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Autore: giambo    10/10/2014    2 recensioni
Un guerriero tormentato dai sensi di colpa.
Una cyborg incapace di lasciarsi alle spalle un passato di morte, dolore e follia.
Un mondo che cerca, dopo il Cell-Game, di ripartire.
Rabbia, dolore, sensi di colpa, amore, eros, follia.
Sono questi sentimenti che stanno provando gli eroi di questo mondo.
Sta a loro cercare un motivo per andare avanti e ricostruire questo mondo, oppure lasciarsi andare nell'oblio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

 

 

Il trillo del campanello risuonò più e più volte dentro la casa.

Yamcha emise un gemito di protesta, rigirandosi nel letto numerose volte, nella speranza che il fastidioso visitatore mattutino se ne andasse, lasciandolo riposare dopo i divertimenti della notte appena passata. Tuttavia, visto che quello non demordeva, alla fine fu costretto ad alzarsi, maledicendo dei vari ed eventuali.

Qui stamattina compio un omicidio...è mai possibile che ogni volta che faccio sesso la notte, la mattina non riesco a riposare?!

Ovviamente non sempre era andata così, ma allo scapestrato sciupafemmine piaceva pensarla in questo modo.

Indossò le prime mutande che trovò sottomano, salvo poi accorgersi che erano da donna. Bestemmiando sonoramente, il terrestre si mise alla ricerca delle sue, riuscendo dopo alcuni minuti a trovarle sotto il letto. Il tutto condito dall'ennesima scampanellata.

“Ora lo uccido...” borbottò andando finalmente ad aprire. Durante il tragitto cominciò a condurre ipotesi su chi potesse essere a rompergli l'anima di prima mattina.

Potrebbe essere Sandra, l'altra sera ci siamo veramente divertiti insieme. Oppure Jennifer? Non la sento da un po', ma mi dava l'idea di una focosa, forse ha voglia di galoppare un po'...e se invece è Mary? Che bambolina...però un po' troppo ingenua, e sì che io gliela aveva detto che non volevo storie serie, ma forse non ci ha ancora rinunciato...meglio così...potrei rilassarmi un po' con lei stamattina...

Tuttavia, quando aprì la porta, non vide nessuna delle sue fiamme.

In piedi al pianerottolo, vestito con un pantalone da ginnastica ed una felpa blu, c'era il suo amico Crilin.

“Ehilà, Yamcha!” lo salutò quest'ultimo allegro. “Disturbo?”

Il padrone di casa lo fissò impassibile per qualche secondo.

“Dovrei ucciderti per avermi fatto alzare così presto dal letto.” esordì con voce minacciosamente pacata. “Cosa vuoi?”

“Eheheh...ti chiedo scusa amico! Ma dovrei parlarti, e non ho molto tempo...posso entrare?”

L'altro guerriero comprese con un gemito che poteva dire addio alla sua mattinata di sonno.

“Immagino non abbia molta scelta...” rispose con un sospiro. “Entra sciagurato!”

 

Ciabattando verso la cucina, Yamcha andò a farsi un caffé, trattenendo a stento un enorme sbadiglio. Una volta messo sul fuoco la cuccuma, il guerriero si sedette sul tavolo presente nella stanza, subito imitato dall'amico.

“Allora, si può sapere che cosa c'è?” domandò infine riuscendo a trattenere l'ennesimo sbadiglio.

Ma Crilin non sembrava voler dire subito cosa l'aveva spinto a buttarlo giù dal letto a quell'ora. Sorrideva allegro, con una vivacità negli occhi che l'amico non aveva più visto da anni. Era dai tempi precedenti alla venuta dei cyborg che non lo vedeva così rilassato.

“Dov'è Pual?” domandò alla fine il piccolo guerriero. “Mi piacerebbe salutarlo.”

“E' da Bulma.” taglio corto l'altro grattandosi una guancia. “Non gli piace restare in casa quando ho compagnia.”

“Deduco quindi che stanotte ti sei divertito.” commento ridacchiando il moro. “Povero Pual! Penso che farebbe meglio a trasferirsi direttamente da Bulma.”

