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Autore: Tury    10/10/2014    1 recensioni
La storia è narrata da una ragazza di 21 anni di nome Cassandra. Nella notte del compleanno di Emma, le strade di Cassandra, Emma ed Henry si incroceranno inesorabilmente. Da qui, ha inizio la storia, una storia che cambierà per sempre le loro vite. Ma chi è Cassandra? Cosa l'ha spinta ad approdare a Storybrooke?
La pubblicazione dei capitoli è ogni VENERDì, salvo alcune eccezioni, che verranno comunicate.
PRIMA STAGIONE
Capitoli: 1-...
Trama: Cassandra, una volta giunta a Storybrooke, comprende quasi subito che qualche mistero avvolge quella città mai sentita prima. In questa prima serie, dove ogni avvenimento è riproposto in chiave più o meno fedele, vedremo la giovane ragazza relazionarsi con tutti gli abitanti ed aiutare Emma ed Henry a spezzare la maledizione.
SECONDA STAGIONE
Capitoli:-
Trama:-
TERZA STAGIONE
Capitoli:-
Trama:-
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Emma Swan, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Busso un paio di volte il campanello, dopodiché attendo che Regina venga ad aprirmi. So che è dentro casa, ho visto alcune finestre illuminate. Infatti, dopo alcuni secondi, la porta si apre, mostrando così la proprietaria non solo dell’abitazione ma di tutta Storybrooke. Regina Mills.
“Ah, è lei.” Mi dice, non tentando minimamente di nascondere la delusione che la mia vista ha comportato. A quanto pare, si aspettava qualcun altro.
“Già, sono solo io. Potrei entrare?”
Regina mi guarda in maniera torva. “Perché dovrei lasciarla entrare?”
“Avrei bisogno di parlarle.”
“Se è per la questione di quella legge che prevede che chiunque sia con l’accusato, nel momento dell’arresto, venga arrestato a sua volta, la esonero da tale provvedimento.”
“Non è di questo che voglio parlare.”
“Non mi importa di cosa vuole parlarmi, ho ben altre cose da fare. Quindi, con il suo permesso.” Mi risponde, chiudendo la porta con una tale forza che il messaggio che vuole mandare è fin troppo chiaro.
“L’educazione non è di casa, a quanto vedo.” Dico, fissando ancora la porta.
Bene, Regina, non mi lasci altra scelta. Se tu non hai intenzione di parlare con me, vorrà dire che ti costringerò a farlo.
Faccio il giro della casa, entrando nel giardino. Mi fermo un attimo a guardare l’albero, che porta ancora i segni della furia di Emma. Quindi, è questo l’Anicrisp di cui va tanto fiera. Mi avvicino alla finestra del suo studio, iniziandola a forzare con i due ferretti che mi ero portata dietro, ben cosciente che l’accoglienza di Regina non sarebbe stata certamente calorosa. Anzi, ad essere sincera, non mi aspettavo nessuna accoglienza, come è infatti avvenuto. Una volta aperta la finestra, entro nel suo studio, per poi sedermi sulla sua scrivania. Sono sicura che Regina, prima o poi, entrerà dalla porta alle mie spalle. Sorrido, immaginando la sua faccia nel momento in cui mi vedrà.
Passano alcuni minuti nel più rigoroso silenzio, seguiti dallo scatto della serratura. Finalmente, ha deciso di entrare nel suo studio. Posso osservare i suoi movimenti e la sua schiena, a quanto pare ancora non si è accorta della mia presenza.
“Una delle cose che odio di più è il fatto di non essere ascoltata.” Inizio. Sbaglio, o Regina ha avuto un leggero sobbalzo? Ed io che credevo che fosse impossibile prenderla di sorpresa.
“Come diavolo ha fatto ad entrare?” mi chiede, nella sua voce è presente il solito tono minaccioso.
Alzo le spalle. “Ho le chiavi della città.”
Il volto di Regina diventa una maschera di puro terrore, con quegli occhi sbarrati e il sangue che sembra essere defluito in un attimo dal suo volto. “Lei ha cosa?” chiede in un sussurro.
