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Autore: lapoetastra    21/10/2014    1 recensioni
La storia di due grandi amici, Albrecht e Shmuel, separati a causa della Seconda guerra mondiale, che faranno di tutto pur di tornare insieme.
Genere: Guerra, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 Dicembre 1939
Erano passati ormai tre mesi  dalla partenza di Albrecht per il fronte.
Shmuel, rimasto a casa, trascorreva le sue giornate con la mente altrove, pensando a cosa stesse facendo il suo amico.
Temeva che lo avesse già dimenticato.
Avrebbe dato tutto pur di rivederlo, almeno una volta.
Ma la guerra continuava, implacabile.
E, da ciò che leggeva sui giornali locali, l'esercito tedesco non era in vantaggio: gli americani erano molto più organizzati ed avevano conquistato numerose città.
Si stava iniziando a dubitare dell'invincibilità della Germania.
Ma a Shmuel non importava che il paese in cui viveva perdesse.
L'unico suo desiderio era quello di riavere Albrecht, che era più di un amico per lui.
Era un fratello.
E poi non ce la faceva più a stare in casa, da solo dopo la morte della madre, fermo, immobile, timoroso di uscire a causa degli aerei nemici che sorvolavano i cieli.
Shmuel era, in quel momento, talmente perso nei propri pensieri che quasi non udì la porta di casa venire divelta.
Solo quando sentì delle urla provenire dal soggiorno, andò a vedere cosa fosse accaduto.
Vide che in casa sua c'erano tre soldati.
Tedeschi, a giudicare dalle uniformi nere.
< Che... che cosa volete? >. domandò spaventato.
< Devi venire con noi. Sei di origine ebrea, vero? Il nostro Fuhrer, Hitler, ha comandato che tutti coloro che non siano ariani vengano rinchiusi nei campi. Voi ebrei siete la feccia della nostra società, macchiate la purezza della nostra razza. Ma le cose cambieranno. Su, muoviti. >, disse un soldato, con una smorfia di disgusto sui lineamenti duri.
Poi, brandendo la carabina, iniziò a spintonare Shmuel, che non riusciva a muoversi, confuso com'era.
< Ma voi... non potete... cosa... >, balbettò, ma uno dei tedeschi lo zittì con un calcio negli stinchi.
< Zitto, lurido ebreo. >, sputò il soldato con perfidia, rimettendolo in piedi e spintonandolo con più forza.
Shmuel cercò di lottare, di opporsi, ma ogni suo tentativo fu inutile.
Fu trasportato fino ad un campo, ampio, spoglio, recintato da filo spinato e chiuso da pesanti cancelli.
I due tedeschi, ridendo, lo spinsero fin dentro una baracca, misera, piccola ed interamente occupata da altri uomini.
Decine, centinaia di altri uomini.
Shmuel fu costretto a trattenere il respiro, per non soffocare a causa dell'odore acre e nauseabondo di morte e rifiuti di uomini che aleggiava nell'aria.
Il soldato che lo aveva portato fin lì gli diede un violento spintone, che lo fece cadere scompostamente su due uomini, sdraiati a terra.
Essi però non reagirono.
Poi i tedeschi se ne andarono, ancora sghignazzando, chiudendo la malmessa porta della baracca.
Shmuel rimase lì, in quell'ambiente semibuio, in mezzo alla puzza disgustosa che gli colpiva le narici ed ai lamenti degli altri reclusi che gli dilaniavano le orecchie e gli spezzavano il cuore.
Solo allora arrivarono le lacrime.
   
 
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