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Autore: minervalennon    05/10/2014    2 recensioni
Questa storia si ispira, in gran parte, alla bellissima "the river", di Bruce Springsteen. Ho semplicemente raccontato la storia dei personaggi della canzone in forma di racconto in prosa, e spero vi piaccia davvero.
È, questa, la storia di Brian e Mary, cresciuti nella generazione della guerra del Vietnam e dei Beatles. Ed è, il loro, un amore di ragaazzini, magico quanto sconsiderato. E ogni notte, nonostante tutto, corrono al fiume per vivere la loro magia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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   Nota: Questa storia è interamente ispirata alla bellissima, fantastica e chi ne ha più ne metta "the river", di Bruce Springsteen. Io non ho fatto altro che riportare la storia narrata dalla canzone in forma di storia, mettendoci, però, molto del mio. Troverete, più o meno, tutti i versi, vicino alla parte della storia che corrisponde loro e la traduzione nelle note, sotto. Spero non esca un pasticcio, mi dispiacerebbe molto se lo fosse. La storia non è, però, totalmente fedele alla canzone. Per esempio, Mary non scrive a Brian di essere incinta, glielo dice. Perché, semplicemente, nell'impeto della stesura me ne sono dimenticata, e poi era tardi per cambiare le cose. Spero non me ne vogliate :)
 
. A Martina, perché mi beta in automatico senza che glielo chieda. E per un milione di altre cose, ma le sa già.
. Ad Elisa, perché la conosco da 24 ore  e mi sembra una personcina adorabile.


The river
I come from down in the valley where ,mister, when you're young
They bring you up to do like your daddy done
Me and Mary we met in high school when she was just seventeen

A Brian, del Vietnam, non importava. Non gli importava di Che Guevara, di John Lennon, di Blowin' in the wind e menché meno dei diritti civili. Lui pensava solo al Football, a correre più veloce per seguire la palla e battere la squadra avversaria.
Quando i suoi amici si mettevano a blaterare di Lenin, fumando troppe sigarette e parlando di cose che forse non conoscevano davvero, lui non sentiva nulla. Quelle discussioni gli suonavano vuote, prive di significato. Che senso aveva preoccuparsi per quel che succedeva a Praga? A separare la Repubblica Ceca dall'America c'erano il mare e molti chilometri, e a lui non importava di cosa stava succedendo in quel paese Europeo, che nemmeno sapeva localizzare bene su una cartina geografica.
Mary no, lei a quelle cose ci pensava. Era più timida rispetto alle sue amiche, che urlavano slogan arrabbiati e insultavano i ragazzi per qualsiasi battuta anche solo vagamente sessista. A lei importava della musica, di cantare Joan Baez e di sognare Bob Dylan e le sue ballate infiammate che le graffiavano il cuore. E ascoltando "where have all the flowers gone", di Peter, Paul and Mary, si commuoveva sempre e al Vietnam ci pensava fin troppo, e diceva a sé stessa che il mondo era un posto troppo brutto e crudele.
E con i suoi amici passava le serate a fumare, ascoltando la voce da anatra di Bob Dylan che cantava "with god on our side", sognando un futuro migliore per la sua America e per tutti i paesi che conosceva solo dai giornali.
Quelli come Brian, Mary, li guardava più con stupore che con disgusto. Non capiva il loro disinteresse verso il mondo, ma non se la sentiva di giudicarli troppo male. Erano solo immaturi, e pensava che prima o poi sarebbero cresciuti.
E poi c'era stata quella sera, una di quelle fatte di sigarette e troppe parole, in cui tutti parlavano sempre delle solite cose, della Cina, di Cuba, di quel che succedeva a Praga. E Brian si era estraniato come sempre, guardando le stelle e chiedendosi perché tutti loro rincorressero ideali così grandi, mentre lui pensava solo al pallone. E poi Mary gli si era avvicinata e, chissà come, lui si era trovato ad ascoltarla con gli occhi sgranati, quando lei si era messa a raccontargli di Parigi, dei cortei e degli striscioni, degli operai italiani che sfilavano nelle piazze, degli studenti francesi che occupavano le università. E Brian non capiva davvero le sue parole, però lei era maledettamente bella, con quei capelli biondo grano e gli occhi verdissimi.  Si era ritrovato a seguirla con lo sguardo a scuola e a sedersi vicino a lei a mensa, simulando interesse per i suoi discorsi, perché la sua voce e quel suo modo di parlare concitato gli scaldavano il cuore.
Mary, suo malgrado, si sedeva sugli spalti per guardarlo allenarsi e rincorrere il pallone, leggendo Virginia Woolf e Simone de Beauvoir, chiedendosi se la filosofa francese avrebbe approvato il sentimento che le le faceva imporporare le guance. Certamente no, si era detta. La de Beauvoir avrebbe disprezzato un ragazzo come Brian, l'avrebbe considerato vuoto. Eppure lei continuava a tornare a vederlo giocare, nonostante tutto. E Brian seguitava a inesguire la palla, ma a volte si distraeva e fissava quella ragazzina esile, intenta a far finta di leggere, e sentiva il cuore  che gli schizzava in gola e allora non era più capace di giocare e se ne stava lì, con lo sguardo estatico, finché qualche suo compagno di squadra non lo richiamava all'ordine.
Poi suo fratello era partito per il Vietnam,  e il mondo di Brian era crollato. perché adesso quella guerra diventava fottutamente vera, e lui non poteva credere che quel conflitto di cui aveva sentito tanto parlare l'avesse raggiunto proprio lì, in una valle del Midwest, e avesse portato via suo fratello, che si era arruolato volontario senza dirlo a nessuno e se n'era andato una mattina dell'autunno del 1968.
Quella sera lui era andato da Mary. Aveva il cuore in gola e provava una serie di emozioni contrastanti; forse solo lei poteva mettere una pezza a quel dolore e a quel senso d'ingiustizia che sentiva dentro. La ragazza l'aveva accolto in una camera piena di poster dei Beatles, di Elvis e di Bob Dylan, con una pila di dischi in un angolo e tanti, troppi libri. Avevano parlato di tutto, finalmente, con "blonde on blonde" di Dylan nello stereo. Lui le aveva raccontato di suo fratello e di essere rimasto a guardarlo mentre saliva su quello stramaledetto treno, stringendosi nel cappotto per ripararsi dalla pioggia e dal freddo che sentiva dentro. Mary gli aveva tenuto la mano e l'aveva consolato e poi si erano baciati, cullati dall'ipnotica armonica di "Just like a woman" e dal diluvio universale che c'era lì fuori.

