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Autore: CainxAbel    18/10/2014    1 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Leather*1 controllò per l’ennesima volta di aver portato tutto con sé. Guardò la borsa, ma senza cercare freneticamente qualcosa. Niente libri, ma solo un quaderno con una penna dall’aria ricercata come la sua proprietaria e ombretti. Alta, formosa , ma aggraziata, già attirava numerosi sguardi maschili. Il girovita stretto era accentuato da una giacca di pelle attillata e da pantaloni bianchi altrettanto aderenti. I capelli mossi e castani erano raccolti in una lunga treccia e due ciocche le sfuggivano volutamente, per accarezzarle il viso dai tratti marcatamente femminili.
Le sue labbra si mossero come se volesse dire qualcosa, ma tacque. Quelle stesse labbra avevano spesso pronunciato parole gentili, rifiuti ai suoi spasimanti e qualche volta avevano anche baciato, ma non si erano mai posate su una sigaretta. A differenza sua, Lycra fumava come se non ci fosse un domani. Stava appoggiata a un muretto con le gambe volutamente in mostra, messe in risalto da calze color carne. Avrebbe indossato volentieri la sua minigonna più corta, se il regolamento scolastico non le avesse imposto qualcosa di più sobrio e decoroso. Avrebbe dovuto accontentarsi di un paio di pantaloncini che faticavano ad arrivare al ginocchio e stivali. Scosse la testa, mettendo in mostra la sua chioma biondo platino, liscissima. I suoi occhi scurissimi scrutavano gli studenti in arrivo. Sguardi maschili anche su di lei, constatò con orgoglio crescente.  Sulla sua t-shirt c’era scritto “ Single? No, impegnata col rossetto” e quello era davvero il suo unico impegno serio. Nemmeno la scuola e le persone rientravano così tanto nei suoi interessi.
“Che ragazzi orribili” commentò con spietatezza, inspirando profondamente.
“Lycra, se ci beccano i prof, saranno guai” l’ammonì Leather “ e poi odio fumare. Spegni quella sigaretta . Un po’ di rispetto, per favore”.
“ Qui sei tu quella che attira più ragazzi, ancora per poco”.
Lycra sbuffò e gettò a terra la sigaretta, spegnendola con la punta di un tacco e scese con calma dal muretto. Tra lei e Leather vigeva un patto silenzioso: la più corteggiata dominava e almeno sul numero di spasimanti le due ragazze non si raccontavano bugie.
“Lycra, dovresti risparmiarti certi commenti. Ci sono anche ragazzi carini, ma sento che accadrà qualcosa di strano quest’anno”.
Era stata Glass a prendere la parola. Delle tre, era quella che definivano la meno attraente, non perché non fosse bella, ma perché spiazzava gli altri con le frasi che pronunciava. Era molto minuta, a differenza delle prosperose Leather e Lycra.
Glass preferiva osservare piuttosto che parlare. Poteva restare ore ad ascoltare qualcuno senza cambiare espressione, ma non amava raccontare molto di sé. Quel poco che diceva era sensato oppure era una previsione, molto spesso corretta. Se lei avesse previsto che sarebbe accaduto qualcosa di strano, l’anormalità avrebbe fatto capolino in quell’anno scolastico. Su Glass girava ogni sorta di diceria: che sapesse leggere i tarocchi, che fosse in contatto con gli spiriti di tutti gli studenti e che, insomma, avesse poteri paranormali. Molte coppie di fidanzati si rivolgevano a lei per scoprire come sarebbe andata a finire la loro storia d’amore, ma spesso la sua risposta si riduceva a un semplice “ niente dura per sempre”. Le aspiranti coppie finivano spesso per scoppiare e alcuni ne attribuivano la colpa a Glass.
“Comunque” disse , interrompendo il silenzio che si era creato “ non è il numero di spasimanti che indica quanto si vale. Mi rivolgo a entrambe”.
Con quelle secche parole il discorso si sarebbe concluso, non senza una smorfia di Lycra che avrebbe aspettato volentieri l’allontanamento di Glass per sparlare di lei.
“Ciao, Lycra”.
Si voltò rapidamente, senza nemmeno salutare.
“ Smamma, sfigato” borbottò tra i denti alla vista del suo ennesimo corteggiatore, che tuttavia non se ne accorse.
“Guarda lì” la interruppe Leather.
“Che c’è?” sbottò Lycra.
Leather alzò le spalle, indicando davanti a sé.
“ Sta calciando quella lattina con rabbia” commentò Lycra “ perché dovrei osservarlo?”
