Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/10/2014    1 recensioni
[Angst/HurtComfort/FamilyFluff][PostHades]
Versione riveduta e corretta, divisa opportunamente in capitoli, della mia fic con lo stesso nome.
Quando non si sa se le cose miglioreranno o meno, quando un certo numero di segreti sono talmente dolorosi da rischiare di distruggere una famiglia ancora prima che questa possa muovere i primi passi...
Quando la Guerra Santa porta ferite molto più profonde di quelle fisiche.
Genere: Drammatico, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Pegasus Seiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nei Giardini Che Nessuno Sa'
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CAPITOLO 7

A VIVERE

Shiryu si era subito pentito di essersi allontanato dalla stanza, anche se il suo corpo reclamava qualcosa di caldo e rinfrancante dopo le lunghe ore trascorse lì dentro: non aveva neppure avuto la forza di andare a salutare Jabu che lasciava la clinica, finalmente dimesso, non voleva lasciare Seiya e invece si era poi trascinato fino alla caffetteria.

Satsuki e Meiko l’avevano visto uscire dalla cameretta verso l'ora di cena mentre entrambe cominciavano il giro della distribuzione dei vassoi agli altri pazienti ma si erano limitate a sorridergli amichevoli nonostante il ragazzo avesse il viso sconvolto e tirato.

L'infermiera più giovane, assieme al collega europeo, era entrata un paio di volte in stanza – anche mentre Dragoon era dentro - e le si era stretto il cuore nel vedere quel corpo totalmente immobile: le condizioni del bambino non sembravano migliorare, il colorito smorto, quasi cadaverico, e lei, discreta, era rimasta in silenzio durante le sue visite, nel tentativo di non disturbare.

Le scene cui avevano assistito erano state strazianti: il cinese aveva spesso allungato la mano sottile per sfiorare con affetto il naso piccolo del Pegaso, percorrendo con le proprie dita tutta la sagoma del viso e le parole da lui sussurrate erano state un colpo al cuore ulteriore: “Sai, Shun e io abbiamo litigato e la colpa è solo tua, stupidotto… A quanto pare senza di te non riusciamo a stare assieme senza scannarci… E Makoto e Akira vogliono venire ancora a trovarti…” gli aveva bisbigliato all’orecchio, quasi non volesse svegliarlo, come se quello in cui il fratello era immerso fosse solo un sonno riposante e non una lotta contro la Morte che tentava di portarselo via, “Sono sempre qui e hanno tappezzato la camera di disegni… Anche Mimiko, credo sia quella che disegna di più; spesso accompagna Makoto-kun e il suo pestifero amico.” Meiko lo aveva visto sorridere in direzione dei disegni che lei stessa aveva aiutato ad appendere con un po' di nastro adesivo, opere infantili e piene d’amore che quegli scriccioli dell’orfanotrofio avevano dedicato al loro “fratellone”, la scrittura stentata dei più giovani ospiti dell’istituto chiamava accorata Seiya, lo spronava a svegliarsi.

Vogliono che tu ti svegli…” aveva continuato Dragoon con un filo di voce, “Mi hanno detto che hanno… sono migliorati a pallone… Vogliono sfidarti… E hanno intenzione di vincere…” Shiryu era riuscito a dire solo una manciata ulteriore di parole prima che il fiato gli fosse venuto meno.

A quel punto, commossa, Meiko si era avvicinata e lo aveva stretto tra le proprie braccia affettuose.

E ora...

Shiryu non credeva quasi ai propri occhi mentre la stessa voce di prima, preoccupata, continuava a chiamarlo.

Niisan… Parlami, per favore...”

Sconvolto, il cinese teneva gli occhi fissi sul letto mentre attorno a lui i macchinari avevano cominciato a fare un rumore infernale e assordante, urlavano senza sosta e lui ancora non riusciva a trovare il coraggio di muovere un passo in avanti per toccare con mano la realtà che gli si era parata dinanzi agli occhi.

Aveva sognato oppure no?

