Oggi mi sento in vena di
confidenze e, sopratutto, mi sento in dovere di raccontarvi una storia. Questa
storia.
Potete ridere di me, piangere, addormentarvi, l'importante è che io abbia
parlato. Perchè quello che mi accingo a confessarvi è l'esperienza più strana
che mi sia successa in sedici anni di vita.
Se quel giorno, di circa un mese fa, quel bacucco del caro vecchio amico di
Silente non gli avesse proposto di trasportare il suo gregge di studenti
nell'enorme cottage in montagna di sua proprietà, forse in questo momento sarei
ancora nell'atto di smaltire la noia di un banalissimo Natale passato a scuola.
Ma andiamo con ordine.
Quella mattina mi trovavo per caso in Biblioteca. Cioè, dire per caso mi sembra
menzognero, diciamo pure che mentre Harry faceva la sua abituale visita in
Infermeria (stavolta per un brutto raffreddore contagioso all'estremo), Hermione
mi aveva trascinato a forza nel suo mondo fatto di copertine polverose, pagine
ingiallite e paroloni incomprensibili.
Dato che l'alternativa ad un così noioso pomeriggio era passare interminabili
ore con Seamus e Dean a parlare di tette, culi e gambe, non ho pensato due volte
ad accettare la proposta di Herm. Almeno avrei guardato le sue di gambe. E
inoltre avrei evitato al mio ego di scacchista invincibile di non spadroneggiare
in un paio di tristissime partite coi due compagni scarsetti nel gioco.
Comunque (evito di divagare oltre) ero in quella catasta di libri ammuffiti e
puzzolenti di cultura, con l'arduo compito di selezionare, catalogare per titolo
ed argomento, tutta la roba assurda che la mia amica si era sbafata negli ultimi
tempi.
Tutta roba tediosa allo stremo: "Razze di Elfi nel Medioevo", "Eventi Magici e
Culturali dell'Inghilterra dell'ultimo secolo" e roba così. Il mio occhio vagava
scrutatore in rassegna di tutti questi titoli, alternato da una smorfia di
disgusto e un'incomprensione crescente sul motivo per il quale Hermione fosse
così interessata a degli argomenti tanto inutili.
Curiosamente mi soffermai alla visione di una copertina diversa dalle altre.
Scivolai col dito sul rilievo del disegno impressovi, una gran bella
illustrazione di un castello sfarzoso, e dei meravigliosi particolari del bordo
dorato.
La scritta, imperiosa e lucente, recava il seguente titolo "Fantasmi della
Scozia".
Senza neanche riflettere sul perchè Hermione avesse letto quel libro, lo presi
tra le mani e continuai a scrutarlo come se mi trovassi davanti un'oggetto di
rara bellezza.
Un formicolio anomalo pervase le mie dita, mentre con forza moderata le
stringevo per soggeggerlo in tutto il suo peso.
"Questo libro mi sta chiedendo di leggerlo" dissi con l'espressione più seria
che potessi assumere. Quelle parole mi erano uscite di bocca impulsivamente, non
ricordo neppure a cosa pensavo mentre le dicevo.
Hermione mi guardò sul punto di scoppiare in una risata isterica (negli ultimi
giorni era sarcastica e intrattabile - magari era in "quei" giorni).
"Se vuoi leggere un libro, Ronald, non c'è bisogno che inventi storielle del
genere per giustificare il tuo desiderio. Leggere è normalissimo e farebbe bene
al tuo cervello così vuoto" mi disse con acidume sovraumano. Se non fossi stato
così inspiegabilmente interessato a quel libro, glielo avrei tirato dietro, al
diavolo la galanteria!
E poi in realtà non desideravo per nulla leggere quel coso, semplicemente
sentivo che mi stava chiamando. Si, mi chiamava, anche se non potevo sentirlo.
Senza starci a riflettere me lo infilai in borsa, pensando che Madama Pince non
avrebbe notato la mancanza, credendo che tale titolo fosse ancora nelle grinfie
di Hermione.
