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Autore: ToraStrife    30/10/2014    2 recensioni
[Cattivik] [Tartarughe Ninja]
Anche la Grande Mela cade vittima delle losche trame del nero genio del male.
Una rapina, un inseguimento. E come poteva, un criminale che di solito vive nelle fogne, non incontrare colleghi di .... abitazione? Sarà scontro o amicizia?
Ma attenti, perché Shredder e i suoi tira...Piede sono sempre in agguato!
Genere: Azione, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: April O'Neil, Arnold Casey Jones, Shredder/Shrell/ Oroku Saki, Splinter, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cattivik, Tartaruga Ninja.
CATTIVIK,
TARTARUGA NINJA


ii

New York, la Grande Mela.
Casa di Supereroi e bizzarie varie.
E della Supergiustizia ce n'è davvero bisogno, dal momento che il tasso di criminalità è così alto che per una rapina bisogna fare la fila!
Ma c'è chi prende la scorciatoia, chi tra i malvagi è ancora più malvagio.
Sono i supervillani, pardon, villains, cattivi.
E chi può essere più cattivo di uno che della cattiveria porta il medesimo nome?
E' una domanda retorica, perché la risposta la conoscete tutti, è la personificazione della disonestà, la sublimazione della scelleratezza, l'incarnazione dell'infamia, il nero e unico genio del male che la storia abbia mai conosciuto, Cattivik!

- Silenz'! - Intimò il ladro alla voce narrante.
Con il cuore che gli batteva ancora forte nel petto, il lestofante in calzamaglia aveva con sé un grosso sacco sulla spalla.
Nell'allontanarsi tra i vicoli il bagaglio batteva contro la schiena del malvivente, producendo un ritmato tintinnio.
- Il mio bottin' del colpo da Tiffany, la più esclusiv' gioielleria della città! - Spiegò. - Niente mal' per un turista, vero? - Sottolineò con un sorriso di soddisfazione.

Ma Cattivik sapeva che in quella vacanza doveva stare attento,  New York era un luogo pericolosissimo per i  malviventi.
La città era continuamente sorvegliata da i Vendicatori, l'Uomo Ragno...

- Non son mica scem' - Spiegò il ladro. - I Vendicatori sono impegnat' contro quello stran' tizio cornuto, Loki, credo si chiamass'. In quanto all'Uomo Ragno...

Cattivik proseguì con una risata sinistra, mentre tirava fuori dalla calzamaglia un flit carico di insetticida.
Via libera, quindi.
Ma allora perché il ladro stava sgattaiolando di soppiatto? Forse per paura della polizia.

- La polizia mi fa una pipp' - Commentò il ladro, molto volgarmente. - In realtà sto scappando da un tizio mascherat'!

A-ha! Quindi c'è un supereroe!

- Non so se sia uno smutandat' col mantell. - Rispose Cattivik, - Ma fa davvero paura. Sembra quel tiz' che uccide la gente nei film horror, quello con la mascher' da hockey sulla facc'.

Jason Voohrees? Quello di Venerdì 13?

- Te ne intend', vedo, cara la mia voc' narrant!

A un certo punto, il ladro si fermò. L'ombra dell'inseguitore si stava facendo più vicina.

- Oh, mannag'! - Esclamò il genio del male. - Quel paz' mi è alle costole!

Il ladro si guardò intorno, in cerca di un riparo, finché non trovò una soluzione.

- Un tombin'!

Lesto come il vento, Cattivik scoperchiò la buca e vi ci infilò il sacco, che rimase incastrato per via della sua voluminosità.
Vi si buttò allora sopra con il suo peso, inutilmente.
Il maniaco intanto si faceva sempre più vicino.
Saltandoci sopra un paio di volte, il ladro ebbe ragione dell'ingorgo e precipitò insieme alla refurtiva nel sottosuolo.
Per fortuna atterrò sul sacco della refurtiva, attutendo la caduta.
Per sfortuna, rimbalzò su di esso, e finì nell'acqua putrida che scorreva nel canale di scolo.
Strizzando con due mani la calzamaglia per togliere il liquido in eccesso, Cattivik si guardò attorno.

Le fogne di New York. Un luogo buio, tetro e inospitale, famoso per le leggende metropolitane che lo descrivevano come popolato da coccodrilli ciechi, stazioni del metrò fantasma e sbandati tagliagole che rapivano i bambini per venderli come schiavi ai nomadi fuori città.
Insomma, un qualcosa che fece esclamare al ladro: - Finalmente a cas'!

Posando le grosse scarpe, un passo dopo l'altro, su territori che pochi si sognerebbero di calpestare, il nero genio del male respirò a pieni polmoni i miasmi sulfurei provocati dagli scarti del 'piano di sopra'.

- Che ambient' accoglient'. Mi riporta alla mia dolce cas' - Disse con una punta di nostalgia. - Chissà come stanno i miei top' e le mie sanguisug'.

