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Autore: CainxAbel    30/10/2014    1 recensioni
"Certo che il Foam e il Legno stanno bene per costruire le armi".
"Li shippiamo?"
Fu così che nacque questa storia... i materiali in una veste umana ehehhehehe
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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L’insegna del “Neko no hime” *1  brillava in modo sinistro agli occhi di Legno. Gli ricordava il suo dovere  l’allettante prospettiva di un po’ di denaro per sé. Doveva girare tra i tavoli, prendere le ordinazioni e servire, ma c’era una pecca in quel lavoro: che a volte doveva svolgerlo con qualche umiliante costume a tema. Canvas non sapeva avere pietà. Progettava serate di ogni genere con i costumi più impensabili, ma i suoi preferiti erano quelli da gatto. Le labbra di Legno si strinsero in una smorfia.
“Legno, al tavolo 3!” gli gridò Paper *2.
Sembrò svegliarsi come da un sogno, mentre correva in quella direzione con il blocchetto delle ordinazioni in mano. Ciò che non sopportava di quel lavoro era il continuo riferimento ai gatti, i “ nya” *3 del suo proprietario Canvas che rideva rumorosamente, il successo assurdo delle orecchie da gatto che spesso gli altri camerieri indossavano. Per fortuna Legno non aveva mai avuto il suo paio. Sarebbe stato troppo da sopportare, come un campanellino, manco fosse proprietà di qualcuno. Lui non era di nessuno, tranne che di se stesso. Avrebbe vissuto volentieri da solo ancora per molto e nonostante i soldi che sua madre gli mandava per pagarsi l’affitto, lui voleva avere la sua autonomia e il suo denaro da gestire. Era la sua prima sera di lavoro dopo quasi due settimane di ferie. Gli sembrava strano ritornare in quel locale luminoso dove si respirava aria di festa in ogni angolo. Lan *4 indossava la sua divisa da maid *5 verde smeraldo e bianca con un’ampia gonna che arrivava alle ginocchia. I capelli riccissimi e rossi erano raccolti in una folta coda. Il trucco era appena accennato e come al solito trattava con gentilezza i clienti. Tutti la adoravano.
Legno, invece, a volte incuteva timore. Qualcuno si zittiva al suo passaggio, poi qualche ragazza sospirava mormorando “ Quanto è bello”. Forse era per la grande affluenza di clientela femminile che lui continuava a lavorare lì. Alla fine per lui non era un motivo di vanto, quanto un’occasione per continuare a guadagnare un po’ di denaro. Per lui era strano indossare una camicia bianca, anche se il gilet rosso gli andava a genio. Quella sera c’era un po’ più di fermento del solito o almeno credeva. Paper sorrideva al suo passaggio, lanciandogli occhiate che volevano dire qualcosa e Lan ridacchiava, ma non voleva che qualcuno se ne accorgesse. L’irritazione di Legno crebbe a dismisura. Quando il suo turno terminò, scoprì tutto. Mentre si lavava il viso,una busta colorata attirò la sua attenzione, ma ancora di più un biglietto giallo canarino con scritto “ Alla nostra testa di legno preferita”.
Una smorfia affiorò sul volto di Legno. Era disgustato e allo stesso tempo irritato, non avrebbe saputo dirlo con precisione. Si inginocchiò vicino alla busta per verificarne il contenuto, peraltro molto sospetto. Quando ne aprì un angolino, quasi fu preso da un’ondata di nausea. Le orecchie bianche da gatto spiccavano su ogni cosa e si voltò dall’altra parte. C’era un altro biglietto giallo canarino.
“Ricordi il gruppo di gattini che dovevamo fare insieme? Abbiamo pensato a te e internet ci ha salvati”.
Aprendo la busta Legno tirò fuori un kigurumi*6  bianco. Gli occhi da gatto erano azzurri e c’era persino una coda. Per quanto riguardava la taglia, era una s. Il ragazzo fu sul punto di ridere a crepapelle, ma si trattenne. Mantenne la sua consueta espressione sdegnosa, infilò il kigurumi nella busta e uscì dal bagno. Raggiunse in fretta Lan e Paper che lo guardarono, come se sperassero in una risposta.
