                                                                       
fai vedere alle altre scuole chi siamo!                                                         
Vai, vai, ce la puoi fare,                                                                                   
per nessuna ragione non mollare!


Harry alzò per un attimo lo sguardo; anche a quella distanza si vedeva chiaramente che le Serpeverde non erano affatto entusiaste di tifare per lui. Si mise in sella alla scopa e decollò; si tuffò verso il drago e scartò per evitare un getto di fuoco. Al secondo tentativo di raggiungere l’uovo, fu colpito alla spalla da una delle punte della coda del drago, ma la ferita non era profonda.                                                                                                  
Decise che doveva convincerlo a spostarsi, o non si sarebbe mai avvicinato alle uova.                                                                                         
Prese a volare da una parte e dall’altra, affinché il drago gli tenesse gli occhi incollati addosso. Ci volle un po’ di pazienza, ma alla fine lo Spinato si levò in volo, e Harry si tuffò velocissimo verso le uova e afferrò quello d’oro.                                                              
La folla esplose in urla e applausi, coprendo gli strilli di Bagman e la voce delle cheerleader che cantavano vittoria.                                    
Harry scese dalla scopa e venne scortato dalla McGranitt nella tenda prontosoccorso, dove Madama Chips gli curò la ferita. Mentre lei tornava da Cedric, seduto nel cubicolo accanto, entrarono Hermione, Laura e Jasmine, con addosso ancora i completi da cheerleader, seguite da Ron.                       
- Harry, sei stato eccezionale! - disse Hermione con voce roca. C’erano graffi sul suo viso, nei punti in cui aveva affondato le unghie per la paura.
- Sei stato bravissimo! - esclamò Jasmine con un gran sorriso.                  
- Ce l’hai fatta! - aggiunse Laura, e iniziò a muovere le braccia in segno di vittoria saltellando per tutta la tenda.                                       
Tutti e cinque risero. Harry guardò Ron, che era molto pallido.          
- Harry - disse in tono serio - chiunque abbia messo il tuo nome nel Calice … io … io credo che stiano cercando di farti fuori!                  
- Ci sei arrivato, eh? - fece Harry. - Ci hai messo un bel po’.                               
Hermione, Laura e Jasmine guardavano dall’uno all’altro, tese.             
Ron aprì bocca. Harry capì che stava per scusarsi e lo fermò.             
- E’ tutto ok. Lascia perdere.                                                                             
- No. Non avrei dovuto …                                                                            
- Lascia perdere - ripeté Harry.                                                                  
Ron gli sorrise, imbarazzato, e Harry ricambiò.                                         
Jasmine fece un sorriso di contentezza.                                                 
- Finalmente avete fatto pace - commentò Laura in tono sdegnoso. - Ci avete messo del tempo, eh? - Ma era contenta anche lei.
Hermione scoppiò in lacrime. Jasmine e Laura la guardarono allibite.                                                                                                              
- Non c’è niente da piangere! - disse Harry, sbalordito.                                                     
- Voi due siete così stupidi! - gridò lei tra le lacrime, pestando il piede a terra. Poi abbracciò Harry e Ron e sfrecciò via, singhiozzando.  
Harry poteva quasi vedere un grande punto interrogativo galleggiare sulla testa di Laura. Le indirizzò un sorriso scuotendo appena la testa, e lei fece una specie di piccola smorfia in risposta. Jasmine li guardò tutti e tre e si mise a ridere.                                                         
- Che sensibilità! - disse.                                                                                    
- Quante storie - commentò Ron. - Andiamo, staranno dando il punteggio …                                                                                                     
Raggiunsero lo steccato, dove i giudici sedevano in postazione sopraelevate. Madame Maxime assegnò a Harry un otto; il signor Crouch e Silente un nove; Ludo Bagman dieci; e per finire, Karkaroff gli diede quattro.                                                                                                   
- Quattro? - esclamarono Jasmine e Laura in coro.                                 
