CAPITOLO III: Una trapunta di stelle.
Tris
si stese supina sul letto a fissare gli intricati nodi del lampadario
di metallo.
Tentava
in tutti modi di non pensare al destino che l'attendeva; prima ci
sarebbe stata la parata dei carri, il centro di addestramento,
l'intervista.
Magari
poteva uccidersi mentre era a Capitol City... No, non poteva, aveva
promesso.
Il
treno sobbalzava leggermente, ma le ci volle molto poco per
addormentarsi; voleva riposare prima di cena per prepararsi
psicologicamente all'incontro con il Tributo maschio e la loro
mentore. Il suo nome era Bethany e aveva vinto anni prima offrendosi
volontaria al posto di una ragazza disabile; Tris l'aveva sempre
ammirata e vista come una specie di eroina.
Poco
più tardi si svegliò e andò in bagno,
il quale era completamente
domotizzato e affatto semplice da utilizzare. Verso ora di cena
uscì
dalla stanza e andò nel vagone ristorante dove seduti a
tavola
c'erano già il Tributo maschio, Daphne e Bethany.
«Piacere
di conoscerti, tu devi essere Beatrice?» la accolse
quest'ultima
alzandosi in piedi
«Sì,
ma mi chiami Tris»
«Va
bene Tris, però dammi del tu ti prego» disse
ancora Bethany
sorridendo.
Tris
si sedette al tavolo e notò subito che l'altro Tributo non
l'aveva
degnata neanche di uno sguardo il che stava a significare
“stammi
alla larga e aspetterò l'arena per ucciderti”; la
ragazza non era
affatto affamata ma si costrinse a mandar giù qualche
boccone di
roastbeef e purè di patate.
«Come
procediamo?» chiese il ragazzo
«Intendi
da ora fino all'arena? Beh per prima cosa c'è la sfilata dei
carri,
poi si inizia subito con l'addestramento durante la cui ultima parte
potrete lavorare con me. Preferite lavorare insieme o...»
«Singolarmente»
rispose il Tributo; aveva una voce profonda e i muscoli delle braccia
erano perfettamente scolpiti, notò Tris, sarebbe stato un
avversario
da tenere a debita distanza
«Okay
Josh... Tris per te va bene no?» la ragazza annuì
«Perfetto. Vi
dicevo... Alla fine dell'addestramento ci sarà la prova di
valutazione. Stupiteli, è quello che cercano, semplicemente
spettacolo. Dopo l'intervista finale inizia la gara. Dovete farvi
desiderare da i Capitolini, fatevi amare e guadagnerete sponsor
cioè
sinonimo di cibo, acqua o medicinali»
Tris
guardava Bethany con aria incuriosita; era minuta e portava i capelli
color mogano tagliati corti in un ordinato carré, aveva un
viso
armonioso, rassicurante, e soprattutto lei aveva vinto... Ma come?
«Come
hai fatto a vincere? Cosa hai fatto per battere gli altri
Tributi?»
«Ho
trovato sponsor. Il fatto di essermi offerta volontaria al posto di
quella ragazza mi ha reso per così dire
“famosa”, quindi gli
sponsor hanno iniziato a mandarmi ciò di cui avevo
bisogno»
«Ma
non puoi non aver ucciso nessuno»
A
quell'osservazione la ragazza si rabbuiò; aveva intorno ai
trent'anni, ma aveva passato cose che in una vita intera non si
riesce a smaltire.
«Io
uccisi una ragazza... La sogno ancora a volte... La uccisi nel modo
peggiore che potessi trovare. La tradii. Ci eravamo alleate, o almeno
così le avevo fatto credere, poi una notte durante il mio
turno di
guardia la uccisi e presi il suo zaino. Il colpo di cannone
arrivò
subito quindi almeno credo di non averla fatta soffrire
troppo...»
Tris non se lo sarebbe mai aspettato... Tradire così
spudoratamente
la fiducia di qualcuno era da vigliacchi, probabilmente Bethany era
ancor più diversa da quello che sembrava rispetto a tutti
quei
Capitolini ipertruccati e con una seconda pelle di silicone.
«Io
torno in camera» aveva detto Tris alzandosi e raccogliendo il
tovagliolo cadutole dalle gambe.
Nessuno
la salutò, così si avviò verso la
porta della carrozza cinque dove
era ubicata la sua stanza; quando premette il bottone di apertura
porte si trovò davanti Quattro; il ragazzo aveva un
espressione
pensierosa ma quando la vide sorrise e le chiese a bassa
voce:«Vai a
letto?»
