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Autore: Valeriagp    29/09/2014    1 recensioni
E' Natale. E come tutti gli anni Bradley vorrebbe che questi giorni sparissero dal calendario.
Ma in fondo c'è una cosa che desidera per queste feste: rivedere Colin dopo mesi di lontananza. E così decide di prendere un aereo e partire per Armagh.
***
Storia scritta a quattro mani con shipalltheships :) Nostro regalino di Natale per il fandom!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bradley James, Colin Morgan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell'autrice:
Ed eccoci finalmente alla lunga conclusione di questa Brolin su cui io e Ship lavoriamo da tanto tempo.
Speriamo di aver fatto giustizia a questi due, e che vi piaccia come abbiamo deciso di far evolvere la storia. 
Attendiamo entrambe le vostre recensioni; come sempre, anche questo capitolo conclusivo verrà pubblicato su entrambi i nostri profili, visto che è frutto della collaborazione equa di entrambe.

Personalmente, approfitto per ringraziare proprio lei, la mia adorata Ship, che con il suo costante incoraggiamento mi ha ridato la voglia di ricominciare a scrivere. Sei sempre la mia autrice preferita per quanto riguarda il Merthur e il Brolin, ed è stato un onore collaborare con te :*
Valeria

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Il tempo sembra essersi fermato, imponendo a Bradley la sensazione che stia correndo contro di lui.

Si stiracchia bruscamente, per rimettersi in moto subito, inquieto.

Perché doveva trovarsi a tutti quei chilometri di distanza da Londra? Non aveva mai odiato gli Stati Uniti tanto come in quel momento.

Doveva ritornare subito in Inghilterra, cercare di recuperare il rapporto con Colin... il suo messaggio era stata una frustata inaudita sul suo cuore, una presa di consapevolezza estrema, ulteriore, definitiva.

Si riscuote coi nervi ormai a pezzi, ma la mente lucida per la prima volta.

L'unica maniera per risparmiare tempo era fare più cose contemporaneamente, sempre che riuscisse a trovare i biglietti, ovvio.

Saltando giù dal letto, allo stesso momento cerca quindi di chiamare la compagnia aerea, un taxi, vestirsi e fare la borsa per partire immediatamente.

I suoi gesti sembrano volare, fino a che fare tutto insieme ad un certo punto diventa impossibile, quindi si ferma per un attimo in piedi in mezzo alla stanza, paonazzo in volto, con il telefono in una mano, l’altra che stringe la cintura dei jeans, e un piede all’interno della gamba del pantalone.

E’ completamente incastrato, immagine palese di quanto lo sia anche la sua vita ormai, così rimane lì un secondo, prima di buttare il telefono sul letto, sbuffare, e finire con la mano libera di tirarsi su i pantaloni.

Dannazione...

Ricade sul letto, preda dello sconforto, prendendosi la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia, concentrandosi per qualche istante in modo da raccogliere i pensieri.

Colin lo aveva lasciato.

Bradley sa bene che il suo doveva essere un gesto disperato, e dopo il loro ultimo incontro a Natale forse se lo era anche aspettato…

Solo che...

In fondo aveva pensato che non sarebbe mai successo, sicuro com’era di sé, dei sentimenti di Colin per lui.

Del fatto che nonostante tutto ci fosse sempre un domani per decidere, per ripensarci, per crescere.

Stupido!

Bradley si dispera a quel punto.

L’ho perso, o almeno lo sto perdendo…

Pensavo di avere tutto il tempo del mondo, nella mia presunzione che Colin mi avrebbe aspettato per sempre, o almeno fino a quando mi sarei deciso. Invece questa volta mi ha dimostrato che non vuole più aspettare… e che preferisce costruirsi una vita senza di me.
Ma non succederà, non posso lasciare che succeda.

È tutto quello che può fare per restare a galla: aggrapparsi disperatamente a una soluzione materiale, correre una corsa contro il tempo...

Quello, almeno, può farlo.

Sicuro ormai sul da farsi, Bradley afferra di nuovo il telefono, e questa volta è lucido e deciso. Deve partire immediatamente per andare a salvare il loro rapporto.

Ne vale della vita di entrambi, non solo di quella di Colin, ma sopratutto della sua.

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Un paio di telefonate e mezz’ora dopo, è in taxi, che si sta dirigendo all’aeroporto.

Ha miracolosamente trovato infatti un volo in partenza solo un’ora dopo, e sta precipitandosi a imbarcarsi per le 10 ore più lunghe della sua vita.

Con sé ha solamente un paio di cambi di vestiti, visto che la maggior parte di quello che aveva in valigia era adatto alle piste da sci ma non al clima di Londra, sebbene fosse fredda in quel periodo dell’anno.

I vetri dell'auto sono appannati, come appannata è la sua visione di ciò che sarà da quel momento, almeno fino a quando non vedrà Colin, non proverà a riprenderselo una volta per tutte.

Chissà cosa diavolo stava facendo, quanto doveva essersi consumato dietro a quella decisione, se stava mangiando, se si stava spegnendo...

Se stava comunque pensando a lui in quella vigilia nonostante la rottura.
Se il bisogno di lui lo soffocava, come stava soffocando lui proprio a causa di quella decisione.
Non doveva essere stato facile prenderla, scegliere di vivere anche quando sapeva che una vita poteva averla solo al suo fianco...

Accontentarsi.

Esattamente come lui.

Una sensazione che Bradley conosceva molto bene.

Si irrigidisce sul sedile posteriore ricordandosi improvvisamente che ha anche un'altra telefonata da fare, e nonostante tutto ancora spiegazioni da dare: chiama Georgia per avvisarla che sta partendo.

Qualche minuto di fredde parole di entrambi e stavolta è finito davvero tutto.

Il cellulare resta muto sul numero di lei, sulla loro distanza ormai abissale.

Non era stato necessario nemmeno spiegare il perché della sua partenza, lo aveva capito da sola.
A Bradley dispiaceva che fra loro le cose fossero finite così, ma in quel momento Georgia era davvero l’ultimo dei suoi pensieri.

Colin era l'unica cosa importante, un pensiero pervasivo, schiacciante.

Era stato quasi incredulo quando la signorina della British Airways gli aveva detto che c’era un posto libero sul volo su cui avrebbe viaggiato: era o non era il 31 di dicembre in fondo? Molta gente stava di sicuro raggiungendo i propri cari per passare insieme le feste.

