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Autore: LadyKo e Brucy    16/10/2008    2 recensioni
Una vita passata a leggere manga. Fratelli gemelli per non dire siamesi, doraemon in libertà, grembiulini rosa, orsi vaganti, teppisti masochisti e oche formato parassita... ma di che manga stiamo parlando?!
L'Italia incontra il Giappone.

Da LadyKokatorimon & Brucy.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ore 10 e 22

 

Ore 10 e 22

Imprecisata zona all’aperto dell’Università imperiale di Tokyo

 

 

<< La maggior parte delle descrizioni descrive i kappa come umanoidi delle dimensioni di bambini, sebbene i loro corpi siano più simili a quelli delle scimmie o a quelli delle rane piuttosto che a quelli degli esseri umani. Alcune descrizioni dicono che le loro facce sono gorillesche , mentre secondo altre hanno un viso con un becco simile a quello delle tartarughe. Generalmente i disegni mostrano i kappa con spessi gusci simili a quelli di una tartaruga …*>>

 

Prima o poi dovrò togliermi proprio il vizio di leggere ad alta voce ed in pubblico.. magari in Giappone è anche vietato per legge e a me non l’ha ancora detto nessuno, vacci te a capire qualcosa. Da come mi guardano i passanti nel raggio di qualche centinaio di chilometri potrebbe anche essere che qualcuno stia pensando di rivolgersi alla autorità competenti per farmi sgomberare l’area.

Il sospetto non mi fa desistere dal mio incallito vizio di declamare qualunque cosa io legga come fossi un messaggero di sentenze di morte del medioevo.

Sospiro, chiedendomi per quale motivo tutt’ad un tratto mi sia venuto l’incontrollabile bisogno d’informarmi su Kappa, sacerdotesse scintoiste, e demoni tentatori di qualunque mitologia mi possa venire alla mente. A che dovrebbe servirmi?

Una risatina nervosa mi scuote il corpo.. convincermi di cose di cui non sono affatto convinta non è proprio il mio forte, e stiracchio le gambe con un mugugno che vorrebbe dire tante cose ma che alla fine non ne dice nessuna. Mi scricchiolano un po’ le ossa per la leggera umidità, ma si sta abbastanza bene, e le foglie di Ginkgo fanno dell’orizzonte che ho davanti una specie di grande quadro ad acquerelli, con la peculiarità di ritrarre soggetti capaci di muoversi e camminare come normali esseri umani. La mia mente fin troppo fantasiosa, che era già partita per la tangente, viene riportata alla realtà da un ombra che mi sovrasta, e mi spinge ad alzare la testa.

Ikku cerca di sorridermi, non riuscendoci molto bene a causa di un lecca lecca che tiene in bilico sulle labbra.

-Studi?-

-Se così si può dire- rispondo, sperando comunque che se ne vada il prima possibile, dato che la sua presenza mi fa tendere i nervi come le corde di un violino.

Ma si siede accanto a me sul muretto che cinge un'aiuola, aggraziato, dando un'occhiata al mio libro con interesse, avvolto nella sua solita luce divina che lo fa scintillare come una grossa sfera da discoteca la sera di capodanno.

-Kappa eh?- ridacchia.

-Ci trovi qualcosa di strano?-

Non mi risponde, scoppiando a ridere da un momento all’altro, facendo molto più rumore molesto di quanto non ne abbia mai fatto io in tutta la mia vita, declamando guide turistiche e libri di mitologia ad alta voce. Ma nessuno lo accusa con lo sguardo né lo guarda male. Devo sentirmi bistrattata o che altro?

-No no! Assolutamente!-

-Allora che c’è che ti fa tanto ridere?-

Cerca di asciugarsi gli occhi, poi m’indica col dito l’immagine di un kappa, probabilmente raffigurato su qualche antica pergamena o qualcosa di simile, che sorride maligno in obbiettivo.

-Non ti pare che assomigli a Nabe sensei?-

La mia bocca si spalanca –E te ne sei accorto solo adesso?-

Lui scuote la testa, e sono io che scoppio a ridergli in faccia, stavolta.

-Ma come può essere che non ti sia mai venuto in mente?-

-Non lo so! SMETTILA DI RIDERE SUBITO!-

Però,quando punta i piedi come un moccioso non so se definirlo più ridicolo o più puccioso di quello che è di solito!

-Ehi ehi, Vicchan, perché non fai ridere anche me?-

Mi riprendo, e saluto distrattamente Ikki che si è seduto alla mia sinistra, e si è chinato dal basso del mio ventre verso la mia faccia, per scrutarne meglio l’orribile rossore sulla pelle troppo pallida. Ma, a parte la filosofia Ganguro, che non posso che schifare con tutta me stessa, qui sono tutt’altro che fuori moda! Che incredibile luogo che è il Giappone!

