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Autore: Smeralda Elesar    29/09/2014    3 recensioni
Dopo gli avvenimenti di "The dark World"
Su Midgard, Thor ha cominciato una nuova vita con la sua amata Jane Foster, ma ancora non riesce a darsi pace per la morte di Loki.
Su Asgard, Loki l'impostore viene scoperto ed è costretto a scappare.
E chi in tutti i nove regni sarebbe ancora disposto ad aiutarlo, se non suo fratello maggiore (almeno finché non scoprirà tutta la verità)?
Questa volta un inganno abilmente ordito permetterà al signore delle menzogne di scansare la punizione divina e di farsi difendere proprio da chi avrebbe più diritto (e forse intenzione) di tirargli contro il martello Mjollnir.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il sacro vincolo dell’ospitalità

 

-Giuramento di sangue-

 

*

Thor amava la vita che faceva con Jane su Midgard.

Nel Surrey, in Inghilterra, c’era una villetta a due piani: una costruzione graziosa che sarebbe stata il sogno di ogni ragazza midgardiana per costruirci il proprio nido d’amore, e difatti Jane ne era stata conquistata e Thor aveva acconsentito di buon grado a vivere lì.

E in fondo, che fosse in un camper in mezzo al deserto del New Mexico, in un monolocale a New York o in una villetta nel Surrey, Thor sarebbe stato comunque contento perché sarebbe stato con lei.

Ogni giorno che passava era sempre più convinto che il discorso che aveva fatto a suo padre fosse stato giusto.

Anche dopo aver sconfitto Malekith e relegato l’Aether nel mondo oscuro non si era mai tirato indietro davanti ad una chiamata di Heimdall e aveva combattuto in tutti i nove regni ogni volta che c’era stato bisogno di lui, ma su un trono proprio no, non ci si vedeva.

Hliðskjálf, il trono di Asgard, voleva dire potere e riconoscimento del suo valore, ma avrebbe voluto dire anche perdita di autonomia e di libertà.

Per questo quando tornava ad Asgard e parlava con suo padre, quando Odino gli chiedeva se fosse certo della sua scelta lui rispondeva di sì con tutta convinzione.

L’unica scheggia fuori posto nella sua vita era rimasta Loki.

Loki, l’ingannatore, il traditore, il neonato rifiutato dalla sua specie ed il principe senza patria, il conquistatore spietato e senza morale che tuttavia Thor non aveva mai smesso di considerare suo fratello ed amare come tale.

Loki che era morto tra le sue braccia lasciando troppe cose non dette tra di loro, se non quel disperato “mi dispiace” che cercava di riparare secoli di rancore.

Spesso il ricordo di quello che era successo su Svarthalfehim lo teneva sveglio la notte.

Lui e Loki avevano combattuto di nuovo insieme come avevano sempre fatto, si erano aiutati  a vicenda, Loki lo aveva aiutato anche proteggendo Jane, e Thor aveva cominciato a pensare che tutto stesse andando per il meglio.

Forse Loki avrebbe potuto persino sperare nella clemenza di Odino visto che aveva aiutato indirettamente a salvare Asgard e gli altri otto regni.

E invece tutto si era spezzato nel grido di dolore e di sorpresa di Loki.

Una cosa Thor non aveva imparato da quando era su Midgard: a piangere.

Jane era convinta che lo avrebbe aiutato, ma lui non ci riusciva.

Quando pensava al fratello il dolore per la sua perdita si trasformava all’istante in rabbia cieca verso se stesso, per non aver saputo intervenire. Per non averlo saputo proteggere.

Allora usciva di casa svelto, con Mjollnir nascosto sotto una giacca, e correva lontano per chilometri e chilometri fino a qualche posto desolato in cui dava libero sfogo alla sua rabbia scatenando tempeste apocalittiche.

Tornava solo quando era esausto e la rabbia che aveva in corpo non avrebbe più potuto esplodere e fare danni alla persone che gli stavano intorno.

