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Autore: Shine_    10/10/2014    8 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Undicesimo capitolo:

 

 

 

La nuova settimana sembrava essere iniziata con il piede giusto, in fin dei conti. Se non calcolava Louis, sempre pronto a fare battutine acide, o Zayn, che sembrava aver preso gusto nell’ignorarlo - non che lui ci facesse caso, per carità -, stava andando tutto per il meglio. In particolar modo con Aileen e Harry, sembrava esser tornato tutto alla normalità.

Quel sabato mattina aveva dovuto accompagnare la bambina dal ricciolino, avrebbero passato assieme il fine settimana - sia Harry che Anne avevano insistito per averla - e lui avrebbe potuto dormire indisturbato. Non che lei fosse una seccatura, ma voleva eliminare tutta la stanchezza accumulata in quelle settimane - per non dire in quegli anni -.

Anne era andata a fare un controllo, per via della gravidanza, e lui si era fermato con Harry ed Aileen giusto il tempo di fare colazione, entrambi avevano insistito e non aveva potuto rifiutare di fronte a tutto quel cibo.

Al momento di raggiungere lo studio, si era lasciato abbracciare da entrambi e aveva sorriso intenerito alla bambina che gli aveva consigliato di pensarla nel caso avesse avuto nuovi incubi. Aveva appositamente ignorato lo sguardo curioso del ricciolino, conoscendolo ormai così bene da sapere che sarebbe stata la prima cosa su cui si sarebbe informato, la prima cosa che avrebbe chiesto ad Aileen.

Aveva preso la metropolitana successiva a quella solita, solo una mezz’oretta dopo ma all’ora di punta, ed aveva dovuto passare tutte quelle fermate restando in piedi, ignorando le occhiatine curiose delle vecchiette e il chiasso dei ragazzini.

Odiava essere circondato da così tanta gente, preferiva di gran lunga il silenzio. E avrebbe sicuramente preferito restare nel letto, riposarsi e non pensare a nulla. Invece gli sembrava impossibile ormai prendere sonno, farsi una bella dormita, senza svegliarsi con uno scatto per via degli incubi.

Era sempre così in quel periodo, non riusciva a dormire bene e ripeteva lo stesso incubo: si trovava in quella stanza bianca, Lyn lo indicava e gli ripeteva “Hai visto cosa mi hai fatto?”, lasciandolo poi svegliare nel letto vuoto e tutto sudato.

Avrebbe tanto voluto fare come Zayn gli aveva detto, di smetterla di addossarsi colpe che non aveva, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare. Perché come poteva smettere di pensare a quei “E se io..”, da solo non ci sarebbe mai riuscito e forse non sarebbe mai riuscito a cavarsela con le sue sole forze. Ma a chi altri poteva chiedere? Chi altri poteva aiutarlo? Soprattutto chi avrebbe fatto entrare in quella corazza? Chi avrebbe fatto entrare in quelle paure?

Fece la strada verso lo studio tutto preso da quei pensieri, non riuscendo a trovare una soluzione a quegli interrogativi o un freno per tornare con la mente al presente. Ripensava alle parole di Harry, al fatto che forse non aveva tutti i torti sul suo essere legato fin troppo a Kaylyn o Rick, ma poi, mentre cercava di portar alla memoria il viso di qualcuno che potesse aiutarlo, si trovava sempre con quegli occhi nocciola di fronte. E no, lui non voleva Zayn. O almeno non in quel senso. Lui aveva bisogno di un qualcuno più grande, più maturo e forse era Jade che poteva fare al caso suo.

Non doveva obbligatoriamente aprirsi con lei, ma poteva lasciarla entrare nella sua vita e vedere come Aileen l’avrebbe presa. Poteva lasciare che lei si prendesse cura di lui, che gli stesse vicino e forse con il tempo l’avrebbe potuta vedere come qualcosa di più di una semplice “buona compagnia”.

Venne catapultato fuori da tutti quei pensieri nel sentire delle risate fin troppo rumorose - possibile che sapesse riconoscere persino il timbro della sua voce? - e si fermò sui propri passi, fissando i due che ridevano e tenevano tra le dita quella che aveva tutta l’aria di essere una canna.

A momenti sarebbero arrivati i pazienti - mamme con bambini - e quei due idioti si erano messi a fumare una canna, di fronte allo studio. E nulla l’avrebbe fermato dal gridare contro quei due ragazzini, dal chiamare David e dire che il loro progetto - o qualsiasi cosa fosse quell’esperienza spiacevole - era saltato in aria ed andato in fumo. Louis aveva superato ogni limite, quell’ultima volta si era messo seriamente nei guai.

Strinse quindi le mani in pugni - le unghie che incideva nel palmo per scaricare la rabbia - e li raggiunse, fermandosi a pochi passi da loro, arricciando poi il naso nel sentire quell’odore inconfondibile. Non usciva molto spesso ormai, ma ai suoi tempi ne aveva fumata qualcuna e sapeva riconoscere con facilità quel tipico odore.