- Ma non è giusto, è andato benissimo! - disse Laura.                                                          
- Tu, sporca canaglia parziale, a Krum hai dato dieci! - fece Ron.                                                                                                                                
Ma a Harry non importava; l’indignazione di Ron, e soprattutto di Laura, valeva almeno cento punti per lui. Charlie Weasley lo raggiunse e gli disse che era al primo posto alla pari con Krum; poi aggiunse che doveva andare nella tenda dei campioni. Lì Bagman comunicò a Harry, Fleur, Cedric e Krum che la seconda prova avrebbe avuto luogo il 24 febbraio; nel frattempo dovevano risolvere l’indovinello contenuto nell’uovo d’oro, che li avrebbe aiutati per la prova.                                                                                            
Quella sera ci fu una gran festa in sala comune in onore di Harry. C’erano montagne di torte e brocche di succo di zucca e di Burrobirra. Lee Jordan sparò alcuni Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster, pervadendo l’aria di stelline e scintille. Dean appese degli stendardi con dei disegni fatti da lui, tra cui Harry che sfrecciava attorno allo Spinato e Cedric con la testa in fiamme.                                                                                                         
- Oh, ma poverino - bisbigliò Jasmine quando vide il disegno, in un tono di divertita rassegnazione.                                                                    
- Accidenti, quanto pesa - disse Lee Jordan, soppesando l’uovo d’oro che Harry aveva appoggiato su un tavolo. - Aprilo, Harry, dai! Vediamo un po’ cosa c’è dentro!                                                            
- Dovrebbe cercare di risolvere l’indovinello da solo - intervenne Hermione. - Sono le regole del Torneo …                                                       
- Avrei dovuto arrangiarmi da solo anche per superare il drago - sussurrò Harry, in modo che solo Hermione, Laura e Jasmine lo sentissero, e loro gli sorrisero con aria colpevole.                                                            
Lee passò l’uovo a Harry, che infilò le dita nel solco che correva tutto intorno e lo divise in due. Era vuoto, ma ne uscì un rumore tremendo, un gemito stridulo che fece tappare immediatamente le orecchie a Laura e Jasmine.                                                                           
- Fallo star zitto! - ululò Fred, con le mani sulle orecchie. Harry lo richiuse di scatto.                                                                                           
- Che razza di indovinello è mai questo? - fece Laura con una smorfia.                                                                                                             
- Che cos’era? - chiese Seamus. - Sembrava una Banshee …                                
- Era qualcuno che stavano torturando! Dovrai vedertela con la Maledizione Cruciatus! - esclamò Neville, che era impallidito bruscamente rovesciando panini alla salsiccia su tutto il pavimento.                                                                                                                 
- Neviiille! - lo redarguì bonariamente Jasmine, affrettandosi a raccogliere i panini e a rimetterli sul vassoio.                                             
- Non dire sciocchezze, Neville, è illegale - disse George. - Secondo me assomigliava un po’ a Percy quando canta … forse la tua prova è attaccarlo mentre fa la doccia, Harry.                          
Jasmine e Laura risero.                                                                                       
- Vuoi una crostatina alla marmellata, Jasmine? - chiese Fred.                     
Lei scosse il capo. - No, grazie.                                                                          
- E’ tutto a posto - disse Fred con un sorriso. - Non gli ho fatto niente. Ma stai attenta a quelle con la crema …                                          
Jasmine lo guardò un po’ perplessa, poi chiarì: - No, no, è perché non mi piacciono proprio …                                                                          
Fred alzò un sopracciglio. - Nemmeno quelle al cioccolato? - provò, mettendogliele davanti.                                                                    
- Ah, queste sì, grazie - disse Jasmine, prendendone una timidamente.                                                                                                   
- Tutta questa roba l’hai presa nelle cucine, Fred? - chiese Hermione.                                                                                                    
- Sicuro - rispose Fred. - “Le daremo tutto quello che vuole, signore, tutto tutto!” - aggiunse, facendo uno squittio acuto per imitare un elfo domestico. Jasmine ridacchiò. - Sono spaventosamente utili … mi cucinerebbero un bue arrosto se dicessi che ho un certo languorino.
