Le spose rapite del maiale demoniaco!
Dal
ritorno di Kuria la compagnia non s'era ancora mossa. Kagome non
percepiva
frammenti della sfera e perfino Inuyasha aveva riconosciuto ai suoi
compagni
umani il bisogno di riposo. La sorella era convinta che quella
concessione
fosse causata dalla presunta perdita della sacerdotessa Kikyo.
Le
giornate trascorrevano in una monotonia ciclica. Inuyasha faceva
arrabbiare
Kagome, la quale lo spediva al suolo. Shippo mostrava le sue tecniche
di volpe
a Kuria e infine la futura certa coppia, Miroku e Sango, si cimentava
in lunghe
litigate. Forse è più saggio specificare: Miroku
faceva il cascamorto con ogni
donna del villaggio e di conseguenza la sterminatrice, presa da
un’insana
rabbia, lo riempiva di schiaffi.
Con lo
scorrere dei giorni a Kuria erano tornate le forze, con
l’aggiunta di una certa
strana allegria. Per il momento la libertà stava mettendo a
tacere il dolore
amoroso. Si sentiva quasi galvanizzata dalla possibilità di
fare tutto ciò che
voleva senza dover scappare e nascondersi, non era obbligata a rendere
conto
delle sue azioni a nessuno!
Quindi
il gruppo l’aveva osservata buttarsi senza troppi
ripensamenti in lunghe ore
con il più piccolo di loro, usando i più svariati
giochi affinché Shippo
sviluppasse al meglio fiuto e udito. Ogni tanto aveva trascinato in
quegli
addestramenti Inuyasha, troppo rispettoso di quella figura femminile
per dirle
di no, e succedeva molto spesso che, alla fine, il più
divertito fra tutti e
tre fosse proprio il mezzo demone.
«Ah,
ho vinto di nuovo io!»
esclamò trovando con il suo olfatto sviluppato Kuria
nascosta per bene nel
folto della foresta. L’europea si limitò a far
roteare gli occhi, a volte si
comportava proprio come un bambino, con la pecca che ormai era quasi un
uomo
fatto e finito.
“Deve
essere un difetto di
famiglia. Io che credevo fosse un carattere della madre di Sesshomaru!
Inu no
Taisho allora il problema eri tu e non le madri, di sicuro questo
atteggiamento
non l’ha preso da Izayoi.” Pensò
critica, intristendosi al ricordo dell’amica.
«Questa
volta però c’ero quasi!»
disse sconsolato il volpino, grattandosi la testa rossiccia.
«Non
darti troppa pena Shippo, la
prossima volta andrà meglio. Sei già migliorato
tantissimo.» si complimentò la
guerriera, incamminandosi verso il villaggio.
Gli
abitanti del luogo avevano
ben accettato la sua presenza demoniaca, ormai più nulla
doveva sorprenderli
tra gente del futuro, mezzi demoni e demoni. Aggiungendo un monaco
maniaco e
una conseguente sterminatrice di demoni furiosa. Kuria passava il tempo
altalenandosi fra diversi sentimenti come l’allegria e la
più nera depressione,
capitava anche molto spesso che semplicemente tutto le scivolasse
addosso non
provocandole alcun effetto o reazione.
Riuscire
ad accettare silenziosamente
la sua condizione di debolezza era stato difficile, ma infine
s’era consolata
dicendosi che nell’arco di una vita lunga come la sua si
doveva continuare a
imparare, quindi non sentiva più un peso occluderle la gola
com’era avvenuto in
solitudine con Sesshomaru. Nulla di cui vergognarsi o da tenere
nascosto, certo
non avrebbe permesso a Inuyasha di vederla piegata dalla tristezza.
Kagome
era una giovane d’oro e le
narrava sempre del futuro, questione che affascinava la mora non poco!
Con Sango
condivideva l’arte della guerra e si erano anche sfidate un
paio di volte,
tuttavia la differenza di potere era evidente.
«Noi
sterminatori non siamo nati
per fermare demoni in forma umanoide, ma quelli più
animaleschi.» le aveva
spiegato un giorno, nonostante ciò bisognava riconoscerle
una grande tenacia e
una solida tecnica di combattimento.
Piuttosto
lei era davvero pronta
per riprendere ordini da un maestro, o meglio maestra, al di fuori per
giunta
del suo clan?
“Non
sarebbe certemente uno svago.
