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Autore: Cinziart_96    05/10/2014    0 recensioni
La giornata, fuori da quella spessa porta a vetri, non era tersa. Somigliava più che altro a una di quelle giornate palesemente stupide in cui per le vie non c’è un’anima viva. Il sole era mezzo nascosto da delle nuvole bianchicce, che ti facevano passare la voglia di infilarti le scarpe e uscire di casa.
Ma a quell’uomo non parvero sortire il loro effetto.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Monotonia Inconclusa
 
La giornata, fuori da quella spessa porta a vetri, non era tersa. Somigliava più che altro a una di quelle giornate palesemente stupide in cui per le vie non c’è un’anima viva. Il sole era mezzo nascosto da delle nuvole bianchicce, che ti facevano passare la voglia di infilarti le scarpe e uscire di casa.
Ma a quell’uomo non parvero sortire il loro effetto.
Si era allacciato una cravatta scura con dei disegni blu al collo, aveva indossato una camicia bianca tutta stropicciata, dei pantaloni comodi molto simili a jeans ed era uscito, completando il tutto con un paio di scarpe chiare dalla suola in gomma.
Il sole, nascosto dalle nuvole, gli aveva fatto socchiudere gli occhi e corrucciare la fronte in un’espressione dura, che mal si abbinava alla sua persona.
Quando tornò nuovamente sull’uscio di casa, aveva sul viso un paio di occhiali dalle lenti scure e dalla montatura leggera. Il ciuffo di capelli castani ora ricadeva, baldanzoso, su una fronte distesa e serena. Nella tasca posteriore destra dei pantaloni, un portafogli logoro in pelle.
L’uomo si guardò in torno e sembrò fare quel gesto per la prima volta dopo anni. Parve particolarmente stupito di non vedere nessuno ad affollare la strada ma un attimo dopo scosse le spalle e attraversò la via.
Il paesino in cui viveva era estremamente piccolo ed estremamente complicato. Quei pochi raggi di luce che riuscivano a fendere le nuvole, avevano anche l’arduo compito di evitare un centinaio di case e catapecchie prima di riuscire, finalmente, ad appoggiarsi sui Geranei e sulle Surfinie con cui le vecchie decoravano i loro balconi arrugginiti. Le case erano disposte disordinatamente una sull’altra, senza una logica, e le vie, ubbidienti, cercavano di collegale tutte con millemila gradini.
Ai lati di questa caotica cianfrusaglia di case in decadenza e vestiti stesi ad sciugare, c’erano tre negozietti allampanati e una sottospecie di albergo a due stelle con un solo cliente.
Lo stesso cliente che ora camminava sul marciapiede opposto, dando una rapida occhiata al contenuto delle vetrine. La prima era una sorta di cartoleria/libreria/biblioteca/espositrice di idee regalo, la seconda un cocktail di salumi e prodotti derivanti dal latte.
L’uomo dagli occhiali da sole non badò minimamente né all’uno né tantomeno all’altro edificio, concentrando tutta la sua attenzione al terzo e ultimo della serie. Proprio sopra alla porta in legno cigolante c’era l’insegna del locale con il nome scritto a lettere corsive, incise e successivamente dipinte di rosso.
All’uomo non sarebbe mai venuto in mente di leggere un’insegna del genere perciò, non sarebbe stato in grado di a nessuno dove passava gran parte del suo tempo.
Dopo essersi voltato a destra e a sinistra, quasi a controllare che nessuno lo vedesse, l’uomo entrò silenzioso nel locale.
Si tolse gli occhiali da sole e fece scattare il mento verso l’alto in un gesto di routine. La donnina al bancone non rispose al saluto. Mentre l’uomo iniziava a passeggiare nervosamente avanti a indietro, lei prese un bicchiere da vino e lo riempì fino a metà con il liquido chiaro e frizzante che l’uomo le chiedeva ogni giorno.
Il primo sorso quasi non si accorse di averlo bevuto, come al solito. Il secondo fu più tranquillo e l’uomo riuscì a sentirne sulla lingua il sapore fruttato del vino.
La signorina del bancone continuò le sue pulizie come se nulla fosse successo. Detestava quelle procedure di pulizia che le impegnavano sì e no dieci minuti perché erano del tutto inutili. Nessuno entrava mai in quella vecchia catapecchia scricchiolante di locanda, e se mai qualcuno avesse avuto il coraggio di metterci dentro un piede, questi sarebbe stato sicuramente un vecchietto mezzo cieco che nemmeno si sarebbe accorto della polvere ammonticchiata nell’angolino più remoto del bancone.
Un sospiro riempì l’aria per circa due secondi, poi nulla.
L’uomo accarezzò con lo sguardo il profilo del suo bicchiere, chiedendosi come mai quella ragazza che gli aveva servito il vino avesse sospirato. Si disse che la risposta poteva trovarsela da solo o chiederglielo direttamente. Si disse anche che non erano affari suoi e che lei poteva sospirare tutte le volte che avesse voluto. Perciò, concluse, era sicuramente meglio finire il vino.
La sua mano rimase immobile, come se il cervello avesse dimenticato di fare una firma per autorizzare il suo spostamento. Furono le gambe a raccogliere l’invito e a spostare di qua e di là il corpo di quel signore, ancora meditabondo.
Perché quella signorina aveva sospirato? Forse aveva qualche problema in famiglia. O forse uno di tipo economico. Lui aveva studiato filosofia ed economia al liceo, forse poteva aiutarla.
Di colpo, il bicchiere nella sua mano venne svuotato e l’uomo rimase impassibile. Sembrava un ingranaggio bloccato dalla mancanza di carburante. Non era per niente una bella sensazione.
L’uomo venne percorso da una scossa e con quelle che sembravano le sue ultime energie posò il bicchiere sul tavolo, davanti alla signorina, pagò e uscì, inforcando gli occhiali scuri dalla montatura sottile.
-Ciao.-
-…Ciao Raul.-
 
 
*    *    *
 
Note autrice:
…non credo di avere nulla da scrivere in queste note. Di solito quelle che scrivo io sono quasi il doppio del testo in sé, ma qui non so proprio che dire.
Amen. Già che state leggendo, rubo alti secondi di tempo per ringraziare tutte quelle brave persone che vorranno farmi felice scrivendo cosa ne pensano in un piccolo commento. ^_^
Se invece non ne avete voglia, fa niente. Sono comunque contenta che abbiate letto.
 
Sperando di rincontrarvi in giro
Gallifrey_96
  
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