Il taxi si ferma, Brad paga la corsa e come un automa immagina le lancette dell'orologio nella mente, pregando che scorrano più velocemente, senza respiro, e allo stesso tempo temendo che siano troppo lente, che quando arriverà a Londra sia già troppo tardi.

Sa bene cosa farà Colin quella sera: sarà in scena con Mojo.

Sa anche che gli sarà impossibile arrivare in tempo a teatro, prima che lo spettacolo finisca: il suo volo arriva a Londra di prima mattina. Tuttavia spera di trovarlo a casa, e segretamente confida che sia talmente giù che non se la senta di festeggiare.

Non vuole chiamarlo, dirgli che sta andando da lui, perché teme un rifiuto da parte sua.  Non vuole correre quel rischio.

Ormai sta correndo contro il tempo, mentre passa il suo borsone nel metal detector dell’aeroporto per imbarcarsi.

Tic toc, tic toc…


Sente scorrere i minuti dentro, mentre percorre con passo rapido i lunghi corridoi del terminal, sentendo il suo nome venir chiamato dall’altoparlante per l’imbarco immediato: è l'ultima chiamata per il suo volo, deve davvero muoversi.

Neanche gli interessa che il suo “anonimato” sia stato violato così bruscamente dall’attendente dell’aeroporto: il suo nome che riecheggia nella hall di imbarco lo avrebbe fatto infuriare in un altro momento, ma non gli interessa adesso.

Vede due ragazze girarsi verso di lui, e poi mettersi a parlare fra di loro e tirare fuori i loro cellulari.

Ok. Ci mancava solamente un volo lunghissimo con due fan a bordo.

Le due giovani ridacchiano, ma non lo importunano, e di questo Bradley è grato. Sale in aereo e si siede: gli è toccato un posto sul corridoio e, subito dopo il decollo, puntuali come orologi, le due ragazze che lo fissavano durante l'imbarco arrivano accanto al suo posto e si presentano.

"Scusami,  tu sei Bradley James vero?"

Domanda di cortesia, evidentemente.

Almeno non urlano però.

Gli piace il contatto con i fans, quando non troppo invadenti. O almeno gli piace quando ne ha voglia.

E le due ragazze sono discrete e riservate, e la cosa lo fa divenire disponibile.

"Accidenti, mi avete scoperto!", risponde ridendo.

È strano. Non è infastidito come solitamente gli succede, anzi parlare con qualcuno gli fa piacere in quel momento di nervosismo: continua ad avere il terrore che Colin lo respingerà una volta arrivato a Londra, che possa dirgli che ha fatto un viaggio inutile...

E la distrazione momentanea data dalle fan è in fondo gradita.

Le due si presentano: londinesi e fan di Merlin, dicono che lo avevano riconosciuto già prima che l'attendente della British Airways lo chiamasse all'altoparlante.

Sono gentili, discrete: non gli fanno domande private, si limitano ai complimenti per la serie e a domande sul suo futuro lavorativo. Quindi gli chiedono una foto insieme ed un autografo, e Bradley acconsente con piacere, scrivendo:

"Che il vostro anno nuovo sia magico come, spero, sarà il mio".

Loro lo guardano perplesse per un attimo, ma discrete non chiedono chiarimenti, e solo al momento di andar via per tornare al loro posto lanciano comunque una battutina cara a tutto il fandom:

"Salutaci Colin quando lo vedi!"

Ride sinceramente, esponendosi perfino, e forse parlando troppo:

"Spero di poterlo fare molto presto..."

Le due sgranano gli occhi - evidentemente doveva aver fatto loro un regalo, se sono shippers, perchè le ragazze lo salutano sorridendo.

I loro gridolini lo raggiungono non appena tornano a sedersi, e Bradley continua a sorridere: in fondo, almeno le fan, saranno felici se un giorno dichiareranno la loro relazione pubblicamente.

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Colin sbatte un paio di volte col piede contro il muro, profondamente arrabbiato con sé stesso. "Cazzo!"

Ben è pronto a rientrare in scena, e lo fissa dispiaciuto per lui.

"Colin lo so che stai male stasera però per favore... concentrati."

Colin chiude gli occhi appoggiandosi al muro, un lungo sbuffo che gli esce dal petto sfinito… Non riesce. Quella sera è troppo difficile recitare.

"Ho fatto uno sbaglio Ben. Che diavolo mi è saltato in mente di mandargli quel messaggio per lasciarlo? Non dovevo."

Ben lo fissa, Colin sta male e rischiano che l'ultimo spettacolo dell'anno vada a fondo con lui.

"Hai fatto quello che dovevi."

Colin lo fissa, la bocca un taglio.

"Balle. Non ero pronto, non sono pronto, mi sto convincendo ma la verità è che al solo pensiero di non rivederlo più mi sento morire."

"Non lo saresti stato mai. Quindi era da fare e basta."

Colin annuisce ad occhi chiusi, sopraffatto dalla tristezza, dall'inquietudine.

"Sì ma adesso è davvero finita. E mi manca l'aria senza di lui."

Ben sta per rispondergli quando Brendan Coyle li raggiunge in una pausa dalle sue battute.

"Che diavolo succede Morgan? Stasera non sembri nemmeno tu e la gente in sala se ne sta accorgendo. Dimentichi le battute, le correggi in corso di dialogo, dimentichi la respirazione e sbagli i tempi.

Ti siamo venuti incontro io e Ben un paio di volte, visto che la maggior parte delle battute le abbiamo insieme, ma non possiamo continuare a questo modo. L'aria sul palco si è fatta tesa, nervosa. Anche Daniel si sta innervosendo. Rischiamo di trascinare questa ultima dell'anno nel fallimento. Cosa c'è? Stai male? Hai la febbre?"

"No nessuna febbre. Davvero Brendan, scusatemi. Sono... molto nervoso, ho dei problemi personali che mi distraggono e la testa va altrove..."

"Colin, cerchiamo di mettere da parte i nostri problemi negli spettacoli, lo sai bene. Siamo attori, sei un attore da molto tempo, la tua carriera è in forte ascesa, hai un futuro brillante davanti..."

Futuro brillante... senza Bradley?

Che diavolo poteva significare?

Niente.

Non se ne faceva niente di tutto quel successo senza di lui.

Assolutamente niente.