“È un modo di dire che usiamo dalle mie parti, ciò che intendevo è che le sue serrature non sono così difficili da forzare.”
A quanto pare, però, le chiavi della città esistono davvero, almeno a Storybrooke. O non si spiegherebbe la sua reazione. Infatti, dopo aver udito le mie parole, Regina tira un impercettibile sospiro di sollievo, per poi avvicinarsi ad un cassetto ed aprirlo, controllandone il contenuto.
“Allora, di cosa vuole parlarmi? Non ho molto tempo da dedicarle.”
“Io, invece, credo che lei mi dedicherà tutto il tempo di cui necessito.”
Regina punta il suo sguardo nel mio. Uno sguardo pieno di ira.
“Penso sia stupido nascondersi dietro inutili convenevoli, dunque, andrò dritta al punto, sua maestà.”
“Da quando ci si rivolge ad un sindaco con l’espressione sua maestà?” mi chiede, sorpresa.
“Ma io non mi riferivo alla sua attuale carica, Regina, quanto a quella esercitata da lei in un altro tempo e in un altro luogo. La Foresta Incantata, per esempio.”
Ed ecco di nuovo l’ira ad impossessarsi del suo volto. “Sta forse facendo riferimento al libro di Henry? Anche lei crede che io sia la Regina Cattiva?”
“Questo lo sta dicendo lei, non certo io. Io mi sono semplicemente rivolta alla sua persona come sua maestà, ma non mi sembra che dalle mie labbra si sia innalzato un tale giudizio circa le sue azioni. Vede, non solo io non ho il diritto di definirla cattiva, dal momento che non so nulla del suo trascorso, ma non mi sognerei nemmeno lontanamente di vestirmi di una tale presunzione.”
“Mettiamo il caso che io fossi realmente la Regina Cattiva, non sarebbe un po’ troppo impulsivo da parte sua venire qui e confessarmi tutto ciò?”
“Potrebbe, certo. Ma non è così.”
“Perché non è così?”
“Perché io so tutto di lei ma lei non sa nulla di me.”
Regina mi guarda, sul suo volto c’è di nuovo quel sorrisino che la contraddistingue. “Sa, vero, che se volessi potrei sapere tutto della sua vita in poche ore?”
“Certo che lo so. Ma, di grazia, come potrebbe mai scoprire qualcosa del mio passato se non è a conoscenza nemmeno del mio nome?” le rispondo, con espressione sorniona.
Il volto di Regina si oscura.
“Come vede, chi ha le redini del gioco, tra le due, sono io. Ma non sono venuta qui a sbandierare la mia fortuna. Perché, lo sappiamo entrambe, il motivo per cui io sono in vantaggio è tutto frutto della fortuna. E della sua negligenza.”
“La mia negligenza?” mi domanda Regina, ostentando un tono abbastanza duro.
“E di chi altri?- chiedo, scendendo dalla scrivania e andando a sedermi sul divano, seguita dallo sguardo di Regina- Inutile prenderci in giro, so benissimo che, prima di me ed Emma, solo altre due persone giunsero a Storybrooke. Solo che loro erano persone comuni, del mondo reale, per intenderci, e non costituivano alcun pericolo per lei. Se ci fossimo incontrate in altre circostanze, sono certa che lei non avrebbe peccato di tale negligenza, ma, per mia fortuna, io sono giunta in questa città in compagnia di Emma. Ed è su di Emma che lei ha concentrato la sua attenzione, dimenticandosi completamente di me, al punto tale da non ritenere importante nemmeno la conoscenza del mio nome.”
“E, mi dica, per quale motivo la presenza della signorina Swan, in questa città, dovrebbe costituire una minaccia tale da focalizzare tutta la mia attenzione sulla sua persona?”
“Sa benissimo il perché, inutile che mi indirizza certe domande puramente retoriche. Non si tratta certamente del fatto che Emma sia la madre biologica di Henry o, almeno, non si tratta solo di quello.”
“Cosa intende?”