-Kappa.. Nabe sensei.. mai accorto… uhauhauhauhauha- è tutto quello che riesco a rispondergli, e nella mia lingua madre per giunta, ed indi per cui non ci capisce niente.

-E parla una lingua comprensibile!-

-Un paio di anni fa avrei potuto dire la stessa cosa a te!-

E dire che, insieme al russo e l’arabo, il giapponese è una delle lingue incomprensibili per antonomasia in Italia! La cosa mi suona un po’ strana, e riattacco a ridere come un'idiota per tutt’altro motivo di quello per cui ridevo prima.

Quando finalmente la smetto, e mi accorgo di essere letteralmente circondata da due dei più mirabili esempi di bellezza orientale, aspiro l’aria a mo d’aspirapolvere, rimanendo poi ferma e immobile con una mano sulla bocca, cercando di occupare meno spazio possibile e di risultare, magari, pure invisibile. Tutti i miei sforzi si rivelano vani.

-E così Sayoko, se potesse, già ti spererebbe a vista, eh?- chiede, quando gli sembra più opportuno interrompere il silenzio imbarazzato che proveniva da me.. ma è anche più facile pensare che il momento sia stato scelto del tutto a caso.

-Bah..- ci penso un attimo -.. la vedo molto meglio a mandare le sue tirapiedi, munite di bastoni e armi bianche in genere, ad aspettarmi sotto casa per una bella accoglienza, e immagino anche che lei gradirebbe parecchio godersi lo spettacolo dall’alto della sua altezzosa testa di cazzo.. sarebbe molto più in linea col suo personaggio-

I due ponderano un attimo sulle mie considerazioni del tutto fuori dal mondo reale, poi annuiscono simultaneamente –Non hai affatto torto!- sbottano in coro.

-Certo! Io li conosco i miei polli!- non comprendono il mio modo di dire, ma continuando ad annuire come fossero programmati per farlo, e senza ancora sapere che la sottoscritta non si è ancora liberata del tutto della propria, personale immagine del Giappone come di un gigantesco manga pieno di bei ragazzi e avventure da scoprire.

Devo dire che è più forte di me.

-Rinako e Mamiko sono sinceramente assurde..- comincia Ikki rubando il lecca lecca dalla bocca del fratello, con suo palese sdegno -… non mi sono neanche mai chiesto se potrebbero esistere separate l’una dall’altra o da Sayoko senza vagare smarrite e senza meta-

-Mamiko verrebbe scambiata per un panda al contrario e portata di forza allo zoo, nella sezione degli animali rari..- infatti anch’io mi chiedo come faccia ad essere scura su tutto il volto tranne che intorno agli occhi.. si tiene gli occhiali mentre fa la lampada? -… mentre Rinako finirebbe a ballare la samba al carnevale di Rio de Janeiro!- Spara Ikku all’improvviso, con una serietà tale che si sarebbe potuto pensare che gliel’avesse chiesto un professore ad un esame orale. Ora è così intento a gustarsi il suo lecca lecca miracolosamente recuperato, cioè, io sono così intenta a guardarlo gustarsi il suo lecca lecca, che neanche ci rendiamo conto che il discorso non poteva filare più di così.

-Vero vero- consideriamo tutti e tre in coro, con la stessa serietà.

-Però, fratellone, potresti anche diventare il marito di un prossimo esponente della Yakuza (Mafia giapponese).. Sayoko ci starebbe perfettamente, te lo dico per esperienza-

-Ti ho detto mille volte che io non sposerò Sayoko, fratellino- risponde, succhiando tranquillamente come se la conversazione non riguardasse nessuno dei due minimamente.

-Lei non la pensa allo stesso modo..- dice, muovendo la testa in su e in giù senza apparente motivo -… Tra l’altro, Vicchan, sai che Ikku avrebbe potuto fare la nostra stessa facoltà?- una nota di fastidio risulta chiara dal tono.

-Non parlare di ‘vostra’ facoltà quando ci sei soltanto da due giorni appena-

Ikki ignora completamente l’interferenza -.. Il fatto è stato piuttosto traumatico-

-Di che diavolo state parlando?- chiedo, con un senso di deja vu piuttosto forte.

I due si guardano nel campo visivo che non riesco ad occupare, fissandosi per comprendere i pensieri dell’altro senza parole, con la gran fortuna di una coppia di gemelli. Io volto la testa da una faccia all’altra quasi fino a snodarmela dal collo, aspettando una spiegazione che puntualmente non arriva, e sento il fastidio crescere in me livello per livello.

