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Autore: mychemicalromance96    28/09/2014    0 recensioni
Valentina ha smesso di vivere nei sogni e nelle sue dolci fantasie, quando le delusioni e le varie sofferenze subite l'hanno spinta a guardare con i suoi occhi ancora da ragazzina il vero aspetto del mondo, per lei dominato da meschinità e cattiveria.
Le ingiustizie l'hanno cambiata fino ad avere un cuore di ghiaccio, a chiudersi in se, e ad essere fredda con la realtà circostante, ma dando se stessa solo ai suoi veri amici, mostrando loro il suo vero io interiore.
Sarà poi un incontro inaspettato a non farle avere più paura della vita e ad imparare ad amarla.
Sopratutto mostrando la vera se e a lottare contro le ingiustizie.
Uscire finalmente dalla sua gabbia e capire cosa raggiungere nella propria vita.
Un'anima diversa dalla sua le cambierà profondamente la vita, riprescando tutti i suoi sogni nei quali aveva smesso di credere.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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''Non ti vedo molto contenta per il ritorno a scuola, Valentina.''
Alessia, la mia migliore amica mi guardava con aria un po preoccupata mentre ci dirigevamo verso la nostra scuola.
''L'ultimo anno di liceo classico fa un certo effetto.''
Le dissi con aria un po triste, mentre con lo sguardo intravidi da lontano gli alberi del cortile di scuola.
''Già, questo è l'ultimo anno e poi ci diplomeremo.
Ancora non riesco a credere che questi anni di liceo siano volati così in fretta.
Mi sembra sia successo ieri quando ci sedemmo nello stesso banco al primo anno.''

Il suo sorriso mostrò perfettamente una nota di malinconia.
''Dai che resteremo sempre insieme, sbaglio o faremo anche la stessa facoltà?"

Le chiesi incoraggiandola.
''Si, lettere classiche ci aspettano.''
Disse lei finalmente con un sorriso gioioso sulle labbra.
Appena giungemmo nel cortile dell'Istituto, subito una strana sensazione pervase il mio animo.
Non ero tanto triste per il fatto che quello era l'ultimo anno e poi ci sarebbe stato l'esame di stato, ma perché tutto sarebbe ricominciato li dentro, e mi riferivo al fatto che in quella scuola molti mi prendevano in giro per la mia aurea cupa.
Spesso erano stati i miei amici a difendermi da lingue troppo pungenti, ma alla fine del quarto anno avevo iniziato a saper essere totalmente indifferente, al tal punto da non sentir neppure parlare tanti che nel vedermi si divertivano a insultarmi.
Tutto ciò che potesse farmi male, mi era totalmente indifferente, ogni cosa negativa non mi faceva più nulla, dato che il mio passato era stato molto più doloroso in confronto a quelle sciocchezze.
Un passato che mi aveva segnata troppo presto per la mia giovane età, e che mai mi avrebbe lasciata, lasciando dentro me una profonda ferita che non riusciva mai a rimarginare, ma era sempre aperta pronta a farmi soffrire, al tal punto che la stessa città nella quale vivevo, Roma, mi faceva soffrire perché troppo piena di ricordi di un passato ormai impossibile da recuperare.
Promettevo sempre a me stessa che avrei dovuto sfidare qualsiasi cosa, andare avanti senza pensare a tutto ciò che mi era accaduto, e lottare contro le ingiustizie della vita, contro il male.
Anche quella mattina lo feci, ma sapevo che non vi sarei riuscita al massimo, la ferita era ancora troppo fresca per essere pronta ad essere forte.
Proprio nel momento in cui mi ero persa in quei pensieri, sentì una voce lontana riportarmi alla realtà, familiare e calda.
Era la voce di Alessia.

''Vale, ti sei persa di nuovo nei tuoi pensieri?'' Mi chiese un po preoccupata.
Sapeva a cosa stavo pensando quando facevo così, ma non mi abbracciava mai oppure consolava, perché l'aveva fatto già fin troppe volte, e ad un certo punto non ne avevo neppure più bisogno.
Ciò che faceva in quel caso era cambiare argomento, e questo era la cosa migliore.
Pestare troppo lo stesso terreno per me faceva male.
''Sulla solita panchina sotto gli alberi ci sono gli altri, vieni.''