-Come fate a entrare laggiù? -chiese Hermione in tono innocente.         
- Facile, c’è una porta nascosta dietro un quadro di una ciotola di frutta. Basta fare il solletico alla pera, e si mette a ridere e … - Fred si interruppe e la guardò con sospetto. - Perché?                              
- Oh, niente - fece lei.                                                                                    
- Guai a te se vai giù a spaventarli con la faccenda della libertà e dello stipendio! - l’ammonì Fred. - Li distrai dai fornelli!                                 
In quel momento tutti si voltarono a guardare Neville che si stava trasformando in un grosso canarino.                                                       
- Aiuto! - esclamò Laura, indietreggiando d’istinto.                                   
- Oh … mi dispiace, Neville! - gridò Fred al di sopra delle risate. - Hai mangiato una crostatina alla crema, vero? sono quelle che abbiamo stregato ... 
Un minuto dopo, comunque, a Neville erano cadute le piume e aveva ripreso il suo aspetto di sempre. Si unì addirittura alle risate.
- Crostatine Canarine! - gridò Fred alla folla agitata. - Le abbiamo inventate io e George … sette zellini l’una, è un affare!                             
- Non ci tengo, grazie - borbottò Laura.                                                     
- D’ora in poi stai attenta a quello che mangi, altrimenti vai a finire come me! - le disse Neville allegro.                                                                           
- Di sicuro io non prenderò niente da Fred e George - disse Laura. - Però … eri un canarino tenerissimo, Neville! Tutto paffuto!                     
- Ehm … davvero? g-grazie - fece lui arrossendo.                                           
La guardò per un po’ di sottecchi, mentre lei osservava i gemelli fare pubblicità alle crostatine. Poi le disse: - Ehm … che ne dici se andiamo a mangiare le torte? Ce n’è una che non è ancora stata toccata!                                                                                                         
- Mmh … ok - rispose Laura seguendolo. - Ho un certo languorino.    
- Ah, ah, anch’io!                                                                                           
Neville si fermò davanti al tavolo dove erano disposte decine di torte e le chiese quale fosse la sua preferita, pregustando qualche momento da solo con lei.
                                                                                                             ***
Alle lezioni di Cura delle Creature Magiche, Grifondoro e Serpeverde si stavano ancora occupando degli Schiopodi, con gran disperazione di tutti.
Erano rimasti solo dieci Schiopodi, tra cui a quanto pareva non si era manifestata la tendenza ad ammazzarsi a vicenda.                       
- Mamma mia, quanto sono diventati grossi … - disse un giorno Jasmine, fissando le creature lunghe due metri.                                         
- Non so bene se vanno in letargo o no - disse Hagrid. - Possiamo provare a vedere se ci va una dormitina … Mettiamoli in queste casse … Poi li portiamo dentro, e ci mettiamo sopra il coperchio, e stiamo a vedere cos’è che succede.                                                                  
Ma gli Schiopodi non andavano in letargo, e non apprezzarono il fatto di essere rinchiusi in casse imbottite di cuscini. Ben presto Hagrid si trovò a strillare: “Niente paura, insomma, niente paura!” mentre gli Schiopodi zampettavano furiosi nell’orto delle zucche, strappando gridi spaventati a Jasmine e Laura. Molti si rifugiarono nella capanna di Hagrid, tra cui anche Malfoy, Tiger e Goyle; Harry, Laura, Jasmine, Ron e Hermione, invece, furono tra quelli che rimasero ad aiutare Hagrid. Insieme riuscirono a bloccare e legare nove Schiopodi, anche se a costo di numerosi tagli e scottature. Laura e Jasmine parteciparono assai poco all’azione, perché erano oltremodo riluttanti ad avvicinarsi alle creature. Alla fine ne rimase solo uno.