Lei mi guardò esterrefatta, manco se fossi una bestia rara. Pensavo che il
giorno in cui Hermione mi avesse visto fare qualcosa che le andava a genio, come
prendere un libro che non trattasse di Quidditch di mia volontà, avrei letto nel
suo sguardo compiacimento e soddisfazione, invece era confusa e sembrava che
attendesse il momento in cui, con la mia espressione più stupida, le avessi
detto "Scema! Sto scherzando!"
Dopo averla aiutata a riporre gli ultimi volumi ed essermi caricato sulla spalla
i nuovi, tornammo alla Torre.
La sensazione che in genere mi lascia un pomeriggio in Biblioteca (cioè quella
di aver perso un tempo per nulla) non mi appagava del tutto. Sentivo come se
invece quelle ore a qualcosa fossero servite. A cosa non saprei.
Per un curioso gioco del destino non vedevo l'ora di raggiungere il calduccio
della Sala Comune (eravamo in Dicembre, e nel castello si gelava) per poter
sfogliare in tranquillità l'arcano volume.
Sentivo come se l'interno della mia borsa contenesse qualcosa di stranamente
pesante e vivo. Quel libro avevo il sentore si stesse dimenando, come a voler
essere libero. Voler essere letto.
Quindi così feci. Dopo essermi appropriato della mia poltrona preferita ed
essermi assicurato che Hermione alle mie spalle fosse fin troppo impegnata a
scegliere quale delle decine di libri presi in prestito leggere prima, aprii
quel coso.
Ma non lo aprii nel senso tradizionale del termine. Avevo istintivamente
infilato il dito tra due pagine a caso, come si farebbe ad una pesca fortunata
(facevamo così quando dovevamo decidere a chi toccava spegnere le torce prima di
andare a dormire).
Nessuno si stava curando di me in quel momento. Tutti sembravano impegnati con
le loro cose, Hermione aveva la testa affondata in qualcosa che sembrava una
mappa stellare.
Così, fortunatamente, nessuno aveva notato l'espressione anticonvenzionale che
il mio viso stava assumendo. Sorpreso, confuso, eccitato e impaurito allo stesso
tempo.
La pagina "pescata" era la quarantatrè.
O meglio la quarantadue e la quarantatrè, ma i miei occhi caddero unicamente su
quest'ultima.
Una strana e deforme figura, qualcosa di astratto. Questo mi parve in un primo
momento.
Poi continuando ad osservare, quel qualcosa prese forma. Grandi occhi violacei,
contornati da pelle raggrinzita e dalla tonalità malaticcia.
Il suo corpo, villoso e smilzo, era dello stesso colore del viso, e un ghigno
maligno faceva da ciliegina sulla torta.
Era l'uomo, se uomo possiamo chiamarlo, più ripugnante che avessi mai visto.
Anche Piton a confronto sarebbe risultato grazioso.
E solo dio sa quanto mi costa ammetterlo.
Ad ogni modo il fantasma rappresentato su quel libro pare fosse tale William
Thomas Curdy e, stando alla biografia dettagliata che lessi in un sol boccone,
era un Duca vissuto nel settecento o giù di lì. Egli era temutissimo per le sue
stramberie, la sua sete di potere e la sua scarsa sanità mentale.
Infatti, spostando lo sguardo verso destra, trovai una breve scheda la cui prima
voce diceva: Catalogazione - Fantasma con problemi mentali, di natura malvagia.
Sentii un profondo sospiro alle mie spalle e, solo in quel momento ricordai che
non ero solo e che, molto probabilmente, Hermione era rimasta ad osservarmi.
E che di certo stava per criticare qualche mia mossa.
"Non si leggono i libri da metà..." disse severa.
Eccola, pensai. Manco il tempo di abituarmi all'idea che stava per farmi una
lavatina di capo serale che lei me la fa.
"Hai saltato di gran carriera il capitolo dedicato alla storia della Scozia e ai
luoghi infestati più celebri...quello si che è interessante" commentò col tono
asciutto e sicuro che la rendeva la Miss So-Tutto-Io più insopportabile della
storia.
Decisi che forse era meglio non replicare nè tantomeno spiegarle quali strane
sensazioni mi legavano a quel libro, o meglio a quella pagina e al suo soggetto.
