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Autore: Minako_86    16/10/2008    7 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 1° -

- Capitolo 1° -

 

 

 

 

Gabrielle si affrettò su per le scale, cercando di bilanciare il peso delle due enormi buste di plastica che teneva in mano. Ancora si chiedeva perchè Monique l'avesse chiamata nel bel mezzo del turno, costringendola a tornare immediatamente a casa. La proprietaria dell'atelièr in cui lavorava non l'aveva presa bene...

Rischiare di essere licenziata per la solita spesa settimanale non le sembrava affatto una buona prospettiva. Arrivò sbuffando all'ultimo piano ed entrò nel primo appartamento sulla sinistra.

 

- Monmon, sono qui! - Urlò, abbandonando i sacchetti sul pavimento. Nessuna risposta. Il salotto era vuoto, ma un fitto vociare proveniva da un punto imprecisato al di là della parete. Attraversò la stanza e si infilò a passo di marcia in corridoio. - Insomma, mi vuoi spiegare perchè... - La sua accorata protesta fu bloccata sul nascere dalle robuste spalle di Geràrd.

 

Geràrd, o Gerry, come veniva affettuosamente chiamato dalla piccola Lulù, era l'innamoratissimo fidanzato di Monique. Si era preso cura di lei da quando, a soli diciannove anni, era rimasta incinta di un "coraggiosissimo" uomo che era scappato a gambe levate appena appresa la notizia.

 

- Attenta, stellina. Non vorrai farti male? - Le sorrise, afferrandola al volo prima che cadesse rovinosamente sul pavimento.

 

- Grazie. - Si rimise in piedi, continuando a guardarsi intorno alla ricerca della sorella.

 

- Oh, Coco, sei qui! - Cinguettò quest'ultima, sbucando dalla porta della cucina.

 

- Alla buon'ora! Senti, io non ho tempo... Devo tornare al lavoro, o Madame Delaounì mi sbatterà fuori prima di mezzogiorno. - La aggredì. - Perciò, per favore, spiegami che c'è di tanto urgente. E fallo in fretta.

 

- Ma non gliel'hai ancora detto? - Ridacchiò Gerry, abbracciando amorevolmente le spalle della fidanzata. Gli occhi di Monique brillarono di una luce quasi sinistra. Coco mosse un intimorito passo indietro, ma venne prontamente raggiunta dalle mani della sorella che si posarono sulle sue spalle.

 

- Tieniti forte. - Gongolò. - Ho una notizia bomba! - Paura. Un brivido di pura inquietudine scivolò lungo la schiena di Gabrielle. - Ti ricordi i tre ragazzi che hanno suonato all'Emeraude quindici giorni fa? Quelli americani.

 

- Sì... - Purtroppo. Se li ricordava fin troppo bene.

 

- Hanno deciso di girare un documentario a più puntate, proprio qui, a Parigi! -

 

- E questo cosa ha a che fare con noi? - Continuava a non arrivarci.

 

- Gli ci vorrà quasi un anno, tra ciak, montaggio e il resto. Vista l'occasione, la produzione francese ha deciso di fornire ai Jonas Brothers una allocazione in città... e, per farlo, ha contattato l'agenzia di Gerry. - Odiava Monique quando si sovraeccitava in quel modo. - Ma non capisci? - No, che non capiva. Ma cominciava ad avere un'enorme sospetto.

 

Era quasi certa che tutti e quattro gli alloggi a disposizione dell'agenzia fossero già occupati, in quel periodo...

 

- Non capirà mai, se non lasci parlare me. - Intervenne Geràrd, ridendo sotto i baffi. - Ascolta, stella. Questo affare era troppo importante per me, non potevo farmelo scappare... E tua sorella ha voluto darmi una mano. - Quel tono affettuoso non fece altro che aggravare l'entità dei suoi dubbi. - Monmon ha accettato di trasferirsi da me insieme a Lulù, per lasciare libero questo appartamento. I Jonas verranno a stare qui.

 

Trasferirsi. Jonas. Questo appartamento.