Il ghigno che gli rivolse Yamcha valeva più di mille parole.

Fischio la cuccuma. Quando Yamcha si risedette, dopo aver versato il caffé ad entrambi, ripeté la domanda di prima.

“Quindi mi dici per quale motivo mi hai buttato giù dal letto così presto?”

Crilin stava per rispondere, quando una figura femminile, completamente nuda, apparve in mezzo a loro, lasciando di stucco il piccolo guerriero.

“Yamcha, dove è il bagno?” domandò la formosa ragazza, per nulla imbarazzata di essere vista da un estraneo in tutto il suo splendore.

“Ah, Margaret!” esclamò il guerriero, osservando la bellissima bionda senza alcuno stupore in volto. “Vedo che ti sei svegliata. Il bagno è in fondo al corridoio, secondo porta a sinistra.”

“Ok, lasciami un po' di caffé.” rispose la bionda. “Comunque io sono Margaret, tesoruccio.” dichiarò passando affianco a Crilin ed accarezzandogli il volto con un dito. Per tutta risposta, il terrestre divenne rosso fuoco in volto.

Una volta che Margaret uscì, ancheggiando vistosamente, Yamcha ridacchiò.

“Le piaci.” disse facendo l'occhiolino. “Dovresti vedere cosa riesce a fare con quelle manine a letto, una vera bomba!”

“Ti ricordo che tra meno di tre settimane mi sposo.” ribatté ancora scosso il moro.

“Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.” borbottò di risposta il latin lover. Si portò alle labbra la tazzina, ma subito dopo la riappoggiò al tavolo con un'espressione schifata.

“Ma che schifezza è?” domandò sconvolto.

“E' il tuo caffé.” rispose Crilin, guardandosi bene dal toccare la sua di tazzina.

“Deve essere quella schifezza che ha lasciato qui Jenny. Lei è la sua fissazione con il caffé d'orzo biologico! Temo che dovrò andare a comprarlo oggi, perché mi è rimasta solo questa robaccia.”

Dopo aver svuotato le tazzine nell'acquaio, Yamcha tornò a sedersi. Sconsolato per non aver preso la propria razione di caffé mattutino.

“Come minimo esigo che mi offi un caffé decente al bar quà sotto.” borbottò. “Dopo avermi svegliato a quest'ora direi che me lo devi.”

Crilin alzò le mani in segno di resa.

“Va bene, vedrò che posso fare.” rispose sempre con il suo strano sorriso in volto.

“Ma si può sapere che hai?” gli domandò irritato l'amico. “Da quando sorridi come un demente di prima mattina?”

“Eh? Oh, nulla nulla! Diciamo che ho avuto...una nottata impegnativa.”

Per Yamcha non ci fu bisogno di altro per capire.

“Però!” esclamò emettendo un leggero fischio. “La biondina ci da dentro anche da incinta!”

“Yamcha, puoi evitare di parlare così di C18?” ribatté leggermente contrariato il moro.

“Andiamo! Fa tutta la preziosa e l'arrogante, e poi si scatena con te ogni notte!” rispose ridacchiando il guerriero. “Cosa non darei per vedervi!”

“Penso...che ciò accadrà mai.” replicò imbarazzato Crilin. “Comunque sia,” aggiunse subito dopo, voglioso di cambiare argomento, “Sono venuto qui per chiederti un piacere.”

“Lo sospettavo.” sospirò l'altro. “Avanti, che cosa vuoi?”

Il piccolo guerriero lo fissò in modo strano.

“Vuoi farmi da testimone per il mio matrimonio?”

Silenzio.

Yamcha lo fissò con fare impassibile per parecchi secondi, mettendo a disagio l'amico.

“Allora?” domandò infine. “Ti va?”

Yamcha sospirò per quella che doveva essere la centesima volta quella mattina.

“Sospettavo che me l'avresti chiesto.” disse infine. “Anche se credo tu avresti preferito Goku, giusto?”

