Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    26/10/2014    3 recensioni
{Seamus/Pansy}{Crack Pairign,Het}{Sentimentale,Generale}
Dal testo:
" - Idiota.-
- No, io sono Finnigan, Seamus Finnigan.- Decretò convinto.
Sorrise e le si avvicinò, lei rimase immobile, non sapendo bene che fare. Come erano arrivati lì? Seamus non era quello irritante? Non era il clown? Non era un Grifondoro amico di Potter? E Draco? Perché ora, ad una distanza così ravvicinata, se prima gli avrebbe tirato uno schiaffo, ora voleva solo baciarlo? Neanche con Malfoy si era mai sentita così. Deglutì a abbassò lo sguardo.
"
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Pansy Parkinson, Pomona Sprite, Seamus Finnigan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Lalawethika- Fa rumore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I'm Finnigan,Seamus Finnigan
 

A Devilenemis,
che è stata così gentile e paziente da correggere e leggere questo obrobrio.

E a Luciano,
il mio canarino che forse non arriverà a domanttina.
L'unico che è tornato a cantare dopo la mauta anche senza una zampa.
Canta per sempre dalle nuvole,
spero che non soffrirai più,là dove andrai.


 



 

<< Buon giorno signorina Parkinson. >> Salutò la Professoressa Sprout non appena vide Pansy entrare nella serra 1.

<< Buon giorno … >> Borbottò Pansy guardandosi intorno schifata. Chissà quanti insetti c’erano là dentro.

<< Deve riordinare la serra, dividendo le piante per tipo e impedire che si schiaccino tra loro, poi metta in ordine alfabetico tutti i prodotti su quegli scaffali. Passi la scopa e solo dopo che avrà finito tutto potrà andare. >> Disse con semplicità e senza troppi preamboli. Poi le tese la mano.<< Mi dia la bacchetta. >>

Pansy sbarrò gli occhi. << Come? >>

La Sprout la guardò con voluta irritazione. << Non penserà mica le lasci fare tutto con la bacchetta? Che punizione sarebbe? >>

Pansy strinse forte l’oggetto in questione tra le dita.<< P-professoressa! >> Balbettò. << Non può scegliere un’altra punizione? La prego. >>

<< Mi dispiace, signorina Parkinson. Ma io non accetto che si facciano esplodere le piante nella mia lezione. >> Rispose con tono severo, portando le mani sui fianchi.

Su quei grassi, grassi fianchi. A Pansy sembrò un salvagente.

<< Professoressa non l’ ho fatta apposta! E poi che cosa vuol che faccia! Sono solo delle stupidissime piante! >>

<< Dieci punti in meno a Serpeverde. >> Sibilò la Sprout. << Ora, mi dia la bacchetta signorina Parkinson, la punizione non si contesta. >>

Se avesse potuto, Pansy l’avrebbe cruciata e poi sotterrata tra quelle stupide piante che tanto amava. Quella dannata Tassofrasso! Sbuffò e consegnò di malavoglia la bacchetta alla Sprout, questa se l’infilò in tasca e la squadrò da capo a piedi.

<< Le sembra il modo adatto di vestirsi per riordinare la serra? >> Chiese.

Pansy schiuse la bocca,stupita. << Perché, mi sporcherò? >>

La Sprout sorrise. << Ma certamente, cara. >>

La Sprout era parecchio fortunata ad avere la sua bacchetta ora, perché se l’avesse avuta in mano Pansy, non avrebbe esitato un momento a lanciarle contro una fattura. Strinse le labbra per evitare di togliere ulteriori punti a Serpeverde.

<< Vado a cambiarmi. >> Disse fredda.

<< Oh no, non occorre, cara. >>

Cara.

A Pansy prudevano le mani. Giurò a sé stessa che, semmai ne avesse avuto l’occasione, l’avrebbe picchiata fino all’ arresto. Si sforzò con tutta sé stessa di essere educata.

<< In che senso, professoressa? >> Tuttavia non poté far a meno di lasciar trasparire tutto il disprezzo che aveva tramite quel “professoressa”.

La Sprout se ne accorse e sorrise. << Ho dei vestiti nell’armadio, proprio per queste occasioni. >>

I vestiti altro non erano che dei jeans larghi e sporchi, scoloriti, stivali antiscivolo che le arrivavano sino alle ginocchia di una o due misure in più, un’orrida maglia a maniche corte verde con la scritta “I love plants” sporca di terra, chissà da dove l’aveva presa, corti guanti kaki e un cappello di paia. Perché mai avrebbe mettersi un cappello di paia? Quella era decisamente la punizione peggiore di tutte. Alla faccia dei Tassofrasso “buoni e gentili”.