"Probabilmente non ascolterai nemmeno quello che ti sto dicendo. Quando uno sta così di merda e si chiama Colin Morgan nessuno è capace di trovare parole per tirarlo su. Eppure se non vuoi farlo per te perché decidi di fregartene della tua carriera, devi farlo per gli altri tuoi colleghi sul palco, che hanno a cuore la loro e non puoi deciderla al loro posto. Quindi Morgan, trova la concentrazione per favore, come tutti noi. O pensi che nessuno di noi altri sia mai andato in scena con qualche problema personale nella sua storia artistica? Il punto è come lo tieni fuori. Il punto sono i nervi saldi. Ora... sei un ragazzo. Un giovane uomo va bene, ma hai da lottare proprio adesso se non vuoi farti schiacciare. Poi dopo il Capodanno se vuoi parlare con qualcuno sai di trovarlo, siamo qua. Ma stasera Colin... per favore, riprenditi."

Colin ha le lacrime agli occhi, se le leva via col dorso della mano, completamente colpito. Ha un lavoro da fare, dei colleghi a cui portare il rispetto che non vuole considerare di dare a sé stesso. Nessuno può pagare i suoi problemi al suo posto.

Eppure... a farlo tornare, rinsavire, riprendere colore e concentrazione, non è quel discorso ma una propria decisione.

"Sono pronto. Scusatemi tutti, torno in scena e vi garantisco professionalità. Andiamo Brendan, tocca a noi."

Ben gli batte una pacca sulla spalla, facendogli cenno con la testa in approvazione, e Brendan annuisce...

"Bravo ragazzo."

Colin annuisce, pronto a tornare il Colin di sempre, e solo per un semplice motivo.

L'indomani sarà Capodanno, e telefonerà a Bradley per dirgli che ha fatto una cazzata, che ha bisogno di lui, di tornare quando vuole, perché tanto lo aspetterà.

Esattamente come tutte le altre volte.

 

A volte la morte può vestirsi del piacere più sublime.

Perché se era vero che Bradley lo era, se era la sua fine...

Era quella la maniera in cui avrebbe scelto di finire.

Tra le sue braccia.

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La vigilia se ne è andata, volata via nella noia, nella sua scostanza e finta allegria.

A casa di Ben l'atmosfera era stata rilassata tutto il tempo, tutti erano stati discreti con lui, nessuno gli aveva chiesto o detto niente in merito alla sua serata no, e così aveva avuto modo di rilassarsi, di pensare alla chiamata che avrebbe fatto l'indomani, alle parole da dire.

L'amico di Ben e Mark, il musicista, Oliver, si era rivelato una persona piacevole, brillante, attraente. Un bellissimo giovane, elegante, raffinato, colto. Qualcuno davvero da conoscere meglio, se il suo cuore e la sua testa non li avesse già ceduti a qualcun altro, ed il giovane, benché avesse cercato di coinvolgerlo in una conoscenza, alla fine si era accorto della sua scostanza, desistendo.

"Ragazzi... Ben, Mark. Io vado a casa, sono le sette del mattino e ho bisogno di andarmene a letto..."

Di chiamare Bradley appena arrivato.

"Quindi dovete scusarmi. Chiamo un taxi e poi ci sentiamo."

Mark si alza, fissando Ben e Oliver.

"Un taxi? Non è il caso Colin, non ne troveresti uno a quest'ora. Ti accompagno io."

Anche Oliver si alza dal divano e gli si avvicina, serio.

"In realtà anche io avevo pensato di andare via, posso accompagnarti se vuoi, visto che sono arrivato con la mia macchina."

Colin fissa i due stranito, non ha voglia di incoraggiare nessun tipo di apertura alla conoscenza di quel giovane, ma è un amico di Mark e davanti a lui non vuole essere scortese, così accetta. Può sempre essere sincero con il giovane in macchina, a tu per tu, senza mettere in mezzo gli altri.

"Ok. Ma solo se stavi andando via."

L'altro annuisce e Mark sembra soddisfatto.

"Prendo le chiavi allora."

Quando escono dopo aver salutato gli altri, Mark torna da Ben soddisfatto, ma Wishaw spegne subito il suo entusiasmo.

"Colin ha acconsentito solo per dargli il benservito Mark, non farti illusioni. Ha solo voglia di dirglielo con discrezione, tutto qua."

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Il resto del volo era passato senza altri eventi particolari, e alle 5.25 del mattino Bradley era finalmente atterrato all’aeroporto di Heathrow.

Il tempo è brutto, e mentre ritira la valigia, sta piovendo, ma lui ha in mente solamente una cosa: arrivare il prima possibile a Londra.

Di nuovo a bordo di un taxi, Bradley come destinazione dà l’indirizzo di casa di Colin, sperando con tutto sé stesso di trovarlo lì. Nella sua testa ripassa il discorso che vuole fare al giovane, cercando di bilanciare le promesse da fargli ponendole in contrapposizione con la realtà della loro vita: il suo desiderio di instaurare una quotidianità con lui che va contro alla riservatezza innata del giovane irlandese.

Sta ancora pensando a come dire quello che vuole esprimere, quando il taxi si ferma sotto al portone ben noto a Bradley. Paga l’autista e pensa, scendendo dalla macchina, che casa di Colin è l’unico posto a Londra, dove sono stati insieme: per rispetto verso Georgia, infatti, non si erano mai incontrati a casa propria, visto che nel suo letto lui dormiva da anni regolarmente con lei.

Ed il fatto stesso che quella abitudine non dichiarata sussistesse, sebbene Colin non glielo avesse mai detto chiaramente, era stato ovviamente interpretato dal bruno come un “paletto” ben piantato in terra da parte sua, che aveva significato solo e sempre una cosa, ossia: “Lei per prima… a te gli scarti”.

Vomitevole.

Era stato egoista e vomitevole.

Si era davvero comportato irrispettosamente in tutti quegli anni, lasciando Colin sempre nelle retrovie, pretendendo da lui il massimo nel loro rapporto, ricambiandolo col minimo indispensabile.

Bradley è ben deciso a cambiare quella situazione, sempre che Colin lo voglia.

Prende un respiro profondo e, raccogliendo tutto il coraggio necessario ad un gesto così piccolo ed insieme enorme, suona il citofono dove campeggia la scritta “C.Morgan”.

Nessuna risposta.

