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Autore: Emily Doe    23/01/2005    14 recensioni
Dopo una stancante partita di Quidditch cosa può esserci di più rilassante di una bella doccia calda in tutta tranquillità? Ma Ginny non è poi così sola come aveva creduto. Qualcuno si trova involontariamente coinvolto in una situazione particolare che potrà forse cambiare qualcosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fanfiction ambientata al quinto anno di Harry e company, quindi al quarto di Ginny; la faccenda si svolge dopo una partita gio


Vecchissima storia molto probabilmente in procinto di essere cancellata.
Fanfiction ambientata al quinto anno di Harry e company, quindi al quarto di Ginny; la faccenda si svolge dopo una partita giocata dalla ragazza. Perdonate le possibili discordanze (come il fatto che Ginny si fosse fidanzata, alla fine del quinto libro), ma la storia mi serviva così! ^^ Pairing: Harry/Ginny (grazie alla mia fic “Could it be any harder?” – che, prometto, aggiornerò al più presto! - mi sono affezionata a questi due! ^^) Buona lettura!

 

 

 

Shower time

 

Aveva frugato dappertutto, eppure della maglietta che Ron lo aveva scongiurato di tornare a recuperare negli spogliatoi di Grifondoro non c’era la minima traccia. Maledizione a lui, alla sua sbadataggine ed alla sua pigrizia: aveva trovato la scusa che la partita tenutasi quel giorno era stata così stancante che non riusciva a muoversi…

-“Lo vedremo come non riuscirà a muoversi stasera, quando avvisterà il cibo! Allora, miracolosamente gli passerà tutto!”- borbottò Harry chinandosi per guardare sotto una panca –“Harry, amico mio, per favore, potresti recuperarmi la maglietta? Sai com’è, diciamo che è il mio portafortuna!”- atteggiò la voce diversamente, facendo il verso all’amico

Si rialzò in posizione eretta: niente. Aveva cercato dappertutto, nelle docce, negli armadietti, sotto le panche, nei bagni, ovunque, eppure della maglietta non vi era ombra. Sbuffò passandosi una mano tra i già scompigliati capelli corvini, si tolse gli occhiali per pulirli quando ebbe un’illuminazione: Hermione!

Ma certo, come aveva fatto a non pensarci? Ricordava che mentre attendevano che i ragazzi finissero di cambiarsi Ron, che aveva ormai fatto, aveva chiesto a Hermione di tenergli per qualche secondo delle cose…poi…poi dove era andata Hermione?

Pensa, Harry, pensa!

Bingo! Hermione era andata un attimo nello spogliatoio femminile, chiamata da Katie che aveva bisogno di lei per qualche cosa che né lui, né tantomeno Ron avevano voluto sapere…forse tra le cose che doveva tenere a Ron c’era la sua maglietta! Forse l’aveva lasciata nello spogliatoio femminile!

Bene, facile!, bisognava semplicemente prendere, andare ed ispezionare lo spogliatoio femminile da cima a fondo.

Ispezionare lo spogliatoio femminile?!

-“Non ci penso nemmeno.”- si disse risolutamente Harry, voltandosi e cominciando ad uscire dallo stadio –“e se mi beccano? Mi prenderanno per un maniaco, un pervertito…farò perdere punti a Grifondoro e mi guadagnerò un’altra fantastica punizione, come se non ne avessi già avute abbastanza, quest’anno, con la Umbridge!”- tuttavia qualcosa dentro di lui lo fece arrestare

Pazienta, Harry, è tuo amico…devi fargli questo favore.

Ron senza quella maglietta non avrebbe mai più discusso una partita di Quidditch, non avrebbe più sostenuto alcun esame senza aver la certezza di indossarla sotto la camicia della divisa, non avrebbe più fatto nulla di nulla e sia lui che Hermione (per non parlare dell’intero corso di Grifondoro) si sarebbero dovuti sorbire le sue lamentele e le sue manifestazioni di disperazione. A questo pensiero Harry, con una smorfia, fece dietrofront e camminò svelto fino alla porta degli spogliatoi femminili: doveva fare in fretta, ora che non c’era nessuno, prima che potesse arrivare qualcuno. Deglutì e prese un bel respiro.

