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Autore: mattmary15    20/10/2014    5 recensioni
Lei allungò una mano e gli spostò una ciocca di capelli dal viso. Lui inspirò cercando di raccogliere il profumo della sua pelle, la guardò dritta negli occhi azzurri come il mare e disse solo poche parole. Sempre quelle.
“Saori, lo sai”
Le disse con un sospiro, come se una malinconia antica di mille anni volesse farsi largo improvvisamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
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La vita salvata da Mur
Parte terza


Kanon l’aveva scampata per puro miracolo. Si era accorto appena in tempo dell’arrivo del gemello. Adesso però che Shaina gli era sfuggita, sapeva che Saga avrebbe scoperto che se n’era andato in giro per il santuario ad impersonare la sua parte.
Raggiunse Pandora e la trovò ancora nel luogo in cui aveva usato il potere del Ragnarock.
“Hai dunque fatto la tua scelta, Pandora?” disse avanzando verso di lei.
La donna gli lanciò il Titanium che Kanon afferrò al volo.
“Prendi, Kanon di Gemini. Spero che tu sappia quel che fai più di me.”
“Siamo solo pedine, Pandora. Non crucciarti!”
“Davvero?” rispose lei scatenando, per la prima volta dopo tanto tempo, il suo potere oscuro. Le sue vesti tremarono, la sua pelle si fece pallida e le sue labbra si tinsero dello stesso viola scuro dei suoi occhi. Il colore degli occhi di Hades. “E’ questa la scusa che hai trovato per te stesso? Questo dirai a tuo fratello quando saprà del tuo tradimento?”
“Tradimento? Io sono Kanon, dragone del mare. Servo Nettuno.”
“Nettuno era in pace con Atena. L’hai scatenato di nuovo contro di noi?”
“Il dio dei mari è volubile e io non posso esimermi dal servirlo.”
“Abbiamo sempre una scelta!”
“Questo dirai ad Ikki quando chiederà spiegazioni? Che potendo scegliere, hai deliberatamente sbagliato?”
“Non pretendo che tu capisca le motivazioni che stanno alla base delle mie scelte.”
“Starei ore a parlare con te di questo ma mio fratello sta venendo qui. Ti auguro di avere maggiore fortuna con lui!” disse Kanon sparendo nella dimensione oscura.
Come in un gioco di prestigio, apparve Saga.
“Pandora, cos’hai fatto?” chiese il grande sacerdote avvertendo il cosmo oscuro della sorella mortale di Hades.
“Ho difeso la mia famiglia.” Rispose la donna. Saga non poteva sapere che la donna si riferiva prevalentemente a Shun e urlò.
“Come hai potuto? Ora mi dirai, con le buone o con le cattive, cosa c’entri tu con Nettuno.”
“Non ti dirò proprio niente. Parlerò solo con Saori.”
“Sarò morto prima che ti conduca al suo cospetto.”
Saga allargò le braccia per concentrare il suo potere ma fu colpito dalle ali della fenice.
“Saga, come osi attaccare Pandora?” urlò Ikki mettendosi fra loro. Si voltò subito a guardare la donna “Stai bene? Ho percepito il tuo potere e sono corso qui.”
“Lei sta bene.” Fece Saga “ma Seiya e Shun no!” Lo sguardo di Ikki si fece preoccupato.
“Dov’è Shun?” le chiese cercando di rimanere calmo.
“Te lo dico io.” S’intromise Saga “E’ andato ad Asgaard!”
Ikki tornò a fissare il cavaliere dei gemelli.
“Cosa c’entra Pandora con questo? Di certo Shun è corso in aiuto di Hyoga!”
“Allora fatti dire quale strana coincidenza ha condotto da lei lo stesso emissario che Nettuno ha mandato da Flare!” Ikki era sempre più confuso.
“E’ vero che hai incontrato un generale degli abissi?” Pandora annuì.
“Ikki ha a che fare con le mie visioni. Posso spiegare. Devi fidarti di me. Ti prego.” In quel momento Pandora non era più la sorella di Hades. Il suo potere sembrava essere fluito fuori dal suo corpo. Ikki le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle.
“Ti ascolterò” disse e poi si voltò verso Saga. “Lasciala alla mia custodia. Sono pur sempre un cavaliere di Atena! Me ne occuperò io e ti riferirò ciò che sa. Non le estorceresti comunque nulla con la forza!”
“Su questo ho i miei dubbi!” esclamò Saga che sembrava pervaso come un tempo dalla furia di Arles “ Tuttavia acconsento a patto che mi riveli il nome dell’emissario di Nettuno.”
“Kanon, dragone del mare.” Disse la donna.
Saga si voltò senza dare a nessuno di loro il modo di capire quale tempesta quel nome avesse scatenato nel suo cuore.
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Kanon si girava e rigirava il Titanium tra le mani. Sapeva che quell’oggetto serviva ad evocare il Kraken. L’unica domanda era: contro chi aveva intenzione di scatenare la bestia inarrestabile Nettuno? Atena? Improbabile. Kanon sapeva che Julian amava follemente Saori. Seiya? Possibile ma, una volta fuori gioco il ronzino, Saori lo avrebbe rimpiazzato così facilmente? Mai. Poteva permettere a Nettuno di mettere le mani su Saori ora che aveva scoperto che anche Saga ne era innamorato?