“Bel pensierino” commentò con sarcasmo “ Peccato che sia della taglia sbagliata”.
Lan si mise le mani tra i capelli, gli occhi sbarrati. Paper alzò le spalle.
“Dici sul serio?”
“Che cosa dite? Pensate che con la s mi entri almeno la testa?”
Legno sorrise in modo sinistro e i suoi due colleghi impallidirono visibilmente. Lan era preoccupata e si morse nervosamente il labbro inferiore.
“No” si lamentò “Così il gruppo salterà. Canvas non la prenderà bene”.
Come al solito, Legno rispose con uno dei suoi sorrisetti provocanti che sembravano colmi di arroganza.
“Salterà il gruppo per come l’avevate progettato: con me” ridacchiò “Conosco qualcuno per cui questo kigurumi sarebbe perfetto”.
 
“Salute! Sai essere spaventoso quando starnutisci”.
Iron ridacchiò alla vista di Foam, che guardò l’amico sospirando. Foam appoggiò la testa sul banco.
“ Non sono raffreddato” si affrettò a spiegare.
“Forse adesso qualcuno ti starà pensando, magari una bella ragazza” ironizzò Iron.
“Certo, come no”.
Era già fortunato a conoscere Plexi che non lo giudicava e derideva. Era fortunatissimo nell’avere Iron come amico: aveva un motivo per ridere ogni giorno, ma una ragazza che pensava a lui… decisamente troppa fortuna per i suoi standard.
Con un sospiro appoggiò lo zaino alla sedia e si guardò attorno. Come al solito qualche sguardo voleva studiarlo per offenderlo, ma non volle pensarci. Desiderava convincersi di non essere uno sfigato. Legno lo stava fissando, come se aspettasse qualcosa da lui. Con le labbra Foam cercò di dire “Che vuoi?” , ma non voleva urlarlo al mondo intero. Legno parve ridere e a quel punto lui strinse le labbra, sentendosi offeso. Qualcuno squadrò quello scambio di sguardi.
“Tutto ok?” gli chiese Iron assestandogli una leggera gomitata.
“Certo, non c’è bisogno di chiederlo”.
La voce di Foam vacillò nel pronunciare quelle parole, poi sospirò.
Accidenti a te, Legno-senpai, mi fai sentire un idiota.
Si mise la testa tra le mani, mentre Iron prendeva qualcosa sotto il suo banco.
“Foam, cosa sarebbe quest..”
Non fece in tempo a parlare che il diretto interessato gli strappò il biglietto dalle mani. Di chi poteva essere? Era una minaccia per rubargli la merenda? Era una resa di conti? Erano Gold e Silver che volevano fargliela pagare, nonostante si trovassero in una classe diversa dalla sua? Con mani tremanti lesse il bigliettino, impedendo a Iron di sbirciare.
Se lo desideri, potremmo vederci in un posto fantastico, anche se in fondo me lo devi, dopo che ti ho aiutato. Se la cosa non ti sembra una tortura, potremmo vederci oggi alle 18. 00 in stazione.
 
L’asociale del cavolo dell’ultimo banco
 
Foam arrossì e batté più volte le palpebre. Piegò il biglietto fino a ridurlo a un rettangolino appena visibile, mentre Iron lo fissava in attesa di una risposta.
“Forse avevo ragione sul discorso della ragazza” commentò con un sorrisetto beffardo “ Dimmi un po’ chi è”.
“Non è vero!”
Foam alzò un pochino la voce e qualcuno si girò. Arrossì ancora di più, finché le sue guance non divennero rosse come pomodori.