“Esattamente ciò che ho detto, Regina.”
“Per lei io sono il sindaco Mills.” Mi dice, tra i denti.
“No, si sbaglia. Per me, lei è semplicemente Regina.”
“Quanta insolenza!”
“Davvero divertente, da parte sua. Dato il trattamento riservatomi prima, direi che la mia è pura e semplice gentilezza. Dopotutto, io mi sto rivolgendo a lei con il suo nome, non vedo quale mancanza di rispetto possa esserci in tutto questo, sua maestà.” Dico, sorridendole.
“La smetta di rivolgersi a me in quei termini.”
“Un tempo ne sarebbe stata felice.”
Regina si avvicina al divano, piegandosi su di me. I nostri volti così vicini.
“Cosa diavolo vuole?”
“La verità.”
“Di quale verità parla?”
“Sa, proprio l’altra sera mi domandavo una cosa.”
“Che cosa?”
“Che senso avrebbe lanciare un sortilegio che prevede la perdita dei propri ricordi?”
“Magari la risposta è che quel sortilegio non è stato mai lanciato ed io non sono la Regina Cattiva.”
“Lei potrà abbindolare certamente Emma e tutti gli abitanti di questa città, ma non creda di riuscire ad ingannarmi. Mi creda, sono molto più di ciò che posso apparire.”
“Me ne sto accorgendo pian piano.”
“Il che è un bene- le sorrido- Ma prego, si segga al mio fianco, penso che stare continuamente piegata su di me sia oltremodo scomodo.”
“Non parli come se questa fosse casa sua.”
“A dire il vero, io considero mia qualsiasi casa in cui riesca ad entrare. Ma per la sua farò un’eccezione, quindi, la prego, si segga al mio fianco. Sembra quasi voglia rubarmi l’aria per respirare, standomi così vicina.”
“Potrebbe fuggire.” Mi risponde, in un sibilo.
“Fino a prova contraria, sono stata io a cercarla e posso assicurarle che non me ne andrò fintanto che non avrò finito di dirle tutto ciò che ho da dire.”
Regina, finalmente, accetta il mio invito, venendosi a sedere al mio fianco.
“Non le sembra che così vada meglio?”
“Si muova a dirmi ciò che ha dire e poi se ne vada da questa casa.”
“Facciamo progressi.”
“Che intende dire?”
“Che mi sta gentilmente invitando ad andarmene dalla sua dimora, non dall’intera città.” Le rispondo, offrendole un sorriso sincero.
“Si muova.”
“Va bene, arriverò subito al dunque. Io credo che lei sia una dei pochi a conservare i propri ricordi.”
“Una dei pochi?- mi chiede, ostentando un’espressione falsamente sorpresa- Qualcun altro è al centro del suo mirino su questa folle storia, oltre la sottoscritta?”
“La definisca folle quanto vuole, sappiamo entrambe che è la verità.”
“E chi altri conserverebbe ancora i propri ricordi, oltre me?”
“Mi sembrava di essere stata chiara circa le sue domande retoriche, Regina. Se è una risposta che vuole da me, sappia che non l’avrà mai. Sappiamo entrambe che lei sa più di ciò che vuole far credere.”
“Allora, sentiamo- dice, sistemandosi meglio sul divano- perché, secondo lei, io non sarei vittima di questo fantomatico sortilegio?”
“Si sbaglia, lei ne è soggetta perché è qui, esattamente come tutti gli altri, ma, a differenza loro, conserva i ricordi.”
“Qualora fosse, cosa glielo farebbe pensare?”
“Vede, da quel che ho potuto leggere, la Regina Cattiva ha lanciato il sortilegio per vendetta. Ma che senso avrebbe avuto spedire gli abitanti della Foresta Incantata in un mondo senza magia e annullare il proprio passato? Cancellando i suoi ricordi, la Regina Cattiva avrebbe certamente dimenticato la sua vendetta e tutto ciò che l’aveva spinta ad abbracciare la strada del male e perseguire in quella direzione. Se davvero fossero state queste le sue intenzioni, sarebbe bastato lanciare un incantesimo che cancellasse i suoi ricordi e i ricordi di tutti gli abitanti della Foresta Incantata, senza doverli trasferire in un altro mondo.”
