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Autore: arangirl    11/10/2014    3 recensioni
Jaime è un ex atleta che dopo la perdita della mano destra ha perso anche se stesso. Brienne è una soldatessa al fronte, senza nessuno ad aspettarla a casa.
Un programma di scambio lettere farà incontrare (o forse scontrare) le loro vite, ma forse non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Loras Tyrell, Renly Baratheon, Tyrion Lannister
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Sei... sei alta."



"Bè, suppongo di si." Brienne si sentì arrossire leggermente sotto lo sguardo pieno di curiosità di Jaime, ma cercò di nascondere l'imbarazzo dietro ad un sorriso sincero "Finalmente ci conosciamo." Jaime sembrò come risvegliarsi dal sonno e sorridendo fece per tenderle la mano destra, ma fermò il movimento a mezz'aria ridendo "Forza dell'abitudine, devi scurarmi, è da un po' che non mi presento a qualcuno." "Strano" disse Brienne guardandolo divertita "mi sembri una persona così sociale." "Ahhhh cominciamo subito con l'ironia, fanciulla?" "No, non ci provare. Posso anche sopportarlo per lettera, ma di persona..." Brienne cercò di suonare convincente, ma tutta la situazione sembrava imbarazzarla e divertirla allo stesso tempo; davanti alla porta di un bar a parlare con un uomo che non aveva mai visto, entrambi sporchi di caffè caldo e sorrisi molto idioti sul viso. 



"Allora lo userò solo quando meno te lo aspetti." Jaime sorrise più apertamente e Brienne si concesse un lungo sguardo al suo viso per guardarlo bene per la prima volta. I capelli e la barba erano di un biondo scuro, tendente al castano, gli occhi grandi e di un verde acceso, che ricordava a Brienne la meraviglia che aveva provato nel rivedere per la prima volta un prato rigoglioso dopo mesi nel deserto. Anni prima Jaime doveva essere stato di una bellezza statuaria, di cui aveva ancora qualche residuo negli zigomi taglienti e nella mascella ben delineata, ma lo stress e soprattutto i vizi in cui doveva essere caduto dopo l'incidente avevano lasciato i loro segni sul suo viso, segnato da profonde rughe e occhiaie. Era ancora un bell'uomo, pensò Brienne distogliendo lo sguardo, un uomo vero, più reale del divo che doveva essere stato all'apice della sua carriera. Era calato il silenzio tra loro e Brienne si accorse che Jaime la stava osservando con la sua stessa cura. 



Chissà cosa vedeva in lei. Avrebbe notato le spalle larghe, troppo larghe per una donna? O la fronte eccessivamente grande, i capelli troppo corti? In quel momento si sentì anche più vulnerabile di quanto non si sentisse nel bel mezzo di uno scontro a fuoco e provò l'istintivo impulso di correre via, prendere un autobus e tornarsene a Los Angeles con la coda tra le gambe. "E' strano no?" disse lui all'improvviso "Vedersi così, per la prima volta dopo tutte le parole che ci siamo scritti..." Brienne respirò profondamente, le parole di Jaime che le facevano capire che non era sola in quella barca, che erano in due ed erano insieme. "Si, è... sembra quasi impossibile." Jaime annuì in silenzio e poi senza preavviso le porse il braccio "Bene fanciulla, vuoi farmi l'onore di essere mia ospite questa sera?" La mente di Brienne era piena di dubbi, di pensieri contrastanti che si accavallavano dentro di lei, ma guardando nuovamente negli occhi verdi dell'uomo davanti a lei, seppe che c'era un'unica cosa giusta da fare, quindi lo prese a braccetto e insieme si incamminarono lungo la strada.