Riprova altre due volte a suonare, e il silenzio che lo continua ad accogliere dall’altra parte lo terrorizza.

La pioggia continua a cadere insistente, ma il freddo che avvolge il suo corpo è nulla al confronto con quello che lo riempie dentro: Colin non è in casa. Sta passando la notte fuori a festeggiare.

Mi sta dimenticando, e magari sta con qualcun altro.

La sua mente inizia a girare a vuoto, chiedendosi dove mai possa essere andato a passare il veglione: non può essere tornato ad Armagh, visto che aveva uno spettacolo la sera precedente.

Quindi deve stare comunque a Londra: e dato che sicuramente doveva essere uscito tardi dal teatro, e vista la sua amicizia con quel Whishaw (di cui Bradley era segretamente gelosissimo, nonostante sapesse che l’altro era sposato), la cosa faceva sì che la destinazione più probabile fosse casa sua.

Bradley non ha il numero di telefono del collega di Colin in 'Mojo', così non può verificare la sua teoria, e non riesce a trovare un taxi a quell’ora, così decide, disperato e risoluto a riprendersi il suo uomo, di camminare fino alla fermata più vicina della metropolitana, per poi continuare a piedi.

Quando mezz’ora dopo arriva all’indirizzo di casa Whishaw, è stanco, completamente zuppo del nevischio che aveva cominciato a cadere nell'ultima ora, infreddolito come non mai, ed i suoi nervi stanno per saltare.

Si avvicina al portone che riconosce facilmente: ha accompagnato una volta Colin lì durante il periodo del casting di Mojo, visto che i due volevano provare insieme alcune scene che avrebbero dovuto recitare all’audizione finale.

Quello che vede però quando alza lo sguardo oltre la scala, gli spegne completamente la razionalità, lasciando il posto ad una rabbia cieca, irrazionale, primordiale: Colin sta proprio in quel momento uscendo dall’edificio insieme ad un ragazzo, e stanno ridendo insieme, la mano dell’altro poggiata delicatamente dietro la schiena dell’irlandese.

Dalle labbra di Bradley trova sfogo un suono quasi animalesco, un ruggito sordo, e lui, dimentico di tutta la stanchezza, il freddo, e il borsone che ha sulle spalle, si scaglia addosso allo sconosciuto con tutta la forza di cui è capace: afferra la sua mano con prepotenza, scagliandola di lato, e gli assesta uno spintone sulle spalle, di fatto facendogli perdere l’equilibrio all’indietro e costringendolo a cascare seduto in una pozzanghera sul marciapiede.

Non riserva nemmeno un’occhiata a Colin, né gli rivolge un saluto, lo percepisce accanto a sé, ma in quel momento il suo istinto di maschio dominante non glie lo fa nemmeno considerare: deve prima affermare la sua posizione di superiorità con la 'feccia' d’uomo che si è permesso di mettere le mani addosso a Colin.

L'altro è inerme a terra, sbalordito, e Brad respira affannato, sconvolto dalla paura di essere arrivato tardi, che non possa esserci niente da fare.

Ma Colin è suo, e non può permettergli di chiudere le cose almeno fino a quando l'altro non avrà ascoltato cosa deve dirgli.

E poi non è solo quello...

Non può sopportare l'idea che un altro gli stia anche lontanamente vicino, o che si permetta di posargli una mano addosso.

“Non so chi tu sia, e non so cosa tu voglia da Colin, ma stai pur sicuro che non potrai mai averlo!”

La sua voce esce in un sussurro, minacciosa e letale come il sibilo di un serpente.

“Colin è MIO! e tu devi. Tenere. Le. Mani. A. Posto!”

Ogni parola di questa frase viene sputata fuori e puntuata su di lui dal dito di Bradley che colpisce duramente la spalla dello sconosciuto, il quale lo guarda sconvolto mentre è ancora seduto a terra.

Per qualche secondo il giovane non proferisce parola, e alla fine abbassa gli occhi, sconfitto.

“Ho capito perfettamente. James giusto? Ma davvero, credimi, non hai nulla da temere da me. Ora capisco tutto…”

La mascella serrata di Brad si abbandona ad un ghigno di soddisfazione, ma ancora non ha fatto i conti con chi non ha considerato fino a quel momento, per la cieca rabbia.

A quel punto infatti Bradley si sente spinto di lato, e si ricorda che Colin sta assistendo a tutta la scena: si gira verso di lui, e il moro gli assesta furioso uno schiaffone sulla guancia destra, urlando: “Come ti permetti! Brad! TU! Sei l'uomo più testone ed egoista che conosca! Cosa diavolo?..."

Bradley in tutta risposta gli afferra i polsi e lo tira a sé, unendo le loro bocche e di fatto riducendo Colin al silenzio.

Il bacio è deciso e non lascia scampo al moro, che nei primi secondi oppone resistenza, ma dopo qualche attimo di indecisione si abbandona fra le sue braccia ricambiando lascivamente le sue attenzioni soffocanti: è Bradley dopotutto, quello che ama proprio per tutta quella dannazione, per il suo essere così possessivo ed asfissiante, e resterebbe perfino deluso a vedere una sua eventuale reazione differente davanti a lui con un altro uomo.

Qualche attimo dopo, e dopo averlo ridotto senza fiato, il biondo si stacca duramente da lui, e fissandolo negli occhi, lo sguardo scuro e predatore che non ammette opposizione, chiarisce tutto: “Tu sei mio, Colin, solamente mio. Non esiste che frequenti un’altra persona. Ed ora andiamo via insieme di qua e te lo dimostrerò.”

Colin lo segue docile, il respiro già accelerato e le guance rosse dall’eccitazione, mentre si allontanano a passi rapidi da lì, lasciando il povero malcapitato a guardarli a occhi sgranati.

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Arrivano in silenzio sulla strada principale a mezzo isolato da lì, Bradley tiene ancora il polso sinistro di Colin stretto in una morsa inespugnabile.

La città è sempre semideserta, in giro solo gruppetti di persone in vari gradi di ebbrezza dovuta ai bagordi della nottata appena trascorsa.

Mentre le prime luci del giorno fanno capolino in mezzo ai palazzi, miracolosamente un taxi passa loro davanti, e Bradley lo ferma e fa cenno a Colin di entrare.