“E qual è la conclusione a cui è arrivata?”
“Che lei ha voluto trasferire il suo popolo in questo mondo, un mondo senza magia, un mondo nel quale nessuno avrebbe potuto ostacolarla. Qui, nessuno avrebbe potuto rompere quella bolla di cristallo in cui ha imprigionato il suo popolo, costringendoli a vivere una vita certamente dignitosa, ma priva di senso. Perché senza il nostro passato, noi non siamo nulla e lei questo lo sa bene. Niente più guerre, niente più sangue. Nessun trono da dover occupare. Solo semplice e ordinaria quotidianità, quella a cui noi, persone comuni e prive di magia, siamo abituati da tutta una vita. In questo modo, lei ha potuto godersi fino in fondo la sua vendetta e, nello stesso tempo, può godere di ciò che era e di ciò che è adesso.”
Regina ride. “Devo dire che lei è provvista di grande immaginazione.”
“Peccato che le cose non siano andate esattamente come voleva.” Concludo, ignorando il suo commento.
Il volto di Regina si oscura nuovamente. “Che intende dire?”
“Le torno a ripetere che sa perfettamente a chi mi riferisco.”
“La signorina Swan? Crede davvero che io sia preoccupata della sua presenza in città?”
“Dovrebbe, dal momento che lei è la Salvatrice. Ma, in fondo, lo sapeva già, non le sto dicendo nulla di nuovo.”
Regina ride di nuovo. “Trovo assurda questa situazione. Se davvero lei crede che io sia la Regina Cattiva, perché è venuta qui a riferirmi la vera identità della signorina Swan? Credevo lei fosse sua amica, ma adesso eccola qui, a parlare con me, indossando i panni della traditrice. Oppure è così presuntuosa da credere di poter difendere la signorina Swan da qualsiasi pericolo?”
“Non credo lei sia poi tanto pericolosa, non in questo mondo, almeno. Come le dicevo prima, qui la magia non esiste e, per sua sfortuna, Emma ha sempre vissuto in questo mondo, quindi sono certa che sappia badare a se stessa più di quanto lei stessa non creda. Ma, se ciò non dovesse bastare, sono altresì sicura che lei non potrebbe mai vincere contro Emma.”
“Perché non potrei mai vincere contro di lei?” riecco il suo tono glaciale.
“Perché io conosco il suo punto debole.”
Regina incrocia le braccia al petto. “Io non ho un punto debole, non sono così vulnerabile.”
“Tutti lo siamo, Regina. Non c’è nessuno, a questo mondo, che è immune al dolore.”
“Si sbaglia, si può diventare immuni al dolore.”
“La sua barriera dice il contrario.”
“Lei non sa niente di me.”
“Forse so più di quanto creda. Anche io, in fondo, mi sono meritata spesso l’appellativo cattiva.”
Regina mi riserva uno sguardo curioso, ma non proferisce alcuna parola.
“Quando avevo sei anni- comincio, appoggiandomi meglio allo schienale del divano- fui portata in collegio, dove sono rimasta per dodici anni, eccezion fatta per alcuni mesi. In quegli anni, venni etichettata con un epiteto non propriamente carino. Detto in parole povere, ero conosciuta come la cattiva ragazza.”
“Cosa ha fatto per meritarsi questo titolo così… impegnativo?”
“Mai come questa volta, Regina, sono completamente d’accordo con lei- dico, sorridendo e fissando lo sguardo nel vuoto-Farsi carico del titolo di cattivi è un compito arduo e impegnativo ma, alcune volte, è indispensabile.” Termino, fissando il mio sguardo nel suo.
“Che intende dire?”
Osservo il suo volto. Questa volta non c’è nessuna maschera su di esso. Ciò che vedo è solo il viso di una donna provata dalle numerose sfide che ha dovuto affrontare. E, per un attimo, mi perdo in quegli occhi così simili ai miei.
