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Autore: peluche    07/10/2014    4 recensioni
La seconda parte di Ice on Fire.
Hanna ha lasciato Bristol dopo quella notte, rifugiandosi in un'altra città.
Il destino vorrà Harry di nuovo sulla sua strada, ma lei nasconde un segreto.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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HALF A HEART

 (Ice on Fire) capitolo 1.



POV di Harry.

Londra.
Sapevo quanto fosse piovosa e grigia questa città solo per sentito dire, ma dopo un mese di vita qui so cosa intendono tutti quando ne parlano.
E' una città affascinante di sicuro, ma ha sempre quella foschia che ti si appiccica nelle ossa, quell'aria fredda e cupa che ti fa sentire il cuore arido anche quando non lo è. 
La gente è diversa da Bristol perchè non fa caso a ciò che indossi, a come sei conciato, se hai tre teste, una gamba in meno, i capelli rosa fluo. Per loro sei una persona come tutti gli altri e nessuno ti da fastidio.
Sono grato di questo.
So bene che il mio carattere è peggiorato notevolmente, ma non riesco e soprattutto non voglio cercare di cambiarlo.
Okay, con la gente sono sempre scorbutico, ma quanto meno non picchio più nessuno. Almeno non recentemente.
Sono andato via da Bristol qualche giorno dopo quella fottuta notte di merda, dopo averla cercata in qualsiasi luogo. Alla fine sono arrivato alla conclusione che non voleva farsi trovare e, per quanto volessi trovarla, glielo lasciai fare.
Ho trovato un appartamento in una via isolata di Londra.
Non voglio avere gente che mi gira attorno e Zayn me lo permise.
Viviamo sotto lo stesso tetto, ma siamo d'accordo sul fatto che nessuno dei due debba rompere le scatole all'altro.
Nonostante Londra avesse tutti i difetti di questo mondo sul tempo, il caffè e soprattutto l'alcol, non erano male.
Come ogni sera, attraversai la strada che separava il palazzo in cui vivevo dalla caffetteria di fronte. 
La chitarra chiusa nella custodia sulla mia spalla.
«Buonasera Harry.»
Mary, la proprietaria della caffetteria, mi salutò sorridendomi come ogni volta.
Era cordiale, un pò in carne forse, ma io non avevo un buongiorno da tanto tempo.
«Anche oggi di buon umore, vedo.»
Aggiunse, vedendo la mia faccia priva di espressione.
«Almeno sono coerente.» dissi infine.
Presi il mio caffè e sparii dalla sua vista.
Non sopportavo quando le persone mi fissavano per più di cinque minuti solo per scoprire cosa mi frullava nella testa. Non ne avevano il diritto.
Percorsi ancora qualche metro prima di leggere la scritta lampeggiare in alto: Irish Pub.
Un nome ridicolo e scontato, lo so, ma era l'unico modo che avevo per passarmi il tempo e guadagnare qualcosa.
«Harry.»
Josh, uno dei due proprietari, mi salutò una volta entrato, da dietro il bancone.
Gli feci un segno in risposta con la testa, niente di più.
Non avevo mai sopportato quel tizio, sin dalla prima volta che lo avevo visto.
Era più grande di me di due anni, ed era troppo perfetto con quei suoi capelli misurati centimetro per centimetro e quella pelle lucente.
Sarebbe stato il suo classico tipo. Ecco perchè lo odiavo.
Il locale non era ancora pieno, così mi presi qualche minuto nello sgabuzzino che avevano improvvisato come camerino per noi dilettanti allo sbaraglio. Poggiai la chitarra per terra e guardai lo specchio davanti a me. I capelli più lunghi del solito, il naso rosso per il freddo e gli occhi piccoli per il troppo fumo.
Non ricordo esattamente il giorno in cui ricominciai a fumare, so solo che da quel momento non riuscii più a smettere. Diedi una scrollata ai capelli davanti, tanto per riuscire a tenerli alzati sulla fronte. Davo proprio l'idea di uno sbandato, e forse come idea non era tanto sbagliata. Non avevo più idea di cosa fosse il giusto e di cosa fosse lo sbagliato. Avevo gli occhi infossati, non perchè mi facessi di qualcosa, semplicemente non ricordo l'ultima volta che riuscii a dormire per più di due ore. Gli incubi mi assalivano la notte e mi risvegliavo solo nella mia stanza buia, che grondavo di sudore.
«Harry cinque minuti.»
Qualcuno bussò alla porta, avvertendomi del tempo che mi rimaneva prima di salire sul palco. Bè si, avevo deciso di riprendere la mia vecchia chitarra e di riprendere a suonare e a scrivere. Quello era l'unica cosa che riusciva a calmarmi. Nonostante tutto ciò di cui scrivevo fosse lei.
Uscii dal camerino con una maglietta verde militare e un jeans un pò troppo strappato sulle tasche e presi la chitarra in mano. Il locale si era più o meno riempito, ma non c'era mai tantissima gente. Il solito vecchio ubriaco era seduto al tavolo alla mia destra, con un cappello di lana in testa nonostante fossero i primi di agosto.
Iniziai a pizzicare le corde della chitarra e la voce iniziò ad uscirmi da sola.


► Play. Front page I saw your pictures
they make you look so small.
How could someone not miss you at all.
I want to reach out for ya
I want to break these walls.
I speak a different language
but I still hear you call.


Diana, let me the one to
light a fire inside those eyes
you been lonely,
you don’t even know me
but I can feel you crying.
Diana, let me be the one to
lift your heart up and save your life.
I don’t think you even realize
baby you’ll be saving mine.


