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Autore: ambra_chiara    21/10/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER SUL SEGUITO: "IL TRONO DI FUOCO
"Ciao a tutti! Mi chiamo Ambra e sono una discendente di Cleopatra, seguo il sentiero di Sekmet e mi sono specializzata in poteri sanguigni, ovvero il controllo del sangue... tutto normale no?
Certo, soltanto che questa strana normalità verrà stravolta da una missione...
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su The Kane (mi manca ancora il terzo da leggere!) e spero che vi piaccia!
ringrazio tutti coloro che hanno la voglia di leggere, a presto!
ambra:_chiara
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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POV.AMBRA

“scusa! Non sapevo che c’eri tu dietro alla porta!” lui ridacchiò “entra… cosa c’è?” quando fu dentro mi porse lo zaino
“Pensa stavo per venire da te a chiedertelo!” sorrisi “Grazie”
“ah anche questo…” prese dalla tasca il mio cappello e me lo mise.
“Come sto?” chiesi sedendomi sulla sedia girevole
“Come una scema con un cappello mimetico” gli feci la linguaccia mentre Jaime si sedeva per terra, incrociando le gambe.
“Jaime io…” non sapevo come continuare la frase “Non sono sicura di poter essere…”
“Una dea?” annuì “Non so come tu possa essere come dea, ma come persona sei perfetta, certo come tutti hai i tuoi difetti, ma sei altruista, buona, sincera, non vedo perché non dovresti essere una buona dea, e sono certo che tu saprai come usare i tuoi poteri, tecnicamente catastrofici, a fin di bene”.
Effettivamente un paio di idee ce le avevo: “Potrei cercare di non fare scattare delle guerre, e se ciò capita cercare di farla durare il meno possibile, e aiutare i soldati… gli infonderei coraggio e coloro che muoiono potrei aiutarli affinché la loro vita nell’aldilà sia la più bella e tranquilla possibile”
“Visto?” mi rispose Jaime, sorrisi sedendomi accanto a lui per terra, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
“Ti rendi conto che devo stare con te per tutta la mia vita eterna?” chiesi dopo un po’.
“Già… dovremmo trovare una canzone, tipo Stronger di Kelly Clarkson” disse mettendomi un braccio intorno al collo
“Quello che non ti uccide ti rende più forte? È una presa in giro?” gli risposi traducendo la frase del ritornello, lui ridacchiò
“Ok, no… Albachiara di Vasco Rossi?” disse seriamente
“Ma questo parlerebbe solo di me, dovrebbe parlare di tutti e due… ho trovato! The bard’s song dei Blind Guardian!”
“Ma non è romantica come canzone”
“E allora? La amo! Ok, allora I see fire di Ed Sheeran!”
“Peggio ancora!” si mise la mano sulla fronte, fingendosi disperato
“Ma siamo compagni di battaglia no? Beh, parla anche di questo la canzone!” Jaime sollevò gli occhi al cielo “D’accordo, Noldor dei Blind Guardian?”
“Mio Dio la smetti?!”
“No”
“Ti rendi conto che tutte e tre le canzoni c’entrano con il Signore degli Anelli?” mi disse incrociando le braccia
“Non è vero, The Bard’s Song fa solo allusione a Bard, il mio personaggio preferito del Lo Hobbit, ma dice solo una leggera frase che fa supporre che parli di lui, I see fire è la colonna sonora del film Lo Hobbit- la desolazione di Smaug, e Noldor parla del Silmarillion, in particolare di una stirpe elfica… nessuna canzone del Signore degli Anelli”
“Comunque” disse Jaime cambiando discorso rapidamente “Sono contento che tu sia qui. E non sono certamente l’unico a pensarla così; tu sei la mia ancora di salvezza, prima di conoscerti non avevo voglia nemmeno di respirare per via del mio passato. Poi sei arrivata tu, con un sorriso e le tue parole hai cambiato il mondo, e me. Ho visto che la tua storia è solcata da sofferenze continue, eppure non hai mollato,  ami la vita, porti il sole nei cuori delle persone, sei fantastica” mi sentì arrossire
“Non credo proprio, tra i due il mitico sei tu. Mi hai salvato la vita nell’arena, sei il mago più forte che io abbia mai visto, il musicista più bravo di sempre e il ragazzo più sincero e coraggioso che conosca, e non farmelo ripetere perché non lo farò, ma ti…” le parole non mi uscivano, non l’avevo mai detto a nessuno e mi risultava difficile, secondo me avevano un peso insostenibile quella semplice frasetta.