-Se avete dei segreti da nascondere nei miei confronti potete anche girare al largo per quel che mi riguarda!- strillo, stizzita, alzandomi in piedi di scatto in mezzo a loro, e puntando le mani sui fianchi in una posizione che spero sembri abbastanza autoritaria.

Ma i loro sguardi sono fin troppo tranquilli.. e divertiti.

-Di che stavate parlando?!-

-Buongiorno, Sayokooo chan-

-Che cazzo c’entra quella adesso?!- ma penso di non impiegarci molto per capirlo, dato che un ombra incombe dietro di me come cercando d’inghiottirmi.

-Buongiorno anche a te.. Galieti san-

Seguendo un fruscio di carta famigliare, mi volto, e Miss Faccia da Cazzo mi si presenta davanti in tutta la sua inutile esistenza. Ma noto immediatamente che ha qualcosa in mano, che guarda con vago interesse.

-“Sis & Sis, Holland 2008”- legge, con un po’ di difficoltà.

-Siete veramente carine, insieme- mi porge la foto, che riconosco immediatamente essere quella che ci facemmo scattare da un vecchio contadino, sullo sfondo dei mulini a vento: ci troviamo spalla a spalla, con le teste reclinate l’una verso l’altra, e la nostra incapacità genetica di sorridere che ci fa tenere un broncio piuttosto ridicolo.

-Cazzo.. ridammela immediatamente… - Gliela strappo dalle mani, mentre lei alza le braccia per rassicurarmi di non star facendo nulla di sospetto, anche se la sua espressione dice esattamente il contrario. -… come hai fatto a prenderla?-

Di solito è ben nascosta nella mia agenda!

-Era caduta- fa spallucce.

-La prossima volta rispetta la privacy degli altri, idiota-

Mi volto indietro, ritrovandomi due sguardi scintillanti che mi ricordano subito altra rabbia repressa, e pesto i piedi a terra per il nervosismo. Me ne voglio andare.

Ignoro completamente i segreti di cui, improvvisamente, voglio venire a conoscenza, e i loro sorrisi sulle facce da schiaffi che sembrano scolpiti nel marmo di Carrara con la più alta arte assoluta.

Ho perso tutto il mio autocontrollo.

Mi chino sull’orecchio d’Ikku –Attento.. anche io potrei non starci poi tanto male alla Yakuza- sibilo, prima di pestare di nuovo i piedi a terra per il puro gusto di farlo, ed averlo guardato sgranare gli occhi.

Supero Sayoko senza degnarmi di salutare nessuno.

 

Ore 12.15

Entrata dell'Università Imperiale di Tokyo

 

-Porca di quella grandissima puttana..- sbotto senza fiato, con la mascella ormai che mi arriva ai piedi e gli occhi sbarrati che sembrano due palloni da basket decisamente troppo gonfi.

Davanti a me si estende in tutta la sua magnificenza un enorme cancello rosso.

È come se l'avessero creato così proprio con lo scopo di far sentire coloro che ci si fermano davanti delle persone, anzi, degli esseri totalmente insignificanti.

Come non la invidio alla sis.. fortuna che io all'uni ho scelto di non andare..

Però osservandolo meglio, io che non sono studio in questo posto, non mi sento poi così depressa. E infatti questo cancello mi ha dato sensazione di potenza solo a prima vista, perché ora che lo guardo meglio non mi sento assolutamente male.

Ci manca l'avviso "attenti al cane" però.

Alzando le spalle indifferente decido di oltrepassarlo, visto che non posso passare tutta la giornata davanti a un cancello e, tra l'altro, la carissima e dolcissima Vittoria mi ha gentilmente chiesto di portarle il libro di letteratura e presumo che a lei debba servire davvero o non mi avrebbe di certo chiamato sul lavoro.

Anche se, per la prima volta in tutta la mia vita, ho odiato davvero un libro e non il suo contenuto.. cioè ma ci ho messo più di un'ora per trovarlo! E sì che pure io, all'epoca, i libri di scuola li tenevo tanto per fare però almeno io dove li lasciavo rimanevano a marcire!

Mentre pondero sul fatto che tra me e la sis c'è questo diverso atteggiamento nei confronti dei libri scolastici, mi guardo in giro per capire come orientarmi in questo posto assurdo.

Oh cazzo.. in che aula ha detto che aveva lezione?.. porca troia cerca di ricordartelo Elettra!.. forse.. sì forse… dai che forse.. no.. niente da fare..

