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Autore: _Fedra_    23/10/2014    4 recensioni
Parigi, settembre 2013.
Durante una festa a tema, una ragazza dai lunghi capelli biondi abbigliata in maniera incredibilmente realistica fa la sua comparsa tra gli invitati. Sembra molto confusa e spaventata, come se non avesse la minima idea di dove si trovi.
Solo Rosalie Lamorlière, appena arrivata da Francoforte, riuscirà a capire che la giovane in realtà è molto più vecchia di quanto vuole far credere, forse addirittura di un paio di secoli.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 37
                      






 
Non appena riconobbe Nicole, Maria Antonietta provò l’impulso istintivo di piazzarsi di fronte ad Axel, fronteggiando direttamente la sua rivale.
Le due ragazze si squadrarono con odio, i loro occhi azzurri che mandavano lampi.
“Tu!”, sibilò Nicole con la voce spezzata. “Che cosa ci fai insieme a lui, quando sono settimane che vi cerchiamo?”.
“Abbiamo avuto dei problemi”, ribatté Maria Antonietta con decisione.
L’altra scoppiò in una risata amara.
“E io dovrei crederti?”, soggiunse. “Axel non è mai stato bravo a mentire, con me”.
“Lascia stare Axel. Prenditela con me, se devi, ma non con lui”.
“Antoine, ti prego…”, intervenne il ragazzo, ma l’arciduchessa lo zittì con un cenno sbrigativo della mano.
“Dunque è vero? Voi due avete una tresca?”, gemette Nicole con un’espressione di puro orrore dipinta sul bel viso.
“Sì, e, nonostante sia consapevole del mio peccato, non posso più tornare indietro. Nemmeno tu, a quando vedo”, rispose Maria Antonietta in tono impassibile.
Quelle parole sembrarono ferire la sua rivale più di qualasiasi altra cosa.
Calde lacrime di rabbia e umiliazione presero a scorrerle lungo gli zigomi.
“Maledetta…TROIA!”, ruggì, avventandosi contro l’arciduchessa.
Maria Antonietta non riuscì a parare il suo assalto, gemendo di dolore nel momento in cui le unghie della ragazza affondarono nelle morbide carni imbellettate delle sue guance.
“Nicole, basta! BASTA!”, gridò Axel, tentando di scardinarla dall’arciduchessa.
La ragazza si divincolò come un’anguilla, tentando di scagliarsi contro di lui.
“Axel, sei uno stronzo! Un pezzo di merda! Tra noi è finita!”, continuava a gridare mentre cercava di colpirlo in tutti i punti che le sue dita smaltate riuscivano a raggiungerlo.
Il ragazzo tentò invano di difendersi, tanto era concitata la sua furia.
Alla fine, Oscar e André si videro costretti a intervenire, afferrandola per le spalle e costringendola a sedersi su uno sgabello.
“Lasciatemi, lasciatemi!”, urlò Nicole con gli occhi fuori dalle orbite.
In tutta risposta, Oscar le allungò uno schiaffo.
Tutti i presenti trattennero il fiato per la sopresa, prima fra tutti Nicole.
“Oscar!”, esclamò André incredulo.
“Perdonatemi, ma erano anni che volevo farlo”, rispose l’altra con fermezza.
Nicole era improvvisamente ammutolita, la mano premuta contro la guancia bruciante, fissando la ragazza con gli occhi sgranati dal terrore.
“Tu sei pazza”, sussurrò a mezza voce.
“No, semplicemente una persona che dice quello che pensa”, replicò Oscar con una scrollata di spalle.
Il fantasma di un sorriso soddisfatto si delineò per pochi istanti sulle sue labbra sottili.
Nuove lacrime presero a scorrere lungo le guance di Nicole mentre i suoi occhi vagavano sui volti di tutti.
“Dunque è così”, disse dopo un tempo interminabile. “Siete tutti dalla sua parte”.
Il suo sguardo incontrò ancora una volta quello di Maria Antonietta, che lo sostenne senza battere ciglio.
“Che razza di scherzo della natura sei tu?”, domandò. “Perché mai Axel avrebbe dovuto preferire una ragazza che mi somiglia come una goccia d’acqua?”.
“Sta proprio qui il problema, Nicole”, intervenne il ragazzo con fermezza. “Non è lei a essere la tua copia, ma tu”.
