Vecchissima storia molto probabilmente in procinto di essere cancellata.
Fanfiction ambientata al quinto anno di Harry e company, quindi al
quarto di Ginny; la faccenda si svolge dopo una partita giocata dalla ragazza.
Perdonate le possibili discordanze (come il fatto che Ginny si fosse fidanzata,
alla fine del quinto libro), ma la storia mi serviva così! ^^ Pairing:
Harry/Ginny (grazie alla mia fic “Could it be any harder?” – che, prometto,
aggiornerò al più presto! - mi sono affezionata a questi due! ^^) Buona
lettura!
Shower time
Aveva frugato dappertutto, eppure della maglietta che Ron
lo aveva scongiurato di tornare a recuperare negli spogliatoi di Grifondoro non
c’era la minima traccia. Maledizione a lui, alla sua sbadataggine ed alla sua
pigrizia: aveva trovato la scusa che la partita tenutasi quel giorno era stata così
stancante che non riusciva a muoversi…
-“Lo vedremo come non riuscirà a muoversi stasera, quando
avvisterà il cibo! Allora, miracolosamente gli passerà tutto!”- borbottò Harry
chinandosi per guardare sotto una panca –“Harry, amico mio, per favore,
potresti recuperarmi la maglietta? Sai com’è, diciamo che è il mio
portafortuna!”- atteggiò la voce diversamente, facendo il verso all’amico
Si rialzò in posizione eretta: niente. Aveva cercato
dappertutto, nelle docce, negli armadietti, sotto le panche, nei bagni,
ovunque, eppure della maglietta non vi era ombra. Sbuffò passandosi una mano
tra i già scompigliati capelli corvini, si tolse gli occhiali per pulirli
quando ebbe un’illuminazione: Hermione!
Ma certo, come aveva fatto a non pensarci? Ricordava che
mentre attendevano che i ragazzi finissero di cambiarsi Ron, che aveva ormai
fatto, aveva chiesto a Hermione di tenergli per qualche secondo delle
cose…poi…poi dove era andata Hermione?
Pensa, Harry, pensa!
Bingo!
Hermione era andata un attimo nello spogliatoio femminile, chiamata da Katie
che aveva bisogno di lei per qualche cosa che né lui, né tantomeno Ron avevano
voluto sapere…forse tra le cose che doveva tenere a Ron c’era la sua maglietta!
Forse l’aveva lasciata nello spogliatoio femminile!
Bene, facile!, bisognava semplicemente prendere, andare ed
ispezionare lo spogliatoio femminile da cima a fondo.
Ispezionare lo spogliatoio femminile?!
-“Non
ci penso nemmeno.”- si disse risolutamente Harry, voltandosi e cominciando ad
uscire dallo stadio –“e se mi beccano? Mi prenderanno per un maniaco, un
pervertito…farò perdere punti a Grifondoro e mi guadagnerò un’altra fantastica
punizione, come se non ne avessi già avute abbastanza, quest’anno, con la
Umbridge!”- tuttavia qualcosa dentro di lui lo fece arrestare
Pazienta, Harry, è tuo amico…devi fargli questo favore.
Ron
senza quella maglietta non avrebbe mai più discusso una partita di Quidditch,
non avrebbe più sostenuto alcun esame senza aver la certezza di indossarla
sotto la camicia della divisa, non avrebbe più fatto nulla di nulla e sia lui
che Hermione (per non parlare dell’intero corso di Grifondoro) si sarebbero
dovuti sorbire le sue lamentele e le sue manifestazioni di disperazione. A
questo pensiero Harry, con una smorfia, fece dietrofront e camminò svelto fino
alla porta degli spogliatoi femminili: doveva fare in fretta, ora che non c’era
nessuno, prima che potesse arrivare qualcuno. Deglutì e prese un bel respiro.
-“Giuro
che questa me la paghi, Ron.”-
Aprì
la porta ed entrò di soppiatto.
Si
guardò brevemente intorno: come aveva immaginato a quell’ora non c’era nessuno,
ormai tutte le ragazze si stavano, probabilmente, preparando per la cena.