Mi tiro un pugno in testa da sola visto che a quanto pare non mi ricordo proprio in che aula aveva detto che si sarebbe trovata a quest'ora. Decido quindi di mandarle un messaggio e farmi dire dove si trova, ma non faccio neanche in tempo a tirare fuori il cellulare che qualcuno mi sfiora la spalla, e come reazione istintiva mi ritrovo a indietreggiare e girarmi nello stesso istante.

Rimango interdetta quando mi trovo davanti tre ragazze, una più inguardabile dell'altra. Quella poi che mi ha toccato ha pure i capelli completamente rosa.. no dico, rosa.. e di quel rosa che mi fa proprio venire la nausea.

Ora vomito..

-Serve aiuto?- mi chiede, con voce dannatamente irritante, mentre sorride in modo fin troppo servile. Non so perché ma qualcosa mi dice di stare all'erta, e infatti ho le difese ben alzate.

Mai sottovalutare l'istinto!

Comunque mi sembra di averla già vista da qualche parte.. no aspetta, magari non di persona.. mi ricorda qualcuno ma non riesco proprio a capire chi potrebbe essere..

Questa mania di dimenticare tutto sta diventando leggermente problematica.

-Sì, potresti essermi utile in effetti. Sai per caso l'aula dove si sta tenendo la lezione di.. ehm.. cioè dove si usa questo libro?- dico, tirando fuori l'oggetto interessato mentre vedo nel suo sguardo uno strano scintillio.. che non mi promette nulla di buono.. ma forse sono io che sono troppo paranoica.

In fondo non mi conosce neanche, perché dovrei sentirmi in pericolo? Poi cosa potrebbe farmi? Sembra tanto il tipo che piange per un'unghia spezzata!

-Ah sì certo! Vieni, ti faccio strada!- annuncia, mentre le si allunga il sorriso sulla faccia e inizia a camminare, con accanto le due ragazze che non hanno ancora aperto bocca e che non sembrano volersi allontanare da lei. -Chi stai cercando precisamente?-

-Vittoria Galieti, ma non penso che tu la conosca.- dico, mentre alzo un sopracciglio quando, al nominare il nome della sis, le due tipe silenziose si girano a guardarmi confuse.

-Oh sì, infatti. Non la conosco, e non mi sembra di averla mai vista in giro.- risponde, con un tono di voce strano, quasi felino. Alla sua risposta poi noto le due voltarsi a guardarla per poi sfoggiare un sorriso divertito.

C'è qualcosa che mi sfugge..

Quando arriviamo a destinazione mi chiede di rimanere un attimo fuori, mentre lei bussa e annuncia la classe della mia presenza. Mentre esce mi fa cenno di entrare, ma appena fatto un passo oltre la porta mi accorgo che l'aula è completamente vuota.

Non faccio in tempo a girarmi che sento la porta chiudersi di botto, e qualcosa girare nella serratura. Scommetto infatti che hanno usato una forcina o simile.. pure le ladre bazzicano sto posto, grandioso.

-Mi sono dimenticata di presentarmi. Io sono Sayoko Noguchi, piacere di conoscerti, amica di Galieti san.-

Sayoko Sayoko Sayoko.. capelli rosa… ma certo!

-Adesso mi ricordo da chi ti ho sentita nominare.-

-Ah sì? Galieti san si è presa il disturbo di raccontarti chi sono? Quale onore!-

-Se devo essere sincera non mi aspettavo un comportamento così infantile, ma a quanto pare è stata fin troppo buona nel descriverti.- freccio, mentre sento qualcosa sbattere contro la porta, e un ringhio sommesso.

1 a 0 per me.

-In ogni caso, spero che la nostra accoglienza sia di tuo gradimento. Quest'aula è utilizzata solo per le conferenze e quest'oggi non ne sono state programmate, quindi buon divertimento, mia cara. E salutami Galieti san.. quando e se riuscirai ad uscire da qui ovviamente.- conclude ridendo sguaiatamente, mentre io mi schiaffo una mano sulla faccia scuotendo il capo rassegnata.

Possibile che anche gli idioti che non c'entrano niente con me debbano per forza farmi perdere la pazienza?

Sbarro però gli occhi quando realizzo dove davvero mi trovo.

Sono costretta infatti a chiudere più volte gli occhi, con il panico che inizia a farsi sentire.

Le pareti, i banchi, le tende.. l'intera stanza è completamente bianca.

Cazzo.

Nonostante abbia gli occhi coperti dalle mani sento le gambe farsi a gelatina, facendomi cadere a terra senza poter fare nulla per evitarlo.