“È Legno” disse Leather con un’espressione indecifrabile.
“ Quindi?”
“Ricordi? Si dichiarò a me qualche mese fa”.
“Secco rifiuto, suppongo”.
“Non secco, ma comunque rifiuto. Insomma, basta vederlo, come attacca  briga con gli altri. Si espone troppo, non ha rispetto o vergogna e se potesse, picchierebbe a sangue Gold e Silver”.
“Questo è vero”.
Lycra sussurrò qualcosa all’orecchio di Leather. Si trattava di vecchi pettegolezzi, di “ scandali”, di notizie che a scuola si erano diffuse a macchia d’olio. Leather non se ne stupì, ma si mantenne calma e composta, mentre Legno si allontanava da lei, correndo come se avesse visto un fantasma.
 
Foam si muoveva freneticamente da una parte all’altra, con le lacrime agli occhi.
“Bel tiro, Forex!” esclamò Gold, afferrando lo zaino.
Foam lo voleva recuperare a tutti i costi: era il suo.  Il suo sguardo si muoveva smarrito da una parte all’altra. Forex era altissimo e sembrava una montagna muscolosa che avrebbe potuto ridurlo in briciole. Le gambe di Foam tremarono e nel frattempo Silver cercava di spingerlo per farlo cadere a terra.
“Che puzza!” esclamò poco dopo, lanciandogli un’occhiata eloquente “ C’è della spazzatura qui vicino”.
“ Eh già” gli fece eco Gold “ proprio spazzatura. Forza, Foam, per oggi lo zaino è leggero, non sarà difficile riprenderlo. Non c’è Worbla a giocare con noi e credo che sia un atto di pietà nei tuoi confronti”.
“Vi prego, basta” farfugliò Foam, mordendosi le labbra.
L’inferno stava iniziando, constatò cupamente. La speranza che le cose potessero andare in modo diverso era assurda. Lui era basso, piccolo e debole, loro erano tanti, robusti e molto cattivi.  Qualcuno li stava persino guardando, ma non stava facendo nulla. Come sempre, del resto. C’era chi fischiettava allegramente, chi li studiava con interesse, chi ridacchiava. Nessuno che, invece, muovesse un dito in suo aiuto.
“Dai, Foam, non piangere” rise Silver “ Forse oggi potevi rimanere a casa, non credi?”
Le labbra del diretto interessato tremarono. Brutto segno, stava per piangere e per giunta davanti a tutti. Rimase teso, con gli occhi che si stavano per annebbiare per colpa delle lacrime.
“Gold, Silver, perché dovete continuare a fare gli stronzi con chi non se lo merita?”
Foam sentì il cuore accelerare i suoi battiti. Per qualche istante credette di essersi immaginato quella voce. La voce del suo salvatore. Aveva uno sguardo truce che incuteva timore, le braccia incrociate al petto e le dita così serrate che Foam sentì l’agitazione crescere in lui.
“No, il nostro Legno ci rovina la festa” si lamentò Silver.
“ Il principe azzurro sul cavallo bianco” sghignazzò Gold  “ ma non è vestito di azzurro e non ha un cavallo”.
“Però c’è la principessina” aggiunse malignamente Silver, indicando Foam che tremava come una foglia.
Voleva scappare, doveva farlo, ma non senza il suo zaino. Legno scrutò Gold, Silver e Forex. I suoi occhi dalle iridi rosse parevano brillare di luce propria, mentre si avvicinava a grandi falcate nella loro direzione. Afferrò Gold per il colletto della camicia.
“Lascia quello zaino e anche il suo proprietario” disse in una specie di sibilo rabbioso.
Gli occhi dorati di Gold rimasero sbarrati per un misto di stupore e paura. Silver e Forex sembravano pronti a intervenire, ma Legno lanciò loro un’occhiata di fuoco.
“Non vogliamo iniziare l’anno scolastico con una rissa, non è vero? Se oggi non fossi così tranquillo, vi avrei già preso a pugni”.
“Non lo faresti davvero” commentò Silver con disprezzo “ verresti sospeso, magari espulso!”
“Questo mi renderebbe felice” ridacchiò Legno “ Non starei vicino a rifiuti come voi. Persino condividere l’ossigeno con voi mi dà fastidio”.
Gold lasciò a terra lo zaino di Foam e Legno allentò la presa, ma non senza studiarlo attentamente.
“E poi” aggiunse, rivolto a Forex “Divertiti con qualcuno della tua stazza”.