Si schiarì la voce dopo quasi cinque minuti - li aveva solamente fissati ridere, come due perfetti idioti -, attirando immediatamente l’attenzione di Zayn - il sorriso che gli aveva rivolto non gli aveva fatto perdere nessun battito -, ma venendo completamente ignorato dall’altro.

E Louis lo stava facendo volutamente, perché teneva gli occhi chiusi e aspirava il fumo con tutta la calma possibile; persino quando lo richiamò per nome non ottenne alcuna risposta.

Incrociò le braccia al petto a quel punto, sentendo le risatine di Zayn e come cercasse di dire all’amico che c’era il dottor Payne e che sembrava arrabbiato - aveva usato persino la parola “eccitante”, mentre gli lanciava un’occhiatina -. Fu dopo non aver ricevuto alcuna risposta in quei cinque minuti che perse la pazienza, si sporse verso i due e strinse una mano attorno al braccio del più basso di statura, trascinandolo verso lo studio ed ignorando i suoi lamenti sulla canna finita a terra.

Cercò di aprire il portone e tenerlo allo stesso tempo fermo, per poi buttarlo letteralmente all’interno ed ordinargli di non fare disastri o ne avrebbe pagate le conseguenze, voltandosi poi verso il ragazzino fermo alle proprie spalle. Aveva le mani in tasca, lo sguardo basso e un sorriso divertito ad arricciargli le labbra. E quello era seriamente la goccia, perché quell’idea così stupida doveva essere sua e perché non riusciva a toglierselo dalla testa. Ed era colpa sua, solo sua, se stava sentendo tutto quel muro sgretolarsi e lasciarlo senza alcuna difesa.

- Tu.- sibilò, puntandogli l’indice contro e riducendo sempre più le distanze tra i loro corpi. - Spero tu ti renda conto della stronzata che hai appena fatto.- concluse con un tono freddo ed acido, perdendosi per qualche secondo a fissare i suoi denti bianchi, come si mordicchiava il labbro e lo ascoltava in silenzio. Grugnì infastidito - non poteva essere altro il verso che si era lasciato scappare - nel sentire uno strano movimento nei boxer, come se la sua improvvisa presenza fosse qualcosa di piacevole. No, assolutamente no. Pensare a quel corpo sotto di lui non poteva essere piacevole.

Riuscì a liberarsi da quella guerra mentale, sentendolo chiedere: - Cos’ho fatto, dottor Payne?-, e dovette trattenersi con tutte le forze dal far qualsiasi cosa. Voleva una cosa e il suo opposto, voleva spingerlo lontano da lui e stringere le mani sui suoi fianchi - non sarebbe stata una cattiva idea lasciargli dei segni -, voleva premere una mano sul cavallo dei pantaloni e gridargli di lasciarlo in pace.

- Tu.. tu sei..- stava cercando di esprimere uno dei tanti pensieri, passandosi poi una mano tra i capelli con fare nervoso. - Ti avevo detto di girare al largo da qui!- esclamò infine, preferendo ignorare tutte quelle improvvise voglie di dominarlo. - Non semplicemente detto, mi sembrava di avertelo ordinato!- continuò, specificando su quel punto importante, e lo sentì sbuffare, borbottare qualcosa sul loro improvviso riavvicinamento e: - Pensavo avessimo messo da parte l’ascia di guerra!-

- No.- gli rispose solamente, avvolgendo la mano attorno al braccio del ragazzino, e lo guardò nei suoi occhi nocciola - una tentazione, una tentazione continua -, vedendo una strana luce attraversarli. E più cercava di liberarsi da quell’incantesimo - era un incantesimo tutto quello, non potevano esserci altre ragioni -, più si sentiva attirato verso di lui, da lui e dai suoi occhi. - Io non ti sopporto.- sibilò nuovamente, mettendosi ancora una volta sulla difensiva, mentre stringeva la presa attorno al suo braccio.

- Vorrei vederti sparire.- aggiunse subito dopo con un filo di voce, sporgendosi appena verso di lui e facendo sfiorare le loro fronti, i suoi capelli neri gli solleticavano la pelle e una parte di lui sarebbe rimasta in quella posizione per sempre. - Non capisco cosa tu voglia da me, tutto questo mi sta facendo impazzire. E non è positivo, non è bello.- confessò in un impeto, tenendo ugualmente un tono basso.

Una parte di lui voleva non averlo mai conosciuto, un’altra pensava che, l’incontro con quel ragazzino, fosse stata una ventata d’aria fresca nella sua vita e un’altra ancora voleva ignorare tutto quanto e tenere i suoi polsi contro un materasso - o un muro, non gli importava granché del luogo -.