 

**

Quella settimana Jane era fuori per un congresso di astrofisica in Scozia.

Thor era rimasto a casa perché ancora non si trovava troppo a suo agio immerso in eventi mondani e non voleva fare qualcosa di sbagliato che mettesse Jane in imbarazzo.

Va bene che non avrebbe più spaccato a terra i bicchieri per chiedere ancora da bere, ma non si sentiva comunque pronto a rischiare.

Solo che dopo tre giorni di solitudine stava cominciando a pentirsi della sua scelta perché stando da solo pensava sempre più spesso a Loki, e a come tutto era andato storto rispetto a come lui aveva programmato.

Lui aveva già deciso dal momento in cui lo aveva fatto uscire di prigione: non ce lo avrebbe riportato.

Avrebbe cercato di capirlo e di rimediare ai torti che suo fratello aveva subito o credeva di aver subito e avrebbero risolto tutto, insieme, fossero anche serviti mille anni e mille anni.

Il tempo non sarebbe certo mancato a loro che erano dei.

E invece Loki era morto senza che lui avesse avuto il tempo di dirgli cosa pensava realmente.

Sentiva la rabbia ed il dolore cominciare a divorarlo dall’interno.

Decisamente era il momento di uscire, prima che una tempesta elettrica si scatenasse dentro le mura della cucina e radesse al suolo la casa.

Sarebbe stato difficile spiegarlo a Jane.

 

***

 

Rientrò parecchie ore dopo, esausto e capace a stento di reggere Mjollnir, che tuttavia ancora palpitava di deboli scariche elettrostatiche.

 

-Immagino che ancora una volta sia colpa mia-

 

La voce alle sue spalle lo fece sussultare.

Si girò di scatto e di fronte a lui, in mezzo al corridoio, c’era Loki.

 

-Tu!?-

 

Gridò esterrefatto.

 

-Io-

 

Gli rispose lui calmo.

“Non può essere! Loki è morto davanti a me!”

“Ma già una volta lo avevate creduto morto, no? E invece è tornato”

Gli si avvicinò cauto, con Mjollnir ben stretto in pugno e pronto ad usarlo anche se avesse dovuto demolire la casa.

Forse era un trucco. Loki non era l’unico maestro di magia dei nove regni e qualcun altro avrebbe potuto approfittare ed assumere le sembianze di Loki per confondere lui.

O forse semplicemente stava impazzendo perché aveva passato troppo tempo da solo con i suoi rimorsi.

 

-Sei veramente tu?-

 

Gli chiese alla fine.

Loki allargò le braccia.

 

-Capisco che la cosa potrebbe non farti piacere, ma sì, sono veramente io-

 

Una risposta del genere sarebbe stata proprio nello stile di Loki.

Allora Thor non ebbe più dubbi.

Una volta appurato che era Loki, quello vero (che per la seconda volta l’aveva fatto passare per stupido facendogli piangere la sua morte) e appurato che stava bene, dargli almeno un bel paio di sberle gli sembrava doveroso.

Poi si sarebbe fatto spiegare come e perché era vivo quando meno di due anni prima lui aveva stretto un cadavere tra le braccia.

Mise giù Mjollnir per non avere la tentazione di usarlo (non voleva fargli troppo male, e oltretutto Jane non avrebbe approvato se i mobili appena finiti di pagare fossero stati inceneriti dalle folgori) e si buttò in avanti per recapitare a suo fratello almeno un pugno.

Loki non fece neanche un movimento per scansarsi, continuò a sorridergli anche quando il pugno lo colpì in pieno alla mandibola.

Thor inorridì quando si accorse che la metà inferiore del viso di Loki era stato devastato dal suo colpo.

Ritrasse la mano e le nocche erano sporche di sangue.

 

-No! Oh, no… io…-

 

Balbettò terrorizzato.

Poi tutto si dissolse nella luminescenza verde tipica delle illusioni di Loki.

Il sangue sulla sua mano, il viso sfigurato di suo fratello e infine tutta la sua figura.

Lo aveva preso in giro. Di nuovo!