Nonostante tutti i suoi dubbi non poteva esimersi dal consegnargli il Titanium. Contrariamente avrebbe subito la collera di Nettuno e anche Saga ne avrebbe pagato lo scotto. Se solo fosse riuscito ad avere più tempo avrebbe potuto ottenere da Mur il modo per liberarsi di quei sigilli sui suoi polsi! Mur faceva parte del popolo antico. Di certo conosceva un modo per liberarsi di quei segni.
Camminava verso la colonna di Nettuno quando fu distratto da questi pensieri dalla vista di una persona che mai avrebbe immaginato di trovare ad Atlantide.
“Hyoga! Tu sei qui?” disse andando incontro al cavaliere biondo.
“Non ti conosco generale degli abissi” disse l’uomo “ma io mi chiamo Midgard.”
Kanon comprese che, nell’istante stesso in cui Pandora aveva usato il Ragnarock per riportare indietro l’anima di Hades, Hyoga si era perduto per sempre. Quella principessa tremendamente in collera con lui, lo aveva fatto sul serio.
“Bentornato, Kanon!” disse Nettuno comparendo alle sue spalle “Ti presento Midgard, nostro gradito ospite. Seguici, stiamo andando alla colonna dell’Oceano Artico.”
Julian camminava sorridendo affianco a Midgard. Kanon rimase indietro di qualche passo. Giunti alla colonna, Kanon scoprì che Isaac vi era stato incatenato, privo di sensi.
“Avevo pensato di usare Hyoga come ricettacolo del Kraken ma Midgard sarà molto più efficiente di Isaac come custode della bestia, non trovi Kanon? Per questo ho invertito i ruoli.”
“Vuoi sacrificare al Kraken uno dei tuoi generali?”
“Vuoi offrirti tu?” chiese Julian con fare malizioso toccandosi un polso. Kanon gli porse il Titanium.
“A chi darà la caccia il Kraken?” chiese Kanon.
Julian si vestì dell’autorità di Nettuno e impose il tridente contro la colonna.
“Avanti, Kraken che obbedisci al dio che possiede il metallo più prezioso, risorgi dalle profondità degli abissi e torna dal tuo antico padrone! Io ti richiamo dal tuo sonno bestia antica, figlia del Titano!”
In un primo momento non accadde nulla, al punto che Kanon sperò che qualcosa non fosse andato per il verso giusto. Invece una profonda scossa fece tremare il territorio intorno alla colonna. Le membra di Isaac cominciarono a deformarsi e a crescere a dismisura fino a che della figura umana che era stata del cavaliere non rimase traccia. Il tremendo Kraken si alzò innanzi a loro al massimo del suo potere. Fu allora che Midgard levò la mano in cui era stato sigillato il potere dell’Inverno senza fine e la bestia sembrò fermarsi.
“Visto?” esclamò Julian in direzione di Kanon “Pare che i due si riconoscano anche se non sanno più che cosa li ha legati in passato! Bene. Ora ascoltami Kraken. Sarai libero ma prima dovrai cacciare per me come nell’età degli dei. Trova Mars Kreutz ovunque quel maledetto si nasconda. Voglio la sua testa. Poi sarai liberato! E tu Midgard, potrai ricongiungerti alla tua Hnos nella morte! Distruggete Marte affinché io venga riconosciuto come l’unico in grado di salvare la dea Atena dal pericolo che da anni la costringe a rifugiarsi nel suo santuario!”
Kanon non sapeva se ridere o piangere della follia di Nettuno. Scagliare il Kraken contro Marte poteva migliorare o peggiorare tutta quella situazione? Se non altro la bestia non era stata lanciata contro Atene.
Decise che era giunto il momento di rischiare il tutto per tutto. Ora Saga doveva sapere. Ora che il piano di Nettuno era stato disvelato, doveva avvisare suo fratello.
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Shaina era in preda ad una rabbia incontenibile. Come aveva potuto Saga trattarla in quel modo e chiamarla addirittura ‘sciagurata’! Certo, aveva ordinato a Mur di proteggerla ma da chi e perché? Non credeva possibile che un attimo prima Saga volesse imprigionarla e un attimo dopo volesse proteggerla. Ora se ne stavano davanti alle porte della tredicesima casa agli ordini di Mur. Aveva visto Seiya in piedi e questo l’aveva rinfrancata ma aveva capito anche che qualcosa di grosso stava per capitare.
Marin era salita alla sala del grande sacerdote insieme ad Aiolia e a Soma e aveva lasciato che suo figlio facesse compagnia a Kouga che rimaneva chiuso in un doloroso mutismo. Comprese subito che qualcosa tormentava Shaina e la prese da parte.
“Cosa ti prende?”
“Sta succedendo qualcosa di brutto.”
“Lo so.” Le rispose l’ex cavaliere sacerdotessa “Aiolia dice che una forza oscura si è liberata nel santuario. Dobbiamo stare in guardia. C’è però qualcosa in te che non mi convince. Sei più agitata del solito.” Shaina la guardò dritta negli occhi.
“Marin, credo di essere diventata pazza. Ho fatto una cosa. Me ne sono pentita subito anche se a mia discolpa posso dire che ero ubriaca. Poi però ho creduto che non fosse così grave, che in fondo rimanere attaccata ad un sogno era inutile. Seiya ha fatto la sua scelta tanti anni fa. Adesso però credo di essermi sbagliata.”