“Che cosa stai dicendo?”.
Axel abbassò lo sguardo con aria profondamente imbarazzata.
“Ti ricordi quello che ti ho detto il giorno in cui ci siamo messi insieme?”, chiese.
Nicole si morse il labbro, il volto ormai inondato di lacrime mentre fissava il ragazzo con la consapevolezza di averlo perso per sempre.
“Mi hai detto che ti ricordavo la regina Maria Antonietta”, rispose dopo quella che parve un’eternità.
“Ed è questo a fare di me il peggiore dei vigliacchi”, rispose Axel ponendo una mano sulla spalla dell’arciduchessa. “Vedi, Nicole, la verità è che io non sono mai stato veramente innamorato di te. Me ne sono accorto solo poco tempo fa, quando ho conosciuto la vera Maria Antonietta. Allora ho capito che in realtà ti stavo solo prendendo in giro. E che era meglio finirla lì”.
“Che razza di storia è mai questa? Ti sei per caso bevuto il cervello?”, esclamò Nicole scattando in piedi.
“So che ti sarà difficile crederlo, ma lei è veramente Maria Antonietta”, si difese Axel, pur sapendo di sembrare tutt’altro che convincente.
“Tutte quelle scemenze che leggi sui libri ti hanno fatto impazzire! Oh, se solo avessi saputo avrei fatto di tutto per scoraggiarti e invece no! Ti ho accompagnato ovunque: a Versailles, al Museo della Rivoluzione, perfino a Vienna, dove quella sporca austriaca è nata…”.
Tutti trattennero il fiato, spostando gli sguardi ora su Maria Antonietta ora su Nicole.
L’arciduchessa era improvvisamente sbiancata, un’espressione gelida dipinta nei suoi occhi azzurri.
“Questo è veramente troppo”, disse ergendosi in tutta la sua statura.
Nicole non riuscì a trattenere un brivido.
C’era qualcosa nella sua postura altezzosa e nel suo portamento che la paralizzavano lì dov’era, come ipnotizzata.
“Voi francesi non cambierete mai”, disse Maria Antonietta mentre muoveva un passo verso di lei. “Non posso costringerti a inchinarti alla tua regina perché non è più in mio potere, ma mai e poi mai potrei tollerare di essere chiamata sporca austriaca da una donna qualunque”.
“Ma che razza di teatrino avete architettato, pur di liberarvi di me? Axel, non potevi scaricarmi e basta, invece di inventarti questa assurdità dei sosia?”, esclamò Nicole, arretrando atterrita verso la parete.
“Non c’è nessun inganno”, rispose l’arciduchessa. “Se non rinconosci la tua regina, allora riconoscerai il suo sigillo”.
Detto questo, Maria Antonietta allungò il palmo destro verso di lei.
Lo stemma di Francia brillò incastonato nell’anello che portava all’anulare.
Nicole la fissò come se si trovasse di fronte a un fantasma, voltando la testa verso gli altri.
“Siete pazzi”, sussurrò. “Siete tutti pazzi! Io…”, i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli di Axel, riempendosi di lacrime.
La ragazza si coprì d’istinto il volto con la mano, lanciandosi fuori dalla stanza e chiudendosi con violenza la porta alle spalle.
Non appena fu uscita, un’improvvisa sensazione di calore e sollievo sembrò investire i presenti.
Solo Maria Antonietta continuava a fissare la porta chiusa con aria torva.
Al suo fianco, Axel teneva lo sguardo basso sul pavimento, un’espressione costernata dipinta in volto.
“Sono veramente un vigliacco”, disse rivolto a Oscar non appena la ragazza gli si avvicinò.
“No,” rispose lei con un sorriso. “Sapevi che in fondo sarebbe successo”.
“Ma non avrei mai voluto che soffrisse a causa mia”.
“Sicuramente avrebbe sofferto di più se tutta questa agonia fosse continuata ancora a lungo. No, Axel, hai fatto la cosa giusta”.
Il ragazzo le accennò un debole sorriso, gli occhi umidi di lacrime.
“Sono davvero un fallimento con voi donne, non è vero?”, chiese.
Oscar scoppiò a ridere, accennando a Maria Antonietta.
“Con le comuni mortali, sì!”, rispose strizzandogli un occhio.
 
