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Autore: Sselene    02/10/2014    0 recensioni
Partecipante al contest Kink&Plot di Im_apanda || Chris e Wolf sono più che amici, più, persino, di migliori amici. E la prima regola dell’amicizia dice che se a due amici piace la stessa persona, allora nessuno dei due può provarci. Oppure entrambi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Wolf esitò davanti alla porta del caffè, passandosi la mano sulla nuca in un gesto imbarazzato. Era strano, per lui, trovarsi lì da solo: sin da quando ci erano entrati la prima volta, lui e Chris avevano sempre frequentato quel caffè insieme.
Ma certo non poteva chiedere a Sherry di uscire mentre Chris era con lui, sarebbe stato eccessivamente strano, anche per loro; soprattutto perché gli altri due erano già usciti insieme, un appuntamento che l’amico aveva definito perfetto.
Doveva soltanto darsi un po’ di coraggio.
Inspirò profondamente ed entrò nel locale, ormai semi-deserto a quell’orario tanto vicino alla chiusura. Il suo sguardo fu immediatamente catturato dalla ragazza al bancone e, con quella semplice occhiata distratta, tutte le sue preoccupazioni parvero svanire.
“Sherry,” chiamò, avvicinandosi a lei.
La cameriera si volse verso di lui e si aprì in uno dei suoi soliti sorrisi, raggiungendolo.
“Wolf, sono così contenta di vederti,” esclamò, piegandosi leggermente sul bancone. “C’è una cosa di cui vorrei parlarti,” aggiunse con tono più serio.
“Ma certo, dimmi quello che vuoi,” rispose con Wolf con tono quieto, nonostante dentro fosse in tumulto a quelle semplici parole.
Il fatto che non avesse idea di cosa potesse volergli dire Sherry, poiché tutto ciò che gli veniva in mente riguardava cose di cui certamente Chris gli avrebbe parlato per primo, lo rendeva particolarmente ansioso.
“Sono uscita con Chris, un paio di giorni fa,” spiegò la ragazza, dopo essersi lanciata un’occhiata intorno per assicurarsi che nessuno avesse bisogno di lei. “Lui ha detto che ne avete parlato, che tu sei d’accordo, però… sai com’è, a volte ci sono dei malintesi, o ci sono cose che non si dicono ed io… volevo solo essere sicura che a te andasse effettivamente bene…”
Wolf si schiarì la gola, passandosi una mano tra i capelli per coprire un moto di imbarazzo: se, da un lato, gli faceva piacere che la ragazza si preoccupasse per lui, dall’altro era chiaro che una preoccupazione simile poteva essere mossa solo dal fatto che si fosse resa conto del suo interesse.
“No, sì, certo che mi va bene,” rispose, cercando di non mostrarsi troppo a disagio. “Ha ragione lui, ne abbiamo parlato.”
“Oh, bene,” disse Sherry, con tono sollevato e un sorriso in viso; ma c’era un’espressione vagamente perplessa nel modo in cui stringeva le sopracciglia.
“E a tal proposito,” aggiunse lui prima che potesse cambiare idea. “Ti andrebbe di uscire con me?”
L’espressione della ragazza si aprì in chiara sorpresa a quella domanda, quasi in shock, ma solo per pochi istanti, perché poi le si schiuse in volto uno dei più grandi e luminosi sorrisi che mai le aveva visto fare.
Wolf si chiede, distrattamente, se aveva reagito allo stesso modo con Chris.
“Mi farebbe davvero piacere,”  rispose intanto Sherry. “Hai… hai da fare ora? Io ho finito il turno, se mi dai dieci minuti per sistemarmi, potremmo andare a cena insieme.”
“Certo, sarebbe perfetto.”
Sherry gli sorrise ancora, con una nota di entusiasmo e imbarazzo dietro lo sguardo, prima di allontanarsi nel retro, sfilandosi il grembiule mentre andava.
 
“Ecco, mangiamo qui!” Esclamò Sherry, aggrappandosi al suo braccio.
Il locale che stava indicando, un Pizza Hut, era un posto che Wolf conosceva piuttosto bene. Lui e Chris lo frequentavano abbastanza spesso – e, non per la prima volta, si rese conto di quanto effettivamente della sua vita condividesse con l’amico.
“Basta che non prendiamo la pizza con le cipolle,” commentò solo, seguendo la ragazza dentro il locale. “La prendo sempre con Chris e ho voglia di cambiare.”
Sherry rise, portandolo fino ad un tavolo.
“Chris è una di quelle persone a cui è difficile dire di no, eh?” Commentò solo, chinandosi appena in avanti come se stesse dicendogli un segreto.