“Shaina, ferma un secondo. Non ho capito nulla. Cos’è che hai fatto? Cosa c’entra Seiya?” fece Marin allarmata. L’altra stava per risponderle quando la porta s’aprì e Saga entrò di corsa.
“Sei qui tu!” esclamò afferrando per un braccio Shaina “Ora devi dirmi quand’è che avrei cominciato a comportarmi in modo strano!” Shaina si divincolò e guardò Marin che, d’istinto, si allontanò.
“Ti sembra il modo, grande sacerdote?”
“Niente storie! Parla!”
“Io non ho un bel niente da dirti! E smettila di comportarti così!”
Saga stava davvero per perdere la pazienza quando la porta s’aprì di nuovo. Mur entrò seguito da Saori e Seiya. Quest’ultimo sembrava dolorante ma parlò con fermezza.
“Saga, cosa sta succedendo? Mur ci ha riferito che hai ordinato di presidiare la tredicesima casa e hai fatto riportare qui Kouga.”
A quelle parole Saori guardò d’istinto verso il ragazzo che sedeva in un angolo con Soma.
“Devo parlare con tutti voi.” Rispose Saga con tono severo. “Però devo chiarire prima una cosa con Shaina e attendo Ikki.”
Seiya spostò lo sguardo sul cavaliere dell’Ofiuco e, oltrepassando Saori, la raggiunse prendendola da parte.
“Shaina, va tutto bene?” La donna guardò per terra.
“Seiya, io, sinceramente, non lo so. Credo di avere abbassato la guardia stavolta. Ti ho esposto ad un grande rischio. Se ti accade qualcosa per causa mia, io non me lo perdonerò mai.”
Seiya sollevò una mano e la posò su una delle sue spalle. Shaina sentì un cosmo immenso e caldo avvolgerla completamente. Tremò.
“E’ passato da tanto il tempo in cui hai provato ad uccidermi!” disse Seiya sorridendo “Tu, più di tutti sai che non è un’impresa facile da compiere. Stai tranquilla!”
Saga li guardò spazientito poi, come se avesse percepito qualcosa oscillare nell’aria, si voltò verso Saori. Lo sguardo della donna era tristemente puntato su Seiya e Shaina. Li raggiunse e spostò la mano del cavaliere del Sagittario dalla spalla della donna tirandola a sé.
“Fa il tuo dovere e proteggi Atena, primo cavaliere. Io devo discutere con lei di una faccenda importante.”
Per la prima volta nella sua vita, Shaina avvertì la sensazione di essere contesa tra due uomini e arrossì violentemente. Seiya si voltò e tornò sui propri passi. Accanto a Mur però, Saori non c’era più.
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“Devi dirmi tutto.” Furono queste le sole parole che Ikki disse a Pandora una volta rimasti soli. Tre parole che ebbero il potere di scuotere l’anima della donna dal profondo facendola tremare. Avrebbe voluto spiegargli ogni cosa cominciando dal principio, dalle sue visioni, dalla malattia di Shun, ma aveva promesso. Aveva giurato a Shun che suo fratello non lo avrebbe saputo. Era ancora legata a quella promessa ora che Shun era guarito? Avrebbe potuto cominciare con un ‘prometti che non ti arrabbierai’ sapendo che Ikki era l’uomo più iracondo che avesse conosciuto in mille vite? Decise che aveva una sola possibilità. Obbedire.
“Avevo giurato a Shun che non te ne avrei parlato per questo ho tenuto il segreto. Non voglio giustificarmi. Voglio solo che tu capisca perché ho fatto le mie scelte. E’ cominciato tutto con le mie visioni. Questa parte la conosci già. Quando Mizar di Asgaard è arrivato al santuario, la visione è cambiata. E’ stato Shun a provocarmela. Mi ha chiesto di vedere il futuro di Hyoga e io l’ho fatto. L’ho visto andare ad Asgaard. Laggiù si ritrovava a combattere con lo stesso mostro che era apparso nella visione in cui Eden provocava la morte di Atena. Il giorno dopo, quando ancora cercavo di dare un senso a tutto, è apparso il generale degli abissi. Mi ha portato un dono di Nettuno, il Ragnarock. In cambio ha chiesto un oggetto che apparteneva a mio fratello.”
Ikki indurì lo sguardo e la invitò a continuare.
“Inizialmente gli ho riferito che mi sarebbe stato impossibile accontentare la sua richiesta poiché si trattava di un oggetto che Hades portava sempre con sé. Poi ho capito. Il Ragnarock contiene i frammenti di tutti i mondi perduti. In esso era racchiuso anche un brandello dell’anima del signore degli Inferi.” Disse la donna strofinandosi nervosamente le mani e abbassando lo sguardo. Ikki le fu addosso e la prese per le spalle.
“Pandora, dimmi che non l’hai fatto! Dimmi che in questa storia non c’entra Shun!”
A quel punto la donna, con le lacrime agli occhi, sollevò lo sguardo e gridò.
“Invece l’ho fatto per Shun! Tu non sai come stanno le cose!”
“Allora dimmelo, maledizione!” la scosse di nuovo il cavaliere.
