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Autore: Matih Bobek    11/10/2014    0 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Nel bel mezzo della piovosa mattinata domenicale, mi ritrovo di fronte il volto scuro di mia madre: " Andiamo a porta di Roma?"
Le proposte oscene della signora Zandri.  Inopportune e scellerate. Come lei, del resto. 
Odio la domenica: mi fa venire malditesta.
Odio porta di Roma: per lo stesso identico motivo.
Quindi, immaginate quanto morissi dalla gioia di recarmi a Porta di Roma: immergersi nella marea grigioverde di automobili che popolano il G.R.A, darsi alla disperata ricerca di un parcheggio, sperando di non perdersi tra colonne, numeri, vie, viuzze e trappole simili, pregare di non essere inghiottito vivo dalla massa polimorfa che marcia arida sul lastricato dell' Ikea. Per giunta, di domenica. Di domenica. Quando il massimo dello sforzo fisico è alzarsi per fare pipì. Il problema è che quando mia madre si mette in testa certe idee, sembra che anche i pianeti cospirino affinchè i miei sforzi di oppormici siano vani. 
"Ma proprio oggi?Vuoi sorbirti tutta Roma?" Perchè, siamo sinceri: di domenica, la capitale intera si riversa come un diluvio sul grande centro commerciale.
"E quando vuoi andarci? Che pensi che io non ho niente da fare come te?" Vivo in facoltà praticamente. Ma non ho nulla da fare.  Ci vado perchè non so stare senza trenitalia.
" Studio tutto il giorno, trecentoquaranta giorni l'anno, di domenica mi piacerebbe stare stravaccato sul letto."
" E non ti divertiresti di più ad accompagnare mamma tua a fare shopping?" No. ti assicuro, no.
" Diciamo che ho altre priorità..." Tipo: non fare nulla l'intero giorno. 
" Se passiamo in libreria?"  La strega ci sa fare...
" Bah... potrei fare uno sforzo...."
" Allora vado a prepararmi" Ok. Quindi usciamo tra un paio di ore. Se ci dice bene.
" Mamma, sono le dieci, se usciamo a mezzoggiorno e mezza, non parcheggiamo. Quindi, fai veloce!"
" Sempre il solito esagerato, ci metterò sì e no mezz'ora.
Due ore e mezza dopo, siamo pronti all'avventura. Io, con un rodimento di ... insomma avete capito, che non vi sto a dire; mia madre, con una camicietta sblusata  vomitata direttamente dai peggiori magazzini della Cecoslovacchia; mio padre, con uno stoca*** incastrato tra i denti, e sputato non appena gli abbiamo chiesto di venire con noi. Non perchè fosse indispensabile la sua presenza, intendiamoci, ma qualcuno dovrà pur guidare. E quel qualcuno non può certo essere mia madre. Immaginatela: il suo cespuglione di capelli biondo lucido con frequenti ciuffi bianchi. Sì, tipo Crudelia de Mon. I capelli non sono l'unica cosa che condividono, d'altronde. Gonna lunga color pelliccia di topo di fogna; il vaffa pronto con conseguente mano tesa fuori dal finestrino; solita stazione radio, lattemiele, con il peggio della discografia italiana ( che già di per sè...): Dik Dik, Umberto Balsamo, Adamo, Gianni Morandi, e basta così perchè al solo nominarli ho il bagno barricato dalle anime di Kurt Cobain e Janis Joplin che tentano il suicidio. Di nuovo; ma soprattutto, la sua guida, nel complesso molto rassicurante. Molto. Come due tizi in passamontagna a due passi da una banca. 
Per lei, le regole stradali sono un optional: gli stop non sono obblighi, sono dei consigli; siamo a Roma del resto, per di più sulla Cassia: Il paradiso dei meccanici.
Il semaforo arancione? Non è un invito a rallentare, è un "piggia quel pedale che tra poco è rosso". Insomma, mia madre è il tipico pericolo ambulante. E la carrozzeria della nostra Matiz lo sa bene. Quindi che guidi mamma è assolutamente fuori discussione. Per me.  Lei però ha già preso le chiavi, è entrata in macchina e ha iniziato a suonare il clacson come un ossesso: " OOOO, STO ASPETTANDO TE!!" 
" Arrivo, arrivo!" Fino a tre secondi fa sorseggiava caffè spettegolando al telefono con mia nonna: "Eccomi!"
" Ah, il cellulare! L'ho lasciato sul tavolo." Ecco lo sapevo. Che poi, mi chiedo, ma che ci fa? Non sa nemmeno rispondere alle chiamate!
" Pensa, ce lo avevo in borsa, e non lo trovavo ahah." Ma dai? Non riuscivi a trovare il cellulare nel buco nero? Sono esterefatto.
Finalmente, dopo dieci minuti di insopportabili cazzatelle, si parte; sparata come un missile, in tre minuti scarsi, raggiunge la Cassia bis, stando ben attenta a beccare tutte le buche. Per carità, di per sè la Cassia bis è praticamente un buca attorno alla quale, ogni tanto, compare qualche metro di asfalto intatto e pallidi aloni bianchi, che forse sono le strisce, però per favore, già il trabicollo si regge per miracolo, ad ogni buca in più sento i copertoni delle ruote chiedere pietà, almeno provaci ad evitarle...
" Ma', stai attenta, vai piano!"
" Guarda che mi fermo in mezzo alla strada e faccio guidare te!" Ti prego sì. Vorrei arrivarci sano e salvo a Porta di Roma.
" Possiamo cambiare stazione? E' tipo la seconda canzone di Amedeo Minghi che trasmettono." 
" No! e questo è  Gino Paoli." Ah, ecco perchè mi è sceso il latte alle ginocchia. 
Il Raccordo si apre di fronte a noi, mentre la Cassia bis, festeggia la nostra lontananza. La capisco.
   
 
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