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Autore: CinderNella    26/10/2014    3 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi di ritorno! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS (sì, c'ho preso gusto a scriverlo come usciva sul titolo della sigla) e la foto non è stata scattata ovviamente da me (magari, a questo punto avrei anche una foto con Lara Pulver e Andrew Scott) ma modificata da me. Buona lettura!







 
The Guy Who Turned Her Down


9. The One In Which She Goes To The Theatre With His Friend

 

Aneira non aveva la più pallida idea di come vestirsi. Era pieno febbraio, ma doveva andare a teatro… e doveva anche vedere qualcuno che molto probabilmente l’avrebbe valutata. E non era una sua amica diretta, era qualcuno di sconosciuto… Aneira si passò disperata una mano tra i capelli. Che diavolo avrebbe potuto mettere?
Tom era passato più volte quella mattina davanti alla sua porta, ridendole praticamente in faccia e dicendole che non si sarebbe dovuta preoccupare così tanto perché erano persone tranquille… persone?!
Ormai era uscito e non avrebbe potuto chiederglielo, ma persone?! Quante persone avrebbe dovuto incontrare? Sì passò una mano sulla fronte, guardando miserabile l’armadio.
Gli unici vestitini carini che aveva erano estivi, ma non si sarebbe mai vestita così con quel tempo. Lei aveva freddo e di certo non si scosciava per un’amica di Tom.
Però c’era sempre l’opzione vestiti natalizi…
Scosse la testa categoricamente e tirò infine fuori dall’armadio un paio di jeans skinny, una camicia e un cardigan che lei stessa chiamava da nonnina, essendo beige, con i particolari rossi e le maniche a tre quarti. Lanciò tutto malamente sulla sedia – tranne la camicia, quella la sistemò accuratamente, era stata stirata dalla madre l’ultima volta che era stata in Cornovaglia e doveva conservarla con cura dato che lei non stirava roba – e tirò un sospiro di sollievo, soddisfatta. Finalmente non aveva più l’incubo del “non saper cosa mettere”: non che avesse scelto roba particolarmente stilosa, però era comoda e decente, quindi poteva andare. Poi si ricordò del fatto che il pomeriggio dopo Eddie e Jules sarebbero andati alla National Gallery insieme e ricadde nello sconforto più assoluto: si decise a scrivere un messaggio ad Eddie – e non a Jules, perché da come ne aveva parlato non vedeva davvero l’ora di uscirci insieme e non avrebbe voluto dirle la verità sul conto di Eddie – chiedendogli se si fosse sentito con Hannah. Non voleva infierire sulla questione Jules, perché Jules sembrava più contenta… ma lui era ancora fidanzato, ecco.
Seccata e sconsolata si limitò a lanciare il cellulare nel bel mezzo del letto non appena inviò il messaggio e si attaccò al PC, mentre Mycroft le saltò sulle gambe e iniziò a fare le fusa.
Controllò le notifiche su Twitter – diamine, le preferiva quando si chiamavano “interazioni” – e notò che Tom aveva messo tra i preferiti la bellissima foto – ovviamente era ironica – che ritraeva lui e Mycroft dormienti sulla poltrona: e insieme a lui tante altre persone sembravano aver fatto lo stesso. Ma che diamine?!
