Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: EmmaStarr    04/10/2014    8 recensioni
[AU!Hunger Games | Kidd/Law | Angst, Sentimentale]
* * *
– Ehi, Trafalgar. – fece Kidd, fissandolo dritto negli occhi. – Non farti strane idee. La prossima volta che ci vedremo ti ucciderò.
Law non si scompose, e ghignò: – Staremo a vedere.

* * *
Due ragazzi, due Tributi, due nemici in lotta per lo stesso obiettivo: la sopravvivenza. Chi riuscirà a superare le prove dell'Arena? Chi morirà nel tentativo?
* * *
Law frugò nei suoi occhi alla ricerca della minima traccia di debolezza o di incertezza, ma non ne trovò. Sorrise. – Si dà il caso che sia anche il mio obiettivo. Far fuori i Favoriti, intendo. [...] Date le circostanze, che ne diresti di formare un'alleanza?
* * *
Loro sono diversi dagli altri, sono forti. Hanno qualche possibilità di farcela. Ma l'ombra di un passato troppo recente incombe su uno di loro, rischiando di distruggere ogni cosa.
* * *
– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito!
* * *
Ma tra i due le cose non fanno che evolversi, e ben presto, nascerà qualcos'altro.
* * *
– Baciami.
* * *
Ventiquattro concorrenti. Un solo vincitore.
* * *
– Non ho paura.
* * *
–Romantico.

* * *
Che gli Hunger Games abbiano inizio.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La nostra storia




Il bambino prese un profondo respiro e fissò negli occhi il suo interlocutore. – Ciao, io sono Trafalgar Law.

Law, eh? – Aveva un anno più di lui, era biondissimo e indossava una specie di pelliccia rosa fatta di piume di un animale che Law non aveva mai sezionat- visto, mai visto. – Piacere, io sono Doflamingo. – sorrise il bambino, stringendogli calorosamente la mano. – Papà, scusate, potete lasciarci soli? – i due uomini annuirono e se ne andarono.

Law si guardò un po' intorno, vagamente intimorito: per la prima volta nel suoi sei anni era uscito dal Distretto 12, e non sapeva bene come comportarsi. La cameretta di quel Doflamingo era così grande, e piena di giochi!

Il padrone di casa ridacchiò. – Allora, vuoi giocare a qualcosa? Ho delle spade di legno, se vuoi. Papà dice che me ne regalerà una vera quando compirò dieci anni. Se vuoi te la farò provare. – propose con confidenza.

Law sollevò un sopracciglio, dubbioso. – Vuoi... giocare con una spada, come negli Hunger Games? Seriamente?

Doflamingo lo fissò con un misto di compassione e divertimento. – Già, non sono cose che si fanno nel 12, vero? Vieni qui, che ti insegno. – E senza sentire ragioni gli ficcò l'arma in mano, iniziando ad impartirgli i primi rudimenti dell'arte della spada.

Law si stupì principalmente di due cose: primo, che quel ragazzino fosse così abile già alla sua età. Secondo, che per insegnargli come muoversi gli stesse così addosso. Praticamente lo stava abbracciando, e a lui non piaceva farsi abbracciare.

Ma per quel bambino così espansivo, rifletté, poteva anche fare un'eccezione. In fondo, sembrava un tipo a posto.

 

* * *

 

E tu chi sei?

Law inclinò il capo, confuso. – Sono... Trafalgar Law, sono venuto qui due mesi fa. Mi hai insegnato a lottare con la spada. Mio padre lavora col tuo. È medico. – tentò ancora il bambino, aggrottando le sopracciglia. Possibile che si fosse dimenticato di lui? Non è che capitasse spesso.

Doflamingo si sbatté una mano sulla fronte. – Ah, mi ricordo! Scusa, è passato tanto tempo... Per quanto starai qui, questa volta?

Law sorrise, rincuorato: in qualche modo gli sarebbe dispiaciuto se Doflamingo si fosse davvero scordato di lui. – Una settimana intera. Papà ha detto che dormirò nella tua stanza, se non...

Non è per niente un problema! Ora vedo come sei diventato bravo con la spada. – affermò il maggiore, trascinandolo euforicamente per un braccio.

Law sospirò e lo seguì, pronto per passare una settimana in compagnia di quel ragazzino che lo incuriosiva sempre di più. Pronto, e forse anche un po' eccitato.

 

* * *

 

Law...

Che c'è?

Non riesco a dormire, Law...

E perché?

Che ne so, ah, uffa... Raccontami qualcosa.

Una cosa noiosa?

Eh?

Così ti addormenti.

Doflamingo rise. – No, dai, adesso! – si portò le mani sotto il mento, così da poter fissare la sagoma di Law nella penombra della stanza. – Dimmi di te.

Law ci pensò un po' su. – Da grande voglio fare il medico anch'io. Il chirurgo. Mi piace sezionare gli animali, papà me lo fa fare quando voglio.

Doflamingo fischiò. – Allora se mi ammalerò sarai tu a curarmi?

Law non sembrò avere neanche bisogno di pensarci. – Certo! Diventerò il medico migliore di tutta Panem, sai, così potrò curarti meglio di chiunque altro!

Sai una cosa? Mi piaci. – dichiarò Doflamingo, annuendo soddisfatto. – Chiederò a mio padre di farti venire più spesso.