- Laura, viene verso di te! - gridò Harry, sguainando la bacchetta.     
Laura cacciò uno strillo e si allontanò dallo Schiopodo con un balzo.                                                                                                                   
- Non avere paura! - la rassicurò Harry avvicinandosi. Ma Laura di paura ne aveva eccome, visto che lo Schiopodo le avanzava minaccioso contro con il pungiglione inarcato.                                         
-Aiuuuto! - gemette Laura, indietreggiando ancora.                         
Harry sparò un getto di scintille contro lo Schiopodo, che si voltò verso di lui.                                                                                                        
- Aiutami a tenerlo a distanza! - disse a Laura. Lei fece per prendere la bacchetta.                                                                                        
- Bene, bene, bene … questo si chiama divertirsi.                                     
Rita Skeeter era appoggiata allo steccato e guardava la scena.                  
Hagrid si tuffò sullo Schiopodo che minacciava Harry e Laura e lo schiacciò a terra; Harry d’istinto raggiunse Laura, mettendosi al suo fianco, e la guardò per accertarsi che stesse bene.                        
- Lei chi è? - chiese Hagrid alla nuova venuta.                                                     
- Rita Skeeter, inviato della Gazzetta del Profeta. Come si chiamano queste affascinanti creature?
- Schiopodi Sparacoda - brontolò Hagrid.                                                  
- Davvero? - Rita spostò lo sguardo su Harry. - Ah, sei qui, Harry! Allora questa materia ti piace, eh?                                                               
Guardò da Harry a Laura, che erano vicini, e poi di nuovo da Laura a Harry.                                                                                                             
- Splendido - commentò con un sorriso compiaciuto. Laura la guardava con diffidenza. - Insegna da molto? - aggiunse rivolta ad Hagrid.
- Questo è solo il secondo anno - fu la risposta.                                                      
Gli occhi della Skeeter passarono in rassegna Dean (che aveva un brutto taglio sulla guancia), Lavanda (che aveva i vestiti bruciacchiati), Seamus (che aveva parecchie dita scottate) e poi si posarono sulle finestre della capanna, dietro le quali si vedevano le facce del resto della classe, i nasi schiacciati contro il vetro.                              
- Non le andrebbe di rilasciare un intervista? - chiese Rita. - Rendere note alcune delle sue esperienze con le Creature Magiche? Potremmo parlare di questi … Schifoidi Spegnicoda.                                                                                                            
- Schiopodi Sparacoda - la corresse Hagrid. - Ehm … sì, perché no?   
Harry aveva un brutto presentimento, ma lasciò che i due si accordassero sull’incontro per l’intervista.                                                                       
- Non farà che distorcere tutto quello che le dirà - commentò Harry mentre tornavano al castello.                                                            
Laura fece un verso sprezzante. - Quella tizia antipatica …                 
- Purché non li abbia importati illegalmente, quegli Schiopodi - disse Hermione sconfortata.                                                                           
- Hagrid si è ficcato in un mucchio di guai fino ad ora, e non è mai stato licenziato - disse Ron in tono consolatorio. - Il peggio che può capitare è che si debba liberare degli Schiopodi. Ooops … ho detto il peggio? Volevo dire il meglio.                                                                                  
Harry, Jasmine, Hermione e Laura risero, e andarono a pranzo un po’ più tranquilli.                                                                         
Stranamente, Hermione non si fece vedere per il resto della giornata. Non venne a cena, e non era nemmeno in biblioteca più tardi, quando andarono a cercarla.                                                                    
- Chissà dov’è andata - disse Ron, mentre lui, Harry, Laura e Jasmine tornavano alla Torre di Grifondoro.                                     
Disse la parola d’ordine e la Signora Grassa scattò in avanti.                
