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Autore: Freya Crystal    23/10/2014    7 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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The super sphere





Retasu fece un salto di un metro schivando prontamente la frusta incandescente. Una stalattite di ghiaccio scaturì dalle sue mani e si diresse verso l’avversaria, che la evitò eseguendo una capriola all'indietro. La stalattite s’infranse contro la parete. Retasu fece appena in tempo a vedere una lingua di fuoco che si dirigeva verso di lei. Non poté contrattaccare, il getto d’acqua che liberò si scontrò contro la frusta. Le sue braccia presero a tremare per lo sforzo di respingerla.
Zakuro la fissava compiaciuta, a denti stretti, mentre cercava di sfondare le sue difese.
<< Oh, merda! >>
Di colpo la sua espressione cambiò. L’imprecazione di Purin confermò il presentimento di entrambe le combattenti. Con un’occhiata d’intesa la Mew verde e la Mew viola balzarono di lato, l’una dalla parte opposta rispetto all'altra. Uno scossone fece perdere l’equilibrio a tutte e tre.
L’acqua e il fuoco, entrate in contatto, avevano generato una sfera d’energia troppo potente che era esplosa, poiché nessuno dei due elementi voleva far prevaricare quello contrario.
<< Una di queste volte sfasciamo la sala, me lo sento. >> Purin si rigirò una treccina tra le dita, un misto di divertimento e apprensione stampato in volto.
<< Non essere sciocca, queste pareti sono indistruttibili. >> Zakuro incrociò gli occhi di Retasu. << Per oggi basta così, che ne dici? >>
La Mew verde annuì. Era stanca e sudata. << Qual è il verdetto della giuria? >>
Purin assunse un’aria altezzosa che ricordava molto Minto. << Spiacente, non siete state promosse. Il vostro autocontrollo ha le dimensioni di un cucchiaino da tè. >>
Retasu rise. << Che giudice pretenzioso. >>
<< Guarda che quell’aria snob non ti si addice. >>
<< Ehi, cosa te lo fa pensare? >>
Zakuro ripercorse la sua figura interamente. << I capelli >>, sentenziò.
<< Perché? >> Purin era sinceramente confusa.
In effetti, pensò Retasu, la sua moda di tenere i capelli legati in una lunga coda di cavallo, trattenuti da una fascia, non le conferivano certamente un’aria raffinata; le treccine decorate con  perline rosse che le ricadevano sulla fronte e si nascondevano sotto la fascia formando dei semicerchi la rendevano eccentrica, difficilmente paragonabile ad un’aristoratica.
<< Ho lavorato nel mondo dell’immagine e il modo in cui tieni acconciati i capelli non ha nulla di  elegante. >> Zakuro si stava divertendo a vedere come Purin si dimostrava contrariata.
<< Bah, Retasu, tu sei d’accordo? >>
La Mew verde le sorrise, soppesando le sue parole. <<  Sembri un’artista di strada dall’aria furbetta. >>
Purin sospirò. << Rovinate sempre i miei teatrini. >>
<< Qui è tutto in ordine? Bene, andiamocene. >>
Zakuro lasciò passare le compagne fuori dalla porta e azionò un interruttore. Una parete nascosta sigillò l’entrata per la sala d’allenamento.
<< Ho bisogno di una doccia. >>
<< Anch’io. >>
<< Muovetevi, devo andare a chiamare Ichigo e Minto perché vi diano il cambio! >>, trillò Purin .
Le compagne dovettero accelerare il passo per impedirle di rubare loro l’ascensore. Raggiunte le cabine si rifugiarono sotto la doccia.
Quella era la loro casa ormai, pensò Retasu sotto il getto d’acqua bollente. Tornò indietro nel tempo al giorno della battaglia con Profondo Blu. Ichigo e Minto avevano litigato, Zakuro si era allontanata con quest’ultima per farla calmare e là, oltre due colonne del tempio crollate l’una contro l’altra, avevano visto un’immensa macchina rossa grande quanto un aereo. Era l’astronave di Kisshu, Pai e Taruto. Quando le ragazze erano corse a chiamare gli altri, Ichigo aveva riconosciuto in essa il mezzo avanzato che i tre alieni usavano per cercare l’acqua cristallo, perché Kisshu gliene aveva parlato. In breve tempo Ryou e Keiichiro avevano svelato numerose incognite sul suo pilotaggio e sulla funzione dei macchinari presenti all’interno. L’astronave era probabilmente destinata all’imbarco di una trentina di alieni che avrebbero poi invaso la Terra, ma la squadra Mew se n’era impossessata. Quella macchina straordinaria aveva salvato loro la vita. Nei tre giorni successivi alla fuga di Profondo Blu il Giappone era stato invaso, le città distrutte e razziate e la squadra Mew aveva appena fatto in tempo a mettere in salvo i suoi cari che le loro case erano andate distrutte.
Volavano su tutto il Giappone e a volte intraprendevano viaggi al di fuori di esso, se le necessità lo richiedevano. Non potevano stare fermi a lungo in un luogo o gli alieni li avrebbero trovati.