-“Giuro che questa me la paghi, Ron.”-

Aprì la porta ed entrò di soppiatto.

Si guardò brevemente intorno: come aveva immaginato a quell’ora non c’era nessuno, ormai tutte le ragazze si stavano, probabilmente, preparando per la cena. Comunque fosse, doveva darsi una mossa.

-“Dove diavolo sarà quella maglietta?”-

Aprì il primo armadietto che non rivelò alcuna sorpresa: vuoto, esattamente come tutti quelli dello spogliatoio maschile. Aprì il secondo armadietto, poi il terzo, il quarto, il quinto ed anche il sesto, ma il risultato fu sempre quello. Sconsolato sospirò poggiando la schiena contro quello che sarebbe dovuto essere il settimo armadietto ed all’improvviso ebbe un colpo di genio.

-“Perché non ci ho pensato subito? L’Incantesimo di Appello!”- estrasse rapidamente la bacchetta magica dalla tasca dei pantaloni –“Hermione ci avrebbe pensato immediatamente…”- si disse con un sorriso

Puntò la bacchetta davanti a sé e sussurrò:

-“Accio maglie-coffcoff-tta!”- tossendo per errore, si maledisse

Gli volarono addosso svariate cose, tra cui un capo di biancheria intima femminile che gli cadde sulla testa.

Ovviamente. Si disse sarcasticamente ricordando che gli incantesimi, se non pronunciati esattamente, potevano non funzionare del tutto.

Ok, riproviamo…

-“Accio maglietta di Ron!”-

Dalla bacchetta avevano già cominciato a scaturire delle scintille quando il ragazzo udì un rumore come di porta che si apre e si richiude, dei passi piccoli e veloci ed una voce:

-“Non c’è nessuno, come pensavo!”- disse la voce con una certa nota di soddisfazione

Il cuore di Harry fece un balzo.

Maledizione!

I suoi occhi saettarono per tutto lo spogliatoio, in cerca di un nascondiglio, ma la voce, che proveniva dalla parte del locale da dove Harry era entrato, si avvicinava verso di lui. L’unica via d’uscita era, stando a quanto la voce si stesse avvicinando, dietro le spalle della persona, anzi, della ragazza che era entrata.

Perfetto, assolutamente perfetto! Pensò con rabbia Harry cercando di non far rumore mentre si spostava con rapidità verso la zona dei bagni Sono fregato!

Udì la ragazza sospirare, quasi affranta.

Che strano…

La suola di una sua scarpa produsse uno strano e lieve rumore sul pavimento ancora bagnato antistante alle docce, il ragazzo si fermò con gli occhi chiusi, trattenendo il respiro, cercando di essere il più silenzioso possibile.

La ragazza sembrò fermarsi anche lei per un secondo, in ascolto.

-“Ma…?”- la sentì dire

Quella voce suonava particolare, avrebbe detto addirittura familiare se solo non fosse stato troppo occupato a trovare un luogo sicuro dove nascondersi. Senza pensarci oltre, si infilò nell’ultima doccia, chiudendosi dentro e togliendosi rabbiosamente quello che probabilmente era un reggiseno dalla testa.

Ok…avrà dimenticato qualcosa…adesso la prende e va via.

Pensava queste cose più per rassicurare se stesso che per altro, tratteneva ancora il respiro e per poco non si lasciò sfuggire un gemito di sconforto quando sentì i passi della ragazza riprendere ed avvicinarsi ancora.

Ma non è possibile! Perché proprio qui? Perché proprio a me?

Chiuse gli occhi temendo di vedere la faccia infuriata e disgustata della ragazza che, dopo aver aperto la tenda della sua doccia, l’avrebbe visto lì, un capo di biancheria intima in mano, come un perfetto maniaco. Sarebbero stati veramente guai, guai molto grossi.