<< Perché devo portare questo coso? >> Ringhiò tra i denti riferendosi al cappello.

La Sprout sorrise. << Per proteggersi dal sole, cara. Ora comincia a pulire la serra, a dopo. >>

E, così detto, con un sorrisetto irritante uscì dalla serra chiudendosi la porta alle spalle. Era da un po’ che era desiderosa di punire quella Serpeverde impertinente, e finalmente ci era riuscita.

Pansy la perforò con lo sguardo finché non sparì dalla sua vista. Si guardò intorno osservando la situazione: I prodotti erano tutti ammassati sul tavolo, le piante tutte mischiate tra loro buttate a destra e a manca, il pavimento pieno di foglie, terra, fango, acqua e vari liquidi e lei era dotata solo di un libro di Erbologia, scopa, guanti, uno straccio e le sue mani.

<< Stupida Tassofrasso! >> Sbottò rabbiosa gettando per terra lo straccio. << Non vedeva l’ora di punirmi! Lo sapevo, lo sapevo che non le andavo a genio! Inutile, rammollita, stupida … >> E continuò a lanciarle dietro insulti di tutti i tipi mentre cercava i prodotti che iniziavano con la lettera A.

Dopo ben 20 minuti, non solo continuava ad insultarla,ma si trovava ancora alla lettera B. Ed era andato tutto bene finché, afferrando una bottiglietta con un liquido fucsia intenso, non vi trovò proprio sul tappo un piccolo, orrendo, scarafaggio. Lo aveva notato solamente quando aveva avvicinato la bottiglietta al viso e smise all’istante di parlare. Sbarrò gli occhi dinanzi all’orrenda creatura dal guscio marrone, e che si reggeva in piedi su quei fili neri che altro non erano che le sue zampe. Era così vicino che Pansy poté vedere le sue sottili antenne. Deglutì in silenzio e posò con lentezza esasperante la bottiglietta sul tavolo, stava allentando la presa quando lo scarafaggio, con un veloce scatto, scivolò sulla sua mano e Pansy strillò per il terrore, agitandola come una matta per cacciarlo via. Trattenne il respiro ispezionandola con cura, una volta smesso di agitarla, e si permise di lasciarlo solo quando ebbe appurato non di averlo addosso. Sospirò e si morse forte il labbro, accarezzò la stanza con gli occhi e ora vedeva ben di più di una serra disordinata. Vedeva i moscerini volare intorno alle piante, le formiche camminare in fila sul margine opposto della serra, una vespa o due ronzare intorno alle piante sull’ angolo in fondo, vermi e mosche poggiarsi e scivolare tra i prodotti, qualche scarafaggio di là o di qua, mosconi che ronzavano sulle piante più alte, ragnetti che zampettavano sulle sottili ragnatele argentee tra un vaso e l’altro. Si irrigidì e all’improvviso ebbe problemi a deglutire, tornò a masticarsi furiosamente il labbro e i suoi occhi saettarono in giro per la stanza alla ricerca di possibili bestiacce da evitare. Girò su sé stessa e si scompigliò i capelli, per assicurarsi di non avere nulla addosso, poi si sfilò il cappello, osservandolo con cura. Quando si accertò che fosse pulito se lo infilò di nuovo in testa per non avere brutte sorprese. Deglutì sonoramente e guardò la serra dall’ alto in basso. Ecco perché odiava Erbologia, lei era entomofobica, cioè la fobia per insetti, acari ed aracnidi; ed essere chiusa in una serra piena di piante e per riordinarla, perlopiù tutta da sola, era decisamente il suo incubo. L’udito si fece automaticamente più fine,le orecchie si tesero, strinse i pugni e si rese conto di non avere scampo. Le lacrime le solleticavano gli occhi e non aveva idea di che fare. Come sarebbe potuta uscire da quella situazione senza neanche una bacchetta, senza neanche un aiuto? Prese un gran respiro tremante e avanzò qualche rigido e incerto passo al centro della serra, ma all’ improvviso,un moscone probabilmente molto sadico, le ronzò nell’ orecchio e Pansy strillò, chiudendo gli occhi e agitando frenetica le mani nel tentativo di scacciare ciò che non vedeva. Ma il moscone non sembrava voler demordere, se ne aggiunse un altro, quasi fosse una maledizione e Pansy portò le mani a coprire le orecchie sperando intensamente di dimenticarsi di essere lì. Ma le zampe dei mosconi che si posavano tra le dita la costringevano ad agitarsi per scacciarli e, ormai nel panico, si chinò sulle ginocchia disperata, non avvertendo le lacrime che si era dimenticata di trattenere solcarle il viso una dopo l’altra. Se ne capacitò solo quando cominciò a singhiozzare. Serrò forte le labbra e cercò invano di portare la mente ovunque meno che lì.