Comunque fosse, doveva darsi una mossa.
-“Dove
diavolo sarà quella maglietta?”-
Aprì
il primo armadietto che non rivelò alcuna sorpresa: vuoto, esattamente come
tutti quelli dello spogliatoio maschile. Aprì il secondo armadietto, poi il
terzo, il quarto, il quinto ed anche il sesto, ma il risultato fu sempre
quello. Sconsolato sospirò poggiando la schiena contro quello che sarebbe
dovuto essere il settimo armadietto ed all’improvviso ebbe un colpo di genio.
-“Perché
non ci ho pensato subito? L’Incantesimo di Appello!”- estrasse rapidamente la
bacchetta magica dalla tasca dei pantaloni –“Hermione ci avrebbe pensato immediatamente…”-
si disse con un sorriso
Puntò
la bacchetta davanti a sé e sussurrò:
-“Accio
maglie-coffcoff-tta!”- tossendo per errore, si maledisse
Gli
volarono addosso svariate cose, tra cui un capo di biancheria intima femminile
che gli cadde sulla testa.
Ovviamente.
Si disse
sarcasticamente ricordando che gli incantesimi, se non pronunciati esattamente,
potevano non funzionare del tutto.
Ok,
riproviamo…
-“Accio
maglietta di Ron!”-
Dalla
bacchetta avevano già cominciato a scaturire delle scintille quando il ragazzo
udì un rumore come di porta che si apre e si richiude, dei passi piccoli e
veloci ed una voce:
-“Non
c’è nessuno, come pensavo!”- disse la voce con una certa nota di soddisfazione
Il
cuore di Harry fece un balzo.
Maledizione!
I
suoi occhi saettarono per tutto lo spogliatoio, in cerca di un nascondiglio, ma
la voce, che proveniva dalla parte del locale da dove Harry era entrato, si
avvicinava verso di lui. L’unica via d’uscita era, stando a quanto la voce si
stesse avvicinando, dietro le spalle della persona, anzi, della ragazza che era
entrata.
Perfetto,
assolutamente perfetto! Pensò con rabbia Harry cercando di non far rumore mentre si spostava
con rapidità verso la zona dei bagni Sono fregato!
Udì
la ragazza sospirare, quasi affranta.
Che
strano…
La
suola di una sua scarpa produsse uno strano e lieve rumore sul pavimento ancora
bagnato antistante alle docce, il ragazzo si fermò con gli occhi chiusi,
trattenendo il respiro, cercando di essere il più silenzioso possibile.
La
ragazza sembrò fermarsi anche lei per un secondo, in ascolto.
-“Ma…?”-
la sentì dire
Quella
voce suonava particolare, avrebbe detto addirittura familiare se solo non fosse
stato troppo occupato a trovare un luogo sicuro dove nascondersi. Senza
pensarci oltre, si infilò nell’ultima doccia, chiudendosi dentro e togliendosi
rabbiosamente quello che probabilmente era un reggiseno dalla testa.
Ok…avrà
dimenticato qualcosa…adesso la prende e va via.
Pensava
queste cose più per rassicurare se stesso che per altro, tratteneva ancora il
respiro e per poco non si lasciò sfuggire un gemito di sconforto quando sentì i
passi della ragazza riprendere ed avvicinarsi ancora.
Ma
non è possibile! Perché proprio qui? Perché proprio a me?
Chiuse
gli occhi temendo di vedere la faccia infuriata e disgustata della ragazza che,
dopo aver aperto la tenda della sua doccia, l’avrebbe visto lì, un capo di
biancheria intima in mano, come un perfetto maniaco. Sarebbero stati veramente
guai, guai molto grossi.
I
passi sembrarono rallentare, come se la ragazza fosse in ascolto di qualcosa,
Harry pregò tutti i santi babbani che aveva sentito nominare da zia Petunia
affinché non aprisse la doccia; sentì la ragazza infilarsi – ahimè – nella
doccia proprio prima della sua e sentì l’acqua cominciare a scrosciare.