“Stava morendo! Tuo fratello stava morendo a causa della maledizione di Marte!”
Ikki mollò la presa facendo un passo indietro.
“Che significa ‘stava’ morendo?”
“Lo spirito di Hades a cui si è riunito lo ha guarito. Ora sta bene.” Ikki sentì qualcosa spezzarsi dentro.
“Guarito? Mi stai dicendo che dentro mio fratello ora c’è di nuovo lo spirito del tuo?”
“Non fare quella faccia inorridita! Non è così terribile e sappi che è stato Shun a sceglierlo. Non l’ho costretto. Lui voleva guarire. Voleva essere libero di lasciare il santuario. Se avesse lasciato la cupola con cui Atena protegge il santuario senza la protezione di Hades, ora sarebbe morto!” Ikki provò a scacciare quel pensiero per un momento e cercò ulteriori informazioni.
“Cos’hai dato in cambio a Nettuno?”
“Il Titanium, il ciondolo che Hades portava sempre con sé.” Il pensiero di Ikki tornò subito a Shun e a quando, da piccolo, giocherellava con quel medaglione che credeva un ricordo della loro mamma.
“Che se ne fa Nettuno di un gioiello?”
“Non è un gioiello. Quell’oggetto è in grado di evocare il Kraken.”
“Il Kraken? La bestia mitologica che si dice infesti i mari del nord?”
“Non è una bestia mitologica! E’ una creatura antica, generata dai Titani. E’ inarrestabile. Una volta scatenata, non si ferma fino a he non distrugge il suo obbiettivo. Hades l’addormentò nell’era degli eroi. Non ha mai osato svegliarla.”
“E tu hai consegnato a Nettuno l’oggetto che serve a scatenare una simile arma?”
“Dovevo salvare Shun! E se non avessi consegnato a Kanon il Titanium, lui avrebbe ucciso Eden!”
“Nessuno avrebbe fatto del male ad Eden! Sarebbe bastato che tu mi avessi detto la verità! Maledizione Pandora, come hai potuto?”
“Sapevo che tu non avresti approvato! Cosa sarebbe accaduto se tu avessi convinto Shun a non accettare lo spirito di Hades? Sarebbe partito per Asgaard indifeso e debole? Avrebbe bruciato il suo cosmo e quanto sarebbe sopravvissuto?”
“Non gli avrei permesso di lasciare Atene!” urlò Ikki e Pandora fu presa da una risata isterica.
“Tu credi di poter sempre fare fronte a tutto, vero Ikki? Credi che basti volerlo e le cose filano come vuoi tu? Shun sarebbe partito lo stesso e noi lo avremmo perso per sempre!”
“Non sarebbe partito, mi avrebbe ascoltato, sono suo fratello!”
“Sì, invece. Sarebbe partito perché lui ama Hyoga! E’ la persona più importante per lui!” Ikki si bloccò. Sapeva che quella era la verità. Shun amava Hyoga. Sopra ogni cosa, sopra la sua stessa vita. Ricordava la notte della battaglia contro Mars. Ognuno di loro aveva combattuto per difendere chi amava. Shun aveva difeso Hyoga. Solo Hyoga, sempre Hyoga.
“Adesso però Nettuno ha il Kraken. Contro chi lo scatenerà?” chiese Ikki. Un cosmo potente fece voltare contemporaneamente marito e moglie verso un punto preciso.
“Verso Marte.” Disse una voce decisa che apparteneva a colui che sembrava il grande sacerdote.
“Saga, ti ho detto che ci avrei pensato io!” esclamò Ikki.
“Non è Saga. E’ Kanon.” Disse Pandora e l’uomo rise.
“Già, sono Kanon e non ho molto tempo per cui saltiamo tutta la parte in cui tu, indignato per ciò che ho fatto, provi ad uccidermi. Arriviamo subito al punto. Devo vedere mio fratello. Ho delle informazioni che sono di vitale importanza per lui. Nessuno è più al sicuro. Non ho il tempo di battermi con tutti i cavalieri d’oro per arrivare alla tredicesima casa per cui tu devi farmi entrare nelle stanze di Atena, Ikki.”
“Credevo che fosse Saga il gemello pazzo!” esclamò Ikki ridendo.
“Infatti, io sono il bastardo! Ci muoviamo?”Ikki guardò Pandora e la donna gli prese una mano.
“Ti prego, Ikki. Saori deve sapere.”
“Figuriamoci! Non so davvero cosa accadrà adesso, Pandora. Stiamo per andare a dire a Saga che abbiamo contribuito a far tornare in vita Hades e un titano. Non credo che stavolta Atena ci perdonerà. Dov’è Eden?” Pandora gli lasciò la mano.
“Con Shun.” Rispose la donna e Ikki sospirò.
“Di bene in meglio. Andiamo. Kanon, niente scherzi.”
“Credimi Ikki, non è più tempo di inganni o beffe.”
I tre s’incamminarono verso il santuario col cuore pesante.
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Saori aveva camminato fino ai piedi della statua di Atena. La dea se ne stava, silente, priva del suo scudo che giaceva ancora riverso in terra nella stanza di Saori, testimone della tanto dolorosa quanto momentanea separazione tra Kouga e la donna.