- Harry! - esclamò una voce. Era Hermione che arrivava alle loro spalle. - Harry, devi venire … devi venire, è successa una cosa incredibile … per favore …                                                                                 
Afferrò Harry per un braccio e lo trascinò con sé.                                                 
- Che è successo? - chiese Laura sorpresa.                                                             
- Ve lo farò vedere quando saremo là … oh, andiamo, presto …           
-Oh, non fate caso a me! - gridò la Signora Grassa. - Devo restare qui appesa finché non tornate?                                                                    
- Sì, grazie - gridò Ron al di sopra della propria spalla.                        
Jasmine rise, seguendo Hermione con aria perplessa e incuriosita a un tempo.                                                                                                         
- Ma dove stiamo andando? - fece Laura impaziente, dopo che Hermione li ebbe trascinati giù per sei piani ed ebbe imboccato un corridoio mai visto prima.                                                                                   
- Vedrete, vedrete fra un minuto!                                                                
Hermione si fermò davanti a un quadro che raffigurava una ciotola di frutta. Fece il solletico a una pera che prese a contorcersi, ridacchiando, e si trasformò in una maniglia verde.                            
Jasmine aveva l’aria di star cominciando a capire. - Aaah … è ... non mi dire che sono le cucine!                                                                   
La risposta la ebbero non appena Hermione spalancò la porta. Si ritrovarono in una grande stanza con pentole e padelle accatastate lungo le pareti e un focolare in fondo.                               
- Siamo nelle cucine? - fece Laura. - Wooow …                                          
Qualcosa di piccolo sfrecciò verso Harry e lo abbracciò forte. - Harry Potter, signore! Harry Potter!                                                            
- D-Dobby? - fece Harry.                                                                                   
- Sì, è proprio Dobby, signore, sì! - disse l’elfo con la sua vocina acuta. - Dobby sperava tanto di vedere Harry Potter, signore!              
Dobby lo lasciò andare e gli sorrise, gli enormi occhi traboccanti di lacrime di felicità. In testa aveva un copriteiera con attaccate delle spille; portava una cravatta, dei pantaloncini e calzini spaiati.                                                                                                             
Jasmine e Laura guardavano divertite quello stravagante abbigliamento.                                                                                               
- Dobby, che ci fai qui? - chiese Harry stupefatto.                                            
- Dobby è venuto a lavorare a Hogwarts, signore! Il professor Silente gli ha trovato un lavoro!                                                                               
Dobby afferrò la mano di Harry e lo trascinò con sé, passando tra quattro lunghi tavoli disposti esattamente sotto ognuno dei quattro tavoli delle Case che si trovavano di sopra, in Sala Grande. Harry immaginò che un’ora prima, a cena, fossero stati coperti di piatti che venivano spediti su attraverso il soffitto.
Un centinaio di elfi, vestiti di uno strofinaccio con ricamato il blasone di Hogwarts,sorridevano e si inchinavano ai nuovi venuti.      
Laura e Jasmine osservavano gli elfi con grande curiosità. Non avevano mai visto creaturine del genere prima di allora.                        
- Harry Potter gradisce una tazza di tè? - squittì Dobby.                                  
- Ehm … va bene - disse Harry.                                                                       
Sei elfi trotterellarono verso di loro con un vassoio carico di teiere, tazze e un piattone di biscotti.                                                         
- Il servizio è ottimo! - commentò Harry impressionato. Hermione lo guardò cupa, ma gli elfi sembravano felicissimi.                                   
- Grazie - disse Jasmine, prendendo golosa un paio di biscotti.             
- Non c’è di che, signorina! - disse Dobby. A Jasmine scappò da ridere, ma si limitò a fargli un sorriso un po’ incerto.                                 
- Da quanto tempo sei qui, Dobby? - chiese Harry.                                
- Solo da una settimana, Harry Potter, signore! Dobby ha girato il paese per due anni interi cercando lavoro, ma Dobby non l’ha trovato, signore, perché Dobby vuole essere pagato, adesso!                             
