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Autore: Princess Leila    16/10/2014    4 recensioni
Nel Distretto sette mancano due giorni alla Mietitura. Tris non è preoccupata, il suo nome c'è solamente una volta... Qualcosa però va storto. L'arena la attende.
Un'amore inconcepibile, in un contesto paradossale. Due mondi incompatibili uniti. Ma dopo tutto... Cosa cambiava morire prima invece che dopo? Meno sofferenza, meno dolore... Meno persone a cui dire addio... Un proiettile che fa la differenza. Un colpo di cannone che determina tutto. Cosa li attende? Di certo nulla di semplice. Quali sono i segreti mai svelati che lentamente, un passo per volta, verranno alla luce? Chi dovrà necessariamente morire, e chi ce la farà?
Benvenuti ai ventinovesimi Hunger Games! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO III: Una trapunta di stelle.

Tris si stese supina sul letto a fissare gli intricati nodi del lampadario di metallo.
Tentava in tutti modi di non pensare al destino che l'attendeva; prima ci sarebbe stata la parata dei carri, il centro di addestramento, l'intervista.
Magari poteva uccidersi mentre era a Capitol City... No, non poteva, aveva promesso.
Il treno sobbalzava leggermente, ma le ci volle molto poco per addormentarsi; voleva riposare prima di cena per prepararsi psicologicamente all'incontro con il Tributo maschio e la loro mentore. Il suo nome era Bethany e aveva vinto anni prima offrendosi volontaria al posto di una ragazza disabile; Tris l'aveva sempre ammirata e vista come una specie di eroina.
Poco più tardi si svegliò e andò in bagno, il quale era completamente domotizzato e affatto semplice da utilizzare. Verso ora di cena uscì dalla stanza e andò nel vagone ristorante dove seduti a tavola c'erano già il Tributo maschio, Daphne e Bethany.
«Piacere di conoscerti, tu devi essere Beatrice?» la accolse quest'ultima alzandosi in piedi
«Sì, ma mi chiami Tris»
«Va bene Tris, però dammi del tu ti prego» disse ancora Bethany sorridendo.
Tris si sedette al tavolo e notò subito che l'altro Tributo non l'aveva degnata neanche di uno sguardo il che stava a significare “stammi alla larga e aspetterò l'arena per ucciderti”; la ragazza non era affatto affamata ma si costrinse a mandar giù qualche boccone di roastbeef e purè di patate.
«Come procediamo?» chiese il ragazzo
«Intendi da ora fino all'arena? Beh per prima cosa c'è la sfilata dei carri, poi si inizia subito con l'addestramento durante la cui ultima parte potrete lavorare con me. Preferite lavorare insieme o...»
«Singolarmente» rispose il Tributo; aveva una voce profonda e i muscoli delle braccia erano perfettamente scolpiti, notò Tris, sarebbe stato un avversario da tenere a debita distanza
«Okay Josh... Tris per te va bene no?» la ragazza annuì «Perfetto. Vi dicevo... Alla fine dell'addestramento ci sarà la prova di valutazione. Stupiteli, è quello che cercano, semplicemente spettacolo. Dopo l'intervista finale inizia la gara. Dovete farvi desiderare da i Capitolini, fatevi amare e guadagnerete sponsor cioè sinonimo di cibo, acqua o medicinali»
Tris guardava Bethany con aria incuriosita; era minuta e portava i capelli color mogano tagliati corti in un ordinato carré, aveva un viso armonioso, rassicurante, e soprattutto lei aveva vinto... Ma come?
«Come hai fatto a vincere? Cosa hai fatto per battere gli altri Tributi?»
«Ho trovato sponsor. Il fatto di essermi offerta volontaria al posto di quella ragazza mi ha reso per così dire “famosa”, quindi gli sponsor hanno iniziato a mandarmi ciò di cui avevo bisogno»
«Ma non puoi non aver ucciso nessuno»
A quell'osservazione la ragazza si rabbuiò; aveva intorno ai trent'anni, ma aveva passato cose che in una vita intera non si riesce a smaltire.
«Io uccisi una ragazza... La sogno ancora a volte... La uccisi nel modo peggiore che potessi trovare. La tradii. Ci eravamo alleate, o almeno così le avevo fatto credere, poi una notte durante il mio turno di guardia la uccisi e presi il suo zaino. Il colpo di cannone arrivò subito quindi almeno credo di non averla fatta soffrire troppo...» Tris non se lo sarebbe mai aspettato... Tradire così spudoratamente la fiducia di qualcuno era da vigliacchi, probabilmente Bethany era ancor più diversa da quello che sembrava rispetto a tutti quei Capitolini ipertruccati e con una seconda pelle di silicone.
«Io torno in camera» aveva detto Tris alzandosi e raccogliendo il tovagliolo cadutole dalle gambe.
Nessuno la salutò, così si avviò verso la porta della carrozza cinque dove era ubicata la sua stanza; quando premette il bottone di apertura porte si trovò davanti Quattro; il ragazzo aveva un espressione pensierosa ma quando la vide sorrise e le chiese a bassa voce:«Vai a letto?»
«Sì»
«Ti raggiungo tra poco, dobbiamo parlare» Tris era contentissima di questa notizia, anche se non aveva idea di che cosa lui le dovesse dire, era euforica all'idea di passare del tempo con lui; e magari avrebbero parlato anche del bacio...
«A dopo allora».

