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Autore: misslegolas86    15/10/2014    1 recensioni
Un re ha il dovere di apparire imperscrutabile e fermo in ogni sua scelta, deve portare il peso della responsabilità e dare sicurezza al suo popolo. Ma questo non significa che non provi paure, emozioni e ansie come chiunque altro. Vi va di entrare nella mente dell'unico Re Sotto la Montagna nell'impresa di riconquista di Erebor? Eccovi serviti...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Varcarono veloci una porta, in quella direzione c’era l’uscita dalle sale inferiori. Ancora pochi passi e sarebbero stati fuori dalla Montagna.
Thorin si arrestò all’improvviso come se fosse stato colpito in pieno stomaco da un pugno. I suoi compagni lo urtarono nella fretta di sfuggire al drago e solo allora si voltarono per vedere cosa aveva paralizzato il loro capo. La stanza era piena di cadaveri. Nani di ogni età, maschi e femmine giacevano morti ammassati contro la parete sigillata da pietre enormi cadute a sbarrare l’unica porta.
“E’ così allora, non c’è via d’uscita.” La voce di Dwalin giunse alle orecchie di Thorin come da un pozzo remoto. Il nano si guardò intorno riconoscendo in quei volti rinsecchiti il viso familiare di tante persone che avevano vissuto giorni felice ad Erebor. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime davanti a tanta morte e tanto dolore. Piccoli nani giacevano ancora stretti al petto delle loro madri, i volti contratti per la mancanza di cibo e di aria.
Un’intera famiglia giaceva in un angolo padre, madre e il loro piccolo. Thorin fissò meglio lo sguardo e il suo cuore perse un colpo mentre la mente si perdeva nei ricordi.

Era il giorno stesso dell’arrivo del drago. Thorin come ogni mattina stava facendo il giro delle postazioni di difesa, come capo delle truppe di Erebor era suo compito provvedere alla difesa della Montagna. Aveva appena ispezionato l’ingresso sud e a passo deciso si dirigeva ora all’ingresso principale, alla grande terrazza che dominava la valle. Passò veloce tra le bancarelle del mercato settimanale ma fu richiamato da una voce.
“Principe!” Thorin si voltò fissando l’attenzione su colui che lo aveva chiamato. Un nano dalle spalle larghe e una folta barba rossiccia era accanto ad un banchetto che vendeva frutta proveniente senza dubbio da Dale.
“Principe,” riprese il venditore “mi dispiace crearle fastidio ma potrebbe concedere la benedizione dei Durin al mio piccolo Azaghal?”
Thorin rimase interdetto, non era pratico di queste cose cerimoniali riservate di solito a suo nonno e a suo padre. Ma il nano riprese
“Non lo avrei chiesto, ma sa, siamo arrivati dopo grandi difficoltà dai Colli Ferrosi. La mia Loni ha perso per un morbo un piccolo li sulle lontane montagne ad ovest e ormai quello era un luogo che ci ricordava troppo dolore. Qui siamo riusciti a ricostruirci una vita e qui è arrivato Azaghal, la nostra gioia più grande.”
Thorin si lasciò intenerire da quella storia, Dwalin glielo ripeteva continuamente che era debole di cuore.
Così seguì il nano sul retro della bancarella dove trovò la madre col piccolo che giocava seduto a terra con una serie di cubi colorati, opera senz’altro di Bombur.
Il padre si avvicinò al figlio richiamandone l’attenzione “Azaghal, oggi è un gran giorno per te” gli disse “Sai chi è questo nano?” Il piccolo scosse la testa confuso gli occhi sgranati di meraviglia fissi sull’armatura argentata e sulla tunica di velluto blu che indossava Thorin.
“Questo, figlio mio, è il principe Thorin, nipote del re, della stirpe di Durin. Un giorno sarà lui a regnare su Erebor ed oggi è qui per conoscere te.”
“Me?” chiese in un soffio il piccolo stentando a credere ai suoi occhi.
Thorin si accovacciò accanto al piccolo nano che in piedi a stento gli arrivava alla cintola.
“Sì, Azaghal” disse, posando sulla testa del piccolo la sua grande mano “E’ un onore poterti conoscere. Che la forza dei Durin possa sempre sostenerti nella vita.”
Thorin cercò di infondere in quelle parole tutta la solennità richiesta ma si sentì quanto mai impacciato. Decisamente era più abituato ad impugnare ascia e spada che non a governare su un popolo.
Il piccolo con la sincerità tipica dei bambini riprese “Ma questo Durin è tuo padre? Ed è lui il re?”
Thorin sorrise divertito “Veramente il re è mio nonno” gli disse.
“Ma se lui è il re tu cosa fai?” la curiosità dei piccoli nani era disarmante.
“Azaghal!” lo rimbrottò il padre.
Ma Thorin scosse la mano con indifferenza e riprese a parlare al piccolo “Il mio compito è difendere il regno ed ogni singolo abitante.”
“E’ difficile lottare contro i cattivi. Tuo nonno fa qualcosa di più semplice” rispose il nanetto sempre più a suo agio con quello strano guerriero dall’aspetto truce ma dal cuore tenero. 
“E difenderai anche me?” chiese Azaghal i grandi occhi marroni fissi in quelli azzurri dell’erede al trono.
“Certo, piccolo. Finchè ci sarò io non ti accadrà mai nulla di brutto da parte dei cattivi.”