Retasu chiuse il rubinetto e uscì dal box doccia. Sì avvolse un asciugamano addosso e si mise ad armeggiare coi suoi capelli davanti allo specchio. In quegli ultimi due anni aveva preso l’abitudine di legarli in un’unica, lunghissima treccia come li portava quando si trasformava. Minto la prendeva in giro dicendole che il nastro azzurro con la quale l’avvolgeva sembrava il cordone di una tenda, ma a lei piaceva trattenere i capelli a quel modo e sentire che quando correva la treccia le ondeggiava sulla schiena. Terminata la lunga operazione richiesta per legare i capelli, si vestì rapidamente. Aveva appena finito di prepararsi che nelle cabine risuonò il segnale d’allarme. La voce di Keiichiro si espanse per tutta l’astronave.
<< Abbiamo trovato il segnale della videosfera che stavamo cercando. Squadra Mew, adunata! >>
Zakuro si precipitò fuori dal bagno e vide Retasu uscire da quello di fronte al suo nelle sue stesse condizioni.
<< A mali estremi… >> Si trasformò e concentrò una sfera di calore nelle sue dita, facendola lievitare tra sé e Retasu. << Phon alternativo. >>
Retasu la benedì mentre lasciava asciugare i capelli.
<< Andiamo. >>
Presero l’ascensore di corsa e raggiunsero il ponte. Il portello della sala comandi si spalancò automaticamente al loro passaggio.
Ichigo, Minto e Purin erano già arrivate. Keiichiro trafficava al computer trascrivendo forsennatamente una serie di dati. Ryou era al centro della stanza, a braccia incrociate.
<< Il viaggio sarà breve. La videosfera si trova in un giardino di Kyoto, ex residenza di uno dei daimyo più ricchi del novecento. >>
<< Livello di difesa? >>, domandò Zakuro.
<< Apparentemente scarso. >>
<< Apparentemente? Che vuoi dire? >> Purin fissava Ryou come se avesse dei problemi mentali.
<< Intendo dire che non possiamo avere certezza alcuna. L’intero perimetro dell'edificio è presidiato da soldati semplici, ma non possiamo garantirvi che l’interno del palazzo non sia difeso  dagli ufficiali. >>
<< Ma noi non dovremo entrare nel palazzo, giusto? Problema risolto. >>
Ryou si portò una mano alla fronte, l'aria di uno che aveva a che fare con una persona diversamente intelligente. << Gli ufficiali potrebbero accorrere all’esterno se vi faceste scoprire >>, spiegò.
Purin saltellò sul posto. << Gli piacerebbe! Ragazze, indossiamo le nostre uniformi e spacchiamo un po’ di teste! >>
Seguì un sospiro generale. Purin era l’unica del gruppo ancora capace di fare battute di spirito. Retasu si sorprendeva di giorno in giorno, osservandola. Nonostante fosse la più piccola della squadra e avesse sofferto per la morte di Taruto, nel giro di pochi mesi si era ripresa come se nulla fosse mai successo, diversamente da Ichigo.
Retasu posò gli occhi sulla leader del team.  Non si sarebbe mai abituata alla ragazza con la quale conviveva da ormai due anni. Rigida come un soldato, lo sguardo freddo e inamovibile, portavoce di una rabbia che aveva deciso di reprimere dentro di sé e di non condividere con nessuno; non sorrideva mai, parlava poco. Tutto in lei comunicava austerità,. Persino i capelli, portati cortissimi, nonostante il loro colore acceso, non conservavano più nulla della ragazzina maldestra coi codini capace di risollevare il morale di un burbero anziano in bancarotta. Retasu ci rifletteva spesso e la nostalgia si faceva sentire con pungente insistenza ogni volta. Ichigo non era cambiata, era morta.
<< Cosa c’è? >>
Retasu sobbalzò. Ichigo si era girata di colpo verso di lei.
<< Niente! >> Le sorrise. 
La rossa distolse lo sguardo senza ricambiare.
<< Dove atterreremo di preciso? >>
Fu Keiichiro a rispondere a Minto. << Analisi del territorio completata. L’area più sicura è il quartiere Kunoichi. C’è una parata in corso che termina proprio all’ingresso dei giardini Midori. Vi mescolerete all’esercito. >>
<< Bene! Questa è facile, ragazze! >>  Purin si diresse verso le cabine eseguendo una tripla capriola per l’entusiasmo.
<< Quanto tempo abbiamo per completare la missione? >>
<< Non più di un’ora e trenta minuti. >>
Retasu notò che Ryou aveva guardato a stento Ichigo negli occhi quando le aveva risposto. Quei due erano ancora in lite. Di recente Ryou era stato costretto a mettere in discussione il ruolo di leader della squadra, eppure Ichigo, benché avesse stravolto la sua persona, era ancora la migliore combattente tra di loro e ciò bastava a dichiarare insostituibile il suo ruolo; Ryou non era dello stesso avviso e la questione si era conclusa con un’accesa discussione tra i due. Se col passare dei giorni le cose non sarebbero cambiate, le avrebbe fatte cambiare Retasu.
<< Ecco qua! Forza, prepariamoci! >> Purin, di ritorno, lanciò un’uniforme a ciascuna delle compagne.
<< Sapete, questa comincia a starmi piccola. Chissà che oggi non riesca a rubarne una migliore! >>