***
 
Luigi Augusto iniziava davvero a preoccuparsi. Era appena tornato nei pressi della colonna dove aveva lasciato Maria Antonietta, ma della consorte non vi era più alcuna traccia.
    −Per forza se n’è andata: appena siete entrato qui dentro, vi siete subito gettato sul cibo senza prestarle la minima attenzione – lo rimproverò severamente Madame Elisabeth, il cui volto era segnato dalla preoccupazione mentre passava in rassegna la selva di maschere e travestimenti che volteggiava attorno a loro a tempo di musica.
    −Non può essere molto lontana, vero? Voi l’avete vista per caso andar via? – continuava a ripetere il giovane principe mentre si faceva largo tra la folla.
    −L’ho tenuta d’occhio finché ho potuto, ma con tutta questa gente è difficile riuscirci. L’ho persa ormai da una decina di minuti.
    Luigi Augusto gemette, sollevandosi goffamente sulle punte per vedere meglio. Una coppia di danzatori lo travolse letteralmente senza che egli potesse ribattere in nessun modo.
    −Sorella mia, non pensate che le sia successo qualcosa? – domandò a un certo punto, dando adito alla sua peggiore paura.
    Madame Elisabeth strinse le labbra fino a far sbiancare la pelle sotto il rossetto.
    −In un posto simile, non dobbiamo sorprenderci di nulla – rispose in tono piatto.
    Luigi Augusto levò gli occhi al cielo.
    −Questo ballo è stato un’autentica follia! – esclamò. – Come ho potuto darvi il permesso di fare una cosa simile?
    −Calmatevi, fratello – lo interruppe la donna severamente. – Possibile che continuiate a non capire? Di certo, nulla di tutto questo sarebbe successo se solo voi due foste rimasti insieme. Se solo vi foste comportato da bravo marito, non l’avreste lasciata sola nemmeno per un secondo. Siete solo un egoista, sappiatelo. E non posso rimproverare in nessun modo la vostra consorte per avervi abbandonato, ammesso che lo abbia fatto di sua spontanea volontà.
    A quelle parole, il principe prese a sudare freddo. Si addossò alla prima colonna che gli capitò a tiro come una marionetta abbandonata, allentandosi febbrilmente la cravatta attorno alla gola.
    −Avete ragione, sono un pessimo marito – disse costernato. – La verità è che io amo mia moglie, ma il mio carattere difficile mi impedisce di dimostrarglielo come vorrei. Oh, se solo potessi avere una sola possibilità per aggiustare tutto!
    −Gli esseri umani non sono come le vostre adorate serrature. Una volta rotti, è difficile ripararli – lo rimbeccò Madame Elisabeth.
    Al suo fianco, Luigi Augusto soffocò a malapena un singhiozzo.
    −A questo punto, non ci resta che pregare nostro Signore misericordioso. La vita di vostra moglie è ora nelle sue mani – decretò la donna accennando un rapido segno di croce.
    Il giovane principe annuì nervosamente. Ora più che mai avrebbe voluto tornare indietro e ricominciare daccapo. Se solo non fosse stato così goffo e ottuso, se solo sua moglie avesse potuto immaginare anche lontanamente che cosa provava in realtà per lei…
    Signore, abbi pietà di me!