«Sì»
«Ti
raggiungo tra poco, dobbiamo parlare» Tris era contentissima
di
questa notizia, anche se non aveva idea di che cosa lui le dovesse
dire, era euforica all'idea di passare del tempo con lui; e magari
avrebbero parlato anche del bacio...
«A
dopo allora».
Mentre
lo aspettava, Tris iniziò a pensare a Josh... Sarebbe potuto
tranquillamente essere un assassino spietato, oppure una volta
nell'arena si sarebbe tenuto in disparte e poi solo alla fine avrebbe
ammazzato se necessario. Fatto stava che se si fossero affrontati in
un corpo a corpo sarebbe stata spacciata. Tris sperava che
l'assortimento di Tributi di quest'anno non comprendesse troppi
volontari dal Primo e dal Secondo Distretto o comunque persone abili
nel combattimento. Tuttavia quando ci sono i favoriti la maggior
parte dei Tributi viene uccisa da loro ed inoltre,
nell'eventualità
in cui non ci fossero, ci sarebbe stata maggiore probabilità
di trovare ragazzini di dodici o tredici anni il che avrebbe reso tutto
più complicato perché uccidere dei bambini era
una cosa così
deplorevole che chiunque avesse anche solo un briciolo di cuore, non
sarebbe riuscito a fare.
Più
tardi, come annunciato, Quattro entrò furtivamente nella
camera di
Tris; lei lo stava aspettando seduta con le gambe incrociate sul
letto, si avvicinò e le si sedette a fianco.
«Sono
qui per darti dei consigli»
«Aspetta
fammi indovinare... Trovare degli sposor?»
«Vedo
che sei già entrata nell'ottica»
«Sì,
ma non vedo come io possa
trovare degli sponsor»
«Dagli
una bella storia. Quando ci sarà l'intervista sfrutta quei
pochi
minuti per dare loro una buona ragione per farti tornare a
casa»
«Tipo
cosa? Sono una come tanti che ha soltanto la famiglia che l'aspetta a
casa. Io non ho una storia da raccontare!»
«Hai
una storia d'amore»
«Io?
Non ho nessuna storia d'amore...»
«Beh
grazie per la tua considerazione!» Tris lo guardò
con sguardo
sconcertato
«Io...Io
e te...Non possiamo stare insieme» lui era bello,
intelligente,
scaltro e anche famoso e l'attrazione che Tris provava per lui era
notevole; ma non potevano mettersi insieme proprio ora! Sarebbe
significato dover dire addio anche a lui e poi non poteva
spiattellare al mondo che stava con un Pacificatore.
«Perché
no?»
«Perché
io... Io non posso...»
«Non
capisco... Cos'è che non puoi?»
Nessuno
capiva che lei non ce l'avrebbe mai fatta, tutti le parlavano come se
lei avesse già vinto! Così stanca di tutto
sbraitò:«IO NON POSSO
STARE CON TE! SIGNIFICHEREBBE DOVERTI LASCIARE TRA MENO DI DUE
SETTIMANE E NON VOGLIO!»
«Tu
sottovaluti le tue capacità»
«No...No...
Io non mi sottovaluto, sei tu che riponi in me troppe aspettative che
io non potrò mai soddisfare, siamo ventiquattro e solo uno
sopravvive, le mie possibilità sono sotto zero. Per di
più non
posso andare in giro dicendo che sto con un Pacificatore!»
«Finora
non mi hai mai deluso, e poi non voglio che tu parli di noi due,
almeno non direttamente; inventa che sei innamorata di un ragazzo e
che devi sopravvivere per tornare da lui. Il che non è del
tutto una
fandonia»
Tris
aveva sempre immaginato che quando si fosse fidanzata ci sarebbe
stata una lunga fase preliminare prima di affrontare l'argomento
“fidanzamento” vero e proprio, per questo l'idea di
stare con
Quattro, per quanto allettante, le sembrava inverosimile. C'era da
ammettere però che ogni secondo che passava, l'avrebbe
voluto
trascorrere al suo fianco, quando stava con lui si sentiva a casa
anche se era distante chilometri e chilometri dal suo Distretto;
questo la riportava però sempre ad affrontare la
realtà che tra
poco lei non ci sarebbe stata più e lo avrebbe lasciato
ancor prima
quasi di esserci stata insieme davvero.