 
*****



L'esercito di Profondo Blu sfilava per le vie del quartiere Kunoichi, ormai sotto loro completo dominio. Ciascun soldato era distinguibile dagli altri solo per l'arma che impugnava. Le lance sibilavano sinistre, fendendo l'aria, le daghe roteavano sopra le loro teste prima di ricadere nelle mani del proprietario, le aste permettevano l'esecuzione di piroette degne di un'antica danza pagana. 
Cinque soldati di corporatura particolarmente esile si destreggiavano in quei movimenti, ammaliando gli spettatori con la loro grazia. Nessuno, tuttavia, notò che raggiunte le mura del palazzo Midori, esitarono nel compiere la consueta riverenza.
<< Ehi, voi! Occupatevi di presidiare l'ala est del palazzo. >>
<< Signorsì! >>
Il soldato maggiore trattenne due dei suoi soldati. 
<< Ho forse indicato cinque di voi? >>
Retasu trattenne il respiro. << No, ci scusi. >>
<< Voi due, visto che sembrate addormentati, raggiungete l'ala nord. >>
<< Ricevuto! >>
Il soldato maggiore squadrò Retasu e Minto con aria circospetta. Minto si portò rapidamente una mano alla fronte. Retasu, sfortunatamente, la imitò con qualche secondo di ritardo. 
<< Che fine ha fatto la disciplina? Sarà stata l'emozione della parata a rendervi distratti? Un soldato non si lascia schiavizzare dalle emozioni! Ora andate, fannulloni! >>
<< Signorsì! >>, ripeterono Retasu e Minto all'unisono, stavolta rapide nel compiere il loro gesto reverenziale.
Attraversarono le cancellate camminando dritte come due fusi. Erano state costrette a dividersi da Ichigo, Purin e Zakuro e per poco non si erano fatte scoprire.
<< Scusa >>, bisbigliò Retasu.
<< E' stata anche colpa mia >>, replicò Minto. 
I giardini Midori erano uno spettacolo della natura. In esso essa si fondevano arte e tradizioni, in una rigogliosa esplosione di colori. Il profumo di ciliegio e di pesco aleggiava nell'aria e di tanto in tanto qualche petalo di fiore danzava con essa. Il sole conferiva un che di sacralità inespressa ai bonsai, stendendovi sopra i propri raggi. Ponti in legno segnavano il passaggio dall'ala ovest a quella est e dall'ala nord a quella sud. Soldati di piantone erano sparsi ovunque, mimetizzati tra i cespugli in fiore, il che avrebbe reso loro impossibile appartarsi per fare rapporto ai ragazzi. Ma Ryou aveva ragione: la difesa di quella meraviglia era nelle mani di soldati semplici, perché i soldati maggiori erano nei quartieri a gestire la popolazione festante. 
Se fossero riuscite a trovare la videosfera a quel punto avrebbero potuto abbandonare la loro copertura e affrontare liberamente gli ufficiali, ammesso che questi si trovassero nel palazzo. Retasu fu propensa a credere di sì, mano a mano che si guardava attorno e si riscopriva sempre più estasiata: una simile bellezza necessitava di una degna protezione. 
Le due ragazze raggiunsero l'ala nord dei giardini. Fecero in modo di posizionarsi il più lontano possibile dagli altri soldati, sufficientemente per non essere udite sussurrare ma non eccessivamente per non destare sospetti.
<< Questa deve essere l’area meno esposta a rischi, stando alle parole del soldato maggiore. >>
<< Esatto >>, asserì Retasu. << Le altre sono nell’ala est… cerchiamo di-
<< Rimanere separate potrebbe rivelarsi vantaggioso per trovare tu-sai-cosa. >>
Sobbalzarono entrambe. Qualcuno alle loro spalle le stava richiamando. Si lanciarono un’occhiata d’intesa, pronte ad impugnare le armi, poi si voltarono all’unisono con un’espressione seria in volto.
<< Piet ha detto che vi dovete spostare nell’ala ovest. Avete qualche problema con le vostre ricetrasmittenti? >>
Un soldato semplice stava facendo loro la paternale.
<< D-devono esserci cadute durante la parata, signore. >>
Retasu sgranò gli occhi non appena udì l’ultima parola di Minto. Il soldato semplice inarcò un sopracciglio. << Hai bevuto? >>
<< No, deve essere stata l’abitudine >>, si affrettò a replicare Retasu, vedendo che Minto non riusciva a trovare una scusa.