Di
male in peggio! Ora sono intrappolato qui e ci resterò per chissà quanto tempo!
Lo sanno tutti quanto sono lente le ragazze…
Passò
qualche minuto colmato solo del dolce rumore dell’acqua che scrosciava
delicatamente nella doccia accanto; Harry era sempre più agitato, sempre più
nervoso, sperava con tutte le forze che quella benedetta ragazza si spicciasse
e si decidesse ad uscire, ma confermando i suoi sospetti e le sue paure, la
ragazza in questione sembrava avere tutta l’intenzione di farsi una bella doccia
con tutta la calma di questo mondo. Udì il lieve suono di uno dei suoi piedi
scalzi sdrucciolare piano sulla base in ceramica della doccia ed alzò titubante
lo sguardo verso il muretto che separava le docce, fu quando vide la piccola,
pallida mano della ragazza, ancora gocciolante sporgersi e cercare, alla cieca,
uno dei due flaconi che aveva poggiato sullo stesso muretto, che si sentì
ghiacciare.
Dimmi
che non accadrà, ti prego, non può andare peggio di così!
Ed
invece accadde: la mano urtò per errore uno dei due flaconi che cadde
direttamente sulla testa di Harry.
Ahi…può,
può eccome…diamine!
-“Oh,
accidenti!”- esclamò piano la voce femminile nell’altra doccia –“non ne faccio
una giusta…”-
Esattamente!
Con
orrore sentì la tenda della doccia accanto aprirsi ed intravide un piede
aggraziato fare la propria comparsa.
Fermati!
Stai ferma lì! Non provare ad uscire da quella doccia!!! Se qualcuno ci
trovasse qui e tu fossi…non ci posso pensare!
-“Uffa…”-
mormorò ancora la ragazza e sporse ancora una mano verso la tenda che chiudeva
la doccia di Harry, celando la ‘sorpresa’, afferrandola fermamente –“…ma perché
sono così goffa?”-
No…
La
mano si strinse un po’ di più sulla tenda e diede uno strattone per aprirla, ma
l’occupante della doccia la afferrò prontamente con forza maggiore,
trattenendola chiusa.
-“No!”-
esclamò maledicendosi per aver deciso di aiutare quell’imbranato di Ron
La
ragazza si bloccò sul momento lasciando la tenda e finalmente comparve la sua
testa; Harry non capiva chi mai potesse essere visto che attraverso la
pacchiana tenda a fiori vistosi che Calì e Lavanda avevano fatto mettere lì
negli spogliatoi femminili poteva intravederne solo il contorno.
-“Cosa…?”-
fece interdetta –“chi c’è lì dentro?”-
E
adesso che cavolo mi invento?!
Ebbe
tempo qualche secondo per ascoltare i battiti del suo cuore farsi più profondi
e più cupi, nel tentativo di calmarsi e di trovare una scusa plausibile.
-“Chi
c’è?”- ripeté la ragazza indietreggiando di un passo
In
tutta risposta udì qualche colpo di tosse.
-“Ehm…scusami”-
fece Harry in falsetto, nonostante gli risultasse abbastanza arduo far passare
la propria voce per quella di una ragazza –“…non credevo ci fosse qualcuno. Ero
entrata per…per farmi una doccia, sì, è così.”-
La
ragazza lì fuori era in silenzio e Harry cercava di non far cadere il proprio
sguardo sulla sua sagoma, coperta da un esiguo asciugamano…per quanto essa
potesse trasparire dalla tenda a fiori.
Dovrò
ringraziare Lavanda e Calì: senza questa tenda mi avrebbe subito visto!
-“E…perché
saresti nella doccia tutta vestita?”-
Accidenti!
Harry
si guardò: indossava l’uniforme scolastica con tanto di mantello nero. Quello
sì che traspariva dalla tenda.
Tossì
ancora nervosamente, atteggiando la propria voce a quella di una ragazzina
nervosa.
