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Autore: Bad A p p l e    03/10/2014    3 recensioni
[Hogwarts!Au]
Sembrava che periodicamente i bambini residenti in quel posto venissero Obliviati, dato che ogni volta che accadeva qualcosa di spiacevole, poco dopo tutti ne perdevano il ricordo.
Solo un mese prima un bambino, James, era morto per un’infezione magica incurabile e sebbene al momento tutti erano stati molto tristi, dopo meno di una settimana non si ricordavano nemmeno dell’esistenza di un orfano di nome “James”.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma tutto ciò gli metteva i brividi. Com’era successo agli altri, poteva succedere anche lui di dimenticare tutto in modo così assurdo, no? Anzi, forse gli era già anche successo e non poteva averne conferma; quel pensiero lo faceva letteralmente impazzire.

[Elleo][Altre coppie ancora da decidere]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Oz Vessalius, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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We are Broken From the Start.

 

 

Retrace III: The worst Dream ever.

 

 

Gilbert indugiò ancora qualche istante nella contemplazione del grigio cielo londinese, per poi affrettarsi ad entrare a King’s Cross. Giocherellò con il cappuccio dell’accendino, mentre raggiungeva i binari nove e dieci della stazione babbana, imponendosi di non sembrare troppo agitato, ormai era tempo di darsi un contegno.

Richiuse per l’ultima volta l’accendino e corse contro la colonna che separava i binari, non riuscendo a reprimere l’impulso di serrare gli occhi. Quando li riaprì, si trovò davanti il vecchio treno che ogni mago inglese aveva imparato ad amare, l’espresso per Hogwarts.

Erano passati circa cinque anni dall’ultima volta che aveva messo piede su quel treno e l’emozione di poterlo fare di nuovo era troppa. Ringraziò mentalmente il vecchio insegnante di Incantesimi per aver deciso di ritirarsi a vita privata, anche se –se doveva proprio essere sincero- non riusciva a capire come mai il preside Break avesse scelto proprio lui come sostituto, nonostante ci fossero decine di altri candidati che –inutile dirlo- potevano vantare un curriculum molto più sostanzioso del suo.

Si strinse nelle spalle; sapeva quanto Break fosse eccentrico, quindi si rassegnò al fatto che probabilmente doveva aver estratto a caso un nome dalla lista dei candidati e scegliere quello. Scacciò quei pensieri nel momento stesso in cui salì sul primo vagone del treno.

Avrebbe potuto smaterializzarsi, come facevano tutti gli insegnanti, ma l’idea di poter ancora una volta partecipare a quel viaggio magico era troppo allettante, non poteva e non voleva tirarsi indietro; cercò, tuttavia, di mantenere quanto più decoro possibile, nonostante si sentisse eccitato quanto un bambino del primo anno.

Prese posto in uno scompartimento, accanto al finestrino, attendendo pazientemente che il treno partisse. «Secondo voi quando passa la vecchiaccia col carrello?»

«Alice, hai appena finito di mangiare tre piume di zucchero deluxe».

«Hai detto qualcosa, servo?»

«Non chiamarlo “servo”» disse Gilbert di riflesso, facendo arrestare il piccolo gruppetto che stava passando davanti al suo scompartimento in quel preciso momento.

Vide Oz, che fino a quel momento stava battibeccando con Alice, illuminarsi «Gilbert!» esclamò, quasi saltandogli addosso e, a causa di ciò, venendo fulminato da un’occhiataccia omicida da parte di Vincent.

«Professor Nightray» lo corresse Gilbert bonariamente, scompigliandogli i capelli.

Vincent, Elliot e Oz si sedettero nello scompartimento, mentre Alice e Leo rimasero qualche istante ad osservare con cinismo la scenetta a cui stavano assistendo.

«Verrebbe da dire che non si vedano da anni, eh?» commentò Leo con una lieve smorfia, poggiando la schiena contro la porta scorrevole aperta.

Alice non rispose, limitandosi a fissare divertita il neo professore, «Così sfigato che prendi il treno con noi comuni mortali, Testa d’Alga?» lo prese in giro, incrociando le braccia al petto.

