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Autore: Neferikare    21/10/2014    1 recensioni
Dopo il Torneo Chojin Kid pensa di essere ufficialmente il campione dei campioni, di aver finalmente messo fine alla tirannia della dmp e di poter dichiarare finalmente una nuova era di pace e serenità.
Fino a quando i sovrani indiscussi della vecchia organizzazione nemica non ritornano con lo scopo di regolare i conti con la famiglia Muscle ed estinguere la loro stirpe una volta per tutte: le semifinali del Torneo si rifaranno e Kid dovrà soccombere, è questo l'ordine di Oregon e Cassandra, imperatori di un intero pianeta e genitori di Ricardo, unico erede al trono della dmp.
Il loro sarà uno scontro ben poco ad armi pari: da una parte la volontà di mettere a tacere i nemici della Muscle League con la forza della giustizia, dall'altra un potere immenso capace di spazzare via decenni di vittorie dei Kinniku in una manciata di secondi.
Che la guerra inizi.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kid Muscle, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bone era mentalmente distrutto: non riusciva ancora a capacitarsi che qualcuno avesse fra le mani il suo passato, il suo dannato passato.
Nemmeno un paio di minuti dopo Oregon gli aveva inviato una copia di ogni singola pagina del progetto Excelsior-ZX e non si era certo risparmiato anche quelle riguardanti la sua brillante carriera da piccolo prodigio universitario di Harvard.
Harvard, dove ti giudicavano a seconda di un piccolo ed insignificante numero, il simpatico risultato dei test del primo anno per verificare il quoziente intellettivo dei figli di papà ospitati nella scuola.
Se sopravvivevi, se non svenivi dopo otto ore di calcoli e se riuscivi a reggere il confronto anche con la commissione interna allora era fatta, altrimenti avevi appena firmato la tua condanna ad una lenta e terribile umiliazione dagli over 175, quelli che si credevano dei geni.
E Bone, nei lontani tempi in cui era ancora un ragazzo di diciassette anni ancora un po' sano di mente, c'era già passato e, francamente, non lo avrebbe rifatto per nulla al mondo.
247.
E da lì era iniziata l'ascesa per entrare nelle grazie della Hamilton e dei suoi illustri colleghi che, nonostante fossero fastidiosi e fin troppo insistenti con la cosa, almeno assicuravano uno dei posti per le borse di studio annuali: quasi settantamila dollari facevano comodo, anche perchè si esaurivano quasi completamente per pagare la retta annua.
E poi c'era Byron Claymore, professore settantenne psicotico che aveva una passione malata per la Fisica Nucleare e che, ogni anno in concomitanza con i soliti test, aspettava qualcuno che avesse un punteggio più alto del suo che, giusto per precisare, era di 218.
Inutile dire che, in quasi cinquant'anni di carriera, avesse dovuto aspettare l'ultimo arrivato per insegnare finalmente a qualcuno come distrugger... ehm migliorare il mondo con l'energia nucleare; in effetti Bone aveva impiegato poco per abituarsi al fatto che fosse non proprio sano di mente e pian piano aveva capito che nemmeno lui era nato per esserlo.
Poi, un giorno come tanti, aveva tirato fuori la storia del progetto Excelsior-ZX.
Una bomba a dematerializzazione tachionica.

Qualcosa come poco meno di una tonnellata di antimateria che, surriscaldata da fasci di tachioni lanciati a velocità superluminale (*) dell'ordine di quattrocento mila chilometri al secondo, si fondeva con dieci tonnellate di acciaio e tre di uranio dando vita ad un tenerissimo buco nero.
Roba da film di fantascienza, se non fosse che Claymore voleva costruirla: ci avevano provato entrambi, avevano sviluppato centinaia di algoritmi ma niente, l'ordigno sembrava impossibile da costruire.
Ed ora Oregon pretendeva che ce la facesse da solo.
E' un suicidio, un suicidio pensò guardando i fogli confuso, ed aveva ragione: non aveva la più pallida idea di come costruire quella roba, o meglio l'idea l'aveva ma non sapeva nè dove procurarsi il materiale, in quantità esageratamente grandi per giunta, nè come unire il tutto senza distruggere il pianeta prima.
Sì, era un suicidio.

