Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Neverlethimgo    03/10/2014    9 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



 

 

Capitolo 24: I've been living with blood in my eyes.

 

Jason


 Il suono della musica era cessato già da qualche minuto, gli occhi dei presenti erano ancora fissi su di me ed io non riuscivo più a sopportare tutto ciò. Distolsi lo sguardo da quello di Ivy e le voltai le spalle, dirigendomi a grandi falcate verso l’uscita.
Il vociare di tutti quei ragazzi si accentuò non appena fui fuori dal loro campo visivo: non riuscivo a carpirne le parole, ma ero certo che stessero parlando di me.
Detestavo quell’ambiente, continuavo a pentirmi di essermi presentato a quella festa e, più di tutto, detestavo il modo in cui Kayden riuscisse ad averla vinta su di me.
Le sue provocazioni ed il modo in cui aveva evitato di colpirmi erano un chiaro segno che volesse farmi apparire cattivo agli occhi di tutti. Soprattutto di Ivy.
Non avevo idea di come sarebbero andate le cose tra noi, da quel momento in poi, ma non prevedevo nulla di positivo.
Raggiunsi il piazzale, apprezzando quei miseri istanti di desolazione prima che tutto sfumasse.
Avvertii un suono di passi seguito da dei sospiri, mi voltai e, al di là della recinzione che delimitava il campo da basket della scuola, incrociai lo sguardo di Kayden.
Non aveva, come al solito, quello sprezzante ghigno dipinto sulle labbra, né tanto meno sembrava divertito dal fatto che, ora, l’intera scuola mi considerasse un malato mentale con forti difficoltà nel gestire la rabbia. Sembrava semplicemente indifferente a tutto ciò e non seppi dire se la cosa m’infastidisse o mi terrorizzasse. Mi sentivo confuso, ma ancora furente.
Lo fissai con insistenza, continuando a domandarmi perché avesse abbandonato la festa e, quindi, la possibilità di riprendersi Ivy. Ammesso e non concesso che fosse l’unica cosa che gli interessava davvero.
Vedo che non perdi mai occasione di dare spettacolo, peccato che il tuo momento di gloria l’abbia avuto tre anni fa.
Nell’esatto istante in cui le sue parole giunsero alle mie orecchie, un impeto di rabbia mi travolse. Strinsi i pugni lungo i fianchi, tendendo più che potei i muscoli delle braccia e pregando che la rabbia scemasse. Tuttavia, ciò non accadde.
Analizzai nuovamente quanto aveva detto, guardando con odio la recinzione in ferro che m’impediva di avventarmi nuovamente su di lui.
Definire l’omicidio dei miei genitori come il mio momento di gloria, significava deliberatamente sfidarmi, istigando il lato più oscuro di me. E, considerando i precedenti, non sarebbe stato un bene.
Tu non sai niente di quello che è successo tre anni fa,” mormorai sommessamente, ma ero certo che mi avesse sentito.
L’angolo sinistro della sua bocca si curvò verso l’alto e nel suo sguardo colsi un guizzo divertito, come se fosse felice di esser riuscito finalmente nel suo intento.
È qui che ti sbagli: tutti sanno quello che è successo tre anni fa. Sanno perché lo hai fatto e come lo hai fatto. Ora basterà solo che Ivy sappia chi sei realmente e ti ritroverai nuovamente solo, in preda alla disperazione e sarà allora che impazzirai davvero. Il tuo posto non è qui e nemmeno dietro le sbarre. È arrivata l’ora che ti rinchiudano nuovamente in quel manicomio, perché è lì che dovrai stare.
Rividi per un istante le immagini di quel posto e rabbrividii al solo pensiero che Ivy potesse arrivare a pensare le stesse identiche cose che Kayden, e probabilmente il resto della città, credevano di me.
Lui non sapeva assolutamente nulla di me, eppure era in grado di scovare i particolari più infami del mio passato e sbattermeli in faccia, aspettando che reagissi e che mostrassi a tutti ciò che lui credeva che fossi.
Con la coda dell’occhio vidi la figura di Ivy sopraggiungere sull’uscio dell’edificio e fui sollevato nel vederla, ma, prima ancora che potesse avvicinarsi a me, dedicai un’ultima volta la mia attenzione su Kayden.
Ti conviene stare attento a ciò che dici, la prossima volta potresti non essere nel bel mezzo di un ballo scolastico.
Lo strano sorriso abbandonò il suo viso, ma riuscì comunque a non mostrare alcun segno di paura o debolezza.
Non appena si accorse della presenza di Ivy indietreggiò, sparendo dalla mia visuale. Probabilmente lei non si era nemmeno accorta di lui.
Mossi qualche passo tra le macchine sino a che non raggiunsi quella di Dean, frugai nella tasca anteriore dei pantaloni alla ricerca delle chiavi e, solo quando le trovai, avvertii una lieve stretta attorno al mio braccio.
Con la coda dell’occhio inquadrai il viso di Ivy, ma non mi voltai del tutto, forse non volevo nemmeno che i nostri sguardi s’intrecciassero.
Lascia che guidi io,” mi disse, ma scossi il capo, inserendo la chiave nella serratura della portiera ed aprendola.
Jason, dammi le chiavi,” insistette e allora mi sentii costretto a porgergliele.
 