Non trovò mai la risposta a quella domanda, perché un cambio di ambiente attirò la sua attenzione.
Era lo spiazzo di quello che sembrava una stazione della metropolitana abbandonata: tuttavia, le decorazioni e l'arredamento preciso e curato indicavano che quel luogo non era affatto disabitato.
Lo stile delle decorazioni era un mix bizzarro di infrastrutture tecnologiche, mobilio preso di scarto in qualche discarica e riadattato all'occasione, e oggettistica dallo stile decisamente orientale, con tavolini bassi, candele accese e spade appese ai muri, nonché illustrazioni di saggi baffuti, pergamene con scarabocchi illeggibili e altre 'cineserie'.

L'intenso odore di incenso che pervadeva l'ambiente fece starnutire rumorosamente il ladro.
L'eco si sparse tra le pareti del covo, andando a morire negli angoli più remoti.

- Che odoracc'! - Si lamentò il furfante. - Questa puzza copre il naturale aroma delle fogn'. Ma se non altro non vedo nessun'! - Aggiunse con un gran sorriso, in risposta al silenzio che era nel frattempo tornato.

- Ne farò la mia bas' per un po'! - Decise, gettando il sacco di gioielli in un angolo e stiracchiandosi.
Un brontolio nello stomaco indicò al furfante una fame arretrata.

- Mi domand' se in frigo c'è qualcos'. - Si chiese, perché un frigo in effetti c'era. Aprendolo con nonchalanche vide alcuni avanzi di pizza.
- Meglio che nient'.
Chiuse l'anta dell'elettrodomestico con un calcio e andò a sedersi al tavolo con la cena.
Portando alla bocca un trancio, si accorse di un telecomando, che afferrò distrattamente e usò per accendere la TV di fronte.

Lo schermo si accese, mandando in onda la figura di una donna dai capelli castani con indosso una tuta gialla lievemente aperta sul davanti.
Stava presentando un servizio giornalistico, di cui il protagonista era proprio lui.

- ... Ed ancora è ignota la misteriosa identità del ladro che oggi ha svaligiato  una delle più esclusive gioiellerie di Manhattan... -

Cattivik, rivedendosi nelle immagini, sorrise di soddisfazione. - Sono il verm' che ha divorat' la Grande Mela! -  Proclamò con enfasi.

- ... Qui è la vostra April O'neil. E' tutto.

Gran bel paio di mammell'. Commentò tra sé il ladro, deliziato. Meglio di quelle della Lara Croft.

Poi decise che la pizza era troppo fredda e il resto del notiziario troppo noioso, quindi si alzò e si stiracchiò, aprendo la bocca in uno smisurato sbadiglio.
- E' stata una giornat' davvero faticos' - Ammise.
Vide un futon in un angolo, e ne approfittò per sdraiarcisi sopra.
- Dormirò...giusto... un attimin' - Si promise, per piombare in un sonno sepolcrale.

Intanto, poco lontano, un vociare confuso annunciava l'avvicinarsi di cinque presenze.

- ... E ti dico invece che quelle della Croft sono molto più voluminose! - Protestò Michelangelo.
- Secondo me sei solo invidioso. - Gli rispose Raffaello, con un ghigno. - Solo perché il cervellone ne ha una con il davanzale vero, mentre tu ti devi accontentare di un ammasso di pixel!
E si lasciò sfuggire una risatina, indicando il fratello al basso ventre.
- O dovrei dire pippe?
Michelangelo arrossì ed alzò le mani nell'impulso di metterle addosso al rosso, ma fu interrotto dall'intellettuale, che a sua volta stava morendo di imbarazzo.
- Ma insomma, Raf! Non ti vergogni a dire certe cose?
- Donatello ha ragione. - Lo supportò Leo, il capo del gruppo. - A volte, Raffaello, sei davvero inqualificabile.
- 'Inqualificabile', 'vergogna'. - Ripeté Raffaello con sarcasmo. - Piuttosto tu e il testone viola, non vi vergognate a non fare
certe cose, avendone la possibilità? Tu con quella frigida di Karai, e Don la giovane Ap...
- Sento una nota di invidia nella tua voce, fratellone! - Lo interruppe Michy con tono malizioso.

Per tutta risposta, Raffaello liquidò l'insolenza del fratello con un pugno in testa. Subito Donatello e Leonardo gli furono addosso, e tutti finirono a terra in una scaramuccia che li ricordava più come bambini che come disciplinati allievi di arti marziali.

- Figli miei... - Li rimproverò a mezzavoce il maestro Splinter, seguendo la scena e scuotendo la testa.


Nella zuffa, Michelangelo interruppe la zuffa con una domanda.

- Ehy, Raf. Hai mangiato tu per ultimo la pizza di stasera?

- Cosa diavolo stai dicendo, testa grulla? - Lo rimproverò il rosso. - Io stasera proprio non ho mangiato!

- E allora perché ci sono dei tranci smangiucchiati sul tavolo?