Jaime faticava a tenere la mente concentrata su un flusso di pensieri razionali mentre stringeva timidamente il braccio di Brienne e l'accompagnava verso casa sua. Attorno a loro i passanti lanciavano sguardi incuriositi alla strana coppia che avanzava e, in effetti pensò lui con un mezzo sorriso, un uomo senza mano che camminava insieme ad una donna eccezionalmente alta non era una cosa che si vedeva tutti i giorni. Jaime si sentiva ancora scombussolato dall'incontro improvviso che aveva scatenato in lui emozioni contrastanti. Era felicissimo di conoscerla, di vederla veramente per la prima volta e soprattutto di sapere che era al sicuro, almeno per il momento, ma il fatto che lei fosse lì rendeva tutto così maledettamente reale che lo spaventava, si sentiva impreparato ad affrontare qualcosa che non conosceva, che in parte non capiva. Lanciò un occhiata a Brienne, cercando di catturare qualche emozione dal suo viso, ma lei sembrava beatamente tranquilla, troppo tranquilla, la serenità apparente smascherata dagli splendenti occhi azzurri che si muovevano velocemente, cercando di registrare tutto quello che potevano dell'ambiente intorno a lei. 



Gli occhi di lei erano stata la prima cosa che aveva notato, così grandi e luminosi da sembrare zaffiri impregnati di luce, tanto da riuscire a dare luce a tutto il volto. Jaime non l'aveva trovata bella in un primo momento, ma osservandola bene si era ricreduto; Brienne era particolare, ogni cosa di lei era unica quanto il carattere che aveva imparato ad apprezzare in quei mesi di corrispondenza. Teneva i capelli biondi tirati all'indietro, si muoveva goffamente, quasi non si sentisse a suo agio in vesti così diverse da quelle che era abituata a portare, e quando sorrideva le spuntavano delle fossette agli angoli della bocca che a Jaime sembrava di non aver mai osservato in nessun altro. Più che altro sapeva di non aver mai osservato così nessun altro; cercando nel suo volto e nel suo aspetto le parole che lei aveva scritto, i sentimenti che aveva riversato nella carta pregna d'inchiostro. In qualche modo, per qualche strano motivo che gli era sconosciuto, lei era diversa, e lui sentiva dentro un impulso quasi istintivo che lo spingeva a impressionarla, a farsi vedere al meglio. 



"Jaime? Ci sei?" Jaime si voltò di scatto, rendendosi conto di essersi perso nei suoi stessi pensieri incrociando lo sguardo interrogativo di Brienne "Scusa, cosa succede?" "Stavo dicendo, non è il tuo gatto quello?" Jaime guardò davanti a se giusto in tempo per non pestare la coda di Onore che lo fissava con il suo unico occhio come se lo ritenesse un idiota. In effetti in quel momento Jaime si sentiva molto idiota. "Certo, Onore! Era da ieri che non lo vedevo." Jaime si chinò per raccoglierlo mentre Brienne gli raccontava come l'aveva trovato poco prima mentre vagava alla ricerca della sua casa "Cavolo, dovevi avvertirmi... Anche se non so come avresti potuto farlo. Avresti potuto chiedere a qualsiasi abitante della via comunque, penso abbiano fondato un fan club contro di me." "Altre persone che odiano il signor Jaime Lannister?" Jaime rise scuotendo la testa "Abbiamo anche le tessere se sei interessata" "Interessata?? Dovrei essere nominata presidente del gruppo." "Mi dispiace, quel posto è riservato a mio padre." Ridevano entrambi mentre camminavano, Jaime teneva stretto Onore al petto mentre il gatto emetteva rumori tra il contento e l'irritato, come se potesse stufarsi da un momento all'altro delle attenzioni del padrone e trasformarsi in una tigre feroce. 




Svoltarono verso casa di Jaime, e Brienne rimase stupita nel trovarsi davanti quello che, visto l'aspetto, doveva essere il fratello di Jaime insieme ad una graziosa ragazza con il pancione. "Oddio Tyrion scusami, mi ero completamente dimenticato che dovevate passare." Jaime si affrettò a lasciare il gatto per aprire goffamente la porta di casa "E per una buona ragione direi." Brienne arrossì, per l'ennesima volta quel giorno, si ricordò con una punta di disagio, sotto lo sguardo inquisitore di Tyrion, accompagnata però da un sorriso sornione. "Perdona mio marito, non gli hanno mai insegnato a non fissare le persone." La donna la guardò con un sorriso e le porse la mano "Io sono Tysha, piacere." Jaime fu di nuovo al suo fianco, rosso in volto per lo sforzo o per l'imbarazzo e in quel momento le sembrò così simile ad un bambino colto in flagrante dalla madre che riuscì a stento a trattenersi dal mettersi a ridere "Si..ecco, loro sono mia cognata, Tysha e mio fratello Tyrion. Lei è la... ehm..lei.. lei è Brienne." 