«Sono un tuo professore!» protestò Gilbert.

«E noi non siamo ancora a scuola. Cosa vuoi fare, togliermi punti?»

Gilbert si permise un sospiro sconsolato. Messo nel sacco da una piccola impertinente e prima ancora di aver iniziato le lezioni: probabilmente aveva stabilito un nuovo record. Si grattò la nuca e fece cenno ad i due ragazzi ancora in piedi di prendere posto nello scompartimento.

Guardò Oz, seduto di fronte a lui; si torceva le mani distrattamente, come se qualcosa lo tormentasse nel profondo. Era evidente quanto il ragazzo cercasse di non far vedere notare ciò, immergendosi subito in una fitta discussione/litigio con Elliot.

Potresti semplicemente farti i fatti tuoi. Quando vorrà parlartene, lo farà lui stesso” gli suggerì una voce nel suo cervello. Dovette ammettere con se stesso che non era malvagia come idea, eppure al tempo stesso la trovava una cosa inconcepibile.

I Nightray e i Vessalius vivevano in un eterno rapporto amore/odio ormai da generazioni, quindi inevitabilmente conosceva Oz da quando quest’ultimo era nato. Sapeva perfettamente della tendenza del ragazzo a tenersi tutto dentro pur di non far preoccupare chi gli stava intorno, quindi aspettare che fosse lui a parlare sarebbe stato come fregarsene.

 

Non poteva per nessun motivo fare una cosa del genere, era fuori discussione.

«Oz, va tutto bene?» chiese, quindi, interrompendolo nel bel mezzo di un discorso delirante suo Cannoni di Chudley.

Il giovane Vessalius portò lo sguardo sull’altro, con l’aria di qualcuno che stava seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di mentire.

«Non è niente, ho solo fatto uno stupido sogno che mi ha turbato un po’» spiegò, infine. Sembrava sincero, ma ciò non servì a tranquillizzare il professore.

«Vuoi parlarne?»

 

 

 

 

Oz non aveva assolutamente voglia di parlarne ed i motivi erano molteplici: se avesse insistito con quella storia del pericolo ad Hogwarts, inevitabilmente Alice avrebbe finito per prenderlo in giro. A quelle prese in giro probabilmente si sarebbe aggiunto pure quella serpe di Leo, che pareva divertirsi un mondo a burlarsi sia di lui che di Elliot.

Ultimo, ma non meno importante, c’era il fattore “Vincent”. Oz era convinto che Vincent avesse davvero seri problemi a relazionarsi con qualcuno al di fuori di Gilbert, soprattutto se nella sua mente psicotica quel qualcuno stesse cercando di portargli via il fratello.

Era sicurissimo di essere già da parecchi anni nella lista nera di Vincent e parlare di qualcosa di così intimo davanti ad una persona che probabilmente lo avrebbe cruciato senza il minimo rimorso non era molto incoraggiante.

«Davvero, non è niente di importante» disse, cercando di sembrare disinvolto come sempre. Non dovette riuscirci troppo bene, data l’occhiata obliqua che gli rivolse il professore.

Guardò tutti le altre persone presenti nello scompartimento, in cerca di una disperata via di fuga, ma ormai la curiosità aveva iniziato a serpeggiare tra i presenti. Comprese che non sarebbe mai riuscita a scamparla in nessun modo, quindi si concesse un sospiro sconsolato.

«Molto bene» sbuffò, cercando di riordinare le idee. Da dopo averne parlato con Alice, si sentiva più stupido ogni volta in cui ripensava a quel sogno, ma cercò di farsi coraggio pensando che un parere in più non poteva che fargli bene, magari sarebbe finalmente riuscito a levarsi di dosso quella fastidiosa sensazione di angoscia che ormai lo affliggeva senza tregua.

Per la seconda volta, raccontò in sogno, interrotto unicamente dagli sbuffi annoiati di Alice e da quelli scettici di Vincent.

Seguì il silenzio, non che si fosse aspettato niente di meglio.

