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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    28/09/2014    1 recensioni
[Seguito della One-Shot "You abandoned me"; spoiler X-Men DOFP]
Charles, Erik, Logan e Hank tornano a villa Xavier per tentare di localizzare Raven. Ad aiutarli ci sarà Charlotte Xavier, sorella di Charles, anch'essa mutante.
Durante le ricerche e gli allenamenti per migliorare i suoi poteri, Charlotte scoprirà cose che avrebbero dovuto rimanere nascoste, segreti mai rivelati e così potenti che sconvolgeranno totalmente la sua vita.
Nella corsa contro il tempo per salvare l'umanità e impedire al terribile futuro descritto da Wolverine di avverarsi, ognuno degli X-Men dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro e mettere da parte l'orgoglio e l'odio per salvare, non solo le persone amate, ma l'umanità tutta.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The second chance

CAPITOLO VENTISETTE

 
Charlotte aprì lentamente gli occhi.
Si guardò intorno. I mobili e il letto erano in legno e il loro profumo le era molto famigliare; si voltò verso la finestra e vide che sul comodino c’era una foto di lei e Charles abbracciati in riva al mare.
Si trovava nella sua stanza a villa Xavier.
Si sollevò sui gomiti e tentò di ricordare cos’era successo.
Il laboratorio di Trask. Le torture. Charles che le penetrava nella mente.
Le visioni…
Quindi… poteva essere tutto falso. Forse era tutta una visione creata da suo fratello per farla soffrire ancora. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Charlotte continuò a guardarsi intorno per cercare qualcosa che tradisse Charles, un particolare diverso rispetto alla realtà. Anche nelle altre visioni era stato così, anche se lei l’aveva capito solamente dopo. Nella prima, Erik aveva gli occhi verdi e nella seconda, Charles camminava anche se aveva i suoi poteri.
Ma in quel momento, in quella stanza nulla sembrava fuori posto. Era tutto così fedele alla realtà, che per un momento Charlotte pensò di essere stata salvata davvero.
No. Non è possibile. Trask e Charles mi stanno prendendo in giro, pensò.
La porta si aprì lasciando entrare l’aria fresca del corridoio.
Erik varcò la soglia, era vestito con dei jeans e una camicia neri. Quando la vide sveglia, sorrise.
«Charlotte.» disse avvicinandosi. «Come ti senti?»
Lei indietreggiò sul letto, trascinandosi sulle braccia. Era ancora debole a causa delle scosse elettriche e degli inibitori che le avevano somministrato.
Un pensiero le attraversò la mente e la fece rabbrividire. Charles avrebbe fatto in modo che Erik le facesse del male? Stava per ucciderla o torturarla? Suo fratello sapeva quanto lei tenesse a Erik e se avesse fatto in modo che lui le facesse del male, lei non l’avrebbe sopportato. Charles lo sapeva bene.
«Stai tranquilla.» la rassicurò lui, avvicinandosi lentamente con le mani alzate «Sei a casa. Sei al sicuro.»
Lei scosse il capo. «No. Tu non sei reale. È Charles che vuole farmi credere che…»
«No, Charlotte. Sono reale.» affermò lui sedendosi sul letto senza però proseguire oltre. Sapeva che dopo tutto ciò che aveva vissuto era importante tranquillizzarla, darle il tempo di riflette e schiarirsi le idee.
Lei lo osservò. «Come faccio a esserne certa?» domandò, ancora non del tutto sicura di ciò che le stava davanti agli occhi.
«Devi fidarti, Blade.» sentendosi chiamare con il nome che lui le aveva dato tempo prima si tranquillizzò. Solo loro due sapevano del nome e Charles non avrebbe potuto inserirlo in una visione.
Allora era tutto reale.
Il salvataggio, la voce di Raven… era successo davvero.
Charlotte chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Lacrime calde e salate le rigarono il volto. «Oh, mio Dio… Grazie, Erik.» singhiozzò «Grazie per avermi salvata.»
Lui sorrise e si avvicinò. «Adesso sei al sicuro. Trask non potrà più farti del male. Non glielo permetterò.» si avvicinò a lei e le sfiorò la guancia con una mano.
Lei sorrise, le era mancato il suo tocco delicato.
«Non saresti dovuta venire a Washington.» le disse in un sussurro.
Lei scosse il capo e tentò di riordinare le idee per ricordare perché aveva deciso di andare a Washington. «Volevo vederti. Volevo dirti che ricordavo…»
«Lo so, ma hai rischiato di morire per mano di Trask.» la interruppe lui.
«Volevo chiederti di tornare da me.» Erik si zittì «Non volevo che ti facessero del male.» la ragazza sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi di ghiaccio. Le erano mancati. Le davano sicurezza, calore.
«Non mi hanno fatto nulla.» affermò lui accennando un sorriso.
La mutante si avvicinò e sfiorò con le dita la cicatrice lasciata dal proiettile sul collo di lui. Il punto in cui Raven gli aveva sparato. «No, non è vero.» sussurrò «Ti fa male?»
«No.» rispose prendendole la mano e stringendola tra le sue.
Qualcuno si fermò sulla soglia della camera.
«Raven.» disse la mutante.
La ragazza le sorrise e si avvicinò. «Ciao, sorellina.» salutò – la chiamava spesso così quando vivevano ancora tutti insieme, d'altronde era entrata a far parte della famiglia ancora prima di lei – «Come ti senti?»
«Adesso che sono qui, bene.»
Raven si rivolse a Magneto. «Forse Hank ha trovato un modo per impedire a Trask di comandare Charles a distanza.» affermò.
Lui annuì aggrottando le sopracciglia.
«Cosa?» sbottò Charlotte allarmata «Charles è qui?»
«Sì.» rispose Erik, poggiandole una mano sulla gamba «Ma non preoccuparti, Charlotte, non ti farà più del male.»
«Se Trask lo controlla a distanza potrebbe fare del male anche a voi.» rifletté lei.
«Hank forse ha capito come fermare la cosa.» intervenne Raven «Raggiungeteci nel laboratorio.» così dicendo uscì.
Charlotte pensò a Charles. Se fosse tornato in sé e avesse scoperto cos’era successo non se lo sarebbe mai perdonato. Sapere che le aveva fatto del male e vivere con la consapevolezza che aveva causato tanto dolore sarebbe stato impossibile per lui.
«Te la senti di venire?» chiese Erik, interrompendo il corso dei suoi pensieri.
Lei annuì. Si avvicinò al bordo del letto e poggiò le gambe a terra. Quando si alzò in piedi, però, le gambe non la ressero. Erano giorni che non mangiava, era normale che si sentisse debole.
Erik le fu accanto in un attimo. Le cinse i fianchi e la resse prima che potesse cadere e farsi male. Lei poggiò le sue mani sul petto di lui.
«Sei ancora troppo debole.» osservò Magneto «Dovresti riposare.»
Lei gli rivolse uno sguardo implorante. «No, voglio vedere Charles.»
Lui alla fine annuì. «Va bene.» concesse e senza aggiungere altro, la sollevò tra le braccia.
Charlotte cinse il collo di lui con le braccia «Cosa fai?» gli domandò sorridendo.
«Sei troppo debole per camminare.» replicò «È più sicuro se ti porto io.»
Lei sorrise ancora. «Grazie. Sei molto gentile.» lui ricambiò il sorriso e avanzò verso la soglia. La ragazza poggiò la sua fronte alla tempia di Erik. Sentire di nuovo il suo profumo la fece sentire a casa.
 