Q
Eppure
l'occasione per parlarne
non si era ancora presentata. Sesshomaru non veniva nominato davanti a
lei
nemmeno per sbaglio, anche Inuyasha, di solito così ruvido,
sembrava farci una
particolare attenzione. Non le dispiaceva tutto quell'affetto da parte
dei
compagni di viaggio, anzi rimarcava ancora una volta le loro buone
intenzioni,
ma se c'era una cosa che non avevano compreso di Kuria era che poteva
benissimo
ascoltare discorsi interi sul suo ex compagno senza sentire lo stesso
dolore.
Come
donna mai si era sentita
all'altezza per stargli affianco, per il semplice fatto che lui
pretendeva una
giovane raffinata, un soprammobile da casa, che fosse fertile e gli
partorisse
un erede. Lei voglia di partorire per dovere non ce l'aveva e inoltre
era una
guerriera!
Sospettava
da sempre che quel fidanzamento
non avrebbe retto. Se fosse stato nelle intenzioni reali del Generale
farli
sposare allora in quel momento si sarebbe ritrovata piena di marmocchi
da un
matrimonio infelice. Solo per pochi secondi la sfiorò l'idea
di come si
facevano dei bambini e arrossì così tanto che
Inuyasha le domandò se si fosse
sentita improvvisamente male.
"Benissimo,
ho solo pensato
a come dev'essere un rapporto intimo con tuo fratello. Non te lo dico
perché
rimarresti sconvolto e mi rinchiuderesti in una casa a tempo
indeterminato."
Scosse
la testa.
«Nulla
di cui preoccuparsi.
Torniamo?» Shippo la gratificò con un sonoro
urlò di felicità e corse verso il
villaggio.
«Dì
un po' - cominciò Inuyasha
con voce sospettosa - non è che stavi pensando a
Sesshomaru?»
Se
c'era una cosa che non gli
andava giù era tutto quell'amore per il ghiacciolo
ambulante. Una vera
seccatura. Perché la sua sorellina si meritava di meglio, ci
sarebbe voluto un
demone dal carattere simile a quello di suo padre, quel padre di cui
lei e Izayoi
avevano tanto parlato. Sì insomma uno forte, ma non
prepotente, che le stesse
al fianco senza prevaricarla. Se non fosse stato perché non
era nel suo
carattere e perché erano in tempo di guerra gliel'avrebbe
cercato lui quello
giusto! Come facevano da sempre i fratelli, si ritrovò a
pensare
orgogliosamente.
“Sì,
ma dove lo trovo uno come
mio padre? Inoltre Kuria è adulta e mica una donnetta
qualsiasi. Sarebbe bello
comunque!” Il fatto che in realtà non avessero
nulla in comune di sangue non lo
scalfiva nemmeno in quei ragionamenti. Giustamente Inuyasha sentiva un
legame
di fratellanza maggiore con Kuria che con Sesshomaru.
Ovviamente
non fece parola di ciò
che pensava con sua sorella, che nel frattempo non gli aveva risposto,
ma si
era avviata verso la casa della somma Kaede.
«Muoviti
Inuyasha o ti lascio
lì!» Gridò osservandolo con la coda
dell'occhio.
Giunti
sul posto trovarono tutti
ad aspettarli più un giovane uomo di nome Kisuke che
spiegò loro di una brutta
situazione con un demone rinato al seguito del crollo del monte
Hakurei.
“Che
demone insolente! Rapire
fanciulle umane, antipatico presuntuoso gliela dò io una
bella lezione. Ho
proprio bisogno di sfogarmi.” pensò Kuria facendo
scrocchiare le ossa delle
mani.
Si
alzò per prima, seguita stranamente
da Inuyasha. Stava diventando particolarmente gentile nell'aiutare
umani
indifesi, non che quel cambiamento le dispiacesse, anzi!
«Per
fortuna. Sarebbe stato un
peccato racchiudere così tante belle ragazze in una
grotta.» Quelle poche
parole scatenarono l'istinto maniaco del bonzo.
Finì
che a salvare quelle giovani
donne ci andarono tutti. Ovviamente il monaco fece la sua tipica
proposta e
Sango lo picchiò con Hiraikotsu.
“Ben
ti sta!” Kuria era sempre un
po’ disgustata da quel comportamento. Se Sesshomaru avesse
mai tenuto un atteggiamento
simile in sua presenza sarebbe esplosa della gelosia nel giro di
qualche
minuto. Ammetteva però che le sarebbe molto piaciuto un
gesto galante o un
corteggiamento da parte sua, mai si era sentita desiderata o voluta.
L'idea
di Inuyasha fu quella di
mandare Kagome come esca. Kuria non ne fu affatto contenta, solo in
seguito gli
disse che secondo lei era una pessima idea e che a volte si dimostrava
davvero
scemo. Sarebbe stato meglio se fosse intervenuta prima, mentre la
ragazza si
lanciava in avanscoperta, ma stava perdendo di giorno in giorno il suo
cipiglio
da comandante.