A Law non dispiaceva per niente.

 

* * *

 

Doflamingo palleggiava con un pallone da calcio nuovo fiammante. – Cinquantasette! Nuovo record, e vai! In fondo, con un pallone del genere c'era da aspettarselo: da Capitol City, niente di meno! – esclamò, soddisfatto. Dall'alto dei suoi dieci anni si sentiva il padrone del mondo.

Law sollevò leggermente gli occhi dal suo libro, sorridendo appena. – Bravo. – commentò, prima di tornare a leggere.

Doflamingo sbuffò. – Più convinto, dai! Così non mi motivi a continuare!

Law sospirò, chiudendo il libro e cercando di trattenere un sorriso. – Ok, scusa. Sei fantastico, davvero. – lo disse così, senza ironia né esagerazioni.

Doflamingo gli saltò addosso, ridendo come un matto. – Sei tu che sei fantastico, Law! – proclamò, facendolo cadere per terra.

Ehi, no, dai! – cercò di protestare Law, ridacchiando.

Ah, allora sai ridere. Bene. – commentò Doflamingo, soddisfatto.

E lo baciò.

Law rimase sconvolto, davvero. Quando si staccarono, si passò esitante una mano sulle labbra. – P-perché... – iniziò, esitante.

Perché sei fantastico e mi piaci. – rispose Doflamingo, sorridendo e alzando le spalle. – Mamma dice che le persone che ci piacciono si devono baciare sulla bocca. Io ti piaccio, vero? – chiese poi, baldanzoso.

Era così convinto e soddisfatto che Law non avrebbe mai potuto dirgli di no. – Sì, mi piaci.

 

* * *

 

Mi annoio! – borbottò un Doflamingo ormai tredicenne, sdraiato sul divano.

Law alzò lo sguardo dal suo libro, fissandolo con curiosità. – Cos'ha che non va il soffitto che stai fissando da venti minuti, scusa? – domandò, ironico.

Law! Papà è arrabbiato con me per via di quel ragazzino che ho picchiato e non mi fa uscire. Ma mi annoio! – gemette, rotolando giù dal divano fino alle gambe di Law.

Quello abbassò una mano dandogli un paio di pacche sulla testa. – Su, resisti. Ancora due giorni. – fece, accomodante. Doflamingo gli fermò la mano e la portò alla bocca, tenendola lì.

Law...

No. – disse l'altro, più fermamente che poteva.

Ma tu mi piaci. – si lamentò l'altro, arrampicandosi sulla stessa poltrona di Law e sedendoglisi in braccio. – Perché no?

Law cercò di spingerlo giù, senza successo. – Perché no! Dai, non... non voglio... – cercò di sottrarsi, mentre Doflamingo iniziava a baciarlo sul collo.

Law... Queste cose le facciamo sempre, su, non fare così! – si lamentò quello, stiracchiandosi addosso a lui.

Il più giovane si alzò in piedi, lasciando Doflamingo solo sulla poltrona. – Oggi non ho voglia, ok?

Doflamingo sbuffò, sdraiandosi mollemente. – Che palle.

Il suo broncio era qualcosa di unico. – Guarda che mi piaci lo stesso. – sorrise Law, sistemandosi sul divano lasciato vuoto da Doflamingo.

Davvero?

Davvero.

Law sospirò piano e si rimise a leggere, stanco.

 

* * *

 

Potevi anche evitare. – sbuffò il ragazzo, entrando in casa seguito a ruota da Doflamingo.

Ma mi aveva insultato!

Gli hai fratturato l'omero! E probabilmente aveva anche un paio di costole incrinate. Senza contare che, se non avessimo fermato l'emorragia...

Doflamingo gli puntò un dito sul naso. – Frena, frena. Non c'è nessun “avessimo”. Sei stato tu, ok? Io l'avrei anche lasciato lì. Aveva mancato di rispetto a me e anche a te, te ne sei scordato? – lo fissò rabbioso. – Ti facevo un po' meno crocerossina, Law.

Il compito di un dottore è di salvare tutti. – sibilò quello, il viso a pochi centimetri dal suo.

Doflamingo sbuffò e sorrise, prendendolo per il mento. – Va bene, hai ragione. – sussurrò, il fiato che andava a sbattere sulle sue labbra. – Non mi piace litigare con te... – le loro labbra si scontrarono, e Doflamingo smise si pensare lucidamente.

No, adesso proprio no. – Law lo respinse, spingendo le mani sul suo petto per staccarsi.

Perché no? – gemette Doflamingo, cercando di riavvicinarglisi, bramoso.

Law lo guardò male. – Non mi è piaciuto come ti sei comportato. Era... era un tuo compagno no?

Mi spiace, mi spiace, non lo faccio più. – piagnucolò Doflamingo. – Possiamo baciarci?

Law sospirò, sorridendo amaramente. – Devi sempre averla vinta, vero?

Il sorriso di Doflamingo lo inquietò un po', ma cercò di non farci caso. – Sempre, ricordalo.

Il resto fu soltanto un po' più strano del solito. Meno naturale.

 

* * *

 

Adesso come stai?

Doflamingo si rivoltò nel letto. – Adesso meglio, grazie. – mugolò, stiracchiandosi. – Mi ha curato il miglior medico di Panem, dopotutto, no? – ammiccò.