 

-LOKI!!! Adesso smettila con questi stupidi trucchi! Fatti vedere!-

 

Si trovò ad urlare furioso.

 

-Come desideri, lo sai che basta chiedere. Non c’è bisogno di fare queste scenate-

 

Stavolta la voce proveniva dal salotto.

“Forse è solo un’altra illusione! Loki sarebbe capacissimo di farmi inseguire per giorni un’immagine falsa o anche solo il suono della sua voce perché sa che io ci cascherei sempre”

Eppure non aveva scelta.

Entrò nel salotto e trovò Loki di nuovo ad attenderlo, stavolta con un sorriso amabile.

 

-Non prendertela per prima, fratello. Capirai certamente che sarebbe stato sciocco da parte mia presentarmi subito a te di persona, considerato che conosco bene la tua propensione a dare in escandescenze e sapendo che probabilmente ti saresti infuriato con me. E per quanto riguarda lo scherzo di prima, bè…- Loki cambiò il sorriso in un’aria di furbizia assolutamente detestabile -Perdonami ma la tentazione è stata troppo forte. Sai, prenderti in giro è una cosa che mi è mancata tantissimo-

 

-Sei un idiota-

 

Gli disse Thor.

Loki allargò il suo ghigno furbesco.

 

-Anche io sono felice di rivederti, fratello-

 

Thor dominò l’impulso di lanciarsi di nuovo in avanti per picchiarlo solo perché sapeva che quasi sicuramente era un’altra illusione, e lui non voleva fare di nuovo la figura dello stupido.

 

-Perché sei ancora vivo?-

 

Gli chiese a denti stretti.

Fare domande a Loki poteva essere solo una perdita di tempo perché le probabilità che gli dicesse la verità erano veramente molto scarse, ma tanto valeva provare, no?

Forse no, visto che l’espressione di Loki si indurì in qualcosa che era un misto di rabbia, delusione e rancore.

 

-Ti dispiace, non è vero? Sarei dovuto morire a Svarthalfehim in modo che tu e Odino non doveste più preoccuparvi di me?-

 

-No! Lo sai che non intendevo questo, Loki! Solo che non capisco. Eri morto, io ti ho visto-

 

Loki fece una smorfia.

 

-Hai visto ciò che io ti ho fatto vedere. E hai creduto a ciò a cui volevi credere-

 

Ancora una volta nella voce di Loki sentì chiaramente l’accusa di essere stato intimamente contento di essersi liberato di lui.

 

-Adesso basta, Loki! Io non ho mai voluto la tua morte-

 

Si affrettò a dire.

Bugiardo!

 

-Ah, no? Non volevi?- 

 

Loki si sporse in avanti per fissarlo negli occhi, e Thor suo malgrado provò l’istinto di ritrarsi.

 

-E allora perché non sembri contento di rivedermi?-

 

Da quando gli occhi di Loki erano diventati punture di spillo?

O forse era lui che si sentiva in colpa e per questo ogni accenno di accusa lo faceva tremare?

 

 -Sbaglio o prima mi avresti aggredito?-

 

Loki, piegato in avanti, sembrava tendersi verso di lui e tutto il suo corpo fremeva in attesa della risposta.

Il petto si alzava e abbassava in brevi respiri nervosi.

In quel momento a Thor sembrò che suo fratello fosse irrimediabilmente fragile.

“È spaventato. Teme che io voglia davvero liberarmi di lui. Teme di essere rifiutato”

Per la prima volta ebbe la netta impressione di riuscire a capire fino in fondo la persona che aveva davanti: ogni secondo del suo silenzio doveva essere per Loki una conferma crudele di quanto già pensava: lui lo voleva morto.

Il suo viso si contraeva spesso come se stesse cercando di trattenere una smorfia di dolore.

Thor scosse la testa.

No, non poteva permettere che ci fossero altri malintesi tra di loro, e soprattutto non poteva permettere che Loki si convincesse di una falsità.