“Io desideravo che mi reputassero tale, in questo modo non avrei mai dovuto lasciare il collegio, perché nessuna famiglia avrebbe voluto per figlia una persona come me. Vede, per i primi anni, ho vissuto con la speranza che i miei genitori un giorno sarebbero tornati a riprendermi, ma poi ho dovuto fare i conti con la realtà. Una realtà che non sempre è come vorremmo, nonostante i nostri piani, le nostre decisioni e i nostri sogni. Lei sa a cosa alludo, posso leggerglielo negli occhi. In ogni modo, quando ho preso coscienza di ciò, ho iniziato a costruirmi un’armatura di cinismo e menefreghismo, desiderosa solo di apparire per ciò che loro volevano vedere, ovvero la cattiva ragazza, colpevole di tutto, anche solo di respirare la loro stessa aria. Ma, in fondo, mi andava bene così.”
“Perché?”
“Regina, io avevo sedici anni quando ho capito che sarei rimasta sola e, per quanto anelassi l’amore di una famiglia, sapevo di esser stata fortunata, rispetto alla maggior parte dei bambini che erano lì. Vede, anche se per poco, io avevo potuto godere di quell’amore, sensazione del tutto sconosciuta alla maggior parte di loro. Era più giusto che fossero loro a beneficiare di un’adozione, rispetto a me. Per non parlare poi della mia età, del tutto inconsueta per un’adozione. E così, recitavo la parte della cattiva e, dopo un po’, mi convinsi del fatto che, in fondo, io ero sempre stata così. Dimenticai chi ero davvero, dimenticai il mio passato e annullai me stessa. Ma per quanto uno possa provarci, Regina, nessuno può rinnegare la propria natura. E nessuno può cancellare ciò che siamo stati, nemmeno noi stessi.”
Fisso il mio sguardo in quello di Regina, restando qualche secondo in silenzio.
“Vuole sapere come sono arrivata a questa conclusione?”
“Mi dica.”
“L’ultima sera che passai in orfanotrofio, quella prima del mio diciottesimo compleanno, ero intenta a preparare la valigia per andare via. Avevo intenzione di andarmene esattamente a mezzanotte, in modo tale che, con l’arrivo della maggiore età, iniziasse anche una nuova vita. Ma le cose non andarono così, perché allo scoccare della mezzanotte, tutti i bambini del collegio vennero della mia camera, portando con loro una torta. Credo sia stata la torta più buona che abbia mai mangiato e quello fu uno dei momenti più felici della mia vita. Nonostante io avessi fatto di tutto per apparire ciò che non ero, nonostante avessi cercato di farmi carico del loro odio, quei bambini erano riusciti ad andare oltre. Ad abbattere la mia corazza. Mi dissero che loro sapevano la verità, che l’avevano sempre saputa. E mi ringraziarono, per l’opportunità che avevo dato ai loro fratelli, per aver permesso la loro adozione rinunciando alla mia. Fu in quella notte che appresi l’insegnamento più importante. Non importa con quante maschere tenteremo di coprire il nostro volto, con quante armature tenteremo di proteggere noi stessi, ci sarà sempre qualcuno che saprà andare oltre.”
“Perché mi sta dicendo tutte queste cose? Non teme che io possa usare queste informazioni contro di lei?”
“Lei non lo farebbe.”
“Ne è proprio sicura?”
“Sì, ne sono sicura. Quando sono giunta in questa città, lei è stata una delle prime persone che ho incontrato, ma è stata anche una delle poche che mi ha colpito fin da subito.”
“Che intende dire?”
“Diciamo che ho una certa propensione verso coloro che si nascondono.”
Regina ride, scuotendo piano la testa. “Nascondere? E per quale motivo dovrei nascondermi? Dopotutto, io sono il sindaco di questa città, di cosa dovrei avere paura?”
“A questa domanda può rispondere solo lei, Regina. Ma credo che, qualsiasi cosa la spaventi, essa appartenga al suo passato. Un passato fin troppo remoto, per poter essere legato alla creazione di questa città.”