Mentre lo aspettava, Tris iniziò a pensare a Josh... Sarebbe potuto tranquillamente essere un assassino spietato, oppure una volta nell'arena si sarebbe tenuto in disparte e poi solo alla fine avrebbe ammazzato se necessario. Fatto stava che se si fossero affrontati in un corpo a corpo sarebbe stata spacciata. Tris sperava che l'assortimento di Tributi di quest'anno non comprendesse troppi volontari dal Primo e dal Secondo Distretto o comunque persone abili nel combattimento. Tuttavia quando ci sono i favoriti la maggior parte dei Tributi viene uccisa da loro ed inoltre, nell'eventualità in cui non ci fossero, ci sarebbe stata maggiore probabilità di trovare ragazzini di dodici o tredici anni il che avrebbe reso tutto più complicato perché uccidere dei bambini era una cosa così deplorevole che chiunque avesse anche solo un briciolo di cuore, non sarebbe riuscito a fare.
Più tardi, come annunciato, Quattro entrò furtivamente nella camera di Tris; lei lo stava aspettando seduta con le gambe incrociate sul letto, si avvicinò e le si sedette a fianco.
«Sono qui per darti dei consigli»
«Aspetta fammi indovinare... Trovare degli sposor?»
«Vedo che sei già entrata nell'ottica»
«Sì, ma non vedo come io possa trovare degli sponsor»
«Dagli una bella storia. Quando ci sarà l'intervista sfrutta quei pochi minuti per dare loro una buona ragione per farti tornare a casa»
«Tipo cosa? Sono una come tanti che ha soltanto la famiglia che l'aspetta a casa. Io non ho una storia da raccontare!»
«Hai una storia d'amore»
«Io? Non ho nessuna storia d'amore...»
«Beh grazie per la tua considerazione!» Tris lo guardò con sguardo sconcertato
«Io...Io e te...Non possiamo stare insieme» lui era bello, intelligente, scaltro e anche famoso e l'attrazione che Tris provava per lui era notevole; ma non potevano mettersi insieme proprio ora! Sarebbe significato dover dire addio anche a lui e poi non poteva spiattellare al mondo che stava con un Pacificatore.
«Perché no?»
«Perché io... Io non posso...»
«Non capisco... Cos'è che non puoi?»
Nessuno capiva che lei non ce l'avrebbe mai fatta, tutti le parlavano come se lei avesse già vinto! Così stanca di tutto sbraitò:«IO NON POSSO STARE CON TE! SIGNIFICHEREBBE DOVERTI LASCIARE TRA MENO DI DUE SETTIMANE E NON VOGLIO!»
«Tu sottovaluti le tue capacità»
«No...No... Io non mi sottovaluto, sei tu che riponi in me troppe aspettative che io non potrò mai soddisfare, siamo ventiquattro e solo uno sopravvive, le mie possibilità sono sotto zero. Per di più non posso andare in giro dicendo che sto con un Pacificatore!»
«Finora non mi hai mai deluso, e poi non voglio che tu parli di noi due, almeno non direttamente; inventa che sei innamorata di un ragazzo e che devi sopravvivere per tornare da lui. Il che non è del tutto una fandonia»
Tris aveva sempre immaginato che quando si fosse fidanzata ci sarebbe stata una lunga fase preliminare prima di affrontare l'argomento “fidanzamento” vero e proprio, per questo l'idea di stare con Quattro, per quanto allettante, le sembrava inverosimile. C'era da ammettere però che ogni secondo che passava, l'avrebbe voluto trascorrere al suo fianco, quando stava con lui si sentiva a casa anche se era distante chilometri e chilometri dal suo Distretto; questo la riportava però sempre ad affrontare la realtà che tra poco lei non ci sarebbe stata più e lo avrebbe lasciato ancor prima quasi di esserci stata insieme davvero.
«Quattro io...» lui non le lasciò terminare la frase, le prese il viso tra le mani e la baciò. Un bacio caldo ed intenso, le fece correre le dita tra i capelli ormai sciolti dallo chignon e poi scese con le mani fino alla vita dove la mantenne per poggiarla al materasso; si chinò sopra di lei e iniziò a baciarle il collo. Dei brividi di piacere la percorrevano ogni volta che le succhiava la sua pelle delicatamente; poi tornò sulle labbra, lui sapeva di caffè e di colonia.
Rimasero poi qualche secondo fronte contro fronte respirando affannosamente; Quattro si raddrizzò e Tris fece lo stesso; si guardavano ancora negli occhi quando Tris alzò lo sguardo e vide una telecamera. Ovviamente la stanza era videosorvegliata.
«Oh mio Dio! La telecamera!»
«Calma, calma, ci ho pensato io, l'ho spenta dal centralino prima di venire qui»
Tris fece un respiro di sollievo.
«Ora devo andare» disse Quattro «Inizia a pensare ad un discorso convincente riguardo il tuo innamorato che hai lasciato al Distretto» si alzò e andò verso la porta
«Vedrò di inventarmi qualcosa».
Con quel bacio Tris si era completamente sciolta, avevano oltrepassato il punto di non ritorno; in quel modo Quattro aveva suggellato l'inizio della loro relazione e ora stava a lei decidere. Tris sapeva bene che quando non ci sarebbe stata più sarebbe stato lui a soffrire, ma tanto valeva stare insieme il poco tempo che era loro concesso.
Ora aveva qualcosa in più per cui lottare: Tobias.