Honey entrò nella stanza senza nemmeno bussare, un brutto vizio che si portava dietro dai tempi del liceo, con alcuni fogli in mano ed un'espressione piuttosto cupa:
-Lascia perdere i progetti e siediti per qualche minuto per favore.- gli ordinò con il solito fare autoritario che, quando era preoccupata, prendeva il sopravvento.
Non aveva intenzione di litigarci così Bone obbedì e si sedette alla bene e meglio accendendosi una sigaretta, doveva pur vedere quanto tempo reggeva il suo nuovo amico polmone prima di collassare; la donna invece non sembrava proprio dell'umore giusto per scherzare
-Sono gli esiti dell'ultima radiografia: hai un problema, un grosso problema.- sentenziò cercando di convincerlo che ormai il tempo per scherzare era finito.
Prese fiato e gli mostrò le immagini e le considerazioni che aveva fatto su di esse:
-Le protesi si sono assottigliate troppo, non raggiungono nemmeno i cinque millimetri di spessore, motivo per cui il controllo sulla mano è diminuito così notevolmente in questi ultimi tempi- spiegò lasciandolo abbastanza perplesso
-Mi avevi detto che sarebbero durate una ventina di anni, com'è che dopo nemmeno otto anni mi vieni a dire così?- domandò nervoso e lei abbassò lo sguardo
-Prima facevi solo il mercenario, ti limitavi a sparare o al massimo a pugnalare qualcuno: sono state costruite per quello, non per sopportare gli sforzi di un wrestler, per questo si sono consumate così velocemente.- disse sicura.
Ecco, ci mancava solo questo.
L'altro rimase a pensare per un po', così Honey prese ancora la parola per prima mostrando altri fogli che sembravano più un trattato di meccanica:
-Ho dovuto riprogettare tutto dall'inizio e penso che sostituirle con altre di titanio ed acciaio sia la scelta migliore: sarebbero notevolmente più resistenti e non rischieresti un rigetto come se fossero solo di acciaio- continuò in modo più che professionale      
-L'altra alternativa è l'amputazione, e non solo della mano: con gli anni i tessuti delle ossa adiacenti a quelle del polso sono stati consumati a causa dello sfregamento diretto con il metallo, si parlerebbe di un taglio netto all'altezza del gomito ma, siccome non abbiamo optato per questa scelta nemmeno l'ultima volta e so che giocare all'allegro amputato non è il tuo forte, mi sposterei sulla sostituzione di tutte le protesi che, secondo i miei calcoli, per i prossimi trent'anni non daranno problemi.- terminò sperando che non avesse una delle sue crisi isteriche.
Perfetto, ci mancava solo l'ennesima ottima notizia: prima un polmone, ora la mano, ci mancava che cambiasse sesso e poi era a posto.
Una buona notizia mai, mai.
Solo orribili e schifosissime prese di coscienza che, per quanto lo riguardavano, lo facevano sprofondare sempre più in basso.
Ma Bone che il fondo lo aveva già toccato una volta, non ci voleva tornare di nuovo.
E non ci sarebbe tornato di sicuro.