E poi, finalmente, si decise: mosse finalmente un passo verso Saori, le cui mani erano ancora strette attorno a quelle scarne di Seiya e poi un altro ancora e un altro, fino a quando non fu abbastanza vicino da poterne accarezzare la fronte pallida e sudata: fu in quel momento che li vide in tutto il loro splendore: quei profondi occhi dai toni ramati - si era quasi dimenticato quanto fossero belli - erano di nuovo finestre aperte sul mondo; spenti, quello si, ma finalmente li rivedeva spalancati, pronti a osservare la meraviglia della vita. Il ragazzino abbozzò un sorriso senza però lasciare la presa sulle mani della Dea e reclinò la testa su un lato per poi socchiudere gli occhi, esausto.

Anche il respiro era accelerato e il piccolo si abbandonò dolcemente contro il materasso.

Niisan…” biascicò nuovamente la debole voce di prima, “Fai smettere questo rumore per favore… Ho mal di testa e voglio dormire…” borbottò Seiya, affossando la testa nel cuscino.

Shiryu allungò tremante una mano, accarezzandogli la guancia scarna: era calda, pulsante di vita; con autentica gioia e sollievo gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte e intanto le lacrime scorrevano senza tregua: "Ehi... Piano niisan... Fa male..." gli mormorò piano il ragazzino.

Il Dragone si scostò, dandogli un bacio sulla fronte poi lo prese in braccio, avvolgendolo con la coperta e facendogli poggiare il capo sul suo petto; ignorò completamente le macchine che urlavano a gran voce ma si concentrò su quello scricciolo che teneva affettuosamente tra le braccia.

Il fratello maggiore non ebbe però il tempo di rispondere alla richiesta del più piccolo che il rumore di passi in corsa annunciò l’arrivo di qualcuno e il viso tirato di Satsuki-san fece capolino dalla porta, sembrava spaventata; il Saint la rassicurò con uno sguardo: “S’è svegliato.” disse solo con una luce gioiosa negli occhi, “Si è svegliato...” ripetè febbrilmente, senza però lasciarlo andare.

L’infermiera annuì, comprendendo solo in quel momento le parole del ragazzo; pazza di felicità, ella corse subito nel corridoio, gridando a gran voce il nome di Meiko: “Seiya-kun s’è svegliato!” distinse chiaramente il guerriero, “Dov'è il dottore?!”.

Per favore, non urlate...” borbottò il brunetto, cercando di divincolarsi dalla presa, “E cos’è questa roba che ho addosso?” chiese mentre toglieva l’ago della flebo e i vari elettrodi che erano disseminati sul suo corpo; Shiryu lo lasciò fare, era ancora troppo fuori di sé per tentare di trattenerlo, si limitò a poggiarlo nuovamente sul letto e a tenerlo per le spalle, assaporando il contatto delle sue mani sulla pelle bollente del bambino.

Stai buono.” riuscì a rimproverarlo senza convinzione, “Saori-san... Ma come...?” chiese poi lui voltandosi verso la Dea, ma ella sembrava stanca e pallida, malgrado il sorriso felice, “Non è nulla...” lo rassicurò subito lei, “Abbiamo avuto solo un... momento piuttosto movimentato.” disse la giovane, chinandosi su Seiya.

Pegaso annuì e sorrise: “Sì, va tutto bene. E gli altri...?” chiese poi, serio, “P-Posso vederli?” bisbigliò con un filo di voce e uno sguardo speranzoso, “Voglio vederli... M-Mi siete mancati...” confessò.

Le braccia del Dragone andarono a stringersi con affetto attorno alla vita del ragazzo: “Anche tu, Seiya, anche tu...” mormorò il ragazzo con voce strozzata, accarezzandogli i capelli sudati e spettinati per tranquillizzarlo.

Sono tutti a casa, ci penso io ad andarli a chiamare.” si offrì Saori, alzandosi un po' incerta dalla poltroncina: “Voi... restate qui.” anche la Dea faticava a trattenere la commozione.

Solo una volta uscita dalla stanza si lasciò andare ad un breve singhiozzo coperto dalla mano, prima di ricomporsi e dirigersi a passo deciso verso il telefono più vicino.

§§§

Villa Kido, come posso esserle d'aiuto?”

Era stato Tatsumi a prendere la telefonata all'ingresso non appena il telefono ebbe squillato una volta, riecheggiando in tutta la grande e silenziosa villa.

