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Autore: katyjolinar    29/10/2014    1 recensioni
L'idromele è una bevanda alcolica molto amata dai vichinghi, ma berne troppo può portare a guai seri. E questo lo scoprirà Hiccup, a sue spese.
Attenzione: storia ambientata dopo il primo film e le prime due stagioni della serie TV, quando i protagonisti hanno 18 anni, ma NON verrà tenuto conto del secondo film
PS: ho recentemente scoperto che questa mia storia è stata plagiata da un utente di instagram che hnon ha citato le fonti e l'ha spacciata come sua. Quindi se la trovate girando in tale sito vi pregherei di segnalare il plagio, grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due mesi passarono tranquilli. Le giornate si erano sensibilmente accorciate, e draghi e Cavalieri passavano più tempo a terra che in volo.
Questo era un bene, perché permetteva a Hiccup di passare più tempo a casa e occuparsi di Astrid, ormai impossibilitata a fare molte cose a causa della gravidanza avanzata.
La giovane lo lasciava fare, ma soffriva un po' il fatto di avere i movimenti limitati e non poter più volare con Tempestosa, che le mancava da morire. Il compagno, per non farla sentire troppo inutile, a volte la portava all'Accademia, dove i ragazzi, a turno, aiutavano Ereth nel suo addestramento, anche se il ragazzo aveva ormai preso confidenza con i draghi e sembrava non mostrare più timore di loro.
Quella mattina Hiccup stava portando Astrid all'Arena. In realtà non avrebbe voluto portarla con sé, ma la ragazza era stata molto insistente, e lo avevano convinto anche i calci e i ceffoni che gli aveva riservato, in preda ai suoi ormai comuni sbalzi d'umore.
Con gli altri ragazzi aveva organizzato un sopralluogo delle isole vicine, in vista della migrazione annuale dei draghi per la cova e la cura dei piccoli, quindi inizialmente il giovane aveva chiesto alla compagna di restare a casa, perché avrebbero dovuto volare tutto il giorno e sarebbe stato faticoso, per lei, seguirli, ma alla fine Astrid l'aveva convinto e lo aveva costretto a cambiare una parte dei piani della giornata all'ultimo momento.
Per strada incrociarono Ereth, che camminava con aria addormentata e teneva uno dei Terribili Terrori che i ragazzi usavano come posta aerea sulla spalla.
"Buongiorno..." borbottò, strofinandosi gli occhi "Allora oggi si fa una perlustrazione?"
"Sì, ma non andiamo troppo lontano." lo informò Hiccup "Astrid ha insistito a venire con noi, quindi ci limitiamo alle isole più vicine."
Ereth annuì, mentre il drago che teneva sulla spalla aveva preso a cantare fastidiosamente, infilandogli, a ripetizione, la lingua biforcuta nelle orecchie.
"Oh, per gli Dei... ti prego, Cantore! Piantala!" si lamentò il giovane, ormai esasperato.
"Oh... allora alla fine gli hai dato un nome?" domandò Astrid, stupita "Pensavo che ci mettessi di più ad abituarti a gestire un drago, seppur piccolo."
"Ehm... io..." balbettò Ereth, cercando di far calmare il piccolo rettile "Okay, forse avete ragione... i draghi non sono male, dopo tutto..." in quel momento il drago riprese a cantare e il giovane alzò gli occhi al cielo "A parte questo..."
Sdentato fece un verso che sembrò una risata e fissò il suo Cavaliere, divertito, che gli diede una pacca sul fianco. Ereth li fissò indispettito.
"Perché ho l'impressione che il Furia Buia mi stia prendendo per il..." chiese.
"Oh... Eccoci!" esclamò Hiccup, interrompendo la conversazione ed entrando nell'arena "E vedo che ci siamo già tutti. Perfetto!"
Radunò tutta la squadra e spiegò il nuovo piano, rispondendo a tutte le domande che gli vennero rivolte, infine li fece tutti preparare.
Mentre sistemavano i loro draghi, Hiccup prese per mano la compagna e si avvicinò a Moccicoso, fermandolo prima che salisse in sella a Zannecurve. Diede una pacca affettuosa al drago e si rivolse al cugino.