Law alzò gli occhi al cielo, sorridendo. – Sì, come no... Guarda che la polmonite è una cosa seria, ok? Cerca di stare a riposo ancora un paio di giorni e...

Doflamingo lo afferrò per il bavero della camicia e lo spinse giù, baciandolo con ferocia. – Sono già guarito, sai? Da quando mi hai dato quell'intruglio, stamattina, mi sento alla grande. – sussurrò. – Mi sono finto malato apposta, perché così... siamo soli. Non c'è nessuno intorno. La notte è nostra, Law.

I-in che film l'hai sentita, questa? – balbettò Law, boccheggiando. Cercò di arretrare, ma Doflamingo lo teneva stretto.

No, dai, resta con me. – sussurrò.

Law lo fissò negli occhi: sapeva che, se avesse detto di no in quel momento, Doflamingo l'avrebbe probabilmente odiato per sempre. – I-io non...

C'è un letto. – cantilenò Doflamingo, malizioso.

Però...

Siamo da soli.

Sì, ok, ma...

E tu mi piaci tantissimo! Dai, Law, vieni con me. Lo facciamo in modo che sia... indimenticabile?

In quel momento, Law prese una decisione. Non voleva che Doflamingo lo odiasse, non poteva permetterlo: aveva fatto troppo, per lui, era stato per troppo tempo qualcosa che somigliasse ad una famiglia perché Law lo abbandonasse così in quel momento.

Però, indimenticabile no. Non voleva che... non sapeva neanche come spiegarselo. Un giorno, pensò confusamente, troverò qualcun altro. Cioè, Doflamingo è fantastico, ma mica staremo insieme per tutta la vita, no? Beh, prima o poi voglio trovare qualcuno con cui avrò una notte più indimenticabile di questa.

Si lasciò trascinare nel letto da Doflamingo, facendosi sommergere dal suo profumo, e cercò di non pensare.

 

* * *

 

Il telefono squillava. Law congelò sul posto: erano in pochissimi a conoscere il suo numero di casa -e non è che avesse molti amici che lo chiamavano, in effetti. L'unica possibilità era...

Pronto?

– Law, sono io.

Oh, ehm, c-ciao.

Perché non sei venuto?

C-cosa?

Perché. Non sei. Venuto.

I-io...

Tuo padre è qui e tu non ci sei. Non dovevamo andare al fiume? Questa settimana dovevamo esercitarci con il combattimento in acqua o no? Law, voglio sapere dove sei, adesso!

Law sospirò. – Non stavo molto bene. – rispose, lapidario. Beh, se per “non stare molto bene” si intendeva “ho ancora male là dietro” allora sì, non stava molto bene.

Non mi importa, Law: per favore, vieni! Mi manchi, dai!

Era complicato. Quello che una volta Law era convinto fosse amore si stava lentamente trasformando in qualcosa d'altro. Desiderio. Possessione. Gioco. Sfruttamento. La cosa lo lasciava insoddisfatto, inappagato, quasi spaventato.

Non poteva lasciare Doflamingo. Non avrebbe mai potuto, e una parte di lui neanche lo voleva.

D'altro canto, ogni volta che lo vedeva sentiva una stretta allo stomaco farsi ogni giorno più forte. In quel momento era diviso tra il desiderio di riattaccare il telefono in faccia a Doflamingo e quello di correre da lui. – Vedrò di raggiungerti in settimana. Se... se mi ristabilisco. – sospirò alla fine.

Doflamingo sembrava compiaciuto. – Quando vieni, ti devo dire una cosa importante. Sai Monet? Mi si è dichiarata giusto stamattina! E sai, ha delle tette che... – rise, e riattaccò.

Law rimase appeso all'apparecchio ormai silenzioso, il cuore stretto in una morsa che quasi non lo faceva respirare.

 

* * *

 

Non voglio.

Sì che vuoi.

Lasciami!

Dai, lo so che ti diverti anche tu.

– …

Allora?

Per favore.

Su, ancora una volta e poi basta.

 

* * *

 

Domani andiamo nel bosco, Law?

A fare?

Ad allenarci!

– …

E anche altro, va bene, mi hai beccato.

 

* * *

 

Law...

Sì?

– Facciamo sesso?

Cambia se dico di no?

No.

 

* * *

 

Aiutatemi.

 

* * *

 

Per favore, fatelo smettere.

 

* * *

 

Basta, non ne posso più, basta!

 

* * *

 

Doflamingo rovesciò un tavolo, preda dell'ira. – Perché? – gridò, tirando un calcio ad un mobile e facendolo cadere.

Ma scusa, come credi che mi senta? – gridò Law di rimando, evitando di venire travolto dalla sua rabbia. – Non l'ho mica chiesto io di farmi estrarre alla Mietitura!

Tu non capisci! – ribatté Doflamingo, colmo di frustrazione.

Law esitò. Doflamingo diceva sempre di adorarlo. Possibile che potesse pensare di... – Sia ben chiaro, Law. Io punto a vincere. – Come non detto. – Però, ecco, possiamo fare in modo che sia...

Non dirlo. – sputò Law. Non avrebbe sopportato di sentirlo pronunciare ancora una volta quella parola. Non sarebbe stato lui il suo ultimo indimenticabile.