Che l’aumento di follower, retweet e favoriti fosse dovuto all’aver postato foto di Tom? Scosse la testa, perplessa, coccolando la testolina del gattino a metà tra il caldo PC e le sue gambe e saltando su e prendendo immediatamente il cellulare non appena lo sentì vibrare: aprì immediatamente il messaggio, sperando in qualche risposta illuminante, ma ricevette solo un “No…”.
«Dannato Redmayne!»
“Eddie!!! Non vi parlate da quando avete litigato?”
“Esattamente” aveva risposto immediatamente lui.
“Ma lei ha provato a contattarti e tu l’hai evitata?”
“In realtà non ci ha proprio provato a quanto pare. E neanche io… non so se considerarmi ancora fidanzato o meno”
“Beh, fino a prova contraria lo sei. A meno che non vuoi fare le cose per bene e decidi di parlarne per lasciarvi…”
La risposta arrivò solo dopo dieci minuti: “Non ho proprio voglia di parlarle, in realtà. Non ci voglio nemmeno pensare…”
“Vuoi parlarne su Skype?”
Perché ne era diventata la confidente?! Per la miseria, lui rischiava di infinocchiare – neanche troppo volontariamente – una delle sue più care amiche e siccome stava avendo dei problemi con la ragazza lei lo aiutava?! Era decisamente troppo buona.
“Non hai FaceTime?”
“Ti sembro una tipa da I-Phone, Apple e merde varie?!”
Non ricevette risposte per un po’, fin quando non si ritrovò direttamente la chiamata di Eddie: rispose appena in tempo per sentire la voce del ragazzo che affermava «No, assolutamente. Sembri la tipica mentecatta che non usa ancora la Apple.»
«Mentecatta sarà tua sorella!»
«Ehi, ce l’ho una sorella!»
«Ebbeh, mi hai dato della mentecatta!»
«Va bene, diciamo solo che non sei all’avanguardia. Ti va bene?»
«Uhm… d’accordo. E comunque odio la Apple, e ancora di più gli I-Phone.»
«Scommetto che usi Windows.»
«Windows sul PC e Nokia come telefoni.» dichiarò soddisfatta Aneira, prendendo Mycroft in braccio e sentendo un verso disgustato di Eddie.
«Sto bene, comunque.»
«Ovvio che stai bene, non ci vuoi pensare.» il verso seccato che aveva emesso il ragazzo dall’altra parte del telefono non aveva fatto altro che darle ragione, ma non aggiunse altro. Era dieci anni più grande di lei anagraficamente parlando, ma si stava comportando come un bambino offeso. E lei stava cercando di dimostrare invece molta più maturità in materia.
«È solo che… uff, penso che nelle coppie ci siano sempre dei momenti di incomprensioni, dove tu non vuoi proprio dare spiegazioni…»
«Io lo capisco perfettamente, che tu voglia un po’ distaccarti e stare per conto tuo… ma non pensi di starti comportando leggermente male se esci con una ragazza che ha evidentemente idee pseudo-romantiche con te e nemmeno le dici che provi queste cose controverse?!»
«Jules ha idea pseudo-romantiche su domani?!»
«Sul serio, l’unica cosa che ti è rimasta impressa del mio discorsetto è stata quella?! Ma sei sicuro di amarla ‘sta Hannah?!»
«Beh, le ho detto che la amo.»
«Redmayne!»
«Sì, la amo! Solo che sono seccato…»
«Non è buon motivo! La ami o no?»
«Non basta solo quello!»
«Lo so, dannazione!» i toni si erano fatti così elevati che Mycroft aveva pensato bene di porgere indignato il sederino alla padroncina, come segno di disapprovazione nei confronti di quelle urla. Poi saltò giù dal letto e andò a posizionarsi sul libro di JoJo Moyes che era sul comodino e che Aneira stava leggendo in quei giorni.
