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Autore: Chrystal_93    09/10/2014    4 recensioni
[partecipa alla Rumbelle Week]
#7 cap: Quella notte si appisolò per pochi minuti alla ruota del suo filatoio e ritornò con la mente a ciò che aveva visto. Ma stavolta non notava i due insieme, le braccia di Gaston attorno alla ragazza. Vedeva il sorriso tirato della ragazza, gli occhi pieni di tristezza e rassegnazione e quel gesto, quel bellissimo gesto. Belle si era girata, si era girata per non farsi baciare. Si era girata, e per un attimo gli era sembrato, per quanto impossibile fosse, che stesse guardando lui.
1.Doccia - RumplestilstkinxBelle. GoldxBelle
2.Alcohol- RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
3.Voce - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
4.Bambini/figli - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presenza di Henry, Grace, Alexandra).
5.Lenzuola - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle
6.Modi impliciti di dire ti amo - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle. GoldxLacey
7.Gelosia - RumplestiltskinxBelle. GoldxBelle (presente). GoldxLacey. GoldxBelle (futuro).
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7 ways to love 
Rumbelle Week

 
Autore: Chrystal_93
Titolo: Sick
Prompt: Lenzuola
Rating: Verde. 
Pairing: RumplestiltskinxBelle, GoldxBelle
Note: partecipa alla Rumbelle Week



Sick

 

Castello del Signore Oscuro

Rumplestiltskin aprì con la magia il grande portone del castello, ed entrò nell'atrio di pietra con gli stivali ancora pieni di neve. Si diresse nel salone e, senza troppe cerimonie, gettò il mantello bagnato sul tavolo.

Belle, sentendo i passi del folletto, uscì dalle cucine e si precipitò a salutarlo.

Lui però non sembrava affatto di buon umore. Ormai aveva imparato a conoscerlo e, dal modo in cui aveva scagliato il mantello, aveva capito che non era in vena di chiacchiere.

“Siete tornato” disse piano, prima di prendere il mantello, zuppo di neve.

Lo portò in cucina, vicino al camino acceso, in modo che si asciugasse. Lo stese per bene, in modo che il calore potesse arrivare in ogni lembo di stoffa.

“Belle!” tuonò lui, dalla sala. Belle accorse per vedere cosa era successo.

“La mia paglia.” disse soltanto. La ragazza di avvicinò e notò che era un po' bagnata, probabilmente a causa delle gocce cadute dal mantello che aveva portato nelle cucine.

“Oh, mi dispiace.”

“Non me ne faccio niente delle tue scuse, dearie.”

Lei si prese le mani in grembo, mortificata. “Io non volevo...”

“Lo spero bene” la zittì acidamente. Poi, alzando lo sguardo sulla giovane, vide che aveva gli occhi bassi.

Mosse alcuni passi e si sedette. “La cena?”

Belle si riscosse e annuendo disse: “Arriva subito.”

Rumple sospirò. Odiava quando qualcuno cercava di venire meno ai patti. E, a causa di ciò, aveva perso tutto il pomeriggio in giro.

Belle arrivò l'istante dopo, con un vassoio pieno di piatti d'arrosto fumante.

“Questa volta sono stata attenta alla cottura.” mormorò lei.

Lui non disse niente e prese a mangiare. L'avrebbe mangiato comunque, come aveva fatto anche coi piatti più immangiabili che Belle gli aveva servito, ma doveva dire che era venuto bene. Tuttavia si sentiva ancora troppo infastidito per parlare.

Mangiarono in silenzio e, dopo che la giovane ebbe spreparato, Rumple gettò altri vestiti sul tavolo.

“Sono pieni di fango.” mormorò lei.

“Succede questo se devi inoltrarti nella foresta per far rispettare i patti.” disse lui, sbrigativo. “Voglio che siano puliti e asciutti per domani.” Rumplestiltskin si dileguò, lasciando la ragazza da sola.

Belle si mise subito al lavoro e, solo poco prima dell'alba, riuscì a finire il lavoro. Piegò i vestiti ancora caldi, e si diresse nella sua cella sotterranea. Si sentiva esausta e, nonostante il freddo delle segrete, sentiva ancora il calore del fuoco sulla pelle sudata.