"Senti, ho un favore da chiederti..." disse "In teoria Astrid dovrebbe stare in groppa a Sdentato con me, ma l'aria è fredda, e non voglio rischiare che si ammali..."
"Hiccup..." cercò di protestare Astrid, ma il giovane la fermò.
"Ho pensato, quindi..." continuò "Zannecurve ha sempre la pelle molto calda, per cui il freddo si sente meno, ti andrebbe di..."
"...di portare Astrid con me durante il volo?" completò Moccicoso "Non c'è neanche da chiederlo! Certo!"
"Va bene." annuì Hiccup "Ma stai attento, mi raccomando." infine baciò la compagna e la aiutò a salire in sella, davanti al cugino, che la tenne saldamente, per evitare che potesse cadere.
Dopo poco erano tutti ai loro posti e decollarono, rimanendo in formazione. L'aria era fredda, e Astrid cercava di ripararsi stringendosi nel mantello e concentrandosi sul calore prodotto dalla pelle del drago. Moccicoso la teneva stretta, e le faceva piacere anche quel poco di calore che passava dalle sue braccia attraverso la tela del mantello. Cercando ancora un po' di calore, si accucciò meglio sul suo petto, sentendo che l'amico si irrigidiva imbarazzato.
"Che c'è?" domandò, dopo un po'.
"Ehm... Astrid, non voglio farmi sbranare dal drago di mio cugino..." spiegò "Se ti stringi ancora un po' a me tuo marito potrebbe ingelosirsi..."
"Ancora con questa storia? Io e Hiccup non siamo ancora sposati! E comunque non eri tu quello che per anni ci ha provato con me senza successo?" lo rassicurò la giovane "Ora potrai dire di avermi stretta tra le tue braccia, no?"
Moccicoso stava per rispondere, quando Hiccup e Sdentato si avvicinarono, volando.
"Ehi! Tutto bene?" domandò.
"Ehm... sì... Astrid ha solo un po' freddo..." rispose l'altro, tenendola bene dai fianchi, poi fece un'aria stupita "Ehi! Uno dei bambini si è mosso!"
"Si vede che gli piaci, cugino." rispose il giovane, sorridendo "Quando le tocco io la pancia si muovono sempre come dei draghetti affamati!"
Astrid gli sorrise, sistemandosi bene, e Hiccup si allontanò, tornando alla testa del gruppo e riprendendo a controllare le isole sottostanti.
Volarono in silenzio, per un po', concentrati nel loro compito, finché Moccicoso non si accorse che c'era qualcosa di strano.
"Astrid, sei sicura di stare bene?" domandò, allarmato.
"Sì, tranquillo, è tutto a posto." rispose la giovane, la cui voce sembrava leggermente affaticata.
"Sicura? Perché a me sembra che te la sia appena fatta addosso..." insistette Moccicoso.
"Non è nulla, davvero." spiegò Astrid "Tanto tra un paio d'ore torniamo a casa, no? Mi si sono solo rotte le acque, c'è ancora tempo..."
"Eh? Che vuoi dire?" chiese il ragazzo, che cominciava seriamente a preoccuparsi.
"È iniziato il travaglio." concluse la ragazza "Tra qualche ora i bambini nasceranno."
"CHE COSA?!" urlò Moccicoso, ormai in preda al panico "E LO DICI COSÌ?! SACRI DEI! HICCUP! ASTRID È ENTRATA IN TRAVAGLIO! FAI QUALCOSA!"
"Cosa?!" esclamò Hiccup "Ma è troppo presto!"
"Beh, a quanto pare i tuoi figli hanno fretta di nascere!" rispose Moccicoso, isterico "Fai qualcosa! In fretta!"
"Va bene, manteniamo la calma..." disse il giovane, facendo un respiro profondo e guardando il resto della squadra, che si era raccolto attorno a loro "Non possiamo tornare a Berk, ci vuole un'ora e Astrid e i bambini potrebbero patire il viaggio. Dobbiamo atterrare qui." indicò l'isola sotto di loro "Poi ci organizziamo."