A queste parole gli altri elfi distolsero lo sguardo.                                                                      
- Meglio per te, Dobby! - disse invece Hermione.                                             
- Grazie, signorina! - disse Dobby rivolgendole un sorriso a trentadue denti. - Ma i maghi non vogliono un elfo che vuole la paga. A Dobby piace lavorare, ma vuole mettersi dei vestiti e vuole essere pagato … a Dobby piace essere libero!                                              
Gli elfi avevano cominciato ad indietreggiare, come per tenersi a distanza da Dobby.                                                                                                     
- E poi a Dobby è venuta l’idea, Harry Potter, signore! Hogwarts! Così Dobby è venuto a trovare il professor Silente, signore, e lui mi ha preso! E dice che pagherà Dobby! E così Dobby è un elfo libero, e Dobby guadagna un galeone alla settimana e ha un giorno libero al mese!                                                 
- Non è molto! - esclamò Hermione indignata.                                                                        
- Il professor Silente ha offerto a Dobby dieci galeoni la settimana, e i finesettimana di riposo - disse Dobby con un brivido - ma Dobby gli ha fatto abbassare il prezzo. A Dobby piace la libertà, ma lui non pretende troppo, preferisce il lavoro.                   
Finirono di bere il tè (Jasmine si era dedicata esclusivamente ai biscotti) mentre Dobby chiacchierava allegramente della sua vita da elfo liberato e dei progetti che aveva per i risparmi.                                          
Mentre lasciavano la cucina, molti elfi li assediarono, offrendo spuntini da portare di sopra. Hermione rifiutò, osservandoli con sguardo addolorato, ma Harry, Ron, Jasmine e Laura si riempirono le tasche di tortine e pasticcini.                                                             
- Grazie mille! - disse Harry agli elfi.                                                                             
- Grazie! - aggiunse Jasmine.                                                                         
Quando furono fuori, Laura commentò: - Che teneri!                                
- Sì, è vero! - disse Jasmine sorridendo.                                                           
- Dobby è simpatico, vero? - disse Harry.                                                 
-Mh-mh - fece Laura. - Forte il suo look! Originale!                                      
Harry e Jasmine ridacchiarono.                                                                                            
- La sapete una cosa? - disse Ron. - Per tutti questi anni ho sempre ammirato Fred e George che rubavano cibo dalle cucine … beh, non si può dire che sia difficile, vero? Non vedono l’ora di dartelo!                                                                                                              
- Appunto! - concordarono Jasmine e Laura con una risata.                   
- E’ la cosa migliore che sia potuta capitare a quegli elfi - disse Hermione. - Il fatto che Dobby sia venuto a lavorare qui, intendo. Gli altri elfi vedranno com’è felice, ora che è libero, e piano piano capiranno che è proprio quello che desiderano anche loro!               
- Se lo dici tu … - disse Jasmine dubbiosa. - Ma si vede che sono proprio restii alla libertà … non credo che se fossero liberi sarebbero felici.
- Vengono pure trattati bene! - aggiunse Laura. - Più di così …               
Ron prese dalla tasca un pasticcino al cioccolato e lo addentò.       
- Sai che c’è? - disse Jasmine vedendolo. - Ora ne mangio uno anche io.                                                                                                                
Guardando Ron e Jasmine che mangiavano i loro pasticcini con tanto gusto, Laura disse: - Insomma, state facendo venire fame anche a me …                   
Dopo un po’ di esitazione decise di imitarli.                                                           
- Sei sporca qui - le disse Harry a un certo punto, indicandole l’angolo della bocca dov’era rimasta un’impronta di cioccolato.             
- Dove? … oh, no, non ho nemmeno un tovagliolo - disse Laura, e cercò di ripulirsi alla bell’è meglio, sotto lo sguardo divertito di Harry.                                 
Possibile che la trovasse tanto adorabile persino con il labbro sporco di cioccolata?
 
  
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