"Sarà che hai affinità elettiva con quelli fuori di melone" scherzò lei
indicandomi la catalogazione dello spettro. Si tirò in piedi e venne ad
accomodarsi accanto a me, su quella poltrona troppo stretta per due.
I suoi abiti avevano un grazioso profumo di lavanda. La fragranza mi andò alla
testa, ubriacandomi all'istante.
"Si...certo..." bofonchiai non troppo triste per il suo avvicinamento "...vedi
che se mi gira ti piazzo sulla scopa e ti spedisco dritta dritta da
Curdy...a...a..."
"Fort William" sentenziò pronta, senza neanche aver adocchiato la pagina.
"Sai sempre tutto" sorrisi istintivamente, quella frase era il mio cavallo di
battaglia. Lei ricambiò il sorriso. Pensai che era davvero carina.
Hermione che profuma di lavanda si alzò e mi lasciò solo, col signor Curdy e un
caos mentale che manco sto a raccontarvelo.
*
Non avevo per nulla collegato la
mia esistenza a quella di Curdy o della Scozia in generale fin quando, la
mattina dopo, le lezioni furono improvvisamente interrotte.
Un brusio eccitato si levò dall'aula di Astronomia e dopo poco fummo scortati
dallo stesso insegnante in Sala Grande. La colazione era passata da poco e mi
sembrò stranamente curioso di come un'annuncio, per quanto importante possa
essere, abbia bisogno di smuovere un'intera scuola, piuttosto che attendere
l'ora di pranzo.
Insomma dopo vari tentativi riuscimmo a stare tutti seduti e più o meno in
silenzio (qualcuno dalle ultime file giurava di esser sicuro che i Mangiamorte
avessero ucciso il Ministro della Magia, altri il contrario, alcuni che
Voldemort, come Sirius a suo tempo, era semplicemente un cantante rock) e
Silente prese la sua postazione da politico Babbano sul palco, mani al cielo e
barbona raccolta in una stupidissima treccia.
"Miei cari studenti..." attaccò mentre anche gli ultimi ciarlieri, chiudevano i
forni "...scusate se ho disturbato le vostre dedite lezioni e se in qualche modo
vi ho sconcentrato da quelle che sono le vostre abituali occupazioni..."
I volti di un buon 90% di persone si illuminò con un sorriso sincero, chi se ne
fregava delle lezioni! Ben vengano interruzioni di qualunque genere!
"...vi ruberò solo qualche secondo...un mio caro amico, il qui presente
Fitzgerald Curdigan, ci ha offerto un'irripetibile opportunità. Il suo cottage
in montagna, un'abitazione maestosa e molto bella, è al momento vuoto per
mancanza di occupanti, quindi sarà lietissimo di ospitarci per la settimana
delle vacanze natalizie. Così, dato che mancano poco più di dieci giorni alla
data concordata, vi pregherei di dare al più presto l'adesione in modo tale da
poterci organizzare per tempo. Potete andare"
In tutta la Sala si levò un brusio concitato e tutti tardammo un pò a tornare in
classe.
Dal canto mio mi avvicinai ad Hermione per sapere lei cosa avrebbe fatto e mi
sentii piuttosto rilassato quando rispose in maniera positiva.
"Andare all'estero arricchisce sempre il nostro bagaglio culturale" esclamò
mentre mi seguiva per tornare a studiare pianeti e galassie.
In effetti quello che è successo in questa gita non lo dimenticherò mai, fino
alla morte.
Più che bagaglio culturale, qui si parla di esperienza di vita, di qualcosa che
ti segna, che ti rende grande agli occhi del mondo.
Insomma ascoltate bene la mia storia e fatene tesoro.
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CONTINUA
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Uhuhu passo il testimone a
_Miwako_ *_* Vai carissima!
Vi ricordo che chiunque volesse partecipare mi deve scrivere via email ((
s4nae@mymelody.com )) per aver assegnato
un capitolo, idem via MSN ((sempre
s4nae@mymelody.com )). Bacioni \*o*/