"Ma Hiccup!" protestò Gambedipesce "Quella è l'isola del Cambia Ala!"
"Lo so." ammise Hiccup "Per questo ho bisogno dell'aiuto di tutti. Dovrete organizzare le difese mentre io mi occupo di Astrid. Gothi mi ha spiegato un po' di cose, dovrei farcela."
Nessuno disse altro e, insieme, atterrarono in una radura riparata, vicino a uno strapiombo, in una zona libera dalla neve.
Hiccup diede degli ordini un po' a tutti, raccogliendo le coperte che avevano con sé e facendo accendere un grosso fuoco nella zona più riparata della radura, quindi si fece aiutare dal cugino a trasportare la ragazza e la fece sistemare su una coperta calda.
Dopo che la giovane fu sistemata, la coprì bene con una seconda coperta, mentre con un pentolino che Gambedipesce aveva nella sacca faceva sciogliere della neve vicino al fuoco. Sdentato camminava attorno a loro, nervoso, e non ne volle sapere di raggiungere gli altri draghi, che si erano disposti in cerchio poco lontano, assieme ai loro cavalieri, come linea di difesa contro eventuali attacchi dei Cambia Ala.
Astrid faceva delle leggere smorfie, ma non disse una parola, mentre il ragazzo la aiutava a sistemarsi.
"Come ti senti?" domandò il giovane, dopo un po'.
"Sento le contrazioni... sono forti... fanno un po' male ma durano poco..." spiegò la ragazza, prendendogli la mano, mentre lui le sistemava il proprio mantello sotto la testa per far da cuscino e le baciava la fronte.
"Va bene, ora ti controllo. Stai tranquilla." la rassicurò "Per fortuna Gothi ci ha spiegato come funziona..."
"Forse... forse si aspettava che sarebbe successo e voleva prepararti." disse Astrid, prima di fare una smorfia e lamentarsi "Oh, Dei... questa era forte..."
Sdentato si avvicinò di nuovo ai due, facendo un verso preoccupato, e li osservò, in attesa. Era in allerta, sapeva che presto i Cambia Ala sarebbero arrivati, attirati dall'odore, ed era preoccupato per il suo Cavaliere e la sua compagna, che sarebbero stati presto in pericolo. Vide Astrid lamentarsi di nuovo e le si avvicinò, leccandole la mano per farle forza. La ragazza gli sorrise e gli carezzò il muso, mentre Hiccup continuava a controllarla e parlarle.
Il drago decise di non muoversi: la sua amica stava mettendo al mondo i suoi cuccioli, e sapeva che la nascita dei cuccioli, negli umani, era molto più difficile della schiusa delle uova per i draghi. Sapeva che le madri a volte rischiavano la vita per dare alla luce i loro piccoli, era successo già un paio di volte, da quando viveva a Berk, che qualche donna non ce la facesse e non sopravviveva al parto, ed ora aveva paura che succedesse anche ad Astrid, la compagna del suo Cavaliere, la compagna del suo migliore amico.
Dopo un'ora, Astrid aveva preso a lamentarsi con più frequenza, e tutti, umani e draghi, erano particolarmente agitati per la situazione. I ragazzi si davano il cambio nel dare una mano a Hiccup, cercando di recuperare qualunque cosa lui richiedesse, e sentire la sua compagna che si lamentava per il dolore li rendeva ancora più agitati.
Hiccup si era seduto accanto alla ragazza e le carezzava la fronte, cercando di farla tranquillizzare; sapeva che non era ancora il momento, le contrazioni erano troppo lontane tra loro.
Improvvisamente, la ragazza scattò, lanciando un urlo di dolore e scoppiando a piangere. Hiccup la abbracciò, guardandola negli occhi.
"Tranquilla... ora passa..." la rassicurò, carezzandole una guancia, poi la fece adagiare di nuovo sulla coperta e si spostò "Ora guardo a che punto siamo, non dovrebbe mancare molto."
"Fa male..." si lamentò Astrid, continuando a piangere "Hiccup... fa tanto male..."