Come la statua, Saori si sentiva indifesa. Seiya era il suo scudo e ora lui non c’era. Anche Saga, che di solito, le faceva da ombra era rimasto nell’ampia sala del trono tentando di riprendere il discorso con Shaina.
Un alito di vento le provocò un brivido. Seiya era preoccupato per Shaina. L’istinto l’aveva condotto da lei quando aveva visto Saga prenderla in malo modo per un braccio.
Sapeva che l’uomo l’aveva già difesa in altre circostanze, di cui tra l’altro lei era stata maledettamente gelosa. Sapeva anche che l’uomo amava solo lei ma, in quei rari momenti in cui Seiya mostrava interesse per altre persone, s’incupiva lo stesso.
Non era la gelosia però a renderla così triste. Si era ripromessa di proteggere Seiya da quella che sembrava una nuova minaccia. Avrebbe bruciato il suo cosmo e questo le sarebbe costato la vita. Sapeva anche che il ciclo del risveglio si era spezzato e, che una volta che si fosse addormentata, non si sarebbe più risvegliata. Avrebbe dovuto dire addio e non arrivederci. Avrebbe dovuto rinunciare a Seiya. Che ne avrebbe fatto lui del resto della sua vita? L’avrebbe passato con Shaina? Magari insieme anche a Kouga come una vera famiglia? Pianse e sentì freddo.
In quel momento un mantello fu posato sulle sue spalle.
“Prenderai freddo.” Lei chiuse gli occhi e una lacrima precipitò sulla mano di Seiya che era rimasta posata sul suo petto come a volerla tirare a sé. “Perché piangi, Saori?”
“Non è nulla, solo ansia.” Mentì lei. Allora si sentì davvero tirare indietro fino a che la sua schiena non toccò il petto dell’uomo e le sue labbra non premettero contro il suo orecchio.
“Ti proteggerò.”
“Lo so.”
“Ti proteggerò.”
“Lo so, davvero.”
“Non capisci, Saori. Non permetterò che ti succeda niente.” La donna si voltò e scoprì lo sguardo severo di Seiya. Non era quello del ragazzo che era diventato cavaliere di Pegasus e neppure quello che aveva conquistato Sagitter. Non era neanche quello dell’uomo che aveva sfidato gli dei e combattuto contro Mars. Era lo sguardo dell’uomo che sente la propria donna distante, che capisce che gli sta mentendo. E lei lo rifece. Mentì.
“Lo so. Va tutto bene.” Fece cercando di allontanarsi. Quella versione di Seiya, tanto adulta e forte, la metteva a disagio. Lui la trattenne, per la prima volta incurante della sua spalla ferita. Saori gemette e lui allentò un po’ la presa.
“Scusa. E’ che ero convinto che non ci sarebbero stati più guai al santuario e che saresti stata al sicuro. Tu, Kouga, tutti. Ho l’impressione che tu, stavolta, voglia fare a modo tuo. Posso tenere testa a qualunque divinità, tranne ad una!” fece Seiya cercando di sorridere “Fidati ancora una volta di me. Anche stavolta fa combattere me. Rimetti a posto il tuo scudo. Ci sono io fra te e i tuoi nemici. Non basto più?” fece con tono triste.
Lei lo abbracciò d’istinto. Anche se i loro sguardi non s’incrociavano, uno conosceva bene i sentimenti dell’altra. Seiya aveva capito che Saori intendeva affrontare personalmente il pericolo imminente perché lo aveva visto allo stremo delle forze. Saori sapeva che Seiya sarebbe morto prima di vederla scendere in battaglia. Si strinsero mentendosi a vicenda.
“Farò come vuoi tu, Seiya. Cercherò di non farmi rapire, trafiggere da una freccia  o rinchiudere in una colonna, va bene?” sorrise staccandosi e accarezzandogli una guancia.
“Molto bene. Io ti prometto che non mi farò trapassare il cuore da nessun’arma divina e che tornerò da te anche stavolta.” La strinse di nuovo assaporando però quel momento d’intimità come fosse l’ultimo.
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“La notte della festa!” esclamò Shaina e tutti si voltarono a guardare lei e Saga che, in un angolo della grande sala, ancora discutevano fittamente.
“Maledizione!” rispose l’uomo.
“Addirittura? Non mi sembrava che ti abbia fatto tanto schifo passare la notte con me!” Saga, per la prima volta dopo anni, si sentì avvampare.
“Tu hai fatto cosa?”
“Abbiamo fatto, caro!” rispose lei tagliente “Che c’è? Paura di farlo sapere a Saori?”
“Ma tu non eri innamorata di Seiya?”
“E me lo chiedi ora?”
“Shaina, ti sei innamorata di me?”
“Ma che domande sono!” cercò di replicare la donna senza alzare il tono di voce. Non voleva attirare l’attenzione degli altri più di quanto lei e Saga avessero già fatto.
“Lascia perdere. Perdonami. Mi rendo conto solo ora che devi avere passato delle giornate orribili ultimamente. Prometto di spiegarti. Ora però devo parlare con Saori.”
“Sempre la stessa storia vero? Corri da lei. Lei, però, non ti amerà mai.”
“Tu sì?” chiese Saga a bruciapelo. Shaina arrossì.
“Se fossi sempre l’uomo che è stato con me la notte della festa, potrei.”
