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Autore: Elle Douglas    25/10/2014    0 recensioni
'Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo con il mento sul suo braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
-
*Seguito in parte di 'My life with you (Simply Dream).
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.Vanoghue
 
 
Josh appena mi vide per quell’intervista apri un sorriso enorme.
‘Ehi!’, disse venendomi incontro, dopo aver salutato gli altri nel dietro le quinte.
Io ero subito dietro di loro, sempre in ritardo.
In alcune cose non cambiavo mai.
Mi abbracciò forte.
‘Ma sei stupenda! Se non avessi letto il tuo nome nell’intervista non ti avrei riconosciuta adesso’.
L’imbarazzo prese il sopravvento, trascinai un ‘grazie’ senza crederci troppo
Io e i complimenti. Due cose che non riuscivano a convivere.
‘Chi l’avrebbe mai detto che ti avrei intervistata eh?’.
‘Eh già!’, sorrisi imbarazzata.
Conoscevo Josh da anni ormai, l’avevo conosciuto anni prima in una delle tante interviste che aveva fatto a Robert, a Kristen e a Tay, la maggior parte delle volte per la saga e non solo.
Era l’unico ‘giornalista’ che amassi in quel mondo e glielo avevo fatto presente più volte.
Tutti gli altri erano solo un ammasso di gente falsa, in cerca di scoop, lui sembrava non farne parte.
Era del tutto diverso.
‘Oh, non preoccuparti ti massacrerò’, e rise divertito.
Strabuzzai gli occhi.
‘Sei rassicurante eh!’. Ero agitatissima, iniziai a sfregare le mani. Avevo freddo.
Segno che la mia agitazione si stava portando avanti.
Josh mi carezzò una spalla per rassicurarmi.
‘Tranquilla, scherzavo!’.
‘Oh lo spero’, dissi sollevata. ‘Tremo per il vestito, e per l’inquietudine’, confessai.
Indossavo un vestito corto, anche troppo per me, a balze turchese, impreziosito da alcune cuciture a croce che lo rendevano davvero stupendo, e un paio di decolté argento che richiamavano la cintura in vita.
Tutto rigorosamente Zuhair Murad.
I capelli cadevano sinuosamente sulle spalle, ed erano anche abbastanza cresciuti rispetto all’ultima volta.
Quel giorno, stranamente mi sentivo bene con me stessa.
Non bella, quello no, non faceva parte di me.
‘E Robert?’, chiese guardandosi intorno, aspettandosi un suo arrivo da un momento all’altro forse.
Io impallidì, cosa che non avrei mai fatto prima.
Mi accorsi sempre più del cambiamento che i miei sentimenti stavano subendo nei suoi confronti e ne ero sempre più spaventata.
Era tipo come se avesse nominato un fantasma.
Quel nome si trascinava per me come dei graffi sulla lavagna, come dei macigni, ultimamente non lo reggevo e non so se lo davo a vedere agli altri, ma speravo di no.
‘Non è qui’, dissi convincendolo, cercando di evitare il suo sguardo.
Avevo paura che i miei occhi rivelassero troppo a riguardo.
Lui ci rimase un po’ male forse.
‘Pensavo che adesso fosse lui a seguire te’, dedusse.
‘Non sempre’.
 
 
‘Josh, stiamo per iniziare!’, si avvicinò un uomo tutto microfonato interrompendo la conversazione.
Gliene fui grata in un certo senso.
Sospirai sollevata.
‘Okay’, riprese quello sistemandosi a modo all’ultimo momento.
Gli altri si avvicinarono.
‘Voi vi potete già accomodare’, impartì lo stesso.
‘Tranquilla’, ribadii Josh. ‘E salutami Rob, quando lo senti’.
Annui mentre quello si allontanava, e io iniziai a rilassarmi un po’.
D’improvviso un tocco, una mano mi cinse i fianchi in modo delicato e quasi impercettibile.
Non c’era bisogno che mi girassi per capire chi fosse.
Mi aiutò a proseguire verso il luogo dove si sarebbe tenuta l’intervista.
Quasi mi mancò il fiato.
‘Grazie Col’, biascicai ricambiando il suo sorriso.
Quell’enorme, bellissimo sorriso che mi stava regalando.
 
Era un divano a quattro posti.
Lo stesso uomo di prima ripartì i posti in questo modo: uomo donna, uomo donna, quindi, in ordine: Josh, Jennifer, Colin e… io.
 
Mi accomodai vicino a lui e ne consegui una miriade di emozioni che dovevo sostenere e anche ignorare.
Non dovevo darle a vedere.
Dovevo farmi forza.
Colin ogni tanto accavallava le gambe e, ogni tanto sfioravano le mie, in un leggero contatto che mi dava i brividi.
A volte avevo l’impressione che mi toccasse di proposito.
Altre ci ritrovavamo a fissarci, e quando parlavo io, non erano gli occhi di mezzo mondo a preoccuparmi, ma i suoi.
 