“Non...non lo so...” balbettò in difficoltà il piccolo guerriero. “In fondo...io e Goku siamo cresciuti insieme, per me è come un fratello. Ma non posso negare che ho passato anche molto tempo assieme a te, Yamcha. Ne abbiamo passate insieme tante, ci siamo allenati insieme per anni, e per moltissimo tempo siamo vissuti sotto lo stesso tetto. Non devi pensare che sei una seconda scelta o quant'altro.”

“No, scusami tu per la mia maleducazione...certe volte parlo senza pensare.” rispose sorridendo il terrestre. “Allora! Andiamo a prendere questo caffé?” aggiunse subito dopo battendo le mani.

“V-va bene.” rispose perplesso Crilin nel vederlo cambiare discorso così bruscamente. “Ma, allora...qual è la tua...”

“E me lo domandi?!” rispose Yamcha mentre correva a vestirsi. “Non mi perderei lo spettacolo in prima fila della tua cara biondina in abito da sposa per niente al mondo!”

E corse via a cambiarsi, il tutto sotto lo sguardo divertito di Crilin.

Sguardo che però mutò in terrore quando rivide la bella Margaret passare nuda per il corridoio e fargli l'occhiolino.

Forse è meglio se lo aspetto fuori di casa...

 

 

C18 si squadrò critica allo specchio, osservandosi in quelle vesti che, secondo lei, le stonavano enormemente con il suo essere una donna.

“No.” rispose secca all'uomo che la guardava speranzoso.

Lui non si scompose minimanente, ma anzi, sembrò ancora più entusiasta.

“Una cliente difficile? Non c'è problema, ogni donna ha il suo abito per le proprie nozze, deve solo scoprire qual è!”

Detto questo, l'uomo uscì dal camerino a cercare nuovi modelli, lasciando C18 a togliersi l'abito insieme ad un'esausta Bulma.

La scienziata sospirò sconsolata. Quando era riuscita a convincere, dopo molte discussioni lunghe ed estenuanti, la bella cyborg ad andare a comprare insieme il suo abito per le nozze era convinta che sarebbe stato un pomeriggio eccitante. Aveva ancora in mente la sua ricerca, insieme a sua madre, che era durata per oltre una settimana in tutte le boutique più care del paese. Ma anche se non si aspettava una ricerca così meticolosa da parte di una donna come l'androide, Bulma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato quella specie di incubo.

Il fatto era che C18 semplicemente odiava qualsiasi tipo di abito, e dover sfilare davanti ad un mucchio di persone con indosso uno non la metteva di buon umore. Aveva provato ogni tipo di abito da sposa: da quelli più tradizionali, che trovava orrendi, a quelli più moderni e trasgressivi, già più accettabili anche se avrebbe preferito morire piuttosto che presentarsi davanti a Crilin ed i suoi amici in minigonna e scollatura profonda. Attualmente, dopo aver girato per due negozi, erano arrivati in questa boutique molto famosa e condotta da un uomo assolutamente fuori dalla norma. Educato, gentile, curato ed assolutamente non demoralizzato dalla scarsa collaborazione dell'androide. Bulma credeva che fosse un angelo mandatole dagli dei in un momento di pietà.

“Non capisco perché diavolo devo mettermi uno di questi cosi...” borbottò la bionda mentre aspettava paziente che l'azzurra gli slacciasse i lacci sulla schiena. “Non potrei sposarmi con i miei vestiti e basta?”

“No, e non ricominciare per favore, C18. Ne abbiamo già discusso prima: è la tradizione.” rispose un'esasperata Bulma.

“Al diavolo la tradizione!” ringhiò scontrosa la bella cyborg mentre finalmente riusciva a togliersi quella gabbia di abito. Sembrava come una ventosa che non voleva mai lasciarla.

“Senti, lo so che non ti va molto di fare questa cosa, ma cerca di trovarne uno di tuo gusto. Se proprio non ti interessa farlo per te, fallo per Crilin che già ti sogna indossare un meraviglioso abito da sposa!” dichiarò la scienzata mentre raccoglieva l'abito buttato per terra di malagrazia dall'androide e lo sistemava con cura.

