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Autore: BDiz Ishida Histugaya    03/10/2014    1 recensioni
[Avatar la leggenda di Aang]
[Avatar la leggenda di Aang]Dopo l'Avatar Korra e i due successivi Avatar, nel Tempio dell'aria dell'est nasce Suta
che dimostra subito grandi potenzialità se non che i monaci non vogliono farlo uscire
nel mondo esterno. Una avventura che coinvolgerà più Avatar provenienti dal
passato per salvare il futuro da un destino tremendo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo mezz’ora di frenetica corsa i tre si ritrovarono dall’altra parte del passo.

Il mostro marino di prima gli aveva sicuramente fatto prendere un bello spavento.

In ogni caso in quel momento si trovavano tra montagne rocciose.

Tra di esse si scorgevano le mura di Ba sing se.

Si stavano affrettando a mettere giù le loro cose e a pianificare le mosse seguenti.

Come aveva detto Jiikan ha est di dove si trovavano loro c’era l’isola dei monaci.

Sarebbero partiti il giorno seguente con le primi luci del giorno via mare.

In sé non era un viaggio lungo ma la pianificazione per infiltrarsi nel monastero richiedeva tempo.

Nessuno dei tre conosceva la struttura di esso e l’analisi dell’edificio era necessaria.

Il piano consisteva nell’infiltramento di Korra nel passaggio per il mondo degli Spiriti.

Gl’altri due avrebbero provveduto alla sicurezza del corpo materiale della ragazza.

Infatti nessuno di loro credeva che quei monaci sarebbero stati felici di vederlo.

Suta voleva accompagnarla essendo anch’esso l’Avatar ma Jiikan disse che non era necessario.

A quanto ne sapeva gli Spiriti di quella zona avevano un comportamento pacifico e sereno.

Korra doveva convincerli a chiudere il passaggio per il mondo umano.

Non doveva cambiare nulla per loro, avrebbero continuato a vivere normalmente.

Il piano poteva anche funzionare ma Suta continuava a chiedersi cosa sarebbe successo dopo.

Non ci sarebbero stati più contatti tra gli Spiriti e gli umani e il mondo sarebbe caduto in guerra.

Il pianeta era regolato e controllato da entità spirituali come Tui e La.

Forse lasciare che gli Spiriti prendessero il controllo sarebbe stato meglio.

Suta ormai dubitava di voler veramente chiudere quel passaggio, aveva paura.

Era meglio dormirci su.

Stava per sistemare il suo sacco a pelo per terra quando Jiikan gli si parò d’avanti.

Non disse niente, i suoi occhi nascosti dalla maschera fissavano il compagno.

“Cosa c’è?” chiese il ragazzino leggermente intimidito dall’altro.

“Il mondo non cadrà in rovina, puoi stare tranquillo” disse il mascherato.

Quel tipo sembrava leggere nella mente del monaco da quando l’aveva incontrato.

Ormai Suta non ci faceva neppure caso, si era già abituato.

“Come lo sai?” chiese scettico guardano il sacco per evitare di fissare Jiikan.

“I legami con gli Spiriti in ogni caso prima o poi si spezzeranno” rispose.

“Come?”

“Anche se gli Spiriti comanderanno questo mondo per secoli se ne andranno:”

“Allora tutto questo in realtà è inutile?!” chiese sconvolto Suta.

“Stiamo cercando di impedire la tua morte e una vita orribile all’intera umanità”.

“Sì, hai ragione. Scusa. Come sopravvivrà allora il nostro mondo”.

“Grazie alla tecnologia piccolo monaco. Scompariranno anche i dominatori”.

“Ma questo è orribile e ingiusto!” gridò Suta.

“La tua morte è ingiusta, la tecnologia in ogni caso prevarrà”.

“Non se ci sarò io ad impedirlo” ribatté Suta.

“Non ci puoi fare niente, con te o senza di te i dominatori scompariranno.”.

Silenzio, forse quello era stato per Suta il momento più orribile del viaggio.*

Già, il silenzio. Essendo un monaco aveva molto a che fare con il silenzio.

Ma non ci aveva fatto ancora caso che sesso poteva divenire pura angoscia.

Una risposta che non veniva, una affermazione lasciata a metà, una ferita.

La solitudine dalla comprensione di ciò che avveniva in quel momento.