Doflamingo lo fissò, interrogativo. – Prego?

La nostra scommessa vale ancora. – rispose Law, sollevando il mento con aria di sfida. – Ti ricordi? È stato quasi un anno fa. Dicevi che non avrei mai trovato nessuno che si preoccupasse per me come fai tu. Se lo trovassi...

Doflamingo rise. – E dove, nell'Arena? Nell'Arena nessuno si preoccupa per nessuno, lo sai meglio di me. Se non hai trovato qualcuno fino ad ora mi sa che ti conviene rassegnarti, mio caro. Io sono l'unico che si preoccupa per te.

Law lo fissò, determinato. – Sarò io a vincere. – affermò, serio.

Oh-oh, certo che sei proprio sicuro di te... Ma io ti conosco. Non puoi vincere, non contro di me. – ghignò Doflamingo.

Law si limitò a stringersi nelle spalle. – È tutta da vedere. – E fece per uscire.

Doflamingo lo bloccò da dietro, passandogli le mani sui fianchi. – Ancora una volta... Law...

L'ultima. Fu solo quel pensiero che impedì a Law di crollare. Doflamingo era un mostro, niente di più. Doveva morire. Poteva morire, stavano andando in un'Arena. Sarebbe morto. L'avrebbe ucciso.

Anche a costo di morire nell'impresa.

 

* * *

 

Doflamingo era precipitato oltre il precipizio insieme a Vergo. Kidd si voltò subito verso Law, che aveva un'espressione indecifrabile dipinta in volto. Immaginò che non potesse essere veramente felice di quanto era appena successo, dal momento che, uhm, Doflamingo era stato il suo ragazzo per quanto, sette anni? E si conoscevano da circa tutta la vita. D'altra parte, era una cosa che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare.

Non che Kidd l'avesse presa propriamente bene: insomma, non era affatto geloso di quel medico da strapazzo, solo... Oh, andiamo: non poteva neanche ammettere di essergli completamente indifferente, non dopo tutto quello che avevano passato insieme. Sarebbe stato impossibile anche volendo. Provava qualcosa per Law, non necessariamente qualcosa di buono, e immaginarlo vivere a stretto contatto con Doflamingo una storia normale (leggi: una storia che non deve concludersi per forza con la morte di uno dei due nel giro di qualche giorno) gli dava davvero fastidio. Lui non aveva mai avuto... storie serie, o cose del genere. Il suo massimo era stato una settimana e mezzo con un'oca che aveva lasciato appena possibile. E Law era il primo che... insomma, quell'indimenticabile continuava a rimbalzargli in testa, e davvero, non ne poteva più di sentirsi così bene al pensiero di una persona che avrebbe dovuto uccidere. Scosse la testa, deciso: doveva concentrarsi sulla sua imminente vittoria, nient'altro.

In ogni caso ancora non ci credeva, insomma: aveva davvero... ucciso sia Doflamingo che Vergo?

Cadde in ginocchio, troppo incredulo per proferire parola. – Non... non può essere vero. – sussurrò dopo un po'. – È finita? Sono morti?

– Non è finita. – disse subito Law, sedendosi a terra con un tonfo secco. – E non sono morti.

 

* * *

 

Era ufficiale: il fianco lo stava uccidendo. Avrebbe avuto bisogno di cure immediate, sapeva che in quelle condizioni non avrebbe resistito a lungo. E anche il braccio di Kidd non scherzava, nonostante quel pazzo avesse combattuto fino a quel momento senza curarsene. Cercò di riportare il respiro ad una velocità regolare, preparandosi mentalmente per affrontare il resto della battaglia. Poteva farcela. Insomma, era già stato atterrato, per di più per primo: con che faccia si presentava davanti a Kidd se veniva messo a tappeto un'altra volta?

– Scusa, in che senso? – chiese subito quello, inarcando un sopracciglio. – Sono morti. Capisco che tu ti senta davvero disperato perché l'unico vero amore della tua vita è appena sprofondato nel nulla, per quanto possa essere considerato amore il distruggere orsetti di peluche, ma... – iniziò, piccato.

Era una sua impressione, o Kidd aveva messo tutto il suo disprezzo in quelle parole? Law ridacchiò. – Non sarai mica geloso, vero? Guarda che se tu li avessi davvero fatti cadere sarei solo contento. Ma evidentemente non sei proprio in grado di fare le cose come si deve. – sospirò. – C'è uno spiazzo. Qua sotto. Non si possono essere fatti troppo male, anzi, tra poco torneranno su.

Kidd sbatté un paio di volte le palpebre. – Come lo sai?

Law si strinse nelle spalle. – Non ha sparato il cannone, genio. E poi, non è mica un mistero. Sotto i settori dei Favoriti c'è una sorta di spazio in più... dovrebbe essere un incentivo ad ammazzare i Favoriti, perché così se anche cadi nel crepaccio almeno hai una possibilità di riuscirne vivo. Almeno credo. – sospirò. – Non te n'eri accorto?

Kidd mascherò il fastidio con uno sbuffo. – L'avevo capito quando quel Doflamingo si è messo a sghignazzare anche se stava cadendo. Non è normale.

Law annuì. – Senti, abbiamo ancora un po' di tempo prima che risalgano. Dobbiamo fare qualcosa per le nostre ferite prima che perdano troppo sangue, poi potremo concentrarci su di loro.