“Starei qui tutto il giorno a vederti cercare le parole, ma forse è meglio che lo dica prima io: ti amo” disse, io guardai in basso
“Si, quello che hai detto tu…” Jaime rise, lo feci anche io, poi il ragazzo tentò di baciarmi, ma lo fermai,
“Che stai facendo?”
“Nulla, nulla” disse lui fingendo che non sia successo nulla
“Ti piacerebbe” scoppiammo a ridere di nuovo “Aspetta devo sforzarmi di dirtelo”
“Non c’è bisogno, lo dimostri ogni giorno tu…” lo zittì, e le parole uscirono da sole, certo con lo stesso peso, ma meno opprimenti di prima.
“Ti amo” lui mi sorrise, ridemmo perché io ero diventata rossa come un peperone, poi appoggiai la testa sulla sua spalla e gli chiesi: “Mi canteresti una canzone?”
“Dovresti cantarmela tu una canzone”
“Ti prego” lui annuì, mi scoccò un bacio sulla fronte e iniziò a cantare con la sua splendida voce Wherever You Will Go dei The Calling, al ritornello, anche io canticchiai un po’:
“If I could, then I would,
I'll go wherever you will go
Way up high or down low, I'll go wherever you will go
And maybe, I'll find out
A way to make it back someday
To watch you, to guide you, through the darkest of your days
If a great wave shall fall and fall upon us all
Then I hope there's someone out there
Who can bring me back to you”  io chiusi gli occhi, ascoltandolo con attenzione, quando ebbe finito sospirai, e senza che neanche me ne accorgessi mi addormentai, ma prima dissi, tra un sonoro sbadiglio e un altro: “Bravissimo. Ecco la nostra canzone”.
 
Mi svegliai nel mio letto, con una coperta addosso, mi guardai intorno aspettandomi di vedere Jaime che invece non c’era.
Mi stiracchiai e controllai la sveglia, le nove di sera… quanto avevo dormito? Mi accorsi che era sera anche perché avevo fame, uscì  mettendomi il cappello mimetico e bussai alla porta di Ginevra, non c’era, poi in quella di Jaime e in quella di Connor… lui finalmente rispose.
“Arrivo Ginny! Un secondo! Porto lo scatolone!”
“Non sono Gin, sono Ambra… ti serve una mano con lo scatolone?” Connor non mi rispose e aprì la porta, richiudendosela subito alle spalle.
“Ambra!” mi salutò con uno strano sorriso
“Cosa è successo?” chiesi
“Nulla… nulla. Mi chiedevo se potessi portarmi alla libreria e mostrarmi le varie tipologie di libri” nascondeva qualcosa, incrociai le braccia
“Perché non chiedi a Ginevra?”
“Lei è occupata… sai deve chiedere gli appunti, una settimana di lezioni saltata” sospirai, sapendo benissimo che nascondeva qualcosa, ma lo assecondai per farlo contento.
“Forza seguimi…” lui annuì, chiuse la porta a chiave e mi seguì.
Andai in fondo al corridoio e notai Jaz che cercava di sistemare qualcosa, che non notai perché Connor mi fece fare una piroetta senza che neanche me ne accorgessi
“Che diavolo stai facendo?!”
“Ti insegno a ballare se vuoi…” senza aspettare una mia risposta, per non farmi vedere mi spinse in un aula.
“Connor vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?!”
“Ehm…” sentì il suo cellulare squillare “Aspetta” rispose mentre io mi sedevo su un banco appoggiando la testa sulle mani
“Sicura? È tutto pronto? Perfetto! Arriviamo subito!” chiuse la chiamata e prese dalla tasca una benda: “C’è una sorpresa…”
“Col cavolo, non mi guidi tu” mi guardò fisso e sospirai legandomi la benda “La benda è un regalo vero?”
“Si dai…” disse lui ridendo e prendendomi per le spalle mi diresse
“Dritta, dritta, dritta… aspetta!” ma non lo ascoltai, andai a sbattere contro qualcosa di duro, molto probabilmente un muro.