<< Magari fossi un maggiore. >> Il soldato sospirò. << Bene, affrettatevi e comunicate a Piet che le vostre ricetrasmittenti sono andate perdute, è un consiglio, ragazzi. Sapete che quello lì non è affatto simpatico e mentirgli non vi gioverà. >>
<< Lo terremo a mente. >>
Retasu e Minto si diressero all’ala est. Trovare Piet sarebbe stato un problema.
O forse no
Un soldato vestito di blu scuro si stava dirigendo verso di loro, attraversando il ponte.
<< Voi due, come vi chiamate? >>, tuonò quando con occhi fiammeggianti quando le ebbe raggiunte.
<< Kuniko e Asori >>, boccheggiò Minto.
L’ufficiale ghignò. << Non ricordo nessuno dei due nomi figuranti nell’esercito. >>
Retasu notò con la coda dell’occhio che l’ufficiale portava una targhetta sulla divisa: in lettere dorate spiccava il nome "Piet".
Non le restava altro da fare. Cacciò un urlo di simulato terrore, mantenendo gli occhi sbarrati oltre la spalla dell’alieno.
<< Che diavolo…? >>
Non appena questi si fu girato, Minto estrasse una granata dalla tasca dei calzoni e la gettò ai suoi piedi.
Le ragazze se la diedero a gambe, mentre una coltre di nebbia nera si diffondeva sull’erba. Minto afferrò Retasu per le braccia e si sollevò da terra. 
<< Devi metterti a dieta, sappilo! >>, ansimò. 
Retasu non ebbe modo di badare al suo commento perché qualcuno stava sparando nella loro direzione. << Attenta! Fiocco d’acqua! >>
Il getto colpì due soldati.
<< Ragazze, la sfera era sepolta sotto un albero dell’ala est! Scappate! Le altre si stanno già dirigendo verso l’uscita! >>
La notizia di Ryou le incoraggiò.
<< Perfetto! Fiocco d’acqua! >>
<< Scendiamo là! L’effetto della pece-granata è terminato e rimanere in volo è rischioso! >>
Planarono verso un ponte e si misero a correre coi soldati alle calcagna. Tre  di quelli  si teletrasportarono di fronte a loro. Minto sferrò un calcio all’addome del più vicino che, nonostante il dolore, le afferrò la gamba per torcergliela.
Un guizzo viola. Uno schiocco sonoro. Sul petto dell’alieno si formò un grosso taglio per opera di Zakuro. Minto si liberò dalla presa dell’aggressore e vide che Retasu era stata imprigionata con un soldato dentro al budino paralizzante di Purin. Scoccò una freccia e ne ruppe un’estremità per permettere a Retasu di uscire. Quest’ultima inciampò sul terzo soldato messo al tappeto da Ichigo.
<< Scusa, ho sbagliato mira! >>, sentì Purin gridarle da alcuni metri di distanza.
<< Minto, prendila! >>
Retasu si voltò impercettibilmente e individuò le tre compagne che correvano dietro di loro; Zakuro aveva lanciato la videosfera a Minto che l’aveva recuperata con lode.
Sfere di luce esplodevano ai loro piedi, coltelli sibilavano alle estremità dei loro visi.
<< Retasu! >>
Minto le lanciò la videosfera.
<< Ce l’ho! >>
Il soldato che aveva braccato Minto le sbarrò la strada, brandendo una daga.
<< Restituite la sfera, impostori! >>
Retasu in tutta risposta lo stordì col suo attacco. Sentiva l’aria graffiarle i polmoni, ma continuò a correre. 
Quattro soldati si teletrasportarono davanti a lei. Una delle sue compagne gli aprì il cammino per permetterle di eseguire il lancio. La più vicina era…
<< Ichigo! >>
Si chinò per evitare un calcio in pieno volto.
<< Presa! >>
<< Fiocco immobilizza! >>
Una pioggia di granate piovve sui soldati.
<< Alla buon’ora! >>, sbottò Minto. 
Ryou e Keiichiro erano venuti loro incontro. Scale di corde, apparentemente sospese nel vuoto, apparvero sopra le loro teste. Retasu saltò e ne afferrò un’estremità, facendo leva sulle braccia per issarsi col resto del corpo.
<< Purin! >>
<< Doh, ah! >>
Ichigo aveva lanciato la videosfera a Purin, poiché assediata da un alieno che era riuscito ad aggrapparsi alla sua scala di corde. Purin per poco non aveva perso l’equilibrio per afferrare l’oggetto luminoso e si era ritrovata appesa a testa in giù.
Ichigo si liberò dell’aggressore sferrandogli una potente gomitata alla guancia che gli fece mollare la presa.
Retasu, Minto e Zakuro attaccarono alla cieca per tenere lontani i soldati. L’astronave prese finalmente velocità e i soldati derubati videro i cinque impostori sparire in cielo come trascinati da una macchina invisibile.
 