Law prese il tempo di fare un lungo respiro, poi si alzò (la testa non girava per niente, figuriamoci), recuperò alcuni dei suoi arnesi dallo zaino che aveva lasciato vicino alla Cornucopia e iniziò a medicarsi il fianco con attenzione. Si era tolto la maglietta, e godé intimamente a vedere come Kidd cercava inutilmente di distogliere lo sguardo.

Doveva chiederglielo. Ora o mai più, per l'ultima volta. Prese un profondo respiro. – Senti, mi stavo chiedendo... Ti eri preoccupato per me.

Kidd alzò gli occhi al cielo. – Non l'hai nemmeno messa come una domanda! – sbuffò.

– Allora? – insistette Law, terminando la sua fasciatura e avvicinandosi al braccio di Kidd. – E sta' fermo, dovrò pur fermarla, l'emorragia. Comunque, tu pensavi che fossi morto...

– Non dire stronzate, non aveva neanche sparato il cannone. – lo liquidò in fretta l'altro, stringendo i denti mentre Law iniziava a disinfettare il braccio.

– Non ci avevi pensato. – ribatté Law, sogghignando.

– Sinceramente, non mi sembra il caso di... – iniziò Kidd, sbuffando, ma Law lo interruppe.

– Senti, non è poi questa gran confessione. Non ci vuole molto, sai?

Kidd lo fulminò con lo sguardo. Law iniziava a credere che non lo avrebbe mai ammesso. E davvero, non voleva che finisse tutto senza che... Kidd sbuffò e prese la parola. – Non mi sono preoccupato per te, cretino, e non lo farò mai. Devi smetterla, una buona volta... Attento piuttosto a non staccarmi il braccio! – si lamentò, sbuffando.

Law sentì una stretta al cuore -ma era solo per la ferita, niente di più- e sospirò: forse Doflamingo aveva sempre avuto ragione, dopotutto. Era impossibile trovare qualcuno che si preoccupasse effettivamente per lui: forse giusto Smoker, un tempo, ma la sfida fatta con Doflamingo risaliva a qualche anno dopo la sua morte, e...

Si impose di non pensarci, concludendo la fasciatura di Kidd. Forse a lui non importava niente, ma questo non cambiava quello che provava Law. Come dire? Kidd era il suo “indimenticabile”. Non era solo un rimpiazzo, era... oh, che cosa complicata. In ogni caso evidentemente i suoi sentim... quello che era, non erano ricambiati. In fondo, era stato abbastanza tempo con Doflamingo da farsi un'idea molto chiara su cosa fosse l'amore. Pazienza, non è che dopotutto importasse molto: stavano per morire o no? – Ok, fatto. – concluse, stringendo la benda. – Ti dovrei dire di non muoverlo per una settimana, ma... beh, usalo più che puoi e forse avrai ancora una settimana da vivere.

Kidd sbuffò, trattenendo un insulto. – Adesso, se permetti, vado ad uccidere Vergo. – affermò, baldanzoso.

Law sospirò, trattenendo un sorriso e guardandolo voltargli le spalle. Un pensiero inaspettato e terribile lo fulminò in un istante: quelle stesse spalle che stava fissando sarebbero potute scomparire dalla faccia della Terra nel giro di un paio d'ore, e lui non voleva. Non voleva che Kidd morisse. Non voleva che smettesse di muoversi, di sbraitare, di atteggiarsi. Non voleva sapere che quegli occhi non avrebbero visto più niente.

Law non voleva morire, che fosse ben chiaro. Ma non voleva neanche vivere, non se significava sapere che avrebbe vissuto in un mondo senza Kidd.

Scosse la testa, deciso: prima di tutto avrebbe dovuto fare in modo che non fosse Doflamingo a vincere, e poi si sarebbe potuto concentrare su Kidd e su tutto quel complicato turbinio che era la sua testa in quel momento. Si sporsero entrambi giù dal crepaccio appena in tempo perché un coltello gli sfiorasse la nuca: la mira di Doflamingo non era mai stata perfetta, specialmente quando si stava arrampicando. – Mancato! – ghignò Law, recuperando la sua arma con un sorriso soddisfatto.

– Aspetta che torni su, Law. – rispose Doflamingo, minaccioso.

Kidd si stagliava sopra di loro, euforico. – Intanto non mi sembri nella posizione di minacciare nessuno, sai?

Law gli passò uno dei suoi coltelli. – Come te la cavi col tiro a segno? – sogghignò. Entro pochi secondi Vergo e Doflamingo li avrebbero raggiunti: si stavano arrampicando molto velocemente, tenendosi vicino alla parete per non farsi beccare. Law aveva solo tre coltelli, ma preferiva evitare di farli cadere tutti nel vuoto, grazie tante: se Kidd faceva centro col suo bene, altrimenti avrebbe aspettato Vergo sul bordo del precipizio.

– Sono sempre stato il migliore, dalle mie parti. – si vantò il ragazzo, prendendo la mira con baldanza e mirando a Vergo.

Questo schivò con facilità.

– Il migliore. – ripeté Law con un sospiro, passandosi stancamente una mano sulla fronte.

– Per forza, si è mosso! – si difese Kidd con furia. – Come potevo...