Lui era rimasto fino a quel momento in una specie di trance, scaturita dall’incredulità di vedere Bradley lottare - brutalmente quasi, almeno nei toni - per lui, ed era stato poi ulteriormente anestetizzato dal bacio possessivo che il biondo gli aveva riservato, quasi a dimostrargli che le sue affermazioni sul fatto che Colin fosse di sua proprietà erano assolutamente vere.

Si siede in macchina e rimane solo per qualche istante mentre Bradley, che è ancora fuori dal veicolo, parla brevemente con l’autista. In quel momento di solitudine mentale, finalmente libero dall’influenza che il biondo ha sempre, inesorabilmente e costantemente su di lui, si rende conto che non può dargliela vinta così facilmente.

E poi forse le cose non stavano esattamente come lui si stava illudendo stessero andando, come stava disperatamente desiderando.

E quella sensazione lo ferì.

Il fatto che Bradley fosse lì in quel momento dimostrava solo che aveva ricevuto il suo messaggio, e che forse non era d’accordo con la sua decisione comunicatagli per messaggio poche ore prima.

Non doveva necessariamente significare che fosse venuto a chiarire e riprenderselo, nonostante ci stesse sperando con tutta l'anima....

E quindi non gli avrebbe detto che anche lui aveva già cambiato idea… non subito almeno.

Bradley doveva capire che non voleva tagliare con lui, ma che non necessariamente quell'eterno tira e molla gli andava a genio.

Quando Bradley sale in macchina, gli si avvicina immediatamente, cercando di baciarlo per siglare il suo riavvicinamento, la sua proprietà esclusiva su di lui, ma Colin in tutta risposta scansa il viso e lo fissa, il silenzio è pesante e carico di tensione fra di loro.

“Cosa…?”

Bradley è quasi incredulo, la sua espressione è dura, ancora dominata dalla rabbia che lo ha fatto reagire violentemente alla presenza di Oliver poco prima.

“Ma tu chi ti credi di essere, per aggredire così i miei amici? Cosa cazzo stai facendo Bradley? Non sei nessuno per rivendicare qualcosa da me.”

Le parole di Colin colpiscono Bradley come se fossero una frusta, e sul suo volto il moro vede chiaramente la delusione causatagli da quella risposta - che, ad essere completamente onesto con sé stesso, Colin sa essere un po’ esagerata. Non voleva parlargli così duramente, anche perché teme che lui decida di tornare da dove è venuto, solo che ormai ha tirato fuori quello che pensa da anni, ed è difficile tornare indietro.

Tutto il suo essere vibra in una sola ed unica domanda.

LA domanda, quella rimasta sempre inespressa, affondata nel silenzio:

Che cosa sei per me Bradley? E cosa sono io per te?

Già immagina la risposta del biondo: sarà come sempre evasivo, inconclusivo, e non parlerà dei suoi sentimenti, di quello che prova davvero.

Perché Colin lo sa bene che fra di loro ormai non è più solo questione di sesso e di evasione dalla realtà… sa che Bradley prova qualcosa di profondo nei suoi confronti… Però non è in grado di ammetterlo, né a sé stesso né a lui.

Bradley rimane in silenzio fissandolo, e il moro vede che sta combattendo una battaglia interiore, con i suoi preconcetti e le sue paure.

"Credevo fosse quello che volevi. Vedermi deciso e chiaro con te."

Colin, in tutta risposta, affonda ancora il coltello nella piaga, continuando:

“Chiaro? Non è una parola che ti si addice Bradley. Cosa te ne può fregare, di cosa faccio io quando non ci sei? Cosa ti è mai fregato finora? Come ti permetti di dirmi che sono tuo?? Mi sembra che tu ti sia sempre comportato come cazzo hai voluto, no? Hai fatto di me quello che desideravi quando ti andava, ma poi non appena giravi l’angolo ti dimenticavi di me e continuavi a fare la tua vita, lasciando me alla mia, un eremita in mezzo alla gente, incapace di godere della compagnia di chiunque.”

Bradley si sente morire a quelle parole, ma ormai Colin aveva rimosso qualsiasi diga che bloccava le parole dentro di sé, ed esse fluiscono libere, taglienti, sputate fuori proprio con l’intento di ferire: armi bianche che escono ormai dalla sua bocca libere da ogni freno.

Un fiume in piena.

“Mi hai privato per anni della gioia di stare con le persone; mi hai tolto la serenità di stare con la mia famiglia, ti rendi conto? Nemmeno con loro posso passare tanto tempo, perché so che se mi vedono così, come mi lasci quando te ne vai, capiscono TUTTO! Quanto sono debole a causa tua! Come puoi anche solo immaginare di far valere qualsiasi pretesa nei miei confronti, Bradley? Dovresti chiedermi solo scusa! perché non sei un uomo, se non sai prendere in mano le redini della tua vita. Dimostrazioni di mascolinità e virilità o meno.”

Ecco, aveva detto tutto. Aveva sicuramente sigillato la sua condanna: Bradley sarebbe stato così arrabbiato di quello che aveva appena sentito che non avrebbe mai più voluto rivederlo. Ma forse era meglio così: era vero che ci aveva ripensato e che aveva già deciso di tornare sui suoi passi, poche ore dopo aver chiuso la loro relazione; ma si era davvero stufato di vivere in sospeso, senza sicurezze e senza felicità.

E lo aveva capito dicendoglielo.

Bradley rimane in un silenzio aghiacciante, ma qualcosa sul suo volto sta cambiando: è infatti uno sguardo deciso e sincero quello che gli illumina gli occhi azzurri, e questo è in netto contrasto con quella che Colin immaginava sarebbe stata la sua reazione.

Quando riprende a parlare poi il suo tono è sconfitto, triste, addolorato.

“Hai ragione Colin. Hai ragione. Sono stato un mostro con te… Ho sempre preso quello che ho voluto, ma non ho mai preso l’unica cosa che avrei dovuto: una decisione.

Fino ad ora.”

L’ultima frase toglie il fiato a Colin e un terrore improvviso lo avviluppa completamente: Bradley è qui per lasciarlo. Anche lui ha raggiunto la conclusione che così non può andare avanti, ed è qui per farla davvero finita. Vuole solo scoparlo forse un’ultima volta, usarlo come sempre ha fatto, prima di mettere un punto. Colin ne è certo. Ed è certo anche di quello che accadrà: Colin sa che non avrà la forza di impuntarsi e negargli quell’addio, e come ogni altra volta, alla fine si abbandonerà di nuovo.