‘Allora cosa e quanto vedremo di Hook ed Esmeralda in questa stagione?’, domandò Josh.
‘Ehm, beh si vedrà un bel po’ di loro in questa quarta stagione. Si scopriranno i motivi per la quale Hook tiene tanto a lei, e sul perché l’ha salvata. Ciò che abbiamo visto verso la fine della scorsa stagione era solo un inizio, gli spettatori non sono ancora abituati a vedersi una zingara girovagare per Storybrooke e tantomeno non conoscono il motivo per la quale Hook la consideri il suo vero amore. Andando avanti nella serie si scoprirà di più su di lei, sul suo legame con Killian, e del perché e per come l’abbia persa, e forse alcune cose verranno rivalutate nuovamente’, risposi.
I suoi occhi erano stati tipo laser sulla mia pelle, e ancora continuavano a fissarmi.
‘E Killian cosa farà a riguardo? Cioè fino ad ora c’era solo Emma, e quest’ultima era stata al centro di un triangolo, ora in mezzo al triangolo ci sei tu. Come si comporterà il nostro capitano?’.
Lo fissai, aspettando una sua risposta.
Iniziò a balbettare, come sempre, segno della sua timidezza.
‘Oh, non lo so’, il suo accento irlandese era qualcosa di assurdo insieme al suo sorriso.
Sorrisi di rimando.
‘Ama entrambe. E per lui non sono solo gioco o fantasie, ognuna di loro ha dato qualcosa ad Uncino, chi prima e chi dopo, e ognuna di loro fa uscire delle parti di Killian e rivelano il vero Killian’. Risponde lui cercando di dare il miglior quadro possibile.
Le domande vanno avanti.
Ci viene chiesto come sarà questa nuova stagione, cosa bisogna aspettarsi e in che modo Elsa entrerà a far parte di Storybrooke.
Tra una risposta e l’altra più volte mi ritrovo a fissare Colin più del dovuto, a ridere con lui e a scambiare occhiate fugaci, il tutto scatena la domanda di Josh, quella che fino ad ora avevo sviato.
Forse era in programma nella scaletta di domande, forse ci aveva sgamati.
‘Questa domanda è per voi due’, fa Josh indicando me e l’uomo che mi è accanto.
Mi coglie di sorpresa e resto allibita, per poco non collasso.
Devo calmarmi mi ripeto, e ingoio a vuoto cercando di rilassarmi di più.
‘E’ da un po’ di tempo che si vedono foto in giro su voi due. Foto fuori da Starbucks, foto in giro per New York… c’è qualcosa che dovremmo sapere?’, allude Josh incrociando le braccia sulle gambe.
Sento tutti gli occhi addosso, persino quelli di Robert.
Io e Colin ci guardiamo un attimo e sorridiamo imbarazzati.
Lo vedo che ha lo stesso imbarazzo che ho io.
‘Ehm’, decido di andare io alla gogna e rispondere.
‘Colin è stata la prima persona che ho conosciuto sul set il primo giorno. E sin dall’inizio, abbiamo molto legato. E’ stato lui a sostenermi in qualche modo e ad insegnarmi qualcosa quando non la sapevo. Con lui mi trovo davvero bene, seriamente. E’ una persona fantastica. Senza nulla togliere agli altri ovviamente, sono tutti grandiosi. Tutto il cast lo è, siamo tutti una grande famiglia, quasi, ma sarà appunto che è un po’ la prima persona che ho incontrato ed è nato tutto da lì. Sono davvero molto legata a lui, siamo molto simili caratterialmente e per certi versi abbiamo gli stessi gusti e molte volte anche per questo ci incontriamo fuori dal set. Guardiamo un film, una serie, ci vediamo A New York, dove abito ora, o altrove. Ci sentiamo davvero tanto e ci vediamo come due buoni amici, tutto qui’. Sorrisi, perché infondo era davvero così, l’unica cosa che avevo omesso erano i sentimenti veri che ci legavano, ma al di fuori di quello, quella poteva essere considerata una verità.
‘Ha fatto tutto lei!’, mi guarda e dice ridendo.
‘Quindi le foto che circolano su di voi, e su cui milioni di ragazze creano varie ship sono false?’.
Resto perplessa a quelle parole, tanto quanto lui che però non da a vederlo agli altri, non a me.
‘Quali foto?’, chiedo cadendo dal pero.
Queste foto.
Una foto di un abbraccio tra me e lui appare tra le sue mani e la telecamera la riprende.
E quando è stato? Io nemmeno lo ricordo.
E’ un abbraccio stretto, sentito, lo percepisco dalla foto. Ma quanti abbracci del genere ci diamo, e quante volte poi?
Sono ancora più confusa.
Colin mi vede in quello stato e corre in mio aiuto, sa che ho finito le parole.
‘Qui eravamo subito fuori Starbucks, ci siamo incontrati e ci siamo abbracciati, come fanno tutti gli amici suppongo. Non c’è di che shippare!’, conferma lui con tono deciso.
‘Quindi tutte le ship sul vostro riguardo del tipo Vanoghue sono infondate?’ rigira quello imperterrito.
‘Vano… che?’ faccio io tra l’agitazione e l’ansia che copro con una risata altrettanto nervosa.
‘Assolutamente si!’, contrattacca Colin mascherandosi di tranquillità. ‘Io e Van, siamo solo grandi amici, che passano del tempo insieme e che si vogliono bene’.
Che si vogliono bene, come se non ci fosse altro.
L’intervista continua e io quasi la sento a tratti.
Rispondo alle domande quasi come un automa, ma nel modo giusto.
Sono completamente sommersa.
E non so se sia rabbia o felicità perché qualcuno ha aperto gli occhi, ci vede per ciò che siamo realmente e in fondo mi sento anche più leggera, ma quel nome anche se un po’ strano mi piace come mi sta, come ci sta.
In quel nome vedo noi insieme senza alcun bisogno di inventare storie assurde. Solo amici? E’ un appellativo che mi da fastidio con lui, posso dirlo su Josh, Michael, ma non su di lui, con lui. Non ci sta. Non gli si addice.
E’ cosi importante, qualcosa di così grande per me che non ci sta in quella parola.
E in tutto questo mio delirio mentale so che appena questa intervista capiterà a Rob non saprò che pesci prendere, e so che appena lo vedrò tutti questi pensieri mi renderanno pesante, e mi sentirò morire dentro perché non provo più lo stesso per lui, o almeno quando gli sono lontana e sono con Col, il mio intero universo si sposta su di lui e non è cosa da niente, perché in realtà quel Vanoghue ha forse un destino, forse mi piace e forse è arrivato il momento di legare il mio nome ad un altro.
Mi sento a metà.
Sono divisa a metà tra due uomini e non so che fare.
Ecco tutto.
Non c’è una parte per me e a loro non riesco a dare il mio cento per cento.
 