I passi sembrarono rallentare, come se la ragazza fosse in ascolto di qualcosa, Harry pregò tutti i santi babbani che aveva sentito nominare da zia Petunia affinché non aprisse la doccia; sentì la ragazza infilarsi – ahimè – nella doccia proprio prima della sua e sentì l’acqua cominciare a scrosciare.

Di male in peggio! Ora sono intrappolato qui e ci resterò per chissà quanto tempo! Lo sanno tutti quanto sono lente le ragazze…

Passò qualche minuto colmato solo del dolce rumore dell’acqua che scrosciava delicatamente nella doccia accanto; Harry era sempre più agitato, sempre più nervoso, sperava con tutte le forze che quella benedetta ragazza si spicciasse e si decidesse ad uscire, ma confermando i suoi sospetti e le sue paure, la ragazza in questione sembrava avere tutta l’intenzione di farsi una bella doccia con tutta la calma di questo mondo. Udì il lieve suono di uno dei suoi piedi scalzi sdrucciolare piano sulla base in ceramica della doccia ed alzò titubante lo sguardo verso il muretto che separava le docce, fu quando vide la piccola, pallida mano della ragazza, ancora gocciolante sporgersi e cercare, alla cieca, uno dei due flaconi che aveva poggiato sullo stesso muretto, che si sentì ghiacciare.

Dimmi che non accadrà, ti prego, non può andare peggio di così!

Ed invece accadde: la mano urtò per errore uno dei due flaconi che cadde direttamente sulla testa di Harry.

Ahi…può, può eccome…diamine!

-“Oh, accidenti!”- esclamò piano la voce femminile nell’altra doccia –“non ne faccio una giusta…”-

Esattamente!

Con orrore sentì la tenda della doccia accanto aprirsi ed intravide un piede aggraziato fare la propria comparsa.

Fermati! Stai ferma lì! Non provare ad uscire da quella doccia!!! Se qualcuno ci trovasse qui e tu fossi…non ci posso pensare!

-“Uffa…”- mormorò ancora la ragazza e sporse ancora una mano verso la tenda che chiudeva la doccia di Harry, celando la ‘sorpresa’, afferrandola fermamente –“…ma perché sono così goffa?”-

No…

La mano si strinse un po’ di più sulla tenda e diede uno strattone per aprirla, ma l’occupante della doccia la afferrò prontamente con forza maggiore, trattenendola chiusa.

-“No!”- esclamò maledicendosi per aver deciso di aiutare quell’imbranato di Ron

La ragazza si bloccò sul momento lasciando la tenda e finalmente comparve la sua testa; Harry non capiva chi mai potesse essere visto che attraverso la pacchiana tenda a fiori vistosi che Calì e Lavanda avevano fatto mettere lì negli spogliatoi femminili poteva intravederne solo il contorno.

-“Cosa…?”- fece interdetta –“chi c’è lì dentro?”-

E adesso che cavolo mi invento?!

Ebbe tempo qualche secondo per ascoltare i battiti del suo cuore farsi più profondi e più cupi, nel tentativo di calmarsi e di trovare una scusa plausibile.

-“Chi c’è?”- ripeté la ragazza indietreggiando di un passo

In tutta risposta udì qualche colpo di tosse.

-“Ehm…scusami”- fece Harry in falsetto, nonostante gli risultasse abbastanza arduo far passare la propria voce per quella di una ragazza –“…non credevo ci fosse qualcuno. Ero entrata per…per farmi una doccia, sì, è così.”-

La ragazza lì fuori era in silenzio e Harry cercava di non far cadere il proprio sguardo sulla sua sagoma, coperta da un esiguo asciugamano…per quanto essa potesse trasparire dalla tenda a fiori.

Dovrò ringraziare Lavanda e Calì: senza questa tenda mi avrebbe subito visto!

-“E…perché saresti nella doccia tutta vestita?”-

Accidenti!