Era la seconda volta che lui pronunciava il suo nome, ma forse per l'agitazione del primo sguardo, del primo momento in cui avevano capito entrambi di essere uno davanti all'altra, non aveva notato il modo dolce che aveva dirlo, così diverso dal modo militaresco con cui la chiamavano quasi tutte le persone della sua vita quando si azzardavano a chiamarla per nome e non semplicemente Tarth. Le piacque subito, in un modo così inconscio che da quel momento qualsiasi altro modo di pronunciare il suo nome le sembrò sbagliato. Potè vedere chiaramente gli occhi di Tyrion illuminarsi nel sentire il suo nome "La famosa Brienne! Finalmente ci conosciamo!" "Addirittura famosa?" piegò leggermente la testa in direzione di Jaime, che borbottò qualcosa sottovoce prima di invitarli ad entrare. La casa era quanto di più normale potesse esserci, ma a lei, così abituata a caserme fredde e spoglie lasciò addosso una piacevole sensazione di vissuto. 



Si vedeva chiaramente che Jaime non ci sapeva fare come padrone di casa, o che più probabilmente non era abituato a frequenti e numerose visite, ma riuscì comunque a preparare loro un caffè, rifiutandosi categoricamente di accettare l'aiuto di nessuno. Nel mentre Brienne cercava di fare conversazione con la coppia, ma non poteva evitare di lanciare sguadi pieni di curiosità verso Jaime e di distogliere velocemente lo sguardo quando si accorgeva che lui ricambiava il suo sguardo. "Quindi raccontaci Brienne, come mai vi hanno rimandati a casa?" Tyrion le sorrise incoraggiante mentre Tysha accanto a lui lo guardava con un'espressione tra lo scocciato e il divertito "Bè in realtà è stato un motivo abbastanza banale, siamo stati vittime di un imboscata e..." Dalla cucina si sentì un rumore di tazzine infrante e Jaime le si avvicinò, lo sguardo preoccupato "Cosa? Quand'è successo? Sei rimasta ferita?" Jaime ci mise qualche secondo a rendersi conto della sua reazione esagerata e cercò di ricomporsi portando la mano sul fianco con finta disinvoltura "E' stato quasi un mese fa, sapevano che strada stavamo percorrendo e ci hanno bloccato la strada... è stato un casino." Brienne cercò di sorridere nonostante gli sguardi preoccupati dei tre davanti a lei "Io sono rimasta in ospedale per un po' insieme ad altri del mio reggimento perché avevo un leggero trauma cranico... No niente di grave, davvero!" 



Brienne si affrettò a rassicurarli viste le espressioni "Adesso sto bene per fortuna... eravamo tutti traumatizzati e  ci hanno dato un permesso perciò... ora sono qui." "Be non tutto il male vien per nuocere, no?" Tyrion aeva appena fatto in tempo a parlare che Tysha gli aveva affibbiato una gomitata in pancia "La grazia di un elefante in una cristalleria. Mi dispiace per quello che ti è successo Brienne." Brienne le sorrise leggermente e spostò lo sguardo verso Jaime che sembrava insolitamente silenzioso; Brienne vide che si mordeva il labbro, come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa, la fronte corrugata per i troppi pensieri. Anche Tyrion parve notarlo e lo fissò con sguardo accigliato finché non parlò di nuovo "Figurati se riuscivano a fregarti, eh fanciulla?" il tono sembrò un po' forzato ma poi sorrise e la tensione improvvisa di poco prima sembrò spezzarsi. Continuarono a conversare e Brienne si stupì della propria loquacità; non era mai stata una persona molto socievole, eppure in quel momento si sentiva libera di esprimersi come voleva, per una volta senza il rigore del ruolo, senza quei convenevoli inutili che tante volte si sentiva in obbligo di scambiare con i suoi commilitoni. L'esercito era sempre stato la sua famiglia, eppure non si poteva togliere dai loro discorsi quel leggero senso di angoscia, di attesa che permeava ogni minuto della loro vita laggiù. 