Saga sorrise amaramente poi si voltò e s’incamminò verso la grande scalinata che portava fuori. Quando fu solo nel corridoio che dalla sala del trono portava alla statua di Atena, si poggiò per un attimo alla parete. Strinse un pugno e cercò di controllare la propria rabbia. Aveva desiderato con tutto il suo cuore che Kanon fosse vivo. Aveva sperato in tutti quegli anni di pace dopo la battaglia contro Mars di scoprire che suo fratello era scampato alla morte come lui. Lentamente aveva perso ogni speranza. Aveva dedicato tutta la sua vita ad Atena e al santuario. Inizialmente era stata una forma di espiazione per quel suo maledetto carattere che lo aveva condotto a compiere azioni orrende. Il tempo però gli aveva fatto scoprire di essere ancora in grado di amare. E di chi si era innamorato lui? Della bambina che ventisei anni prima aveva cercato di uccidere ancora nella culla. Una bambina diventata una donna bellissima. Una donna che non poteva avere perché dea, perché innamorata del suo peggior nemico. Aveva accettato ogni cosa per amore suo. Anche un altro bimbo in fasce nato tredici anni prima sotto le stelle della costellazione di Pegasus. Lo aveva accettato nonostante la sua carnagione ambrata e i suoi capelli ramati. Lo aveva accettato perché i suoi occhi erano azzurri come quelli di Saori e pieni delle stelle del cosmo di Atena. Il suo demone personale gli aveva sussurrato di odiarlo, di soffocarlo nella culla ma lui lo aveva preso tra le braccia e gli aveva fatto da padre. Insieme a lui, Shaina lo aveva cresciuto e, qualche volta, si era ritrovato a rimirare il coraggio e l’infinita pazienza di quella donna guerriera. Talvolta si era anche fermato a pensare che sarebbe stata una compagna di vita perfetta per lui. Ora, nel momento in cui gli veniva richiesta massima attenzione e lucidità, scopriva non solo che suo fratello era ancora in vita ma che aveva trovato la maniera di cospirare di nuovo contro di lui, di prendere il suo posto, non solo al santuario ma anche nel cuore di una delle persone a lui più vicine. Cosa avrebbe fatto una volta che se lo fosse ritrovato di fronte? Lo avrebbe ucciso con le sue mani? Riprese a camminare e raggiunse la statua di Atena. Fu li che li vide. Seiya e Saori abbracciati. Sentì di nuovo quel senso di rabbia crescere in lui e il suo cosmo ardere. Fu mentre immaginava di trafiggere Seiya con le sue mani che scosse la testa e rise. Non poteva permetterlo. Li lasciò soli e tornò indietro.
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Mur camminava avanti ed indietro fuori dalla sala del trono. Qualcosa non gli tornava. Tutto il comportamento di Saga degli ultimi giorni era stato strano. Atena sembrava sicura che non ci fossero stati cambiamenti nella sua personalità. Allora cosa stava succedendo? Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal sopraggiungere di Ikki. Notò, poco più indietro, la figura di Pandora che esitava vicino a delle colonne. Un’altra persona era con lei ma non riusciva a vederne il viso.
“Mur, devo parlare con Atena.”
“Puoi entrare, Saga ti sta aspettando.” Disse continuando, però, a guardare Pandora.
“Deve entrare anche lei.”
“Questo lo escludo. La sua presenza peggiora le condizioni di salute di Atena. Shaka è stato chiaro sull’argomento.” Rispose il cavaliere d’Ariete. Pandora allora si avvicinò.
“Ikki, ciò che ti ho detto è quanto. Non c’è bisogno di me. Io ti aspetto qui.”
“Va bene, Pandora.” Fece il marito rivolgendosi di nuovo al cavaliere d’oro “lui però deve venire con me.” Concluse facendo cenno all’uomo dietro la colonna di uscire allo scoperto. Quello avanzò fino a stare esattamente di fronte a Mur.
Il cavaliere d’oro percepì di nuovo quel cosmo potente e agitato che aveva creduto appartenesse a Saga e gli fu tutto chiaro.
“Tu sei Kanon!” esclamò “Ho ingiustamente accusato tuo fratello! Atena aveva ragione.”
“Devo parlare con Saga.”
“Tuo fratello ti ucciderà nello stesso istante in cui gli comparirai di fronte.”
“Per questo tu devi aiutarmi” disse Kanon mostrandogli i polsi. Mur sgranò gli occhi. Non poteva sbagliarsi. Il vecchio Hakurei aveva scritto molte pergamene sulle maledizioni antiche e quelle sui polsi di Kanon erano le rune dello scambio. Qualunque cosa fosse capitata a Kanon, sarebbe accaduta anche alla persona maledetta dalle rune.
“A chi sei stato legato?”
“A mio fratello. Puoi liberarmene?” Mur scosse il capo.
“Solo chi ha creato il legame può scioglierlo, ma posso bloccarlo per un po’.” Disse imponendo le mani sui suoi polsi. “Sappi però che, per ogni ferita che subirai, soffrirai doppiamente.”
“Non importa. Mi lascerai vedere Saga?” Mur annuì.
“Se sei disposto ad arrivare a tanto, ti accompagnerò io stesso.” Concluse il cavaliere d’Ariete aprendo la porta.
Inizialmente nessuno fece caso a loro. Fu Shaina a rivolgergli per prima la parola.