“Lo è, davvero,” ammise Wolf con una mezza risata. “Ma è… anche una di quelle persone che non dice mai di no, sai? Voglio dire, lo trascino a fare sempre delle cose assurde. Ogni estate, puntuali, inizia la rappresentazione delle opere di Shakespeare al parco e lui mi segue senza fare mai una storia.”
“Non mi sembra una grande fatica,” ribatté Sherry.
“Oh, lo è!” Rise lui, scuotendo il capo. “Chris detesta Shakespeare.”
“No!” Esclamò la ragazza. “Eretico!”
“Glielo dico ogni volta!” Confermò Wolf con lo stesso entusiasmo. “Ogni anno cerco di convincerlo dei meriti di Shakespeare, ma lui proprio non riesce ad apprezzarlo.”
“Scommetto che lo apprezzerebbe di più se alzassimo un cartello ogni volta che nella rappresentazione viene detta una battuta sconcia.”
Wolf si fermò un attimo a pensarci: unire la mentalità da tredicenne pervertito di Chris con la parte più lasciva delle opere di Shakespeare. Si ritrovò a ridere al sol pensiero, sarebbe stato di certo un successo.
“Funzionerebbe di sicuro,” ammise ridendo.
I will live in thy heart, die in thy lap, and be / buried in thy eyes,” recitò Sherry con un mezzo sorriso e l’altro scoppiò a ridere con tanta forza che un paio di tavoli si voltarono a guardarli.
“Se vogliamo proprio citare cose,” commentò divertito. “Già solo ‘Much Ado about Nothing’ mi sembra abbastanza.”
Sherry rise a sua volta, premendosi una mano contro le labbra per cercare di non risultare troppo rumorosa, lanciandosi un’occhiata attorno per assicurarsi che nessuno li stesse ancora guardando. Quando arrivò il cameriere, stava ancora ridendo troppo per poter ordinare, ma si assicurò di indicare col dito i suoi desideri così che Wolf non potesse perdere ore a ordinare, come suo solito.
“Dovremmo provarci, comunque,” disse quando si fu finalmente calmata, sebbene portasse ancora un sorriso divertito in viso.
“Provarci? A fare cosa?” Chiese il ragazzo, completamente perso nel discorso.
“A rivelare a Chris tutto quello che si sta perdendo su Shakespeare,” precisò lei, ridendo piano. “Vedere se poi alla fine cambia davvero idea su di lui.”
“Ah, possiamo provarci, ma temo non funzionerà,” commentò Wolf, pensieroso. “Conosco Chris da tanto e Shakespeare credo non sarà mai il suo genere.”
“Da quanto…?” Cominciò a chiedere Sherry, interrompendosi quando il cameriere comparve al loro fianco per posare le bibite che avevano ordinato. “Grazie,” mormorò con un sorriso.
“Da sempre,” rispose Wolf, senza che ci fosse bisogno che lei completasse la domanda. Quando iniziava a parlare di Chris, quasi tutti gli chiedevano poi da quanto si conoscessero. “Le nostre famiglie erano già vicine di casa prima che noi nascessimo, quindi poi siamo cresciuti insieme e siamo stati migliori amici per tutta la nostra vita.”
Sherry strinse le labbra attorno alla cannuccia e cominciò a prendere qualche sorso, un’espressione particolarmente concentrata in viso.
“Non ho mai avuto una persona così,” commentò dopo qualche momento. “Dev’essere bello.”
“Lo è,” confermò Wolf senza neanche pensarci. “Chris è qualcuno su cui posso sempre contare, in ogni circostanza. So che se ne avessi bisogno lui lascerebbe qualsiasi cosa per venire da me ed è… credo che sia bello, nella vita in genere, poter dire di avere una persona così. Sapere di avere una persona così.”
“Piacerebbe anche a me avere una persona così,” ammise Sherry, con un sorriso vagamente malinconico. “Ma mi sono trasferita così spesso, nella mia vita, che mantenere i rapporti sarebbe stato impossibile,” aggiunse, ridendo delicatamente.
Wolf rimase in silenzio a quel commento, pensando – provando a pensare – ad una vita senza Chris: ma non riusciva neanche a immaginarsela, tanto che l’amico era parte delle sue giornate e della sua stessa esistenza.
“Comunque vada, spero che Chris ed io potremmo essere quelle persone, per te,” disse, sorridendole.
Sherry gli rivolse un’occhiata sorpresa, ma poi sorrise, con indosso quella stessa espressione a metà tra l’entusiasta e l’imbarazzato che già gli aveva mostrato.
“Ne sarei contenta,” ammise a mezza voce.
   
 
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