Suta si avvolse in un bozzolo fatto di coperte ignorando il compagno.

Passarono parecchi minuti ma sentiva ancora lo sguardo dell’altro perforargli la schiena.

Quella notte non dormì per niente a causa di quello sguardo che lo aveva vigilato.

Quando sorsero le prime luci dell'alba il ragazzo era ancora sveglio.

Pochi minuti dopo si svegliò Korra e Jiikan.

Fatta quella che doveva essere una colazione (due more a testa e un bicchiere d'acqua) partirono.

Il viaggio verso l'isola dei monaci durò un'ora e mezza e stremò i due Avatar.

Arrivati all'isola i due si accasciarono sulla sabbia della spiaggia che li circondava.

Viaggiare su un pezzo di ghiaccio non doveva essere affatto facile, figurarsi insieme a Jiikan.

Ma il tempo di riposare non c'era. Il ragazzo mascherato li esortò ad alzarsi.

I monaci erano soliti nel tempo libero fare lunghe passeggiate e il rischio di essere scoperti c'era.

Si nascosero tra la vegetazione dell'isola.

La sabbia aveva lasciato il posto alla fanghiglia del terreno umido che rendeva difficile camminare.

L'aria era umida e irrespirabile per chi non era il tipo da frequentare foreste pluviali.

I tre cercavano di sopprimere i colpi di tosse e gli affanni per non fare troppo rumore.

Girarono a zonzo per un bel po'. Si abbassavano ogni volta che sentivano un rumore losco.

Finirono imbrattati di fango e Korra si trattenne di lanciare un'imprecazione dalla rabbia.

Ad un certo punto la vegetazione venne sostituita da un terreno roccioso in salita.

Era una piccola altura rocciosa su cui si imponeva il tempio dei monaci.

La struttura dell'edificio era simile agli altri templi dell'aria.

Una foschia di nostalgia aleggiava nel cuore di Suta.

Aveva sempre voluto scappare dal suo tempio ma qualcosa lo richiamava ancora ad esso.

In ogni caso mancava un bel pezzo di strada per raggiungere il passaggio al mondo degli spiriti.

Era una caverna situata sul fianco dell'altura praticamente invisibile coperta dal fogliame.

Ci sarebbe voluta un'altra bella ora di passeggiata per raggiungerla.

L'umore cascato sotto i piedi per la strada ancora da fare, risalì grazie allo stupendo panorama.

 

 

La piccola montagna, formata probabilmente da rocce simili a dolomia, era di un arancione chiaro.

I raggi del sole facevano risplendere quel colore che inondava tutta la vallata circostante.

Le chiome verdi degli alberi che circondavano il tempio ondeggiavano al vento lieve.

L'aria umida che c'era dentro la foresta dietro di loro era scomparsa.

Si respirava a pieni polmoni e tutto sembrava essersi rinvigorito, i colori, le energie, la terra.

Un altro mondo che però in futuro verrà distrutto dall'avidità degli uomini per profitto.

Ma quello era per loro un futuro lontano, ma per noi un presente opprimente.

Terre verranno dimenticate, eventi verranno perduti, la morale anche.

Ma ora voi vorrete sentir del passato e vi accontenterò.*

 

 

Il viaggio fino alla caverna non è degno di una descrizione troppo dettagliata.

Sta di fatto che ci arrivarono prima del previsto ma con tante difficoltà.

L'entrata era occultata bene se lo era stato fatto di proposito.

L'edera copriva maggior parte dello spazio e un tronco ne impediva l'accesso.

Il muschio poi rendeva ancora più difficile la visione della grotta.

L'aria umida ritornò a entrare nei polmoni dei tre.

Jiikan tagliò con le spade l'edera e spostò il tronco.

La grotta all'interno era arida,il pavimento aveva uno strato sabbioso.

Il buio si propagava nel vuoto che sembrava arrivare dall'altra parte della montagna.

I passi echeggiavano in un modo inverosimile.

Un piccolo corso d'acqua scorreva sotto di loro da una sorgente sotterranea.

Una corrente d'aria fredda seguiva il percorso d'avanti.

Korra sbuffò e si sedette per terra.

“Alzati Korra, non c'è bisogno di meditare per entrare nel regno degli spiriti” disse Jiikan.*

 

 

  
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