La curiosità dei presenti si indirizzò verso il soggiorno.
Sciolta la mischia, i quattro si divisero ed andarono a indagare.

- Qualcuno ha mangiato la pizza! - Disse Michelangelo, alzando sospettoso un pezzo sbocconcellato con la mozzarella penzolante.

- Qualcuno ha guardato la TV. - Disse Raffaello, con le immagini del notiziario ancora in corso. - Ehy, ma quella ragazza non è...?

- Non può essere lei! - Si apprestò a specificare Donatello, spegnendo d'impulso l'apparecchio con la punta del bo. - Ti sarai sbagliato.

- Sì, certo. - Lo apostrofò Raf con un sorriso sornione.

- ... E comunque qualcuno ha aperto il frigo! - Aggiunse d'un fiato Donnie. - C'è l'impronta di una scarpa.

- Se è per quello. - Intervenne Leo. - Qualcuno ha dormito nel mio letto. E ci sta dormendo ancora!

I mutanti si avvicinarono per osservare quello strano ominide che ronfava della grossa sul futon del caposquadra.

- Chi diavolo è? - Chiese Michelangelo, da dietro un Raffaello che rispose: - Non lo so, ma è davvero brutto!
- Mi domando chi o cosa sia. - Commentò Donatello. - La sua statura e conformazione hanno ben poco di umano.

Non gli si poteva dar torto, la forma di quella grossa cosa nera ricordava più una pera con braccia e gambe. E anche una bocca spalancata il cui russare produceva un gran baccano.

- Mondo pizza, sembra un trombone! - Commentò Michy, portando le mani ai fori auricolari.

- Maestro Splinter? - Chiese Leonardo, voltandosi verso il venerabile maestro, in cerca di un consiglio.

- Forse è solo un viandante che ha trovato rifugio quaggiù. - Ipotizzò il ratto mutante. - Ma perché scervellarci? Possiamo semplicemente chiederglielo.

- E come, maestro? - Chiese Raf, - è una fanfara vivente!

- Senza parlare dell'alito! - Protestò Micky, incerto se tapparsi il naso o le orecchie. - Avrà fatto scappare tutti i topi nel giro di chilometri! - Poi guardò l'effettiva natura del maestro e arrossì. - Scusa, sensei.

- Non importa. - Liquidò Splinter. - Il problema è svegliarlo.

- Nessun problema. - Rispose Raffaello, che nel frattempo aveva riempito una caraffa d'acqua dal rubinetto della cucina.

Vuotò il contenuto direttamente sul malcapitato, che si svegliò di soprassalto.

- Aiut'! Affog'! - Gridò, poi si rese conto della situazione e protestò. - Chi ha osato lavarm'? Che schif!

I presenti guardarono schifati l'acqua che, gocciolando dal ladro, era divenuta nera dello sporco più nero.

- Whoa, sto tizio sembra uscito dallo scarico di un wc. - Commentò Michelangelo.

Il ladro si guardò attorno, e incrociò gli sguardi dei cinque mutanti, che a loro volta lo squadravano con la medesima curiosità e incredulità.

- E voi chi siet' con quelle tute verdi? Spazzini dell'Amiat? - Domandò Cattivik.

- Ehy, amico, le domande le facciamo noi! - Intimò Raffaello. - Chi diavolo sei e che ci fai in casa nostra?

- Casa vostr'? Stai a veder che questa è la discaric' comunale. - Congetturò il ladro, ancora convinto che quegli abbigliamenti fossero divise da spazzini. Quindi, facendo il suo dovere di ladro,  tirò fuori un coltello da macellaio e lo puntò dritto contro i quattro ninja. - O la borsa o la vita!

Fu una pessima mossa, perché il coltello volò via in un attimo, merito di un colpo di bo da parte di Donatello.
Raffaello gli tirò un calcio nello stomaco che lo svuotò di ogni filo d'aria, dopodiché estrasse i sai e li incrociò sulla gola del malcapitato. - Non sei un granché come combattente, fattelo dire!

Cattivik alzò istintivamente le mani in segno di resa, supplicando tra i sudori freddi. - P-Parliamone!

- Io dico di farlo a fette. - Propose il rosso ai fratelli. - E'  persino più brutto di Baxter Stockman!

Le punte dei pugnali stavano fremendo per colpire, quando qualcuno intervenne.

- Fermo, Raffaello.

La voce flemmatica ma determinata del maestro Splinter fecero fare una smorfia di disappunto a Raf. Tuttavia, obbedì e allontano i pugnali, che tornarono roteando nei rispettivi foderi.

Il saggio maestro si fece avanti, inchinando il capo.

- Voglia scusare il comportamento dei miei figli.

La presenza del vecchio fece tuttavia aumentare l'agitazione in Cattivik.

- Per mille grimaldell', un grosso topon'! - Urlò, tirando fuori il flit del DDT e spruzzando una letale nuvola di veleno sul maestro.