Così dicendo mi prese per mano e mi condusse dagli altri amici.
La mia unica vera famiglia.
Perché unica?
Perché non avevo più una famiglia fatta di genitori, un maledetto incidente me li aveva portati via quando avevo solo 8 anni.
Ecco cos'era quella ferita e quel passato che non si chiudevano definitivamente, e mi avevano tormentata fino a quel momento per 10 anni.
Aver perso i genitori in una notte di inverno per colpa di un uomo ubriaco alla guida, mentre loro tornavano a casa dopo il lavoro e io li aspettavo a casa in compagnia dei miei nonni, fu per me uno shock, dal quale mi ero un po ripresa, ma aveva lasciato in me un profondo vuoto interiore, un dolore che non andava via e che nessuno avrebbe mai potuto cancellare.
Per questo ero diventata fredda nei confronti di tutto, chiudendo il mio cuore non solo per la perdita dei miei genitori che tanto mi avevano amata, ed io continuavo ad amare, ma per tutte le delusioni avute da parte di persone che avevo considerato importanti e invece per loro non lo ero stata neppure un po. Tutto questo si era accumulato dentro me, e mi procurava un dolore fortissimo nel cuore e nell'animo, che quando prendeva il sopravvento non potevo non piangere.
Avevo dato importanza a tutto, all'affetto, all'amore, alla gioia, ma tutto mi era stato portato via, o meglio tutto il lato positivo mi era stato portato via.
Sapevo di dover andare avanti ma non ci riuscivo per quanto mi sforzassi, non riuscivo a lottare, perché avevo paura, una terribile paura di perdere ancora quel poco di buono che mi circondava, e per questo vivevo nella totale freddezza, all'inizio fu per me come indossare una maschera, ma pian piano aveva finito per rappresentarmi davvero e diventare parte di me.
Dentro me sapevo bene che nel profondo era nascosto il desiderio di amare e di vivere davvero felice, ma non potevo farlo fuoriuscire per paura di venir delusa nuovamente e risoffrire.
Ma cacciai dalla testa tutti quei pensieri e mi concentrai sulla realtà nella quale mi trovavo con tutto il mio corpo, con i piedi sull'asfalto pulito calpestato continuamente da tanti altri piedi tutti in comune fra loro.
''Vale!''

Gridò il mio amico Luca, il quale nel vedermi si alzò rapidamente, felice come sempre. Insieme a lui anche Paolo, un altro mio caro amico, e fidanzato di Alessia. Nel vedermi mi abbracciarono forte.
Per tutta l'estate non li avevo visti, poiché erano partiti in vacanza.
All'inizio li invidiavo, perché loro avevano tutto, una famiglia felice, e anche se spesso litigavano con i loro genitori ritornavano al solito rapporto armonioso.
Ma scoprendo che a me tenevano davvero, avevo scacciato dentro me l'invidia dando posto all'affetto.
Per me erano davvero tutto, rappresentavano il pezzo di mondo nel quale stavo bene.

''Ragazzi.''
Dissi felice di rivederli e ricambiando il caloroso abbraccio.
Con loro non avevo timore di nulla e riuscivo ad essere solare e aperta.

''Che bello rivederti.''
Mi disse Paolo con un caloroso sorriso.
''Anche per me. Sono contenta che siamo di nuovo tutti riuniti.''

Dissi senza smettere di sorridere.
Ai miei amici piaceva molto vedermi sorridente, e lo ero grazie loro.

''Quest'anno dobbiamo impegnarci moltissimo ragazzi.'' Disse per tutti Alessia.
''Si, all'ultimo anno non si scherza.''
Ripose Luca.
Al suono della campanella tutti i ragazzi nel cortile si diressero verso le loro aule.
Per fortuna io e i miei amici eravamo nella stessa aula da cinque anni.
Nel momento in cui entrai nel corridoio al fianco di Alessia, ricevetti da dietro una spinta da qualcuno.
Fu così forte che mi fece quasi cadere a terra, se non fu per una mano che mi sorresse in tempo.
Rivolsi lo sguardo verso l'alto e i miei occhi verdi incrociarono quelli scuri di un ragazzo.
I suoi capelli lunghi di un nero come la notte, gli coprivano un po gli occhi, ma riuscivo lo stesso a vederli bene.
''Ti chiedo scusa, ma è davvero difficile poter camminare in questa folla.''

Il suo sguardo che mi apparve davvero dispiaciuto non mi fece ne caldo e ne freddo.
Mi liberai dalla sua mano e con totale indifferenza senza dire nulla mi diressi nella mia aula.
''Almeno un grazie.''
Disse lui ancor più dispiaciuto.
Mi voltai verso lui.
In quel momento soltanto mi accorsi che nel corridoio eravamo rimasti solo noi due e ciò mi fece capire subito che la prima ora di lezione era già iniziata.
''Non ringrazio gli sconosciuti.''

Dissi e dopo avergli rivolto un ultimo sguardo duro, mi diressi in classe.
L'unica cosa alla quale pensai dopo -senza trovare un motivo valido- fu l'immagine degli occhi scuri di quel ragazzo, impressa stranamente nella mia mente. Erano così diversi dai miei, sembravano trasmettere calore vero nonostante il loro colore scuro, quasi nero.
Sembravano davvero vivi e felici a differenza dei miei, di un verde limpido e carichi di rabbia.
  
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