“Ecco
come temevo ha preso di
mira Kagome. Scemo Inuyasha e stupida me.”
La
discussione che ne seguì
poteva venir definita comica oppure deprimente, dipendeva delle
inclinazioni
filosofiche. Il demone non era altro che un maiale inselvatichito,
maniaco
precisiamo, a cui piaceva farsi chiamare cinghiale perché
aveva un po’ troppo
pelo e due zanne.
Quando
la corona, o diadema, calò
sulla testa di Inuyasha Kuria fu pronta al finimondo, come vederlo
sparire
all’improvviso o altre sciocchezze. Si ritrovò
spiazzata dalle parole d’amore
del fratellino verso il rapitore.
«Questa
poi!» Kuria gli sbarrò la
strada.
«Quella
corona è sospetta! –
gridò il monaco – aiutatemi a
togliergliela.»
Nel
mentre che loro
sperimentavano i poteri dell’oggetto dorato il maiale,
scusate cinghiale, li
osservava domandandosi se erano realmente così stupidi o
quel comportamento era
per ingannarlo, ma soprattutto ogni suo pensiero era puntato verso la
sua nuova
sposa.
Quando,
per ripicca, la
sterminatrice infilò sulla testa del bonzo il suo prezioso
gioiello decise che
era ora di mettere fine ai giochi e rapire la sua compagna. In quel
modo la
corona finì dritta sul capo di Kagome che, sotto
incantesimo, si ritrovò
perdutamente innamorata del demone.
Mentre
il cinghiale combatteva
contro Inuyasha, Kuria fu sul punto di strappare quel maledetto
artefatto
magico, avendo ammattito i due seguaci di Chokyukai, ma proprio mentre
stava
per toccarlo il demone maiale guardò nella loro direzione.
“Potente
lo è di certo, si sente
da lontano e se viaggia con questi qua sicuramente non è
sposata. Magari è una
bastarda di qualche demone maggiore che, per non infamarsi, non
l’ha tenuta
come figlia legittima. Uno strumento potente nelle mie mani.”
Un’altra corona
d’oro venne estratta dalla tasca del kimono, calando a
tradimento sulla testa
di Kuria.
La
quale si accasciò, come se le
avessero tagliato i fili, tra le braccia esili di Kagome.
«Sorellina!
Kagome!» strillò
Inuyasha, ma la distrazione gli sarebbe stata fatale se Sango non
l’avesse
protetto. Dal canto suo Kuria non capiva più nulla, era
priva del libero
arbitrio e stava combattendo contro una magia che tentava
d’impossessarsi del
suo corpo.
Non
comprese nemmeno di essere
trasportata nel castello di quello stupido demone, né che
Kagome la stesse
aiutando a salire in uno dei punti più alti.
Quando
riprese conoscenza, solo a
livello mentale, tentò di muovere gli arti e afferrare la
spada. Tuttavia le
sembrava di essere paralizzata, solo gli occhi e il collo rispondevano
agli
impulsi del cervello. Comprese di non avere né Caliburn
né Yoso con sé e di
essere vestita come un’imperatrice, ciò la
lasciò schifata e turbata
contemporaneamente.
“Che
diavolo succede? Soprattutto
perché sono alla sinistra del maiale maniaco? Non riesco
neppure a muovermi.”
«Mia
squisita compagna versatemi
del sakè.» ordinò Chokyukai e Kuria si
stupì di aver pensato “Col diavolo!” e
aver risposto contro sua voglia
«Certamente,
mio signore.» Inorridì
da sola, anzi se avesse potuto si sarebbe schiaffeggiata. Avrebbe
voluto
gettargliela in faccia la bevanda alcolica, ma il suo corpo
tradì solo un
leggero tremito, subito riportato all’ordine dalla magia
della corona
demoniaca.
«Oh
mia cara siete in ansia per
sta sera?» continuò il demone.
“Quale
sera? Che diavolo va
blaterando ‘sto scemo?” la sua mente si ribellava e
il corpo rispondeva ai
comandi dell’oggetto magico come se fosse stato un nuovo
cervello.
«Vedrai
sarà magnifico e non ti
preoccupare per il parto. Infondo non sarai sola, dopo di te ti
seguirà anche
la tua compagna – annunciò mostrandogli Kagome,
dall’altro lato del
maiale/cinghiale - e tutte le altre.» a Kuria venne voglia di
spalancare gli
occhi per la sorpresa, alzarsi e infilzarlo con le sue lame, ma
l’istinto
principale fu di vomitare.