«L’avevo detto che non era niente di importante» borbottò, incrociando le braccia al petto, cercando di sembrare scocciato da quella situazione almeno quanto Alice, così forse sarebbe riuscito a non passare totalmente per uno squilibrato che dava peso a cose come sogni del genere. Roba a cui nemmeno la Cooman avrebbe dato più che una scarsissima importanza, e questo era tutto dire.

«Hai sognato una voce che ti ha avvertito di un pericolo ad Hogwarts?» chiese Elliot, dimostrando un insospettabile dono per la sintesi.

«Sì».

«E tu credi davvero che abbia un significato reale?»

«Ovviamente no!» mentì Oz, tradito da un lieve rossore che dalle guance si irradiava alle orecchie. Aveva riconosciuto il famosissimo “tono polemico” made in Elliot Nightray, quindi l’unica cosa che poteva fare per poter anche solo sperare di scamparla era negare fino alla morte.

Insomma… già è odioso essere chiamato Shorty ad oltranza. Ci manca solo che inizi a darmi del paranoico visionario e dalla psiche labile” pensò, stizzito.

Alice, quella brutta traditrice, emise un versetto scettico, «Certo, come no! Fino a ieri non facevi che lagnarti perché pensavi fosse reale» lo prese in giro, pizzicandogli una guancia.

Oz si guardò attorno per stimare i danni causati da quella faina assetata di sangue che si spacciava per la sua migliore amica. Gli unici che sembravano davvero sul punto di scoppiare a ridere erano Vincent –“Ovviamente, figurati se il bastardo si perdeva un’occasione per deridermi davanti a Gilbert”- ed Elliot; quest’ultimo lanciò uno sguardo di intesa a Leo, che però il Serpeverde ricambiò con un’occhiata più letale di un Avada Kedavra.

 

 

 

 

Leo aveva cominciato a sentirsi inquieto nel momento stesso in cui era stato menzionato il sogno di Oz. Insomma, lui sentiva voci nella sua testa praticamente ventiquattro ore su ventiquattro, come poteva permettersi la presunzione di biasimare Oz per aver dato credito ad un sogno?

E se le cose fossero collegate? Se il mio aver ricominciato a sentir le voci fosse collegato al sogno di Oz?” pensò, stringendo spasmodicamente i pugni, non riuscendo a tacciarsi di essere paranoico. Qualcosa di strano stava davvero accadendo e se lui era davvero intenzionato a venire a capo dell’intera faccenda, non poteva permettersi di trascurare alcunché.

Si riscosse dai suoi pensieri nel sentire una risatina sprezzante e si voltò subito a fulminare con lo sguardo il colpevole, Elliot.

Una volta scesi dal treno” pensò, serafico “Lo pesterò a sangue”.

Era un buon compromesso, dopotutto Elliot era un idiota ed era pure un Grifondoro: probabilmente qualcuno gli avrebbe dato una medaglia per il servizio reso alla comunità magica.

Non riusciva a capacitarsi di quanto, a volte, Elliot riuscisse ad essere superficiale. Era pronto a sfottere Oz per un sogno, nonostante avesse un amico che sentiva le voci, cosa che l’idiota aveva accettato senza battere ciglio.

Signore e signori, vi presento la Coerenza!”

Decise di non sprecare altro tempo a pensare quanto fosse idiota il suo migliore amico, concentrandosi nuovamente su Oz. Quello che aveva descritto non si poteva neanche associare ad un incubo, era solo un sogno molto strano, eppure il ragazzo ne sembrava profondamente turbato; più ci pensava e più arrivava alla stessa conclusione: una volta arrivati al castello doveva parlare da solo con Oz.

Non potrò parlargli liberamente prima del nostro arrivo ad Hogwarts, tanto vale mettersi l’anima in pace, almeno per il momento” pensò, tirando fuori un libro dalla borsa.

Si rassegnò al fatto che non sarebbe riuscito a leggere più di un paio di pagine in tutto il viaggio: escludendo Vincent, quello scompartimento era un disgustoso covo di Grifondoro –o ex Grifondoro, nel caso di Gilbert-, ciò voleva dire che in poco tempo sarebbe scoppiato il caos totale; probabilmente quella piaga ambulante di Oz avrebbe deciso di organizzare un torneo di Sparaschiocco o qualche altra cavolata del genere.