Per quella mattina altre questioni l’avrebbero tormentato. Prima dell’intervallo ci sarebbero state due ore consecutive di matematica con il professor Rubber*7 ( roba da suicidio di massa, non mancò di commentare Iron) e un’ora di letteratura con il professore Ink. Un mix letale, che molto probabilmente gli avrebbe fatto sprofondare la testa sul banco. Iron tentò invano di seguire matematica, ma assieme agli appunti c’erano schizzi di supereroi abbozzati da lui. C’era la super carta igienica che non poteva nulla contro il super sciacquone e i super vestiti che non si strappavano mai. Cancellò, disegnò, ricancellò. Sembrava uno studente diligente che stava prendendo innocenti appunti. Foam scriveva a tutta velocità, ma senza capire nulla della spiegazione. Il biglietto di Legno sembrava premere sulla tasca dei jeans, come una zavorra insopportabile. Si mordeva una ciocca dei suoi capelli, nel tentativo di smorzare la tensione. Cosa avrebbe dovuto fare? Non avrebbe avuto impegni, nemmeno in fumetteria con Iron e Plexi. Poteva uscire, constatò. Cosa sarebbe accaduto dopo? Al pensiero il terrore si impossessò di lui. Non aveva alcun argomento di conversazione con “ l’asociale del cavolo dell’ultimo banco” e avrebbe continuato a farfugliare come uno sciocco “grazie” per essere stato aiutato da lui. Gold e Silver sarebbe stato un argomento e per giunta spiacevole.
Basta, mi sto facendo dei viaggi mentali assurdi. Occorre non andare in stazione e il gioco è fatto. Nessun problema, nessuna paura.
Forse si era deciso per una buona volta. Niente agitazione e guadagno in salute. Non riusciva davvero a capire più nulla. Rimase come imbambolato fino all’inizio dell’intervallo.  Probabilmente il suo sguardo era sembrato vitreo e poco intelligente.
“Vado in bagno” farfugliò poco dopo, rivolto a Iron.
“Mal di pancia? Hai un’espressione sofferente da far paura”.
“Diciamo di sì. Tornerò tra poco”.
Uscire dall’aula fu per Foam un misto di sollievo e di nuovi timori che affiorarono. Aveva veramente una fitta all’altezza dello stomaco che non sapeva spiegarsi.
C’era anche quel biglietto. Avrebbe voluto controllarlo per una seconda volta per assicurarsi che fosse vero e non uno scherzo della sua immaginazione. Si guardò intorno con aria furtiva ed entrò in bagno. Non c’era nessuno, ancora per poco. Foam tirò fuori il biglietto e lo spiegò. La scritta era ancora lì, in puro inchiostro di biro, nero su bianco.
“Guarda un po’ chi si vede, principessina!”
Si sentì sprofondare e desiderò scomparire. Gold e Silver erano lì, come nei suoi peggiori incubi e stavano sghignazzando. 
“È la lettera di un pretendente?” ridacchiò rumorosamente Gold “ Ma non sa che questa è l’epoca degli sms?”
“Le concederò un ballo, milady” proseguì Silver gesticolando.
Foam pensò a quanto fossero entrambi insopportabili, a come lui stesse sempre a subire le loro angherie. I due sembravano pronti a strappargli di mano il biglietto. Si avvicinarono, guardandolo come se si aspettassero un suo cedimento. L’avrebbero letto, lui sarebbe stato deriso e sarebbe tornato il solito sfigato di sempre. Piuttosto che sopportare un simile strazio, lo strappò in tanti pezzettini, sotto i loro occhi stupiti. Le uniche parole che Silver riuscì a intravedere furono “ posto” e “ fantastico”.
“Non vedrai l’ora di tornare al castello con il tuo principe” disse, scoppiando in una fragorosa risata.
Foam avvertì la fitta allo stomaco che si fece più intensa. Se non fosse stato per il colore dei capelli e quello degli occhi, Silver e Gold gli sarebbero sembrati due gemelli di pari malvagità. Gold aveva i capelli biondi e gli occhi dorati che spesso si stringevano in una fessura colma di disprezzo. Silver aveva i capelli color argento e gli occhi grigi. Si vestivano firmato dalla testa alla punta delle loro Hogan e Foam li odiava altrettanto, dalla testa ai piedi. Cercò un modo per scappare, avvicinandosi di due passi alla porta del bagno.
“Va’ pure, principessa, ti diamo il permesso, ma questa ce la pagherai!” esclamò Gold con un sorriso perfido.
Foam corse. Aveva un dolore così intenso allo stomaco che temeva di poter vomitare l’anima. Per fortuna Gold e Silver non avevano letto il biglietto. Per una volta era riuscito a fare qualcosa senza esiti disastrosi. Continuò a correre in direzione della sua aula, a testa bassa, e finì per sbattere contro qualcuno.