Non posso credere di dover vivere ancora un'esperienza simile.. sono in Giappone porca puttana! Non può ripetersi pure qui!

La sensazione di qualcosa che trema.. qualcosa d'instabile.. qualcosa che da un momento all'altro si romperà in mille pezzi.

Questa sensazione.. così vecchia.. eppure così familiare..

Non di nuovo.. non qui..

Succede tutto a rallentatore.

Il mio corpo che si muove da solo, la mia mente totalmente assente.

Quella sensazione.. come quando compi qualcosa di sbagliato, d'irreparabile.. ti macchi di una colpa che non avresti mai voluto compiere.. eppure senti quel brivido, quel fremito.. l'eccitazione di aver appena commesso qualcosa d'imperdonabile.. e la consapevolezza che se tornassi indietro lo rifaresti.. e con più soddisfazione di prima.

Consapevolezza che mi fa sentire ancora più miserabile di quanto posso davvero essere.

Rumori, suoni.. non li sento neanche più.. non capisco più niente.

Il vuoto mi risucchia.. è come se avesse allargato le braccia per circondarmi e stringermi a sé, quasi in modo protettivo.

Chi sono, dove mi trovo, perché sono qui, cosa stavo facendo, cosa sto facendo.

Domande di cui non capisco la consistenza.. di cui non capisco l'essenza.

Le risposte non mi interessano neanche, non le voglio neppure sentire.

Ma in tutto questo vuoto, nel freddo di tutta questa illusione i miei occhi si fermano su qualcuno.

C'è qualcuno.

Lo vedo, lo sento.

Percepisco questo qualcuno più vicino di chiunque altro.. sembra quasi che mi stia osservando allo specchio.. un riflesso distorto in tutta questa follia.

È una figura.. una sagoma.. non riesco a distinguerla bene.

Sta facendo qualcosa, non capisco cosa.

Sembra in difficoltà, ma non mi sento minimamente desiderosa di aiutarlo.

Che si arrangi.

Qualcosa però cambia.

Qualcosa mi sta tirando, mi sta assorbendo e non ho la forza di oppormi.

Sono tornata?

Sbatto gli occhi, e quest'azione involontaria mi fa capire di essere tornata finalmente in me.. e senza indugiare oltre torno a farmi le dovute domande.

Sono Elettra Alfano; mi trovo, anzi, mi trovavo in una stanza chiusa completamente bianca.. adesso sono nel corridoio; sono venuta in questo posto per dare un libro a Vittoria, la sis; e.. cosa stavo facendo?

Realizzo di avere in mano una sedia, e quando mi guardo alle spalle non posso che rimanere basita di fronte a un'aula scolastica completamente devastata.

Banchi a terra, sedie frantumate, tende strappate, la cattedra capovolta vicino la finestra.

Guardo poi la porta che sembra aver ricevuto un colpo durissimo per venire aperta, e infatti la maniglia è completamente distrutta.

Involontariamente il mio sguardo si abbassa sulla sedia che tengo ancora in mano, e un pensiero per nulla positivo si fa strada in me.. un'altra consapevolezza, e stavolta più concreta.

Sono stata io.

Sono stata io a fare tutto questo.. sono stata io.

Poso la sedia accanto alla porta, ma quando provo a fare un passo per riuscire ad allontanarmi le gambe non mi reggono e cado a terra senza poter fare nulla per evitarlo.

Quando abbasso lo sguardo per darmi un'occhiata realizzo che il casino che ho fatto non ha solo danneggiato la stanza, ma anche il mio corpo.

Insieme alla ragione sento infatti tornare tutti i sensi, e all'improvviso torno a sentire tutto. E mi trovo costretta a trattenere il fiato quando sento ogni singolo osso del mio corpo dolorante.

Grazie al cazzo, guarda come mi sono ridotta.

Osservandomi con attenzione noto graffi e tagli ovunque, lividi che ben presto diventeranno delle macchie abnormi, i vestiti strappati..

Cazzo.

Quando sento però dei passi che a poco a poco sembrano avvicinarsi e dirigersi da questa parte del corridoio, il desiderio di voler scappare e sparire immediatamente da qui fa passare in secondo piano le mie sofferenze.

Non voglio che mi vedano così.. non devono vedermi..

Cerco di alzarmi il più velocemente possibile ma non riesco neanche a mettermi seduta, e costretta dalla situazione inizio a strisciare per terra ma so con certezza che non farò molta strada e che alla fine verrò comunque scoperta.

Non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che vedo delle persone, delle ragazze, venire nella mia direzione e quando si accorgono di me è troppo tardi per poter organizzare una fuga alternativa.