Continuai fino alla fine, immaginando i suoi occhi chiari pieni di vita, i suoi capelli biondo lucente, come quel raggio di sole che ti riscalda il viso e ti fa sentire a casa. Mi faceva sentire a casa, come non mi ero mai sentito. Dove sei Hanna?

...baby you’ll be saving mine

Suonai l'ultimo accordo, prima di ricevere quei pochi applausi di sempre, ma che in qualche modo mi facevano stare bene.



Mi sedetti al bancone subito dopo, intento a girarmi tra le mani un bicchiere di birra.
«Mi dirai mai chi è questa Diana?»
Emma si avvicinò a me, mentre si ostinava a pulire un bicchiere.
Emma era la sorella minore di Josh, e l'altra proprietaria del locale.
Avevano lasciato l'Irlanda e si erano trasferiti qui per seguire il sogno di aprire un locale del genere. Vai a capirli.
Nonostante questo, era una delle poche persone che non mi irritavano.
«Non è nessuno.» risposi.
Lei si avvicinò.
Aveva i capelli castano scuro e gli occhi piccoli dello stesso colore.
Era abbastanza magra e molto carina, ma non aveva le lentiggini.
«Avanti! Deve essere stata molto importante per te se le dedichi addirittura una canzone!»
Avevo detto che era una delle poche persone che non mi irritavano, vero?
Ecco. Iniziavo a cambiare idea.
«Era solo una cotta adolescenziale, niente di più.»
Bevvi un altro sorso di birra, sperando che Emma non facesse più domande.
«E ora dov'è?» continuò, mio malgrado.
«Non ne ho idea, non l'ho più vista.»
Trascinai lo sgabello all'indietro rumorosamente e la salutai.
La conversazione stava già diventanto troppo pesante.
Tornai fuori che era già notte inoltrata e le luci degli edifici illuminavano la strada bagnata dalla pioggia.  Misi le mani dentro le tasche della giacca e girai l'angolo, vedendo dritto davanti a me il mio palazzo. Feci le scale a due a due e quando arrivai al nostro piano vidi la porta del nostro appartamento aprirsi.
«Ciao Harry.»
Mi salutò Denise, con un sorriso.
«Ehi! Un altro tatuaggio?»
«Si!»
Mi mostrò tutta eccitata il braccio e vidi nel suo rossore un piccolo delfino tatuato.
Le sorrisi, anche se non ne capivo il senso, e poi sparì.
«Ehi.»
Disse Zayn, impegnato a pulire l'ago nel suo piccolo studio improvvisato.
«Ho bisogno di un altro tatuaggio.»
Dissi, levandomi la giacca velocemente di dosso.
«Un altro?»
Mi sedetti trascinando la sedia di fronte a lui e stendendo il braccio sul tavolo.
Zayn mi guardò torvo, ma la mia espressione gli fece capire che ero irremovibile. Ogni qual volta la presenza di Hanna si faceva sempre più forte, costringevo Zayn a tatuarmi qualcosa, non importava cosa, mi serviva solo qualcosa con cui distrarmi. Dovevo resistere a un altro dolore, cercando di mettere da parte quello. Così mi ero tatuato cose banali, perfino una farfalla in pieno stomaco.
«Prima o poi mi dirai cosa ti succede di notte?»
Mi chiese Zayn, una volta finita l'ancora sul mio polso.
Non gli risposi, non volevo spiegargli degli incubi e di tutto il buio che mi avvolgeva. Non volevo condividere questo mio dolore con nessuno. 
«Harry..»
Mi richiamò quasi tristemente, mentre andavo verso la mia stanza e chiudevo la porta a chiave. 
Era una stanza non molto grande, con una finestra accanto al letto, un piccolo armadio e una scrivania. 
Avvolsi il mio polso nella carta trasparente e sprofondai nel letto, fissando il soffitto che mi opprimeva ogni notte. Cosa avrei dovuto spiegare a Zayn? Che ogni notte il fantasma di mio padre mi perseguitava? Come si può spiegare a qualcuno che anche se non avevi scelta, ti senti comunque un assassino? Sentivo nel petto un dolore indescrivibile. Era come se ogni cellula del mio corpo bruciasse, bruciasse di dolore. Mi alzai di scatto, evitando di strapparmi il cuore dal petto, e presi il pacco di sigarette sulla scrivania. Ne accesi una e nel momento in cui il fumo invase il mio corpo, mi sentii quasi meglio. Presi il cellulare in mano e lasciai il suo nome sullo schermo per un tempo che mi sembrò quasi un eternità. Era inutile chiamarla. Non aveva risposto a nessuno dei miei messaggi, a nessuna delle mie chiamate, fin quando qualche settimana fa mi rispose la voce odiosa di quella stronza della segreteria che mi avvertiva che il numero digitato era inesistente. 
Sono esattamente 35 giorni che non so niente di lei.


 
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Rieccomi:)
Ho deciso che in questa seconda parte della storia ci sarà anche il punto di vista di Harry:)
Penso sia una cosa bella, per capire anche cosa pensa lui. Spero siate contenti:)
Allora?:) Harry è andato a Londra a vivere con Zayn e ha ripreso a cantare:)
Ovviamente la versione di Diana è quella acustica, per questo ho messo il link diretto a quella cover:) Inoltre: Emma avrà il volto di Rachel Bilson, mentre Josh di Matt Lanter.
Ditemi cosa ne pensate, alla prossima!

 
  
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