La crisi di tosse che colpì l'anziano provocò un grido di vendetta da parte delle tartarughe, che si avventarono sul criminale e cominciarono a farlo a fette e spezzatini con katana, sai, nunchaku e bo.

- S...Sto bene! - Urlò Splinter tendendo una mano per fermare il massacro e usando l'altra per tenersi la gola irritata.
Donatello fu il primo ad andare a soccorrere il maestro, mentre tanti pezzettini di Cattivik giacevano sparsi sul pavimento.

Ricucito anche Cattivik, tra suture e bende, Leo e Raffaello lo tennero sotto stretta sorveglianza, mentre Michelangelo sorreggeva il sensei, e Donatello visitava quest'ultimo.

- Maestro, perché ci ha fermato? - Protestò Leonardo. Non era troppo d'accordo sull'idea di Raffaello riguardo il dare in pasto l'intruso ai Mousers, ma l'attacco al maestro era stato un affronto davvero grave.

Cattivik, da parte sua, protestò per il trattamento subito. - Quante storie per il vostro topon' domestico! Anche io ne ho, a casa mia! - Si giustificò. - Certo che come operatori ecologic' siete ben strani!

- Ci hai dato degli spazzini, amico? - Protestò Michelangelo. - Noi siamo tartarughe, bello!

- Come? Siete dei tartarugon'? - Chiese incredulo Cattivik. - E parlat'!

 Poi il nero genio del male ebbe un lampo di genio. - Quindi, se siete dei tartarugon'...

Con una forte spinta, buttò a terra Raffaello, che cadde sulla schiena. La pera nera ridacchiò di soddisfazione. - E adesso, tartaruga capovolt', voglio vedere come ti rimetti in pied'....

La frase gli morì in gola, perché Raf balzò in piedi con un banale gesto atletico, e cominciò a scrocchiarsi le dita per ripagare il colpevole.

- Calma, Raffaello. - Ripetè Splinter.

Sbuffando, il rosso si fece in disparte, con gran sollievo del criminale, e il maestro avanzò,  reggendosi sul suo bastone.

- Ma che cosa buttan', nelle fogne di New York? - Chiese stupito Cattivik. - Adesso parla anche il vecchio topon'!

- Onorevole straniero, il mio nome è Splinter. - Si presentò, facendo un lieve inchino, dopodiché cominciò a indicare i presenti. - Lui è Leonardo, - L'interessato salutò un cenno del capo. - lui è Michelangelo. - l'arancione sorrise e agitò la mano, - lui è Donatello - Il viola fece un gesto cordiale con la mano. - e lui è Raffaello.
Il rosso non rispose, guardando sdegnosamente da un'altra parte.

Questa sfilata di nomi italiani suonò surreale a Cattivik, che sbeffeggiò il maestro con: - Ed io son' Boccaccio! - Accompagnando tali parole con una sonora pernacchia.

- Questo tizio vuole morire! - Sbottò Leonardo, mettendo mano alle katana.

- Fermo, Leonardo! - Ordinò Splinter. - Dal nome costui potrebbe essere un sesto elemento della famiglia!

- Dopo quella Venus De Milo, intende? - Chiese Michelangelo. E poi, rivolgendosi al suo fratello più grande. - Ehy, Raf, peccato che quella femmina sia sparita, perché avresti potuto avere anche tu un pairing...
- Bada alla tua condizione da zitello, piccolo nerd! - Lo ammonì il rosso.

Donatello intanto stava studiando l'ospite, con una mano sul mento.

- Sensei, lei intende che anche lui è stato mutato dall'Ooze? Questo spiegherebbe la forma particolare...
- Sì, ma tutto nero, non è certo una tartaruga! - Obiettò Raffaello. - Forse uno scarafaggio...
- O direttamente un sacco dell'immondizia! - Aggiunse Michelangelo.
- Sensei, ma quanto Ooze era stato sparso quel famoso giorno? - Chiese Leonardo.
- Non saprei, figlio mio, la mia memoria non è più come una volta... - Rispose Splinter, lisciandosi la barba.

Cattivik li guardò stranito. Non avevano capito che li aveva presi in giro?
Quattro tartarughe e un topone su due piedi. Quella fogna era davvero mal popolata. Però era chiaro che i quattro fossero ladri come lui: come ogni criminale che si rispetti, infatti, portavano le tipiche mascherine!
Il genio del male decise di averne avuto abbastanza e, agguantato il saccone della refurtiva, si avviò verso l'uscita, salutando il gruppo che stava ancora discutendo l'origine del mutante Boccaccio.

Appena messo piede fuori, però, si arresto, con gli occhi strabuzzanti di terrore.

- Il maniac'! - Esclamò.

Il tizio con la maschera da hockey era laggiù, e si stava avvicinando nella sua direzione!
In fretta e furia, il ladro corse a portare la refurtiva in un angolo, e tornò dai cinque mutanti, che nella discussione non si erano accorti di nulla.

Con grande orrore, Cattivik scoprì che il maniaco lo aveva seguito.