- Io non sto facendo nulla.- lo sentì sussurrare dopo qualche minuto di silenzio, costringendolo ad incrociare nuovamente quegli occhi sinceri, troppo sinceri. - Ti ho detto quel che voglio, sei tu a confondere tutto e farmi finire nel tuo caos.-

Non riuscì a trattenersi dal portare una mano sulla sua guancia, solleticandogli la tempia con i polpastrelli e sfiorandogli i ciuffi di capelli, per poi sussurrare: - Stammi lontano, solo questo.- e premere l’indice contro le sue labbra nel vederlo pronto a ribattere le solite storie dei messaggi contraddittori del corpo.

Indietreggiò di un passo, ignorando quella calamita - sembrava volerlo attirare nuovamente verso di lui -, e gli diede velocemente le spalle per poter entrare nello studio. Stava scappando da lui, da quell’attrazione pericolosa, perché non si sentiva completamente pronto per buttarsi in quel vortice strano e in quella situazione mille volte più grande di lui. E non poteva nemmeno farsi vedere con lui, non di fronte a quelle donne irritanti che sarebbero arrivate in poco tempo e avrebbero sparso chissà quali pettegolezzi sul proprio conto.

Ignorò il commentino di Zayn, quel “so che vuoi succhiarmelo” lo fece arrossire da capo a piedi, e chiuse la porta, cercando di non pensare troppo al brivido che era corso lungo la schiena.

Non stava pensando a Zayn, al suo sapore e a cosa sarebbe successo se si fosse lasciato andare. Non poteva permettersi di pensarlo, perché poi non avrebbe smesso di volerlo. Forse era proprio per quel motivo, se la sua testa si stava incasinando a quel modo. Diventava sempre più difficile tentare di convincersi di non desiderare determinate cose, quasi impossibile ormai.

Era ancora immerso in tutti quei pensieri, la schiena appoggiata alla porta e il cuore che gli batteva quasi in gola, quando sentì un rumore che attirò in poco tempo l’attenzione. Focalizzò il punto da cui proveniva il baccano e sbarrò gli occhi nel vedere Louis, che continuava a ridere e stava sdraiato a terra con la poltrona addosso.

- Louis!- esclamò, raggiungendolo velocemente ed aiutandolo ad alzarsi, iniziando a trovare incredibilmente fastidiosa la sua risata. - Razza d’idiota, irresponsabile. Ora come faccio? Tra poco arrivano tutti e tu..- agitò le mani, non riuscendo a trovare altre parole per descrivere un atto così infantile, e lo prese nuovamente per un braccio, trascinandolo nella sala d’aspetto per poter raggiungere il bagno.

- Dovrei chiamare David.- sussurrò tra sé e sé, tenendolo sotto controllo mentre si sciacquava la faccia, come gli aveva ordinato. - Perché avete esagerato, questo era troppo e io non posso più gestirti. Ho troppi bambini nella mia vita. Non posso badare a tutti voi.- borbottò poi con fare esasperato, stringendo le ciocche di capelli e tirandosele, come per cercare un modo di uscire da tutta quella situazione.

Louis, al contrario di quel che stava passando lui, continuava a parlare e ridere, come se si stesse divertendo un mondo nel vederlo andare sempre più nel panico, sfidandolo poi a chiamare il padre con un sorrisino irrispettoso.

- Maledetto il giorno in cui ho accettato.- sibilò il castano, colpendo la porta del bagno con un piede e cercando di sfogarsi in quel modo. - Ho problemi più seri e gravi dei tuoi.- aggiunse subito dopo, voltandosi verso di lui e stringendo le dita sul collo della sua maglia a maniche corte, una di una band sconosciuta e che sicuramente non aveva alcuna morale. - Me ne fotto dei tuoi problemi con tuo padre, sei fuori. Vattene via.- concluse in modo freddo e la voce intrisa di rabbia, spingendolo lontano da sé ed indicandogli la porta. - Fuori, Tomlinson. L’accordo è saltato, non mettere mai più piede in questo posto.-

Restò impassibile di fronte alla sua improvvisa serietà, al suo cercare di convincerlo a rimettersi a posto ed essere pronto per il lavoro, e tenne il braccio teso ad indicargli la porta, vedendolo sospirare e dargli le spalle per uscire, insultandolo tra i borbottii.

Sicuramente senza di lui sarebbe stato doppiamente difficile, riuscire a mantenere un certo ordine e rispettare i voleri di quelle donne ricche, ma non poteva tenere Louis, non dopo quello che aveva fatto. Quella giornata sarebbe stata terribile, doppiamente faticosa, ma non avrebbe rimangiato una sola parola di quell’ordine a non tornare.

 

 

 

Dire che quella giornata era stata faticosa o terribile, era dire poco; un inferno, era stato un vero e proprio inferno. Aveva subìto ogni critica e ogni tipo di angheria, decidendo di non esporsi troppo e scusarsi solamente. Non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dire per cercare di difendersi, si trovava in un campo minato e preferiva non saltare in aria e andare a brandelli.