‘Me lo dici che cos’hai?’, mi richiama lui ammonendomi togliendosi la giacca.
Non so neanche come siamo arrivati in stanza.
‘Cos’ho? Perché?’, faccio la finta tonta.
Lui ride, mentre ostenta un velo di nervosismo.
‘Perché dopo l’intervista sei stata per tutto il tempo zitta?’, risponde seccato. ‘Non mi hai rivolto parola nonostante fossimo seduti vicini, e sei stata per tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino, come se t’importasse del paesaggio’.
Non gli sfugge nulla, si accorge di tutto quando mi osserva.
E capisce anche cosa ho dentro, quello è il punto.
‘Scusa è che ho un gran mal di testa’, cerco di evitarlo, di nuovo.
Lui se ne accorge, e mentre mi girò per andare in camera lui mi tira a sé per un braccio.
Mi ritrovo sotto il suo sguardo cupo e indagatore.
Non capisce quando quei semplici gesti, quei tocchi mi fanno ancor di più rivalutare la situazione con Rob.
‘Non è vero e lo sai, lo so. Non tenermi fuori, non trattarmi da stupido’ esplode quasi. ‘A cosa stai pensando? Ti hanno dato fastidio quelle foto? Le mie risposte? Dimmelo perché sto impazzendo’.
Glielo vedo negli occhi.
Ha il cielo in tempesta, mentre io ho il cuore.
‘La realtà’, gettai in un colpo. ‘Il fatto di non poter dire come stanno le cose. Di non poter dire al mondo intero che ti amo, e che c’è qualcosa in più tra noi che un amicizia. Odio doverti definire amico, non sei tu! Non siamo noi. Non rientri in quella categoria’.
Lui resta senza parole, si scosta da me e ho paura di aver fatto, detto troppo.
Di averlo ferito, e non voglio.
Non voglio fargli del male.
Gli vado dietro e non ho il coraggio di tirarlo come fa lui con me.
Non ho quella forza che ha lui, non ho la forza di guardare cosa ho fatto.
‘Mi ami?’ si girà di scatto di fronte a me.
Io quasi piango.
Che sciocco. Come diavolo fai a non accorgerti di come stanno le cose, al moto che causi dentro me?
Cosa pensavi fosse quel bacio ieri?
‘L’ho buttato lì così, avrei voluto esprimerlo meglio. Scusa’. Non era il modo migliore in cui gliel’ho detto e comprendo lo shock.
Si avvicina ed è di nuovo su di me.
Mi prende le mani e me le bacia, senza più parole.
Ha l’emozione negli occhi, glielo leggo.
Bacia tutto ciò che gli è consentito senza andare oltre, senza arrivare dove davvero lo vorrei, e fa ancora più male.
Ho una voglia assurda di baciarlo, di avere quelle labbra sulle mie e tutto ciò che ne consegue.
Me le mordo più volte, ma niente continuano a bramare le sue, e il mio corpo cede e le richiama a loro.
Mi alzo sulla punta dei piedi e arrivo alle sue labbra, decisa.
Le sfioro con le mie, e nel frattempo il mio cuore decelera.
Lui non capisce che sto facendo, o più probabilmente non ci crede.
E’ perplesso.
Mi stringe forte a sé e ci ritroviamo.
Due pezzi di puzzle che si incastrano perfettamente.
Sorrido sulle sue labbra.
‘A quante conseguenze ti porterà tutto questo?’ mi sussurra a fior di labbra misurando i miei gesti.
‘Posso sopportare tutte le conseguenze del mondo se ho te’, gli rispondo.
Sorride ed un attimo dopo è sulle mia labbra, ingordo e implacabile.
Prende in mano la situazione e mi trascina con sé.
Stavolta sto al suo passo, ce la faccio perché siamo nella stessa situazione, stavolta non mi pento.
Lo voglio.
 