“Scusa, non volevo” farfugliò imbarazzato, sfiorandosi la fronte.
Quando alzò lo sguardo, si sentì mancare. Incontrò subito gli occhi dalle iridi rossastre di Legno.
“Sta’ attento a dove metti i piedi” borbottò lui.
“Allora mi stai prendendo in giro?” chiese Foam tutto d’un fiato “ quel biglietto… io…”
“Non sono come Gold e Silver” lo interruppe Legno “ ma sei libero di scegliere. Comunque ti aspetterò”.
Si allontanò e Foam si sentì sprofondare. Il mal di stomaco si fece insopportabile.
“Cosa diavolo devo fare?” si domandò con uno sguardo smarrito che avrebbe intenerito molti.
Leather lo squadrò, con una smorfia stampata sul viso. Aveva compreso solo qualcosa del breve scambio di parole tra Foam e Legno, ma era certa di una cosa: la situazione non le piaceva per niente.
 
Sono ancora in tempo. Posso tornare a casa, cenare, ascoltare un po’ di musica e andare a dormire. Posso ancora scegliere.
A ogni passo che Foam muoveva verso la stazione, si rendeva conto di non poter tornare indietro. Aveva detto a Iron e Plexi di sentirsi poco bene ( solo in parte era una bugia) in modo da prevenire qualsiasi eventuale incontro. Almeno su quel fronte era relativamente tranquillo. Per quanto riguardava il resto… una tragedia.
Si morse le labbra e tenne il cellulare stretto al petto. Non aveva nemmeno il numero di Legno. E se fosse stata davvero una presa in giro? Non volle pensarci, forse sarebbe stato tutto persino più semplice. Sarebbe tornato a casa con calma, ma in quel momento il sottopassaggio gli incuteva un certo timore. I suoi passi risuonavano in modo sinistro, assieme a molti altri. Si rese conto di sudare freddo e di avvertire un pizzicore all’altezza della nuca. Uscire da quell’inferno affollato fu un sollievo per Foam. Il sole stava per tramontare, il cielo era ricco di sfumature color pesca e il sole era un occhio rossastro quasi come…
Scosse la testa, come a voler scacciare via quel pensiero. Di Legno non c’era nemmeno l’ombra o così credeva. Era pronto a ritornare a casa, forse era ancora in tempo, ma in realtà fu troppo tardi. Legno gli sorrise in modo beffardo, salutandolo con un cenno della mano. Foam avrebbe voluto raggiungerlo subito, ma si impose di camminare piano. Il suo unico pensiero fu che non aveva voluto cacciarsi in una situazione del genere.
“Mi fa piacere sapere che hai avuto un po’ di fegato per una volta” Legno rise “ L’asociale dell’ultimo banco è contento di salutarti, anche se sembri spaventato.  Non mi aspettavo altro. Dopotutto faccio questo effetto sulla gente”.
Foam avrebbe voluto dirgli che si sbagliava, ma che la sua paura era dettata da altro, che erano i suoi stessi pensieri a spaventarlo. Non ci riuscì e si limitò a un sorriso imbarazzato.
“Ero curioso”farfugliò “ Quale sarebbe il posto fantastico di cui parlavi nel biglietto, Legno-senpai?”
“Lo scoprirai con i tuoi occhi. C’è una sorpresa che ti aspetta. Seguimi!”
Foam desiderò domandare altro, ma le parole gli morirono in gola. Si sentì piccolo e insignificante, quasi come un bambino. Non conosceva così bene Legno, eppure si stava fidando di lui. Cercò di tenere una certa distanza e di respirare profondamente, perché l’aria sembrava mancargli. Forse era solo il caldo anomalo di settembre. Deglutì rumorosamente.
“Foam, che tipo di musica ascolti?”
Quella domanda di Legno spezzò il momento di tensione che si era creato.
“Un po’ di tutto” rispose lui con un sorriso imbarazzato “ però potrà sembrarti strano ciò che sto per dirti. A me piace tanto la musica rock e anche quella metal”.