***
 
Quando arrivarono nel laboratorio, Charlotte vide che suo fratello era seduto sulla sua sedia a rotelle, dietro allo specchio unidirezionale, in modo che non li vedesse. Era anche l’unica stanza in cui i suoi poteri non avevano effetto, perciò tutti e quattro i mutanti erano al sicuro.
Erik varcò la soglia e aiutò Charlotte a sedersi su una delle sedie.
Hank sorrise quando la vide e la abbracciò forte. «Sono contento che tu stia bene.» le sussurrò.
Lei sorrise.
«Allora, come farai a impedire a Charles di consegnarci tutti a Trask?» domandò Erik incalzandolo.
Lo scienziato annuì. «Dato che Trask lo controlla perché ha accesso alla sua mente, anche a distanza, l’unico modo è metterla fuori uso, fare in modo che lui non la usi più.» spiegò.
Raven intervenne. «Quindi vuoi lasciarlo chiuso lì dentro per sempre?»
«No.» riprese lui «Ma il siero che utilizzavo per curargli le gambe modificava il suo DNA e gli faceva perdere i suoi poteri. Gli chiudeva la mente. Se gli iniettassimo quel siero, lui non avrebbe più i suoi poteri, tornerebbe in sé e Trask non potrebbe più utilizzarlo come arma.»
«I suoi poteri ci servono.» disse Erik.
«Anche Lottie è una telepate.» fece notare Raven «All’occorrenza potrebbe aiutarci lei.» la ragazza infatti annuì.
Charlotte osservò ancora una volta Charles, era impassibile, nessuna emozione gli attraversava il volto. «Proviamoci.» concluse.
Hank annuì ed entrò nella stanza. Teneva in mano una siringa e si avvicinò a Charles. Lui non si mosse, nemmeno gli rivolse uno sguardo.
Lo scienziato gli iniettò il siero nel braccio e attese. Inizialmente sembrò non avere effetto e Charlotte ebbe paura che non avrebbe più potuto riavere il suo Charles.
Poi lui chiuse gli occhi e mosse il capo, come per scacciare via le voci dalla testa.
«Hank?» chiese voltandosi verso di lui.
«Charles, come ti senti?»
Lui scosse il capo, senza capire «Bene, cosa ci faccio qui?»
Lui si voltò verso lo specchio. Non poteva vedere nessuno aldilà del vetro, ma sapeva bene che tutti gli occhi erano puntati su di loro.
«Sento di nuovo le gambe. Hank, cosa sta succedendo?» a quanto pareva non ricordava nulla.
«Vieni, andiamo in salotto.» disse lo scienziato aiutandolo ad alzarsi in piedi. «Ti spiegheremo tutto.»
 