«Mycroft, scendi giù da lì…»
«Scusa?!»
«No, parlavo col gatto. Comunque sono dell’idea che dovresti dirglielo. Non penso reagirà bene, ma sempre meglio essere sinceri che farlo di nascosto.»
«Tu pensi che se me ne uscissi con un “Ehi, mi vedo con una domani al museo?” la prenderebbe bene?»
«No, assolutamente. Ma saresti sincero. E poi magari potreste parlarne. E risolvere la faccenda. O lasciarvi definitivamente, in caso. Però ecco… c’è almeno una base di sincerità. E quella non guasta mai.» terminò la ragazza, trascinando il gattino dal suo comodino al centro del letto sebbene Mycroft non sembrasse molto incline a tale azione.
«Non è un piano infallibile.»
«Al contrario, probabilmente è un piano suicida, Ed. Ma è sincero, e la sincerità in amore paga. Se ovviamente, l’altra parte è sincera con te. Sennò andrebbe mandata a cagare a prescindere, in tutte le relazioni vale questo.»
«Sei una persona molto leale, vero?»
La ragazza annuì impercettibilmente, per poi decidersi a parlare dopo un silenzio leggermente più lungo: «Molto. Come hai ben visto passo la maggior parte della mia vita a casa e ho davvero pochi amici… ma ci investo tanto. E come sono una delle persone più leali pretendo tanta lealtà.»
«Sei stata ferita da poco, vero?»
«Sì. Ma niente di romantico.»
«Orrendo comunque?»
«Sì. Per un po’ di giorni. Poi mi sono resa conto che non ne valeva la pena, anzi, meglio essersi resi conto di quelle due persone di merda in tempo, prima che diventassero amiche per più tempo.»
«Mi dispiace… Non dev’essere piacevole.» commentò lui. Chissà dove doveva essere, c’era uno strano silenzio dall’altra parte della cornetta.
«Non lo è. E non so se Hannah sia così… ma so che Jules valuta molto la lealtà e la sincerità. Quindi se la merita. E comunque, se la vostra è una relazione seria… con Hanna, intendo… la merita anche lei.»
«D’accordo… le parlerò. E se mi molla per un po’?»
«Ti molla per un po’ e fai baldoria con Jules. Che problema c’è?»
«Non so che cosa pensare su questa tua prospettiva. Insomma, Jules è tua amica…»
«E voglio che si diverta. Cioè, non è che debba per forza essere una relazione seria…»
«Mi sa che qui stiamo parlando di cose troppo ipotetiche…»
«Lo temo anche io.» convenne Aneira, coccolando distrattamente Mycroft e scrollando la dashboard di Tumblr verso il basso «Pensaci, Redmayne. Se poi ti caccia dalla tua stessa casa c’è un posto letto da noi.»
«Non voglio parlarle!»
«Devi. Su, fatti coraggio! Sennò quel cognome che c’hai è inutile.»
«In che senso?»
«Beh, dà l’idea di una persona coraggiosa e forte. Vedi di non deluderne le aspettative.»
«Non mi tranquillizzi, così.»
«Dai!»
«D’accordo. Ti avviso su cosa succede.» rispose sbuffando il ragazzo, espirando profondamente.
«Perfetto, attendo con ansia!»
«Ah, e buon spettacolo! Tom mi ha detto che ti ha procurato un biglietto per stasera!»
«Grazie! Buona fortuna, Ed!» lo salutò un’ultima volta e chiuse la chiamata, controllando l’orario. Se avesse voluto arrivare in tempo all’appuntamento davanti al teatro – e lo desiderava – sarebbe dovuta andare nella doccia in quel momento. Così lasciò Mycroft spanciato sul letto – che inoltre aveva emesso un verso insoddisfatto quando lei si era allontanata da lui – e andò a ficcarsi nella doccia.