Gli occhi di Legno parvero illuminarsi, ma il suo viso non mutò espressione o meglio si sforzò perché ciò non accadesse.
“Davvero? Anche a me” confessò lui semplicemente “ Hai qualche gruppo preferito?”
“Alle medie impazzivo per i Linkin Park. In the end è ancora una delle mie canzoni preferite”.
“Anch’io amavo i Linkin Park, ma la mia preferita è No more sorrow”.
“Abbiamo comunque qualcosa in comune” commentò Foam alzando le spalle con un sorriso sincero.
I suoi occhi parvero brillare. Per una volta non passava per il tipo strano e senza qualità.
“Sinceramente non me l’aspettavo” confessò Legno sollevato.
“Ti aspettavi qualcuno che amava canzoni pop romantiche e strappalacrime?”
“Più o meno”.
C’era qualcosa di provocante nel sorriso di Legno. Quel breve scambio di parole alleggerì il cuore di Foam. Quasi non importava dove stesse andando, ma Legno era in qualche modo rassicurante. Si fermarono circa venti minuti dopo davanti a un’insegna coloratissima.
“Neko no hime: che nome carino!” esclamò Foam felice.
“ Anche il posto lo è” commentò Legno posandogli una mano sulla spalla “ su, entra, non ti mangia nessuno”.
Foam aprì timidamente la porta e fu investito da un’ondata di luci e colori.
“Benvenuti gentili clienti, nya !”
Lan sfoderò un sorriso a 32 denti nel suo kigurumi da gatto arancione. Il collarino con il campanello fece un gran baccano e Foam rimase come pietrificato. Fu tentato di indietreggiare.
“Dove diavolo mi hai portato, Legno?”
“Nel luogo del tuo destino, almeno per stasera”.
Ancora una volta Legno sfoderò uno dei suoi sorrisi beffardi e provocanti che costrinsero Foam ad abbassare lo sguardo.
“La nostra salvezza” annunciò Lan, indicandolo.
Paper si avvicinò a entrambi, squadrando Foam dalla testa ai piedi. Indossava un kigurumi da gatto nero e un collarino rosso, con enormi guanti che richiamavano delle zampe feline.
“Quanto sei piccolo e carino, sarai stupendo!”esclamò felice.
Foam guardò terrorizzato Legno. Con lo sguardo sembrò voler dirgli “ che cosa vogliono da me?”. Mosse le labbra, come se volesse dire disperatamente qualcosa, ma rimase in silenzio.
“Devo solo spiegargli qualche piccolo dettaglio per essere ancora più… neko e kawaii”.
Legno pronunciò le ultime due parole con disgusto e Foam capì cosa significassero: rispettivamente “gatto” e “carino”. Dei brividi gli percorsero la schiena e le mani gli tremarono.
“Non so cosa vogliate da me, ma non ci sto. Non ci sto a prescindere!” si lamentò lui.
Legno sbuffò seccato, squadrandolo con freddezza.
“Ti ricordo che hai un debito da saldare”.
Legno pose particolare enfasi sull’ultima parola e Foam si portò le mani al volto.
“Non vorrai sdebitarti in modi più sgradevoli, vero?”
Quando Legno gli sussurrò quelle parole, Foam avvertì un altro brivido. Davanti a tutti Legno sorrise, un autentico ghigno da squalo.
“Su, andiamo a cambiarci” disse, prendendo una busta da Lan.
Afferrò con forza il braccio di Foam che si sentì intrappolato in quella specie di tenaglia. Avrebbe voluto divincolarsi come un animale in trappola, ma le dita di Legno affondarono pericolosamente nella carne. Forse gli avrebbe spappolato il suo povero braccio. Con  un’espressione mortificata si trovò a dover seguire Legno fino ai bagni. Il suo sguardo vagò in ogni direzione e cercò di calcolare eventuali vie di fuga.
“Ecco qui”.
Legno tirò fuori il contenuto della busta e per qualche istante Foam pensò di poter svenire. Gli girò la testa, ebbro di ogni genere di pensieri. Avrebbe dovuto indossare il kigurumi bianco che Legno gli mostrò?