 
 
*****


 
Purin si accasciò a terra, stremata..
<< Ichigo, mi hai quasi uccisa! >>, protestò.
Accadde una cosa inaspettata. Sul volto della rossa comparve un mezzo sorriso, più unico che raro. Quel gesto provocò l’ilarità generale.
<< Non c’è niente da ridere! Per poco non perdevo l’equilibrio! >>
<< Detto da un’equilibrista… >> Zakuro lasciò la frase a metà e tutti risero di nuovo.
<< Ma dico io, non ci siamo fatte scoprire noi tre mentre fregavamo la sfera e voi due… >> Purin puntò l’indice di entrambe le mani sulle ragazze che le si trovavano di fronte. Retasu arrossì, Minto incrociò le braccia al petto con fare infastidito.  << …. avete rischiato di mandare a monte il piano! >>
<< Devo ammettere che avete strafato >>, ammise Ryou.
Retasu si scusò, ma notò un lampo di divertimento negli occhi del ragazzo fissi su di lei. Si sentì il cuore salirle in gola.
<< La prossima volta vacci tu al posto nostro, visto che fai tanto lo sbruffone! >>, protestò Minto.
Keiichiro rise sotto i baffi, mentre Purin si mise a  gironzolare attorno a Ryou, come a volerne pregustare la reazione indignata da vicino. Ma lo scienziato non replicò, limitandosi a sospirare.
<< Però devo ammettere che i nostri cervelloni ci hanno recuperate in grande stile. Il turbo invisibile dell’astronave si è rivelato di grande utilità per seminare l’esercito e le bombe che avete scagliato ci hanno permesso di guadagnare una posizione di vantaggio sui soldati >>, si complimentò Zakuro.
Ryou annuì vigorosamente alla sua affermazione.
<< Ragazze, andate a cambiarvi, vi richiameremo quando avremo terminato di analizzare la videosfera. >>
Keiichiro balzò sulla sedia e iniziò a trafficare col pc.
<< Toglietevi quel trucco, sembrate dei fenomeni da circo. >>
Retasu ringraziò quella patina bianca che le copriva il volto, permettendole di nascondere il rossore delle guance. Tuttavia vide Ryou farle l’occhiolino mentre Minto e Purin borbottavano lamentose nella sua direzione. Gli sorrise calorosamente. Ogni volta che lui la degnava della minima attenzione si sentiva scombussolare internamente.
Retasu si diresse alle cabine con le altre. Era ormai ora di cena. Non c’era modo migliore per terminare una giornata con una videosfera appena rinvenuta e una cena ristoratrice. La Mew verde si richiuse nella sua stanza. C’era una cosa che voleva fare prima di cambiarsi. Aprì un cassetto della scrivania sigillato con una chiave e ne estrasse un quaderno. Osservò la sua immagine riflessa allo specchio e le venne da ridere: una delle orecchie a punta si stava staccando, la quantità industriale di cipria che era servita a conferirle un pallore da alieno era sbavata sulla fronte e sulle braccia, i capelli che aveva legato in un piccolo codino sfuggivano disordinatamente dall’elastico, la divisa da soldato non era sufficiente a mascherarle il seno. Era stato inevitabile per Piet scoprire che non faceva parte dell’esercito.
Si sedette sul letto, le ginocchia al petto, la penna in pugno.
 