Mizuki aveva subito avvisato Soichiro dell'accaduto, motivo per cui era tornato giusto qualche minuto dopo che Bone fosse partito, una fortuna considerando che faticava già ad accettare stranieri sul suo pianeta, ed un mercenario come lui non era proprio al sicuro su Iga.
Giusto per evitare di essere decapitato.
E poi era terrorizzato per i preparativi riguardo l'incoronazione poichè se fosse andato male qualcosa sarebbe stata la fine di Iga e della sua stirpe, d'altronde non c'erano mezze scelte:
o gli ambasciatori delle province fingevano di non sapere nulla riguardo la fedina penale dell'erede al trono, cosa piuttosto improbabile ma necessaria, oppure Alitheia avrebbe dovuto riservargli la stessa sorte toccata ad Hikari e Maki.
Aveva già perso due figli durante l'incoronazione, Soichiro non aveva intenzione che anche l'ultimo rimasto finisse con la gola tagliata da un cervo antropomorfo di dubbie dimensioni.
O viceversa.
Lo incrociò sulla via del ritorno e non esitò a fermarlo:
-Vai da qualche parte?- chiese cercando di non farlo sembrare un interrogatorio ed Hanzo scosse la testa
-No, stavo solo tornando a palazzo e basta, non ho molto da fare.- spiegò velocemente e suo padre non perse l'occasione per tentare di passarci almeno un paio d'ore vicino senza che l'istinto omicida prendesse il sopravvento, giusto per assicurarsi che non avesse in mente qualche attacco terroristico:
-Io stavo andando a controllare una cosa per domani, ti va di venire con me?- chiese leggermente impacciato, d'altronde non sapeva cosa avrebbe risposto; ancora una volta l'altro annuì poco convinto: -Fa quello che vuoi, non mi permetterei mai di disobbedire agli ordini di vostra maestà.- continuò schietto.
Ecco, in quel momento lo avrebbe ammazzato volentieri, però doveva sopportarlo, sopportarlo ed ancora sopportarlo.
Ok, era seriamente imbarazzato da tanta freddezza:
-E' un po' lontano, è meglio se chiedi ad Aerandir di farsi cavalcare almeno per mezz'ora, dopo potrà fare quello che vuole.- concluse.
Erano stati i trenta minuti più lunghi della sua esistenza: stare con Hanzo era come stare con il nulla, non parlava nè rispondeva alle domande e, quando lo faceva, si limitava ai monosillabi se proprio era necessario.
La morte sarebbe più di compagnia pensò infastidito rinunciando al tentativo di aprire un discorso sensato.

Arrivarono in una quarantina di minuti, anche troppi per Aerandir che aveva già iniziato a nitrire irritato, in una radura completamente immersa in alberi di ciliegio in fiore dove si trovava un tempio giapponese piuttosto imponente bianco avorio e nero, per raggiungere il quale era necessario attraversare un ponte rosso intenso sotto il quale si estendeva uno dei tanti laghi del pianeta.
Soichiro lasciò il suo cavallo in un angolo verde dove poteva brucare l'erba senza problemi, mentre l'altro si mise da parte pestando gli zoccoli a terra:
-Quanto dovremo stare qui?- domandò ad Hanzo che, nemmeno a dirlo, sembrava già annoiato della cosa, anche se a dire la verità era sempre così quando c'era suo padre in giro: -Lasciamo perdere, non so cosa diavolo abbia in mente e non voglio nemmeno scoprirlo, ma immagino che mi faccia la predica come suo solito.- rispose secco cercando di capire cosa avesse intenzione di fare.
E invece no, Soichiro non lo aveva ancora minacciato-di-morte-se-non-si-fosse-avvicinato ma era più impegnato a contemplare le ombre dei pesci che si vedevano nelle acque calme e limpide del lago.
Sarebbe anche sembrato normale se non fosse che c'era qualcosa come un uccello abnorme appollaiato sulla cima del tempio: le piume di tutto il corpo erano di varie sfumature di rosso, arancio e giallo-dorato, mentre l'immensa coda, composta invece da una serie di piume più fitte ed alcuni filamenti più lunghi, si avvolgeva intorno a tutto l'edificio muovendosi con il vento come quelle che si trovavano sulla testa dell'animale.
Dopo aver studiato la scena per un po' la creatura decise di scendere a terra planando leggermente ed atterrando proprio davanti al cavallo che, di tutta risposta, si impennò spalancando le ali grigio-nere in segno di sfida.
Sfida che fortunatamente non venne accolta.
Hanzo non ci aveva fatto troppo caso all'inizio, poi aveva visto un bagliore metallico fra gli artigli di quella cosa e, cercando di far calmare Aerandir, aveva concluso che no, non era un caso che fosse lì.
Erano passati ventidue anni dall'ultima volta che qualcuno gli aveva parlato della fenice che viveva nei pressi del lago, tuttavia era raro che Ignis uscisse allo scoperto dato che, dopo le guerre che si erano combattute nei pressi del suo nido, era praticamente impossibile avvicinarla senza rischiare di finire carbonizzati o placidamente infilzati da artigli di venti centimetri.
Sì, perchè a differenza delle solite fenici che volavano su Iga, grandi al massimo un metro o poco più, se si escludeva la coda arrivava a toccare i tredici o quattordici metri di altezza.
Era anche fin troppo grande, decisamente troppo, ma non era comunque in grado di reggere un confronto con Aerandir o con Shannara che, per quanto potessero sembrare piccoli, erano estremamente pericolosi quando decidevano di trapassarti con il loro corno.
Imperatori psicopatici, cavalli psicopatici: tutto nella norma insomma.