We'd ride out of that valley down to where the fields were green
We'd go down to the river
And into the river we'd dive
Oh down to the river we'd ride

E pochi giorni dopo erano scesi al fiume con la macchina di Brian, una radio e tante sigarette a far loro compagnia. E si erano rincorsi nel fiume e avevano fatto l'amore come gatti, con i sassi del greto a graffiar loro le gambe e l'acqua troppo fredda a lambirgli i piedi.
Ci andarono mille volte, al fiume, e ogni volta ci morirono, lì. Perché Mary era troppo bella e ogni suo gesto riusciva a rapire Brian, e i suoi capelli si muovevano in un modo che a lui metteva i brividi. E se la stringeva addosso, quella ragazzina biondissima e dal sorriso morbido, giurando a sé stesso di non lasciarla mai.
Spesso parlavano, dopo aver fatto l'amore. Altre volte si addormentavano stretti, incuranti di tutto il resto. Mary gli aveva regalato il cuore e i suoi diciassette anni e l'aveva fatto senza pensarci davvero, in uno slancio d'incoscienza e leggera follia. Se ne sarebbe pentita amaramente, anni dopo, asciugando i piatti e mettendo a letto i bambini, e si sarebbe chiesta perché fosse stata tanto ingenua. Ma allora non importava, contavano solo gli abbracci, le stelle, i sospiri e i brividi.
E niente poteva rompere la loro magia, nemmmeno il Vietnam, le lettere sempre più laconiche che parlavano di orrore e disperazione che arrivavano dal fratello di Brian. Quando erano insieme, tutto si risolveva, e ogni problema si faceva marginale, c'erano solo i capelli biondi di Mary, il basso mormorio del fiume e l'odore penetrante dell'erba. E venne l'inverno e loro si rifugiarono in macchina, a fare l'amore e a stringersi, a rabbrividire e di freddo e ad abbracciarsi più stretti.