“Se fosse per me rimarrebbe un sogno...” rispose di malumore la bionda mentre si fissava il ventre piatto allo specchio. Aveva il terrore di vederselo ingrossare da un giorno all'altro, specie da quando aveva scoperto di essere ingrassata di due chili nell'ultima settimana.

“Avercelo io un fisico del genere!” sospirò la scienzata. “Saranno dieci anni che non posso più permettermi la famosa taglia quarantadue!”

Un ghigno beffardo comparve sulle labbra della bionda a sentirla: era orgogliosa del suo fisico, e sapere che provocava l'invidia delle altre donne le dava un'enorme soddisfazione.

Speriamo solo che il marmocchio non mi rovini troppo...

Decise di non pensarci. Non era il luogo adatto, visto che aveva già fin troppi problemi con la scelta di quello stramaledetto abito.

“Madame? Posso entrare?” domandò l'uomo, di nome Harris, bussando educatamente.

Bulma sospirò, mentre C18 digrignava i denti.

Si ricomincia. Pensarono all'unisono.

 

Si rigirò nello specchio, perplessa da quello che vedeva. Era lei con indosso un abito, eppure il risultato non le procurava fastidio od irritazione ma anzi, qualcosa di molto simile al compiacimento.

Bisogna ammettere che questo tipo ha occhio.

Si sistemò una ciocca di capelli, mentre si guardava il petto e l'addome racchiusi in un corpetto impreziosito di filigrana madreperla, un bella gonna stretta, che già le dava meno fastidio di una larga, ed uno strascico di pizzo che l'avvolgeva la schiena in una calda nuvola bianca.

“Allora, Madame. Abbiamo trovato l'abito giusto?” domandò l'uomo chiamato Harris sorridendo con entusiamo fanciullesco.

C18 si limitò ad annuire. Non era il tipo di vestito che avrebbe comprato da sola, ma per un evento come il suo matrimonio poteva andare più che bene.

Sia Harris che Bulma sospirarono di sollievo, per poi mettersi ad applaudire la bella bionda che, confusa dal loro atteggiamento, non poté far altro che arrossire.

“Dateci un taglio e vedete di togliermi questo coso di dosso!” sbottò piccata e confusa.

Però non poteva negare che stava favolosamente bene dentro quell'abito.

 

 

“Oggi ho comprato l'abito che indosserò per sposarmi.” esordì all'improvviso C18 mentre accarezzava dolcemente i capelli del suo uomo.

Erano a letto, e come d'abitudine ormai, prima di dormire si scambiavano commenti sulle loro rispettive giornate. Di solito la cyborg non era amante delle parole, ma doveva ammettere che quella volta Crilin aveva avuto una buona idea. Parlare li aiutava a rafforzare il loro legame e ad evitare incomprensioni.

“Davvero?” rispose lui mentre le accarezzava dolcemente un fianco, assaporando sotto i palmi la pelle liscia e vellutata di lei.

“Sì.” fu la secca risposta di lei. “Però non so se avrò voglia di metterlo alla fine.”

“Sarebbe uno spreco però. Sono sicuro che ti sta d'incanto.”

“La tua amica Bulma dice che devo metterlo per tradizione.” proseguì dubbiosa l'androide. “Ma se la infrango possiamo sposarci lo stesso, giusto?”

“Suppongo di sì.”

“Allora non lo metterò.” concluse la bionda mentre cominciava a baciare dolcemente il collo del moro.

“E se io provassi ad insistere affinché tu lo metta?” le domandò sorridendo il piccolo guerriero.

I baci divennero immediatamente morsi.

“Ti frantumo le ossa e ti massacro finché non muori di una morte lenta e dolorosa!” ringhiò scontrosa lei, mentre con una mano gli afferrava bruscamente il sesso.

Aveva voglia, e voleva sfogarsi il prima possibile.