“Su, Foam” lo rassicurò il ragazzo “ Solo per questa sera. Manca un gattino bianco al gruppo e non posso essere io, te ne rendi conto anche tu?”
“Il kigurumi ti andrebbe stretto, Legno-senpai”.
“ Su di te, invece, sarebbe perfetto”.
Legno alzò la testa con orgoglio e inspirò profondamente.
“Ma perché io?” protestò Foam con gli occhi che luccicavano “ Potevi chiederlo a una ragazza. Ci sono un sacco di ragazze carine nella nostra scuola”.
“Sembri un gattino, più di tutte loro messe insieme” commentò seccamente Legno.
“Ma..s-senpai!”
Foam strinse le labbra in una smorfia offesa, arrossendo. Lui non era un adorabile gattino, ma solo un ragazzo strano, nient’altro. Prese il kigurumi guardandolo con un misto di imbarazzo, paura e irritazione. Non avrebbe saputo dire quale sentimento prevalesse sugli altri.
“Che stai aspettando?” ridacchiò  Legno “ Ci sono anche i guanti e il collarino”.
“Non dirai sul serio..”
“In fondo alla busta. Il collarino è azzurro”.
“Uffa” sbottò Foam “ Almeno non guardarmi”.
Legno sbuffò rumorosamente, mentre allentava il colletto della sua camicia nera.
“Sbrigati, nessuno ti aspetterà”
“Non guardare!” gridò Foam voltandogli le spalle e arrossendo fino alla punta delle orecchie.
Divenne ancora più rosso, mentre si infilava in malo modo il kigurumi. Con la coda dell’occhio vide Legno che si liberava della camicia, mentre cercava qualcosa nel suo borsone nero. Aveva delle spalle larghe, una schiena vigorosa e nel complesso era robusto, ma senza risultare sgraziato. Foam distolse rapidamente lo sguardo per concentrarsi sui bottoni del kigurumi. Lui temeva i bottoni: aveva paura che si rompessero e saltassero da qualche parte, colpendo qualcuno. Voltò timidamente lo sguardo, alzando il cappuccio. Legno si stava abbottonando un gilet rosso che aveva abbinato a una camicia bianca. A lui, invece, mancava solo l’ultimo bottone.
Gettò una rapida occhiata alla busta e si infilò i guanti che sembravano vere zampe da gatto ed erano morbidissimi.
“Nya” farfugliò.
“Noto che ti stai immedesimando nella parte” disse Legno con un sorrisetto sghembo.
Gli si avvicinò, fissandolo.
“Ti manca una cosa”.
“C-cosa?”
Foam si sentì ridicolo nel balbettare, mentre Legno prendeva il collare azzurro, senza degnarlo di uno sguardo.
“Vieni qui, micetto. Non farmi arrabbiare”.
“Tu sei fuori di testa!” esclamò Foam puntando un dito in direzione di Legno.
“Su, va tutto bene” lo rassicurò lui.
Foam si sentì mancare. Si sentì avvampare in volto, mentre Legno gli allacciava il collare, sfiorando i lati del collo con la punta delle dita.
“Perfetto” commentò lui soddisfatto.
Foam fece una smorfia afflitta.
“Perché io?” brontolò, gonfiando le guance.
Legno non rispose. Sistemò le sue cose e con un sorriso raggiante fissò Foam.
“È una lunga storia” spiegò “ Comunque per tua informazione lavoro qui e..”
Si interruppe per qualche istante e alzò le spalle, sbuffando. Foam non osò fare domande. Restò muto, più imbarazzato che mai. Indossava un kigurumi bianco con tanto di coda, orecchie, zampe da gatto e per giunta un collarino con un campanello che tintinnava al suo passaggio. Come metodo per sdebitarsi era eccessivo. Si morse le labbra, mentre il suo sguardo si soffermava su Legno. Quel gilet sulla camicia bianca gli stava davvero bene. Aveva persino un’aria autorevole. Il ragazzo si tirò indietro qualche ciocca di capelli che fissò col gel. Il viso risultò più scoperto: aveva degli zigomi pronunciati, non mancò di notare. Nello scuotere la testa, Foam fece un gran baccano e Legno rise di gusto.