Speravo con tutto me stesso che l’unico suono capace di spezzare il silenzio fosse quello del motore, tuttavia mi sbagliai.
Non credevo che un ballo scolastico potesse concludersi così. Ti avevo detto di-
Non dire niente, per favore.” La interruppi prima ancora che potesse terminare la frase e ricordarmi così, ancora una volta, quant’era appena successo.
La sentii sospirare, ma evitò di parlare ed il silenzio calò nuovamente tra noi. Volsi lo sguardo fuori dal finestrino, perdendomi ad osservare i profili scuri delle case e delle macchine parcheggiate davanti ad esse, fino a che l’auto non si fermò.
Mi guardai brevemente attorno ed impiegai ben poco prima di realizzare che quella alla mia sinistra era la casa di Ivy.
Casa mia è più avanti.” La mia voce risultò roca e flebile, ma fu abbastanza per spezzare il silenzio creatosi nell’abitacolo.
Il tuo viso è pieno di sangue, devi disinfettare quelle ferite. Non puoi ritornare a casa così,” mi ammonì, guardandomi torva.
Dimentichi che non ci sarà nessuno a vedermi.
Abbassò immediatamente lo sguardo, stringendo le labbra in una linea dura.
Preferisco comunque che tu rimanga qui per questa notte.
Scossi il capo. “Non voglio che i tuoi genitori mi vedano conciato così.
Non ci sono. Non c’è nessuno in casa al momento, mia sorella ritornerà solo tra qualche ora.
I suoi occhi azzurri erano puntati nei miei ed il lieve bagliore dei lampioni gli donava uno strano luccichio, facendomi quasi credere che non fosse sicura di quanto aveva detto. Non ero sicuro volesse passare la notte con me.
Ti prego, rimani,” insistette, ma non riuscii a capirne il motivo. Avrebbe dovuto essere arrabbiata con me. Avrebbe dovuto restarmi lontana – sebbene non fosse ciò che volessi – mentre invece stava facendo tutt’altro.
Infine mi arresi e la seguii dentro casa.
Era totalmente diversa dalla mia, era luminosa e piena di vita. Emanava calore ed era accogliente, non faceva paura. Al contrario della mia.
Con la coda dell’occhio la vidi salire i primi gradini di una rampa di scale, situata a pochi passi dall’ingresso, mentre io continuai ad osservare ciò che mi circondava, soffermando la mia attenzione su alcune fotografie appese alla parete. Ce n’erano sia di recenti, che di qualche anno fa: quella che doveva essere la sorella, assomigliava in modo impressionante ad Ivy e, in una foto che le ritraeva quando ancora erano bambine, difficilmente riuscii a distinguerle. Non c’era una sola foto in cui i componenti di quella famiglia non sorridevano, sembravano tutti perennemente felici e non capivo perché tutto ciò, nella mia vita, non si era mai presentato.
Dal momento in cui ero rimasto immobile, accanto alla rampa di scale, la sua voce richiamò la mia attenzione.
C’è qualcosa che non va?
Spostai momentaneamente lo sguardo su di lei, rimanendo in silenzio, e solo dopo qualche istante scossi il capo.
Sentii il suo sguardo addosso anche dopo che riportai la mia attenzione altrove e, volendo evitare il più possibile altre domande, mi decisi a scostarmi da lì.
La seguii al piano superiore, all’interno della sua stanza. Così come il resto della casa, anche quella era calda e accogliente e, nonostante mi sentissi a disagio, avrei voluto rimanerci il più possibile.
Prima che potessi compiere qualsiasi movimento, la vidi sfilarsi il vestito ed appoggiarlo sulla sedia accanto alla scrivania, poi si vestì velocemente con un paio di pantaloncini ed una maglietta.
Mi afferrò per il polso e mi costrinse a seguirla in bagno, facendomi poi cenno di sedermi sul bordo della vasca. Seguii i suoi movimenti mentre rovistava tra i cassetti, fino a che, finalmente, non ritornò da me con alcuni batuffoli di cotone ed una bottiglietta di plastica contenente dell’alcool disinfettante, una cosa che detestavo.
Non potei fare a meno di sgranare gli occhi quando lo notai, mi sembrò di sentire nuovamente il bruciore di quel liquido a contatto con le ferite che, tempo fa, ero costretto a disinfettare da solo.
È necessario?” mormorai, stringendo appena le labbra.
Penso tu possa sopportarlo,” ribatté. No, non posso.Brucerà solo per poco.
Nell’esatto istante in cui quel batuffolo di cotone, imbevuto di alcool, sfiorò l’abrasione sul mio viso sussultai, serrando di scatto gli occhi ed indietreggiando più che potei da lei.
Cerca di sopportarlo, non ci vorrà molto,” continuò a ripetere, ma io non ero mai riuscito a sopportare quel dolore. “Brucia,” ringhiai, dedicandole un’occhiata fulminea.
Per un attimo i nostri sguardi s’incrociarono ed uno strano guizzo attraversò i suoi occhi, rendendola sicuramente più vulnerabile e, forse, impaurita.
Quando posò nuovamente il batuffolo di cotone sulla ferita, il dolore sembrò moltiplicarsi e d’istinto le afferrai il braccio, stringendolo con forza e scostandolo di scatto. Senza volerlo continuai ad stringere la presa, tenendo la sua mano lontana dal mio viso.