-Oh Kami sama!- esordiscono, coprendosi la bocca, bloccandosi appena realizzano come sono ridotta.

-Non avvicinatevi!- sibilo, mentre mi posiziono meglio e appoggio le spalle al muro.

Che si fottano tutti.. ormai mi hanno visto.. fanculo.. vaffanculo tutto!

-Che diavolo è successo qui?- sento dire alla mia sinistra, e sforzandomi non poco sposto lo sguardo su dei ragazzi che si sono immobilizzati davanti la porta dell'aula che ho distrutto. Alcuni di loro sono però più interessati alla mia presenza, e infatti continuano a fissarmi senza però aprire bocca o accennare a muoversi.

Come cazzo la risolvo la situazione adesso?

Ma quasi come se mi avesse sentito, scorgo qualcuno di mia conoscenza farsi largo tra i pochi che stanno assistendo alla mia orribile performance, e quando mi raggiunge io sono finalmente riuscita a rialzarmi in piedi, pronta ad affrontare qualsiasi sua reazione.

-Elettra..- mi chiama appena, e dopo aver osservato accuratamente le mie ferite e distrattamente l'aula alle mie spalle vedo i suoi occhi accendersi di comprensione mista a qualcosa, fastidio direi.

-Sto bene.- dico, per evitare qualsiasi domanda che potrebbe peggiorare ancora la situazione, nonostante le mie condizioni ben visibili e il respiro affrettato dicano tutt'altro in proposito.

Ci squadriamo per un secondo che mi pare infinito, io ansimante e con sguardo vuoto, tu calma e con sguardo indifferente.

-Ti senti meglio almeno?- mi chiede, dopo un po’, mentre coloro che ci circondano osservano la scena senza capirci nulla, presumo.

-Per niente.-

-Possibile che una stanza simile ti faccia davvero questo effetto?- domanda, mentre stringo i denti sentendomi davvero umiliata per essere stata colta sia da lei che da estranei in una situazione come questa.

-Fottiti.-

-Appena posso vedrò di farlo, ora cosa vuoi fare?-

-Tu che dici?- le sibilo, realizzando di aver smesso di ansimare ma di non aver ripreso completamente le forze.

-Va bene, d'accordo, però guido io!- risponde, voltandosi e incamminandosi con me che striscio alle sue spalle, e nonostante io sia davvero frustrata da questa cazzo di situazione non posso che sentirmi leggermente in debito con lei, per avermi tolto dai guai.

Vedrò di trovare un modo per sdebitarmi, anche se a differenza mia lei non ha questo tipo di debolezze.. o meglio, forse le avrà ma di certo non è sfigata quanto me, quindi è sicuro che in situazioni simili non si verrà mai a trovare.

Ma se si aspetta che le dica grazie si sbaglia di grosso.

 

Ore 13 e 47

Imprecisato locale McDonald del quartiere Shibuya

 

Osservo la Sis ringhiare, in modo poco umano, ad un bambino di su per giù cinque o sei anni che guardava stralunato una ferita ancora sanguinante sotto la guancia destra, avvertendomi involontariamente del suo ritorno dall’oblio del water. I suoi vestiti, fortunatamente, non sono così distrutti da attirare più interesse di quanto non ne attiri già la sua espressione, che tutto ha della maschera di un predatore ferito. Spero che il suo toast e il suo cheeseburger gigante possano riportarla nella specie umana senza troppi ripensamenti, o qua mi tocca comprare il collare e pure la museruola.

Si siede davanti a me, afferrando il panino con una mano sola e prendendone un morso tanto grande che per un attimo penso non possa passare attraverso il suo apparato digerente senza ingolfarlo. Io rimango con la mia crocchetta di pollo in mano per qualche minuto, soppesando la situazione.

-Hai disinfettato bene tutte le ferite?- chiedo, per puro spirito di responsabilità che neanche dovrei avere. Ma tanto che ci sono, un po’ di colpa me la sento anch’io, sai com’è.

-Non credere di essere una croce rossina così brava-

-Mai pensata una cosa simile..- rispondo, gustando ad occhi chiusi un sorso di coca cola che mi scende giù per la gola riarsa -… scusa tanto se mi sento un pochino chiamata in causa se una MIA compagna di università ti ha messo in una situazione particolarmente umiliante-

-Il grado di umiliazione aumenta ogni volta che me ne fai ricordare-

-Il lato oscuro della comunicazione, facci l’abitudine… anche se per noi ogni contatto umano è un buco nero senza via d’uscita-

-Ma quanto sei poetica- constata con vile sarcasmo, scolandosi mezzo bicchiere di tè al limone in una sola volta, sgocciolando copiosamente sul tavolo sotto i suoi gomiti.