-“Beh,
sai…veramente ero corsa qui dentro per…per fuggire ad un ragazzo che mi
prendeva in giro per la mia cotta, sì!”-
Non
ci crederà mai, non ci crederà mai, non ci crederà MAI!
Invece,
con sua estrema sorpresa, udì la ragazza sospirare, ancora.
-“Ti
capisco. Anche a me è successo spesso, sai? Sono cose che capitano.”- si bloccò
e quando riprese la sua voce tremava leggermente nonostante fosse evidente il
suo tentativo di suonare calma e glaciale –“quel ragazzo è un completo
insensibile. Deve avere gli occhi foderati di prosciutto per…per non aver mai
capito quanto io…”- la vide passarsi una mano tra i capelli e l’occhio gli
cadde sulle sue gambe snelle, la figura minuta e sottile, ma non troppo –“…io
lo odio.”-
Improvvisamente,
senza alcun motivo apparente, si sentì ghiacciare dentro, come se il cuore si
fosse inaridito tutto ad un tratto e si fosse piegato e ripiegato su se stesso
fino a raggiungere le dimensioni di una noce. Non capiva come mai, eppure
quelle parole lo avevano colpito e non poco…il cuore, che aveva iniziato a
placarsi, ricominciò la sua folle corsa, prendendo velocità con quella che
Hermione, dall’alto dei suoi studi Babbanofisici, avrebbe definito
un’accelerazione costante ed uniforme.
Il
silenzio era spesso, quasi palpabile, nessuno dei due profferiva più parola,
tutto sembrava congelato, cristallizzato da quelle semplici parole e dalla
tristezza che permeava la voce, l’atteggiamento ed i sospiri di lei. Harry
conosceva quella tristezza, poteva dire di averla vissuta in prima persona: era
la tristezza di qualcuno che si sente costantemente snobbato, che si vede
costantemente ignorato da tutto e da tutti, come se non ci fosse, come se la
sua esistenza fosse meramente superflua e quasi, anzi, sicuramente fastidiosa,
l’amara consapevolezza di qualcuno che vede rifiutato il proprio bisogno
d’affetto e che comincia a credere che la propria vita non potrà mai
migliorare. Quasi come un Mangiamorte, quel sentimento sapeva risucchiare tutto
il resto nella sua furia glaciale. Lui la capiva: quando era con i Dursley,
quegli undici anni trascorsi senza sapere nulla di Hogwarts né delle proprie
origini, quell’affetto mai ricevuto, dei genitori mai avuti, degli amici mai
incontrati…fino al giorno in cui aveva incontrato Ron e Hermione. E loro erano
diventati la sua famiglia. E poi ancora quando Cho sembrava non avere occhi per
lui. Quel vuoto che da dentro ti divora perennemente, lui lo sapeva comprendere
con perfezione quasi esasperante.
-“Mi…mi
dispiace…”- mormorò tossicchiando, la voce stridula
-“Anche
a me.”- rispose lei amareggiata, poi però la vide stringere i pugni cercando di
farsi forza –“avanti, però, domani è un altro giorno o sbaglio? Forse…forse
prima o poi…”-
-“Lui
si accorgerà di te.”-
-“Eh?”-
fece la ragazza sorpresa
Che
accidenti mi è saltato in mente?!?
Quelle
parole l’avevano attraversato partendo dai piedi e dalle odiose suole di gomma
che ad ogni suo minimo movimento producevano un rumore sinistro, per arrivare
al suo cervello, ai suoi occhi che avevano materializzato un’immagine
particolare, ed alla sua bocca, che non aveva saputo tenere a freno la lingua.
-“Volevo…volevo
dire che credo che tu ce la possa fare…”-
Non
poteva vedere il suo viso, però seppe che stava sorridendo.
-“Grazie.”-
Harry
sospirò leggermente sollevato.
La
vide voltarsi di tre quarti e fare per ritornare nella propria doccia, quando
domandò:
-“Sei
raffreddata?”-
-“Ehm…sì…”-
La
sentì ridere brevemente.
E
quel ghiaccio sembrò sciogliersi un poco.