Era preoccupato per la sua signora: da quando i ragazzi erano tornati indietro senza di lei, il maggiordomo non aveva ricevuto da loro alcuna spiegazione sul dove fosse andata Saori-ojousama e non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.

Shun aveva portato Jabu in camera e lì erano rimasti per tutto il tempo, Hyoga si era eclissato nel salotto mentre gli altri erano scomparsi nelle loro stanze.

Di Ikki non sapeva niente da un paio di giorni ma, dal suo punto di vista, nessuno dei ragazzi era importante quanto Lady Saori, nonostante qualcosa che somigliava ad un ricordo inframezzato di sensi di colpa lo pungolasse ogniqualvolta li incrociava nei corridoi, ricordo che lui mascherava con parole dure di rimprovero nei loro confronti.

La verità era che sentiva di aver deluso Kido-sama: la promessa che gli aveva fatto tanti anni prima... lui non l'aveva rispettata, eppure aveva promesso che si sarebbe preso eventualmente cura di quei ragazzi, se mai ne fosse tornato qualcuno.

Ma non era stato così.

La voce di Saori, però, lo riportò bruscamente alla realtà, accantonando ogni altro pensiero: “Tatsumi-san, sono io. I ragazzi sono tornati a casa?”

S-Sì, certo, milady! Non hanno cenato ma le cameriere hanno portato loro dei vassoi di sopra.”

Potresti chiamarmi Ban-kun? È molto importante.”

Lady Saori sembrava agitata, notò Tatsumi, che fermò subito una delle cameriere di passaggio e la mandò a informare il Saint di Lionet, il quale arrivò pochi minuti dopo, trascorsi in un innaturale silenzio: il maggiordomo non si era azzardato a chiedere nulla alla Dea e non osava disturbarla mentre la sentiva singhiozzare in sottofondo e la sua mente formulava un'ipotesi più pazza e improbabile dell'altra.

Che Seiya fosse...

Saori-ojousama, cosa succede?” chiese il massiccio adolescente, quasi urlando.

In clinica, Athena si asciugò gli occhi e deglutì un paio di volte nel tentativo di non strozzarsi con la propria saliva: “P-potresti venire qui coi tuoi fratelli...? S-Seiya s'è svegliato...” riuscì a dire lei prima di scoppiare definitivamente in lacrime.

Per Ban, fu come se un enorme masso si fosse levato dal suo petto: le gambe gli cedettero e lui cadde per terra: “S-sta bene?” chiese con un filo di voce, ignaro del fatto che Tatsumi non se ne fosse andato ma fosse ancora lì, “Me lo dica, sinceramente...”.

Ha già cominciato a lamentarsi del rumore dei macchinari...” rise lei: “Venite qui, per favore... Ha bisogno di vedervi...”

Arriviamo subito.” esclamò Ban, prima di rialzarsi faticosamente e riattaccare.

Non rispose neppure alle pressanti domande del maggiordomo e si precipitò al piano di sopra: la prima stanza era quella di Jabu, dove entrò senza neppure bussare.

Dentro, vi erano Andromeda e Unicorn, che lo videro in lacrime e si spaventarono, aspettandosi chissà quale brutta notizia: “S-Seiya è sveglio!” gridò invece il ragazzo, agguantando vestiti vari e lanciandoli al fratello convalescente, “Saori ci ha chiesto di andare da lei.”.

I due coetanei si guardarono, sbalorditi, poi presero a ridere e a piangere ad un tempo, abbracciandosi: “Io vado a chiamare gli altri, ci vediamo di sotto tra cinque minuti.” concluse Lionet, correndo poi fuori.

In breve, tutti i fratelli si radunarono nell'ingresso – Ikki e ovviamente Seiya e Shiryu erano gli unici mancanti – e indossarono giacche e scarpe, pronti per la lunga marcia nella notte invernale.

Dove state andando?” chiese infine Tatsumi, alle spalle aveva gran parte della servitù di Villa Kido, le cameriere erano visibilmente agitate nel vedere i ragazzi in procinto di uscire a quell'ora.

In clinica.” disse Ban, apparentemente l'unico lucido in quel momento: “Saori-san ha detto che Seiya si è svegliato, dobbiamo andare da lui.” e aprì il portone di casa, uscendo sotto il portico seguito dal resto dei ragazzi.