“Ancora con la storia del libro? Ma davvero crede che io sia la Regina Cattiva?”
“Io non lo credo, io ne sono sicura.”
“Ciò significherebbe che io mi sia macchiata di tutti quei crimini riportati in quel libro.”
“Sì, significherebbe esattamente questo.”
Regina scuote la testa. “Non posso crederci. Sa, se a lei dà fastidio non essere ascoltata, a me dà fastidio esser presa in giro.”
“Non credo di averlo mai fatto.”
“Invece l’ha fatto. Prima viene da me dicendo che non crede che io meriti un tale titolo ed ora eccola qui, ad accusarmi di aver ucciso milioni di innocenti.”
“Il fatto che lei abbia ucciso degli innocenti non per forza deve portarmi ad esprimere un giudizio sulla persona che ho davanti. Tutto ciò che lei ha fatto appartiene ad un passato e ad un tempo sul quale io non ho voce in capitolo.”
“E, sentiamo, su cosa avrebbe voce in capitolo?”
“Sul presente. Ho visto come si è preoccupata per Henry.”
“Cosa c’entra adesso Henry?”
“C’entra. Una persona cattiva non si sarebbe preoccupata come si è preoccupata lei e non si sarebbe comportata così.”
“È mio figlio, è normale che mi comporti così.”
“Non mi riferivo a quello.”
“Continuo a non comprendere a cosa allude. Aveva detto che sarebbe giunta subito al motivo che l’ha spinta qui, ma credo che lei non l’abbia ancora fatto.”
“Crede bene, infatti. In ogni caso, le chiedo scusa per il mio continuo divagare, ma dovevo accertarmi di una cosa.”
“Sarebbe?”
“Che il mio non fosse solo un presentimento.”
“Glielo chiedo per l’ennesima volta, a cosa si riferisce?”
“Vede, quando l’ho vista per la prima volta, mi è stato subito chiaro quale fosse il suo punto debole. Credevo, infatti, che l’unica persona che potesse far cadere le sue barriere e renderla vulnerabile fosse Henry. In realtà non è così.”
“Non è così?”
“No e ormai ne sono sicura. Vede, il suo punto debole non è Henry, quanto il suo passato. Lei ama Henry perché è suo figlio, certo, ma è il suo passato che la fa soffrire, l’idea che ci siano dei bambini cresciuti nel dolore della solitudine. Un dolore che, ne sono certa, non ha risparmiato nemmeno il suo cuore.”
“Ed è per questo che ha deciso di confidarsi con me circa il suo passato?”
“Esattamente. Nonostante tutto, sono certa che, qualsiasi cosa accadesse, lei non potrebbe mai ferirmi con ciò che le ho appena rivelato.”
“Nemmeno se fossi realmente la Regina Cattiva?”
Sorrido, nel sentire queste parole. “Sa, Regina, è passato il tempo in cui credevo che il bene e il male fossero due realtà distinte. A dire il vero, forse, non ci ho mai realmente creduto. Se si sta chiedendo cosa intendo dire, glielo spiego subito. Il mondo, per esistere, ha bisogno di un proprio equilibrio e questo equilibrio è dato dalla coesistenza di queste due grandi potenze. Lo stesso discorso possiamo affrontarlo per le persone. Ognuno di noi, in fondo, è un piccolo cosmo, la cui esistenza è possibile solo se in esso sono presenti sia luci che ombre. Regina, lei, in passato è stata temuta per l’odio e la perfidia che hanno mosso i suoi gesti ma, se è vero che per esistere, una persona ha bisogno sia dell’odio che dell’amore, tutto ciò può voler significare solo una cosa.”
“Che cosa?”
“Che se è quello il potere del suo odio, allora l’amore che ha da donare è di egual portata.”
Regina mi riserva uno sguardo sorpreso, incredula quanto meravigliata dalle mie parole. Vedo che vorrebbe dire qualcosa, ma è come paralizzata.
“Ma tornando al discorso principale- riprendo- Emma è del tutto al sicuro dalla sua furia.”
“Perché?”