Mancavano dieci minuti all’appuntamento e lei aveva appena finito di sistemarsi i capelli in uno chignon laterale: poteva anche fare il freddo più glaciale ma aveva sempre caldo sulla nuca, così preferiva sempre i capelli raccolti.
Aveva detto di star andando a teatro a Elspeth e quella si era proposta di truccarla: non troppo, ma le aveva fatto un trucco niente male agli occhi. Poi Aneira aveva aggiunto il rossetto – rosso, rigorosamente: se doveva truccarsi doveva farlo per bene, e lei odiava i lucidalabbra – così infilò il cappottone grigio, il cappello e la sciarpa Corvonero – e no, non le sarebbe interessato se Tom avesse avuto qualcosa da ridire a riguardo quando sarebbe uscito dal teatro – prese la borsa e uscì di casa.
Alla fine aveva optato per i suoi stivaletti, che la alzavano di altri sei centimetri ma erano una delle cose più comode che conoscesse al mondo: e poi non avrebbe avuto molto da camminare, quindi anche se fossero state scomode… beh, non sarebbe stato un grosso danno.
In quattro minuti fu di fronte alla Donmar Warehouse, ma si rese conto di non avere con sé il biglietto. E Tom, in realtà, non gliene aveva mai dato uno: si girò intorno, conscia del fatto che non sarebbe potuta entrare senza nulla e non avrebbe neanche potuto chiamare Tom dato che sarebbe uscito sul palco a minuti.
Chiuse gli occhi, come se dovesse spremere le meningi per ricordare dove fosse, quando una voce che doveva aver già sentito da qualche parte le si rivolse direttamente: «Sei tu l’amica di Tom?»
Aneira spalancò gli occhi, ma la voce fu più veloce di quelli: «Sì!»
Poi si rese conto di chi fosse l’amica in questione di Tom – e non era neanche sola – e spalancò la bocca. Se le avessero detto che c’erano entrate dentro delle mosche l’avrebbe anche considerato plausibile per come lo shock l’aveva colta quando aveva capito chi fosse: «Oh… non mi aveva detto che la sua amica era Irene Adler.»
«Lui invece mi aveva detto che probabilmente mi avresti chiamata così» sorrise lei, annuendo e porgendole il suo biglietto «E mi ha anche detto di conservare questo biglietto per te. L’ho avuto io tutto questo tempo.»
«Oh. Grazie.» Aneira la osservava senza sbattere le ciglia e non solo perché amasse profondamente “Sherlock”… insomma, come si permetteva a non avvisarla?!
«Oh, se ti diverti a chiamarci così, piacere di conoscerti, io sono Jim Moriarty!» si presentò l’uomo accanto a lei e per poco Aneira non saltò su con un urletto: «Oh mio buon caro — Lo ucciderò. Ucciderò Tom.»
«Nah, non farlo. Si diverte a prendersi queste piccole gioie. Specialmente se sei stata una che ci ha parlato per due giorni e ti sei accorta che era lui solo dopo e scrollando Tumblr!» ridacchiò Lara. Era davvero bella, anche in jeans, camicia, giacca e senza trucco. Quanto era bella!
«Non dirmi che te l’ha detto…»
«Ovviamente. Mi ha effettivamente raccontato un bel po’ di te…» continuò Lara, decidendo di presentarsi comunque, sebbene Aneira li avesse riconosciuti entrambi «Lara Pulver, comunque.»
«Andrew Scott qui!»
«Aneira Hier.» si presentò lei infine, ancora sottosopra. Tom gliel’avrebbe pagata, sicuramente. Non era nemmeno una minaccia solo una promessa: e lei era solita mantenere le promesse necessariamente sempre.
Strinse le mani di entrambi e si incamminò assieme al duo di colleghi – e amici, a quanto pare – all’interno del teatro, mostrando i loro biglietti.
«Siete venuti a vedere Gatiss?»
«Beh, io anche Tom in realtà. Conoscendo entrambi…»
«Più Tom me ne parla più ho l’impressione che vi conosciate tutti in quell’ambiente. Insomma, dopo che ti ritrovi a chiamare al telefono Eddie Redmayne senza neanche averlo premeditato…»
«Oh sì, Luke mi ha detto che sta passando parecchio tempo a casa vostra» iniziò Lara, cercando il suo posto «Problemi con Hannah, mi ha accennato…»
«E ovviamente conosci anche Luke!»
«Sì, e so anche che l’hai minacciato con un martello perché temevi che fosse il ladro delle tegole del tetto!» era una risatina quella che aveva emesso Lara mentre si sedeva al suo posto tra lei e Andrew?
«Beh… dopo la nottata che avevamo avuto dovevo difendermi.» commentò Aneira, arrossendo. Era forte, quella Lara. Ironica, pungente e a quanto pareva, sincera.
«Oh, assolutamente! E con metodi poco convenzionali!» esclamò quella, sorridendo «Ribadisco: Tom me ne ha raccontate tante.»
«E immagino che ora debba vergognarmi molto…» iniziò a blaterare Aneira, con lo sguardo più basso del necessario, fin quando non fu interrotta da Moriarty: «Assolutamente no! Chiunque cerchi di difendere casa con un martello è un genio, non si discute!»
«Posso considerarlo un momento imbarazzante?»
«Oh no, piuttosto un momento ilare. E quando Luke mi ha detto che la vostra coinquilina ha cercato di spaccare il cranio a Red ubriaco?! Sul serio, non riuscivo a smettere di ridere!» esclamò Lara, ridacchiando ancora un po’. A quel punto si unì alla risata anche Aneira: ricordava bene quella notte, ed era stata più che non convenzionale.
Le luci si abbassarono e il sipario si aprì: segno che avrebbero dovuto decisamente tacere. Diede un’ultima occhiata a Lara e Andrew – e ancora non poteva credere di essere lì con loro, a parlare con loro! – e sorrise, guardando il sipario assestarsi ai lati del palco: non vedeva l’ora di vederlo recitare sul serio. Probabilmente, a mo’ di scambio, un giorno avrebbe introdotto Tom di nascosto alla London School of Economics, per fargli provare quello che studiava e a cui partecipava lei ogni giorno.

 
 
  
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