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Autore: SaraViolet_Chan    19/10/2014    1 recensioni
Eccomi di nuovo con il richiesto "ipotetico" seguito di "Nonno"!
La storia è consigliata per chi ha letto la mia precedente storia "Nonno", appunto. Perché sono presenti riferimenti, dialoghi e situazioni ripresi da quella fanfiction.
"Nonno" si è conclusa con una "misteriosa figura" che ha sentito la conversazione tra Maka e suo nonno Kei. Bene, mi sono chiesta che cosa sarebbe successo se "la figura nascosta" fosse stata Soul. Ma, per divertirmi un po', e visto che era stato menzionato nel dialogo sopraccitato, ho immaginato anche che, a sentire la conversazione, potesse essere stato anche Black☆Star. E per questo l'ho inserito nel primo capitolo. Il secondo invece tratterà di Soul, ovviamente.
Spero che quello di Black☆Star, che non era inizialmente previsto, possa strapparvi un sorriso, dato che io mi sono divertita molto a scriverlo.
Detto questo, vi lascio alla lettura!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imbarazzanti Confessioni'
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Vide la sua maestra salire le scale velocemente, senza accorgersi della sua presenza.

Era sceso solo per un bicchiere d’acqua, un semplicissimo bicchiere d’acqua, e guarda in che situazione imbarazzante si era andato a cacciare...

Soul sospirò pesantemente e risalì le scale, dirigendosi nella camera che condivideva con Black☆Star e Kid.
Era una stanza grande, ma i tre letti per i ragazzi occupavano gran parte dello spazio a disposizione; inoltre, c’era un ampio armadio e una finestra illuminava la camera dalle pareti con la luce che entrava attraverso di essa. Aprì la porta e l’unica cosa che sentì fu il rumoroso russare dell’assassino, che non fece altro che farlo innervosire ancora di più. Era indeciso se fare dietrofront e tornarsene di sotto, oppure posargli un cuscino sulla faccia e soffocarlo. Perché di svegliarlo, non se ne parlava neanche, e poi sarebbe stata un’impresa.
Sarebbe stato tutto più tranquillo... troppo tranquillo.
Fece un secondo sospiro, questa volta di rassegnazione, e si coricò sul letto, sopra le coperte, con le braccia dietro la testa, che aveva rivolto verso la finestra.

Ora che ci pensava, aveva passato così, la prima notte che aveva trascorso nella casa che condivideva con Maka: il giorno in cui erano diventati ufficialmente partner ed avevano deciso di vivere insieme per aumentare la risonanza...
La notte di quello stesso giorno, l’aveva passata così: sdraiato, con la testa voltata verso l’ampia finestra della sua nuova camera, e le braccia dietro il capo, perso nei suoi pensieri.

Già, se lo ricordava bene anche lui quel giorno... il giorno in cui tutto era cominciato...

Era da appena un giorno che frequentava la classe EAT e già doveva trovarsi di fronte a personaggi così?
Pensò questo, il giovane con i capelli argentei, fissando il ragazzo dalla stravagante chioma azzurra che si stava sbracciando dall’alto dell’edificio mentre pronunciava frasi senza senso...
All’improvviso il ragazzo si fermò, come se avesse visto qualcosa... o qualcuno...

<< Ehi! Maka! >> e urlando questo, il ragazzo, con un balzo scese giù, producendo un boato, nell’esatto momento in cui toccò terra.

Soul notò che lo strano ragazzo si dirigeva verso una ragazza minuta dai capelli biondi legati in due codini. Soffermò lo sguardo su di lei: sembrava una bambina dal suo aspetto così fanciullesco, ma... il modo in cui si muoveva, i suoi passi fermi e sicuri, facevano pensare che quella fosse una ragazza di carattere, d’altronde per essere amica di un tipo strambo come quello...

<< Ciao Black☆Star! >> salutò con un sorriso, la ragazza, che quindi corrispondeva al nome di Maka.

<< Finalmente! Sono giorni che non ti vedo qui! Dove cavolo sei stata? Ti stavo cominciando a dare per dispersa! >> domandò il ragazzo che invece doveva chiamarsi Black☆Star.

<< Ho passato un paio di giorni con mia madre, prima che partisse, te l’avevo detto, solo che tu non ascolti mai ciò che ti dico... >> replicò scocciata Maka.

<< È perché dici solo cose noiose >> ribatté lui, incrociando le braccia dietro la testa e incominciando a camminare verso l’entrata della Shibusen.