“Su, andrà tutto bene” lo rassicurò “ Lan e Paper sono un po’ strani, ma non sono malvagi, anzi sono persino… simpatici, o almeno credo che lo saranno con te”.
“L-legno senpai, non mi conosci. Sono timido, goffo e combino un sacco di guai. Non me ne andrà una giusta”.
“Non voglio sentire stronzate”.
Legno lo spinse con delicatezza fuori dal bagno e riprese il borsone. Foam si sentiva impacciato col kigurumi: temeva di poter inciampare da un momento all’altro.
“Ora voglio sentire un bel benvenuto ai clienti come quello di Lan” aggiunse Legno.
“D-davvero?”
“Sì, aspetto di sentire la tua vocina”.
Il sorriso sghembo di Legno si allargò sempre più e Foam tenne gli occhi fissi sul pavimento.
“Benvenuti, gentili clienti…”
“Su, manca una parola e un po’ di espressività”.
“Nya!” esclamò Foam muovendo le mani “ Basta, senpai, così mi ucciderai fino a stasera”.
Legno ridacchiò e Foam trovò qualcosa di inquietante in quella risata. Lo seguì e poco dopo si riparò dietro quelle spalle possenti, scrutando la gente con la coda dell’occhio.
“Vogliamo vedere il nostro gattino bianco!” esclamò gioiosamente Lan.
“Non fare il timido” aggiunse Paper.
“Su, Foam, mi stai graffiando” protestò Legno.
Il diretto interessato mollò a fatica la presa. Era sicuro del fatto che non poteva esistere nulla di più rosso del suo viso in quel momento. Gli occhi gli si fecero grandi per la paura.
“Che gatto carinissimo!” strillò Lan “ Sei più adorabile di me e Paper messi insieme”.
“Grazie, però io sono…”
Foam non seppe cosa aggiungere. Gli sguardi di Lan e Paper erano carichi di aspettative su di lui e all’idea iniziò a sudare nel kigurumi.
“Forza, puoi farcela. Tira fuori il tuo spirito felino” disse Paper stringendo una mano a pugno “ Ne hai da vendere”.
“E cosa devo fare?”
“Dare il benvenuto ai clienti e accompagnare il nostro cameriere preferito ai tavoli” rispose con semplicità Lan, indicando Legno.
Foam tirò fuori un momentaneo sospiro di sollievo. Almeno non avrebbe dovuto allontanarsi troppo da Legno, tuttavia sarebbe rimasto a dare il benvenuto a sconosciuti, a sorridere, a… non volle pensarci. Non fece in tempo a pronunciare una parola che si presentarono i primi clienti. Fu l’inizio della “tortura” per Foam. Balbettava, eppure molte ragazze lo trovavano adorabili. Le più sfacciate gli sfioravano le orecchie da gatto del kigurumi. Per sbaglio Lan gli pestò la coda e in quel momento lanciò un gridolino, come se fosse davvero parte di lui.
“Questo posto è sempre così affollato?” domandò quando ebbe occasione di avvicinarsi a Legno.
“Non a questi livelli” rispose lui, muovendosi tra i tavoli con una coppa di gelato alla frutta “ I gatti riscuotono molto successo, a quanto pare”.
Proprio in quel momento arrivarono Lan e Paper che si muovevano con grazia nei loro kigurumi, come se pattinassero.
“C’è stata anche un po’ di pubblicità” spiegò Paper, mostrando un volantino.
Quando lo vide, Foam rimase come pietrificato. A caratteri cubitali c’era scritto in rosso “ Il neko no hime si riempie di gatti: chi vorrebbe adottarli?”. Paper e Lan risero a crepapelle alla vista dell’espressione sconvolta sul viso di Foam.