Il diretto interessato divenne livido di rabbia, mentre il pubblico assisteva alla scena col fiato sospeso. Persino Leather si voltò a osservare Legno da lontano, per qualche fugace istante. Lui non stava scappando da lei.
“Affari di ragazzi” sbuffò Lycra con disprezzo “ Gold e Silver si vendicheranno. Li conosco abbastanza bene per dirlo”.
Leather tacque, senza accorgersi di Glass che stava scivolando in direzione della folla, con un’espressione sognante.
Foam si sentì osservato. In ogni direzione degli sguardi lo stavano scrutando e il volto gli divenne paonazzo.
“G-grazie”farfugliò timidamente a Legno, mentre Gold e Silver si allontanavano furiosi.
“Non devi ringraziarmi di nulla. Non li sopporto”.
Foam sorrise appena, grato del fatto che per una volta la sfortuna non infieriva troppo su di lui.
“Però hai aiutato uno sfigato come me” aggiunse.
“Convincerti di esserlo non ti aiuterà”.
Legno pronunciò con durezza quelle parole e Foam si sentì stringere il cuore.
“Allora grazie e … ci si becca”.
Fece fatica a parlare senza che la voce gli si impastasse. Con la coda dell’occhio osservò Legno che camminava al suo fianco. Lo stava seguendo? L’avrebbe preso in giro in un secondo momento? L’espressione del suo salvatore era indecifrabile.
Lo stava ancora seguendo e Foam abbassò lo sguardo. Il corridoio gli pareva interminabile. Quando avrebbe raggiunto la sua classe? Lui non era portato per le corse, ma il suo cuore sì. Scalpitava furiosamente nel petto e rendeva insopportabile persino il peso dello zaino.
“Eccoci qui. IV E” borbottò Legno.
“Ehm, è la mia classe” disse Foam in un sussurro.
“Quest’anno anche la mia”.
Legno sorrise in un modo provocante che costrinse Foam ad abbassare lo sguardo. Strinse le spalle e sul volto gli si dipinse una smorfia.
“Stai scherzando? Credevo che frequentassi l’ultimo anno…”
“ Sono stato bocciato”.
Legno lo disse con naturalezza e Foam impallidì.
“I miei mi avrebbero ucciso”.
“ I miei l’hanno quasi fatto” ridacchiò Legno “ Ti faccio così paura come compagno di classe?”
“Ecco, non proprio. Mi hai aiutato, quindi sei rassicurante in un certo senso. Non ti conosco e…”
“Ci sarà tutto il tempo per conoscerci”.
Foam annuì lievemente, ma proprio in quel momento trovò un modo per evitare una situazione  imbarazzante. Individuò una chioma grigia con sfumature rossastre nella folla di studenti. Si trattava del suo migliore amico, ma non riuscì a chiamarlo ad alta voce come avrebbe voluto. Nonostante ciò, lui lo salutò e gli fece l’occhiolino.
“Di nuovo compagni di banco, Foam?”
“Puoi scommetterci, Iron*2”.
Il diretto interessato si sistemò gli occhiali con disinvoltura. Quel giorno indossava una t-shirt con capitan America.  Era uno dei suoi pezzi preferiti e Foam ricordava che l’amico lo esibiva ogni anno al primo giorno di scuola. Era una specie di rito.
“Forse quest’anno riuscirò a realizzarla” disse lui tutto esaltato.
“Che cosa?” domandò timidamente Foam.
Per qualche istante Iron lo guardò come se fosse un completo estraneo. Fu un attimo, ma fu sufficiente a far sentire Foam a disagio.
“L’armatura di Iron-man!”
“Ah, è vero” disse Foam, mordendosi le labbra “ In effetti è sempre stato il tuo sogno”.
“E riuscirò a realizzarlo”.
Iron come sempre era determinato, ma era anche vero che in più di tre anni non aveva ancora realizzato un singolo pezzo della famosa armatura. Entrare in aula fu meno traumatico del previsto. Lui e Iron riuscirono a trovare due posti vicino alla finestra.
Constatò che Legno allontanava tutti con lo sguardo, mentre si sistemava all’ultimo banco, ultima fila. Foam lo seguì con lo sguardo e quasi non si accorse del fatto che Iron gli stesse parlando.
“Allora mi accompagnerai in fumetteria oggi pomeriggio? Ti supplico, c’è quell’Iron-man alto 30 centimetri che mi fissa sempre in vetrina”.
“Sì, non ho niente da fare” rispose distrattamente lui, tracciando qualche segno sul banco con le dita.
Proprio in quel momento il professore entrò in aula.