 

-Ti sbagli, io non sono contrariato perché sei vivo-

 

La tensione che attraversava il corpo di Loki si sciolse un po’ a quelle parole.

 

-Ma sappi che sono molto in collera con te perché mi hai ingannato-

 

Aggiunse subito Thor.

Loki lo fissò di nuovo con quel suo sguardo capace di scoprire la minima bugia e ammiccando con aria complice per ricordagli che nessuno può ingannare il dio degli inganni.

 

-Dimmi, davvero non te lo aspettavi? Credevi che mi sarei lasciato riportare in cella così facilmente?-

 

-Certo che mi aspettavo un tentativo di fuga! Ma quello che hai fatto tu è stato… eccessivo-

 

Si fermò a corto di parole.

Dannazione, lui non era mai stato bravo a mentire, anzi la sua caratteristica era sempre stata (come diceva Loki) dire le cose senza prima farle passare dal cervello.

E in quel momento, se non si fosse costretto a tacere, avrebbe rivelato a Loki che lo aveva ferito il fatto che fosse stato tanto cinico da continuare a fingersi morto mentre lui si disperava su quello che credeva il suo cadavere.

Una cosa del genere gli sarebbe costata espressioni di dileggio per il suo sentimentalismo per  il resto della vita e anche dopo, nel Walhalla o in Hel.

 

-Eccessivo dici? Vuoi spiegarmi come mai questa strana definizione?-

 

-No, non voglio- Tagliò lui brusco –Piuttosto, dimmi tu cosa ci fai qui. Adesso che so che sei vivo tutta la tua commedia ha perso senso, no? Devi essere in grave difficoltà per esserti fatto vedere da me-

 

Loki strinse le labbra e distolse lo sguardo.

In quel momento era il ritratto della desolazione, con i capelli lunghi che ricadevano in ciocche scomposte, le spalle abbattute ed il viso tirato.

Aveva persino gli occhi lucidi.

“Non farti imbrogliare!” si ammonì mentalmente Thor “Ricorda che è riuscito a farti credere di essere un corpo senza vita!”

 

-Hai ragione tu, Thor. Sono molto in difficoltà e rivelarmi a te è un gesto disperato-

 

Loki stese la mano destra davanti a sé, mentre nella sinistra stringeva il suo pugnale.

Lo sollevò in alto e prima che Thor potesse capire cosa stava facendo lo calò con forza sul palmo della destra.

La lama uscì dal dorso e Loki cadde in ginocchio gridando di dolore.

 

-Loki! Dannazione, ma che hai fatto?!-

 

Thor fece per muoversi verso di lui per soccorrerlo ma Loki lo bloccò con un secco “no”.

Si strappò il pugnale dalla carne e sollevò la mano insanguinata verso di lui.

 

-Adesso ascoltami, fratello, perché per questo sangue giuro che non ci sarà menzogna nelle mie parole-

 

Thor non poté fare niente: era il giuramento del sangue e lui era obbligato ad ascoltare Loki fino alla fine.

Neanche l’Ingannatore avrebbe potuto giurare il falso in quelle circostanze, altrimenti il suo stesso sangue si sarebbe mutato in veleno e lo avrebbe ucciso.

Loki si alzò in piedi tremando e stringendo i denti per il dolore, e parlò con la mano destra bene in vista.

 

-Io, Loki di Asgard, ho bisogno di asilo. Sono scappato e mi sono nascosto per tanto tempo ma adesso gli incantesimi che mi tengono celato agli occhi del guardiano Heimdall sono diventati inutili, ed in ogni caso non posso più mantenerli. Adesso ho bisogno un posto dove poter riposare e stare al sicuro per un po’ di tempo. Ti chiedo protezione come esule e come ospite-

 

Tacque in attesa della sua risposta, ed ancora una volta Thor gli lesse in viso quell’espressione che diceva “sono nelle tue mani, ti prego, non spezzarmi” resa ancora più straziante dai tremiti che gli scuotevano il corpo.