“Facciamo una scommessa?” sussurrò Crilin mentre lei cominciava a massaggiargli con forza il sesso, facendolo eccitare velocemente.

“Quale, pidocchio?” sussurrò C18 mentre lo fissava con occhi carichi di lussuria.

Dei, è stupenda.

“Se stanotte ti sto dietro, tu ti metterai l'abito.” propose sorridendo il piccolo guerriero.

Lei rimase spiazzata da tanta sfrontatezza, ma cominciò anche a sentire l'adrenalina della sfida scorrerle nelle vene. Era piacevolmente piccante come proposta, e la cosa non le dispiaceva affatto.

“Sei diventato arrogante, nanerottolo.” dichiarò mentre con le dita solleticava il sesso di lui. “Pensi veramente di potermi stare dietro?”

“Certamente.”

Per tutta risposta, la cyborg gli salì sopra, denudandosi completamente e mettendogli le mani sui propri seni.

“Però così giochi sporco!”

Lei snudò un ghigno sensuale.

“Non esistono regole nanerottolo in certe scommesse!” replicò.

Poi iniziò l'amplesso. Forte e selvaggio come piaceva a lei.

La mattina dopo, con il fiatone per la notte appena trascorsa, C18 dovette ammettere, di malavoglia, che avrebbe passato il suo matrimonio con indosso un abito.

Ma la prossima volta vinco io!

 

 

Crilin si guardava allo specchio con fare tremendamente imbarazzato.

Era ridicolo!

Lui non era fatto per mettersi le giacche e le camicie. Gli sembrava di essere la brutta versione di un pinguino.

Si sistemò per l'ennesima volta i capelli, in preda al nervosismo

Ormai mancavano meno di tre ore.

Al pensiero si sentì lo stomaco sottosopra, per fortuna che quella mattina, in preda al nervosismo, aveva evitato di mangiare.

In quell'istante, entrò nella stanza Muten, con indosso il suo inseparabile completo da uomo nero. Nonostante fosse un modello di molti annia fa, il vecchio eremita si era rifiutato di comprarsene uno nuovo, nonostante le insistenze del buon Umigame, che l'aveva paragonato ad un vecchio fossile.

“Crilin, è ora.” si limitò a dire squadrando, con occhio critico, il suo allievo.

“Sì...vengo” si limitò a dire con aria atterrita il piccolo guerriero.

“Stai tranquillo...andrà tutto bene! C18 è pazza d te, e non vedrà l'ora anche lei che tutto questo finisca!” tentò di tranquillizzarlo Muten.

Crilin tentò di fare un sorriso, ma tutto quello che né uscì fu una specie di smorfia mal riuscita.

Fece un profondo respiro. Doveva calmarsi. Non poteva mica svenire al suo matrimonio!

Coraggio Crilin, ne hai affrontate di peggio. In fondo, cosa vuoi che sia sposarsi in confronto a combattere un tipo come Freezer?

Un tempo avrebbe detto che sposarsi era una sciocchezza al confronto, ma ora non era sicuro che avrebbe disdegnato un altro giro della morte con il defunto tiranno spaziale.

Sorrise. Diavolo, ormai era completamente fuso se pensava che rivedere Freezer fosse una cosa da nulla!

Quella donna ti ha rovinato, vecchio mio.

Ma in fondo, era per quello che la stava per sposare, no?

 

Era una splendida giornata invernale. Il sole brillava limpido nel cielo, e l'aria fredda non dava fastidio. In effetti, era piacevole stare all'aperto, se ben coperti.

Davanti a lui, in attesa di prendere posto, c'erano tutti i suoi amici e compagni di una vita. Vide Arrivare Tenshinhan insieme a Jiaozi, che gli strinsero la mano facendogli i complimenti, osservò arrivare Chichi insieme a Gohan, che la madre gli aveva costretto a portarsi un libro da leggere anche quel giorno, insieme al piccolo Goten. Vide la sua cara amica Bulma portare per mano il piccolo Trunks, che ormai sapeva camminare benissimo, mentre poco più indietro, scontroso e scuro in volto, c'era Vegeta, chiaramente irritato per aver saltato l'allenamente giornaliero.