- Ciao, Casey! - Salutò Michelangelo in direzione del nuovo arrivato.
- Ciao, ragazzi! - Rispose l'uomo con la maschera, battendo un 'cinque' a Raf.
- Benvenuto, Casey Jones. - Salutò il maestro con un inchino, imitato dall'ospite.
- Qual buon vento ti porta quaggiù? - Chiese Donatello.
- Sto cercando un delinquente. - Spiegò il ragazzo. - L'ho inseguito fin nelle fogne, ma poi ne ho perse le tracce.
- Noi non abbiam visto nulla, nel nostro giro di perlustrazione. - Rispose Leonardo.
- E questo tizio chi sarebbe? - Chiese sospettoso Casey, a cui l'occhio attento non era sfuggita la presenza di una faccia nuova.
Cattivik si congelò sul posto, paralizzato dal terrore.
- Lui è Boccaccio. - Spiegò Splinter. - Un mutante come noi.
Il giovane con la maschera si avvicinò per studiare meglio il ladro, che sorrideva nervosamente, con le mani dietro la schiena.
Poi Casey si ritrasse, disgustato dall'odore osceno del nuovo ospite, con un'aria insoddisfatta.
- Ha un'aria familiare. - Commentò. - Chissà se ha a che fare con il ladro che stavo inseguendo.
- Ma che sciocchezz'! - Rispose Cattivik. - Io son Boccaccio!
Casey si girò verso le tartarughe, per spiegarsi.
- Forse lo avete visto al telegiornale. E' il ladro che ha svaligiato Tiffany's e se l'è svignata, senza farsi vedere da alcuna telecamera!
- Sospetto che ci sia lo zampino del Piede. - Congetturò Splinter. - Tra quei gioielli vi era anche la Lacrima di Giada, una perla molto ambita da Oroku Saki.

Cattivik intanto aveva deciso che era il momento buono, dato che nessuno badava a lui, di tramortire i presenti e svignarsela con il bottino.
Volle cominciare proprio con il maniaco mascherato, che gli dava proprio le spalle.
Tirò fuori dalla giubba un grosso martello, e lo alzò, pronto a colpire.

Non si era accorto però che qualcuno lo aveva notato.
Raffaello nutriva forti dubbi su questa storia di Boccaccio, e adesso quel gesto confermava i suoi sospetti.
Si precipitò, come il ninja quale era, alle spalle di Cattivik, pronto a intervenire.

Per sua sfortuna, il martello del nero genio del male era un po' difettoso: infatti, appena tese le braccia alla massima altezza possibile, la massa si sganciò dal manico, andando a finire sulla testa del cattivone e rimbalzando sul piede del rosso.

Quando tutti si girarono a cercare l'origine dell'eco di un cranio frantumato e di un urlo di dolore, videro Cattivik nella stessa posizione con un vistoso bernoccolo e Raffaello che saltellava tenendo un piede dolorante.

Leonardo commentò meravigliato. - Stupefacente, quel Boccaccio! E' riuscito ad anticipare un attacco di Raf!

- Quindi la sua arma è quella mazza. - Commentò Donatello, riferendosi al manico del martello, ancora in mano a Cattivik. - Molto più efficate del coltello di prima.

- Se ben educato, potrà fare grandi cose! - Sentenziò Splinter, soddisfatto.

Casey avrebbe voluto esprimere le sue perplessità, ma non fece in tempo.

L'apparizione di una decina di uomini mascherati mise l'intero gruppo in allarme, e il vigilante mascherato dovette estrarre la sua mazza da hockey per deviare la spada di uno degli assalitori, assestandogli un colpo sul mento con l'estremità inferiore del manico dell'attrezzo sportivo.

- Il Clan del Piede! - Esclamò Leo, estraendo le spade. Fu il segnale che fece sfoderare le armi anche alle altre tartarughe, che partirono all'attacco.

Nella mischia, Splinter, che aveva steso un soldato con un calcio e un altro col bastone, riconobbe tra gli avversari il più odiato tra i suoi nemici.

- Oroku Saki!

- Arrigo Sacchi? - Urlò Cattivik, mentre correva per il covo inseguito da tre ninja. - Che ci fa qui l'allenator'? E il clan dei pied' chi son', i calciator'?

- Io sono e sarò sempre Shredder! - Corresse il malvagio uomo con l'armatura.

Splinter gli si avventò contro, e i due cominciarono un combattimento scatenato.

- Cosa ti porta qui? - Chiese il ratto.
- Sono qui per la Lacrima di Giada. - Sibilò l'avversario. Gli occhi minacciosi si poteva intravedere attraverso l'elmo.
- Quella che hai rubato insieme al resto dei gioielli? - Intervenne Leo, insieme a un calcio volante sul fianco che buttò a terra Saki.
Questi si rialzò e colpì con un calcio Splinter, lo afferrò al volo e lo lanciò contro la tartaruga spadaccina.
- Quello che mi è stato rubato, prima che potessi rubarlo io! - Precisò l'antagonista.
- Sei un po' complicato, Shreddy! - Commentò Michelangelo. - Mentre i nunchaku volteggianti mettevano a segno un doppio KO.