– Ma è logico che si stesse muovendo, non è che può restare fermo a farsi ammazzare! – gemette Law. – Adesso aspetti Vergo qui. – ordinò, prendendo la mira per colpire Doflamingo. A differenza di Kidd, lui si era allenato molto spesso con bersagli in movimento.

– No, fermo, fammi riprovare. – disse Kidd, incrociando le braccia.

Law inarcò un sopracciglio. – Prego? Perché i coltelli crescono sugli alberi, no?

– Fammi riprovare! Questa volta ce la faccio! – si lamentò Kidd, cercando di strappargli il coltello di mano.

– E io cosa dovrei fare, scusa? Già te ne ho dato uno, non ero tenuto a... – iniziò Law, inviperito.

– Oh, andiamo, io la mia sfida l'avevo già vinta, tu no. Se ammazzo Vergo così, non ci sarà niente da ridire. Se tu però fai fuori Doflamingo in questo modo... non saresti a posto neanche tu, ammettilo. – disse Kidd, spiccio.

Law rimase un attimo interdetto. In effetti, non sarebbe stata propriamente quella che si chiama una vittoria meritata. E sarebbe riuscito ad uccidere Doflamingo con una consapevolezza del genere?

D'altra parte, non è che avessero molto tempo.

Prima che potesse decidere razionalmente, le sue mani avevano già lanciato il secondo coltello in direzione di Kidd. – Sbaglia il colpo, Eustass-ya, e userò il coltello che mi resta per sfasciarti anche l'altro braccio. – lo avvisò, serio.

Kidd ghignò. – Nessun problema.

Law notò Vergo impallidire di molto, mentre cercava di darsi da fare il più possibile per arrampicarsi più velocemente, ma le ferite e la ripidità della roccia rendeva difficili i movimenti. Doflamingo strabuzzò gli occhi, intuendo cosa stava per accadere, e Law non poté trattenere un sorrisetto di vittoria: era fatta.

Lo lesse negli occhi esultanti di Kidd prima ancora che nell'espressione terrorizzata di Vergo: il coltello si conficcò senza sbavature nel cranio dell'alleato di Doflamingo, che mollò istintivamente la presa e crollò sulla piattaforma da cui era partito, il sangue che si spargeva copioso tutto intorno.

Lo sparo di un cannone, il crollo di un settore e l'arrivo dell'Hovercraft confermarono quello che già sapevano: Kidd aveva vendicato il suo alleato.

E Doflamingo non ne sarebbe stato affatto contento.

 

* * *

 

Crollò a sedere, incredulo. Era fatta, era fatta, era fatta. Vergo era morto.

Ma morto davvero, il cannone aveva sparato e il suo settore era crollato: aveva vendicato Killer, ci era riuscito! Era così euforico che prese addirittura in considerazione l'idea di baciare Law, così, tanto per festeggiare. Poi accantonò velocemente la cosa, considerandola una stupida debolezza.

Eppure... eppure era anche merito di Law se ce l'aveva fatta, no? Insomma, il loro era stato una specie di lavoro di squadra, per quanto gli facesse schifo il solo pensiero.

Pensare a Trafalgar, in realtà, gli provocava sempre emozioni decisamente contrastanti. Quando aveva creduto che fosse morto... qualcosa in lui si era come incrinato. Aveva paura di quella sensazione, aveva paura di come si era sentito quasi sollevato al pensiero di morire a sua volta, quando Doflamingo l'aveva atterrato. Aveva paura di quel “ti preoccupi per me?” a cui non aveva risposto sinceramente.

Perché Law era... un idiota, un coglione, un bastardo, sì: gli faceva venire i nervi ogni volta che lo vedeva, ogni sua parola gli faceva salire la rabbia a livelli storici. Eppure, da qualche parte dentro di sé, sentiva che un mondo senza le sue battutine, il suo sorrisetto malizioso e il suo tono di voce strascicato e fastidioso sarebbe stato un posto più vuoto. Più triste.

Scacciò dalla mente quei pensieri: non poteva pensarci, non doveva. Aveva ucciso Vergo, poteva dedicarsi un attimo di euforia? Ai suoi... problemi... ci avrebbe pensato dopo.

– Ok, Eustass-ya, bel colpo. – ammise Trafalgar. – Allora prima facevi finta? Giusto per farmi perdere un coltello, vero?

Kidd sbuffò. – Dovevo abituarmi. Non è che io abbia mai avuto troppi coltelli con cui fare pratica, sai? Non abbiamo tutti un fidanzato ricco sfondato e abile con le armi.

Law strinse le labbra. – Gradirei che tu la smettessi di parlare di lui come se stessimo ancora insieme.

Quello che Kidd provava non era sollievo. Stava per riprendere l'argomento, quando Law si voltò di scatto, pestando qualcosa con la mano. – Non così in fretta, dai. – sussurrò, letale.

Kidd vide la mano di Doflamingo ritirarsi immediatamente. – Law, mi hai fatto male! – si lamentò, capriccioso. – Sono scomodo, per favore, fammi salire!

Kidd inarcò un sopracciglio. – Fa sul serio?

– A quanto pare. – Si scambiarono uno sguardo complice, e fu come se esistessero solo loro in tutto il mondo. Doflamingo approfittò del momento per puntare con decisione la spada nel piede di Law, che però fu abbastanza veloce da spostarsi. – A tradimento, Doflamingo? A me? – disse, prima di colpirlo con un calcio in faccia. Il biondo si ritrovò appeso con una sola mano al bordo del crepaccio.