Non seppe esattamente quanto stette in quella poco dignitosa maniera, sentì solo una mano poggiarsi sulla sua spalla e trasalì, scattando in piedi all'istante e voltandosi a gran velocità. Un ragazzo dai folti capelli color sabbia la guardò confuso e perplesso. Seamus Finnigan, un Grifondoro del suo anno.

<< Parkinson …. Perché piangi? >> Chiese incerto.

Pansy si asciugò in fretta le lacrime, tentando di darsi un contegno. << Sparisci, Finnigan. >> Ordinò.

Ma Seamus non sembrava aver intenzione di sparire, sorrise divertito squadrandola da capo a piedi. << Bei vestiti … >>

<< Me li ha dati la Sprout per punizione. Pensa agli affari tuoi. >>

Seamus scoppiò a ridere,senza il minimo riguardo. << Davvero? >> Chiese. << Non ci credo! E piangi per questo? >>

Pansy lo fulminò con lo sguardo. << Te lo ripeto: Sparisci, Finnigan, ho già i miei problemi e non mi serve che un’idiota come te arrivi a peggiorare le cose. >>

Seamus ridacchiò. << Ah sì? Che tipo di problemi? >>

<< Affari miei. >>

<< Bel cappello. >>

<< Crepa, Finnigan. >>

Seamus scoppiò ancora a ridere,il dibattito lo stava decisamente divertendo,soprattutto perché lui stava vincendo. << Oh, comunque hai un moscone sulla … >>

Ma non finì mai la frase, perché Pansy, quasi intuendo quello che voleva dirle, voltò di scatto la testa di lato, sulla sua spalla, e urlò vedendo il moscone. Agitò il braccio come una matta e, quando lo vide volare via e dirigersi nuovamente verso il suo viso, come le mosche erano solite fare, corse alle spalle di Seamus, stringendogliele.

Seamus rimase piuttosto sorpreso dal gesto. << Parkinson hai … Paura di un moscone? >> Chiese quasi incredulo.

Ma Pansy non se la sentiva di rispondere, si strinse a Seamus quando vide il secondo moscone avvicinarsi, scattò di lato, afferrando il braccio del Grifondoro, quando questo si avvicinò. Non stava pensando in quel momento, se poco prima nella serra c’erano solo lei e Seamus, adesso c’erano anche centinaia di migliaia di insetti ed aracnidi zampettanti pronti a saltarle addosso. Seppellì disperata il viso nella spalla di Seamus, il quale, non sapendo che fare, si limitò ad allontanare il moscone con il braccio. L’ennesimo insetto le ronzò nell’ orecchio e lei, con un gridolino, trascinò Seamus più in là, ancora stretta al suo braccio.

<< Pa-Pansy! >> Balbettò Seamus inciampando nei suoi stessi piedi per lo scatto di lei.

Ma Pansy non stava ascoltando,scuoteva la testa disperata. << Fa qualcosa, Seamus, per favore, allontanali! >>

Seamus non se lo fece ripetere. Afferrò la Serpeverde per il braccio e la trascinò velocemente fuori dalla serra,chiudendo la porta. Solo allora Pansy schiuse le palpebre, dapprima serrate, e tentò di recuperare la calma con grossi sospiri. Ricordava bene quando, una volta, era andata in gita in montagna con suo padre. O meglio, suo padre l’aveva trascinata. Aveva avuto la stessa reazione e lui non aveva fatto altro che darle della stupida e sottovalutare la sua fobia. Almeno Seamus si era degnato di non commentare. L’aveva osservata calmarsi in silenzio, con espressione indecifrabile, attendendo con pazienza una spiegazione. Sospirò guardandolo negli occhi, e si tolse il cappello.

<< Grazie, Finnigan. >> Mormorò con tono di sufficienza.