“Come hai fatto a convincerlo a venire?” le sussurrò nell'orecchio il terrestre mentre abbracciava l'amica di una vita.

La donna si limitò a fargli l'occhiolino, sorridendo misteriosa.

“Diciamo che ho...i miei metodi!”

Guardò, con fare sconsolato, arrivare Yamcha in ritardo, con il piccolo Pual che lo salutava allegramente. Essendo il testimone dello sposo, il guerriero sarebbe dovuto arrivare un po' prima, ma la puntalità non era il suo forte.

“Scusami tanto Crilin! Ma il fatto è che ieri sera...”

“Immagino!” lo interruppe l'altro scuotendo la testa. Non aveva voglia di sentire l'amico parlare della sua ennesima fiamma, non quel giorno almeno.

Fu con sorpresa invece che vide arrivare il saggio Karin, insieme a Jajirobei. Non si aspettava che venissero.

“Non potevamo mancare!” gli disse il placido gattone mentre lo osservava sorridendo sotto i baffi. “Ti conosco da tanti anni, e pensavo fosse giusto impartirti la mia benedizione, per quello che può valere ovviamente.”

L'uomo si sentì un groppo alla gola mentre lacrime di commozione premevano per uscire.

“Ne sarò onorato, sommo Karin!” dichiarò inginocchiandosi davanti all'amico, che gli mise una zampa sulla fronte.

“ Allora io ti auguro tutte le gioie di questo mondo, amico mio. Sei forte e saggio al punto giusto da poter vivere in felicità, e sono sicuro che i restanti anni della tua vita saranno pieni di gioie e soddisfazioni!”

“Sì sì, tutto molto bello.” borbottò il cavernicolo al loro fianco, mentre si scaccolava senza alcun ritegno. “Ma quando inizia questo mortorio? Io ho voglia di mangiare!”

Subito dopo, Jajirobei fu colpito senza alcuna pietà in faccia dal sommo Karin.

“Razza di bestia senza ritegno! Possibile che non hai un briciolo di sensibilità in quella specie di cuore che possiedi?”

“Mi hai fatto male! Lurido gattaccio, ora io ti...”

Crilin lasciò gli amici litigare in pace ridacchiando. Gli anni passavano, ma quei due non cambiavano mai.

Fu con sorpresa che vide invece, seduto in disparte, Piccolo che osservava, con grande disappunto, la marea di gente che chiacchierava allegramente.

“E tu cosa ci fai qui?” domandò il terrestre.

Il namecciano strinse gli occhi.

“Mi manda Dende. Siccome, a causa del suo ruolo, non può essere qui presente. Mi ha chiesto di prendere il suo posto. Anche se devo ammettere che me ne sto già pentendo di aver accettato.”

“Capisco. Mi dispiace che non sia potuto venire. Comunque accomodati! Sei il benvenuto!” rispose gioviale il guerriero battendogli una pacca sulla spalla.

Lo sguardo scandalizzato di Piccolo valeva più di mille discorsi. Sorridendo nervosamente, e sperando che l'amico namecciano non lo picchiasse a sangue per lavare quell'onta, Crilin si allontanò alla velocità della luce.

 

Infine arrivò lei.

Crilin deglutì la massa compatta di saliva che gli si era incastrata in gola, mentre la vedeva avvicinarsi a lui.

Siamo alla fine dunque.

Era tremendamente bella.

Si inizia.

 

 

Dove vanno le stelle?

In un posto lontano.

O almeno così dicono.

Se lo era sempre domandato da piccolo, quando vedeva, dalle vette delle montagne della sua terra natia, lo spettacolo di migliaia di stelle illuminare il cielo. Si chiedeva cosa fossero quegli immensi globi luminosi, e si domandava quale fosse il loro destino.

Ora lo sapeva.

Ad essere sinceri, non gliene era mai fregato nulla delle spiegazioni scientifiche. Come si poteva rovinare una simile bellezza definendola una massa di idrogeno ed elio incandescente? Come si poteva rovinare la magia e la poesia di quello spettacolo?