Era coì facile perdersi nella piccola realtà di quella famiglia, la dolcezza con cui Tysha parlava del bambino che portava in grembo, l'amore negli occhi di Tyrion quando la guardava, il sorriso di Jaime quando lei riusciva ad inserirsi nel discorso. Come le aveva scritto una volta Jaime, lei e Tyrion si trovarono subito in sintonia; ammirava la sua schiettezza e il suo cinico senso dell'umorismo e le piaceva il modo in cui la trattava, così diverso da come faceva la maggior parte degli estranei, guardandola come se fosse un'aliena. Si rese conto dopo un po' che probabilmente era lo stesso trattamento che riceveva lui, e per questo si ritrovò ad apprezzarlo ancora di più. Tysha dal canto suo era un pezzo di donna, combattiva e gentile allo stesso tempo, pronta ad elargire un sorriso e a rimettere in riga il marito un attimo dopo e Brienne pensò che probabilmente era l'unica davvero in grado di tenere testa alla sagacità dell'uomo. Continuarono a parlare di lei, cosa che normalmente l'avrebbe messa a disagio, ma si rendeva conto che Jaime ormai conosceva quasi tutte le cose che la riguardavano e quel fatto le diede un'insolita sicurezza, di quel tipo che non era abituata a portare senza uniforme.



I loro discorsi furono bruscamente interrotti dallo stridulo suono del campanello e Jaime si alzò da tavola con cipiglio aggrottato, come se non si aspettasse altre visite quel giorno. Brienne sorrise leggermente nervosa mentre sentiva la porta aprirsi con un cigolio, e una decisa voce femminile farsi strada verso la stanza "Jaime, caro, dovresti davvero pensare di sostituire la mobilia; sembra di entrare in un pub di ubriaconi, non in una casa." Una donna alta, bionda e di una bellezza quasi feroce entrò nel salotto come se le appartenesse, la camminata aggraziata e allo stesso tempo imperiosa, ed evidentemente non aveva lasciato il tempo a Jaime di avvertirla dei suoi ospiti, perchè un'espressione di leggera sorpresa mista a seccatura le pervase il volto. "Ah. Tyrion. Non pensavo di trovarti qui." Guardò l'uomo con un occhiata di gelido disgusto e non si prese nemmeno la briga di salutare lei e Tysha. "Ovvio che non lo pensavi, altrimenti non saresti qui." Tyrion sorrise prima di sorseggiare tranquillamente il suo caffè e Jaime entrò nella stanza con aria lievemente imbarazzata "Come stavo  cercavo di dirti Cersei, ho ospiti." 



"Io veramente volevo parlarti in privato." Aveva parlato con voce glaciale, come se non le importasse minimamente della loro presenza lì "E posso immaginare l'argomento, ma puoi dire a papà che non ho cambiato idea. E adesso ti ripeto, ho ospiti, e vorrei svolgere i miei doveri di padrone di casa. Brienne," disse rivolgendosi a lei, che non riuscì a non sobbalzare leggermente per essere stata improvvisamente presa in causa "Questa è mia sorella, Cersei Lannister. Cersei, lei è la mia amica Brienne." La donna la guardò e fu come se per la prima volta si rendesse conto della sua presenza nella stanza. Il suo viso espresse prima leggera confusione, poi assunse una lieve sfumatura di disgusto che assomigliava vagamente a quella che prima aveva rivolto al fratello. Il suo sguardo passò da lei a Jaime per qualche attimo prima di fermarsi su quest'ultimo "Un'amica? Buon Dio Jaime, non mi ero resa conto che ti piacesse sentirti un nano... suppongo che sia una mania che ti ha passato Tyrion." Brienne rimase sconvolta dalla leggerezza con cui quella donna era riuscita ad offendere tutti i presenti in quella stanza, tutti suoi parenti oltretutto, ma nessuno degli altri sembrava particolarmente sconvolto. 