Abbassò la testa verso Soichiro e lasciò che la spada che teneva nel becco venisse presa da lui, che la mostrò all'altro:
-Questa è l'unica cosa che domani dirà al popolo di Iga che sarai imperatore ereditario: niente corone imperiali, niente chissà cosa, solo questa.- sentenziò severo per poi ridarla alla fenice che, aperte le immense ali, tornò velocemente ad appollaiarsi sul tetto del tempio con aria minacciosa.
Hanzo non sembrava troppo sorpreso:
-Ok, discorso introduttivo molto interessante, davvero, ma mi hai fatto perdere tempo solo per dirmi che l'unico modo per fare il tiranno su questo pianetucolo ai margini della nebulosa è con un pezzo di metallo?
Mi commuove questa cosa.
Anzi no, è la trovata peggiore che abbia mai sentito.- asserì incrociando le braccia e guardandolo indignato.
Dire che Soichiro era rimasto immobile era poco, non poteva credere che suo figlio stette seriamente parlando in quel modo:
-Come sarebbe a dire?- domandò irritato
-Ti sto dicendo che domani avrai in mano un intero pianeta e tu prendi la cosa così alla leggera? Sei un ingrato, un ingrato!- gli urlò contro furibondo, d'altronde nemmeno Hiakri e Maki avevano rifiutato una cosa simile; non che Hanzo lo stesse facendo, ma non sembrava nemmeno entusiasta.
-Ti ho tirato fuori dal carcere se non te lo ricordi, se non fosse per me te e quel tuo amico psicotico sareste ancora là dentro a marcire!- continuò per poi darsi una calmata, momento di cui l'altro approfittò
-Nessuno ti ha chiesto nulla, sei stato tu a volerlo non io: sinceramente stavo molto meglio in prigione, almeno lì non c'eri tu a rompermi l'anima ogni minuto santo cielo.- rispose di tutto punto lasciandolo con un'espressione più che delusa.
L'ennesima dimostrazione che aveva fallito come padre sì, ma non con tutti: mentre Hikari e Maki erano praticamente i figli perfetti, quelli che ti davano soddisfazioni su soddisfazioni, da quando era nato Hanzo non aveva fatto altro se non il ribelle di casa, sempre con quelle sue manie da megalomane incontrollate.
Non riusciva a spiegarsi il motivo di tutta quella voglia di libertà, aveva fatto di tutto per riservare a tutti e tre le stesse attenzioni e lo stesso trattamento, o almeno pensava fosse così.
Ma non era tutta la verità, e lo sapeva bene.