“La tua dea ti ha assolto dai tuoi peccati?” chiese lei in tono sarcastico. Kanon rise pensando che lei lo aveva scambiato di nuovo per Saga.
“Atena mi ha sempre assolto! Tu, invece, immagino mi perseguiterai eternamente come una delle Erinni*!” disse facendole l’occhiolino e Shaina provò di nuovo quel calore al petto che la prendeva ormai quando l’uomo flirtava con lei.
“Shaina,” fece Mur “dove sono Saori e Saga?” A quell’ultimo nome la donna lo guardò con aria interrogativa.
“Sono qui, Mur!” La voce di Saga risuonò nell’aria gettando tutti nello sconcerto più totale. Shaina, confusa più degli altri, continuava ad andare con lo sguardo da uno all’altro gemello.
“Sorpresa!” esclamò, facendole un inchino, Kanon ma fu scaraventato in terra da un potentissimo colpo di Saga che gli fu addosso in un baleno.
“Maledetto! Credi di poter venire qui a prenderti gioco di noi?” poi, avvicinandosi al suo orecchio e stringendogli la gola sussurrò “Come hai osato toccare Shaina?”
Kanon conosceva la follia del fratello. Tanto tempo prima l’aveva scatenata lui stesso. Ora però la luce nei suoi occhi non era follia. Era rabbia. Cieca, furente. Il dolore provocato dal suo colpo era stato atroce come Mur aveva promesso.
“Non era mia intenzione offenderla. Che tu ci creda o no, l’ho amata sinceramente e l’ho difesa dagli altri generali di Nettuno. Sinceramente però credo che lei sia innamorata di te.” Concluse Kanon abbassando gli occhi. Saga lo allontanò da sé.
“Tu verrai giustiziato. Hai evidentemente violato la tregua tra Atena e Nettuno.”
“Non chiedo di meglio. Prima però ti conviene ascoltare quanto ho da dirti.”
“Niente di quello che dirai ti salverà!”
“Vuoi almeno ascoltarlo?” intervenne Mur con un tono concilianteche male si accoradav col suo sguardo fiero.
“No!”
“Invece devi farlo!” lo incalzò Ikki “Ha notizie su Nettuno e su quello che è successo ad Asgaard.”
Saga stava per colpire entrambi quando due cosmi di fortissima intensità annunciarono l’arrivo di Atena e del suo primo cavaliere.
“Se Kanon, dragone del mare ha notizie di ciò che è accaduto ad Asgaard, io voglio ascoltarlo.” Disse decisa Saori e Kanon la guardò senza timore negli occhi. Per un attimo il gemello di Saga si fermò ad osservare Seiya. Rimaneva al fianco della dea, leggermente indietro. Non gli sfuggì però che una delle mani del cavaliere era andata all’arco di Sagitter e l’altra si era involontariamente fermata a metà tra il suo corpo e quello della donna. Kanon si chiese se fossero gesti studiati o se il desiderio di proteggerla lo dominasse completamente. Anche Saga provava la stessa smania visto che si era posizionato all’altro lato della donna? Kanon parlò.
“Atena, Nettuno progetta da mesi un piano per liberarsi di Mars Kreutz.” Saori fu attraversata da un tremito ma lo invitò a continuare. “Così ha pensato bene di sfruttare il desiderio di vendetta che da tempo la principessa Flare di Asgaard nutre per Hyoga cavaliere del cigno. Per tredici lunghi anni sono stato prigioniero della colonna in cui Nettuno tentò di rinchiudere anche voi. Mi ha liberato perché sapeva che ero l’unico in grado di infiltrarmi nel santuario a causa del mio essere doppio di Saga. Ha chiesto ed ottenuto dalla principessa il Ragnarock, l’artefatto che contiene le anime perdute. Sapeva che Flare avrebbe accettato di consegnarglielo poiché il Ragnarock ha il potere di assoggettare gli uomini ad Odino e lei desiderava offrire Hyoga in sacrificio alla pietra trasformandolo in un berserker, un guerriero accecato solo dal desiderio di combattere e morire in battaglia. Nettuno pensava di affidare l’oggetto a Pandora affinché la sacerdotessa di Hades potesse riportare in questo mondo parte dello spirito del dio prigioniero nella sfera di Odino.”
A questo punto del racconto di Kanon, tutti si voltarono a guardare Ikki. Fu Seiya a chiedere a Kanon di continuare.
“Se Pandora avesse accettato il Ragnarock, avrebbe dovuto rendere a Nettuno il Titanium, un oggetto appartenuto ai tempi del mito al dio dei mari e poi passato nelle mani di Hades. Il Titanium può risvegliare il Kraken, una bestia che la leggenda vuole inarrestabile. Nettuno l’ha risvegliata e le ha ordinato di trovare ed uccidere Marte.”
Come si fosse liberato di tutte le sue colpe, Kanon si sentì infinitamente più leggero. Fu la voce di Saga a fargli precipitare addosso un nuovo macigno.
“Invece di scatenare nuovamente la sciagura su di noi, perché non ti sei lasciato semplicemente uccidere?” Quelle parole fecero a Kanon più male del colpo ricevuto prima e a Shaina sembrò di vederlo vacillare. Fu Mur però a rispondere per lui.