“E' meglio che mi stenda un po'.” disse, abbandonandosi per terra, sul suo giaciglio.

Alcune ore dopo Rumple entrò nel salone. Vide i vestiti piegati e sorrise. Per una volta aveva fatto bene il suo dovere.

“Belle?” chiamò, ma nessuno gli rispose. Sbuffò, probabilmente quella smemorata stava ancora dormendo a causa di qualche libro che l'aveva distratta fino a notte tarda.

Rinunciò alla colazione e cominciò a filare, scordandosi del tempo che passava.

Verso mezzogiorno si accorse che Belle non si era fata viva, cosa molto strana, visto che di solito lo sommergeva di chiacchiere.

Andò nelle cucine ma l'unica cosa che animava la stanza era il fumo del fuoco appena spento.

“Dove ti sei cacciata, dearie.” mormorò, uscendo.

Non era nemmeno nelle altre stanze, così decise di recarsi nelle segrete.

Bussò, ma nessuno rispose. Aprì piano la porta e vide la ragazza ancora vestita, distesa a terra, sul materassino che le aveva dato come letto.

Alzò gli occhi al cielo. Lo sapeva, era rimasta a dormire. E fino a mezzogiorno per di più!

Si avvicinò di qualche passo. “Dearie, il pranzo non si cucinerà da solo.” disse, sarcastico.

Belle però non si mosse nemmeno.

“Belle?” la chiamò, chinandosi. Le toccò il braccio scoperto e sentì che la pelle scottava.

La girò e le mise una mano sulla fronte. La ragazza aveva le gote rosse e scottava incredibilmente.

“Belle!” urlò.

La ragazza aprì gli occhi. “Rumple... mi devo essere addormentata.” disse, alzandosi. Belle si sentì debole e ricadde a terra, presa però in tempo dal folletto.

“Scusate.” mormorò. “Vado subito a preparare la colazione.”

“No.” disse lui, tentando di tenerla ferma. “Tu scotti, Belle. Hai la febbre molto alta.”

Belle scosse la testa. “No, è solo il calore del fuoco. Ci hanno messo molto ad asciugare i vostri vestiti.”

“I miei vestiti?”

Belle annuì. “Si, ho dovuto stare in lavanderie ore per togliere tutto il fango.”

Rumple serrò i denti. “Sei rimasta alzata, al freddo, tutta la notte?”

“Sono asciutti, ho controllato.” disse lei, ignorando la domanda.

Rumple guardò la piccola cella. Era fredda e umida. Non si stupiva se Belle ora stava così male.

“Vieni.” disse, aiutandola ad alzarsi.

Belle fece una smorfia. “Che cos'hai?” chiese lui, preoccupato.

“Mi fanno male tutte le ossa. Dev'essere per la posizione in cui ho dormito.”

Lui rimase in silenzio. Ce l'aveva con se stesso, era colpa sua se Belle ora stava così male.

La prese in vita e la aiutò a salire le scale. Invece che dirigersi al salone, salirono altre scale.

“Non volete la colazione?” mormorò lei, prima di starnutire.

“No, Belle. È mezzogiorno passato.”

Belle aprì la bocca, sorpresa. “Oh. Ho dormito troppo.” sussurrò.

Rumple rimase in silenzio, divorato da un insistente senso di colpa.

Quando finalmente giunsero in corridoio, tra un colpo di tosse e l'altro, Belle mormorò. “Vi chiedo scusa.”

Rumple la guardò e sorrise. Aprì una porta ed entrò.

Si ritrovarono in una stanza molto grande, con un enorme letto a baldacchino, finemente lavorato, dalle coperte pesanti e dalla stoffa preziosa.

Lui L'adagiò sul letto, la fece infilare sotto le coperte e la coprì fino al mento. Poi, voltandosi, agitò la mano e un fuoco si accese nel camino.

Belle intanto si stava guardando intorno. Era la stanza più bella che avesse mai visto. C'erano mobili molto simili a quelli che ricordava del castello di Avonlea e una grandissima finestra separava la stanza da una terrazza tre volte più grande della sua cella.