Non ne capiva il motivo ma il fatto che Hanzo avesse lo stesso nome di suo padre gli ricordava che non avrebbe potuto trattarlo come gli altri due; una sorta di istinto paterno leggermente violento il cui unico scopo era di far ricordare a Soichiro che se portavano lo stesso nome c'era un motivo: erano entrambi degli psicopatici con manie omicide con una voglia irrefrenabile di sangue e conquista, la stessa che aveva portato l'adorato paparino a distruggere ogni cosa trovasse sul suo cammino.
E non aveva intenzione che suo figlio seguisse la stessa strada.
Cercò di restare lucido e di mantenere la calma, per quanto potesse riuscirci ovviamente:
-Non intendevo quello, non pensare che mi sia pentito di averti qui- spiegò sperando che gli desse almeno un po' di fiducia
-Lo so che l'hai con me perchè ti ho dato per morto senza nemmeno muovere un dito, mi dispiace ok? Ma avevo altro a cui pensare in quel momento.- si giustificò prima che calasse un silenzio di tomba.
Hanzo non sapeva se essere felice del fatto che suo padre gli stesse parlando civilmente o essere furioso perchè gli stava dimostrando per l'ennesima volta che l'unica cosa che gli importasse era che fosse stato in carcere perchè, a quanto aveva visto e sentito fino ad ora, a tutti importava solo di quello.
-Smettila di cercare scuse, non starò qui a sentirne un'altra, ho già perso abbastanza tempo ed avrei da fare.- tagliò corto facendo avvicinare Aerandir per andarsene e tornare a casa, ma lui gli afferrò il polso prima che potesse muovere un passo
-Lasciami, non ho nulla da dirti che non abbia già detto.- lo minacciò con l'aria di qualcuno che è sul punto di commettere un omicidio, ma Soichiro era particolarmente testardo ed il fatto che il polso nemmeno lo sentisse non era d'aiuto.
Dopo un paio di minuti di minacce e trattative riuscì a convincerlo ad ascoltarlo almeno fino a quando non avrebbero chiarito la questione:
-Senti, non girerò intorno alla cosa e quindi te lo dirò subito: quando ho saputo che eri ricercato in mezza nebulosa mi è crollato il mondo addosso, non avevo intenzione di credere ad una cosa simile, e non voglio nasconderti che se non fosse stato per tua madre avrei firmato i documenti per non riconoscerti in nessun caso come mio figlio, niente di pi...- non fece in tempo a finire che si prese una gomitata ai reni che lo fece barcollare non poco
-Che diavolo stai facend... ok, te la concedo, ma ora siamo pari quindi ti pregherei di starmi a debita distanza per evitare linciaggi a mio danno.- raccomandò all'altro che annuì poco convinto.
Soichiro prese fiato, anche perchè sapeva che la parte peggiore doveva ancora arrivare:
-L'altro giorno non avevo affatto intenzione di proporre al resto del consiglio di Iga di farti salire al torno come successore, tuttavia ho saputo alcune... cose, che mi hanno fatto cambiare idea.- disse ma Hanzo lo bloccò di colpo
-Quanto lo hai pagato?- chiese secco lasciandolo solo per un attimo confuso, infatti sapeva perfettamente di cosa stesse parlando: era davvero così ovvio che avesse fatto un interrogatorio a Bone Cold per avere ogni minima informazione prima di chiarire le cose?
L'uomo sorrise solo per un secondo:
-Biscotti all'avena, penso che siano tipo una droga: dovrebbero inventarne da iniettare endovena... oh guarda, ho anche fatto la rima non è fantastico?- rigirò la domanda ad Hanzo che lo fissava perplesso
-Comunque sia voglio solo che tu capisca che non ce l'ho con te, non più almeno: ho passato troppo tempo a vederti solo come quello che è finito in carcere, non come mio figlio.- continuò con un velo di malinconia
-Sto provando a rimediare, ci provo davvero, ma ti chiedo di fidarti di me almeno quel che basta perchè possa cercare di fare decentemente il padre.-
L'unica cosa che aveva detto, l'unica che valesse la pena di sentire, era quella.
Ok, aveva ufficialmente vinto.
Ultimamente aveva una certa aria di superiorità e, anche in quell'occasione, non se l'era fatta scappare:
-Va bene, potrei anche concederti una tregua- asserì senza smuoversi dalla sua attuale posizione dominante rispetto a quella di suo padre
-Ma giuro che se per quanto riguarda domani mi avete nascosto qualcosa vi faccio saltare il cervello, promesso.- concluse freddo come suo solito.
Soichiro, più o meno soddisfatto della cosa, si diede finalmente una calmata: non che avesse ottenuto chissà cosa, ora aveva la certezza che gli omicidi per il giorno seguente non sarebbero stati un'eventualità, ma quel comportamento distaccato proprio non riusciva a spiegarselo.
E va beh, almeno era ancora vivo.