“Nettuno lo ha maledetto. Ciò che capiterà a Kanon, colpirà anche te.” Sentenziò Mur “Credo che, a suo modo, abbia cercato di proteggerti.”
Fu allora Atena ad avvicinarsi a Kanon e a parlare.
“Dimmi, Kanon, che ne è stato di Flare e Hyoga?” Kanon sentì le gambe cedere. Il cosmo di Saori lo aveva avvertito tanti anni prima nella prigione di capo Sounion. Allora lo aveva scambiato per quello di Nettuno e aveva giurato morte alla dea della guerra. Poi, dopo tanti anni, lo aveva riconosciuto nel canto che la fanciulla aveva intonato nella colonna portante di Atlantide. Ora lo avvertiva trepidare nella sua voce calda.
“Flare è stata condannata a morte. Hyoga ha perso se stesso nell’istante in cui Pandora ha attivato il Ragnarock.”
Seiya fu, in un attimo, faccia a faccia con Hyoga. Il cavaliere leggendario, come era stato chiamato per anni, non aveva mai dimenticato chi gli era rimasto affianco durante tutto quel tempo. Tra tutti i suoi compagni d’armi, Hyoga era stato quello con cui aveva condiviso meno battaglie eppure gli era stato sempre vicino. Anche quando Dragone se n’era andato, quando Shun aveva voltato le spalle alla vita da cavaliere, quando Ikki si era eclissato sotto l’arco di Cerbero. Hyoga era rimasto. Era diventato il severo maestro di Kouga, il confidente silenzioso cui affidare dolorosi segreti. Come aveva potuto Ikki permettere che si perdesse? Ikki abbassò lo sguardo.
“L’ho saputo troppo tardi. A discolpa di Pandora posso dire solo che ha agito nel tentativo estremo di salvare Shun. Io non sapevo neanche che mio fratello stesse soffrendo per la maledizione di Marte!”
Seiya strinse i pugni. In quel momento, il vecchio se stesso gli avrebbe urlato in faccia che se non avesse abbandonato il santuario, il posto che era suo, avrebbe conosciuto perfettamente ogni cosa, compreso il dolore di Shun. Seiya di Sagitter, invece, rimase in silenzio. Non solo aveva perso Hyoga, ma anche Shun era tornato ad essere Hades. Non doveva cercare i colpevoli tra le sue schiere. Il colpevole era Nettuno, ancora una volta Julian. Non gli era bastato aver portato Mars Kreutz nelle loro vite tredici anni prima? Si voltò verso Kanon e fece l’unica domanda che aveva senso.
“Il kraken sta già cercando Mars?” Kanon annuì “Allora dobbiamo prepararci.”
“Perché?” chiese Ikki.
“Perché Mars non se ne starà buono ad aspettare che la bestia lo trovi. Farà l’unica cosa che sa fare. Si batterà. Porterà la battaglia qui.”
“Tu credi?” chiese Saga.
“Io lo farei.” Rispose Seiya.
“Allora non c’è più molto da dire.” Concluse Saga “Dobbiamo prepararci a difendere il santuario.”
“Apettate!” intervenne Saori “Kanon, dimmi, c’è un modo di fermare il Kraken?”
“Il kraken è guidato da Hyoga. Ora però lui ha dimenticato chi era. Si scaglierà addosso ai bersagli che Nettuno gli darà fino alla morte.”
“Hai detto che il suo obiettivo è Marte!” lo incalzò Saga.
“Per adesso. Lui vuole Atena. Chiunque si frapporrà tra lui e Saori, diverrà l’obbiettivo del titano.”
Alle parole di Kanon, tutti i presenti si voltarono a guardare Seiya. Il ragazzo sorrise debolmente.
“Ci deve essere un modo.” Intervenne Ikki. “Forse Shun potrebbe riportare alla ragione Hyoga!”
“Allora faremo a questo modo. Manderò Camus ad Asgaard per riportare indietro Shun. Nel frattempo, Mur, torna alla prima casa. Che tutti i cavalieri d’oro proteggano le dodici case. Nessuno entra o esce dal santuario.” Fece Saga prendendo per un braccio Kanon. Poi si rivolse a Seiya. “Proteggi Atena e ordina ai cavalieri d’argento di presidiare il perimetro della cupola. Tieni qui con te i cavalieri di bronzo.”
“Dove vai, Saga?” chiese Saori.
“A sistemare lui.” Disse strattonando Kanon.
“Non devi fargli del male, Saga! E’ un ordine!” esclamò Saori.
“Capisco cosa cercate di fare, ma deve pagare!”
“Non finché sarà legato a te!” disse Saori con fermezza “Non voglio perdere il mio grande sacerdote.”
“Fidatevi di me.” Disse uscendo e trascinando via il fratello.



Note del l'autrice:
* Le Erinni sono delle figure mitologiche che servivano il signore degli Inferi. Perseguitavano le anime dei peccatori conducendole alla follia o alla disperazione ed infine alla morte. il paragone di Kanone è una piccola citazione al nome di Shaina nel doppiaggio italialiano. Nella versione italiana, Shaina diventa Tisifone che appunto è una delle Erinni, la più terribile a mio avviso!
Grazie a tutti per l'infinito affetto che mi dimostrate ad ogni capitolo! Kisses XD
  
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