Harry si guardò: indossava l’uniforme scolastica con tanto di mantello nero. Quello sì che traspariva dalla tenda.

Tossì ancora nervosamente, atteggiando la propria voce a quella di una ragazzina nervosa.

-“Beh, sai…veramente ero corsa qui dentro per…per fuggire ad un ragazzo che mi prendeva in giro per la mia cotta, sì!”-

Non ci crederà mai, non ci crederà mai, non ci crederà MAI!

Invece, con sua estrema sorpresa, udì la ragazza sospirare, ancora.

-“Ti capisco. Anche a me è successo spesso, sai? Sono cose che capitano.”- si bloccò e quando riprese la sua voce tremava leggermente nonostante fosse evidente il suo tentativo di suonare calma e glaciale –“quel ragazzo è un completo insensibile. Deve avere gli occhi foderati di prosciutto per…per non aver mai capito quanto io…”- la vide passarsi una mano tra i capelli e l’occhio gli cadde sulle sue gambe snelle, la figura minuta e sottile, ma non troppo –“…io lo odio.”-

Improvvisamente, senza alcun motivo apparente, si sentì ghiacciare dentro, come se il cuore si fosse inaridito tutto ad un tratto e si fosse piegato e ripiegato su se stesso fino a raggiungere le dimensioni di una noce. Non capiva come mai, eppure quelle parole lo avevano colpito e non poco…il cuore, che aveva iniziato a placarsi, ricominciò la sua folle corsa, prendendo velocità con quella che Hermione, dall’alto dei suoi studi Babbanofisici, avrebbe definito un’accelerazione costante ed uniforme.

Il silenzio era spesso, quasi palpabile, nessuno dei due profferiva più parola, tutto sembrava congelato, cristallizzato da quelle semplici parole e dalla tristezza che permeava la voce, l’atteggiamento ed i sospiri di lei. Harry conosceva quella tristezza, poteva dire di averla vissuta in prima persona: era la tristezza di qualcuno che si sente costantemente snobbato, che si vede costantemente ignorato da tutto e da tutti, come se non ci fosse, come se la sua esistenza fosse meramente superflua e quasi, anzi, sicuramente fastidiosa, l’amara consapevolezza di qualcuno che vede rifiutato il proprio bisogno d’affetto e che comincia a credere che la propria vita non potrà mai migliorare. Quasi come un Mangiamorte, quel sentimento sapeva risucchiare tutto il resto nella sua furia glaciale. Lui la capiva: quando era con i Dursley, quegli undici anni trascorsi senza sapere nulla di Hogwarts né delle proprie origini, quell’affetto mai ricevuto, dei genitori mai avuti, degli amici mai incontrati…fino al giorno in cui aveva incontrato Ron e Hermione. E loro erano diventati la sua famiglia. E poi ancora quando Cho sembrava non avere occhi per lui. Quel vuoto che da dentro ti divora perennemente, lui lo sapeva comprendere con perfezione quasi esasperante.

-“Mi…mi dispiace…”- mormorò tossicchiando, la voce stridula

-“Anche a me.”- rispose lei amareggiata, poi però la vide stringere i pugni cercando di farsi forza –“avanti, però, domani è un altro giorno o sbaglio? Forse…forse prima o poi…”-

-“Lui si accorgerà di te.”-

-“Eh?”- fece la ragazza sorpresa

Che accidenti mi è saltato in mente?!?

Quelle parole l’avevano attraversato partendo dai piedi e dalle odiose suole di gomma che ad ogni suo minimo movimento producevano un rumore sinistro, per arrivare al suo cervello, ai suoi occhi che avevano materializzato un’immagine particolare, ed alla sua bocca, che non aveva saputo tenere a freno la lingua.

-“Volevo…volevo dire che credo che tu ce la possa fare…”-

Non poteva vedere il suo viso, però seppe che stava sorridendo.

-“Grazie.”-

Harry sospirò leggermente sollevato.

