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Autore: Evil_Queen2291    19/10/2014    6 recensioni
[Traduzione] Emma è frustrata dal fatto che nessuno creda che Regina sia il suo vero amore. Così decide di affrontare la questione per dimostrare di aver ragione. Swan Queen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Resort '
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Questo capitolo si colloca prima di quanto è accaduto in Desperate Measures, a bordi della Jolly Roger.

La porta di vetro della sua minuscola cabina si aprì lievemente, ma Regina sapeva chi fosse senza dover neppure alzare la testa. Era senza dubbio Emma Swan a starsene lì, di fronte a lei, in silenzio.
 
Regina poteva sentire gli occhi della salvatrice percorrere il suo corpo tremante – ma non era in grado di muoversi, non riusciva a rispondere a quella presenza. Si sentiva congelata dal dolore che le avevano lasciato ore di tortura, seguite dallo sfinimento dovuto al disinnesco del diamante. Ma, più di tutto, si sentiva paralizzata dal profondo trauma del rapimento di Henry.
 
“Ciao” la salutò gentilmente la bionda. Era tardi, ben oltre mezzanotte; poteva tranquillamente presumere che gli altri passeggeri della Jolly Roger fossero profondamente addormentati. “Stai bene?”
 
“Ovviamene no” Regina finalmente guardò verso di lei ed incrociò uno sguardo preoccupato. “E nemmeno tu.”
 
“Già…ma dovresti provare a riposarti. Le ultime 48 ore sono state difficili per tutti…ma, fisicamente, sei tu quella che ha sopportato la parte peggiore.”
 
“Come diavolo posso anche pensare di dormire?” la sola idea era ridicola. “Tutte le volte che chiudo gli occhi…continuo ad immaginare quello che quella gente gli sta facendo.”
 
“Lo so” Emma sospirò, avanzando di qualche passo; si sedette accanto a Regina sulla tavola di legno che usava come letto. “Continuo a pensare a quanto debba essere spaventato.”
 
“È coraggioso al limite della cocciutaggine. Ma se loro…” Regina non riuscì a proseguire, perché semplicemente non poteva completare quella frase – non era disposta ad esprimere a parole le teorie orribili che le passavano per la mente – l’immagine di Greg e Tamara che facevano del male a suo figlio.
 
“Davvero credi che gli farebbero del male?” le chiese Emma disperata. “È solo un bambino. È innocente. Forse…forse lo stanno solo usando per arrivare a noi?”
 
“Erano sul punto di far saltare in aria un’intera città piena di bambini innocenti per ottenere quel che volevano. Pensano che la magia sia ‘impura’ – che il mondo dovrebbe liberarsene. E l’albero genealogico di Henry è pieno di magia.”
 
“La sua famiglia ha la magia ma lui è nato in questo mondo – questo lo rende diverso.”
 
“È tutta colpa mia,” singhiozzò Regina. “È colpa mia se lo abbiamo perso.”
 
“No, non è colpa tua. Sai che te lo direi se lo fosse. Sei responsabile di un sacco di cose, ma non di questa.”
 
“Non ho mai voluto che il mio passato, la Regina Cattiva, lo colpisse direttamente” disse, senza sapere perché fosse all’improvviso sopraffatta dal bisogno di condividere questa confessione con l’altra madre di Henry. “Pensavo che avremmo potuto avere una vita normale. Ma forse è stato egoista da parte mia portare un bambino a Storybrooke.”
 
“Sai bene quanto me che Henry non scambierebbe la sua vita a Storybrooke con nulla al mondo.”
 
Ha scambiato me con te” mormorò quelle parole così silenziosamente che era sicura che Emma non l’avesse sentita.
 
“Eppure…da chi è andando alla fine?”
 
“Cosa?”
 
“Quando pensava che stessimo per morire tutti, quando pensava di avere solo pochi momenti con tutti noi…è andato da sua madre, dalla donna che lo ha cresciuto. Ha scelto te, non me.”
 
“Mi ha detto di volermi bene, oggi” ricordò tristemente la regina – ripetendo quel momento all’infinito nella sua mente – attaccandocisi per trovare la forza di continuare a respirare.
 
“Perché è così.”
 