-Grazie, anche se non è di questo che stavamo parlando-

-Non lo fare-

Alzo un sopracciglio, richiudendo le palpebre subito dopo per evitare di guardarla negli occhi, continuando a mordicchiare una  patatina grondante di salsa agrodolce con un rapimento che non riesco interamente a nascondere.

-Intendi spezzarle entrambe le braccia e usarle come mazze per intraprendere una brillante carriera di golfista?-

-Esattamente quello-

-No, non credo che lo farò.. il golf mi sembra un bel po’ noioso-

Sospira, forse un po’ esasperata dal mio tono un tantino troppo teatrale per una conversazione ad un tavolo cosparso di rimasugli di ketchup e maionese in un normale Mc Donald, e mi guarda, le sue guance assumono forme tondeggianti mentre tritura con lena un morso di cheeseburger e uno di toast in una sola volta.

-Non serve che fai la dura sai?-

-No, a quello ci pensi tu infatti-

M’interrompe portando il palmo unto della mano a pochi centimetri della mia faccia.

-Quello che intendevo è..- deglutisce rumorosamente, per poi continuare con aria infastidita quasi, che evidenzia quanto non vorrebbe essere lei a doverlo dire -… non penso che si vedrebbe molto di buon occhio un tuo coinvolgimento in un pestaggio, in un'università di quel livello-

-E sai quanto cazzo me ne frega?- la mia espressione deve essere particolarmente scettica, dato che non credo di aver sentito la Sis parlare assennatamente da parecchio tempo a questa parte, non pensavo neanche che il concetto di “rispetto delle regole” potesse figurare nel suo dizionario personale.

-Niente..- annuisco, prima che continui a parlare -… ma non mi sembra una cosa saggia da fare- conclude, finendo il liquido nel bicchiere con un lungo e protratto rumore di aspirazione.

-Non avrei mai pensato di sentire parole simili uscire dalla tua bocca-

-Neppure io, e non penso me le sentirai più dire. Comunque dev'essere opera di questo toast.. mi ha proprio rimesso al mondo-

-Ci credo, l’ho pagato io..- mi rabbuio all’improvviso: niente al mondo può rendermi più scazzata del sapere di aver speso soldi per qualcun altro e non per me stessa -… va bene che mi sento in colpa, ma avresti anche potuto evitare di ordinare tutto il ristorante per sfogare la tua frustrazione repressa. Dal casino che hai provocato ho pensato che non avresti avuto più niente da sfogare per tutto il resto della tua vita-

Sorride con un'aria che lei deve aver reputato furba, masticando in modo accentuato e fissandomi occhi negli occhi come se quello che sta mangiando fosse ciò che di più buono nell’universo possa esistere.

-Se qui hanno soltanto due cheeseburger, quattro toast, un secchio di patatine per cinquanta persone, e un'autocisterna di tè allora sì che il Giappone è in piena crisi economica-

-Ah ah ah, simpatica..- sibilo, staccando appena le labbra dalla cannuccia -… se ordini ancora qualcosa con l’intenzione di farlo pagare a me ti giuro che un braccio lo spezzo anche a te- sottolineo parecchio eloquentemente, con ben scolpita in mente l’immagine del mio portafoglio a forma di Mokona completamente vuoto, anche se poi qualcosa dentro dovrebbe comunque ancora esserci.. o almeno lo spero.

-E io che speravo in un trattamento di favore… - si posa un braccio con il palmo rivolto in alto, in una posa che vorrebbe essere drammatica -… anche se sinceramente poco mi serve-

-Ovviamente no- rido.

-Ad ogni modo, te lo ripeto: non farlo-

-E perché non dovrei?-

Per aggiungere tensione al momento della verità afferra quello che è stato il suo primo bicchiere di tè, dei quattro che si è scolata durante tutto il pasto, ormai del tutto vuoto, stringendolo nella mano fino a farne una pallina di qualche millimetro di diametro, forse anche di meno.

-Perché questa è la fine che vorrei farle fare, IO-

-Tu e non io, afferrato…- noto, sarcasticamente -.. anche se farlo col bicchiere pieno sarebbe stato molto più d’effetto…- ridacchio -… ma, ad ogni modo, evita di dire cazzate responsabili quando le tue vere motivazioni sono assolutamente palesi-

-Cazzate responsabili?-

-Oddio.. mi cacceranno dall’università a calci in culo!- la mia posa drammatica è molto più efficace della sua, anche se la sua faccia imbronciata vorrebbe a tutti i costi negarlo.