Sempre meglio che stare nello stesso scompartimento di Ernest e la sua mandria di pecoroni”.

 

 

 

[…]

 

 

 

Reim Lunettes –diciassette anni di onorata carriera come insegnante di erbologia e, di recente, vicepreside- conosceva da così tanto tempo il suo datore di lavoro da sapere quando qualcosa lo turbava, nonostante sembrasse sempre il solito idiota.

Fortunatamente per la scuola e per tutto il resto del mondo magico, Reim sapeva anche che l’idiozia fulminante di Xerxes Break era solo una maschera.

In un certo senso, è quasi geniale. Voglio dire, chi mai prenderebbe sul serio un individuo del genere” pensò, osservandolo mentre faceva razzia nelle cucine della scuola.

Per lunghi minuti il silenzio fu rotto solo dalle mandibole del Preside, intento a divorare più dolci di quanto un comune essere umano potrebbe realmente ingurgitare; finalmente il terzo mago presente nella stanza, il professor Rufus Barma, si decise a parlare.

«Quindi continui ad essere convinto delle tue recenti decisioni?» domandò l’uomo con sufficienza, come se si stesse semplicemente informando sulle previsioni meteorologiche.

Break spezzò un leccalecca tra i denti con evidente soddisfazione, poi si voltò verso di loro. «Sicuro. Ed ora sentitevi pure liberi di andare, c’è una torta alla panna che mi aspetta~».

Reim non riuscì a trattenere un sospiro sconsolato, erano giorni che lui e Barma cercavano di capire –senza successo- cosa passasse per la testa del preside.

«Xerxes, non fai che parlare male dei Nightray, blaterando che sono tutti maghi oscuri e poi ne assumi uno. E non venirtene fuori con la fiaba di te che metti da parte i tuoi pregiudizi, perché tu sei la persona meno imparziale che questo mondo abbia mai avuto la sfortuna di conoscere» ritenne opportuno fargli notare Rufus.

Break si limitò a ridacchiare, per nulla toccato da quello che doveva essere un insulto bello e buono, «Be’, sai come si dice: tieniti stretti gli amici e ancora più stretti i nemici».

Il vicepreside intercettò la torta prima di Break e la mise fuori dalla sua portata, «E per l’altra questione?» domandò, facendo levitare il dolce ben sopra le loro teste.

Vide Xerxes sbuffare e passarsi una mano tra i capelli, abbandonando momentaneamente l’espressione ilare –o da beota, come Rufus amava descriverla-.

Ci siamo, ora ci dice tutto”.

«Vale lo stesso discorso di prima: tieniti stretti gli amici e ancora più stretti i nemici. La richiesta ci è arrivata direttamente da Beauxbatons».

«Beauxbatons è una scuola rispettabilissima» sbottò Reim, che aveva passato i primi tre anni della sua istruzione magica proprio nell’accademia francese.

Stufo di quella pantomima, Break appellò la torta che gli planò docilmente sulla mano sinistra, «Sì, una scuola rispettabilissima che ha stretti e pericolosi legami con l’Abisso».

«Queste sono tue congetture» cercò di ribattere il professore, senza alcuna convinzione.

«Quindi stai volontariamente portando il pericolo in casa nostra», la protesta del professor Barma, invece, fu molto più convincente.

Break gli strizzò l’occhio, quasi divertito, «Per la conoscenza tutto è lecito, no?»

No che non lo è” pensò Reim, ma decise di limitarsi a pensarlo. Sicuramente Xerxes aveva un piano ed essere polemico non avrebbe certo contribuito alla buona riuscita di questo.

«Suppongo non ci rimanga che andare avanti».

Il silenzio che ne seguì fu piuttosto eloquente. Sarebbero andati avanti per quella strada.

 

 

 

Death Note: Perdonate il capitolo di passaggio, era necessario… perdonate anche l’attesa, so di averci messo un secolo ç_ç

 

 

   
 
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