Tysha fissò con disprezzo palese la donna davanti a lei "Brienne fa parte del corpo dei Marines, serve il nostro paese, non si merita altro che rispetto da una persona come te." Cersei la guardò come se stesse guardando un insetto fastidioso "Oh, una soldatessa, adesso capisco... Jaime sono sicura che riuscirà ad essere abbastanza virile per tutti e due." Jaime serrò i pugni così forte da farsi sbiancare le nocche e Brienne non riuscì più a trattenersi "Mi avevano detto che eri la regina delle avvocatesse, non mi aspettavo fossi anche la regina delle stronze, che sorpresa." Sentì Tyrion accanto a lei tossire quando il caffè gli andò di traverso mentre Tysha si portava la mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Sorprendentemente, Jaime la guardò con un'espressione grata che le cacciò dall'animo la paura di aver oltrepassato il limite. Cersei Lannister la guardò stupita, e sul viso le affiorò un sorriso pieno di veleno "Vedo che sono di troppo in questa allegra combriccola" si girò verso Jaime, guardandolo dall'alto in basso "Ti farò sapere quando avrò bisogno di te per i bambini." E con un'ultima, imperiosa occhiata, uscì dalla casa sbattendo la porta. 



Brienne si rese conto della tensione che il suo ingresso aveva lanciato nella stanza solo quando si spezzò dopo quell'uscita di scena. Tyrion la guardò con piena ammirazione "Ricordami di offrirti una cena per questo momento." Brienne rise e il suo umore migliorò decisamente mentre finivano il discorso e salutava la coppia quando decisero di tornare a casa, promettendo loro che si sarebbero rivisti quanto prima. Brienne sentì l'agitazione farsi nuovamente strada in lei quando realizzò che era di nuovo sola con Jaime. Lui la guardò con un sorriso un po' triste "Ti prego di scusarmi per mia sorella. Lei... lei non è una persona facile. Non è sempre stata così, una volta era diverso, ma il matrimonio, il lavoro.... Forse mantengo ancora i contatti nella speranza che ritorni la ragazza dolce di una volta, per quanto vana. Ti ringrazio per averla zittita prima." Brienne scrollò le spalle "Ma figurati, è stato un piacere." 



Calò il silenzio tra loro mentre Jaime sembrava combattuto, come se stesse cercando di trovare il coraggio di chiederle qualcosa; Brienne sentì il cuore accelerare i suoi battiti senza poterlo fermare. "Io... io insomma, volevo chiederti se avevi intenzione di fermarti in città. Se vuoi posso ospitarti, puoi stare in camera mia, io dormo volentieri sul divano." Brienne lo guardò con un sorriso nervoso "Grazie, ma ho già trovato un alloggio, c'è un b&b qui vicino così... se poi dormivi sul divano c'era il rischio che Onore ti soffocasse nel sonno." Jaime rise ma non insistette oltre e Brienne gliene fu grata. Non voleva che le cose precipitassero per la troppa fretta, anche se non sapeva bene dire di che tipo di fretta si trattasse. "Bene quindi se vuoi rimanere... Posso invitarti a pranzo domani?" 



Brienne lo fissò sconvolta, cercando di riprendere la capacità di parlare. Era la prima volta che riceveva un invito. Era un appuntamento? Un'uscita amichevole? Cosa doveva fare? Jaime si accorse del suo nervosismo e scosse la testa "Oddio scusa, non dovevo? Sono un idiota" fece per allontanarsi e Brienne lesse negli occhi di Jaime le stesse paure che le agitavano l'animo e capì quanto doveva essergli costato raccimolare il coraggio per chiederle una cosa del genere. Gli circondò il polso con la mano per trattenerlo "Jaime, mi farebbe davvero piacere." Ed era vero. Solo dopo qualche secondo si rese conto che era la prima volta che lo toccava, pelle contro pelle, ed era incredibile come una sensazione potesse essere allo stesso tempo così strana e così giusta. 



Note: Ciao a tutti! Scusate il ritardo (lo dico sempre lo so)  ma è ricominciata la frenetica vita universitaria e come tutti mi devo piegare alle tempistiche che ci sono (e al fatto di non avere internet in appartamento, piango). Volevo dirvi che potreste trovare il comportamento dei nostri protagonisti al primo incontro molto diverso da quello che succede nella serie, soprattutto per quanto riguarda Jaime, ma vi chiedo di inserire le cose nel contesto particolare della loro conoscenza prima dell'incontro, e al fatto che Jaime abbia già perso la mano, cosa che lo fa cambiare e maturare molto. Detto questo spero che vi sia piaciuto, alla prossima!
  
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