– Anche se cado non muoio, Law, lo sai? – lo sbeffeggiò. – C'è la piattaforma.

Law annuì, ghignando. – Sì, ma vuoi mettere la soddisfazione?

Kidd fischiò. – Devi proprio odiarlo, mh?

Doflamingo con uno sforzo non da poco si issò in alto facendo forza sulle braccia. Si trovava sdraiato a terra quando Law lo colpì con forza con un calcio, spaccandogli il naso ma non riuscendo a buttarlo giù.

– Non dovevi farlo, Law. – cantilenò Doflamingo, leccandosi il sangue che gli colava dalla faccia fin sull'erba. Quello, per tutta risposta, gli si scagliò contro con il coltello ben stretto in mano. Doflamingo evitò per un soffio un colpo potenzialmente mortale, e nel tempo in cui Law estraeva il coltello dal terreno si mise a quattro zampe per terra, sputando un grumo di sangue.

– Non ti lascerò andare adesso. – sibilò Law, in piedi sopra di lui.

Doflamingo rise. – È una frase così romantica, ti prego, dillo di nuovo!

Law tentennò, Kidd lo vide benissimo. Gli causò una stretta al cuore, ma se ne accorse perfettamente: Law esitava. Esitava, esitava, esitava ancora, dannazione! Perché? Ma fu solo un attimo, e Law attaccò ancora, con più precisione e più ferocia. Se Doflamingo non fosse stato, beh, lui, sarebbe morto da un pezzo: Kidd faceva quasi fatica a vederli muoversi.

– Non mi hai mai battuto, Law! Non sei mai stato capace di sfiorarmi nemmeno con un dito! – sghignazzò l'altro, cercando ancora una volta di mettersi in piedi e venendo di nuovo bloccato. Si fissarono per un attimo negli occhi, e Kidd si avvicinò un po'.

– Non mi importa. – sibilò Law. – Non ti permetterò di vincere.

Doflamingo rise forte. – Non era così, prima! Non dicevi questo. Dicevi che l'importante era che uno dei due morisse, o qualcosa del genere. Se tu muori e io vinco, che cosa ti cambia? Non saremo insieme, come volevi tu. – si mordicchiò il labbro, malizioso. – Oppure... ora non vuoi che vinca io perché vuoi che vinca lui. – e indicò Kidd.

Ancora?

Law sbuffò sonoramente, trattenendosi a fatica dall'alzare gli occhi al cielo. – Perché siete tutti tanto convinti che mi sacrificherei per lui, oggi?

Questo discorso faceva più male a Kidd che tutto il resto.

Doflamingo sfruttò quell'istante per spingersi con forza indietro e scattò in piedi, ansimante. Law imprecò -averlo a terra era forse l'unico vantaggio che poteva sperare di avere-, ma non sembrava troppo teso. – Senti, pensala come vuoi. Non vedo come potrà interessarti quando sarai morto. – disse, preparandosi a lottare.

Doflamingo, per niente preoccupato, si limitò a ghignare. – Eppure è così triste, da un certo punto di vista. Ci ho pensato, sai? A lasciarti vincere, intendo. L'avrei potuto fare. Saremmo stati alleati e avremmo ucciso mano a mano tutti gli altri concorrenti, e alla fine ti avrei lasciato vincere. Ma hai voluto fare di testa tua, dico bene? – scosse la testa. – A questo punto non posso perdere. È più una questione di orgoglio che altro.

Sembrava quasi triste, ma Law emise un verso sprezzante. – Smettila. Non ci crede nessuno, piantala di fare il melodrammatico.

Doflamingo ghignò, come un bambino appena scoperto a fare qualcosa di proibito. – Law, mi dici se saresti morto per me?

Kidd per poco non si strozzò: ma cosa stava succedendo? C'era un limite a tutto, e per quel che ne sapeva lui agli Hunger Games si combatteva, punto. Tutte quelle scenate... E poi, insomma: Law aveva già messo bene in chiaro che non si sarebbe sacrificato per Kidd, no? E se non l'avrebbe fatto per lui, men che meno sarebbe morto per quel pallone gonfiato... E quella, che fosse ben chiaro, non era gelosia.

Law si prese tutto il tempo per rispondere, cercando di attaccare e schivando il colpo che successivamente gli si parò davanti. Alla fine sospirò. – Una volta, forse. Quando ancora le cose... Ma adesso no. Assolutamente no. – dichiarò deciso, scuotendo la testa.

Le budella di Kidd si attorcigliarono. Non era esattamente quello che avrebbe voluto sentire. – Se è no è no, bastardo. – sibilò tra i denti. – Evita di addolcirgli la pillola. L'ha già presa come una dichiarazione d'amore, quello. – gli fece notare.

Law inarcò un sopracciglio, ghignando. – Sei geloso? – Kidd stava per infuriarsi sul serio, quando il sorriso di Law si addolcì. – E poi, per quanto riguarda una dichiarazione, so fare decisamente di meglio.