-Scusa tanto se mi sentirei un tantino chiamata in causa, se succedesse-

-Quando dico di smettere con le cazzate responsabili, intendo definitivamente-

Le impedisco di ribattere togliendole il vassoio da sotto i gomiti, segno inequivocabile che la manciata di patatine che sta masticando saranno le ultime, e ponendo fine al pranzo. Mi rivolge un grugnito animalesco, anche se non capisco a quale animale dovrebbe appartenere, al quale replico con un sorriso che dire diabolico è poco: il tempo dei silenzi tesi e della pena inutile è passato da un bel pezzo, esattamente come quello in cui il mio portafoglio era florido e pieno. La cosa non sembra andarle molto a genio, dal modo in cui schizzi di ketchup si proiettano dalle patatine che ha in bocca mentre borbotta qualcosa sul volere un altro cheeseburger, che sicuramente non avrà da me.

-Qualunque cosa tu stia dicendo, la risposta è NO. E ora alza il culo se vuoi farti il viaggio in macchina invece che sulle tue gambe, vorrei andare a studiare prima della fine del mondo-

-Un po’ di delicatezza? Ti ricordo che ho subito un forte shock-

Frugo nelle tasche, poi le rivolgo la bocca del mio Mokona portafoglio –Questo è uno shock-

Alza le braccia, come presa con le mani nel sacco o con le mani sul collo di qualcuno che aveva sempre voluto mandare all’altro mondo, con un ghigno tutt’altro che colpevole. Il mio tentativo di lasciarla indietro in tutti i modi mentre camminiamo ha un che di fin troppo infantile.

 

 

 

SPAZIO AUTRICI!

Brucy: SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! T______________T

Lady: *dorme*

Brucy: SONO TORNATAAAAAAAAAAAA!!! *_______________*

Lady: ma scrivere qualcosa di più creativo no?U-U *dorme ancora*

Brucy: Senti chi parla -.-

Lady: SUBARU CHAN AMAMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! *_*

Brucy: Non mi dai altra scelta allora.. ZORO SPOSAMIIIIIIIIIIIIIIII!!! *ç*

Lady: quando l’ho detto io era creativo.. ma tu l’hai spudoratamente copiato!U-U *torna a dormire russando MOLTO rumorosa e facendo sogni erotici su Subaru*

Brucy: Non vedo dove sia il problema, mi hai costretto tu *le tira un calcio cercando di svegliarla*

Lady: Si vai Seishiro.. stupralo… Subaru chan… hihihihihihihihihi *ride in modo malefico nel sonno immaginando cose sconce*

Brucy: Se non vuoi che ti dia fuoco svegliati subito *minaccia sibilando con una tanica di benzina in mano e lo sguardo omicida negli occhi*

Lady: Seishiro… Subaru… fuoco della passione… hihihihihihihihihi *continua a ridere in modo malefico infischiandosene*

Brucy: Mi sono stancata di fingermi quella seria della situazione, quando hai finito avvisami *torna dai suoi manga e dal suo adorato Kurogane*

Lady: *Si sveglia improvvisamente* Che cosa stai ancora lì a cincischiare? Rispondi a sti commenti no! U-U *torna a dormire*

Brucy: Non prendo ordini da nessuno, tsé *continua a sbavare su Tsubasa*

Lady: L’ultima volta era sola ed abbandonata in mezzo alle intemperie della vita… e ti rifiuti di negarmi un favore tanto piccolo quale cominciare a rispondere ai commenti? Me misera *Subaruuuuuuu… dhaaaaa…*

 

 

Ethlinn: Ma guarda che farsi film mentali è una cosa che va fatta almeno dieci volte al giorno XD anche tu a fare pubblicità occulta?? E soprattutto nei commenti della nostra fic??! Vedo che anche tu hai capito tutto dalla vita U.U Per quanto riguarda l'università, siccome l'ha scelta Sis mi sembra scontato dire che è sia un laboratorio sullo studio del paranormale che dell'insanità mentale *me se ne frega di ciò che dirà Lady al riguardo* Comunque grazie del commento, ci fa piacere che continuerai a leggerci, soprattutto perché abbiamo qualcuno da uccidere in meno XD

 

Rinoagirl89: Per quanto riguarda Miss faccia da cazzo stai tranquilla, ancora non si è deciso per quale mano, ma prima o poi perirà *_* Comunque non sei l'unica a sbavare pensando di voler vivere un'esperienza simile a quella delle protagoniste.. dhaaa…

 

 

  
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