Seamus alzò un sopracciglio. << Prego, ma… Cos’è successo? >>

Pansy si morse il labbro,tipico gesto che compiva quando era nervosa. << Io … Sono entomofobica. >>

<< Cioè? >>

<< Soffro di entomofobia … La fobia di insetti, acari ed aracnidi. >>

Seamus annuì, capendo tutto. << Oh … Capito. Lo hai detto alla Sprout? >>

Pansy lo guardò dall’alto in basso, rizzando con orgoglio la schiena e tornando la Serpeverde di sempre.<< Neanche per sogno. >>

Seamus si strinse nella spalle. << Allora, vuoi che ti aiuti? >>

<< Sono capacissima di cavarmela da sola, Finnigan. >>

<< Sì certo, come no. E quello che è successo poco fa me lo sono immaginato, vero? >> Il silenzio di Pansy e il suo sguardo basso gli bastarono come risposta. << Davvero vuoi cavartela da sola di una serra? Un posto strapieno di insetti che neanche puoi immaginare? >>

Pansy rabbrividì, ma era decisa. << La Sprout- >>

<< La Sprout non lo saprà mai, a meno che tu non glielo vada a dire. >> La interruppe lui serio. << Vuoi che ti aiuti? >> Ripeté.

Pansy ci pensò su, osservandolo. Sicuramente Seamus non era brutto, anzi era molto carino. Ovviamente non ai livelli del suo Draco, ma era accettabile. Peccato che fosse un dannato Grifondoro con manie di protagonismo, esibizionista e dannatamente irritante. Si credeva divertente ma era solo il ridicolo clown di corte, tuttavia, se porre fine a quell’incubo significava sopportarlo, non avrebbe esitato un istante prima di accettare. Annuì solenne.

<< Grazie. >>

Anche Seamus annuì e si sfilò la grande felpa nera, un poco grande per lui, e la offrì a Pansy.

<< Intanto mettiti questa perché … Beh, prima di tutto il cappuccio ti aiuta, secondo copre tutto … Questo. >> Indicò i vestiti di Pansy con un’espressione schifata.

Pansy, con un gesto brusco, prese la felpa e se la infilò con grazia. Seamus rise nel vedergliela addosso. Era decisamente troppo grande per una ragazza minuta come lei. Le maniche erano più lunghe delle braccia, la felpa in sé era abbastanza grande e le arrivava a metà gamba, secondo lui, Pansy avrebbe potuto tranquillamente sparirci dentro.

<< Che c’è? >> Chiese irritata, con una smorfia di disapprovazione.

Seamus rise e scosse la testa. << Nulla, vedi di non perderti, lì dentro. >>

Pansy nascose il rossore infilandosi il cappuccio e chiudendosi nella felpa,mentre Seamus apriva la porta ed estraeva la bacchetta. Mormorò una formula sotto voce e si fece da parte per lasciar entrare Pansy.

<< Cosa hai fatto? >>

<< Un incantesimo che dovrebbe tenere ancora per un po’ gli insetti e cose varie lontano. Però non so se ho fatto bene, anche Lavanda ha il terrore degli insetti,di solito e lei che sa fare queste cose. >> Spiegò.

Ma Pansy a “lontano” era già entrata nella serra e aveva afferrato la scopa. Seamus chiuse la porta e sospirò.

<< Cosa dovresti fare esattamente? >> Chiese.

Pansy indicò i prodotti.<< Rimetterli in ordine alfabetico, spazzare per terra e aggiustare le piante. >>

<< E non puoi usare la bacchetta. >>

<< Ma tu ne hai una. >>

<< Vero, a me non è vietato. Io penso a piante e prodotti, tu pulisci. >>

<< Non pensare che dopo questo le cose cambieranno, Finnigan. >> Disse lei di punto in bianco, sorprendendo anche sé stessa.

Seamus sorrise divertito. << Ma certo che no, Pansy. >>

Lei lo folgorò con lo sguardo. << Piantala. >>

Seamus rise e iniziò a pulire. Seguirono svariati minuti di silenzio prima che il Grifondoro riprese a parlare. All’inizio Pansy era restia, ma se si tratta di Seamus Finnigan, star zitti era praticamente impossibile. Finirono per chiacchierare piacevolmente per una buona mezz’ora, risero persino insieme, e Pansy ebbe l’occasione di scoprire che Seamus non era poi così irritante o un ridicolo come credeva. Seamus, invece, aveva capito che lei non era così acida e fredda come voleva far credere. Ma la cosa che lo rendeva senza dubbio più fiero, era il fatto che era riuscito a strapparle un sorriso. Non un ghigno, non un sorriso di cortesia ma un sorriso vero, sincero, e il fatto che fosse così raro, su Pansy, lo faceva apparire semplicemente bellissimo.

Un’ora buona dopo aver finito il lavoro, quando il cielo si stava imbrunendo, era già sera e Pansy aveva ritenuto che se fosse uscita così presto dalla serra, la Sprout avrebbe sicuramente capito tutto.