"Lo so." rispose il giovane, mentre Testa Bruta, che aveva appena dato il cambio a suo fratello per assistere Hiccup, si avvicinava intimorita. Il ragazzo controllò l'avanzamento, poi tornò a parlare alla compagna "Tranquilla, piccola. manca poco. Vedo la testa del primo bambino. Testa Bruta, preparati: stai per vedere come siete nati tu e tuo fratello. Prendi una delle coperte e aspetta, ti dico io cosa fare."
Bruta annuì, fissando tremante un po' Hiccup che parlava dolcemente con Astrid, per farla stare calma, e un po' Astrid, che si lamentava per il dolore, aggrappandosi alla coperta su cui era distesa.
 Intanto i Cambia Ala si stavano avvicinando, attirati dall'odore del sangue, e i ragazzi e i draghi ebbero un bel da fare per individuarli in tempo e tenerli lontani. i Cavalieri erano tutti tesi, quasi terrorizzati dai lamenti di Astrid, che stava soffrendo dietro di loro.
Hiccup era concentrato. Non poteva perdere la calma, non doveva perdere la calma. Da lui dipendeva la vita dei suoi figli, di Astrid e dei ragazzi attorno a loro. Doveva rimanere concentrato e prendere le decisioni tempestivamente.
"Vai tranquilla, la testa è quasi fuori..." disse, facendo cenno a Testa Bruta di avvicinarsi con la coperta "Ancora una spinta... così, brava... ed ecco qui! È una femmina, tesoro... una bellissima femmina!" comunicò, avvolgendola nella coperta e chiudendo il cordone ombelicale con un nodo, come gli aveva mostrato la vecchia druida qualche giorno prima, prima di consegnarla alla compagna e tornare al suo posto "Ora pensiamo al secondo. Non ci vorrà molto, tranquilla."
"Oh, Hiccup... è bellissima..." disse Astrid, esaminando la neonata con attenzione, prima di bloccarsi a causa di una nuova contrazione.
Hiccup riprese a darle indicazioni, e circa venti minuti dopo Testa Bruta gli passò un'altra coperta.
"Okay, un ultimo sforzo... ci siamo quasi..." disse "Ed ecco qui anche lui... un bellissimo maschietto!"
Le passò anche il secondo e si sedette qualche minuto accanto alla ragazza, ammirando con lei le due creature che avevano appena messo al mondo.
"Sono bellissimi." ammise "Hai fatto un ottimo lavoro."
"È anche merito tuo." disse la ragazza, baciandolo "Lei ti somiglia tantissimo..."
"E lui somiglia a te." continuò lui, facendo una carezza ai due piccoli.
"Ehm... scusate..." si intromise Ereth, avvicinandosi cauto "I Cambia Ala sono pericolosamente vicini... dobbiamo fare qualcosa."
Hiccup lo fissò per qualche secondo e annuì, prese in braccio Astrid e i due neonati tutti ben avvolti nelle coperte e li sistemò in groppa a Sdentato, quindi diede l'ordine di evacuare e, non appena tutti furono saliti in sella ai propri animali, spiccarono il volo e si diressero a Berk alla massima velocità.
Quasi un'ora dopo atterrarono nella piazza del paese. Hiccup scese con un balzo e prese Astrid, portandola a casa, mentre i suoi compagni atterrarono dopo di lui.
"Chiamate Gothi e fatela venire qui! In fretta!" ordinò, entrando nella capanna e portando la ragazza in camera.
Dopo un po' la vecchia li raggiunse e visitò la ragazza e i neonati, constatando la loro buona salute, e prescrisse loro almeno una settimana di riposo. Hiccup attese che se ne fosse andata e raggiunse la compagna in camera.
Astrid era distesa sul letto, aveva l'aria stremata ma sembrava serena; teneva i bambini in braccio e li osservava, attaccati al suo seno, mentre poppavano affamati.
Il ragazzo si sedette sul letto, accanto a loro, e li osservò.
La femmina allungò il pugnetto verso di lui, e Hiccup lo prese, delicatamente, carezzandole il dorso della manina con il pollice.