La
reazione esteriore fu
totalmente opposta abbassò il capo, si sentì
arrossire e tenne le braccia il
grembo.
«Posso?
È permesso?» chiese una
voce femminile, anche se l’odore non ingannò la
giovane guerriera, si trattava
di una delle trasformazioni del piccolo Shippo.
Con
Chokyukai uscì anche Kagome,
Kuria non seppe spiegarsi il motivo, improvvisamente tuttavia il suo
corpo si
alzò e prese a camminare verso l’uscita.
Sentì l’aura di Yoso avvicinarsi e
alzò involontariamente una mano afferrandola dal manico, sul
suo tragitto trovò
Caliburn, accantonata in un angolo.
“Troppo
pesante per te quell’arma
stupido maiale.” Fece per raccoglierla e sentì che
anche quel comando eseguito
dal suo corpo non era dettato da sé stessa ma
dall’incantesimo. Caliburn, per
la prima volta nella sua vita la respinse non riconoscendola come
padrona. Era
come tentare di sollevare una montagna per un umano. Sapeva che si
trattava di
una spada pesante e che lei era una dei pochi degna
d’impugnarla, ma non
credeva fosse talmente pesante! Dopo svariate sforzi il suo corpo si
allontanò.
Nel mentre Kuria combatteva una lotta inutile per liberarsi dalla presa
magica
di quel oggetto.
Fuori
vide Inuyasha in una sfida
contro il maiale demoniaco e Kagome, ancora ipnotizzata, a osservarli
con le
mani chiuse in segno di preghiera. Si domandò se pure la
mente di quelle
fanciulle fosse libera o imprigionata e soggiogata.
«Attaccalo.»
disse Chokyukai
comparendo al suo fianco.
“Ti
sei ammattito? Non combatterò
mai contro Inuyasha!” pensò, ma il suo corpo
ubbidì e Yoso, anch’essa di
malavoglia, si ritrovò a impattare contro la lama di
Tessaiga.
Troppo
sconvolto il mezzo demone
non fece particolari resistenze ai suoi attacchi, Kuria lo stava
battendo come
se nulla fosse. Dimostrando quanto realmente potente e pericolosa fosse
sua
sorella.
«Ti
prego Inuyasha, uccidimi!»
«Mai!»
Credeva
solo di aver pensato
quell’implorazione e invece poco a poco stava riprendendo il
controllo sul suo
corpo. Riuscì anche a spalancare gli occhi e per la sorpresa
non si oppose all’arrivo
dell’Hirahikostu che la colpì in pieno ventre,
scagliandola diversi metri più
in là. A causa dell’impatto il corpo si
piegò in due e la corona le scivolò
della testa.
«Perdonami
Kuria! – esclamò Sango
correndo al suo fianco – era necessario. Come stai? Ti ho
fatto molto male?» La
sterminatrice la sollevò per le spalle, controllando
freneticamente che fosse
tutta intera.
Kuria
si mise a ridere finalmente
libera.
«Meglio
di adesso non sono mai
stata! Credimi Sango e grazie.» L’altra sorrise
sollevata. Nel frattempo, tra
la confusione generale, Inuyasha aveva finalmente liberato Kagome che
tentò
d’imprigionare con un sigillo il demone. Sfortuna volle che
quest’ultimo
riuscisse a scappare.
Nel
percorso per liberare le
altre fanciulle imprigionate dall’incantesimo Kuria si
fermò davanti a Caliburn.
Respirò profondamente stringendo l’elsa fra le
mani e, ricordando lo sforzo
precedente, usò molta forza per sollevarla. Fu uno spreco di
forze inutile
perché la spada le risultò leggera e maneggevole
e lei si sbilanciò all’indietro
cadendo di sedere. Rimase pochi secondi incredula, poi
sospirò di sollievo.
Il
tempo di recuperare i suoi
abiti da guerriera e attaccare al loro posto le due armi, verso notte
s’incamminarono tutti per andare da Shinosuke e riportare le
giovani donne dai
loro genitori.
Tutto
riprese come sempre, Miroku
che faceva lo stupido in primis. Kuria restò particolarmente
turbata
dall’esperienza. Sesshomaru per quanto gelido, e a volte
subdolo, non aveva mai
provato a dominarla con simili trucchetti. O meglio, le ricordava
costantemente
che presto o tardi sarebbe divenuta sua moglie e con quello sarebbero
giunti
anche altri doveri, di una natura diversa, ma mai la faceva sentire
minacciata.
Si strinse leggermente nelle proprie spalle.