<< COSA?! Semmai, sei tu che dici solo sciocchezze, soprattutto quando ti metti lassù! Sembri una scimmia! >> lo rimproverò la ragazza, seguendolo.

L’arma aveva seguito la discussione: erano due tipi interessanti! Si comportavano in modo diverso dagli altri studenti, come se avessero trascorso il loro tempo alla Shibusen da sempre.

La giornata trascorse lenta, forse perché considerata da lui troppo poco cool. Era stato costretto dall’insegnante a mettere il cartellino che indicava che lui fosse un’arma: avrebbe preferito evitarlo, così da cercarsi lui un maestro d’armi decente, ma l’avevano obbligato. Ora avrebbe ricevuto richieste a destra e a manca, da persone poco cool e superficiali, ne era sicuro.
Quando uscì nel cortile della scuola, notò una piccola folla che aveva lo sguardo rivolto verso l’alto: Black☆Star stava di nuovo facendo il suo “discorso”.

<< Certo, che ne ha di energie... >> espresse il suo pensiero ad alta voce.

<< Scusalo, purtroppo è un imbecille egocentrico e ossessionato... non c’è nulla di cui preoccuparsi, è fatto così…>> una voce femminile alle sue spalle lo fece voltare e quello che vide lo sorprese non poco.

“La ragazza di stamattina” constatò lui.

La giovane gli sorrise affabile e si presentò:

<< Scusami, non sai neanche come mi chiamo: Maka Albarn, sono una maestra d’armi >> disse porgendogli la mano con cortesia.

<< Soul Eater >> rispose semplicemente lui, stringendole la mano.

La ragazza aveva evidentemente notato il suo cartellino, dato che gli domandò:

<< Che tipo di arma sei, Soul Eater? >>

Aveva calcato impercettibilmente il suo nome, quasi con tono di sfida, come se avesse capito il perché di quel soprannome. Lui, ghignò in risposta. Aveva ragione: quella ragazza sì che era cool.

<< Sono una falce >> rispose con tono decisamente diverso da quello che aveva usato pochi istanti prima: era più indifferente.

<< Allora devi essere tu, la nuova falce che frequenta la classe EAT! Ho sentito parlare di te… non sono molte le armi di tipo “falce” che hanno frequentato questa scuola. Nella mia vita ne ho viste quattro o cinque… e, per caso- >>

<< No, non ho ancora un meister >> rispose lui, rispondendo cinicamente alla domanda che gli stava per porre, anticipandola.

La ragazza parve rimanere assorta nei suoi pensieri per qualche secondo, ma poi gli disse:

<< Sai, io non ho ancora una buki, quindi vorrei proporti, visto che non hai un maestro, di diventare la mia arma… se ti va, possiamo essere partner… >>

La falce la guardò con aria perplessa: perché gli stava chiedendo una cosa del genere? Non si conoscevano neanche, non sapevano nemmeno se potessero entrare in sintonia… cosa le dava tanta sicurezza?

Il ragazzo rifletté per qualche istante.


<< Vieni con me >> disse all’improvviso.

<< Cosa?>> ribatté Maka, confusa.

<< Che c’è? Se vuoi che diventiamo partner devi fidarti di me, no? Quindi perché dovresti esitare a seguirmi? -replicò Soul sogghignante – hai paura di qualcosa?>>

<< Cosa?! NO! Figurati! Forza, andiamo! >> disse lei.

A quel ricordo Soul sorrise, togliendo le braccia da dietro la testa per sistemarla meglio sul morbido cuscino.
Già, era iniziato tutto così… e poi… beh, poi c’era stata quella: la melodia al pianoforte.

Improvvisamente, gli tornarono in mente le parole che aveva sentito uscire dalla bocca della sua meister poco prima ed arrossì leggermente:

*<< …era una persona particolare: il suo portamento, il suo tono di voce... i suoi occhi... tutto mi faceva pensare che quel ragazzo fosse diverso in tutto e per tutto dalle altre persone... così gli ho proposto di diventare la mia arma... Ma credo, che le ragioni che mi spinsero a fargli la prima proposta fossero solamente che lui era una falce senza maestro e io una maestra della falce senza arma, quindi potevamo fare squadra per raggiungere ognuno i suoi obiettivi e basta.>>*

Che cosa avesse visto in lui, poi, a prima vista, non riusciva a capirlo…
Ma le era grato. Indubbiamente. Lei l’aveva accettato per com’era e se anche c’era qualche suo atteggiamento che le dava fastidio, era sempre accanto a lui, e gli voleva bene, lo sapeva, e anche per questo le era grato: perché da lei riceveva affetto sincero.