***

I mutanti entrarono in salotto e si sedettero sui divani. Erik e Charlotte furono gli ultimi ad entrare. Lui la fece sedere accanto a sé e le sorrise rassicurante.
«Adesso dovete spiegarmi come sono arrivato qui.» cominciò Charles «Mi ricordo di essere andato a cercare Charlotte da Trask, poi però…» si interruppe in cerca di un aiuto da chi ricordava meglio ciò che era successo.
Hank gli raccontò tutto.
Charlotte intanto teneva il capo basso, non riusciva a incrociare lo sguardo del fratello. Se gliel’avesse chiesto avrebbe dovuto raccontargli ciò che le aveva fatto o tacere?
Alla fine del racconto, Charles si coprì il volto con le mani «Oh, mio Dio.» gli sfuggì tra i denti e poi si rivolse alla sorella. «Lottie?» la chiamò «Ti prego, dimmi che non ti ho fatto del male.»
Lei sollevò lo sguardo. Cosa poteva fare? Non poteva dirglielo. L’avrebbe fatto soffrire. Non poteva raccontargli ciò che le aveva fatto.
Alla fine scosse il capo.
«Charlotte…» le disse il fratello «Vedo che stai mentendo. Non ho bisogno dei miei poteri per capire certe cose.»
«Charles…» lo bloccò lei.
«Dimmelo.» la incalzò.
Come poteva dirglielo se non riusciva nemmeno a pensarci? «Charles, io…» si bloccò. Erik le mise una mano sulla spalla per rassicurarla. «Non ce la faccio.» disse alla fine e una lacrima le rigò il volto.
«Lottie, ti prego. Voglio sapere quello che ho fatto.»
«Charles, non credo che sia il momento di parlarne. Charlotte è molto stanca. Deve riposare.» intervenne Hank avvicinandosi alla ragazza.
Grazie, Hank, pensò lei.
Charles annuì.
«Ti porto nella tua stanza.» affermò Erik alzandosi in piedi e sollevandola tra le braccia. Lei gli circondò il collo con le sue e lasciò che il suo profumo la avvolgesse.
Una volta che furono nella stanza di lei, Erik la fece sdraiare e la coprì con le lenzuola. «Grazie.» sussurrò lei.
«Non potrai evitare l’argomento per sempre.» sbottò il mutante.
Lei abbassò lo sguardo. «Non posso raccontargli ciò che mi ha fatto.»
«È così terribile?»                                                          
Lo è? si chiese lei. Non poteva negare che ciò che aveva vissuto l’avesse sconvolta e provata, ma per quanto fosse tremendo ciò che Charles le aveva fatto, non poteva incolparlo. Non era in lui. Non era veramente Charles.
Nonostante ciò si ritrovò ad annuire. Una lacrima le rigò la guancia.
«Mostramelo.» le disse Erik, sedendosi accanto a lei.
«Erik, io non credo che…»
«Parlarne ti aiuterà.» le disse, proprio come aveva fatto lei tempo prima quando gli incubi erano tornati a tormentarlo.
Lei sospirò, ma alla fine allungò una mano verso di lui, la pose sulla sua guancia e lasciò che i ricordi fluissero uno dopo l’altro.
Erik rabbrividì alla vista di ciò che Trask e Charles le avevano fatto e quando il loro contatto si interruppe, abbassò lo sguardo reprimendo l’istinto di rompere qualcosa.
«Pensi ancora che debba dirlo a Charles?» gli domandò.
«Come hai potuto resistere?»
«Non lo so. Davvero.» ammise.
Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, Erik capì che dopotutto qualcuno che aveva provato lo stesso dolore che aveva provato lui c’era.
«Dormi, Charlotte.» le disse alla fine, rimboccandole le coperte e sfiorandole la fronte con le labbra. «Penseremo a tutto domani.»
«Buonanotte, Erik.»
«Buonanotte.» le disse prima di spegnere la luce e uscire.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao! Eccovi il 27esimo capitolo! Spero vi piaccia!
A martedì, Eli
   
 
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