La vide voltarsi di tre quarti e fare per ritornare nella propria doccia, quando domandò:

-“Sei raffreddata?”-

-“Ehm…sì…”-

La sentì ridere brevemente.

E quel ghiaccio sembrò sciogliersi un poco.

-“Si sente dalla voce!”- esclamò la ragazza entrando nella propria doccia e riaprendo l’acqua –“ah! Mi puoi passare il sapone che mi è caduto da te?”-

-“C-certo…”-

Il ragazzo si chinò cautamente e, ancor più cautamente poggiò la saponetta sul muretto che li separava e che lo superava di due buone spanne, impedendo alla giovane di scorgere il suo viso.

-“Grazie mille…dì un po’…”-

-“S-sì?”- rispose Harry incerto, con voce tremante

-“Non sei una Grifondoro, vero? L’ho capito dalla voce…riconoscerei le mie compagne di casa tra mille…ah, stai tranquilla, non dirò a nessuno che sei venuta nel nostro spogliatoio…posso capire la vergogna che provavi, sai?”-

Harry inspirò profondamente, ancora raggelato dal cambio di tono e di espressività vocale della ragazza. Ancora quell’orribile sensazione di vuoto e di freddo…

-“Ehm…no, in effetti non sono della vostra casata…”-

-“Quanti anni hai? Oh, perdona la curiosità, ma credo che distrarti ti farà bene! Dio solo sa quanto ne avrei avuto bisogno io quando quel bastardo di Malfoy mi perseguitava prendendomi in giro per…ahh, lasciamo stare.”-

-“Ho…ho quasi sedici anni…hai detto Malfoy?!?!”-

Lei emise un suono basso, quasi vicino ad un ringhio lievemente soffocato da alcuni spruzzi d’acqua.

-“Già…proprio il furetto nervosetto…”- nella mente di Harry cominciavano ad affiorare ricordi, immagini, suoni che non credeva di ricordare e non gli sembrava di aver mai visto, il cuore batteva sempre più velocemente, una strana ansia si era impadronito di lui, unita ancora a quella sensazione di tristezza e quasi di pentimento, di mortificazione, quasi come si sentisse colpevole in prima persona per un qualcosa che ancora non riusciva a distinguere tra le immagini vorticose che burrascose giravano senza tregua nella sua mente –“ah, che bello! Abbiamo solo un anno di differenza…io ho quasi quindici anni, sono al quarto anno.”-

Quindici anni, quarto anno di Grifondoro, Malfoy come ‘nemico personale’…troppe cose conducevano ad un’unica persona. A quel pensiero Harry si sentì preso da un’ansia ancora maggiore, un desiderio di sapere tutto che gli ottenebrava quasi i sensi, permettendogli solo di sentire il sordo rimbombare del suo cuore nel petto.

Tum…Tum…Tum

-“Ho proprio paura che se la sia presa, dato che in questa partita ho preso il suo ruolo…”-

Tum…Tum…Tum

Non può essere così…è tutto un equivoco…

-“Il ragazzo che ti piace...com’è?”- domandò cercando in tutti i modi possibili ed immaginabili di non dare a vedere quella strana sensazione che si era completamente impadronita di lui

Udì la ragazza mugugnare qualcosa a bassa voce, qualcosa che suonava terribilmente vicino ad un ‘è con un’altra ciò che vorrei fosse con me’.

Tum…Tum…Tum

-“Com’è? Vediamo…come lo si può descrivere? È coraggioso e ribelle…diciamo pure che le regole sembrano andargli strette…può sembrare incosciente…ed un po’ lo è, visto quello che ha passato…tuttavia sa essere dolce e comprensivo…ed è proprio questo che amo di più in lui…ha sofferto tanto e gli auguro tutto il bene possibile ed immaginabile…però…”- Harry deglutì –“però è un insensibile patentato nei miei riguardi. In cinque anni che ci conosciamo non mi ha mai degnata di uno sguardo che non fosse un semplice ‘sei la sorellina del mio migliore amico’, e probabilmente non si è mai neppure lontanamente reso conto di quanto veri e profondi fossero…siano…i miei sentimenti.”-