“Ha giurato sul suo sangue, deve aver detto la verità”

“È Loki! Non sai fino a che punto può realmente spingersi”

Thor gli si avvicinò un po’, scrutandolo intensamente per cercare di capire dove fosse il trucco quella volta.

Non vide niente a parte dolore, e non solo fisico.

 

-Come posso sapere che non è un’illusione anche questa?-

 

Gli chiese sospettoso.

Si impose di ignorare la sua espressione sofferente, anche a costo di ferirlo, perché non aveva nessuna intenzione di farsi imbrogliare di nuovo.

Loki gli rispose con un sorriso amaro.

 

-Allora è vero: chi mente sempre, poi non viene creduto proprio nel momento in cui dice la verità-

 

Thor non gli rispose, continuò a fissarlo.

Non si sarebbe lasciato ingannare da quell’ennesimo tentativo di farlo sentire in colpa: se Loki voleva la sua fiducia doveva dimostrare di meritarla.

 

-Le illusioni scompaiono-

 

Disse Loki dopo un lungo silenzio.

Fece un paio di passi verso di lui e gli tese entrambe le mani.

 

-Prenditi tu stesso la prova che non ti sto mentendo-

 

Lo invitò con espressione seria.

Thor guardò la mano destra sfregiata e sanguinante, poi la sinistra che aveva stretto il pugnale, infine guardò il volto di suo fratello.

Ora esprimeva determinazione, e forse un leggero disappunto per non essere creduto l’unica volta che diceva il vero.

Da parte sua Thor ne aveva abbastanza dell’incertezza.

Lo avrebbe toccato, e se quell’immagine di Loki fosse svanita come la precedente giurò a se stesso che non gli avrebbe mai più concesso alcuno spiraglio di fiducia, neanche se Loki lo avesse supplicato in ginocchio.

Se invece quello fosse stato veramente Loki…

Gli afferrò entrambi gli avambracci con un movimento rapido.

 

-Ahi!-

 

Thor sentì a malapena il lamento che Loki si lasciò sfuggire quando lui gli urtò la mano ferita.

Era lui! Era veramente suo fratello e per una volta gli aveva detto la verità!

Continuò a stringergli le braccia poco sopra i polsi, per accertarsi che fosse vero.

Era vero. Era Loki, che ricambiava debolmente la stretta.

Qualcosa di simile alla gioia si risvegliò nel petto di Thor.

Più tardi, forse, avrebbe rifilato a Loki tutte le sberle che meritava per quel trucco ignobile del fingersi morto, ma per il momento era troppo felice di vederlo vivo ed incolume.

E, per una volta, sincero.

 

-Adesso sei convinto, Thor? Sono io-

 

Disse Loki con un aria quasi timida.

E Thor non vide il bugiardo che gli aveva mentito sulla morte di suo padre o quello che lo aveva colpito a tradimento mentre lui gli offriva una possibilità di riappacificazione, vide invece il fratello con cui era cresciuto e quello che, nonostante tutto, su Svarthalfehim gli aveva salvato la vita.

Quello bastò a spazzare via gli ultimi dubbi.

Strinse la presa sui polsi di Loki mentre faceva la sua promessa.

 

-Io, Thor, figlio di Odino, ti accolgo nella mia casa. Da questo momento sei protetto dal sacro vincolo dell’ospitalità. Mi impegno a proteggerti come fratello, amico e alleato-

 

Loki lasciò andare un’espressione di sollievo, e a sua volta promise solennemente.

 

-Ed io mi impegno a rispettare te, la tua casa, la tua sposa ed i tuoi beni, e ad onorare l’ospitalità che mi concedi-

 

Thor sorrise.

Era tutto perfetto in quel momento: erano in equilibrio e forse per la prima volta dopo secoli avevano ritrovato l’antica complicità e riuscivano a capirsi.

Solo in quel momento si accorse che avevano giurato con la stessa solennità che se fossero stati al palazzo reale di Asgard, e non in una casa di poche stanze a Midgard.

Era normale.