Cattivik continuava a correre, quando una mazza da hockey si abbatté sui suoi inseguitori.
In realtà il colpo coinvolse anche lui, che andò a spiattellarsi insieme ai tre ninja contro la parete.
- Ops, scusa, Boccaccio! - Esclamò Casey.
- Attento! - Esclamò Raffaello, anticipando con il manico dei sai due assalitori alle spalle del vigilante.
Altri avversari li circondarono, e le due teste calde si misero schiena contro schiena, pronti per un altro round.
Avevano altro a cui badare, che non Boccaccio.
Cattivik, dal canto suo, era ben felice, in quella confusione, di essere passato inosservato, dal momento che vicino a lui vi era proprio la sacca della refurtiva.
Il nero genio del male sorrise. Era tempo di lasciare quella gabbia di matti.

Shredder e Leo si stavano scambiando fendenti, le lame delle katana cozzavano contro quelle dei guanti artigliati, in scioccanti scoppi di scintille.
- Stai accusando noi di qualcosa che volevi rubare tu? - Chiese incredulo Leonardo. - Ci prendi in giro?
- Silenzio, tartaruga! - Tuonò il capo del Piede. - Con te mi faccio il brodo.
- Ma per i tagliolini di carne ci penso io! - Ribatté Leonardo, affondando con entrambe le katana.
Shredder schivò il doppio attacco e atterrò il blu con una gomitata alla nuca.
- Leonardo! - Potè solo urlare Splinter. Avrebbe voluto intervenire, ma i suoi due avversari erano particolarmente abili, impedendogli ogni distrazione.

- E adesso fuori i gioielli, o faccio uno spiedo! - Minacciò Oroku, in procinto di affondare le lame del braccio destro.
- Lavati le orecchie, Shreddy-boy! - Intervenne Michelangelo, saltando a cavalcioni sulle spalle del nemico. - Noi non rubiamo. Tu lo fai.
Con un gesto annoiato, l'uomo bardato afferrò una gamba dell'arancione e se lo levò di dosso, facendolo volteggiare come un campione di lancio del martello.
Il 'peso' lanciato finì addosso a Casey e Raf, che nel frattempo sovrastavano soddisfatti una montagnola di  nemici atterrati.

In piedi rimaneva solo Splinter, ma la fatica che gli era costata atterrare quegli avversari gli costò un fatale attimo di distrazione in cui Shredder gli si avventò contro e lo afferrò per la gola.

Tenuto sospeso in aria con una sola mano dall'acerrimo nemico, il topo mutante si divincolava agitando le gambe a vuoto, e tentando, con le mani, di allentare la presa sul collo.

- Basta giocare. - Tuonò Shredder. - Fuori i gioielli.

Splinter, nella sua posizione, girò gli occhi sull'unico individuo dei suoi rimasto in piedi, e lo indicò istintivamente.
La sorpresa era sua tanto quanto quella della quinta 'tartaruga', beccato con le mani nel sacco, pardon, sul sacco caricato in spalla, intento a sgattaiolare via.
Ma la cosa più sconvolgente era lo squarcio che si era aperto al fondo del sacco, dal quale stava scendendo una scia di pietre preziose e metalli raffinati.

Colto in flagrante, Cattivik sgranò gli occhi nei confronti dei presenti.

- Pork... mi hanno sgamat'.

La vista dei gioielli accese un fuoco negli occhi di Shredder, che lasciò andare di colpo il vecchio maestro e si precipitò contro il ladro.

Con le lame puntate alla gola, il furfante sudò freddo.

- Signor Arrigo Sacch', parliamone...

Scocciato, Shredder si sbarazzò del furfante con un pugno, e si impossessò del sacco.
Setacciando il contenuto, il capo del Clan tirò fuori la tanto sospirata perla.
- Eccola! - Esclamò con sguardo avido. - La Lacrima di Giada è mia!

Bang!

Uno sparo riecheggiò nella stanza. Shredder sentì una fitta alla mano destra, ma soprattutto, provò la terrificante sensazione di veder volare via il sospirato oggetto di valore.

- La lacrima, noooo! - Urlò.

Nonostante i tentativi dei soldati del Piede di afferrarla al volo, la perla andò a infilarsi lungo una delle grate di scolo, dentro una di quelle anguste tubazioni che si intersecavano nel sottosuolo metropolitano e andavano a finire chissà dove.
Lo sapevano Splinter e le tartarughe, che nell'impianto fognario vi abitavano da sempre.
Lo capì Shredder, con gli occhi spalancati dall'incredulità. Incredulità che si trasformò in furia, quando gli occhi si posarono sul responsabile: Cattivik, con la pistola puntata e ancora fumante.