Quattro stava tentando in tutti i modi di convincerla a non lasciarsi andare, a combattere; lui da stratega avrebbe potuto aiutarla, ma anche lei non doveva partire già sventolando bandiera bianca. Doveva essere reattiva e pronta all'azione; scaltra nell'afferrare al volo le occasioni quando le si presentavano; intelligente a non sprecare risorse ed energie inutilmente; e benvoluta per tentare di accaparrarsi sponsors. Insieme potevano farcela, la speranza li avrebbe aiutati a superare la paura.

I due giorni successivi furono alquanto monotoni, se non fosse stato per i continui sguardi proibiti che Tris e Quattro si scambiavano ogni volta che si trovavano nella stessa stanza.
Daphne parlò della stilista che avrebbe disegnato i loro abiti come si parla di una Dea, a quanto pareva si chiamava Regina e faceva onore al suo nome per quanto riguardava il campo della moda.
Bethany si faceva vedere poco e niente; solo quando si riunivano nel vagone ristorante per i pasti Tris e Josh avevano la possibilità di parlare con lei.
Quella sera però sembrava particolarmente predisposta alla conversazione
«Non si accende il fuoco se non in casi di stretta necessità e quando si è certi di essere lontani dagli altri Tributi» disse
«In quale ambiente è più probabile che ci si trovi?» chiese Josh
«Potrebbe essere qualsiasi cosa: da un paesaggio di montagna ad un deserto sterminato, oppure una foresta, una distesa d'acqua... Sono capaci di inventarsi qualsiasi cosa pur di complicarvi la vita»
«Bene...» disse Tris ironica
«Quest'anno il capo stratega è cambiato... Da quello che ho capito si chiama Ezra Powell ed è perennemente al fianco della presidentessa, c'è chi dice che tra loro ci sia addirittura qualcosa...» disse con un sorriso malizioso
«Non sapevo che lei avesse un cuore, wow...» intervenne Josh, ammonito subito da Daphne, mentre Tris e Bethany ridevano sotto i baffi.
«Tra poco ci fermeremo per fare rifornimento» annunciò quest'ultima.
Erano ormai arrivati al Distretto Quattro. Mancava poco.
Tris portava una collana molto semplice: un cuoricino dorato attaccato ad una catenina d'oro. Era stato il suo regalo per i dodici anni e non se ne separava mai, e ora ci stava giocherellando avvolgendola attorno all'indice e poi srotolandola.