-“Si
sente dalla voce!”- esclamò la ragazza entrando nella propria doccia e riaprendo
l’acqua –“ah! Mi puoi passare il sapone che mi è caduto da te?”-
-“C-certo…”-
Il
ragazzo si chinò cautamente e, ancor più cautamente poggiò la saponetta sul
muretto che li separava e che lo superava di due buone spanne, impedendo alla
giovane di scorgere il suo viso.
-“Grazie
mille…dì un po’…”-
-“S-sì?”-
rispose Harry incerto, con voce tremante
-“Non
sei una Grifondoro, vero? L’ho capito dalla voce…riconoscerei le mie compagne
di casa tra mille…ah, stai tranquilla, non dirò a nessuno che sei venuta nel
nostro spogliatoio…posso capire la vergogna che provavi, sai?”-
Harry
inspirò profondamente, ancora raggelato dal cambio di tono e di espressività
vocale della ragazza. Ancora quell’orribile sensazione di vuoto e di freddo…
-“Ehm…no,
in effetti non sono della vostra casata…”-
-“Quanti
anni hai? Oh, perdona la curiosità, ma credo che distrarti ti farà bene! Dio
solo sa quanto ne avrei avuto bisogno io quando quel bastardo di Malfoy mi
perseguitava prendendomi in giro per…ahh, lasciamo stare.”-
-“Ho…ho
quasi sedici anni…hai detto Malfoy?!?!”-
Lei
emise un suono basso, quasi vicino ad un ringhio lievemente soffocato da alcuni
spruzzi d’acqua.
-“Già…proprio
il furetto nervosetto…”- nella mente di Harry cominciavano ad affiorare
ricordi, immagini, suoni che non credeva di ricordare e non gli sembrava di
aver mai visto, il cuore batteva sempre più velocemente, una strana ansia si
era impadronito di lui, unita ancora a quella sensazione di tristezza e quasi
di pentimento, di mortificazione, quasi come si sentisse colpevole
in prima persona per un qualcosa che ancora non riusciva a distinguere tra le
immagini vorticose che burrascose giravano senza tregua nella sua mente –“ah,
che bello! Abbiamo solo un anno di differenza…io ho quasi quindici anni, sono
al quarto anno.”-
Quindici
anni, quarto anno di Grifondoro, Malfoy come ‘nemico personale’…troppe cose
conducevano ad un’unica persona. A quel pensiero Harry si sentì preso da
un’ansia ancora maggiore, un desiderio di sapere tutto che gli ottenebrava
quasi i sensi, permettendogli solo di sentire il sordo rimbombare del suo cuore
nel petto.
Tum…Tum…Tum
-“Ho
proprio paura che se la sia presa, dato che in questa partita ho preso il suo
ruolo…”-
Tum…Tum…Tum
Non
può essere così…è tutto un equivoco…
-“Il
ragazzo che ti piace...com’è?”- domandò cercando in tutti i modi possibili ed
immaginabili di non dare a vedere quella strana sensazione che si era
completamente impadronita di lui
Udì
la ragazza mugugnare qualcosa a bassa voce, qualcosa che suonava terribilmente
vicino ad un ‘è con un’altra ciò che vorrei fosse con me’.
Tum…Tum…Tum
-“Com’è? Vediamo…come lo si può descrivere? È coraggioso e
ribelle…diciamo pure che le regole sembrano andargli strette…può sembrare
incosciente…ed un po’ lo è, visto quello che ha passato…tuttavia sa essere
dolce e comprensivo…ed è proprio questo che amo di più in lui…ha sofferto tanto
e gli auguro tutto il bene possibile ed immaginabile…però…”- Harry deglutì
–“però è un insensibile patentato nei miei riguardi. In cinque anni che ci
conosciamo non mi ha mai degnata di uno sguardo che non fosse un semplice ‘sei
la sorellina del mio migliore amico’, e probabilmente non si è mai neppure
lontanamente reso conto di quanto veri e profondi fossero…siano…i miei
sentimenti.”-
Tum…Tum…Tum
‘La
sorellina del mio migliore amico…’
Non
è possibile…non può essere lei…
-“Per
quanto io cerchi di dimenticarlo e persino di odiarlo…non ci riesco, io posso
solo amarlo di nascosto, da lontano, perché non ho il coraggio di rivelargli
apertamente i miei sentimenti, né di dimenticarlo. Non posso.”- breve silenzio,
Tum…Tum…Tum –“spero solo che possa raggiungere la tanto desiderata
felicità e serenità…perché…sì, perché, insomma, Harry se le merita proprio.”-
Tum. Tum. Tum.