Akiko, la più giovane delle donne di servizio, diede una decisa gomitata all'unico uomo della servitù, riprendendolo con lo sguardo: “Che stai facendo?!” gli borbottò lei, “Forza, vai con loro!”.

Tatsumi restò interdetto per qualche secondo poi una seconda cameriera lo colpì alla testa con una manata: “Non restare lì impalato!” esclamò lei, spingendolo poi in avanti, “Hanno bisogno di un passaggio, che razza di uomo sei?!”

Attorno a lui, anche le altre donne presero a borbottare deluse e perciò, messo in minoranza netta, egli si affrettò a indossare le scarpe e a prendere le chiavi della macchina, uscendo nel giardino proprio mentre i sette ragazzi varcavano il cancello: “Fermi!” gridò lui nella notte, facendoli voltare, “Vi accompagno!” aggiunse poi, rifugiandosi subito nell'abitacolo del mezzo.

§§§

Quando Jean udì il rumore del cancello carrabile della clinica aprirsi, fu rapido ad uscire nel cortile, notando subito l'elegante macchina della famiglia Kido entrare e fermarsi a pochi passi dall'ingresso principale.

Da essa, scesero infine i ragazzi che stava aspettando.

Venite da questa parte!” gridò lui, agitando la mano per farsi notare: era stato avvertito da Satsuki e Meiko del risveglio di Seiya – aveva anche visto il medico mentre veniva accompagnato alla camera – e si era subito offerto di aspettare il resto della famiglia.

Un imponente giovanotto era a capo del gruppetto, i loro sguardi erano confusi e preoccupati allo stesso tempo, e Jean rivolse a tutti quanti un sorriso incoraggiante: “Venite dentro, Saori-sama vi aspetta.

Una volta all'interno, la luce artificiale dei neon li accecò per un secondo ma subito riconobbero la figura snella della loro Dea, seduta su di una scomoda poltroncina in plastica nel corridoio; quando anche lei li vide, si alzò in piedi con un sorriso sincero sul volto tirato e lievemente arrossato – che avesse pianto? Si chiesero alcuni di loro – e tese le mani: “Avete fatto presto.” notò.

Tatsumi-san ci ha dato un passaggio.” rispose Nachi: “È vero?” chiese poi, stringendo la mano di Jabu che gli stava accanto, “Seiya è davvero...”.

Sì, ragazzi. Sta bene ed è sveglio, non preoccupatevi di questo. Shiryu è dentro con lui e il medico, io sono uscita per venire a chiamarvi... Ikki?” domandò, notando la mancanza del Saint di Phoenix.

Ikki-niisan... non era a casa...” confessò Shun con voce dispiaciuta: “E nessuno sa dove sia...”.

Ma abbiamo chiesto ad Akiko-san di dargli la buona notizia, nell'eventualità torni prima di noi.” ribattè Hyoga con decisione.

Saori annuì e fece per dire qualcosa prima di notare il medico uscire dalla camera con un inchino.

Subito, i ragazzi lo circondarono, riempiendolo di domande incomprensibili, tanto si parlavano addosso gli uni agli altri.

Con un gesto, Saori li fece ammutolire e si mise in mezzo a loro: “Come sta?”.

Il medico si sistemò gli occhiali sul naso e li guardò per alcuni istanti, prima di sospirare: “ È molto debole ma i suoi segni vitali sono nella norma nonostante la lunga immobilità, le ferite si stanno del tutto cicatrizzando – soprattutto quelle sul petto - ma avrei bisogno di fargli fare al più presto un elettrocardiogramma e un paio di radiografie prima di dare il mio verdetto definitivo sulle condizioni effettive del suo cuore. Per il momento, potete entrare a fargli visita ma non fate troppa confusione. Ha chiesto di voi e sembrava molto provato. Vi consiglio anche di portarvi a casa quel ragazzo che è stato sempre qui con lui, sembra abbia bisogno di dormire in un vero letto.”.

Lasci fare a noi, lo caricheremo di peso in macchina!” esclamò Geki.

Il medico si congedò con un secondo inchino e il gruppetto si avvicinò titubante alla porta.

