Titolo
Fan Fiction: Your Blood
Autore:
Thinias
Pairings: -
Rating: R
Personaggi: Sam
Winchester, Dean Winchester
Warning: angst, drammatico,
introspettivo, missing moment
Spoiler: nona stagione
Conteggio parole: 1005
Disclaimer: i protagonisti sono personaggi di SPN e non mi appartengono, questa è una storia di pura invenzione, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Trama: “I’m proud of
us” sono
le ultime parole che Sam sente pronunciare da suo fratello prima che
Dean muoia
tra le sua braccia. Tutto quello che resta al minore è il
dolore insopportabile
della perdita e un corpo da riportare a casa.
Note: C’è
una cosa del finale di stagione oltre
la quale non sono riuscita ad andare, la mia mente è rimasta
bloccata su quell’immagine
e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto fosse forte il
significato di
quella cosa, almeno dal mio punto di vista.
Quando
Sam
adagia il corpo del fratello sul letto, facendoci capire che lo ha
portato a
casa dalla fabbrica in cui ha lottato con Metatron e dove è
stato ucciso, non
ho potuto non vedere come il volto di Dean fosse stato pulito.
Mi
sono
chiesta in che momento Sam gli avesse pulito il viso e
perché lo avesse fatto. Le
mani del fratello e i vestiti sono ancora impregnati si sangue, ma non
il
volto. Ho immaginato quella scena mancante, perché avevo
bisogno di dare la
giusta valenza ad una cosa che, se mostrata, forse avrebbe reso ancora
di più
il legame che Sam ha con suo fratello, e che è stato
così messo alla prova
durante la nona stagione. Alla fine infatti, per quanto venga continuamente
messo alla
prova, quello che lega i due fratelli va al di là di tutto.
La one shot non è betata per cui ogni errore sarà solo colpa mia XD
"I'm
proud of us."
Sono
le ultime parole che gli sento dire prima che si
accasci contro di me.
La
mia mente si è congelata in quell'attimo di
incredulità,
perché non può essere, non posso averlo perso di
nuovo. Tutto il mio essere si ribella
a quell'idea, il mio stomaco si è chiuso in una morsa, ad
ogni battito il mio
cuore minaccia di esplodere.
Ho
preso il suo viso tra le mani ed ho urlato il suo nome,
come se, con la sola forza della mia voce, potessi riportarlo indietro;
come se
con quella sola supplica disperata, avessi potuto farlo tornare da me.
Non
è successo.
Il
suo corpo si è fatto pesante contro il mio ed io l'ho
tenuto stretto, la sua testa appoggiata contro la mia spalla, sorretto
solo
dalla forza del mio abbraccio. Non sono pronto a lasciarlo andare. Ho
chiuso
gli occhi, le lacrime rigano le mie guance senza che io possa fare
nulla per
fermarle, il senso di perdita mi travolge e mi lascia senza fiato,
inerme sotto
il suo peso schiacciante.
Si
è sacrificato di nuovo, trascinato dal volere della Prima
Lama. "Non importano le conseguenze", aveva detto, ma importano,
importano eccome.
È
morto.
Il
dolore mi ha colpito con forza implacabile e crudele e
con esso, la morsa del senso di colpa mi ha raggiunto con la sua
estrema
ferocia.
Non
sono riuscito a dirgli che gli voglio bene, che è la
persona più importante, la mia famiglia, tutto il mio mondo.
…e
che mi dispiace.
Mi
dispiace di averlo ferito, mi dispiace di averlo tenuto
lontano, di averlo spinto via per colpa della rabbia e della delusione,
per un
torto subìto che ora mi sembra così inutile,
così stupido.
Non
sono riuscito a salvarlo, non sono riuscito a impedirgli
di sacrificarsi, non sono nemmeno riuscito a dirgli quanto fosse
importante per
me, che avrei fatto lo stesso per lui. Cazzo, lo avrei fatto! Avrei
fatto di
tutto pur di salvarlo, perfino da se stesso…
Avrei
dovuto farlo.
Sembra
tutto così inutile adesso, così lontano. Ogni
risentimento, la rabbia, le incomprensioni, sembrano solo sentimenti
privi di
significato.
Lo
stringo a me sperando di potergli trasmettere tutto
questo, anche se ora non può più sentirmi.
Le
lacrime continuano a scendere silenziose, solo il suono
soffocato dei miei singhiozzi riempie l'aria immobile intorno a noi. Il
mio
corpo è attraversato dai sussulti, mentre lascio che il
dolore salga in
superficie.