Dopotutto loro erano figli di Odino e principi di Asgard, non importava in quale dei nove mondi si trovassero.

 

-Loki… fratello-

 

Gli lasciò andare i polsi, ma solo per stringerlo in un abbraccio.

 

-Ehm… Thor… questo è imbarazzante, fuori luogo ed assolutamente non necessario-

 

Mugugnò Loki con il viso schiacciato contro la sua spalla.

Lui lo ignorò.

 

-Sul serio, ti sono grato per l’ospitalità, ma ti sarei ancora più grato se adesso mi lasciassi andare-

 

Thor lo ignorò ancora.

In quel momento aveva solo bisogno di sentire Loki vicino e non gliene importava niente delle sue proteste.

 

***

Avrebbe voluto chiedere a Loki tante cose, ma aveva anche capito che suo fratello era stanco.

Gli aveva preparato la stanza degli ospiti ed aveva insistito per bendargli la mano.

Sapeva benissimo che non ce n’era alcun reale bisogno, ma lo stesso Thor voleva fare qualcosa per lui.

 

-Dimmi, Thor… hai pensato che aiutare me potrebbe crearti dei problemi?-

 

Gli aveva chiesto Loki.

Ad esempio l’esercito di Asgard al completo che marcia in assetto di combattimento nel vialetto di casa.

Lui aveva risposto con un alzata di spalle.

 

-Se avrò dei problemi li affronterò-

 

-Li affronteremo insieme-

 

Thor aveva alzato la testa di scatto, e subito aveva incrociato lo sguardo divertito di Loki.

 

-Che c’è? Ne sei sorpreso, fratello? So bene di essere una castagna bollente e che avere a che fare con me è una cosa che tutti i nove regni eviterebbero accuratamente. Per questo apprezzo molto quello che stai facendo per me. Credevi che mi sarei dileguato come un vigliacco appena avessi fiutato aria di pericolo? Lasciando te ad affrontare da solo ogni conseguenza? Non sarebbe un modo corretto di “onorare l’ospitalità”, non credi?-

 

Thor non gli rispose direttamente, invece gli fece a sua volta una domanda.

 

-Verranno a cercarti, lo sai?-

 

-Lo so- rispose Loki guardando lontano, poi riportò lo sguardo su di lui -E tu? Tu lo sai?-

 

“Sarai disposto a batterti per me quando verranno a prendermi?” era la vera domanda.

 

-Sì, lo so-

 

“Ti difenderò. Non voglio perderti di nuovo”

 

Erano rimasti in silenzio per un po’, ognuno perso nei propri pensieri, finché Loki non si era deciso a dire qualcosa.

 

-Sai, Thor, non ero sicuro che tu avresti accettato di aiutarmi. Te l’ho detto, venire a cercare te è stata una mossa disperata. Comunque… grazie-

 

Lui aveva annuito.

 

-Spero che ti troverai bene qui da noi-

 

****

 

Dal momento in cu aveva promesso di prendere Loki sotto la sua protezione, Thor sapeva che avrebbe avuto problemi.

Era dannatamente vero: il dio degli inganni era una castagna bollente da maneggiare con molta cura.

Ma prima di tutto era suo fratello, che gli aveva chiesto ospitalità perché non aveva un altro posto in tutti i nove regni in cui sperare di trovare un po’ di comprensione.

Questo pensiero gli faceva sorgere spontaneo e più forte che mai l’istinto di proteggerlo, anche se probabilmente con la sua decisione di dargli asilo avrebbe scatenato di nuovo l’ira di Padre.

Fuori, un fulmine si abbatté molto vicino alla casa.

Un fulmine non naturale, troppo intenso e brillante, a paragone del quale quelli che lui evocava con Mjollnir erano solo deboli guizzi di elettricità.

Thor si alzò dal letto dove era disteso con le braccia dietro la testa.

A quanto pare avrebbe dovuto rendere conto del suo comportamento prima di quanto avrebbe voluto.