“È Ink*3, il nuovo prof di letteratura classica” farfugliò preoccupato Iron “ Dicono che sia fuori di testa”.
“Ottimo”.
Foam alzò timidamente le spalle, mormorando appena quelle parole. Si rese conto che forse il suo migliore amico non fosse nel torto. Il professore si presentò in un modo ( come poteva spiegarlo?) minaccioso. Attraverso la letteratura pretendeva di insegnare la “ normalità” e i “ valori” da seguire. Mentre parlava, si toccava spesso i capelli neri. La sua testa già presentava qualche segno delle temutissime calvizie e i suoi baffi erano folti e scuri.
“È un Super Mario vecchio e cattivo” scrisse Iron sul banco.
Foam sorrise, ma si trattenne dal ridere.
“Promette bene” ironizzò.
Iron assentì col capo. Le lancette dell’orologio parvero non voler muoversi, mentre il professor Ink enunciava  il regolamento scolastico e annunciava il nuovo arrivato. Legno guardò i suoi nuovi compagni di classe come se volesse ridurli in polvere e Foam temette quello sguardo. Era nervoso, scarabocchiava qualcosa sul suo quaderno e lanciava occhiate qua e là, come se si sentisse osservato e volesse  fuggire a gambe levate. Solo la ricreazione fu il suo momento di liberazione. Si sentiva turbato dalla piega che stavano assumendo gli eventi, soprattutto dallo sguardo di Legno.
“Non vorrei uscire” farfugliò, rivolto a Iron.
“Perché?”chiese lui stupito “ Dobbiamo andare da Plexi*4”.
“Lo so, ma Gold, Silver, forse anche Forex.. non posso uscire”.
“Foam, dobbiamo risolvere questa situazione. Non puoi rimanere tutto solo. Prendiamo a calci quel branco di idioti, ma non rimaniamo qui un minuto in più. Il prof sa rendere l’atmosfera soffocante”.
“D’accordo” farfugliò Foam poco convinto.
Lui e Iron uscirono dall’aula, seguiti dallo sguardo truce di Legno, che sembrava avercela col mondo intero.
Plexi stava aspettando con impazienza vicino al distributore. Stava seduta sulle scale, guardando davanti a sé. Per quel giorno aveva deciso di indossare  una extension viola, quella che per la lunghezza e la sfumatura era la sua preferita. Per lei era la migliore sui suoi capelli neri. Indossava un vestito lungo fino alle ginocchia che si chiudeva sul peto con dei lacci violetti. Le calze erano a strisce, grigie e nere e le scarpe avevano un piccolo tacco e fibbie color argento. Numerosi erano gli accessori, molti dei quali richiamavano il viola della sua extension, come il collare con le borchie o il bracciale a scacchi nero e viola.
Come al solito tutti la guardavano storto, Lycra con un’espressione disgustata, evitandola come la lebbra. Era così abituata a ciò da non avvertire nemmeno la fitta al petto della solitudine. Dopotutto aveva amici su cui contare. Alla vista di Foam e Iron un sorriso sorse spontaneo sul volto, come il sole all’alba. Li salutò con un cenno della mano.
“Com’è andata?” domandò a bruciapelo.
“Ink è un demone dell’inferno” commentò Iron.
“Se ne parlava in giro”.
Plexi alzò le spalle con naturalezza. Era preoccupata e lanciò un’occhiata colma di apprensione a Foam.
“Come va?” gli domandò “ Loro ti hanno dato fastidio?”
Lo sguardo di Foam vagò smarrito da una direzione all’altra, come se volesse evitare a tutti i costi gli occhi di Plexi.
“Come al solito. Dobbiamo fare qualcosa” sospirò Iron.
Lei annuì appena e tirò fuori dal suo borsone un foglietto di carta.
“Lo immaginavo” borbottò.
Steso il foglietto, Foam e Iron risero. A caratteri cubitali c’era scritto “ Che inizi il programma CSP ( che gli stronzi paghino)”.
 
L’angolo dell’autrice pazza :  in questo capitolo ho introdotto un sacco di personaggi. Qui ci sono delle note che possono aiutarvi a comprendere la storia ( anche per chi non conosce l’inglese )
 
*1 Leather significa “ pelle”
*2 Iron significa “ ferro”
*3 Ink significa “ inchiostro”. Abbastanza azzeccato per un professore di letteratura classica.
* 4 Plexi è un’abbreviazione di “Plexiglass”
 
Spero che questa storia vi stia appassionando come sta accadendo a me che la sto scrivendo ;) Fatemi sapere che cosa ne pensate. 
   
 
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