Il terrore cieco lo assale, togliendogli definitivamente le parole dalla bocca, ma poi si rende conto che la macchina nel frattempo si è fermata, e rivolge lo sguardo fuori dal finestrino, certo di trovare davanti a sé il portone di casa sua, teatro di ogni loro incontro.

Ed è allora che impallidisce...

Non sono a casa sua. Sono a casa di Bradley.

Ed è nuova come cosa, destabilizzante.

Una muta speranza o un sigillo definitivo della fine?

Quell’appartamento, quel letto, sono sempre stati dei tabù per il suo amante… e non riesce ad immaginare che questo tabù venga violato proprio l’ultima volta che staranno insieme.

“Bradley, come mai sei venuto a Londra?”

Lo chiede senza sottintesi, perché vuole sentirsi dire la verità, almeno una volta vuole sentirla.

“Perché ti amo, Colin… e non voglio più passare un minuto senza averti accanto a me. Sempre che tu sia d’accordo.”

Colin rimane impietrito come una statua di sale, incapace di muovere anche solo un dito… e dopo qualche secondo si rende conto che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, per la paura della risposta che avrebbe ricevuto.

Eppure… non è certo di aver sentito bene.

Era mai possibile che Bradley gli avesse davvero detto di amarlo?? E Georgia? E la sua reputazione? E…

Mentre lui era ancora perso nei suoi pensieri, confuso e incredulo e ancora incerto di non aver sognato tutto, Bradley paga il tassista e apre la portiera della macchina. Un paio di secondi dopo è di fronte a quella di Colin, e gli afferra il braccio destro per trascinarlo di forza fuori dall’abitacolo. Rimangono in piedi per un attimo, uno di fronte all’altro, mentre il taxi riparte, e il silenzio della strada deserta li inghiotte.

Bradley si avvicina e gli accarezza una guancia, in un gesto di una dolcezza inaudita.

“Ti amo, Colin. Ho preso la mia decisione. Se tu mi vorrai, da oggi sarò esclusivamente tuo, così come tu sarai solamente mio.”

Colin non ricorda più niente.

Tutto è volato via in un attimo soltanto: paura, sofferenza estrema, sbandamento, non vita.

Tutto nasce e muore dentro gli occhi di Bradley, sulle sue labbra, nelle sue mani tese, sul suo corpo caldo che in un attimo lo accende come sempre, consegnandolo a lui senza rimedio.

Gli butta le braccia al collo, donandogli definitivamente le sue labbra, in un gesto tanto sofferto quanto sognato, morendoci sopra con un nuovo sapore, assieme alla sua definitiva resa.

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L'ascensore è troppo stretto per i loro ansiti, per le loro mani febbrili che rincorrono i corpi accesi, troppo piccolo per non restituire con un forte eco i loro sospiri divorati dentro le bocche unite in un bacio affamato.

Una volta dentro Bradley lo aveva afferrato, inchiodato alla parete di legno dell'ascensore baciandolo senza chiederglielo, senza dargli scampo, e Colin aveva schiacciato il tasto del loro piano mettendo in moto la cabina, perché Bradley perduto nella sua febbrile passione se ne era completamente dimenticato.

Quando le porte si riaprono, Bradley lo spinge verso la porta del suo appartamento, cercando le chiavi ed aprendo la porta alla cieca, mentre Colin gli continua a tenere le braccia al collo e a baciarlo, e resta avvinghiato a lui come se temesse di vederlo svanire. Continua a mordergli le labbra facendogli male, per richiamare la sua attenzione nonostante la fatica di doverli portare entrambi dentro casa...

Una volta dentro la valigia di Bradley resta abbandonata davanti alla porta, e Colin comincia a spogliarlo esattamente lì, senza dargli tregua.

"Dimmi quanto ne hai voglia... Bradley. Dimmelo."

E le mani di Bradley sono dappertutto, i vestiti sono già sul pavimento, e Colin allarga un sorriso sofferto, dannato, senza riuscire a slegarsi da quell'abbraccio per ragionare, provare a chiedere una ulteriore conferma.

"Bradley, ho detto che voglio sentirtelo dire. Dimmi quanto hai voglia di scoparmi. Siamo lontani da cinque mesi, dimmi quanto mi hai desiderato in questo tempo. Dimmi quanto mi hai sognato! Perché io ho sognato di te tutte le notti, perso nel ricordo del tuo calore. Desiderandoti come la prima volta, volendoti così tanto dentro di me da annientare tutto il resto..."

Bradley risponde sulla sua pelle, ormai nuda, mordendogli il collo e strappandogli grida di felicità e piacere, allargandogli le gambe e spingendoselo contro, mentre Colin gli si abbandona tra le braccia, sussurrando a labbra aperte ed occhi serrati sui suoi capelli bagnati, respirando il profumo di lui misto a quello della stanchezza, della neve di Londra.

"Sto morendo dalla voglia. Ti voglio. Ti voglio così tanto che adesso ti prenderò e ti inchioderò così tanto a me da non lasciarti nemmeno il tempo di prendere respiro. Ti voglio Colin. Ti ho sempre voluto, in questi mesi ho creduto di impazzire senza poterti tenere tra le braccia, senza poterti sentire stretto a me, senza poter stare dentro il tuo corpo, avvinghiato alla tua pelle, aggrappato ai tuoi sensi... ti voglio."

Colin sorride trionfante, appropriandosi delle sue labbra, facendogli scivolare le mani addosso febbrilmente, mentre Bradley lo trascina nella sua stanza e con una spinta lo butta sul suo letto, sulla biancheria pulita ma che comunque dappertutto gli regala il profumo di lui, accendendogli l'anima...

Colin lo libera dai pantaloni, afferrandogli il sesso teso, al limite dell'eccitazione, aggrappandosi alla sua carne eretta con un sospiro di piacere, quando la stringe forte nella mano, muovendola velocemente per togliergli il respiro.

"Dio Bradley. Ti voglio... ADESSO."

A Bradley manca l’aria per un istante, e chiude gli occhi lanciando un grido di godimento nell'aria, spalancando le gambe di Colin con le mani, mentre lui in cambio gli afferra fermamente i capelli e lascia il suo sesso, cosicché Bradley possa prendere il comando della situazione e fare di lui quello che vuole.