 

*****

 

Più tardi, in giardino, un furioso Padre degli dei inveiva contro Thor, che poteva solo starsene a testa bassa sotto quella grandinata di rimproveri.

 

-Ti rendi conto di che cosa hai fatto, razza di sconsiderato?!-

 

Non era la prima volta che Padre gridava contro di lui, ma era la prima volta in assoluto che Thor si sentiva piccolo ed in colpa come da bambino.

Padre non era tanto furioso con lui dai tempi della sua avventura a Jotunheim, ed in quel momento aveva ancora più ragione perché lui aveva probabilmente fatto la più grossa sciocchezza della sua vita.

 

-Lo hai fatto uscire dall’unico posto che poteva contenere i suoi poteri perché eri più preoccupato per la tua umana che per l’incolumità dei nove regni -

 

E considerato che aveva più di cinquemila anni e che di “sciocchezze” ne aveva fatte tante, quella era ancora di più un record nel suo genere.

 

-Poi ti sei fatto ingannare da lui e te lo sei fatto scappare -

 

Aveva appena reso intoccabile Loki, l’essere contro cui Odino era più infuriato nell’intero universo.

Dopo di lui in quel momento ovviamente.

 

-E quando si è ripresentato a te, tu non hai pensato di chiedergli cosa avesse fatto fino a quel momento. No! Tu gli hai concesso ospitalità!-

 

-Padre, io…-

 

-Taci! Il tuo comportamento non ha giustificazioni! Adesso nessuno potrà attaccarlo perché è sotto la tua protezione. Dovrai batterti per difendere chi ha tradito la casa dove sei cresciuto, lo capisci questo? E non potrai neanche scacciarlo dalla tua casa perché gli hai promesso la protezione dell’ospite. Se rompessi la promessa e lo scacciassi diventeresti tu stesso un criminale. Non ti rendi conto di quanto sei stato stolto ad impegnarti con Loki in una promessa del genere?-

 

A interrompere Odino fu la voce beffarda di Loki.

 

-Calma, calma, Padre degli dei. Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio-

 

Persino Odino tacque quando Loki si presentò sulla soglia.

 

-Bene, adesso va molto meglio. È terribilmente disturbante l’idea di dover gridare così contro i membri della propria famiglia, non trovi?-

 

Teneva lo sguardo fisso su Odino, che cieco di rabbia raccolse subito la provocazione a proposito di “membri della propria famiglia”.

 

-Tu! Tu, serpe, sei stato la rovina della mia casa!-

 

Se quell’accoglienza aveva in qualche modo turbato Loki, lui non lo diede a vedere.

Scese lentamente i gradini dell’ingresso e si fermò a poca distanza da loro due, dove rimase a fissare Odino con aria maliziosa, come un ragazzino che si diverte ad aizzare un grosso cane standosene dietro un recinto, sicuro che in ogni caso e per quanto lo desideri il bestione non potrà mai e poi mai raggiungerlo.

 

-Per questo non credo tu possa dare la colpa a me. Vedi, Padre degli dei, la decisione di farmi entrare nella tua casa è stata solo ed esclusivamente tua. Io non ho avuto voce in capitolo, se ben ricordo. O sbaglio?-

 

-Quel giorno ho avuto pietà di una creatura che non ne meritava-

 

Gli ringhiò contro Odino.

Loki gli sorrise con falsa comprensione.

 

-Non prendertela con te stesso, grande Padretutto. Un errore di valutazione può capitare a chiunque ogni paio di migliaia di anni, no?-

 

A quelle parole la rabbia di Odino esplose contro Loki.

Levò in alto la lancia e scagliò un fascio di energia dritto verso di lui.

Lo avrebbe ferito gravemente, o forse addirittura ucciso… se Thor non lo avesse spinto via  con una spallata.

La scarica colpì a metà, ferendoli entrambi, Loki alla spalla sinistra e Thor lungo tutto il braccio destro.

Che bruciava maledettamente, accecandolo di dolore.