Il solo pensiero che avrebbe avuto il fine settimana a completa disposizione per del riposo, era quello che lo faceva resistere dal non accasciarsi a terra e lamentarsi su quanto la vita fosse ingiusta. E, proprio quando gli sembrava di non poter cadere più in basso, sentì qualcuno schiarirsi la voce e chiedere: - Louis l’hai chiuso dentro?-

Fece un ultimo giro con le chiavi, sentendo la serratura scattare, e le infilò in tasca, scendendo quei pochi gradini in pietra ed ignorando volutamente il ragazzino moro, che al contrario lo seguì, continuando a fare domande.

Sbuffò, quando non riuscì più a tenerlo fuori dalla mente - ma c’era mai riuscito? -, e si passò una mano sulla nuca, cercando di eliminare in parte la stanchezza, mentre borbottava: - Solo per oggi, puoi evitare di parlarmi? Puoi anche seguirmi, ma non parlare. Son stanco ed è stata una giornata pesante.-

Raggiunse in poco tempo il sottopassaggio della metropolitana, ringraziando mentalmente Zayn per quel suo improvviso ascoltare le suppliche, e prese posto sul vagone fermo di fronte a lui, sedendosi su quei sedili così duri e scomodi, appoggiandosi poi allo schienale con i palmi a coprirsi il viso. Cercò di ignorare il fatto che il ragazzino l’avesse seguito - che voleva ancora da lui? -, preferendo non rendere quella giornata una delle peggiori della sua vita, e non commentò nemmeno il suo scendere alla stessa fermata e fare il tratto di strada fino all’edificio colorato.

Aprì il portone principale e fece velocemente la rampa di scale, sentendolo sempre alle proprie spalle con quei suoi passi lenti, per poi fermarsi di fronte alla porta dell’appartamento - la scritta infantile di Aileen sul campanello e il tappeto di benvenuto a terra - e voltarsi verso di lui.

Zayn se ne stava appoggiato con la schiena al corrimano, le mani ficcate nelle tasche dei suoi jeans strappati, e teneva gli occhi fissi nei propri, nessuna traccia del sorriso malizioso, come se lo stesse studiando attentamente.

- Perché mi stai seguendo? Cioè, cosa vorresti fare qui?- gli chiese dopo qualche minuto, non sapendo nemmeno cosa domandargli. Sentiva la mente completamente vuota, voleva buttarsi nel letto e dormire, dimenticarsi di quella giornata e non pensare al martedì successivo. - Sono davvero a pezzi, Zayn.- confessò con un filo di voce, aggiungendo il suo nome dopo qualche secondo dal resto della frase.

Sollevò lo sguardo dalle proprie scarpe, vedendo l’espressione del suo viso - era impossibile da decifrare - e quel muoversi con passi lenti e calcolati verso di lui, come se stesse valutando ogni possibile reazione al suo avvicinarsi.

- Son davvero stanco.- insistette, non riuscendo a trovare una spiegazione a quel ripetere continuamente, per poi sussurrare: - Non me la sento proprio di giocare o.. o portare avanti questa cosa.-

Tenne gli occhi fissi nei suoi, mentre lo vedeva appoggiare le mani sul proprio petto e mormorare: - Ora non sto giocando.-, spostando le dita tra i capelli corti alla base della nuca e massaggiargli la pelle con movimenti circolari dei pollici.

- E cosa stai facendo?- gli domandò nuovamente, stringendo le dita sulla sua giacca di pelle in un movimento istintivo, per poi premere un palmo contro una palpebra e mugugnare: - Cosa vuoi ora?-

Si sarebbe potuto addormentare in quel momento, era così stanco da poter dormire contro il legno della porta, e ascoltò distrattamente il suo: - Ora non voglio nulla.-, per poi annuire ed aprire la porta, lasciandolo libero di entrare nell’appartamento.

Sentì il rumore della serratura scattare, segno che Zayn doveva aver chiuso al posto suo, e camminò verso il salotto, senza realmente rendersi conto dei movimenti del corpo, per poi lasciarsi cadere sul divano e coprirsi il viso con l’avambraccio.

Arricciò le labbra in un sorrisino soddisfatto, non muovendosi da quella posizione e annuendo lentamente nel sentirlo chiedergli se fosse stanco, rilassandosi grazie alla mano che faceva scorrere sopra la maglia.

- Chiudo gli occhi per qualche secondo.- farfugliò il maggiore, ignorando le dita del ragazzino che risalivano lungo il proprio braccio. - Tu fai come vuoi.- aggiunse subito dopo, allungando il collo per godere meglio di quel calore sulle guance.