– Oh, certo. Parliamo del tuo “Puoi guardare”? Oppure di quel “si preoccupa per me”, falso, per di più? – tenne a precisare: per quanto scavasse nella loro storia -non aveva appena pensato storia non intendeva storia non c'era nessuna storia non avevano una storia- non ricordava che Law gli si fosse dichiarato meglio di così.

Mentre Doflamingo strabuzzava gli occhi cercando di assimilare il significato recondito di quel “Puoi guardare”, Law si esibì in un accattivante sorriso sghembo. – Ovviamente non mi riferivo alla nostra storia. Dicevo che in generale sono in grado di tirare fuori dichiarazioni davvero incredibili. Vuoi sentire? – Kidd impiegò parecchi istanti a realizzare che sì, Trafalgar aveva proprio detto “la nostra storia” Storia. Ma quanto poteva essere deficiente? E soprattutto, perché la cosa non gli dava nessun fastidio? Lo stronzo non sembrò preoccuparsene e continuò, tranquillo. – Per esempio, “sei l'unica persona che mi abbia mai fatto sentire vivo.” – esitò un po' prima di continuare, adottando un tono di voce più cauto, quasi sussurrato. – Ti ho cercato per così tanto tempo... avevo quasi perso la speranza. Ogni giorno era uguale a quello prima e quello prima ancora, e ormai non chiedevo più niente dalla vita. Eppure, in qualche modo, ho sempre cercato qualcuno come te, qualcuno per cui valesse ancora la pena di alzarsi ogni giorno, e sorridere, e combattere. – parlava piano, la voce roca, e Kidd non si capacitava di come riuscisse a risultare sensuale persino mentre era impegnato in una battaglia. Ma anche Doflamingo sembrava aver rallentato il ritmo del combattimento, troppo preso ad ascoltare. – Non mi sarei mai aspettato di trovare qualcuno come te in un posto come questo, quando ormai niente sembrava più possibile. Sei il mio indimenticabile, anche se non ti interessa, anche se non ti riguarda, anche se non vale. Anche se questo mondo non si ricorderà mai di noi. Anche se questa storia è destinata a finire, e presto. Ogni parte di te mi dà alla testa. Io... – Kidd stava letteralmente col fiato sospeso, quando Doflamingo sembrò averne abbastanza.

Urlando, gli andò addosso con tutta la furia che aveva in corpo. – Smettila! Perché... – iniziò, rabbioso.

– Ehi, parlavo in linea puramente ipotetica. Era una semplice dimostrazione delle mie abili doti di seduttore. – sorrise Law, schivando e riprendendo a lottare. Kidd intercettò il suo sguardo, cercando -pretendendo- una qualche sorta di spiegazione, ma l'altro si limitò ad ammiccare.

Kidd ci mise qualche istante a ricordarsi che faceva così perché era stronzo, punto e basta. Ma quel groviglio di emozioni che la sua dichiarazione alias ennesima trovata per prendersi gioco di lui aveva scatenato non accennava a scemare...

Si riprese in fretta, intimando a se stesso di smetterla con quelle paturnie da dodicenne Capitolina. – Se continui così, – lo sbeffeggiò, – finirò col credere che ti sei innamorato di me.

Law lo degnò di un'occhiata distratta. – Davvero?

– Ah, questa è bella! – rise Doflamingo. – Law? Innamorarsi di te? Oh, certo che il fegato non ti manca, per dire una cosa del genere in faccia a me.

Kidd voleva solo un pretesto. Solo uno, poi il proposito di lasciare a Law la sua battaglia sarebbe allegramente andato a quel paese. Quello che non si aspettava era che Law perdesse la calma prima di lui. – Basta! – esplose, furente. – Smettila di comportarti come se sapessi tutto di me.

Doflamingo ridacchiò. – Piccolo mio, io so ogni cosa di te. – E sembrava quasi affettuoso mentre piantava la spada nel corpo pietrificato di Law.



































Angolo autrice:
Perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi. Oggi sono terribilmente di fretta, non sarò un istante a casa e sono riuscita a ritagliarmi cinque secondi anche se mi aspettano sotto casa per uscire. Mi spiace, mi è capitato un impegno tra capo e collo e arrivo solo ora a pubblicare! >.< Non ho neanche risposto alle recensioni: vi adoro tutti, in settimana risponderò ad ogni singola recensione lasciata allo scorso capitolo, giuro.
Dunque, due parole perché devo volatilizzarmi tra due secondi.
La Doflamingo/Law. Questo è il massimo che potrete avere, perché sì, perché è così che me lo immagino. Un rapporto inizialmente molto puro e carino, poi man mano che si va avanti sempre più malato e sbagliato. Poi va beh, Kidd geloso assolutamente non geloso è inimitabile, ma Law ha messo bene in chiaro che non ama più Dofly, quindi... siamo a posto, giusto?
Ah, per chi avesse letto il capitolo uscito ieri... OH, mi viene da piangere. Vi prego, ditemi che c'è in questo vasto mondo qualcuno disposto a sviolinare con me sul passato di Law, ditemelo. Spero che tutto quello che verrà fuori su Doffy non sia troppo contrario rispetto a ciò che ho scritto qua, ma comunque...
Beh, direi che vi ho lasciati un po' nella cacca con questo finale a effetto (eeeh, li adoro, che posso farci). Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, 15 pagine tutte per voi! Cosa succederà?
Un bacione, vostra
Emma ^^

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: EmmaStarr