Thorin si sforzò di prendere aria reprimendo uno spasimo di dolore. Quel ricordo era tornato alla sua mente accrescendo la sofferenza, aveva fallito allora come adesso. Non aveva difeso il suo popolo, la sua gente ed ora aveva portato i suoi compagni in un a trappola mortale.
“Gli ultimi della nostra famiglia. Devono essere venuti qui sperando l’impossibile. Potremmo provare a raggiungere le miniere potremmo durare qualche giorno.”
Le parole di Balin lo riscossero dall’abisso di sofferenza in cui stava annegando. Non si sarebbe nascosto come un topo impaurito.
“No, io non morirò in questo modo. Acquattato, arrancando per respirare. Andremo alle fucine.”
“Lui ci vedrà. Certo come la morte.”
“No, se ci dividiamo.”
“Thorin non ce la faremo mai.”
 “Qualcuno di noi potrebbe. Conduciamolo alle fucine. Uccideremo il drago.”

L’idea di combattere, di affrontare il nemico di sempre, colui che lo aveva privato del suo posto nel mondo sottraendogli un regno e sterminando il suo popolo sorse nell’animo di Thorin con la forza di un fiume in piena. Quello era l’unico modo per vendicare Azaghal e tutti coloro che erano morti a causa di Smaug. Non gli interessava più l’Arkengemma né il tesoro. Non voleva riappropriarsi di ciò che era suo come un ladro. Avrebbe combattuto per Thrain e per Thror e per suo fratello Frerin. Non si faceva illusioni sul successo dell’impresa sarebbe morto ma l’avrebbe fatto come un guerriero spada in pugno, affrontando il nemico faccia a faccia.
 “Se la cosa finirà tra le fiamme allora bruceremo tutti insieme.”
 Bruceremo come i nani di Azanulbizar, bruceremo come eroi, bruceremo con la dignità della nostra razza.

SPAZIO AUTRICE
Ed eccomi ad aggiornare questa storia…rientro nella mente dell’unico re sotto la montagna. Mi è piaciuto particolarmente scrivere questo capitolo. La scena della scoperta dei nani morti è davvero bellissima e recitata in modo magistrale da Richard Armitage. Non riesco a non emozionarmi ogni volta. E’ davvero intensa e piena di significati. E la frase che dà il titolo al capitolo è da brividi davvero!
Questa è la mia versione dei pensieri di Thorin.
Spero gradirete questo capitolo. Ringrazio tutti quelli che leggeranno e un grazie speciale a chi vorrà lasciare le sue impressioni. Ci tengo molto alla vostra opinione.
Alla prossima

  
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