Scosse velocemente la testa alla sua domanda, qualcosa sull'aver fame, e mugugnò: - Solo sonno, tanto sonno.-, finendo immediatamente tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

Si era svegliato con un particolare profumo nelle narici, non sapeva bene quanto aveva dormito ma, a giudicare dallo stomaco che gorgogliava, doveva essere vicino all’ora di cena o ancora più tardi. Sentiva la schiena e il collo indolenziti, dormire su un divano gli era sembrata una buona idea, o almeno lo era stata quando aveva capito di non poter raggiungere il letto senza cadere a terra addormentato.

Si passò i palmi sulle palpebre, cercando di togliere tutta la stanchezza dagli occhi, e coprì lo sbadiglio con una mano, mettendosi seduto e sollevando le braccia sopra la testa, mugolando poi felice nel sentire lo scricchiolio delle ossa.

Fu però un rumore sordo a risvegliarlo completamente - un tintinnio continuo e una successiva imprecazione -, appoggiò i piedi a terra, aggrottando la fronte nel vedere la coperta scivolare dal proprio corpo e finire sul pavimento - non ricordava di essersi tolto le scarpe, tantomeno di essersi alzato per il plaid -, e percorse il corridoio fino a trovarsi nella cucina, più si avvicinava e più quell’odore aumentava.

Si stropicciò gli occhi, restando sull’uscio e appoggiandosi allo stipite della porta, per poi sussurrare: - Che ci fai ancora qui?-, vedendo il ragazzino fare una specie di saltello sorpreso e voltarsi verso di lui.

Aggrottò la fronte, cercando di trattenere la risata, al suo guardarsi attorno preoccupato e farneticare cose di ogni tipo, dal “tu avevi detto che potevo restare” fino a “posso andare via, se disturbo”.

- Non preoccuparti, nessun disturbo.- mormorò, interrompendo i suoi farfugli ed avvicinandosi a lui, sporgendosi per osservare quel che stava nella pentola. - Se avevi fame, potevi ordinare qualcosa.- aggiunse subito dopo, pentendosi e dandosi dell’idiota nel vederlo abbassare il capo con le guance in fiamme.

Il silenzio imbarazzante, che seguì a quella frase, riuscì a sentirlo fin dentro le ossa, si schiarì la voce e, indicando la pentola e quel che sembrava del riso, sussurrò: - È commestibile?-, ottenendo come risposta la risata del più piccolo e il suo improvviso buon umore.

Incrociò le braccia al petto, notando come quella risata non fosse intenzionata a finire a breve, ed arricciò le labbra in un broncio, fissando il ragazzino che teneva una mano appoggiata al bancone e non smetteva di ridere e ripetere le sue parole.

- Certo che è commestibile, scemo!- lo sentì esclamare dopo almeno cinque minuti, spingendo un pugno contro la propria spalla e mantenendo quel sorriso divertito sulle labbra. - Lo faceva sempre mamma, non so com’è uscito.. di solito mi viene perfetto.- lo ascoltò dire con un tono tutto orgoglioso, annuendo e sporgendosi nuovamente per poi sussurrare: - Ti assicuro che il profumino è delizioso.-

Osservò in silenzio il rossore improvviso sulle guance del ragazzino, trovandolo fin troppo tenero in quella sua improvvisa insicurezza, e si spinse con il fianco contro il suo, mormorando: - Allora? Posso provare questa meraviglia? Sto morendo di fame.-

Dopo nemmeno dieci minuti erano seduti sugli sgabelli, uno accanto all’altro e i piatti ricolmi di cibo davanti, e stavano avendo quella che sembrava essere una conversazione pacifica, niente insulti o commenti maliziosi. Liam gli aveva già fatto i complimenti, Zayn aveva borbottato qualcosa sul non aver usato tutte le spezie necessarie e lui aveva appoggiato una mano sulla sua coscia, stringendo appena la presa; quello era stato l’unico contatto tra i due, che avevano incrociato dopo mezzo secondo lo sguardo ed erano tornati al loro piatto nel silenzio assoluto.

Sembrava essere tornato tutto alla normalità - anche se di normale, in loro due che parlavano, non c’era nulla -, quando Zayn gli chiese, saltando fuori dal nulla e senza filo logico, se avesse dormito bene e se avesse avuto freddo. Incise i denti sull’interno delle guance a quel punto, non volendo essere invasivo e chiedergli se fosse stato lui a coprirlo - non che avesse bisogno di ulteriori conferme -, restando sul vago nella risposta e cercando di cambiare discorso il più in fretta possibile.

Restò con la forchetta a mezz’aria, sentendolo dire con un filo di voce: - La ragazza di cui mi parlavi l’altro giorno..- e lasciare poi delle parole non dette, preferendo guardare il suo piatto che incrociare il proprio sguardo.