«Quattro
io...» lui non le lasciò terminare la frase, le
prese il viso tra
le mani e la baciò. Un bacio caldo ed intenso, le fece
correre le
dita tra i capelli ormai sciolti dallo chignon e poi scese con le
mani fino alla vita dove la mantenne per poggiarla al materasso; si
chinò sopra di lei e iniziò a baciarle il collo. Dei
brividi di piacere la percorrevano ogni volta che le succhiava la sua
pelle delicatamente; poi tornò sulle labbra, lui sapeva di
caffè e
di colonia.
Rimasero poi qualche secondo
fronte contro fronte respirando affannosamente; Quattro si
raddrizzò
e Tris fece lo stesso; si guardavano ancora negli occhi quando Tris
alzò lo sguardo e vide una telecamera. Ovviamente la stanza
era
videosorvegliata.
«Oh mio Dio! La
telecamera!»
«Calma, calma, ci ho
pensato io, l'ho spenta dal centralino prima di venire qui»
Tris fece un respiro di
sollievo.
«Ora devo andare» disse
Quattro «Inizia a pensare ad un discorso convincente riguardo
il tuo
innamorato che hai lasciato al Distretto» si alzò
e andò verso la
porta
«Vedrò di inventarmi
qualcosa».
Con quel bacio Tris si era
completamente sciolta, avevano oltrepassato il punto di non ritorno;
in quel modo Quattro aveva suggellato l'inizio della loro relazione e
ora stava a lei decidere. Tris sapeva bene che quando non ci sarebbe
stata più sarebbe stato lui a soffrire, ma tanto valeva
stare
insieme il poco tempo che era loro concesso.
Ora aveva qualcosa in più
per cui lottare: Tobias.
Quattro stava tentando in tutti i modi di convincerla a non lasciarsi andare, a combattere; lui da stratega avrebbe potuto aiutarla, ma anche lei non doveva partire già sventolando bandiera bianca. Doveva essere reattiva e pronta all'azione; scaltra nell'afferrare al volo le occasioni quando le si presentavano; intelligente a non sprecare risorse ed energie inutilmente; e benvoluta per tentare di accaparrarsi sponsors. Insieme potevano farcela, la speranza li avrebbe aiutati a superare la paura.
I
due giorni successivi
furono alquanto monotoni, se non fosse stato per i continui sguardi
proibiti che Tris e Quattro si scambiavano ogni volta che si
trovavano nella stessa stanza.
Daphne parlò della stilista
che avrebbe disegnato i loro abiti come si parla di una Dea, a quanto
pareva si chiamava Regina e faceva onore al suo nome per quanto
riguardava il campo della moda.
Bethany si faceva vedere
poco e niente; solo quando si riunivano nel vagone ristorante per i
pasti Tris e Josh avevano la possibilità di parlare con lei.
Quella sera però sembrava
particolarmente predisposta alla conversazione
«Non si accende il fuoco se
non in casi di stretta necessità e quando si è
certi di essere
lontani dagli altri Tributi» disse
«In quale ambiente è più
probabile che ci si trovi?» chiese Josh
«Potrebbe essere qualsiasi
cosa: da un paesaggio di montagna ad un deserto sterminato, oppure
una foresta, una distesa d'acqua... Sono capaci di inventarsi
qualsiasi cosa pur di complicarvi la vita»
«Bene...» disse Tris
ironica
«Quest'anno il capo
stratega è cambiato... Da quello che ho capito si chiama
Ezra Powell
ed è perennemente al fianco della presidentessa,
c'è chi dice che
tra loro ci sia addirittura qualcosa...» disse con un sorriso
malizioso
«Non sapevo che lei avesse
un cuore, wow...» intervenne Josh, ammonito subito da Daphne,
mentre
Tris e Bethany ridevano sotto i baffi.
«Tra poco ci fermeremo per
fare rifornimento» annunciò quest'ultima.
Erano ormai arrivati al
Distretto Quattro. Mancava poco.
Tris portava una collana
molto semplice: un cuoricino dorato attaccato ad una catenina d'oro.
Era stato il suo regalo per i dodici anni e non se ne separava mai, e
ora ci stava giocherellando avvolgendola attorno all'indice e poi
srotolandola.
Tris
passò praticamente
tutto il resto della giornata in camera a non fare assolutamente
nulla; beh una volta arrivata a Capitol City non avrebbe più
avuto tempo di rilassarsi anzi, non lo avrebbe avuto mai
più, quindi
meglio approfittare.