Soichiro era sopravvissuto a suo figlio, ma con Oregon le cose non sarebbero state così semplici: l'alleanza era ormai una priorità, quello lo aveva capito, e di rimandarla non se ne poteva nemmeno parlare.
Ed era quello il problema.
Nonostante fossero ormai le undici di notte passate era ancora fuori dal palazzo e lo fissava, a volte pensava che non fosse nemmeno la sua casa: era una costruzione enorme, immersa in un campo di ciliegi in fiore come di consueto in quel periodo, di un colore bianco neve con diversi piani, ognuno con il proprio tetto verde acqua con i bordi neri ed alcune rifiniture dorate, illuminate dall'intensa luce delle finestre interne e, come se non bastasse, dal chiaro delle lune che si riflettevano nella cascata poco lontana.
Ed era tutto suo, suo e basta.
A distrarlo fu l'arrivo di Mizuki, che dall'aria assonnata che aveva doveva essere stata in piedi ad aspettarlo a letto: -Non pensare a nulla, andrà tutto bene- lo rassicurò mettendo le sue mani intorno ai suoi fianchi -Se qualcosa dovesse andare storto, se qualcuno dovesse lamentarsi per domani, Shannara ed Aerandir se ne occuperanno, nemmeno Oregon sarà un problema.- promise con una goccia di malvagità negli occhi.
Non voleva capire cosa significasse, era certo soltanto che, dopo la firma dell'alleanza, niente sarebbe stato facile.
Ed aveva decisamente ragione.



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Angolino dell'autrice

(*): velocità suepriore a quella della luce con la quale è terociamente possibile spostare oggetti nel tempo e nello spazio.

(Scusate eventuali errori grammaticali o lettere invertite)
Decimo capitolo, non pensavo nemmeno di arrivarci :D
LO so, lo so: l'ho dedicato principalmente alla spiegazione del già citato progetto Excelsior-ZX e dei teneri discorsi fra Hanzo e (psicotica) famiglia, ma non potevo lasciare indietro questi due, anche perchè altrimenti non posso nemmeno continuare con i piani di Oregon :D
Non temete, tra poco vedrete altri fuochi d'artificio e morti :3
Comunque sia parliamo di questo adorabile capitolo: fenici, fenici ed ancora fenici.
Io amo le fenici, si nota dal nome per caso? XD
tralasciamo i volatili abnormi e parliamo del fatto che Bone Cold abbia un quoziente intellettivo pari a 247.
Sembra un ritardato di solito, questo lo so anche io, ma cercate di capire: deve progettare virus che estinguano interi popoli e bombe che distruggano pianeti, un genio del male normale non bastava.
Certo, se la sua salute fosse come il suo cervello forse sarebbe meglio :D
Hanzo boh, lui niente di niente, è solo un sadico con grossi problemi mentali che gode particolarmente nel far soffrire gli altri <:D
Non ho nulla da aggiungere, se volete sposarmi o lasciare una recensione fate pure :3
Ah già, vi lascio un'immagine del tempio dove vive Ignis (il primo) e del palazzo reale di Iga (il secondo), cioè l'umile casetta di Hanzo :3

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