 

-Padre, ti prego! Lo sai che devo proteggerlo. Non costringermi a combattere contro di te-

 

Odino rimase a fissarlo con l’unico occhio, chiaramente combattuto tra l’affetto per suo figlio e la rabbia.

Tra loro calò un attimo di silenzio.

 

-Padre…-

 

Cominciò Thor.

Aveva intenzione di spiegarsi, di dirgli che come aveva creato quel danno lo avrebbe riparato e che si sarebbe assunto direttamente la responsabilità per qualsiasi azione di Loki, buona o malvagia che fosse, ma non avrebbe lasciato che nessuno gli facesse del male.

Non ebbe il tempo di farlo.

Un suono strano turbò la quiete della notte, qualcosa che sembrava insieme un rantolo di agonia ed una risata folle.

E infatti Loki, mentre si contorceva a terra dal dolore ed aveva il viso rigato di lacrime, stava con la testa rovesciata all’indietro e rideva.

 

-Oh… non è… meraviglioso?-

 

Sputò fuori a forza.

 

-Sembra proprio… sembra che… che io…-

 

Thor lo raggiunse e si inginocchiò accanto a lui.

In quel momento avrebbe dovuto odiarlo più che mai, ma tutto quello che sentiva era solo una gran pena.

“Fratello. Come siamo arrivati al punto che tu debba costringerci con l’inganno per avere il nostro aiuto?”

Gli sollevò un po’ la testa mettendogli una mano dietro la nuca.

Allora Loki lo guardò con occhi che brillavano di soddisfazione nel viso contratto.

 

-Sembra che… io… vi abbia giocato di nuovo…-

 

_______________________________________________________________________________________________________________________________

 

Cantuccio dell’Autore

 

Oh-o! Sono di nuovo qui!

A dare fastidio a Loki e a voi.

Soprattutto a voi. No, soprattutto a Loki. No, soprattutto…

Vabbè, io intanto do fastidio, poi vediamo a chi di più.

Forse è il caso che adesso spiego un paio di cose:

 

0-Loki si appella veramente al vincolo di ospitalità nel poema Lokasenna, solo che lì essendo pura mitologia norrena gli va male.

Altro che ospitalità: finisce legato (con le interiora di suo figlio Vali come corda O_O) in una grotta con un serpente che gli sgocciola veleno in faccia.

Che simpatici gli dei nordici, eh?

 

1-Loki si trova a chiedere aiuto a Thor perché in qualche modo il fatto che si spacciava per Odino è stato scoperto. Ora non pretendete che vi dico come perché non lo so.

 

2-Il vincolo dell’ospitalità è sacro. Avete presente il diritto di asilo di “Notre Dame de Paris” e de “I promessi sposi”? Ecco: quello. L’ospite è sacro e intoccabile, non importa se e di cosa è colpevole. Spero di essere riuscita con questo a spiegare come mai Thor si è cacciato  in un lago di letame con le sue stesse mani.

 

3-Il giuramento sul sangue è il clichè più clichè di tutti i clichè della letteratura fantasy e non, però fa tanto figo e ve lo tenete.

 

4-Loki gioca nel modo più bastardo possibile con i sentimenti di Thor per arrivare dove vuole lui. Ma questa non è una novità.

 

5-“Non vedo il motivo di tutto questo subbuglio” è una delle prime battute di Loki in “The dark world”. Sì, lo so che l’avevate riconosciuta, ma io faccio finta di essere professionale e metto i dovuti crediti.

 

6-Ho la folle speranza di essere riuscita a rendere almeno in parte la recitazione spettacolare di Tom Hiddleston.

 

7-Questo potrebbe essere il primo capitolo di una long fiction, non so, dipenderà dal tempo e dall’ispirazione.

 

Bene, ho finito, ringrazio con un croissant ogni anima buona che è arrivata a leggere fin qui.

 

Ps: spicciatevi a prendere i croissant perché Loki ha una predilezione per quelli alla crema pasticcera e Thor ne finisce un vassoio da solo, quindi rischiate di restare senza.

 

                                                                              Makoto

   
 
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