Non vide Quattro fino a
quella sera dopo cena. Il ragazzo busso delicatamente alla porta per
poi entrare
«Voglio farti vedere una
cosa, vieni» Tris si alzò e infilò le
scarpe, poi corse dietro
Tobias. Camminavano furtivamente per i corridoi del treno andando
verso la locomotiva. Le luci erano soffuse, erano le undici e non
avevano incontrato Pacificatori lungo il tragitto; arrivarono davanti
ad una porta di ferro oltre la quale si potevano sentire rumori di
macchinari in funzione. Quattro inserì un codice sulla
tastiera
posizionata sulla porta e questa si aprì rivelando il suo
interno:
l'aveva portata nella carrozza pilota.
Anche qui non c'era nessuno
«Ma chi sta guidando?!»
«Ho inserito il pilota
automatico, il tempo di venirti a chiamare. Stasera sono io il
macchinista! E ora guarda...»
La stanza era bene
illuminata ed era difficile vedere oltre il vetro in quanto i
riflessi delle luci alteravano la visuale; così Quattro le
spense e
tutto quello che Tris riuscì a dire fu
“Wow”. Era uno spettacolo
meraviglioso: erano su di una monorotaia che attraversava una distesa
d'acqua immensa, sia a destra che a sinistra non si riusciva a vedere
dove la terra ferma ricominciasse e soltanto difronte si poteva
scorgere l'altra sponda. Le stelle puntellavano il cielo riempiendone
ogni angolo con il loro bagliore che si rifletteva sull'acqua
sottostante, come su di una trapunta immensa che dall'alto sembrava
volerli proteggere, sebbene in quel momento nulla fosse a loro
favore; la luna era uno spicchio sottile paragonabile ad un sorriso.
Era una vista così confortante e nostalgica allo stesso
tempo . Tris
non aveva mai visto così tante stelle, se non nella pineta,
la sera
tardi quando litigava con Caleb e andava lì per schiarirsi
le
idee... Litigi che ora tanto rimpiangeva...
Mentre era ancora attaccata
col naso al vetro freddo del parabrezza
esclamò:«Guarda! Guarda!
Una stella cadente!»
Tobias le sorrise, ma il suo
sguardo era triste. Anche a lui quel cielo riportava alla mente dei
ricordi... Uno dei pochi regali che Marcus aveva mai fatto a Tobias
era stato un modellino della sfera celeste sulla quale erano segnate le
costellazioni dello zodiaco, i paralleli e i meridiani celesti, la
stella polare... Tobias aveva sempre custodito e conservato
quell'oggetto come un piccolo tesoro, come a sindacare che in fondo
suo padre un cuore ce l'aveva. Un giorno però, in preda
all'ira
dovuta ad un richiamo ricevuto da Quattro da parte di uno dei suoi
allenatori, Marcus prese il modellino e lo scagliò contro il muro
facendolo
andare in frantumi davanti agli occhi di suo figlio che tanto
premurosamente l'aveva preservato.
«Sai le stelle cadenti non
sono vere stelle... Sono dei meteoroidi che entrando in collisione
con l'atmosfera terrestre, si incendiano e noi possiamo vederli come
una scia luminosa prima che si consumino del tutto
spegnendosi»
«Wow... Io esprimo sempre
un desiderio quando ne vedo una»
«E che desiderio hai
espresso ora?»
Tris abbassò lo sguardo e
la sua voce s'intristì «Di tornare a
casa»
Quattro inserì di nuovo il
pilota automatico e si avvicinò alla ragazza. Un lacrima
silenziosa,
calda e salata le solcava una guancia, così lui la prese tra
le
braccia e la strinse forte a sé
«Tu tornerai a casa, Tris.
Fosse l'ultima cosa che faccio».
NOTE DELL'AUTRICE
Salve
a tutti! Spero sia
valsa la pena aspettare per questo capitolo.
Pensavo (sotto consiglio
anche di una mia cara amica) di allungare, a partire da ora, i
capitoli; così da poter includere tutto senza
però spezzettarlo e
rendendo a voi lettori la lettura un po' meno frammentaria, sperando
però di non andare a finire nel noioso o nel prolisso.
Fatemi sapere
che cosa ne pensate.
Recensioni belle e brutte
sono sempre gradite! E possa la buona sorte sempre essere a vostro
favore!
Princess Leila.