Prese un respiro nervoso, appoggiando i gomiti sul bancone, e si passò una mano tra i capelli, chiedendo in un bisbiglio: - Cosa vuoi sapere di lei?-, riuscendo a percepire i suoi movimenti irrequieti sullo sgabello, che lo portarono a rispondere solo dopo qualche minuto un flebile: - Ripetevi il suo nome, mentre tremavi.. io ti ho visto tremare e.. pensavo fosse per il freddo, ma poi hai detto il suo nome, credo. Un po’ di volte e.. non sono affari miei, non dovrei chiedertelo.-

Zayn gli aveva dato la possibilità di uscirne senza aprirsi ulteriormente, gli aveva dato modo di restare su un terreno sicuro, nonostante non ne capisse il motivo - soprattutto quell’improvviso cambiamento nel carattere del ragazzino -, e poteva introdurre qualcosa di nuovo, distogliere l’attenzione da quel punto dolente, ma si trovò a sospirare e coprirsi il viso con i palmi, mentre sussurrava velocemente: - In questo periodo mi capita spesso.-

Riuscì a sentirlo trattenere il fiato, come se non si aspettasse delle spiegazioni, e poi chiedere ulteriormente: - Quanto spesso?-, con dell’indecisione nella voce, come a sottolineare il suo non sapere come muoversi.

- È successo in questi giorni, tutta la storia dell’incidente.- sussurrò, prendendosi delle pause tra le parole, per poi stringersi nelle spalle e mormorare: - Ormai ci ho fatto l’abitudine, questi mesi sono i peggiori e io non riesco mai a dormire. Quando chiudo gli occhi, è come se il tempo non fosse mai passato. Mi trovo ancora lì, di fronte a lei. Potrebbe essere piacevole, se non fosse che mi accusa ripetutamente di aver rovinato la sua vita e quella della figlia.- con un tono di voce simile al sarcastico. Tutta quella situazione era assurda, stava raccontando ancora una volta dei suoi problemi ad un ragazzino; lui non poteva aiutarlo, era troppo piccolo e non aveva l’esperienza per capire certe cose, certe disgrazie.

Spostò velocemente il viso, sentendo il calore dei suoi polpastrelli sulla pelle del braccio - aveva arrotolato precedentemente le maniche della camicia -, e restò in silenzio ad ascoltarlo cercare di convincerlo della sua innocenza e del suo non dover sentirsi in colpa per qualcosa che non avrebbe potuto cambiare.

- Vorrei crederci davvero, Zayn.- si lasciò sfuggire con un sussurro debole, allungando un braccio per passare le dita tra i suoi capelli neri e morbidi, aggiungendo subito dopo: - Ma tu non puoi capire come ci si sente, non hai l’età per capirlo.- e vedendolo gonfiare il petto, mettersi dritto con la schiena e ridurre gli occhi a due fessure.

Non si aspettava quel suo repentino cambio d’umore, quel suo scacciargli la mano e sibilare: - Non sono piccolo e poi pensi di sapere tutto tu della vita? Non sei l’unico che ha sofferto ed è stato male. Non sei l’unico ad aver perso qualcuno di importante.- con l’indice che continuava a premere contro il proprio petto, lasciandolo con gli occhi sbarrati e il ricordo della confessione della settimana precedente.

Si diede mentalmente dell’idiota, più e più volte, quando calò nuovamente quel silenzio teso, fin troppo teso, per poi schiarirsi la voce ed indicare alle proprie spalle, farfugliando un veloce: - Vuoi provare qualche videogioco? Per passare il tempo, sempre se non vuoi tornare a casa e.. ho il nuovo episodio di Splinter Cell.-

Vide un po’ della tensione sciogliersi dalle sue spalle, mentre ripeteva il nome del videogioco ed annuiva, accettando la proposta e saltando giù dallo sgabello, per poi seguirlo fino in salotto e buttarsi sul divano con un sorrisino felice.

- Li tengo nascosti per non farli trovare ad Aileen.- ricominciò a parlare, cercando di iniziare un qualche discorso e dimenticarsi della piccola discussione appena avuta. - Son oggetti preziosi, ho tutta la collezione.- si vantò con un tono orgoglioso, passandogli il joystick e sedendosi al suo fianco, scegliendo il proprio personaggio e ascoltando il chiacchiericcio del più piccolo su quanto fosse uno dei suoi giochi preferiti.

 

 

 

Era all’incirca l’una e mezza di notte, ricordava di aver controllato poco prima il cellulare, ed erano ancora immersi in quel gioco di spionaggio, entrambi fin troppo fieri e combattivi per arrendersi al nemico; incredibilmente da quel che pensava, non era così male passare del tempo con quel ragazzino e nell’ultima oretta non era riuscito a smettere di ridere o fare battutine, tanto che aveva paura di trovarsi la signora Hall alla porta ad intimargli il silenzio.