Tum…Tum…Tum

‘La sorellina del mio migliore amico…’

Non è possibile…non può essere lei…

-“Per quanto io cerchi di dimenticarlo e persino di odiarlo…non ci riesco, io posso solo amarlo di nascosto, da lontano, perché non ho il coraggio di rivelargli apertamente i miei sentimenti, né di dimenticarlo. Non posso.”- breve silenzio, Tum…Tum…Tum –“spero solo che possa raggiungere la tanto desiderata felicità e serenità…perché…sì, perché, insomma, Harry se le merita proprio.”-

Tum. Tum. Tum.

‘Harry’.

Dio mio…che cosa ho fatto…

Solo allora la consapevolezza di tutto il dolore che poteva averle provocato gli cadde addosso, pesante come un immensa pietra, come qualcosa di cui non ti puoi liberare facilmente. Solo ora ricollegava le varie immagini: le sue occhiate, il suo arrossire di continuo, il suo balbettare…le prese in giro di Malfoy, le sue lacrime nascoste, il suo fuggire…e lui non se ne era mai reso conto. Com’era stato sciocco ed insensibile…aveva perfettamente ragione a cercare di odiarlo…chi potrebbe voler seguitare ad amare uno stupido che non si è mai neppure reso conto dei propri sentimenti? Doveva essere realmente un idiota…solo un idiota avrebbe potuto non comprendere quanto le fosse affezionato…e non solo…solo un idiota non sarebbe riuscito a capire come il vederla soffrire sarebbe potuta essere una tra le cose più tremende e più insopportabili per lui…solo un idiota non avrebbe capito tutto quello. E tutto questo.

Perdonami.

-“Io…credo proprio che lui si sia accorto di te…anche se non sembra…a volte…i ragazzi sanno essere veramente degli stupidi…ma tu non arrenderti…io sono pronta a scommettere che…che ce la farai. Credimi, non devi mollare…io queste cose…le sento, sono…diciamo…molto intuitiva.”-

La ragazza nella doccia tacque per un po’. Poi lui la sentì sorridere.

E fu qualcosa che potè sentire nel profondo del suo cuore.

Sorrise a sua volta, il cuore rallentava i battiti, ma si permeava di una sorta di felicità che mai aveva assaporato prima d’allora.

-“Grazie.”- sussurrò la ragazza con voce rotta di commozione

-“Figurati.”-

Sapeva che non si sarebbe voltata, sapeva che forse aveva capito tutto, sapeva che comunque non l’avrebbe guardato. Non sapeva né perché né per come, era solo sicuro al cento per cento che lei sarebbe rimasta lì finché lui non fosse uscito dallo spogliatoio. Probabilmente aveva capito di chi realmente si trattasse, ma non avrebbe rovinato la magia di quel momento e di quello che sarebbe arrivato in un prossimo futuro. Entrambi lo sapevano, lo sentivano.

Così Harry uscì dalla doccia, lasciando che le sue scarpe producessero tutti quegli strani suoni sul pavimento bagnato, si diresse verso la porta dello spogliatoio e l’aprì.

-“In bocca al lupo, Ginny.”- disse

-“…crepi…”- la sentì rispondere lievemente

 

*** *** ***

 

-“Harry!!! Santo cielo, ma dove ti eri cacciato?! Sono due ore che ti cerchiamo ovunque!”-

Hermione sembrava a dir poco sconvolta.

-“Lo sai che per colpa di questo tuo ritardo verremo penalizzati?! Oh, Harry, quando la smetterai di infrangere le regole?!”- proseguì la ragazza sconsolata, scuotendo il capo e lasciando che i crespi capelli castani dondolassero un poco

Harry sorrise in maniera dolce ed enigmatica al tempo stesso.

-“Era una questione troppo importante, Herm…”-

La ragazza incrociò le braccia sul petto.