<< … E allora Neville è inciampato all’ultimo gradino, è stato spettacolare, dovevi esserci! >> Stava raccontando Seamus.

Pansy rise. << Certo che Longbottom è proprio imbranato. >> Osservò tagliente.

<< Un po’… No okay, molto. Ma è simpatico. >>

<< Per te lo sono tutti. >>

<< N’ah, non è vero. Anch’io ho le mie antipatie. Comunque, si sta facendo tardi ed è quasi ora di cena …>> Osservò sbirciando l’orologio da polso, poi sorrise. << Hai lavorato abbastanza per oggi, non ti pare? >>

Pansy ridacchiò. << Già,oggi e mai più. Usciamo da qui, forza. >>

Seamus annuì e si avvicinò a Pansy, la prese per il polso e la trascino fianco ad una pianta; si chinò su un vaso, prese un mucchio di terra, e lo spalmo addosso alla Serpeverde come se fosse la cosa più normale del mondo.

Lei spalancò la bocca e gli occhi,indignata. << Ma che stai facendo?! >> Sibilò.

Seamus sorrise. << Non penserai davvero di essere credibile così tutta pulita, dopo aver “lavorato” per ore in una serra, vero? >> Chiese. << E poi che ti importa, sono vestiti orribili. >>

Pansy sospirò ed annuì, lasciò che Seamus la sporcasse ancora un po’ e si sfilò la felpa, con estrema naturalezza. E questo le sembrava un po’ strano. La porse a Seamus.

<< Grazie. >>

<< Oh no, puoi tenerla. Almeno hai un vantaggio a nascondino così. >>

<< Idiota. >>

<< No, io sono Finningan, Seamus Finnigan. >> Decretò convinto.

Sorrise e le si avvicinò, lei rimase immobile, non sapendo bene che fare. Come erano arrivati lì? Seamus non era quello irritante? Non era il clown? Non era un Grifondoro amico di Potter? E Draco? Perché ora, ad una distanza così ravvicinata, se prima gli avrebbe tirato uno schiaffo, ora voleva solo baciarlo? Neanche con Malfoy si era mai sentita così. Deglutì e abbassò lo sguardo.

<< Bene, allora … Ciao. E grazie. >>

Anche Seamus, a quella frase, dovette rendersi conto della situazione. Si allontanò un po’ imbarazzato e le sorrise. << Oh, ehm… Sì, prego. Per così poco. Beh, uhm… Va-vado a mangiare… Uhm… C-ciao. >> Balbettò avviandosi per la porta.

Pansy annuì con il capo basso. Seamus stava per chiudere la porta, quando fece rapidamente retromarcia con un gran sorriso.

<< Allora… Ci vediamo ad Hogsmeade Sabato, giusto? >> Fece come se non avessero parlato d’altro per due ore. Il problema era che Hogsmeade non l’avevano proprio menzionata.

<< Come? >> Chiese stupita.

Seamus annuì. << Perfetto, ti aspetto davanti ai Tre Manici di Scopa alle tre, allora. >>

E, così detto, uscì dalla serra senza ascoltar proteste. Pansy lo accompagnò con lo sguardo finché non lo vide più. Va bene che la Sprout voleva punirla, ma un appuntamento con Finnigan era davvero troppo! Sospirò e si andò a cambiare, intanto per Sabato aveva già un impegno.

Seamus invece, stava recandosi alla Sala Grande in silenzio. Per ora ancora non si pentiva del gesto, ma più avanti, chissà. Ma dopotutto lui poteva permettersi di sbagliare; infondo era Finnigan, Seamus Finnigan.






 

Angolo Autrice
Eccomi qui!
Come vi è sembrata?
Sincermanete non so che pensare ma ...
Una recensioncina aiuterebbe ;)
E' una cosa che si può evolvere,
se piace farò più One Shot che racconterà,
a piccoli passi,
la loro storia.
Non interferirà minimamente sulla trama.
Uhm ... Beh,spero vi sia piaciuta,
non ho molto da dire.
Tranne che ...
Beh ,io capisco Pansy.
O meglio,ho dato a Pansy una parte di me,
quella entomofobica perché lo sono anch'io e ...
L'episodio della montagnaè successo davvero.
Vi giuro,ero disperata. Ma ... Lasciamo perdere va.
Spero di ricevere qualche recensione.
Sperate che il mio canaino viva ancora per un po' ...
A presto.



 
Baci
Konan
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sabaku No Konan Inuzuka