Tris passò praticamente tutto il resto della giornata in camera a non fare assolutamente nulla; beh una volta arrivata a Capitol City non avrebbe più avuto tempo di rilassarsi anzi, non lo avrebbe avuto mai più, quindi meglio approfittare.
Non vide Quattro fino a quella sera dopo cena. Il ragazzo busso delicatamente alla porta per poi entrare
«Voglio farti vedere una cosa, vieni» Tris si alzò e infilò le scarpe, poi corse dietro Tobias. Camminavano furtivamente per i corridoi del treno andando verso la locomotiva. Le luci erano soffuse, erano le undici e non avevano incontrato Pacificatori lungo il tragitto; arrivarono davanti ad una porta di ferro oltre la quale si potevano sentire rumori di macchinari in funzione. Quattro inserì un codice sulla tastiera posizionata sulla porta e questa si aprì rivelando il suo interno: l'aveva portata nella carrozza pilota.
Anche qui non c'era nessuno
«Ma chi sta guidando?!»
«Ho inserito il pilota automatico, il tempo di venirti a chiamare. Stasera sono io il macchinista! E ora guarda...»
La stanza era bene illuminata ed era difficile vedere oltre il vetro in quanto i riflessi delle luci alteravano la visuale; così Quattro le spense e tutto quello che Tris riuscì a dire fu “Wow”. Era uno spettacolo meraviglioso: erano su di una monorotaia che attraversava una distesa d'acqua immensa, sia a destra che a sinistra non si riusciva a vedere dove la terra ferma ricominciasse e soltanto difronte si poteva scorgere l'altra sponda. Le stelle puntellavano il cielo riempiendone ogni angolo con il loro bagliore che si rifletteva sull'acqua sottostante, come su di una trapunta immensa che dall'alto sembrava volerli proteggere, sebbene in quel momento nulla fosse a loro favore; la luna era uno spicchio sottile paragonabile ad un sorriso. Era una vista così confortante e nostalgica allo stesso tempo . Tris non aveva mai visto così tante stelle, se non nella pineta, la sera tardi quando litigava con Caleb e andava lì per schiarirsi le idee... Litigi che ora tanto rimpiangeva...
Mentre era ancora attaccata col naso al vetro freddo del parabrezza esclamò:«Guarda! Guarda! Una stella cadente!»
Tobias le sorrise, ma il suo sguardo era triste. Anche a lui quel cielo riportava alla mente dei ricordi... Uno dei pochi regali che Marcus aveva mai fatto a Tobias era stato un modellino della sfera celeste sulla quale erano segnate le costellazioni dello zodiaco, i paralleli e i meridiani celesti, la stella polare... Tobias aveva sempre custodito e conservato quell'oggetto come un piccolo tesoro, come a sindacare che in fondo suo padre un cuore ce l'aveva. Un giorno però, in preda all'ira dovuta ad un richiamo ricevuto da Quattro da parte di uno dei suoi allenatori, Marcus prese il modellino e lo scagliò contro il muro facendolo andare in frantumi davanti agli occhi di suo figlio che tanto premurosamente l'aveva preservato.
«Sai le stelle cadenti non sono vere stelle... Sono dei meteoroidi che entrando in collisione con l'atmosfera terrestre, si incendiano e noi possiamo vederli come una scia luminosa prima che si consumino del tutto spegnendosi»
«Wow... Io esprimo sempre un desiderio quando ne vedo una»
«E che desiderio hai espresso ora?»
Tris abbassò lo sguardo e la sua voce s'intristì «Di tornare a casa»
Quattro inserì di nuovo il pilota automatico e si avvicinò alla ragazza. Un lacrima silenziosa, calda e salata le solcava una guancia, così lui la prese tra le braccia e la strinse forte a sé
«Tu tornerai a casa, Tris. Fosse l'ultima cosa che faccio».







NOTE DELL'AUTRICE

Salve a tutti! Spero sia valsa la pena aspettare per questo capitolo.
Pensavo (sotto consiglio anche di una mia cara amica) di allungare, a partire da ora, i capitoli; così da poter includere tutto senza però spezzettarlo e rendendo a voi lettori la lettura un po' meno frammentaria, sperando però di non andare a finire nel noioso o nel prolisso. Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Recensioni belle e brutte sono sempre gradite! E possa la buona sorte sempre essere a vostro favore!
Princess Leila.

   
 
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