*<< Descriverlo a parole? Sarebbe impossibile... ti potrei dire che era una melodia malinconica. Le sue dita non hanno toccato le note più acute della tastiera, se non alla fine e, a tratti, suonava solo quelli più bassi quindi, per brevissimi istanti, quel brano poteva incutere un certo timore, ma io l’ho trovato vagamente dolce. Io non ne capisco quasi nulla di musica, quello che so, l’ho imparato da quando sto con lui, ma quel giorno per qualche malsana ragione, ho scorto della gentilezza in quella melodia... forse è stata solo una mia impressione, forse mi sono immaginata ogni cosa, ma ne rimango convinta. Era un brano strano, senza dubbio... ma, se c’è una cosa che ho imparato con Soul, è che la musica, quella vera, non si può descrivere a parole... tantomeno la sua...>>*

Gli venne da ridere ripensando a quelle parole, dette dall’irremovibile e orgogliosa Maka Albarn. Ma, solo lei poteva trovare il suo brano “dolce”; lei che provava a capirlo a tutti i costi; lei che era in sintonia con la sua anima, più di chiunque altro. A quel pensiero il battito del suo cuore iniziò ad accelerare. Ma perché lei doveva fargli quest’effetto?
Aveva un incredibile controllo su di lui. Su Soul, che aveva sempre mostrato indifferenza in ogni situazione, lei riusciva ad attraversare quel muro che il ragazzo aveva creato intorno a sé.

*<< Sì. Beh... litighiamo spesso, ma mi trovo bene insieme a lui... lui mi ascolta sempre quando ho un problema e mi capisce e poi, io mi fido di lui... sai, mi piacerebbe ogni tanto anche a me, fare qualcosa per lui. Non mi parla mai di sé, del suo passato, a volte, mi nasconde le cose, come se non si fidasse abbastanza di me. Ma, io, vorrei anch’io, poterlo aiutare come fa lui con me, che cerca anche di proteggermi sempre... più di una volta ha rischiato la sua vita per salvare la mia... mi piacerebbe poterlo ricambiare. Poi, ammetto anche che vorrei sentirlo suonare un’altra volta, però lontano dal campo di battaglia...>>*

Già, purtroppo, la sua non era mancanza di fiducia, assolutamente… non si relazionava molto con il prossimo, ma con lei era stato diverso. Lui… non voleva coinvolgerla, ecco. Non voleva farla preoccupare, né che lei si mettesse nei guai perché cercava di aiutarlo. Forse, lei non si rendeva conto che la sua sola presenza bastava ad aiutarlo, ad aiutare la sua anima ferita, cinica e contorta.
Se aveva salvato la sua vita, era perché non poteva permettersi di perderla. Non voleva perderla.

E, si disse, che pensare a queste cose melense non era cool per niente; questo tipo di pensieri non sfioravano la mente di un figo, proprio no…

Sbuffò leggermente, mentre cercava di calmarsi, per far ritornare il suo cuore a battere normalmente.

Sospirò ancora, si rilassò e chiuse gli occhi, per addormentarsi, ma prima di farlo, decise che:

Forse, ti accontenterò Maka… appena ne avrò l’occasione, ti suonerò qualcosa, se è quello che desideri…

E con quest’ultimo pensiero si addormentò con un mezzo sorriso che gli increspava le labbra sottili.


<< Perché siamo qui? >> chiese la ragazza.

L’aveva portata davanti ad un pianoforte a coda nero e lucido, molto ben tenuto.

<< Senti... Maka, giusto? Perché vuoi proprio me come arma?>> chiese, Soul, ignorando la domanda di Maka.

<< Te l’ho già detto, no? Tu sei una falce senza maestro e io una scythe meister, senza buki.
Quindi potremmo fare squadra... >>

Lui sembrò pensarci un attimo, ma poi disse:

<< Allora, suonerò un brano al pianoforte: tu ascolta e consideralo come la mia presentazione>>

<< Oh, va bene >> rispose Maka, facendosi più attenta.

<< Ecco, questo sono io >> affermò con decisione.