    In quel preciso istante, Luigi Augusto strizzò gli occhi in direzione di qualcosa che brillava sul pavimento di marmo, apparendo e scomparendo tra il fruscio degli abiti delle dame. Qualcosa che non aveva mai visto in vita sua. Incuriosito, il giovane principe si avvicinò alla pista, rischiando di venire travolto ancora una volta. Dopo istanti che parvero un’eternità, il giovane principe fece ritorno con il suo tesoro, mostrandolo a Madame Elisabeth.
    −Che cos’è? – domandò la donna in tono sospettoso.
    −Non lo so. Non ho mai visto una cosa del genere prima d’ora – rispose Luigi Augusto rigirandosi il piccolo oggetto tra le mani.
    Sembrava uno specchio terribilmente opaco, il cui retro era ricoperto da uno strano materiale flessibile. Il giovane principe notò il suo volto mascherato riflesso sulla sua superificie e provò a lucidarla con un fazzoletto. Non appena la stoffa toccò il vetro, l’oggetto si illuminò di una luce accecante.
    Il ritratto fedelissimo di un ragazzo dai lunghi capelli biondi e il volto cerchiato da un paio di lenti rettangolari gli sorrideva tra le sue mani.
    Luigi Augusto trasalì, riconoscendolo.
    −Ma questo giovane si trovava al mio servizio! – esclamò. – Come ha fatto ad entrare in possesso di un simile congegno?
    In quel preciso istante, il principe notò alcune parole che galleggiavano al disotto del ritratto. Dovette strizzare più volte gli occhi per capire cosa ci fosse scritto.
    Trascinare il dito per sbloccare.
    Affascinato da quello straordinario manufatto, il ragazzo obbedì. Subito il ritratto venne pervaso da quella che sembrava acqua cristallina, lasciando posto a un’immagine colorata piena di simboli che il principe non aveva mai visto in vita sua. Improvvisamente, una busta gialla si materilizzò al centro dello schermo.
    1 messaggio, recitavano le parole liquide sotto di esso.
    Luigi Augusto si morse il labbro. Come faceva a leggerlo se sembrava nascosto all’interno di quel marchingegno? Dopo averlo rigirato più volte tra le dita, il giovane principe provò a passare il dito sopra l’immagine della busta, che si aprì come per magia, rivelandone il contenuto.
    −Che cosa c’è scritto? – domandò Madame Elisabeth, sporgendosi per leggere anche lei.
    Luigi Augusto scorse più veloce che poteva i caratteri minuscoli che ora solcavano lo schermo.
    Antoine, sono Louis! Ascoltate, ho scoperto come siete finita nel 2013: il duca di Orléans e la contessa Du Barry hanno una macchina del tempo e progettano di rimandarvi nel futuro per impossessarsi del regno. Li ho sentiti mentre ne parlavano, ma sono stato catturato e rispedito a casa…ora sto bene, ma voi siete in grave pericolo. Per favore, se ricevete questo messaggio, avvisate vostro marito. Non preoccupatevi per me! Sono felice di avervi conosciuta, madame.
    −Che cosa significa? – esclamò Madame Elisabeth esterrefatta.
    −Che è giunto il momento di fare quattro chiacchiere con mio cugino – rispose Luigi Augusto freddamente, gli occhi chiari pervasi da una luce nuova, combattiva e furibonda.
 