Bradley comincia così a muoversi su di lui, unendo le loro carni tese allo spasmo, eccitate e giunte come in un sensuale abbraccio, e Colin si perde dentro il suo stesso fiato avvolto dalla carezza del pene di Bradley a contatto col suo.

"Prendimi... ti prego... Bradley... non ce la faccio... più."

Gli ansiti di Colin si fanno ormai veloci, e lui parla con un filo di voce, il fuoco che gli brucia dentro ormai troppo ardente perché gli rimanga abbastanza fiato nei polmoni.

Bradley gli infila due dita fra le labbra, che lui succhia piano; le dita lasciano poi la sua bocca e dopo qualche secondo Colin le sente entrare dentro di sé, prima delicatamente, poi con un ritmo più passionale, duro, penetrandolo e preparandolo per quello che sarebbe venuto in seguito.

Colin è sottomesso adesso, distrutto dal piacere e dalla voglia, gli occhi chiusi, i nervi tesi e le carni frementi sotto Bradley, schiavo delle sue dita dentro di lui che gli stanno regalando l'anticamera del paradiso.

"Bradley... io... non ho.... niente con me. Tu?"

L’altro allunga la mano verso il cassetto, aprendolo e porgendogli un preservativo, mentre continua a baciarlo e si sposta da lui in modo che Colin possa farglielo indossare...

"Mettimelo tu. Morgan... adoro le tue mani... continua ad accarezzarmi."

E' la maniera in cui quella preghiera, quel sussurro, arriva a Colin, a riempirlo ancora prima di averlo dentro, a colmare tutto il suo essere, e le sue mani sono tremanti e inferme sul sesso teso e maestoso di Bradley, quando esegue la volontà dell'altro per calmare la sua voglia ormai incontenibile.

Quando Bradley lo prende Colin gli si aggrappa alla schiena trattenendo il respiro, e Brad gli cattura le labbra senza farglielo riprendere... costringendolo a gemere in silenzio.

"Cristo Col. Quanto mi sei mancato! Come sono sopravvissuto questi cinque mesi senza avere questo? Senza poterti prendere a questo modo? Senza la tua carne, il tuo respiro... senza fare l'amore con te?"

È il trionfo per Colin, e se lo vive appieno, mangiandogli le labbra, mordendogliele a sangue e succhiandogliele piano, tanto che Bradley aumenta il ritmo, l'intensità delle spinte, arrivandogli tanto a fondo da farlo urlare di piacere.

Tanto da fargli male ai sensi.

"Non lo so. Non lo vedi che sono perfetto per te? Come fai a resistermi James? Io sono come lo zucchero per te... il mio corpo si scioglie a contatto col tuo... prendimi Bradley. Senza respiro. Amami..."

L'onda che li travolge li spinge più in là di quello che avevano sempre provato, uniti in una consapevolezza diversa e uniforme di respiri e pensieri, e sangue in circolo allo stesso ritmo sinuoso e fatale.

Lo scoppio del piacere si abbandona sulla loro pelle, gli esplode nei sessi accesi, l'uno dentro l'amante, l'altro sulla pelle dell'amato, in un'unica voce, alta, maestosa e fiera.

Finalmente piena di certezze.

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Colin è stretto a Bradley adesso, abbandonato sul suo petto, i capelli corvini che gli solleticano il viso, e Bradley glieli sfiora piano.

"Bradley..."

Lui si sposta per guardarlo in viso, gli occhi innamorati di Colin dentro i suoi.

"Hai detto di avere preso una decisione. Ma io ho ancora paura. Ho il terrore di svegliarmi e non trovarti accanto a me. Ho il terrore delle tue incostanze, dei tuoi cambiamenti... non ho certezza alcuna se non le tue parole, e ho paura che possa stancarti, ritornare sui tuoi passi, o che finisca tutto."

Brad gli accarezza il viso piano, poi gli passa le dita sulle labbra dolcemente, chiudendole in silenzio, e Colin tace, ha paura ma quello che i suoi occhi gli raccontano non lo ha veduto mai nel suo sguardo.

È una possibilità,  una via, una tanto anelata promessa.

"Posso darti la certezza del mio amore, della mia decisione. Se vuoi il per sempre Colin quello non sono in grado di darlo. Nessuno è in grado di dire se un amore può durare per sempre. Ho visto amori forti e solidi naufragare nella vita, quello dei miei genitori solo il primo di una lunga serie; non possiamo prometterci che il nostro sarà eterno... ma possiamo prometterci di mettercela tutta, di volerlo finalmente fare, di tentare di stare insieme come non abbiamo mai fatto, e rimettere i nostri destini in gioco. Io sono pronto, e  dopo averlo capito lo chiedo ora a te. Tu lo sei?"

Colin si risolleva per depositargli un bacio lieve sulle labbra, gli occhi commossi, gli zigomi ancora colorati dalla porpora dell'amplesso consumato.

" Ti avrei detto di si dopo la nostra prima volta. Lo avrei fatto quel giorno se lo avessi chiesto."

" Hai dovuto aspettarmi a lungo. Non so se al tuo posto sarei mai stato così forte."

"Questo è stato solo perché sapevo che ne valeva la pena."

Bradley lo spinge contro di sé, deciso a recuperare tutto il tempo perduto.

"Col... ho davvero intenzione di provarci seriamente. Perché non ci prendiamo qualche giorno insieme? Hai una pausa dagli spettacoli adesso, non sono tanti come giorni ma... regaliamocene giusto un paio. Vieni con me. Devo tornare negli Usa..."

Colin si irrigidisce, stranito, e Brad lo stringe di più.

"Devo ritornare in albergo a Salt Lake City per ritirare le mie cose, la valigia. Posso chiedere di tenermele ancora, tornarci con te. Gli altri andranno via domani e se partiamo anche stasera saremo soli, solo tu ed io in vacanza sulla neve. Ti va? Io devo comunque tornare, sono venuto via tanto di corsa... e se lo facessi con te sarebbe meglio, decisamente."

Colin lo fissa, una smorfia sulle labbra...

"Non sono sicuro che ti piacerebbe. Tu vai in montagna per sciare, ed io invece ti costringerei a stare in camera sotto alle coperte per tutta la vacanza, lontano dalle piste e dal gelo..."

Bradley ride mordendogli lascivamente il lobo di un orecchio.