 

Le ci vollero cinque minuti buoni di totale, pietrificante silenzio per metabolizzare ed assimilare tutte le informazioni appena ricevute.     

 

- STATE SCHERZANDO?! - Esplose. - E, sentiamo, dove dovrei andare io? Vi siete forse scordati che questa è anche casa mia? - Aveva le lacrime agli occhi. Monique si fece avanti di nuovo e la abbracciò, cercando di placarla.

 

- Tesoro, tu non dovrai andare da nessuna parte. Gerry ha pensato anche a questo! - Le strinse dolcemente le mani e la fece voltare verso il giovane.

 

- L'uomo con cui ho parlato, mi ha chiesto se potevo procurargli anche un'interprete per i ragazzi che, da buoni adolescenti americani, col francese non se la cavano proprio molto bene. E anche qualcuno che li controllasse costantemente, per assicurarsi che tutto fili liscio. - Sorrise. - E qui entri in gioco tu, stellina. Parli perfettamente americano, sai gestire praticamente qualunque situazione... sei perfetta! E io ho ottenuto che tu potessi rimanere a vivere qui, in cambio della disponibilità ad occuparti di quei tre.

 

- Eh? - Si sentì improvvisamente mancare il fiato, come se qualcuno le stesse strizzando lo stomaco.

 

- Te la caverai, ne sono sicuro. - Concluse, assestandole un'affettuosa pacca sulla spalla.

 

- E poi ti pagheranno benissimo. - Aggiunse Monique, con un sorriso milledenti che voleva essere altamente persuasivo. Come se ne avesse avuto bisogno. Non sarebbe mai stata capace di dirle di no, ne tantomeno di rovinare a Gerry l'affare di una vita.

 

- Bella consolazione. - Sbuffò, inarcando un sopracciglio e si lasciò scappare un mezzo sorriso, nel vedere i loro volti illuminarsi. La abbracciarono entrambi, mentre lei già cominciava a sentire che presto si sarebbe pentita di aver accettato così in fretta. - Ehi, piano, o finirete per soffocarmi! E la spesa che mi hai mandato a fare? - Domandò a Monique, che scattò sull'attenti come se l'avesse punta uno spillo.

 

- Oh, giusto! - Cinguettò. - Aiutami a mettere tutto a posto. Dobbiamo fare in fretta, i nostri ospiti arriveranno fra appena un paio d'ore!

 

- Due ore... Perfetto. - Rispose Gabrielle in tono ferale. Aiutò la sorella a trasportare le borse in cucina, mentre Geràrd raccoglieva un paio di grosse valigie.

 

- Io scappo a portare queste a casa, poi vado a prendere Lulù all'asilo e la porto al corso di danza. - Si fermò solo per catturare le labbra di Monique in un rapido bacio. - Ci vediamo più tardi. - Si richiuse la porta alle spalle, lasciando le due ragazze già immerse in una "piacevolissima" full-immersion di pulizie.

 

 

***

 

 

 - Eccoli, eccoli! Sono arrivati! - Monique prese a saltellare velocemente, appoggiata alla ringhiera del balcone. Parecchi metri più sotto, una grossa macchina nera si era fermata proprio davanti allo stabile. Dalla portiera posteriore scesero i ragazzi e una donna sui quaranta con un assurdo tailleur rosa confetto. Gabrielle, che si era affacciata insieme alla sorella, osservò con apprensione crescente le tre sagome scaricare altrettante valigie e scomparire rapidamente sotto il portico dell' ingresso.

 

- Calmati, Monmon. Mi sembra che tu abbia passato da un pezzo l'età in cui è lecito sbavare per una boyband... - La prese in giro per scaricare un po' di tensione. - Sei una madre, dopotutto.

 

- Oh, dai. Ho ventiquattro anni, non sono poi così vecchia. Piuttosto sei tu, che, a ventidue appena compiuti, ti comporti come se ne avessi ottanta! - Sua sorella era decisamente troppo esaltata. Continuava a zompettare su e giù per il balcone in modo orrendamente privo di dignità.