Lui aveva estratto l'arma senza rifletterci troppo: voleva solo salvare la pelle ed era ricorso alla risorsa più ovvia.
Anzi, si era chiesto più volte, nel corso del combattimento, come mai nessuno di quei trogloditi ne avesse tirata fuori alcuna.
Gli spiaceva per la perlina, ma sicuramente restavano il resto dei gioielli.
Ringalluzzito inoltre dalla ferita provocata a quell'ammasso di ferrament', come lo definiva, Cattivik cominciò a sbeffeggiarlo.

- E adess' ferm, Arrigo Sacch', o trasformo quel serviz' di pentole che indossi in uno scolapasta.

Shredder urlò la sua rabbia, e gli balzò addosso.
Cattivik premette il grilletto un paio di volte, ma i proiettili finirono sminuzzati da veloci e precisi gesti del braccio del supervillain orientale, e la stessa sorte toccò alla stessa arma.
Cattivik ebbe la sensazione di essersela fatta nella calzamaglia.
In procinto di fare lo Chef Tony anche con il ladro imbranato, Shredder tuttavia si fermò.
La Lacrima di Giada, gioiello a cui era legato per motivi personali che non starò qui a elencare, era la priorità.

Si allontanò, giurando vendetta, e partendo alla ricerca di quella dannata perla, seguito dai suoi tirapiedi.

La squadra di Splinter frattanto si era rimessa in piedi, e si stava avvicinando a Cattivik, ancora con le ginocchia tremolanti.

- Da non credere! - Esclamò Michelangelo. - Questo ammasso di goffaggine ha ferito Shredder?

- Boccaccio è un guerriero forte! - Si complimentò Leonardo.

- Non è un guerriero, è un ladro! -  Obiettò Casey con aria severa. Stava alzando il sacco sospetto: dentro vi riconobbe la refurtiva di Tiffany.

Questa rivelazione gettò un'ombra di delusione sulla famiglia delle tartarughe.
Leo si incupì. Boccaccio era stato accolto da pochissimo tempo, e già aveva gettato il disonore sugli Hamato.

- Facciamolo a fette, - Propose Raffaello. - Poi lo impacchettiamo e lo consegniamo alla polizia!

- Lasciatelo a me. - Propose Casey. - Ci penso io a spedirlo in gatta buia.

- No.

La risposta, semplice e perentoria, era stata pronunciata dal vecchio Splinter.

- Come ho già detto, se ben educato, Boccaccio potrà fare grandi cose! - Spiegò il ratto, lisciandosi la barba. - Deve solo essere educato... - E un'occhiata eloquente ebbe il potere di fare sudare freddo il nero genio del male.


La pace era tornata nella famiglia Hamato.
Il maestro Splinter era da solo, in soggiorno, in posizione di meditazione. Tuttavia il televisore era acceso, e il maestro ratto la stava guardando con un occhio aperto.

Entrò Donatello trafelato, con un foglio stampato in mano. - Maestro! Ma... - E si zittì, conscio di aver maldestramente interrotto la concentrazione del sensei.
- Dimmi pure, figlio mio. - Rispose Splinter, per nulla seccato.
- Ecco... - Esordì il violetto timidamente, poi si decise e mostrò il foglio a Splinter. - Ho fatto ricerche su quel Boccaccio. E' solo un falso nome, in realtà lui si chiama Cattivik, ed è un criminale italiano di mezza tacca...

- Già lo sapevo, figlio mio. - Lo interruppe Splinter. - A quella storia di Boccaccio non avevo creduto neppure un po'. Senza considerare che lo ha appena detto la tua amica April, sul notiziario TV.

Donatello arrossì, considerando che l'occhio chiuso di Splinter stava somigliando più a un occhiolino di intesa.

- Salve ragazzi! - Si intromise una voce.

Era April, la fidata amica delle tartarughe.
Era vestita della sua consueta maglietta gialla che copriva quella a maniche lunghe nere, la chioma rossa legata in un coda di cavallo e tenuta a bada da un fermacapelli dello stesso colore della t-shirt, un paio di shorts che coprivano gli aderenti leggings sulle agili gambe, e gli anfibi militari ai piedi.

 - Sensei. - Salutò di nuovo, inchinandosi al vecchio maestro, che rispose al gesto. - Allora, Don, sei pronto? - Aggiunse, riferendosi all'intellettuale.

- Pronto per cosa? - Chiese Splinter. Il tono era ingenuo, ma il lembo del sorriso che si era creato lasciava intendere una certa malizia.

- Ehm, maestro, c'è qualcosa di cui volevo parlarle... - Accennò Donatello .

- Vai pure con April, figliolo. - Disse semplicemente il sensei, alzando una mano per sottolineare il consenso.

- Ma... lei come...? - Balbettò il viola, sorpreso dall'inaspettata intuizione del maestro.

- Tuo fratello Leonardo è già uscito dieci minuti fa con Karai.

Donatello arrossì e fumò come una Vaporella. Passando il dito sull'apertura del guscio alla base del collo, come a volersi allentare una cravatta inesistente, cominciò a giustificarsi, cercando di nascondere il suo imbarazzo.