***
   
Il duca d’Orléans vuotò l’ennesimo bicchiere di vino, leccandosi le labbra con aria soddisfatta. Di fronte a lui, la contessa Du Barry rideva sguaiatamente, le membra abbandonate mollemente su un sofà.
    −È fatta, signor conte! – esclamò, le guance colorate di un acceso color porpora. – Presto sarete voi il nuovo re di Francia!
    −Ne siete convinta, Madame? – rispose una voce familiare alle sue spalle.
    Entrambi trasalirono nel momento in cui Luigi Augusto fece ingresso nella stanza. Due robusti lacché afferrarono il duca e la contessa, prendendo a perquisirli senza troppi complimenti. Nel sentirsi le mani addosso, la donna prese a urlare come un’ossessa.
    −Mi domando la ragione di tutto questo, caro cugino – disse il duca freddamente.
    −Niente di speciale. Cercavo solo un curioso manufatto in vostro possesso. Una specie di orologio che può portare avanti e indietro nel tempo – rispose Luigi Augusto con calma.
    Il duca ringhiò, soffocando a malapena un’imprecazione.
    −E per quale motivo vi servirebbe un simile oggetto? – domandò.
    −Ho ricevuto una soffiata secondo cui voi e la contessa Du Barry vi state divertendo a spedire mia moglie nel futuro. Ora, se volete che vi risparmi la vita, restituitemi subito la mia signora.
    −Eccolo, Monseigneur! – esclamò in quel momento uno dei lacché, estraendo quello che sembrava un semplice orologio di ottone dalla tasca del duca.
    Luigi Augusto lo prese tra le mani tozze, prendendo a esaminarlo con cura.
    −Ha degli strani numeri, questo orologio. Vi dispiacerebbe dirmi come funziona? – domandò.
    −Voi…
    −Avete la mia parola che non vi sarà fatto alcun male, se mia moglie tornerà a casa sana e salva. In caso contrario, mi sarebbe impossibile non far fronte alle conseguenze.
    Il duca sospirò, più livido che mai.
    −Dovete spostare le lancette in base alla data che volete raggiungere – disse. – E poi, ricaricarlo come fosse un carillon.
    −Molto interessante – rispose il giovane principe, il cui sguardo tradiva in effetti meraviglia e stupore di fronte a un simile oggetto. – Dunque, dicevamo? Ah, sì: andiamo nel 2013!
    Dopo una serie di scatti metallici, un immenso vortice si aprì nella parete dietro di loro. Luigi Augusto urlò mentre una forza irresistibile lo strappava dal pavimento e lo gettava in quella spirale senza fine, fino a quando non atterrò in un salone sfarzoso rilucente di marmi e candelabri, in cui strani individui vestiti elegantemente conversavano e passeggivano per le scale e le gallerie del piano superiore.
Il giovane strizzò gli occhi, fino a quando il suo cuore sussultò per la sorpresa e il sollievo.
Sua moglie era a pochi passi da lui, pallida e sconvolta.
Il suo volto era rigato dalle lacrime.
Le si leggeva negli occhi quanto fosse terrorizzata.
“Madame!”, esclamò il giovane con un sorriso. “Va tutto bene, siete al sicuro con me”.
In tutta risposta, la ragazza si ritrasse contro la parete.
“Chi diavolo sei? Che cosa vuoi da me?”, esclamò in preda al panico.
“Come, non mi riconoscete? Sono io, vostro marito! Sono venuto per riportarvi a casa”.





No, no, no, no e poi no, non voglio dirvelo e non ve lo dirò...ebbene sì, siamo arrivati al penultimo capitolo di questa storia :(
Ciò non significa, però, che non vi terrò con il fiato sospeso fino alla fine!
In fondo, i salti nel tempo e la confusione non sono ancora finiti: Luigi XVI ha confuso Nicole per la sua consorte e ora è deciso a portarla nel Settecento con lui.
Che dite, riuscirà la vera Maria Antonietta a fermarlo al momento giusto?
Oppure potrebbe esserci una nuova variante a sorpresa, in cui Nicole potrebbe trovarsi meglio nel passato che nel presente?
Ebbene sì, siamo arrivati al fatidico punto in cui mi sono trovata di fronte ad almeno tre finali diversi.
Sappiate che, nonostante abbia in mente un sequel, preferisco renderlo indipendente da questa storia, in modo tale da non lasciarvi l'angoscia troppo a lungo.
In ogni caso, tenetevi pronti al gran finale!
Per l'occasione sto anche preparando una piccola sopresa...ma non voglio anticiparvi nulla!
Per quanto riguarda "The Phoenix", sto iniziando a riguardarlo proprio in questi giorni.
La sua uscita dovrebbe essere al massimo per la seconda settimana di novembre e il giorno di pubblicazione sarà sempre il giovedì.
Nell'attesa, potete sempre dare un'occhiata alle mie altre storie, soprattutto se siete appassionati di "Harry Potter".
In tal caso, ho in corso un crossover color verde e argento che potreste trovare molto interessante.
Potete leggerlo qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2879419
Per tutte le altre notizie e aggiornamenti, vi consiglio di tenere sott'occhio la mia pagina Facebook seguendo questo link: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra?fref=photo
Un bacio e a presto! :)

F.



 
   
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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