 
Questa è la mia vita adesso. Viaggiamo da un posto all’altro e i giorni sembrano volare. Ma a volte… mi trovo lì ferma a chiedermi dove sei.
Mille e cinquecento ventitré. 
Ci credi? Sono ormai passati due anni da quel giorno e da allora siamo riuscite a ritrovare mille e cinquecento ventitré frammenti d’acqua cristallo. Non credo sia un caso che ci siamo riusciti grazie alla vostra astronave. In qualche modo so che tu, Kisshu e Taruto continuate a sostenerci. 
Oggi ci siamo infiltrate nei giardini Midori. Avresti dovuto vederci! Vestite come voi  e imbottite di trucco per mascherare il colorito naturale della nostra pelle. Avresti riso come un matto!
… No. Forse non proprio come un matto. Anzi, non avresti riso per niente. Eri sempre così serio… Ma io avevo ragione a dire che eri buono, altrimenti non avresti dato la tua vita per noi.
Per me.

 
 

L’inchiostro della penna sbavò sul quaderno. Un tremito le aveva attraversato il polso e le si era propagato sino alla mano. Retasu strinse la penna con decisione.
 

 
Quel giorno l’acqua cristallo ci ha strappato alla morte. Ha funzionato anche su Ryou e Keiichiro. Perché non su di voi?
… Non posso credere che lei vi abbia tradito.
Volevamo seppellire i vostri corpi, non te l’ho mai confessato, ma si sono dissolti prima che potessimo farlo come se vi foste teletrasportati. Sono convinta che un giorno ci rivedremo. Farò il possibile per permettervelo. La mia missione è impedire che Profondo Blu possa tornare ad impossessarsi dell’acqua cristallo, ma non mi sono dimenticata di voi. 
Di te. 
Mantengo sempre la parola data. Un giorno potrò raccontarti le mie giornate senza questo quaderno. Un giorno-

 
 
Qualcuno bussò alla porta.
<< Retasu, sei lì dentro? >>
<< Sì, Purin. >>
<< Sbrigati, Keiichiro ha detto che tra cinque minuti i risultati della videosfera saranno pronti. >>
Cinque minuti?
<< A-arrivo subito! >>
Ripose il quaderno nel cassetto e si svestì rapidamente. Cinque fatidici minuti dopo, in tempo record, raggiunse la sala comandi.
Ryou e Keiichiro guardarono le ragazze una ad una, terribilmente seri in volto.
<< Credo rimarrete piuttosto turbate guardando il contenuto di questa sfera. Tenetevi forte. >>
 














Spazio dell'autrice: sì, lo so, il capitolo è corto e di certo non vi aspettavate un salto temporale di due anni! Ma lo sapete che sono sadica e leggendo le mie fanfiction di certo non potrete definire le mie trame statiche! Ho una bella notizia da darvi: il prossimo capitolo che posterò sarà più lungo perché finalmente potrò scrivere da casa con calma e tranquillità dal mio pc. Perdonatemi di nuovo se ci sono degli errori ortografici che mi sono sfuggiti! (-.-) 
Dunque dunque, per voi non sarà facile capire cos'è successo in questi due anni trascorsi dal girono della battaglia con Profondo Blu, ma nei prossimi capitoli il quadro si farà progressivamente più chiaro. Parola mia :P 
Vi ringrazio per il sostegno e spero che continuerete a seguire questa storia, nonostante siano effettivamente passati quasi due anni (>_<) dai miei ultimi aggiornamenti ( vorrà dire che questo salto temporale lo avvertirete di sicuro :P). Leggere qualche commento in più non guasta mai, dà la spinta per continuare a scrivere, perciò se mi seguite fatemi sapere cosa pensate! :)
Alla prossima!
 
 
  
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