- S-sensei. Non è come crede. E' solo una uscita tra amici e...

- Divertitevi. - Concluse Splinter, con tono sereno.

A Don non rimase che inchinarsi in segno di saluto, e unirsi all'amica.

- Naturalmente, non fate tardi. - Aggiunse il genitore. Date le solite pattuglie notturne che le tartarughe facevano di solito, era un avvertimento inutile.
Ma per le questioni di cuore era diverso. Era più una raccomandazione imposta dal suo ruolo di padre.

- Dai, andiamo. - Insistette April tirando il cervellone per un braccio e  salutando il maestro con un inchino.

Mentre si allontanavano, Donatello cercò di guardare da tutte le parti per nascondere il viso paonazzo dall'imbarazzo di prima.
Cercò di evitare gli occhi di lei, magnete pericoloso di emozioni e battiti accellerati, e nel dribblarli, il suo sguardo si poso su un paio di curve poste un po' più in basso.
Una nota di curiosità si accese come un led, mentre lo spirito scientifico si era messo a elaborare una risposta allo strano dilemma che si stava ponendo.
La sua bocca si aprì, e si lasciò sfuggire un commento.

- April, lo sai che al telegiornale ti sembrano più grosse?

Lei arrossì davanti all'audace commento, e per istinto incrociò le braccia, coprendosi il petto.

- Scusa? - Domandò, sperando in cuor suo di aver capito male.

Donatello si accorse della gaffe. Avrebbe voluto sprofondare nel terreno con tutto il suo guscio, magari nelle profondità della terra dove in quel momento Shredder si stava dannando per cercare quella inutile perla, lanciando a profusione maledizioni sulle Turtles. Ma quale perla poteva paragonarsi a quelle due pelle che adesso lo stavano guardando da quella fascia di ciocche rosse?
Arrossendo ancora di più, Donatello cercò di svicolare da quella situazione.
- A-allora, quale film avevi detto che volevi vedere al cinema?

Le perle oculari di April si illuminarono.

- C'è "Massacro al Camp Village", ma anche "L'apocalisse degli zombie meccanici" non sembra male...

Splinter ascoltò l'allontanarsi della voce di April e delle sue proposte, e poi guardò per terra.
C'era ancora il foglio con la foto segnaletica di Cattivik. Sorrise, nello stesso modo che il nero genio del male sorrideva nella figura.

- Diventerà un grande ninja.


Poco lontano, un angolo del covo era stato adibito ad aula.
In ginocchio su vassoio pieno di ceci, con un gessetto in mano, l'allievo ninja noto come Boccaccio, sorvegliato dalle due tartarughe rimaste, stava scrivendo per la millesima volta...

- Ottocentonovasettesim'! - Precisò Cattivik.

Sulla testa vi era stata posato un cappello di carta a forma di nave, a cui erano state incorporate due orecchie da asino, e su di esso vi era scritto il nome del medesimo animale.

- No, no, no! - Gridò esasperato Raffaello, accanto a lui. - Testa d'uovo! Sei più grullo di Michelangelo!

- Ehy, non offendere! - Protestò l'arancione, poco lontano.

Ignorando suo fratello, il rosso insistette. - Dopo ottocentonovantasette volte, ancora non sei capace di scrivere correttamente: "Un vero ninja non usa armi da fuoco". Il maestro Splinter ha detto che non potrai lasciare il dojo, e io con te, fino a che non sarai diventato un perfetto ninja!

- E che pretend'? - Protestò Boccaccio, stufo e irritato. - Quando insegnavan' l'alfabet' io marinav' la scuol'!

- Bada a non irritarmi, sgorbio! - Minacciò Raffaello, estraendo un coltello da cucina. Cattivik riconobbe l'utensile.

- La mia arm', ecco dov'era finit...
 
- Scrivi! - Lo interruppe Raffaello, puntandogli la lama sulla gola.

Notando la pungente sensazione della lama sulla cartotide, e guardando gli occhi iniettati di sangue della tartaruga nevrastenica, nonché una preoccupante schiuma alla bocca, Cattivik preferì ammutolirsi ed eseguire.

- F..fratello? - Balbettò Michelangelo, non abituato a vedere Raf in quelle condizioni. - Mi fai paura....

....

E mentre lasciamo la nuova tartaruga allieva a imparare le basi di un difficilissimo addestramento da ninja, sentiamo in sottofondo i vari "Argh, Pork, Vaff" da parte di Boccaccio, che si uniscono a quelli di Shredder, che è nella mer... nei liquami fino al collo nel vano tentativo di recuperare il suo bottino.

Ma al calar delle nuove tenebre, il nero genio del male colpirà ancora... Boccaccio...ehm, scusate... Cattivik non perdona!
.

FINE


Dedico il crossover a LaraPink777 e alla sua storia 'Virus', di cui qualche aspetto è stato parodizzato in questa fic.
  
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