Baciandoci lo trascino sul letto.
Il letto che la sera prima ha assistito a quelle lacrime, e che ora assisterà a quella passione conservandone il segreto.
Lo giro e faccio accomodare lui per primo, lui mi richiama a sé in modo struggente, quasi avesse paura di perdermi, e mi metto in braccio lui, a cavalcioni.
Carezza le mie gambe scoperte e ho un brivido.
Più di uno.
Non voglio andare oltre, non quel giorno, non in quel momento voglio solo baciarlo fino a quando avrò fiato, fino a quando non sarò sazia di quelle labbra.
‘Tra un ora abbiamo un’intervista’, ricorda lui tra un bacio e l’altro.
‘Mhh, mhh’, mi limitò a fare io tirandolo di nuovo a me ogni volta che si stacca per dirmi cose inutili che in quel momento non voglio sapere.
Gli mordo le labbra, lo bacio, lo stuzzico, gli sfuggo, e poi lo riprendo.
Lui non può più di quella libertà che mi è concessa, mi prende e mi butta sul letto.
Sotto di lui.
‘E ora che fai?’ domanda divertito, fissandomi.
Sorrido maliziosa e gli butto le braccia al collo.
‘Questo’, e lo bacio fino a perdere il fiato, e morire tra le sue braccia.
Quel bacio è un avventura.
Una rincorsa.
Un avventura che amo e che sto amando ad ogni istante di più.
Ha ancora il sapore amaro del caffè, e io quelle dolci di caramelle alla fragola.
Si sposano bene.
La sua lingua gioca con la mia in un intreccio in cui non si comprende l’inizio, mi lascio andare del tutto.
Le sue labbra morbide sono sulle mie in un incontro che non sembra avere fine, e che non voglio abbia fine.
 
‘Vanessa, ti vogliono al trucco’, grida qualcuno che mi sembra lontano anni luce.
Mi stacco dalle sue labbra con malavoglia e sbuffo.
Lui sorride di quel comportamento mentre è ancora su di me.
‘Arrivo!’ gridò infastidita.
Lui, dolcemente mi sposta un capello da davanti gli occhi, e mi fissa.
‘Odio tutti questi impegni’, blaterò cercando di liberarmi.
‘Io piuttosto mi lamenterei del fatto che ora non so se voglio farti andare via’, e sorride, ancora.
Mi provoca.
‘Tienimi prigioniera allora’, lo incitò e lo bacio, e lui si lascia trascinare nel vortice.
‘Vorrei, ma non posso’.
Sbuffò di nuovo e scendo dal letto.
Lui si alza con me.
‘Sto bene?’, dico sistemandomi un po’ i capelli e il trucco allo specchio.
‘Sei bellissima’, dice lui. ‘Se qualcuno ti vede scombussolata digli che ti sei addormentata’, consiglia.
‘Giusto’, mi convinco della cosa e vado verso la porta prendendo il telefono.
Lui mi strattona nuovamente e mi riporta davanti a lui.
‘Stai dimenticando qualcosa’, e mi molla un bacio.
Non mi basta e gliene do un altro, e un altro ancora, e uno ancora.
‘Okay, vado’, mi convinco staccandomi. ‘Altrimenti l’intervista la facciamo a letto!’.
E volo lasciandolo lì davanti alla porta.
   
 
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