Qualcuno gli chiese persino delle foto e la sua faccia imbarazzata era fin troppo evidente. Nonostante ciò, furono in molti a trovarlo adorabile, più di Lan e Paper che all’inizio ne furono invidiosi, poi contenti. L’affluenza al locale fu considerevole e fecero fatica a gestire le ordinazioni. Foam si muoveva spaventato da una parte all’altra. Temeva la folla e non riusciva a essere fluido nei movimenti. Le pose da gatto lo imbarazzavano da morire e si muoveva come se fosse ubriaco, agitando le zampette e farfugliando qualcosa imbarazzato. Qualche volta chiamava Legno alzando appena la voce, ma non era abbastanza perché lui lo sentisse. Lan e Paper quando potevano lo trascinavano da una parte all’altra e a Foam gli occhi brillavano, lucidi come se avesse la febbre. Compiva ogni azione come se fosse parte di un bizzarro sogno e forse era l’unica difesa per non svenire dall’imbarazzo. Non si rese conto di quanto tempo fosse trascorso, ma a un certo punto molti clienti se ne andarono e poté tornare a respirare normalmente.
“Credo che l’abbiamo torturato abbastanza” mormorò Legno lanciando una rapida occhiata a Foam.
“Vi prego” supplicò il diretto interessato “ è stato così imbarazzante”.
“Però meriti un premio” ridacchiò Legno “Vado a prenderti un succo di frutta”.
“Perché non una birra?”si intromise Lan alzando la mano.
Legno la fulminò con un’occhiataccia.
“Niente alcolici ai minorenni”.
Detto questo, si allontanò e invitò Foam a sedersi. Lan e Paper lo fissarono. Foam si sentiva teso, mentre la sua testa sprofondava sul tavolo. Com’era ridicolo col kigurumi! Voleva solo sparire. Se non fosse stato per Legno, probabilmente le figuracce sarebbero state assicurate.
“Sai, ti invidio” ammise Lan, appoggiando un gomito sul tavolo “ Legno si preoccupa molto per te, come se fossi il suo fratellino”.
“ E lui non ha fratelli o amici” aggiunse Paper.
Foam rimase sinceramente colpito da quelle parole e non riuscì nemmeno ad annuire.
 Nonostante ciò, avvertì un profondo turbamento. Si morse il labbro inferiore fino a sentire dolore.
“ Davvero?”
“Sì, è da un po’ che non lo vedo così… premuroso” aggiunse Lan “ O forse non l’ho mai visto”.
“È solo che sono goffo e faccio sempre figuracce” ammise Foam imbarazzato .
Poco dopo Legno tornò con il succo di frutta promesso. Dal colore doveva essere pera o ananas, gusti che adorava particolarmente.
“Ecco la tua ricompensa”.
Il sorriso di Legno era sincero e per risparmiarsi l’imbarazzo di guardarlo, afferrò il bicchiere e accostò le labbra alla cannuccia. Il gusto era quello dell’ananas e sorrise soddisfatto.
“Ti accompagnerò a casa”.
“C-cosa?”
Per poco il succo non gli andò di traverso.
“Non ti mangio mica” ridacchiò Legno “ e poi il kigurumi… puoi tenerlo”.
Lan e Paper risero e Foam arrossì.
“Non indosserò di nuovo quell’affare!” esclamò con agitazione crescente .
“Allora la soluzione è semplice” lo interruppe Legno col suo solito sorrisetto provocante “ Conservalo come ricordo di questa serata”.
 
 
L’angolo della scrittrice pazza: rieccomi, in tutta la mia follia. Ci ho messo un po’ a scrivere questo capitolo, ma alla fine ce l’ho fatta, anche a costo di perdere un po’ di ore di sonno. Riecco anche delle note, utili per comprendere meglio la storia ;)
 
1* “ Neko no hime” è un nome giapponese e significa “ principessa dei gatti” . Col tempo si capirà il perché di questo nome al locale.
2* Paper significa “carta”.
3* Nya è il corrispondente giapponese di “miao”.
4* Lan è un’abbreviazione di “lana”.
5* Maid praticamente è cameriera ;)
6* Il kigurumi in pratica è una specie di pigiama spesso con l’aspetto di un animale ( spiegato da cani, ma è così )
7* Rubber significa “ gomma”. Tra inchiostro ( il professor Ink) e gomma  ( il professor Rubber) stiamo messi bene.
 
Spero che questo capitolo vi entusiasmi. Mi è venuto il batticuore a scriverlo…. 

   
 
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