Mi- mi stai facendo male,” biascicò con voce flebile. La lasciai andare ed abbassai lo sguardo, ma con la coda dell’occhio la vidi liberarsi del flacone di alcool e cotone, per poi iniziare a massaggiarsi energicamente il polso e mi sentii in colpa.
Farle del male era l’ultima cosa che volevo e non sopportavo l’idea che potesse avere paura di me. Avrei preferito vederla arrabbiata, delusa, ma non terrorizzata.
Scusa,” mormorai.
Non avevo idea che potesse farti così male,” disse a sua volta.
Non è colpa tua. Posso farlo da solo.
Annuì flebilmente ed uscì.
Inumidii generosamente un altro batuffolo di cotone e, stringendo i denti, lo passai ripetutamente sullo zigomo sinistro e sopra il labbro. Il dolore fu tanto fastidioso quanto difficilmente sopportabile, ma non volevo continuare a recare i segni dello scontro con Kayden. Se quel bruciore fosse stato necessario per cancellare il ricordo di quella serata, l’avrei sopportato.
Una volta libero dalle macchie di sangue, risciacquai energicamente il viso con l’acqua ghiacciata e, solo quando il getto smise di scorrere, avvertii un rumore di passi proveniente dalla rampa di scale.
Ancor prima che potessi uscire dal bagno, mi ritrovai davanti la figura di una ragazza dai capelli color del grano ed un paio di occhi blu come il mare. I lineamenti del viso erano molto simili a quelli di Ivy, per tanto, non impiegai molto a capire chi potesse essere.
Non batté ciglio, né pronunciò alcuna parola, indietreggiò lentamente, sparendo poi dalla mai vista.
Ivy, c’è un ragazzo nel nostro bagno.” Il tono di voce di quella ragazza era basso, ma non mi fu difficile sentirlo, nonostante si trovasse in un’altra stanza.
Sì, ne sono al corrente,” ribatté Ivy scocciata.
Fantastico. Perché è qui e, soprattutto, perché sembra sia appena uscito da una rissa?
Helen, potresti continuare a non interessarti della mia vita come fai di solito? Non è davvero il momento.
Rimasi immobile sull’uscio della stanza fino a quando la sorella di Ivy non mi passò accanto, dedicandomi momentaneamente la sua attenzione.
Ciao misterioso ragazzo di cui non so il nome, io sono Helen. È stato un piacere conoscerti e spero vivamente che riuscirai a sopportare quella psicopatica di mia sorella. Buonanotte!
Prima ancora che potessi ribattere – ammesso e non concesso che avrei davvero detto qualcosa – riprese a camminare e, facendo echeggiare il suono dei tacchi sul pavimento per tutta la casa, sparì all’interno di una stanza dall’altro capo del corridoio.
Ritornai nella stanza di Ivy, la quale si affrettò a chiudere la porta, isolandoci completamente dal resto della casa.
Sei davvero sicura che posso restare?” mi azzardai a chiederle e poco dopo la sentii sospirare.
Sì, sono sicura di questo. Ciò di cui, invece, dubito è: riuscirai ad evitare di picchiare Kayden la prossima volta che lo vedrai?
Questa volta fui io a sospirare, ma non risposi. Mi sedetti sul letto e posai lo sguardo sul vestito di Ivy, la macchia di sangue era piccola, ma evidente.
Mi dispiace per il tuo vestito,” mormorai, ignorando completamente quanto mi aveva detto.
Non ha importanza, non credo mi servirà ancora.
Sollevai lo sguardo, incrociando i suoi occhi e notando un velo di delusione all’interno di essi.
Ti avevo detto che non sarei dovuto venire a quel ballo.
Non è questo il punto. Avevi diritto di esserci, come tutti del resto, avresti solo dovuto evitare di rovinarlo.
Era inevitabile,” ribattei a denti stretti.
Non era inevitabile, Jason! Avresti soltanto dovuto ignorare Kayden come ti avevo chiesto. Ormai dovresti sapere com’è fatto: provocare le persone è il suo unico divertimento e non smetterà se ti vedrà reagire a tutto ciò.” Il suo tono di voce si alzò notevolmente, ma io continuai a rimanere impassibile.
D’accordo, non reagirò più alle sue provocazioni,” risposi, ma dentro me pensavo a tutt’altro. Ripensai a quanto gli avevo detto, al fatto che non mi sarei limitato a riempirlo di pugni se mi avesse provocato di nuovo, a quanto sarebbe stato svantaggioso per lui ritrovarsi solo.
Bene, sono felice che tu abbia capito.
Era un bene che Ivy non fosse in grado di leggermi nella mente, avrebbe scoperto quanto fossero frequenti quei pensieri e ciò l’avrebbe allontanata.
Spense la luce e mi raggiunse sul letto. Era decisamente più piccolo rispetto a quello in cui avevamo dormito le volte precedenti e ciò ci costringeva ad una distanza più ravvicinata.
Tuttavia non riuscivo a stringerla a me e a comportarmi come se nulla fosse successo.
Posò le sue labbra sulle mie e, nell’esatto istante in cui il suo corpo sfiorò il mio, rabbrividii.
Vorrei tanto che tu riuscissi a vivere una vita normale, senza il costante tormento del tuo passato.
Il passato potrebbe restare tale se nel presente riuscissi a dimenticarlo.” Realizzai ancora una volta che Ivy era l’unica in grado di darmi ciò di cui avevo bisogno, era l’unica in grado di farmi dimenticare gli aspetti negativi della mia vita. Era l’unico aspetto positivo della mia vita.




