Un
tempo ero diverso.
Qualcuno
diceva che i miei occhi sembravano brillare, e ridere. Qualcuno era
convinto che con il mio sorriso sarei riuscito a conquistare il
mondo.
La
gente si ubriacava del suono della mia voce.
Un
tempo ero diverso.
Vivevo
della mia musica e delle mie passioni. Vivevo di emozioni. Vivevo per
far emozionare.
Ero
pieno dell'orgoglio della creazione, perché ogni volta che
sedevo al pianoforte riuscivo a dare vita a qualcosa di unico e di
sensazionale.
Adesso,
nella mia testa, rimbomba solo il silenzio. Un silenzio rumoroso e
opprimente, che pulsa senza interruzioni, che riempie ogni secondo.
È
un silenzio che svuota.
Un
tempo ero diverso.
Avevo
ambizioni e sogni incontrollabili, avevo speranze e desideri giovani
e folli.
C'è
stato un tempo in cui credevo che sarei stato in grado di comporre la
musica più bella del mondo.
Quella
musica avrebbe gridato il tuo nome. Avrebbe gridato il tuo nome
così
forte da riempire il silenzio che c'è adesso. Mi avrebbe
fatto
tornare a sorridere.
E
tu, nell'ascoltarla, mi avresti guardato negli occhi e forse avresti
pianto.
Un
tempo ero diverso.
E
forse tu mi avresti amato, amato davvero. Perché tu ora non
mi
ami, non mi ami come io amo te. Sei innamorata del mio debole
riflesso, di quell'alone di fama. Ti sei innamorata del mio successo
e della musica che un tempo riuscivo a creare.
Se
mi avessi conosciuto prima, ti saresti davvero innamorata di me. E
avremmo potuto avere una vita insieme.
Alla
fine è solo colpa tua, te ne rendi conto?
Tu,
così meravigliosa e forte, sei sempre stata il mio punto
debole. E se non rido più è perché sei
entrata
con prepotenza nella mia vita, con il tuo amore insincero. Se non
riesco più ad emozionarmi è perché tu
mi hai
svuotato, se ho smesso di sognare è perché mi hai
fatto
credere che fosse solamente una perdita di tempo.
Volevo
comporre la musica più bella del mondo per te, e tu non me
l'hai permesso.
Quanti
uomini hai avuto? A quanti di loro hai fatto lo stesso?
Sei
sempre stata di una bellezza travolgente. Ricordo ancora
perfettamente quella notte lontana.
Ricordo
le tende tirate e la luce soffusa provenire dalla lampada sul
comodino. Ricordo il tuo corpo, perfetto e bianco. Ricordo i miei
occhi chiusi e le tue mani leggere su di me. E le tue labbra.
Ricordo
il suono dei tuoi sospiri. Ricordo ogni singola parola sussurrata.
Moriresti
per me?
Un
tempo ero diverso. Ed ero migliore, perché tu ancora non
c'eri.
Con
un debole respiro, l'uomo appoggiò la testa al petto della
donna distesa al suo fianco.
Nessun
rumore.
I
capelli scuri di lei ricadevano sul cuscino formando strani disegni.
Lui
si strinse a lei un po' di più e per un solo, impercettibile
istante, sulle sue labbra si disegnò uno splendido sorriso.
Nessun
rumore.
«Ho
dovuto farlo. Lo capisci? Ho dovuto...» sussurrò
lui,
avvicinandosi piano all'orecchio di lei.
Le
accarezzò i capelli scuri con estrema e voluta lentezza. Le
baciò il viso con delicatezza esasperata. Disegnò
il
contorno delle sue labbra con le dita.
Nessun
rumore. Il cuore di lei aveva smesso di battere.
«Sei
così bella quando dormi. E adesso dormirai per
sempre.»