Era come se all’improvviso avessero perso dei limiti, Zayn aveva appoggiato le gambe sulle proprie - riducendo ulteriormente gli spazi tra i loro corpi - e Liam vi teneva sopra i gomiti, mentre stava sporto con la schiena per potersi concentrare meglio nel muovere le dita sul joystick.

E fu solamente quando sentì i rumori di bottiglie che venivano rotte - il solito ubriaco che girava a quell’ora tarda - che si accorse realmente dell’avere Zayn in casa alle due di mattina, di non poterlo mandare via e di dover passare un’altra notte con lui. Spense immediatamente il gioco, sentendolo borbottare e lamentarsi - proprio come un bambino e i suoi “ancora un attimo, stavamo vincendo” -, facendogli roteare gli occhi e mostrargli il cellulare in cui era chiaramente visibile un “2 AM”.

Scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione sconvolta, la sua imprecazione per nulla velata e quel suo iniziare a blaterale di non poter tornare a casa, non a quell’ora impossibile, di non voler finire nuovamente in castigo e di non sapere dove andare a dormire. Stava accennando all’andare sotto un ponte, quando Liam sussurrò un debole: - Puoi fermarti qui, sarei da solo in casa.. puoi sempre dormire nel letto di Lyn e..-, bloccandosi al risolino del minore a quella sua ultima proposta.

Tenne gli occhi fissi nei suoi, il braccio attorno alle sue gambe - solamente per non farlo cadere, si ripeteva -, mentre sentiva il suo patto e il suo: - O dormo con te o nulla.- e, prima ancora di potergli chiedere il motivo, lo sentì insistere e spiegare: - Ho paura del buio, ricordi? E non conosco questa casa, quindi mi fa ancora più paura a stare solo.-

Gli sembrò improvvisamente qualcosa di ragionevole - nonostante volesse fare qualche battutina sulla presenza di fantasmi vari per farlo spaventare -, perché annuì e gli massaggiò appena la coscia prima di sollevarsi e porgergli la mano, che Zayn strinse immediatamente per potersi alzare dal divano.

Percorsero in silenzio il corridoio buio, mentre Liam cercava di non pensare troppo al fatto che si stessero tenendo ancora per mano e al suo voler avvolgere le braccia attorno al ragazzino, ogni qual volta rafforzava la stretta.

L’aveva lasciato andare - si era costretto a staccare le loro mani - solo una volta varcata la soglia della stanza, sfilandosi la cravatta - aveva allentato il nodo durante la terza missione - e finendo di sbottonarsi la camicia - si slacciava sempre i primi tre o quattro bottoni durante la foga del gioco -, ricordandosi dell’altro ragazzino e dei suoi vestiti per nulla comodi.

- Vuoi cambiarti in qualcosa di più..- stava per concludere quella domanda, voltandosi e restando per un secondo immobile di fronte al corpo mezzo nudo del più piccolo, escludendo i boxer non aveva indosso nulla, se non la sua pelle. Solo quando sentì uno schiarimento di voce, si accorse di averlo fissato per troppo tempo e di non poter nemmeno usare una delle solite scuse, trovandosi solamente ad arrossire e borbottare qualche parola senza alcun senso.

Annuì, non ascoltando realmente le sue successive parole, per poi scuotere velocemente la testa al captare la parola “nudo”, farfugliando e balbettando assieme con le guance sempre più rosse e vicine al color cremisi.

- Ehi, Payne!- lo sentì esclamare con un tono divertito, come se stesse assistendo a chissà quale scenetta comica, ed aggiungere subito dopo: - Puoi star tranquillo, non dormirò nudo.. per questa volta.- Le mani, che aveva appoggiato sullo stomaco, stavano bruciando al contatto con la propria pelle e Liam non sapeva come uscire da tutta quella situazione, cosa dire e soprattutto se volesse seriamente liberarsi di lui.

Mosse il capo in un gesto meccanico al suo: - E ora tutti a dormire!-, impiegando ogni forza per ignorare il movimento nei boxer al suo sfiorargli il bassoventre con le dita e slacciargli successivamente il bottone dei pantaloni. Se lui stava cercando, con ogni mezzo possibile, di non pensare all’erezione che il ragazzino gli aveva causato, suddetto ragazzino era entusiasta della reazione, lasciandogli tanti piccoli baci lungo la mandibola e il collo, alternandoli a dei morsi, mentre con la mano scivolava sempre più in basso, fino a stringerla sul rigonfiamento evidente e muovere il palmo in un massaggio.

Non era riuscito ad agire così in fretta, restando ammaliato dai suoi movimenti e da quelle piccole attenzioni, trovandosi a sbarrare gli occhi e gemere il suo nome; quello Zayn che aveva cercato di scacciare dalla sua mente e che, in quel preciso istante, sembrava essere l’unica cosa che ricordava, mentre ascoltava i suoi sussurri e “Vorrei avere questa cosa dentro”, “Quanto è passato dall’ultima volta che qualcuno ti ha toccato così?”.