 

D'un tratto si sentì afferrare per la mano e venne trascinata in casa senza il minimo preavviso. Con orrore notò che la porta di ingresso si stava aprendo... si irrigidì immediatamente, piantando i piedi nel punto esatto in cui si trovava, a metà strada tra il terrazzo e l'ingresso.

 

- Lasciati andare. Rilassati. - Le sussurrò Monique all'orecchio, prima di mollare la presa. Poi si affrettò verso i nuovi arrivati e strinse con fare cordiale la mano dell'agghiacciante donna-confetto.

 

- Ben arrivati. Spero che non ci siano stati problemi a trovare la strada. - In meno di una manciata di minuti Monique era passata dall'emettere urletti degni della più sbroccata sedicenne, all'essere una perfetta e professionalissima padrona di casa.

 

- No, nessun problema. - Alle spalle della donna, i tre famosi Jonas Brothers si stavano guardando intorno con aria incuriosita. Gabrielle seguì per qualche secondo i loro movimenti, prendendo distrattamente una mentina dalla ciotola sul mobile dietro di lei. Se la infilò in bocca e quasi ci si strozzò quando, qualche attimo dopo, si ricordò improvvisamente di quello che era successo la sera del concerto.

 

{Fa' che non mi riconoscano.}

 

Supplicò, cercando di sopravvivere al convulso attacco di tosse grazie al quale era riuscita ad attirare su di lei l'attenzione di tutti i presenti, inclusi i tre sopraccitati. Perfino il più piccolo dei tre, quello che allora non aveva riconosciuto, era lui, in realtà... Tre su tre. Aveva fatto l'ampleìn. Si congratulò mentalmente con se stessa per non aver applicato almeno un minimo di controllo a ciò che aveva fatto o detto quella maledetta sera.

 

- Coco, tesoro, tutto bene? - Monique interruppe immediatamente il complicatissimo discorso che stava facendo per correrle a fianco. Gabrielle, continuando a tossire, si chinò leggermente in avanti e cercò di nascondere il viso tra i capelli che le ricadevano sulla fronte.

 

- Sì... E' la caramella... - Gracchiò con voce soffocata.

 

- Dai, tirati su, prendi un po' d'aria. - Non fece in tempo nemmeno a pensare di rispondere "no", che senti le mani della sorella arpionarle le spalle e strattonarla verso l'alto.

Si trovò improvvisamente occhi negli occhi con quello che doveva essere il più grande dei tre.

 

- Ma sei tu! - Sorrise lui. - La ragazza del teatro.

 

Oh, fantastico. Mister Basette, a quanto sembrava, si ricordava perfettamente ogni cosa.

 

- Vi conoscete già? - Domandò perplessa Monique, lasciando correre lo sguardo da Gabrielle a Kevin e viceversa. Lei stava per provare ad imbastire una risposta sufficientemente evasiva a quella scomoda domanda, quando il confetto interruppe la discussione sul nascere.

 

- Sentite, io non ho tempo di assistere a tutti questi convenevoli. - Coco, per la prima volta da quando era entrata nella stanza, le rivolse uno sguardo colmo di gratitudine. - Vorrei accertarmi solamente di un'ultima cosa, prima di lasciarvi alle presentazioni e... tutto il resto. Posso conoscere la persona che il signor Cezouìlle ci ha indicato come assistente-interprete? Ho qui una serie di documenti che... - La gratitudine svanì immediatamente, mentre sentiva Monique darle un colpetto sulla schiena come a dirle di muoversi.

 

- Sono io. - Si presentò, tendendole la mano. - Mi chiamo Gabrielle. - La donna la fissò, inarcando un sopracciglio con aria scettica.

 

- Tu!? Ma non sei un po', come dire... piccola? Quanti anni hai, tesoro, quindici? - Le picchiettò con fare condiscendente una mano sulla spalla. Prese un profondo respiro per evitare di risponderle a male parole e sfoggiò un sorriso fintissimamente cordiale.