“Perché non può esserci felicità ininterrotta? Ero finalmente abbastanza per lui. Ha detto di volermi bene ed ora non c’è più. Proprio come…come…”
 
Cora” Emma comprese immediatamente. “Se vuoi davvero incolpare qualcuno per questo…è stata colpa mia. Non avrei dovuto permettergli di allontanarsi…neppure per un secondo.”
 
“Non essere ridicola – stavi cercando di evitare un’esecuzione di massa.”
 
“Certo, ho aiutato a salvare la città di nuovo – ma ho perso Henry e suo padre nel farlo. Quindi, questo dove mi porta? Son piuttosto sicura che mi renda la peggior ‘salvatrice’ di sempre. Sono davvero patetica.”
 
“Non sei patetica. E mi dispiace per quello che è successo a Neal.”
 
“Non mi sembra possibile che sia morto,” le spiegò Emma, aprendosi a sua volta. “Era appena tornato. Avevo appena cominciato a conoscerlo di nuovo. Ne avevo bisogno, per Henry.”
 
“Solo…fa attenzione. Quando il tuo vero amore muore…la perdita…ti cambia per sempre.”
 
“Neal non era il mio vero amore o la mia anima gemella o niente di tutto ciò. Voglio dire, penso che l’amerò per sempre perché è stato il mio primo amore, sai?”
 
“Sì, ti capisco perfettamente.”
 
“E mi ha dato – beh, ci ha dato Henry.”
 
“Faremo in modo…che Greg e Tamara non facciano del male a nessun altro.”
 
Emma annuì, apprezzando – e Regina accolse l’inaspettato livello di conforto che quella conversazione le stava dando. Quello che, invece, era l’esatto opposto del conforto, tuttavia, era il modo in cui si sentiva terribilmente nuda sotto lo sguardo della salvatrice, cosa che si intensificava quanto più tempo passavano sedute insieme.
 
“Quei segni sulla tua fronte sembrano ancora parecchio dolorosi, Regina.”
 
“Non ho avuto il tempo di farli controllare. E presumo che la fata turchina possa aiutare solo fino ad un certo punto.”
 
“Posso vederli?” Emma le chiese il permesso prima di avvicinarsi.
 
“Puoi fare quello che vuoi…anche se son sicura che tu non sia qualificata per verificare la mia situazione medica.”
 
“Lo so” confermò lo sceriffo, mentre dolcemente passava la punta delle dita sui segni rossi sulla fronte della regina, “Ma sento che qualcuno dovrebbe…”
 
Em-ma” gemette Regina, prima di avere il tempo di capire il modo in cui il nome della bionda le era sfuggito dalle labbra.
 
“Cosa c’è?”     
 
“T-tu” balbettò, a mala pena capace di pronunciare qualche parole. “Sembri di ghiaccio.”
 
“Mi dispiace,” Emma si allontanò di scatto, con aria colpevole. “Fa un freddo terribile su questa nave.”
 
“No, ti prego, non farlo. È la prima volta che ha smesso di far male.”
 
“Davvero?” Emma si guardò le mani, interrogativa, prima di portarle di nuovo sulle tempie di Regina.
 
“La tua magia” fu la sola spiegazione che ottenne. “Grazie”.
 
“Dammi le mani.”
 
“Come?”
 
“Ho visto dei segni anche sulle tue dita.”
 
Regina sollevò le mani e permise ad Emma di prenderle tra le sue. Il contatto portò la bruna a lasciarsi scappare alcuni singhiozzi.
 
“Cosa c’è? Fa male di nuovo?”
 
“No” lasciò che le lacrime scorressero liberamente, “Gli voglio così bene…Non ho mai amato nessuno quanto amo Henry.”
 
“Lo so” Emma strinse la presa sulle loro dita intrecciate; non riuscì ad impedire ai suoi occhi di inumidirsi. “Nemmeno io.”
 
“Per lui ne vale la pena – tutto quello che ho passato. Tutto quello che ho sempre voluto era essere per qualcuno quello che mia madre non era stata per me.”
 
“Tutto quello che ho sempre voluto per lui era crescere circondato da persone che gli volessero bene. Ed è successo; non possiamo perderlo adesso.”
 
E se non lo vedessimo mai più?
 
E se non potessimo più sentire la sua voce?
 
“Non potrei sopravvivere” insistette Regina. “Te lo dico, non potrei farlo.”
 