Paura?” bisbigliò Ichi a Nachi.

Wolf scosse la testa ma non gli riuscì di proferire verbo, aveva la gola secca per l'ansia e l'aspettativa.

Saori bussò e dall'interno venne la voce di Shiryu: “Avanti.”.

Un attimo dopo, nonostante le raccomandazioni del dottore di fare piano, la piccola stanza venne invasa da un gruppo festoso e agitato e Seiya si ritrovò in un attimo circondato da tutti i fratelli e dalla sua Dea: “SEI UNO STUPIDO!” urlò Jabu con aria sconvolta, dandogli un pugno sulla spalla, “Dannatissimo incosciente, ti sembra il modo di comportarsi?” rincarò la dose Ichi, balzandogli praticamente addosso, “Mentre tu dormivi della grossa, noi eravamo in pensiero per te.” disse Geki, cercando di trascinare via Nachi, Ichi e Jabu che stavano sommergendo il malato, “Ci penso io a loro.” si offrì subito volontario Ban, prendendo in consegna i tre scalmanati, “Sono contento di rivederti in giro a far danni, piccoletto!” affermò sinceramente con un sorriso Leone Minore, rivolgendosi al Pegaso.

Quest'ultimo si lasciò scappare una risata inframezzata ad un accesso di tosse: “Grazie. Perdonatemi per avervi fatto stare in ansia; vi sentivo.. Mi chiamavate ma ero troppo stanco per rispondervi” rispose lui, a voce bassissima senza staccare la propria mano da quella di Dragone, “Non ci pensare… L’importante è che tu sia di nuovo tra noi.” affermò serio Nachi da un punto imprecisato alle spalle di Shun, “E piantala Ban, mi fai male!” si lamentò.

Non si era detto che dovevamo fare poco caos?” lo rimproverò Lionet, dandogli uno scrollata: “Non fate i bambini, dai!”.

Shiryu si sentiva più sereno, ora che le cose sembravano aver preso una piega decente.

Ragazzi, forse è meglio lasciarlo riposare... Andiamo a casa.” fece notare Saori, vedendo che gli occhi del Saint di Pegaso faticavano a restare aperti: “Si è appena svegliato, ha bisogno di tempo per riabituarsi alla vostra confusione.”

Ha ragione. Shiryu, anche tu. Devi dormire un po’, ne hai davvero bisogno.” disse improvvisamente Hyoga, cingendo con il braccio le spalle di Shun che già si era appropriato della sedia per tenere sotto controllo il Pegaso, “Qui restiamo noi, non lo lasciamo solo.” aggiunse Andromeda con un sorriso gentile, rimboccando con cura la coperta al fratello mentre gli altri, a turno, si avvicinavano per dare il proprio saluto a quest'ultimo.

Il Dragone restò interdetto per qualche minuto, poi però fu costretto ad acconsentire, era veramente a pezzi e sarebbe crollato addormentato all'istante: “D’accordo, pensateci voi.” si arrese il cinese, “Ma prima devo andare ad avvertire Seika-san e Miho-san, saranno contente di sapere” concluse con un gran sorriso sul volto stanco, “Vengo con te.” soggiunse improvvisamente Ichi, “Avrai bisogno di aiuto per tenere a bada le piccole pesti e dissuaderle dal venire in massa qui. Ti aspetto fuori!! Muoviti!” esclamò, seguendo gli altri in corridoio.

Shiryu rimase con i due compagni nella stanza.

D’accordo ma questo è un ordine: subito dopo, fila a casa perché non voglio averti come zombie in giro. Sono stato chiaro?” decretò Cygnus dopo qualche istante, non ammetteva alcuna replica.

Va bene, va bene…” rispose il guerriero per poi sfiorare con una carezza il viso del malato, “Buonanotte, ragazzi... Ve lo affido...” riuscì a dire soltanto, prima di abbandonare la stanza.

Fu solo una volta fuori che si permise di lasciarsi andare ad un muto ringraziamento e alle lacrime che, finalmente, potevano scorrere senza il minimo ostacolo, liberando del tutto il suo cuore dalla paura e dal rimorso, lavando via ogni pensiero e sensazione negativa.

Era finita...

Era davvero finita...

   
 
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