 

- No. Ne ho ventidue. - Prese la cartellina che la donna le stava porgendo con aria per nulla sicura e se la infilò sotto il braccio, con tutta l'intenzione di sbarazzarsene non appena il confetto avesse portato le rosee membra fuori dalla porta. - Stia tranquilla, me la caverò. - Sentì distintamente tre diverse risatine soffocate provenire da dietro le spalle della donna.

 

- Bene. - Concluse gelidamente. - Non voglio saperne più nulla, basta che mi telefoniate una volta ogni due giorni. Arrivederci, ragazzi. - Detto questo, si fece strada tra i due Jonas più giovani ed uscì definitivamente di scena. In un gesto quasi automatico, Coco lanciò la cartellina sul divano più vicino, sospirando di sollievo.           

 

- Allora... - Riprese Monique, come se si fosse improvvisamente riavviata. - Mi piacerebbe molto restare a chiaccherare un po', ma c'è Lulù che mi aspetta. - Accarezzò le spalle di Coco e raccolse cappotto e borsa dall'attaccapanni vicino all'ingresso. - Spero che vi troviate bene qui, ragazzi. Vi lascio alle cure di mia sorella, siete in ottime mani. - Se ne andava di già? Gabrielle boccheggiò, cercando di non smettere di respirare.

 

- Certo, grazie. - Rispose il maggiore a nome di tutti e tre. Salutarono Monique, che sparì oltre l'uscio, fermandosi solamente per strizzare l'occhio a Coco e farle cenno di telefonare il prima possibile.

 

Ancora doveva realizzare di essere rimasta sola, in quella che una volta era casa sua, insieme a tre semi-sconosciuti. Oh, beh, tre carinissimi semi-sconosciuti, ma questo non aiutava affatto.

 

- Tu sei la ragazza del teatro. - Per un secondo le sembrò che qualcuno avesse premuto il tasto rewind. Quella scena l'aveva già vissuta... peccato che, stavolta, comprendesse anche un finale del tutto diverso.

 

- Sì. - Rispose, sorridendogli a sua volta.

 

- Aspetta! - Si intromise uno degli altri due. - Anche io ti conosco. Sei quella che voleva disfare il distributore a calci! - Detta così sembrava una cosa ancora più stupida.

 

- Sì... di nuovo. - Sospirò imbarazzata.

 

- Se è per questo, la conosco anche io. - Ecco, mancava giusto il più piccolo dei tre. Che poi altri non era, se non il ragazzo delle pastiglie... Non che ne fosse stupita, le erano venuti dei dubbi appena dopo averlo lasciato sul pavimento del bagno. I fratelli lo fissarono stupiti, prima che tutte e tre le paia d'occhi si fissassero su Coco. Lei, dal canto suo, sperava ardentemente che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi per farla sparire.

 

- Ssssì. - Soffiò. - Neanche a volerlo, ho incappato in tutti e tre quella sera. E questo va al di là di ogni possibile legge statistica, comunque... - Sollevò una mano e la tese verso di loro. Magari accelerando i tempi di presentazione, si sarebbero fatti un'idea di lei diversa da quella che avevano ora. Un'idea più sana, possibilmente.

 

- Gabrielle. Ma chiamatemi pure Coco. - Sorrise, stringendo la mano di Kevin, poi quella di Joe ed infine di Nick. In fondo, sembravano dei bravi ragazzi... - Venite, vi faccio vedere la camera e dove potete mettere la vostra roba. - Si infilò in corridoio con i Jonas che le trotterellavano dietro come tre splendidi cagnolini.

 

Era quasi paradossale.

In ventidue anni di vita il suo contatto con l'universo maschile era stato pressochè inesistente. Non aveva mai nemmeno avuto un vero amico maschio, figuriamoci un fidanzato...

 

E adesso, una principiante come lei si trovava a dover passare un anno intero di strettissima convivenza con ben tre ragazzi. Tre. In una volta sola.

 

Sentì il cuore schizzarle in gola.

Le ci sarebbe voluto parecchio tempo per abituarsi alla presenza dei suoi nuovi, affascinanti coinquilini.

  
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