“No, dobbiamo smetterla” ordinò Emma. “Non possiamo cadere a pezzi perché dobbiamo essere pronte; dobbiamo essere pronte a combattere per lui, a salvarlo. Come facciamo sempre.”
 
“Hai ragione. È solo che…come ti ho detto, non riesco a smettere di pensare a tutte le cose che possono andare male.”
 
“Allora forse…forse abbiamo bisogno di parlare di qualcosa di diverso.”
 
“Come cosa? Il tempo?”
 
“No. Ma…che mi dici di te?”
 
“Me? Perché?”
 
“Perché sei la madre di mio figlio” argomentò Emma. “E sento come se…come se davvero ti conoscessi in un modo incredibilmente familiare. Tranne per il fatto che non ti conosco affatto. Non so se abbia alcun senso…”
 
Apparentemente, quella frase non aveva senso – ma, stranamente, Regina sapeva esattamente cosa volesse dirle. “Cosa vuoi sapere?”
 
“Non lo so. Voglio solo conoscerti meglio.”
 
“Consci la sostanza, no? Pare che ci abbiano anche scritto un libro.”
 
“So che il tuo promesso sposo è stato ucciso da Cora perché mia madre le ha raccontato di voi.”
 
“Perdere Daniel per mano di mia madre è stato un incubo. Ma la ragione per cui tua madre…la ragione per cui ero così arrabbiata con tua madre…quando la vedo…lei è la sola ragione per cui sono stata costretta a sposare il Re. Mi voleva come sposa perché piacevo a tua madre.”
 
“Non volevi sposarlo?”
 
“Certo che no. Avevo diciotto anni, appena sei anni in più di tua madre. L’uomo che amavo era stato assassinato e mia madre ha accettato la proposta del re in mia vece prima che potessi avere la possibilità anche solo di capire cosa stesse accadendo.”
 
“Questo” Emma non riusciva a trovare le parole, “Questo è davvero incasinato
 
“Guardo tua madre e vedo tutto quello che mi ha spezzata. Vedo l’inizio della mia fine. Vedo le mie debolezze che mi guardano in faccia.”
 
“Lo capisco. Ma tu non sei affatto debole.”
 
Regina fu sul punto di crollare di nuovo per la forza di quell’incoraggiamento – era la prima volta che aveva sentito quelle parole… Lo capisco. Ma ugualmente non riuscì ad impedirsi di rivivere tutti i suoi fallimenti. “Eppure, ho avuto bisogno di te per fermare quel maledetto dispositivo.”
 
“Tutta la parte peggiore l’avevi già fatta da sola, visto che lo stavi prosciugando da ore prima che arrivassi.”
 
“Cosa ti ha fatto pensare che potesse funzionare?”
 
“Ho solo pensato…che valesse la pena tentare. Avevamo aperto quel portale. Non sono sicura. Ma penso che…insomma, che siamo più forti insieme, quale che sia la ragione.”
 
“Penso di sentirmi un po’ stanca, dopo tutto.” Disse Regina – perché nessuna delle due era pronta per quella ammissione, decisamente più ben più importante e più complessa, che era lì, appena sotto la superficie.
 
“Penso di esser stanca anch’io.”
 
“Allora questa è una buonanotte.”
 
“No, non sto andando via – il tuo dolore potrebbe tornare.”
 
“Non…non sei tenuta a farlo. Posso sopravvivere al dolore.”
 
“Ma voglio farlo – voglio rimanere. A meno che…a meno che tu preferisca che io vada via.”
 
All’improvviso, mentre Regina fissava Emma negli occhi, il peso delle parole della salvatrice e delle sue azioni negli ultimi sei mesi le crollò addosso.
 
Lasciatela andare.
 
Non può morire.
 
L’ho invitata io.
 
Stai cercando di cambiare.
 
Regina, pensa a cosa stai facendo.
 
Stavi…dicendo addio.
 
Regina, ti prego.
 
Deve esserci un altro modo.
 
Magari lo siamo.
 
Non sapeva come o perché non lo avesse capito prima: Emma Swan ci teneva a lei.
 
Era spaventata, arrabbiata e sopraffatta dalla gioia nello stesso momento nel realizzare che anche lei teneva ad Emma.
 
“Resta” le disse. “Mi farebbe piacere se rimanessi.”
 
   
 
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