“Ti avevo detto di aspettare”
“Credevo che mi fermassi per le spalle”
“Credo che dovrò prenderti in braccio per fare questo tragitto decentemente” sbuffai borbottando: “Ma non è colpa mia”
Non andai a sbattere contro nient’ altro, ma la cosa drastica furono le scale, che feci miracolosamente senza alcun ruzzolone.
“Ok, aspetta che ti tolgo questo, hai fatto un nodo stretto” finalmente riuscì a slegarmi, e tutti balzarono gridando: “Auguri!” mi presi uno spavento e saltai indietro, sbattendo contro Connor.
Tutti scoppiarono a ridere e Jo, senza dirmi nulla, prese un pacchetto molto pesante e me lo porse, lo abbracciai dicendo:
“Grazie Jo!” lo aprì e trovai un enorme libro, era Il Signore degli Anelli, la bellissima versione con tutte le illustrazioni fatte da Alan Lee.
Lo abbracciai dicendo: “Lo desideravo da così tanto! Grazie! Grazie!”
“Lo so, costava un po’, ma dopo tutto quello che hai passato te lo meriti” lo strinsi ancora di più “Ok, basta mi uccidi!” risi mollandolo.
Dietro c’era Ginevra: “Certo non è come il regalo di Jo però…” mi porse un piccolo sacchetto di cuoio, era pieno di conchiglie, piccole eppure dalle forme e dai colori più svariati, da piccola mi divertivo a raccoglierle insieme a Jo, quando ancora andavo in vacanza con i miei genitori, trattenni le lacrime e abbracciai la mia amica, poi mi legai il sacchetto alla cintura “Così le terrò sempre con me” Gin sorrise poi disse:
“Abbiamo preparato una tavola con i tuoi cibi preferiti,  Jaime si è occupato della musica, poi i festoni e tutto il resto. Connor era l’incaricato a tenerti occupata ma non ha fatto molto, hai dormito tutto il tempo, quindi si è occupato di spostare le cose e tutto il resto”
“Sfruttamento minorile insomma” dissi
“Più o meno” ridacchiammo
“Grazie, grazie a tutti, sul serio non ho parole” strinsi il libro e Jaime mi passò accanto, togliendomelo di mano e mettendolo su una sedia, solo per averlo toccato lo volevo uccidere, fece partire la musica dalla radio (Give your Heart a Break di Demi Lovato) e mi invitò a ballare.
“Te lo puoi scordare…”
“sarebbe stato epico se avessi dato inizio tu, sei la festeggiata dopo tutto”
“Ma non so ballare…” mi si brillarono gli occhi e guardai Ginevra e Connor, senza chiedere loro niente li buttai in mezzo alla pista, e fu come se avessero provato… erano perfettamente coordinati tra loro e con la musica.
Mi ricordo ancora la prima volta che vidi Ginevra ballare: eravamo alla festa di compleanno di una nostra amica, ballavano tutti, ma la più brava era Gin, purtroppo non la vide nessuno perché era dietro alle macchinette delle merendine, io con lei, ma ballavo come uno stecchino quindi per me fu meglio così!
Battevamo la mani a tempo, e quando ebbero finito ci fu un applauso generale, Ginevra era rossa come un peperone, Connor un po’ meno ma anche lui guardava in basso.
“Questa me la paghi Am”
“Lo so, ma dovevo farlo… per godermi la scena!” Jaime stava andando per mettere la prossima canzone, ma Gin lo fermò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, lui rise mentre io e Connor ci guardavamo con sguardo interrogativo.
Jo invece aveva capito e aveva uno strano ghigno in volto: “Vado io ad avvisare tutti i tapparsi le orecchie…” andò al centro della sala, senza che io riuscissi ad impedirglielo
“Ragazzi adesso indossate un paraorecchie perché canterà la festeggiata! Sta invecchiando, quindi la sua voce sarà più gracchiante sappiatelo” Gin mi spinse alla postazione dei microfoni, e mi disse:
“La base puoi scegliertela tu…” mi diede la lista delle canzoni
“per forza? Ti prego! Ti prego! Ti farò il letto per un anno! Ti sistemerò la stanza, ti presterò tutti i miei libri!”
“No, mi dispiace… una canzone è d’obbligo, io mi metto nella parte migliore, da parte alle casse così ti sento bene…” e se ne andò, prendendo la posizione.
Sbuffai, guardai in giro, non c’erano vie di fuga, mi toccava davvero cantare.
Ne scelsi una, che decisi avrei dedicato a Jaime…



 
  
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