“Perché lei vede in Emma molto più di ciò che lei stessa vuole mostrare, ovvero la ragazzina insicura e triste che è stata e che, purtroppo, è tutt’ora. Lei è perfettamente a conoscenza del passato di Emma, anche qualora volesse appellarsi al fatto di non rammentare nulla del suo passato. Sa, che Emma ha vissuto tutta la sua vita da orfana e, se avesse voluto, avrebbe potuto ferirla su questo punto, sul suo punto debole. Sa quante persone l’avranno ferita colpendola in questo modo ignobile? Ma lei no, lei non l’ha fatto. Ha inventato accuse, ha cercato di metterla in cattiva luce dinanzi ad Henry, ma non ha mai cercato di colpirla sul suo passato, nonostante lei sia Emma Swan. Nonostante lei sia la figlia di Biancaneve, la sua peggior nemica.”
“Cosa le fa credere che io abbia cercato di proteggere la signorina Swan da questa sofferenza? Potrebbe anche essere che una simile idea non mi sia minimamente balenata in mente.”
“Potrebbe essere, certo, ma adesso non ha scusanti. Le ho servito sul piatto d’argento il modo per poter definitivamente distruggere Emma Swan, ma sono sicura che non lo farà, che non la ferirà in questo modo. Perché lei non può, va contro i suoi principi, va contro quell’amore di cui lei non può fare a meno. Sono certa che sarebbe più propensa ad andare da Mary Margaret ed insultarla per aver abbandonato sua figlia che colpire Emma sulla sua condizione di orfana.”
Regina mi guarda, in silenzio, le labbra serrate.
“Bene, si è fatto tardi, è ora che io vada prima che Henry torni.”
“Teme possa dubitare di lei?”
“Temo più che altro che possa iniziare a dubitare del fatto che lei sia la Regina Cattiva, se dovesse malauguratamente ascoltare la nostra conversazione.” Le rispondo, con fare sarcastico.
Mi alzo dal divano e mi dirigo verso la finestra.
“Qual era la verità che voleva sapere?”
Mi volto verso di lei e resto a guardarla per qualche secondo, prima di risponderle. “Quella che lei mi ha confessato con il suo silenzio.”
“Che sarebbe?”
“Che il suo cuore è nato puro.”
Salto sul davanzale della finestra, ma prima di abbandonare lo studio del sindaco, mi rivolgo un’ultima volta a Regina.
“In ogni caso, il mio nome è Cassandra.”
“Piacere di averla conosciuta, Cassandra.” mi sorride.
Ci guardiamo per un’ultima volta, entrambe coscienti del fatto che la conoscenza del mio nome non avrà alcuna conseguenza, se non quella di soddisfare una mera curiosità.
 

 
 
 
 
 
~Angolo autrice~
Buonasera a tutti! Pubblico a quest’ora perché oggi è un evento speciale e sono davvero felice che il fato mi abbia dato una tale opportunità. Perché quando ho deciso che avrei pubblicato ogni venerdì, mai mi sarei aspettata che una tale decisione, unita al fatto di aver saltato una settimana di pubblicazione, potesse portarmi a pubblicare questo capitolo proprio in questo giorno. Oggi, infatti, è il compleanno di una persona che, anche se conosco da poco, posso certamente definire amica. Yes, Barby_19, parlo proprio di te. Povera anima, pensate che deve sopportare ogni giorno i miei scleri su Ouat. Dico che è un evento speciale e, mai come questa volta, dettato dagli astri, in quanto ho saputo che oggi è il suo compleanno dopo che avevo deciso che in questo capitolo Cassandra avrebbe incontrato Regina. E, guarda caso, Regina è proprio il suo personaggio preferito. In ogni caso, a lei va un ringraziamento speciale, perché lei è stata la prima a credere in questa storia e a supportarla. Quindi, se potete leggere di Cassandra è soprattutto merito suo. E per questo, davvero, grazie.
Questa settimana nessuna domanda, questo capitolo vuole essere un regalo e, come tale, è interamente dedicato a Barby_19.
  
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