Rumple si riavvicinò e, guardandola negli occhi, le disse: “Ora tu stai ferma qui, vado a prenderti una cosa.”

Belle obbedì e, mentre aspettava il suo ritorno, accarezzò le coperte e le lenzuola. Una cosa la colpì. Le coperte sembravano preziose, degne di un principe. Eppure le lenzuola erano semplici, di un materiale quasi grezzo, anche se molto soffici al tatto.

Rumple tornò poco dopo, con un vassoio che appoggiò su un mobile là vicino.

“Bevi questo.”
Belle ubbidò e, non appena il liquido le si riversò in bocca, fece una smorfia.

Lui sorrise. “Non ha un buon sapore ma ti farà star meglio.” Poi prese una ciotola piena di zuppa fumante e un bicchiere pieno d'acqua.

“Devi bere molto e questa ti scalderà.” Mentre lei mangiava, lui rimase seduto sul letto a tenerle il bicchiere in caso avesse sete.

“Grazie” mormorò lei. “Mi dispiace.”

“E di cosa?”

“Di... di stare male.”

Lui rimase in silenzio.

“Siete arrabbiato?” Rumple alzò gli occhi su di lei.

“Mi stai chiedendo se io sono arrabbiato?”

Belle annuì, tirando su col naso.
“Oh, Belle. Io ti ho fatto ammalare e tu mi chiedi una cosa del genere?”

Questa volta fu Belle a guardarlo sopresa. “Non avrei mai dovuto... trattarti così, ieri sera.” Le sfiorò una mano.

Un silenzio imbarazzato calò nella stanza. Lui ritirò la mano, guardando in basso.

“E' una bellissima stanza. È la vostra?”

Rumple la guardò. “Ogni stanza in questo castello è mia.” disse, placido.

Belle scosse la testa, doveva immaginarsi che avrebbe risposto così.

“Però c'è una cosa strana.” disse, finendo la zuppa.

“E che cosa?”

“Queste lenzuola.” disse, poggiando la ciotola in grembo e accarezzando le lenzuola bianche.

Rumple la guardò con uno sguardo indecifrabile.

“Non ti piacciono?”

“No, no.” si affrettò a dire lei. “Mi piacciono molto. Sono così semplici e così morbide. Sarà per questo che stonano con la coperta.”

Rumple sorrise, uno di quei sorrisi rari e sincersi che poche volte si dipingevano sul suo volto.

“E' meglio se ti riposi ora.”

Belle annuì e, dopo un ennesimo “scusate”, chiuse gli occhi, abbandonando la testa sul cuscino.

Rumplestiltskin rimase ancora un po' ad osservarla. Le sfiorò la mano e si alzò, mettendo a posto la ciotola e il bicchiere.

La coprì un po' di più e facendolo scoprì un particolare delle lenzuola. Una piccola B era ricamato in un angolo.

La accarezzò, sorridendo.

Non avrebbe mai immaginato che quelle lenzuola, cucite quand'ancora era un uomo, con l'iniziale di suo figlio, un giorno avrebbero coperto qualcuno.

Sorrise, pensando che il destino aveva proprio il senso dell'umorismo.


 

Storybrooke

Belle uscì dal negozio, con l'umore a terra.

Gold la raggiunse, appoggiandosi sul bastone. “Mi dispiace, tesoro.”

Belle si morse il labbro. “Pensavo proprio di trovarle.”

Lui le cinse con un braccio la vita. “La casa è perfetta, amore mio. Non darti troppi pensieri.”

Belle però non sembrò convinta. “E' che volevo scegliere delle lenzuola insieme a e, una cosa che fosse nostra, di tutti e due. Ora che siamo sposati mi sembrava giusto.”

Gold le poggiò un bacio sulla tempia.

Belle aveva rivoluzionato tutta la casa e ora sembrava davvero l'abitazione per una coppia, dai caratteri molto femminili e delicati certo, ma lui non rimpiangeva affatto tutti i mobili, gli oggetti polverosi e l'oscurità che regnava nella sua casa prima che Belle ritornasse nella sua vita.

Era per questo che si era lasciato trascinare dalla moglie in giro per Storybrooke a fare acquisti, sotto lo sguardo sorpreso e intimorito dei negozianti.