‘Harry’.
Dio
mio…che cosa ho fatto…
Solo
allora la consapevolezza di tutto il dolore che poteva averle provocato gli
cadde addosso, pesante come un immensa pietra, come qualcosa di cui non ti puoi
liberare facilmente. Solo ora ricollegava le varie immagini: le sue occhiate,
il suo arrossire di continuo, il suo balbettare…le prese in giro di Malfoy, le
sue lacrime nascoste, il suo fuggire…e lui non se ne era mai reso conto.
Com’era stato sciocco ed insensibile…aveva perfettamente ragione a cercare di
odiarlo…chi potrebbe voler seguitare ad amare uno stupido che non si è mai
neppure reso conto dei propri sentimenti? Doveva essere realmente un
idiota…solo un idiota avrebbe potuto non comprendere quanto le fosse
affezionato…e non solo…solo un idiota non sarebbe riuscito a capire come il
vederla soffrire sarebbe potuta essere una tra le cose più tremende e più
insopportabili per lui…solo un idiota non avrebbe capito tutto quello. E tutto
questo.
Perdonami.
-“Io…credo
proprio che lui si sia accorto di te…anche se non sembra…a volte…i ragazzi
sanno essere veramente degli stupidi…ma tu non arrenderti…io sono pronta a
scommettere che…che ce la farai. Credimi, non devi mollare…io queste cose…le
sento, sono…diciamo…molto intuitiva.”-
La
ragazza nella doccia tacque per un po’. Poi lui la sentì sorridere.
E
fu qualcosa che potè sentire nel profondo del suo cuore.
Sorrise
a sua volta, il cuore rallentava i battiti, ma si permeava di una sorta di
felicità che mai aveva assaporato prima d’allora.
-“Grazie.”-
sussurrò la ragazza con voce rotta di commozione
-“Figurati.”-
Sapeva
che non si sarebbe voltata, sapeva che forse aveva capito tutto, sapeva che
comunque non l’avrebbe guardato. Non sapeva né perché né per come, era solo
sicuro al cento per cento che lei sarebbe rimasta lì finché lui non fosse
uscito dallo spogliatoio. Probabilmente aveva capito di chi realmente si
trattasse, ma non avrebbe rovinato la magia di quel momento e di quello che
sarebbe arrivato in un prossimo futuro. Entrambi lo sapevano, lo sentivano.
Così
Harry uscì dalla doccia, lasciando che le sue scarpe producessero tutti quegli
strani suoni sul pavimento bagnato, si diresse verso la porta dello spogliatoio
e l’aprì.
-“In
bocca al lupo, Ginny.”- disse
-“…crepi…”-
la sentì rispondere lievemente
***
*** ***
-“Harry!!!
Santo cielo, ma dove ti eri cacciato?! Sono due ore che ti cerchiamo ovunque!”-
Hermione
sembrava a dir poco sconvolta.
-“Lo
sai che per colpa di questo tuo ritardo verremo penalizzati?! Oh, Harry, quando
la smetterai di infrangere le regole?!”- proseguì la ragazza sconsolata,
scuotendo il capo e lasciando che i crespi capelli castani dondolassero un poco
Harry
sorrise in maniera dolce ed enigmatica al tempo stesso.
-“Era
una questione troppo importante, Herm…”-
La
ragazza incrociò le braccia sul petto.