 


 
Spazio Autrice

No, non è necessario ribadire il fatto che sono in ritardo, credo di averlo detto ripetutamente che quest'ultimo periodo è molto simile al coma per me. Onestamente non vorrei impiegarci così tanto, ma ci sono cose che mi portano via molto tempo e, quando il tempo diventa 'libero', mi ritrovo a fare tutt'altro.
Per cui, davvero, chiedo scusa.
Ci sta anche che le recensioni siano notevolmente diminuite perché non esiste che faccia aspettare tutto questo tempo tra un capitolo e l'altro.
Spero vivamente di riuscire ad aggiornare, come al solito, una volta a settimana. 

Tra l'altro ero in crisi perché il mio bel telefono mi ha abbandonato e quindi ho passato giorni e giorni a trovarne un altro e capire come recuperare almeno i numeri di telefono. Sono un danno lo so.

Okay, parlando del capitolo, Jason sta diventando - di nuovo schizzofrenico - per cui occhio, potrebbe darsi che, casualmente, da questo punto in poi dia di matto e solo Dio sa cosa potrebbe fare.
Beh, io vi ho avvisato, non vi dico quando, ma qualcosa succederà. 
Nel frattempo spero che il capitolo vi sia piaciuto e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate e che cosa credete possa fare :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice on twitter and @itsjulieth on instagram


(Per sapere quanto aggiorno, chiedetemelo tranquillamente su ask o su twitter e sarò felice di farvi avere notizie.)
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Neverlethimgo