Aveva trovato ogni cosa, dagli asciugamani alle tende -Belle aveva insistito perchè li scegliessero insieme ma Gold le avrebbe permesso di prendere ogni cosa, anche in contrasto coi suoi gusti-, a parte per le lenzuola. Ne avevano viste molto ma nessuna aveva convinto la moglie.

Belle sospirò. “Ci dovremo rassegnare.”

Lui la strinse ancora di più. “Cosa posso fare per tirarti su, amore mio?”

Belle sorrise. “Mi basta la tua presenza.”

Lui ghignò. “In realtà aveva in mente qualcos'altro.”

“Per esempio?” chiese lei.

“Per esempio una romantica passeggiata sul molo.”

Lei fece finta di pensarci, poi, ridendo, si strinse ancora di più a lui.

 

Belle entrò da Granny e si sedette, esausta, di fronte al bancone. Ruby la accolse con un caloroso sorriso.

“Del tè?”

Belle annuì. “Si, grazie.”

“Giornata pesante?”

“Oggi è venuta in biblioteca la terza elementare. Erano dei terremoti.”

Ruby le porse un bicchiere di tè freddo. “Non so come hai fatto con tutto quei bambini.”

“Non sono stanca per loro. E' da un paio di settimane che mi sento sempre distrutta.”

Ruby la guardò perplessa. “Be' stasera puoi rilassarti. Chissà cosa ti avrà preso Gold.”

Belle alzò gli occhi con un'espressione interrogativa.

“Perchè?”

“Perchè oggi è San Valentino”

Belle aprì la bocca, sorpresa.

“Non hai notato tutti i cuoricini appesi in giro e le rose?”

Belle tornò a guardare in basso. Il 14 febbraio, era il 14 febbraio.

“Devo andare.” mormorò, lasciando alcuni dollari sul bancone e scappando via.

 

Gold finì di preparare la tavola, approfittando del fatto che Belle non era ancora tornata.

Accese le candele e fece un passo indietro per osservare il frutto di un'ora buona di lavoro.

A Belle sarebbe sicuramente piaciuto. Sorrise, cercando di immaginare la faccia che la moglie avrebbe fatto. Non le aveva ancora fatto gli auguri, ma l'aveva fatto apposta per sorprenderla quella sera.

Sentì le chiavi di casa inserirsi nella serratura della porta e, un istante dopo, Belle comparve.

Lui le andò incontro e le diede un dolce bacio sulle labbra.

“Rumple...” disse lei, notando la cena a luna di candela che il marito le aveva preparato.

“Buon San Valentino, Belle.”

Belle fece cadere a terra la borsa, pesantemente.

“Siediti.” disse lui, spostandole la sedia, con fare galante.

“Io... non me lo aspettavo.”

“Allora sono riuscito nel mio piano.” ghignò lui, allontanandosi in cucina.

“Ecco.” disse, servendole un piatto di zuppa.

Lei lo guardò, stravolta e sorpresa allo stesso tempo. “Stai tranquilla, per secondo c'è anche l'hamburger.”

Lei sorrise e quello fu l'ultimo sorriso che gli rivolse per il resto della cena.

Rumple la guardava di tanto in tanto, cominciando a preoccuparsi. La moglie sembrava strana, molto strana, nonostasse chiacchierasse come al solito.

Quando ebbero finito anche la torta al gelato, Belle fece per alzarsi, per sparecchiare ma lui la fermò.

La prese per mano e la condusse sul divano. “Ho una sorpresa per te.”

Si sedette accanto a lei e le porse un pacchetto rosso. “E' il mio regalo di San Valentino. Spero ti piaccia.”

Lei lo guardò, ma lo mise giù.

“Rumple, dobbiamo parlare.”

Le prese le mani. “Non fa niente se non ti sei ricordata che era San Valentino. Sei stata molto impegnata col lavoro, è naturale che ti sia passato di mente. E poi mi regali ogni giorno l'onore di aprire gli occhi e trovarti al mio fianco. Non vorrei nulla di più.”

“Rumple...” fece ancora lei.