Erano minuscoli e fragili. Due esserini delicatissimi.
Erano i suoi figli, una parte di sé, il suo futuro, la sua immortalità. E lui li avrebbe protetti, avrebbe dato loro tutto ciò di cui avevano bisogno, avrebbe insegnato loro tutto ciò che sapeva.
Sorrise e baciò la compagna.
"Guarda che capolavoro abbiamo fatto." commentò Astrid.
"Ed eravamo pure ubriachi, quando abbiamo creato questi due capolavori... chissà come sarebbero venuti se non lo fossimo stati!" scherzò Hiccup, facendo un'altra carezza al figlio maschio.
"Come li chiamiamo?" chiese lei, dopo qualche secondo.
"Per lei propongo Astrid. È bellissima come la mamma, ci sta." suggerì il giovane.
"Tua madre si chiamava Valka, giusto?" domandò lei, tornando a guardare i bambini.
"Così pare... non è che sappia molto di lei..." rispose il ragazzo, alzando le spalle.
"Allora perché non la chiamiamo così? Valka. È un nome forte."
"Anche Astrid. Che ne pensi di Valka Astrid Haddock?" suggerì Hiccup, infine.
"Va bene. Per lui, invece..." annuì Astrid, guardando poi il maschietto "Lui è bello come il padre, ma diventerà forte come il nonno. Direi che il suo nome sarà Hiccup Stoick Haddock Quarto."
Hiccup sorrise e le carezzò i capelli, dolcemente.
"Come desideri, mia signora." rispose.
In quel momento bussarono alla porta.
Quando i due ragazzi si girarono, videro entrare Stoick, che sembrava aver fatto una lunga corsa. Si fermò sulla soglia della camera, fissando il quadretto familiare, si tolse l'elmo ed entrò, camminando lento e guardando i due piccoli, che avevano smesso di poppare e si stavano riposando, cullati dal calore dell'abbraccio della madre.
"Ma guardali..." sussurrò, sorridendo "Sono minuscoli... come lo eri te, figliolo: un fagottino minuscolo e fragile... Sacri Dei... mi sembra ieri che venivi al mondo, e invece... ora è il tuo turno di essere padre..."
Gli diede una pacca sulla spalla; Hiccup sorrise e si abbassò di nuovo sulla ragazza, prendendo delicatamente la piccola Valka per mostrarla meglio al padre.
"Lei è Astrid Valka, papà." la presentò "Sì, le abbiamo dato il nome di mamma. È la maggiore dei due."
Stoick sorrise e la guardò, intenerito, mentre Hiccup gliela metteva in braccio per prendere il fratellino e mostrarglielo.
"E lui è Hiccup Stoick." disse, mettendogli in braccio il secondo nipote.
L'uomo alzò gli occhi, sorpreso, incrociando quelli del figlio, che gli sorrise.
"Ha il mio nome..." sussurrò.
"È un nome importante." confermò Hiccup, prendendo di nuovo i bambini e restituendoli alla madre "È il nome di un capo."
Stoick sorrise, asciugandosi di nascosto una lacrima che gli era scesa, poi abbracciò il figlio.
"Sono fiero di te, figlio mio." confessò "Davvero, sono fiero di te, credimi!"
Hiccup lo lasciò fare, poi tornò a sedersi sul letto, accanto ad Astrid.
"Ti conviene andare a dare la notizia alla tua gente, Capo Stoick." lo incitò la ragazza "Stanno aspettando di sapere qualcosa sugli eredi."
Stoick annuì, e, impacciato, salutò e uscì. Hiccup sospirò e guardò Astrid.
"Piangeva." disse "Mio padre piangeva... chi l'avrebbe mai detto?"
La ragazza annuì e gli fece spazio nel letto. Hiccup si tolse lo stivale e la protesi e si stese accanto a lei, abbracciando lei e i due bambini insieme, con delicatezza.
Loro erano la sua famiglia. Giurò tra sé che avrebbe fatto tutto ciò che poteva per renderli felici.
Davvero tutto.
   
 
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