Il ragazzo dai capelli argentei si sedette davanti al pianoforte e posò le mani sui tasti lisci e lucidi.
Fu una nota, chiara e forte, che diede inizio ad una melodia strana ed appassionante. La ragazza non aveva mai sentito nulla di così affascinante e nello stesso tempo così malinconico. Si chiese che cosa nascondesse quel ragazzo dai tratti singolari, cosa ci fosse dietro quell’accenno d’inquietudine percepibile dal suo brano.
Aveva gli occhi chiusi, sfiorava i tasti come se stesse toccando un delicato petalo di un fiore, eppure le note udibili in quel momento erano travolgenti.

“Questo ragazzo deve essere una persona piuttosto sensibile…
E, per qualche strana ragione, mi sembra anche… non so… quasi dolce... ma tu guarda che vado a pensare" si ritrovò a pensare Maka.

Il tempo del brano variava continuamente, ma Soul, alla fine del brano, spostò le mani verso i toni più acuti della tastiera e ne suonò qualcuno lentamente. Se in quel brano c’era lui, allora quei tasti suonati così dolcemente dovevano esprimere una parte remota del suo essere, magari una parte che lui non mostrava mai…
Il brano era stato strano, ma poteva affermare con certezza che le era piaciuto e davvero tanto. Non capiva la musica, ma quel ragazzo l’aveva affascinata, senza dubbio.

Quando la melodia si concluse, lui abbassò un attimo la testa, per poi girarsi verso la maestra, ed esibirsi in un ghigno.
Lei, in risposta, sorrise e disse:

<< Allora, posso considerarlo come un sì? >>

Il sorriso della ragazza colpì la buki: era un sorriso sincero, deciso, ma anche dolce, che trasmetteva fiducia.

<< Sei interessante, ragazzina >> replicò lui.

Maka allungò la mano verso Soul.

<< Allora, beh… siamo partner! >> constatò la meister, allargando il proprio sorriso, mentre Soul le stringeva con decisione, ma anche con delicatezza, la piccola mano.

<< Già >>

Soul si svegliò lentamente, per colpa di un raggio di sole che filtrava dalla finestra e gli colpiva gli occhi. Si mise seduto sul letto e sorrise. Era da tanto che non pensava al loro primo incontro. Solo che, stavolta, lo aveva sognato. Ah, era caduto davvero in basso, si disse.

Si guardò intorno, e vide Black☆Star che dormiva ancora scomposto sul suo letto e russava ancora rumorosamente. Kid, invece, doveva essere già sceso a fare colazione.
Sospirando, l’arma si alzò e scese in cucina. Salutò Tsubaki, Liz e il suo maestro che stavano già facendo colazione, ma non vide Maka. Patty doveva ancora star dormendo.

Improvvisamente, sentì due mani sulle spalle e la sua voce cortese e allegra:

<< Buongiorno, Soul! Oggi vuoi il caffè, oppure preferisci di no? >> disse Maka, sporgendo la testa da sopra la sua spalla.

Il ragazzo sorrise: sempre ad occuparsi di lui, quella scema…

<< Sì, grazie >> rispose, allora.

<< Arriva, allora! >> ribatté la maestra, dirigendosi verso la cucina.

La guardò allontanarsi ed arrossì.

Stanne certa, Maka: anch'io non mi pentirò mai


Angolo autrice:

E anche questo è pubblicato!
Come nello scorso capitolo, i dialoghi tra gli asterischi sono stati presi da "Nonno".
Le battute di Soul e Maka sono quelle degli incontri dell'anime e del manga, quindi non sono mie, io ho semplicemente cambiato qualcosina.
E ho unito i due diversi incontri.
Il primo dialogo prima del brano al pianoforte, invece, l'ho inventato.
Ringrazio in anticipo chi leggerà, davvero grazie di cuore.
Segnalatemi pure se c'è qualcosa di sbagliato oppure se i personaggi vi sembrano OOC.
E se avete qualche critica, non fatevi problemi, servono per migliorare!
La fanfiction è dedicata a Soul x Maka e Amorina_Elsa_2001 che sono state coloro che hanno contribuito alla stesura di questa fanfiction, chiedendomi di continuare "Nonno". Spero di non aver deluso le vostre aspettative!
La fanfiction è stata revisionata e corretta, ma vi prego di scusarmi se ci sono errori che mi sono sfuggiti.
Ringrazio infinitamente coloro che hanno messo le mie fanfiction tra le preferite, ricordate o le seguite e ovviamente chi ha solo letto.
A presto
Sara
  
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