“Aprilo, ti prego.”

Belle serrò le labbra. Il suo sguardo era ancora preoccupato ma fece come lui diceva. Sciolse il nastro di stoffa e aprì il pacchetto.

Sollevò la carta velina, anch'essa rossa, e rimase spiazzata. Prese la stoffa tra le mani e si ritrovò di fronte delle lenzuola bianco candido, con i bordi rifiniti d'oro.

Agli angoli si ripetevano due lettere in corsivo, tra loro intrecciate, d'oro come i bordi. Erano una B e una R.

Rimase a bocca aperta. “Le hai fatte tu?”

Gold annuì, sorridente. “So quanto le volevi e così mi è venuta l'idea. Sono molto semplici ma... mi piacevano così.”

Gli occhi di Belle si riempirono di lacrime. “Oh, Rumple...”

“Non ti piacciono?” fece lui. Lei si coprì il volto con le mani.

“No, sono bellissime. Sono perfette.” disse, cominciando a piangere. Si alzò, girandosi in modo che l'uomo non potesse vederla.

Anche Gold si alzò e la cinse in un'abbraccio. “Allora sono lacrime di gioia?”

Belle si voltò e affondò il viso sul petto dell'uomo. Annuì, stringendosi al marito.

Gold la abbracciò ancora di più e rimase lì in piedi con lei.

“Se vuoi possiamo metterle anche ora.” disse, quando la moglie si staccò un po' da lei.

Le porse un fazzoletto e la osservò.

Lei annuì e salì le scale, seguita dal marito.

“Rumple?” disse, quasi arrivata in cima.

“Si?”

“Ci hai impiegato molto per farle?”

“No, non molto. Perchè?

Belle, con le lenzuola strette in petto, era ora in cima alle scale mentre l'uomo era qualche gradino più sotto.

Si voltò e, con gli occhi ancora rossi, sorrise.

“Perchè presto dovrai farne altre” Gold la guardò interrogativo e lei si portò una mano sul grembo.

“Per un letto più piccolo.” aggiunse, prima che il marito la raggiungesse e, baciandola, la sollevasse da terra, tenendola tra le sue braccia.

 


 

Note dell'Autrice.
No, non posso crederci che è già il quinto prompt. Vorrei metaforicamente urlare, ma infastidirei soltanto i vostri nervi ottici, per cui mi asterrò dal farlo.
Ora veniamo alla storia. Il titolo può sembrare che non c'entri niente col prompt. E' stata dura metterlo ma mi serviva come da collante per i due mondi e, diciamoceli, chi non ha voglia di mettersi sotto le lenzuola quando sta male? Io ne ho voglia anche quando sto benissimo per cui...
Sono andata molto sul fluff ma si vedeva che quel giorno ero in vena. Inoltre fare un episodio nel mondo delle favole con un prompt del genere non era per niente facile, o almeno così è stato per me. Potevo metterci più inventiva forse... meglio che non continui o i dubbi mi assaliranno. 
E anche questa volta a Rumple tocca portare la propria cameriera a letto. Prima perchè era sbronza, ora perchè sta male... siamo sicuri che sia lui il padrone tra i due?
Per quanto riguarda Storybrooke invece è stato più facile, mi piace sempre immaginare come Belle abbia trasformato -come ha fatto col castello- una casa polverosa, buia e piena di cianfrusaglie in una casa per una coppia. Ovviamente lui le lascia carta bianca anche se lei lo trascina dappertutto pur di prendere assieme le decisioni -e ci mancherebbe, dopo 28 anni separati!- e così far più "loro" l'abitazione. 
Che altro dire? Spero vi piaccia anche questo capitolo. 
Ora passiamo ai ringraziamenti. Un grande e  caloroso grazie a Stria93, Euridice100, Rumple_bumple e Lady Clopette per aver recensito i capitoli precedenti. Grazie mille per la vostra pazienza e per le bellissime cose che avete scritto. Scrivere sui Rumbelle è fantastico ma essere letta e recensita rende il lavoro ancora più piacevole.
Un grazie a Sermig4ever_green per aver inserito la raccolta tra le seguite. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.
E un grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Al prossimo prompt!
  
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