No, non erano quello.

Ti domandi dove vanno a finire le stelle? Io lo so...io lo so...le stelle vanno dove tu speri. Nei luoghi più profondi e remoti del tuo cuore, dove gioia e dolore, speranza e disperazione, odio ed amore, coesistono insieme.

Quindi non chiederti dove le stelle vanno, chiediti invece se tu potrai, un giorno, raggiungerle.

I suoi occhi erano puntati su di esse, bellissime e remote.

Aveva sentito una storia una volta riguardo esse.

Una storia che lo riempiva ogni volta di tristezza.

 

Una scienziata aveva consacrato la propria vita allo studio delle stelle, trascurando così i propri affetti e l'uomo che amava. Un giorno, essa riuscì nell'esperimento che preparava da una vita, incanalare la luce di una stella in un corpo, ma mentre lei effettuava quell'esperimento, uomini malvagi le distrussero la propria casa, uccidendole la famiglia e disperdendo il suo popolo.

Disperata, la donna aveva preso a cercare l'uomo della sua vita ovunque, in ogni regno del globo. Chiedendo a chiunque incontrasse. Nessuno l'aveva visto, nessuno lo conosceva. Piena di odio, essa ricercò allora coloro che avevano distrutto la sua casa e, una volta trovati, li uccise senza pietà.

Ma il pentimento non poteva essere colmato con la vendetta, il dolore con l'odio, la solitudine con il sangue.

Fu allora, quando prese la sua decisione, che ritrovò l'amore della sua vita.

Ma ormai era troppo tardi.

Lei era cambiata, e non poteva più accettare di vivere in quel mondo. Pertanto, prese la decisione di liberare la luce della stella da lei catturata tempo fa, in modo da illuminare e guidare il suo popolo, ormai disperso e ramingo.

La luce fu immensa, ma essa prese anche il suo corpo, e la sua vita. Ma il suo sacrificio permise al suo popolo di riunirsi, e di eleggere l'uomo che amava come loro re.

Da allora, la sua stella guida e protegge il suo popolo.

La stella della Dama.

 

“A cosa pensi?”

Crilin la guardò mentre si sedeva affianco a lui, in quel prato invernale immerso nel verde.

Era notte, e presto sarebbe finito tutto, ma sarebbe iniziata una nuova vita.

“Penso alla Dama, e a quanto debba avere sofferto per ciò che ha vissuto.”

“Di cosa vai cianciando?”

Lui le raccontò la leggenda. Alla fine del discorso, C18 si limitò ad osservare il cielo sopra di loro.

“Non pensi che sia una storia triste?” gli domandò il marito.

“Al contrario.” replicò lei, mentre la luce stellare le illuminava il viso. “E' in essa che lei ha trovato la ragione della sua vita. Dici il vero quando affermi che il suo sacrificio ha causato profondo dolore nel cuore di coloro che l'amavano, ma essi sanno che lei non morirà mai: la sua anima è racchiusa nella stella e vivrà in eterno, senza più colpe e rimorsi.”

Il moro la fissò sorridendo.

“Un tempo non avresti mai detto queste cose.”

“Un tempo non avrei mai sposato un idiota come te.”

Il silenzio cadde tra di loro.

 

Cosa cerchi, nel cuore delle stelle, piccolo viandante? Cerchi il calore per scaldarti? La potenza per vincere? Oppure la bellezza per colmarti il cuore?

Cosa cerchi, piccolo viandante, nelle tenebre della Galassia? Pianeti per vivere? Viaggi per scoprire?

Cosa cerca il tuo cuore?

Forse niente di tutto questo.

Eppure anche esso è richiamato dal canto.

Il canto della Dama.

 

“Non so neanche cosa dire in questo momento.” dichiarò il piccolo guerriero mentre si stiracchiava affianco alla cyborg. “Di solito nei film adesso l'uomo tira fuori una frase ad effetto, un qualcosa che faccia scattare il bacio.”