Non
so per quanto tempo l'ho tenuto stretto a me, non so per
quanto tempo sono rimasto a piangere sulla sua spalla, è una
perdita che riesco
a malapena ad elaborare.
Il
tempo si è fermato. Il suo corpo è ancora caldo.
Lo
sollevo senza riuscire davvero a guardarlo. Pesa tra le
mie braccia, come un fantoccio di pezza, senza vita, senza nulla che
dia
rigidità ai suoi arti che penzolano morti, la testa
è piegata all’indietro
oltre l’incavo del mio gomito.
È
mio fratello quello che tengo tra le braccia, eppure di lui
non resta che questo guscio vuoto.
Quasi
non ricordo il tragitto fatto per tornare alla
macchina, l’unica cosa che so, è che non posso
lasciarlo lì, che devo
riportarlo al sicuro in quella che è diventata la nostra
casa. Nella sua
camera, nel suo letto.
Lo
adagio sul sedile del passeggero, dentro l’Impala, e non
posso distogliere lo sguardo dal suo volto.
Tutto
quel sangue…
La
sensazione di quanto tutto questo sia sbagliato mi
colpisce come uno schiaffo in pieno viso, perché quello non
è il suo posto, non
è lì che dovrebbe stare. Il suo viso è
coperto di tagli e c’è tutto quel
sangue…
Non
riesco a continuare a guardarlo, non posso.
Tutto
quel sangue…
La
mia mente si ribella a quell’immagine, non posso
sopportarlo, non posso vederlo in quello stato.
Come
impazzito mi muovo velocemente, frugo freneticamente nel
baule alla ricerca di qualcosa ed è come se ne andasse della
mia vita, come se
potessi cadere in pezzi da un momento all’altro.
Tutto
quello che trovo è una maglietta, la afferro, ed
è in
quel momento che mi rendo conto che anche le mie mani sono sporche di
sangue ed
è il suo sangue.
Prendo
una bottiglia che avevo abbandonato sul sedile. Le mani
tremano mentre cerco di svitare il tappo, a malapena ci riesco. Mi
appoggio con
la schiena sul fianco della macchina, le ginocchia non sembrano in
grado di
reggere il mio peso ed io mi lascio scivolare verso il basso, piegando
le gambe,
accucciandomi quasi a terra.
Guardo
di nuovo le mie mani, resto immobile per un momento,
poi ci verso sopra l’acqua cercando di portare via il suo
sangue. È solo dopo
lungo tempo, dopo che ho finito, che finalmente i tremiti passano e
sembro in grado
di riprendere il controllo sul mio respiro. Quando mi rialzo so quello
che
vedrò e so quello che devo fare.
Non
so se sono pronto a farlo, non è un pensiero razionale,
eppure non posso farne a meno. Non posso lasciarlo in quello stato, non
riesco
a sopportarlo.
Tutto
quel sangue…
Bagno
la maglietta con l’acqua e la accosto al suo viso. Comincio
a pulirlo piano, portando via il sangue che già si sta
coagulando. La sua pelle
sotto di esso sta impallidendo, le ferite sul suo volto
sono come lame
rosse che risaltano sulla carnagione esangue. Sfumature blu sono
comparse dove
è stato colpito da Metaron. Le mie mani si muovo piano su di
lui, quasi come se
potessi fargli male mentre strofino la sua pelle.
Le
lacrime che riprendono ad inondare i miei occhi rendono
quella vista più sfocata, meno nitida e forse più
facile da sopportare.
Continuo a pulirlo fino a che tutto il sangue non è sparito,
ed è di nuovo il
volto di mio fratello quello che vedo. Ora riesco a guardarlo ed il
dolore
della sua perdita è forte, insopportabile.
Lo
chiamo per un’ultima volta, ben sapendo che non
potrà
rispondermi, ma bisognoso di sentire pronunciare il suo nome ancora una
volta.
Dean.
N.d.T.
Non ho saputo resistere, perchè il fatto che Dean avesse il viso pulito una volta che Sam lo ha riportato al bunker, mi ha colpito talmente tanto da far rimanere quell'immagine bloccata nella mia testa, a sedimentare per tutto questo tempo. Ora che la decima stagione è ormai alle porte, ho sentito il bisogno di mettere nero su bianco questo missing moment e di descrivere quei momenti per riempire quel vuoto.
Portate pazienza la mia testolina lavora in modo strano a volte :P
Se vi è piaciuta e avete voglia di lasciare un commento, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ciao a tutti ^___^