Non riuscì a rispondere altro, indietreggiando fino a quando non sentì le ginocchia venire a contatto con la superficie del materasso, finendo sdraiato nel letto e con quel ragazzino sopra di lui, seduto a cavalcioni su di lui e con entrambe le mani strette attorno al proprio membro duro. Non riusciva a smettere di desiderarlo, non in quel momento, non con quegli occhi scuri e quelle mani che faceva scorrere troppo velocemente, più veloce di ogni ricordo o pensiero.

Strinse una mano sul lenzuolo, quando gli sembrò di non aver più nulla sotto i piedi a trattenerlo, e inarcò la schiena, per quel che riusciva con il peso del suo corpo addosso, ripetendo continuamente il suo nome con gli occhi chiusi e ogni senso concentrato sul rumore dei movimenti della sua mano.

Li aprì solamente nel sentirsi chiamare, abbassando lo sguardo sul proprio membro e intravedendo il rigonfiamento nei boxer del più piccolo, restando a fissarlo mentre usava una mano per abbassare l'elastico e masturbarsi con lo stesso ritmo che usava su di lui.

Non si era mai sentito così con nessun altro, non riusciva a distogliere l’attenzione dai loro membri tenuti assieme dalle sue mani, in quel contatto che lo stava facendo andare a fuoco, mentre i loro gemiti riempivano la stanza.

Sentì quasi una forza spingerlo verso di lui, allungò un braccio e avvolse una mano attorno ad entrambi, coprendo quella del più piccolo ed ascoltando i suoi gemiti, per potersi così concentrare a pompare ad un ritmo piacevole per tutti e due.

Fu dopo poco che entrambi raggiunsero l'orgasmo, la mano di Liam sporca dei loro semi e la mente completamente vuota, restando in silenzio con Zayn sdraiato per metà sopra di lui e con il viso nascosto nell'incavo del proprio collo.

Il castano si stava rilassando lentamente a quel calore e a quei tocchi, gli occhi puntati sul soffitto e le dita che lasciava scorrere lungo la sua schiena liscia, per poi mettersi nuovamente in guardia al suo invito a riprendere Louis a lavoro, a cui rispose con un grugnito e una scossa del capo.

- Sei venuto fin qui per comprarmi?- gli domandò subito dopo, tenendo il palmo fermo sulla sua pelle calda, e aggiunse in un sussurro: - Non m'importa di lui, soprattutto in questo momento. E se l'è cercata. Mi avete portato all'esasperazione? Ora si prende le conseguenze.-

Abbassò lo sguardo su di lui, incrociando i suoi occhi nella penombra, e allungò il braccio per poter spegnere l'abat-jour sul comodino, sentendolo stringersi a lui e bisbigliare: - Prometti che ci penserai?-

Non gli rispose immediatamente, preferendo far scorrere le dita su quella pelle morbida, e poi annuì, rispondendo: - Domani mattina ci penserò.-

Sentì le proprie labbra aprirsi in un sorriso enorme - fortuna era tutto buio -, quando Zayn gli lasciò un bacio sulla guancia e Sei il migliore, Payne. Per quella notte poteva abbassare le difese - se ancora ne aveva, certo -, perché il più piccolo si rannicchiava su di lui e ricopriva quasi ogni buco ed ogni sporgenza, come un incastro di un puzzle.

Scosse la testa per scacciare ogni scemenza, coprendoli con la trapunta e stringendolo più forte al suo invito a proteggerlo e guardami le spalle e ci salviamo a vicenda. Non riusciva davvero a capire se quella frase fosse un ripetizione delle precedenti, mentre giocavano laveva ripetuta spesso, o se nascondesse qualcosa di più forte e più reale. Aveva deciso di non pensarci, non rovinare quel momento, preferendo godere di quel calore e della sensazione - era una speranza quella - che, per quella notte, gli incubi sarebbero stati lontani da lui.

 

 

 

 

Angolo Shine:

Questo capitolo è così pieno di angst e fluff (giusto una spolveratina di p0rn) che mi fa impazzire.

Uno dei miei preferiti, sicuramente. Per Liam che, nonostante stia cercando di opporsi a Zayn, riesce ad aprirsi con facilità con lui, raccontandogli un 10% di quello che gli riempie la testolina, e lo accoglie in casa, facendolo persino dormire con lui. Sono l’amore questi Ziam, me ne sono innamorata. E la frase finale di Zayn mi ha uccisa, è un dolcetto che si prende cura di lui e.. djsk, non ci sono parole per Zayn.

Non penso di aver altro da aggiungere, se avete dubbi e perplessità sapete dove contattarmi. Sempre pronta per scambiare opinioni con voi.

Buon fine settimana a tutti, ci sentiamo tra una settimana esatta.

   
 
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