“Hai visto troppi film. L'ho dicevo io, che quell'aggeggio va distrutto.”

 

La stella della Dama, piena di amore, odio e dolore. Ma non più vendetta.

Essa non cerca vendetta, essa vuole ora solamente vivere per gli altri. Illuminare il sentiero della sua gente. Non ha più amici, non ha più nulla, solo ricordi di cosa è stato, ma che non può più tornare.

 

“Sei felice?” gli domandò alla fine.

Lei scosse la testa, sospirando.

“Perché me lo domandi?”

Lui si strinse le spalle.

“Non saprei...forse perché ho paura della risposta.”

“Risposte...una cosa che ho cercato per troppo tempo...ora non le voglio più.”

Lui comprese. Sorrise, prendendole la mano.

 

Il suo pensiero vivrà in eterno tra i suoi amici. Coloro che l'hanno amata, e coloro che ha amato.

Lei non morirà mai.

Perché la sua anima ora è al sicuro.

Nello scrigno delle stelle.

 

“Domani ci aspetta la prova più difficile di tutte. Sarà il nostro primo giorno da sposati”

“Già.” rispose lei, impassibile, lo sguardo rivolto verso il cielo.

“Però sarà anche bello, non credi?”

“Vuoi la verità?” gli chiese lei.

Lui abbassò lo sguardo verso il suo volto.

 

La Dama li protegge tutti.

Ma ora...ora lasciatela riposare.

Ricordatela, onoratela, ma lasciatela riposare.

Che si riposi da tutto quello da lei patito, da tutto il suo dolore.

Lasciatela dormire...

Lasciatela riposare...

 

Le labbra di lei si avvicinarono al suo orecchio.

“Ho atteso questo momento per tutta la vita.”

Lui la guardò, serio.

“Anch'io.”

Le loro labbra si sfiorarono con dolcezza.

Mentre sopra di loro, le stelle brillavano, danzando attorno alla Dama.

 

Lasciatela riposare...

Per sempre.

 

FINE

 

E' difficile dirlo, ma anche questa storia sta finendo.

Forse lo sapete tutti che all'inizio, due anni e mezzo fa, quando cominciai a scrivere questa storia avevo in mente un progetto molto più ampio di questo, e ammetto anche molto più ambizioso.

Se mi riguardo indietro vedo un percorso immenso, fatto con persone meravigliose. Vedo i primi capitoli e mi accorgo che ero solo un ragazzino ambizioso e pasticcione, che tentava di scrivere la prima, vera storia in vita sua.

Ora...beh, non so.

Non so cosa sono diventato. Non un uomo, ma non sono più lo stesso ragazzo di quel primo, lontano capitolo. Tante cose sono cambiate in questo lasso di tempo, io per primo, ed anche le persone che mi hanno seguito all'inizio sono scomparse, con l'aggiunta di altre.

Vorrei ringraziarvi tutti.

Tutti, dal primo all'ultimo, dalla prima persona che ha letto il primo capitolo all'ultima. Coloro che hanno recensito e coloro che hanno deciso di seguire, preferire o scegliere questa storia io posso solo dirvi...

Grazie, di cuore.

Io sono cresciuto con questa storia, è parte di me ormai. E in ogni personaggio ritengo di averci messo, involontariamente o meno, una parte del mio essere. Sono cresciuto assieme a Crilin e C18, mentre tentavo di comprende la psiche di un uomo innamorato e di una donna triste e sola.

Non so se sono riuscito nel mio intento, non so neanche se ciò che ho scritto corrisponde anche in minima parte a ciò che pensava di questi due personaggi il loro creatore. Io non so nulla, sono solo un ragazzo con la fissa di buttare su carta i propri pensieri, quello che vede, che sente, che tocca nel mondo che lo circonda.

Io sono questo.

Ed ora, miei adorati lettori, non mi resta che inchinarvi a voi, che avete deciso di darmi una chance.

Ma anche per questa storia, tocca mettere la parola fine.

Stavolta veramente.

Arrivederci!

Giambo

 

  
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