"E perchè credi che ti voglia portare in un posto tanto freddo allora?"

Colin ride a sua volta, sdraiandosi addosso a lui.

"Potevi dirmelo prima allora."

Brad sorride mentre Colin sovrastandolo gli cattura le labbra eccitato.

"Non mi basti mai... ho ancora una voglia pazza di te."

Bradley lo bacia abbandonandosi nuovamente alla passione, ascoltando i loro corpi accendersi, sentendo il sesso di Colin inturgidirsi e diventare bollente, il proprio inguine risvegliarsi ancora una volta, mentre prende ad accarezzare Colin piano, con tocco gentile, sottile, leggero, che fa fremere Colin ridotto a un unico fascio di nervi tremanti.

"Dio... Brad."

Bradley gli lecca il collo piano, accarezzandogli la pelle nivea con la lingua, accendendolo fin nel profondo, facendolo sciogliere in mille gemiti di piacere: la sua mano continua a prepararlo piano, avvicinandolo inesorabilmente ad un nuovo orgasmo.

"Colin..."

Bradley si sposta, facendolo scivolare tra le proprie gambe, il sesso di Colin schiacciato sul suo, gli occhi chiusi mentre gli va incontro col bacino.

L'altro si ferma un attimo, confuso da quel gesto, le labbra gonfie, il respiro affannato, la voce malferma, gli occhi socchiusi a fissarlo.

"Mmmm? Cosa Brad?"

Bradley gli divora le labbra per un attimo, poi si stacca nuovamente.

"Voglio... provare. Hai sempre desiderato prendermi, voglio provare... me lo hai chiesto mille volte, ed io non mi sono mai abbandonato a te, ma stavolta... voglio farlo. È una dimostrazione di fiducia in quello che siamo e che possiamo essere, di un affrontare una via senza paura per noi due, di amore per te."

Colin resta a fissarlo senza respirare, sorpreso, accecato nel cuore da quello che gli sta dicendo Bradley.

"Non voglio che ti sforzi... non voglio che tu ti sottometta per punirti di quello che è stato finora, ti voglio, ma non significa che debbo averti con i dubbi."

Bradley lo bacia, andandogli incontro ancora di più, sollevando le gambe per aderirgli meglio, invitandolo.

"Non ho nessun dubbio. Ho voglia di sentirti dentro di me, di lasciarmi andare completamente al tuo corpo, goderlo come tu godi del mio, sentendoti totalmente in me."

"Oddio Bradley..."

Colin comincia a muoversi contro la sua apertura, piano, beandosi dell’inaspettato regalo che il suo amante gli sta facendo.

"Non c'è niente che desideri di più, davvero... che prenderti."

Bradley affonda con la bocca sul suo collo, cercandogli il sesso col bacino, muovendoglisi contro per invogliarlo ancora, la voce un sussurro.

"Ho immaginato mille volte cosa significasse per te avermi dentro di te, quale tipo di piacere estremo dovessi provare, desiderando di provarlo io stesso, invidiandoti, beandomi del tuo... ma per paura non ho mai avuto il coraggio di affrontarlo. Ma adesso Colin, adesso ho voglia di sapere finalmente cosa significa, e di sapere cosa provi tu, quando sto dentro di te..."

Colin gli cattura le labbra, infilandogli la lingua in bocca di prepotenza, sottomettendolo alla sua passione più recondita e vorace, affondando nel suo sapore senza concedergli di ripensarci, prendendo ad accarezzarlo piano, intimamente, staccandosi quindi con la voce un sussurro, sorridendo beato, felice.

"Sarebbe meglio per la prima volta... usare un lubrificante, un olio, qualcosa... non vorrei farti male e traumatizzarti al punto di non volermi più una seconda volta."

Bradley sorride, allungandosi verso il comodino, e Colin quando lo fa si abbassa su di lui, accogliendo in bocca il suo sesso, accendendolo ancora di più, leccandolo piano ad occhi chiusi, toccando la sua apertura gentilmente ma con ardore, e Bradley geme forte, mentre gli passa il lubrificante e Colin si allontana per poterlo preparare.

Il resto sono solo ansiti e grida di piacere da parte di entrambi, godimento puro.

Colin lavora piano la sua entrata con maestria e devozione, scivolando via oltre sé stesso per la voglia che ormai lo acceca, e quando arriva a prenderlo resta per qualche minuto fermo dentro Bradley, in abbandono totale, per godere di quella sensazione, di quella resa, di quel concederglisi fino in fondo.

Per la paura di rompere l'attimo, e che tutto termini troppo in fretta.

Di venire immediatamente per la troppa passione come un adolescente alla prima volta.

"Ti... faccio male? Dimmelo..."

È un sussurro ansioso, ma suona sublime alle orecchie di Bradley, che si accende ancora di più, muovendosi per farlo entrare ancora più a fondo in sé.

"No... è meraviglioso, averti così..."

E Bradley sotto di lui, si concede per la prima volta la possibilità di arrendersi a qualcun altro, di sentire placato il proprio piacere, invece di placare, di non trattenersi per non scoppiare, abbandonandosi senza remore, senza tirare alla lunga le cose, venendo quasi subito vinto dalle sensazioni nuove che sta provando.

" Colin… Continua… voglio vedere il tuo volto mentre vieni dentro di me."

Le spinte di Colin schiacciano finalmente e senza fretta contro i loro stomaci uniti e ormai appiccicosi, mentre Bradley continua a gemere anche dopo essere venuto, e Colin continua ad entrargli dentro sempre più forte, fino a quando non gli scoppia dentro, addosso, ovunque, singhiozzando sulla sua pelle con un unico potente grido.

E infine restano lì, allacciati e stremati, Colin sul petto di Bradley e tra le sue gambe forti ma per la prima volta arrese, e Bradley affondato nei battiti del suo cuore caldo.

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Il Capodanno si affaccia nuovamente nelle strade di una Londra innevata e fredda, tra i clacson delle macchine ed il pullulare della gente per le strade, mentre i loro fiati piano tornano regolari.

E giusto prima che il sonno prenda i loro corpi esausti, si rinnovano con gli occhi la promessa che si sono fatti quella notte con le loro voci e attraverso i loro corpi: che oggi, primo giorno dell’anno, sarà anche un nuovo inizio per loro.

E Bradley non dubita più che sarà l’esperienza più meravigliosa della sua vita.

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