“Inoltre,
che gusto ci sarebbe?” All’ex
compagno piaceva avere tutto sotto controllo attraverso il suo status
di demone
e i suoi poteri, non perché sotto incantesimo.
Quella
sera al villaggio Musashi
Kagome e Kuria si ritrovarono insieme fuori dalla capanna di Kaede.
«Neanche
tu riesci a dormire?»
chiese Kagome sedendosi affianco alla sorella adottiva del suo amato.
«No,
ho troppi pensieri per la
testa e… posso chiederti un consiglio Kagome?»
«Non
devi neppure chiederlo. Sono
tua amica, puoi domandare sempre e comunque.» La giovane
sacerdotessa le mise
una mano sulla spalla come incoraggiamento. Sapeva che Kuria era forte
ma sola,
gliela si leggeva in volto quella verità.
«Grazie
– le sorrise
riconoscente, mandando giù un nodo alla gola per non
commuoversi. – Se tu
sapessi di essere troppo debole e avessi bisogno
d’incrementare il tuo potere
spirituale, perché non facendolo i tuoi cari saranno nei
guai, tuttavia l’unico
maestro che può aiutarti in quest’impresa si trova
a molte ri di distanza dal luogo in
cui combatti. Cosa faresti? Andresti?»
Kagome
si limitò a annuire
lentamente. Comprendendo che Kuria aveva bisogno di allontanarsi per
diventare
più forte e proteggerli.
«Sì,
anche se così facendo
rischio che vadano incontro a dei guai senza la mia presenza. Dovunque
tu abbia
bisogno di andare noi non ti fermeremo, se è utile a te per
proteggerci e per
proteggere altre persone. Non ti preoccupare Inuyasha
riuscirà a non cacciarsi
troppo nei guai, oppure mi basta dire a cuccia.»
«Kagome!»
uno strillo del
sottoscritto risuonò per tutto il paese. Kagome si mise una
mano sulla guancia
imbarazzata, mentre Kuria rideva e pensava al modo più
indolore per riferire
della sua partenza al fratello minore, non sapeva se l'avrebbe presa
bene.
Da
sempre le lasciava i suoi
spazi per allenarsi, ma quella volta erano in guerra e Kuria non sapeva
se
allontanarsi era la scelta migliore da prendere.
“Forse
se divento più forte anche
Sesshomaru mi noterà. Se non posso essere vista come
compagna di vita tanto
vale farsi conoscere come compagna di guerra.”
Non
sapeva cosa sarebbe successo
in seguito alla sconfitta di Naraku, ma probabilmente Inuyasha e
compagni si
sarebbero ritirati nel villaggio Musashi facendone una terra in pace e
protetta. Ormai era troppo legata a quella gente per tornare in maniera
definitiva sui Pirenei, erano stati la sua casa per diverso tempo e a
volte ne
sentiva ancora la nostalgia, ma i suoi amici erano lì, Rin
era lì… Sesshomaru.
Sperava
solo reggere al dolore che
le avrebbe arrecato lui il giorno in cui avesse trovato la sua vera
legittima consorte.
“Speriamo
vada tutto per il
meglio.”
Angolo Autrice (originale):
Sì, lo so sono in un ritardo eclatante e grosso quando la catena dei monti Urali >< chiedo scusa.
La buona notizia è che sono già a metà del prossimo capitolo, felici? (Spero di si)
Allora nel prossimo capitolo ritornerà il nostro demone più amato/odiato di tutti i tempi... Sesshomaru! Chissà se riuscite a indovinare su quale puntata si baserà il prossimo capitolo.
Kuria non si è realmente indebolita e Inuyasha non ha neppure il suo livello d'esperienza nel combattimento, ma ella non conosce alcuni trucchi demoniaci, diciamo che deve fare un 'corso d'aggioramento per Guerrieriere' (?). Come la spada di Inuyasha s'evolve con il suo padrone e Sessho fa passetti in avanti nella sfera emotiva anche la nostra yasha deve evolversi (non stile Pokemon XD) e forse ritrovare se stessa.
Avvertenze: La presenza di Inu Taisho potrebbe tornare, tanto per far prendere infarti in qua e in là.
Martyvax
Angolo autrice revisione 2023:
Molto bene. In questo episodio direi che si esprime bene una delle più grandi paure di Kuria, quella di essere usata. Penso sia normale anche che si senta molto in soggezione/inferiore/non degna di Sesshomaru, nonostante la sua enorme spavalderia. C'è anche un bel divario di età da considerare e che il nostro bel demone glaciale non è un campione nella comunicazione. La strada da percorrere per i due innamorati è solo all'inizio.