Then I got Mary pregnant and man that was all she wrote
And for my nineteen birthday I got a union card and a wedding coat
We went down to the courthouse and the judge put it all to rest
No wedding day smiles no walk down the aisle
No flowers no wedding dress
That night we went down to the river
And into the river we'd dive
On down to the river we did ride

Poi, tutto era finito tutt'un tratto. Avrebbero dovuto metterlo in conto, non avrebbero dovuto commettere una leggerezza simile. Il giorno in cui disse a Brian di essere incinta, Mary gli teneva forte la mano e aveva gli occhi persi. Si sarebbero sposati, avevano deciso. E non sarebbe cambiato niente, niente, niente. Sarebbe stato tutto uguale a prima, anzi, la loro magia sarebbe stata mille volte migliore. Avrebbero condiviso una casa, un letto vero, molti giorni insieme. Non avrebbero più dovuto fare l'amore nei posti più improbabili, abbracciarsi negli angoli più nascosti. Lui le promise che avrebbe trovato un lavoro, e lei avrebbe potuto studiare diritto all'università, come aveva sempre sognato. Magari i primi tempi sarebbe stata dura, certo, ma ce l'avrebbero fatta, insieme, con il loro bambino. L'intuirono entrambi, ma non se lo dissero e non ci pensarono troppo, che qualcosa stava spezzandosi. Ce la misero tutta, all'inizio, percé l'amore fra loro restasse immutato  e magnifico. Quando ne parlarono ai rispettivi genitori, si tenevano per mano e cercavano di sorridere. Il padre diede a Brian uno schiaffo e gli parlò con molta durezza. Uno dei suoi figli era in Oriente e l'altro ora aveva buttato via la sua vita per una leggerezza, ma a Brian non importava. C'erano Mary e suo figlio, adesso, e contavano più di qualsiasi cosa.
Si sposarono il 15 Agosto del 1969. Mary aveva pianto, a casa sua. Lei voleva andarci, a Woodstock, lo voleva con tutto il cuore. Lo sapeva, che sarebbe stato qualcosa di meraviglioso, perché c'erano Joan Baez, Janis Joplin, Jimi Endrix e tanti altri uomini e donne che cantavano la pace e l'avversione per le guerre. E lei voleva sognare ancora un po', montare una tenda e starsene lì, in una folla di mille ragazzi come lei, che condividevano i suoi stessi ideali. E invece no. Invece si stringeva addosso un abito di sua madre, l'unico in cui riuscisse a entrare per via della gravidanza, e Woodstock era lontana anni luce. L'unica cosa che fu uguale sia per lei sia per i ragazzi di Woodstock fu la pigoggia, che batté scrosciante per tutto il giorno.
E così si sposarono nella più sobria e triste delle cerimonie, con il fratello di Brian tornato dal Vietnam a fare da testimone. Non ci furono sorrisi, fiori, abiti da sposa. Finita la cerimonia Mary accese la radio per cercare un po' di musica che le mettesse il buon umore, e Brian le chiese, irritato, se potesse cambiare canale perché voleva sapere com'era andata un'importante partita di Football. Litigarono, e forse qualcosa iniziò a morire proprio allora, durante la loro prima sera da neosposi.
I got a job working construction for the Johnstown Company
But lately there ain't been much work on account of the economy
Now all them things that seemed so important
Well mister they vanished right into the air
Now I just act like I don't remember, Mary acts like she don't care

Le cose all'inizio andarono bene. Forse non nella maniera idilliaca che avevano sperato, ma Brian trovò un lavoro e nacque Martin, chiamato così in onore di Martin Luther King. Mary restò a casa ad accudire il bambino. Rinunciò ben presto all'università, perché non era facile, occuparsi di un neonato urlante e studiare. E questo la segnò, lasciandole dentro un'amarezza che non se ne sarebbe mai andata.
Poi Brian perse il lavoro e fra loro si alzò un muro di silenzio e incomprensione. Mary era dura, sia con lui sia con il bambino. Spesso si chiudeva in sé stessa, muta e arrabbiata per chissà cosa, o recriminava a non finire, prendendosela con lo stipendio di Brian che non arrivava, sulla casa, sulla tv sempre sintonizzata sui programmi sportivi. E lui la odiava, odiava quella giovane donna spigolosa senza mai l'ombra di un sorriso. Odiava tutte le sue parole cariche d'astio e di rimpianto, odiava i libri di Diritto che lasciava lì, in bella vista, come a ricordargli il suo sacrificio. E odiava la sua intelligenza, perché se all'epoca il cervello e la parlantina di Mary lo avevano affascinato ora lo disgustavano, perché Mary usava tutto il suo eloquio per ferirlo, forse.
E quando le chiedeva se rimpiangesse il loro passato, i loro giorni felici, lei diceva che non gliene importava, scrollava le spalle e se ne andava in cucina. E lui se ne restava lì, dandosi dello stupido, a guardare il Football come se non avesse altro.