-“Di
vita o di morte?”- chiese con un’ombra di sorriso
-“Di
vita o di morte.”- confermò placidamente Harry
Hermione
sorrise più apertamente.
-“C’entra
Ginny, vero?”-
Harry
la osservò perplesso: evidentemente aveva capito tutto da tanto, tanto tempo.
-“Diciamo
di sì…”- replicò sistemandosi gli occhiali sul naso
-“Deo
gratias!”- esclamò la ragazza dai profondi occhi castani davanti a lui
–“finalmente te ne sei reso conto, Harry!!! Era ora!”-
-“E
tu vedi di seguire il mio esempio con Ron, chiaro, Hermione?!”-
Si
divertì a vederla arrossire furiosamente, balbettando dinieghi superflui e senza
senso. Un grido li fece voltare:
-“Harry!
Hermione! Ma dov’eravate?”- Ron li raggiunse di corsa –“allora, Harry? Hai
trovato la mia maglietta?”-
Harry
trattenne il respiro e lanciò un’occhiata a Hermione che ridacchiava sommessamente.
-“Ehm…”-
Ron
mugugnò afflitto, poggiando, apparentemente distrutto nel lato psicologico, la
schiena al muro.
-“Dai,
Ron, per ringraziarti tornerò domani a cercarla…e ti offrirò una bella
Burrobirra bollente ai Tre Manici di Scopa, che ne dici?”-
Ron
alzò gli occhi celesti sull’amico, sembrando perplesso.
-“Va
bene, ma…per ringraziarmi di cosa?”-
Harry
sorrise e si incamminò verso la Sala Comune di Grifondoro, lasciando Ron e
Hermione da soli.
***
*** ***
Come
aveva pensato, doveva esserci solo lei nella Sala Comune di Grifondoro: erano
già tutti scesi a cena, dopotutto. E quando entrò la vide, dolce e delicata
come sempre, seduta sulla poltrona vermiglia di fronte al fuoco, con le
ginocchia rannicchiate contro il petto; gli occhi azzurri osservavano, senza in
realtà vederlo, il fuoco scoppiettare allegro e caldo; le fiamme creavano sul
suo viso giochi di ombre che si mischiavano alla manciata di lentiggini sparse
sulle sue gote e animavano i suoi capelli di riflessi puramente sanguigni. Rimase
a fissarla per un po’, godendosi quell’atmosfera di calma e di tepore che solo
lei sapeva trasmettergli, intessendo la propria anima della sua presenza.
Dopo
qualche bel minuto trascorso così, Ginny sentì un qualcosa dentro di sé
avvertirla della sua presenza e si voltò ad osservarlo.
-“Ehi.”-
disse Harry abbozzando un sorriso
-“Ehi…”-
sussurrò lei, in imbarazzo, distogliendo lo sguardo –“che ci fai lì? Non scendi
a cena?”-
Il
ragazzo si avvicinò di qualche passo, lentamente.
-“Non
mi andava di scendere da solo.”- rispose sedendosi sulla poltrona accanto a lei
e guardando il fuoco intensamente –“e tu?”-
Lei
storse il naso.
-“Hmm…più
o meno lo stesso motivo. Ma scusa…Hermione? Ron? E…”-
-“Cho?”-
concluse Harry per lei sorridendo –“no…non mi va di stare con Cho…e poi
Hermione e Ron sono già scesi…”- i loro sguardi si incrociarono –“…che ne dici
di andare insieme? È un bel po’ che non parliamo, noi due…”-
Ginny
diventò subito rosso fuoco, senza osare fissarlo negli occhi, il cuore che
batteva a mille, quella magica sensazione che da sempre sognava di poter
provare con lui, con Harry, finalmente aveva invaso tutto il suo essere. Quasi
non poteva crederci: Harry le stava chiedendo di passare un po’ di tempo con
lui, finalmente si accorgeva della sua presenza! Sembrava un sogno…
-“Beh,
perché no?”- rispose con un sorriso
-“Già,
perché no?”- ribatté Harry con un ulteriore sorriso
Harry
aveva finalmente capito, aveva capito proprio tutto.