-“Di vita o di morte?”- chiese con un’ombra di sorriso

-“Di vita o di morte.”- confermò placidamente Harry

Hermione sorrise più apertamente.

-“C’entra Ginny, vero?”-

Harry la osservò perplesso: evidentemente aveva capito tutto da tanto, tanto tempo.

-“Diciamo di sì…”- replicò sistemandosi gli occhiali sul naso

-“Deo gratias!”- esclamò la ragazza dai profondi occhi castani davanti a lui –“finalmente te ne sei reso conto, Harry!!! Era ora!”-

-“E tu vedi di seguire il mio esempio con Ron, chiaro, Hermione?!”-

Si divertì a vederla arrossire furiosamente, balbettando dinieghi superflui e senza senso. Un grido li fece voltare:

-“Harry! Hermione! Ma dov’eravate?”- Ron li raggiunse di corsa –“allora, Harry? Hai trovato la mia maglietta?”-

Harry trattenne il respiro e lanciò un’occhiata a Hermione che ridacchiava sommessamente.

-“Ehm…”-

Ron mugugnò afflitto, poggiando, apparentemente distrutto nel lato psicologico, la schiena al muro.

-“Dai, Ron, per ringraziarti tornerò domani a cercarla…e ti offrirò una bella Burrobirra bollente ai Tre Manici di Scopa, che ne dici?”-

Ron alzò gli occhi celesti sull’amico, sembrando perplesso.

-“Va bene, ma…per ringraziarmi di cosa?”-

Harry sorrise e si incamminò verso la Sala Comune di Grifondoro, lasciando Ron e Hermione da soli.

 

*** *** ***

 

Come aveva pensato, doveva esserci solo lei nella Sala Comune di Grifondoro: erano già tutti scesi a cena, dopotutto. E quando entrò la vide, dolce e delicata come sempre, seduta sulla poltrona vermiglia di fronte al fuoco, con le ginocchia rannicchiate contro il petto; gli occhi azzurri osservavano, senza in realtà vederlo, il fuoco scoppiettare allegro e caldo; le fiamme creavano sul suo viso giochi di ombre che si mischiavano alla manciata di lentiggini sparse sulle sue gote e animavano i suoi capelli di riflessi puramente sanguigni. Rimase a fissarla per un po’, godendosi quell’atmosfera di calma e di tepore che solo lei sapeva trasmettergli, intessendo la propria anima della sua presenza.

Dopo qualche bel minuto trascorso così, Ginny sentì un qualcosa dentro di sé avvertirla della sua presenza e si voltò ad osservarlo.

-“Ehi.”- disse Harry abbozzando un sorriso

-“Ehi…”- sussurrò lei, in imbarazzo, distogliendo lo sguardo –“che ci fai lì? Non scendi a cena?”-

Il ragazzo si avvicinò di qualche passo, lentamente.

-“Non mi andava di scendere da solo.”- rispose sedendosi sulla poltrona accanto a lei e guardando il fuoco intensamente –“e tu?”-

Lei storse il naso.

-“Hmm…più o meno lo stesso motivo. Ma scusa…Hermione? Ron? E…”-

-“Cho?”- concluse Harry per lei sorridendo –“no…non mi va di stare con Cho…e poi Hermione e Ron sono già scesi…”- i loro sguardi si incrociarono –“…che ne dici di andare insieme? È un bel po’ che non parliamo, noi due…”-

Ginny diventò subito rosso fuoco, senza osare fissarlo negli occhi, il cuore che batteva a mille, quella magica sensazione che da sempre sognava di poter provare con lui, con Harry, finalmente aveva invaso tutto il suo essere. Quasi non poteva crederci: Harry le stava chiedendo di passare un po’ di tempo con lui, finalmente si accorgeva della sua presenza! Sembrava un sogno…

-“Beh, perché no?”- rispose con un sorriso

-“Già, perché no?”- ribatté Harry con un ulteriore sorriso

Harry aveva finalmente capito, aveva capito proprio tutto.

 

 

 

 

   
 
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