But I remember us riding in my brother's car
Her body tan and wet down at the reservoir
At night on them banks I'd lie awake
And pull her close just to feel each breath she'd take
Now those memories come back to haunt me, they haunt me like a curse
Is a dream a lie if it don't come true
Or is it something worse that sends me
Down to the river though I know the river is dry
Down to the river, my baby and I
Oh down to the river we ride





Dov'erano finiti i giorni nell'auto di suo fratello, in cui ogni gesto di Mary gli accendeva qualcosa dentro? Dov'era la ragazzina bionda dal sorriso sfuggente, che riversava mille fiumi di parole e lo baciava con un ardore che lo lasciava inerme? E dov'erano l'armonica di Bob Dylan e il vecchio giradischi, quello su cui mille volte avevano messo "Blonde on Blonde"? E dov'era il loro fiume con il suo mormorio musicale, il greto sopra il quale avevano fatto l'amore con la frenesia che solo due adolescenti potevano possedere?
Non c'era più niente di tutto questo. Ora Mary gli dava la schiena quando dormiva, e lui spesso se ne restava là, a contemplare il soffitto.
E una notte ci andò davvero, al fiume, portandosi dietro "Blonde on Blonde" che era stato il loro disco. E se ne restò lì, a contemplare l'acqua che scorreva pigramente, con un dolore troppo vivo nella zona fra il cuore e lo stomaco e gli occhi lontani, a pensare a Mary e alla loro magia, che ormai si era spenta. Andò al fiume per tante, troppe notti di seguito. Mary non venne a cercarlo, né gli chiese mai dove se ne andasse. Forse pensava che aveva un'amante, chissà. Lui l'attese lì per giorni, sperando che gli venisse incontro, col sorriso che aveva a diciassette anni e un fiume di parole sulle labbra. Ma di giorno il silenzio continuava a crescere fra loro e di notte, al fiume, lei non venne mai. Forse non si accorse mai che lui sgusciava via dal letto, o forse se ne restò lì, anche lei preda di una divorante nostalgia di tutto quel che era stato e pensando che erano entrambi perduti.
Note:
Traduzione:

 




 

Vengo dal fondo della valle
Dove, signore, quando sei giovane
Ti fanno crescere per farti fare
Il lavoro che faceva tuo padre
Io e Mary ci incontrammo al liceo
Quando lei aveva solo diciassette anni
Ci allontanammo in macchina da questa valle
Verso posti dove i campi sono verdi

Andammo giù al fiume
E nel fiume ci tuffammo
Oh corremmo giù al fiume

Poi misi incinta Mary
E, amico, questo fu tutto quello che mi scrisse
E per il mio diciannovesimo compleanno ricevetti
Un libretto di lavoro e un abito da matrimonio
Andammo fino al municipio
E il giudice mise tutto in regola
Nessun sorriso il giorno delle nozze,
Nessun corteo nuziale
Nessun fiore, nessun abito da sposa

Quella notte
Andammo giù al fiume
E nel fiume ci tuffammo
Oh corremmo giù al fiume

Trovai un lavoro di manovale
Per la Johnstown Company
Ma in seguito non c'era più molto lavoro
A causa della crisi economica
Ora tutte quelle cose che
Sembravano così importanti
Beh, signore, sono svanite nell'aria
Ora io mi comporto come se non lo ricordassi
Mary come se non gliene importasse
Ma ricordo che giravamo nell'auto di mio fratello
Il suo corpo bagnato e abbronzato giù al bacino
Di notte giacevo sveglio su quelle sponde
E la stringevo forte a me solo
Per sentire ogni suo respiro
Ora questi ricordi ritornano e mi tormentano
Mi tormentano come una maledizione
È un sogno, una bugia, se non diviene realtà
O qualcosa di peggio ancora,
Che mi manda giù al fiume
Sebbene io sappia che il fiume è secco
Giù al fiume, io e il mio tesoro
Oh corremmo giù al fiume
 










Beh, l'ho fatto. È il mio primo racconto originale, questo, il primo intero, finito, completo. E c'è tanto di me in questo racconto, sia per la canzone hce in effetti mi strappa sempre il cuore, ma anche per altre cose. Ci sono i  miei anni '60 e c'è Bob Dylan. E ci sono Mary e Brian, a cui ho dato vita per caso, e la loro storia in cui non s'intravvedono spiragli, e forse va bene così. Ci tengo maledettamente, a questo racconto, e spero che piaccia anche a voi.
Ceci (alias Minervalennon)

   
 
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