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Autore: udeis    01/11/2014    1 recensioni
Originariamente nella storia di cappuccetto rosso non esisteva il cacciatore. Nonna e bambina finivano entrambe mangiate dal lupo. E la storia aveva una morale molto esplicita.
Ecco perché una madre non riesce mai ad essere davvero tranquilla.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso pretendere che lei sia come me: che fugga dagli uomini fino alla veneranda età di trent’anni rimanendo casta e pura e si faccia mettere in cinta dall’uomo che, giusto o non giusto, non si è mai fatto scoraggiare da un no. Soprattutto se a dirlo era una persona che aveva sulla faccia la classica smorfia da “Lasciami in pace, per favore. Ora. O potrei non essere più responsabile delle mie azioni.”
Il fatto è che io volevo essere una persona gentile ed ero timida, Dio mio, se lo ero, e poi avevo paura. Scappavo e mi rimproveravo aspramente di farlo. Se fossi stata meno cervellotica sarei potuta essere molto più felice. Sarei molto più felice.

Ma perché questo stupido cervello non può solo azzittirsi e basta? Non lo voglio sentire, non sta sera. Invece è lì che mi sussurra quanto io sia vigliacca, quante occasioni io abbia sprecato e quanto avrei potuto essere migliore. E quanto avrei dovuto chiudere mia figlia in camera e non farla uscire fino alla maggiore età.
Va a un pigiama party, mi ha detto. E lo ha fatto con quell’aria da innocentina che non convincerebbe neanche un orbo. Con quel tipo di tono di voce che fa fare battute sarcastiche anche a una suora, figuriamoci a chi, come me, di pane e sarcasmo ci vive quotidianamente.
Un pigiama party. Ma mi crede scema? Non li fanno più nemmeno le bambine di sei anni.
Io lo so dove andrà: a casa del suo ragazzo a scopare con lui, per quella che, spero, sia la prima volta.
Ha indossato quel maglione, quello brutto e sformato di lana ruvida e blu per sviare il più possibile i miei sospetti. “La casa di Anna è in montagna lo sai, a volte, fa sempre un sacco fresco.” (Sì sono state le sue esatte parole: tre anni di liceo classico sprecati e un chiaro indizio che non stava pensando a quello che diceva).
Quel maglione non mi fa stare affatto tranquilla. Nessuno sano di mente se lo metterebbe addosso per andare da qualche parte, neanche a una serata con le amiche.
Mia figlia ha tante probabilità di andare a quel pigiama party quante ne ho io di diventare una cantante dell’opera. Ed io sono stonata.
 
Io, comunque, le avevo detto di no. Io le volevo dire di no. Io ho cercato delle scuse per dirle di no.
Ho pensato persino di affrontare l’argomento apertamente. Poi la me stessa adolescente è apparsa davanti ai miei occhi chiedendomi con abbondante sarcasmo se avevo davvero intenzione di fare il discorso delle api e dei fiori a una figlia sedicenne. Battagliera le ho risposto che era il mio dovere di madre. Lei ha solo alzato un sopracciglio e ha detto: “Non vedo l’ora di vedere la scena, allora.”
Non si vince contro gli adolescenti.
Soprattutto se una delle due vive all’interno della tua testa e assomiglia terribilmente alla tua coscienza. “Hai tradito i tuoi sogni.” Dice spesso. “Solo perché tua figlia è più intraprendente di te non devi esserne gelosa!” Ripete. “Non sono gelosa!” Le rispondo. “Allora lasciala libera. Lo sapevi che prima o poi sarebbe dovuto capitare. È successo perfino a te. La verginella casta e pura.” Qui mi lascia solo il tempo di lanciarle una terribile maledizione per poi aggiungere, lapidaria: “da adolescente avresti preferito una madre impicciona?” “Mia madre leggeva il mio diario!” Protesto accoratamente. “Ma non te l’ha mai fatto pesare.”
L’altra adolescente, la mia bambina, invece, diventa incredibilmente obbediente e in grado di studiare un intero libro di storia in due ore, quando si tratta di andare al suo pigiama party. Davvero, dopo che ti ha ripetuto a memoria e in perfetto italiano tre dei suddetti capitoli, mentre riordinava la spesa settimanale e dopo aver trasformato quella stanza in un luogo vivibile (recuperando reperti archeologici del tardo mesozoico dalle profondità delle pile di roba sporca) con che faccia avrei potuto dirle: “Ora resti a casa a studiare”? Il K.O è l’unico risultato possibile.
 
D’altronde dovrei essere felice che la mia bambina non abbia il complesso del lupo. Avete presente, no, la favola di cappuccetto rosso? Nella versione originaria il cacciatore non esiste e il lupo… il lupo è una metafora. Molto diretta, molto cruda, difficile da dimenticare: se dai confidenza agli sconosciuti questi ti fottono. In senso letterale, prima che metaforico.
Io avevo quel dannato complesso e ho passato una giovinezza molto divertente a ingozzarmi di cioccolato e canzoni tristi e a insultarmi in ogni lingua conosciuta. Quindi dovrei essere felice che mia figlia non abbia preso da me e che abbia un ragazzo e che sta sera vada a passare la serata da lui. Forse avrà un’adolescenza serena e affronterà solo gli insignificanti problemi che una coppia si crea da sola e quelli che riesce a crearsi facendo sesso. La mia adolescenza di insicurezze e solitudine sarà una passeggiata, a confronto.
Non posso continuare a pensarla come la bambina carina che tirava fuori la terra dai vasi per vedere cosa c’è sotto. Ha sedici anni, sedici anni. A quell’età ero principalmente un ricettacolo di pensieri sporchi, sogni e indipendenza. Come posso pretendere che lei non lo sia?
Ed io, sapendo questo, come posso lasciare quel ragazzo nelle mani di mia figlia?
Forse dovrei fondare “la lega per la protezione degli ingenui maschi sedicenni casti e puri”, così avrei un buon motivo per tenere mia figlia lontana da lui. Oppure potrei provare con la deprivazione di internet. “Se esci da quella porta non rivedrai mai più una connessione wi fi gratuita!” potrei urlare. Se non fosse che la connessione gratuita ce l’hanno anche sul pulman. Il che renderebbe la mia richiesta come minimo inefficace.
O forse dovrei mostrare più rispetto per l’adolescente che ero e per quella che mia figlia è diventata perché se le dicessi: “non voglio che scopi con il tuo ragazzo” mia figlia mi chiederebbe di nominarle un sostituto.
 
E il mio dolcissimo compagno ha capito che era meglio lasciarmi in pace? È andato a passare la serata al pub con i suoi amici calciofili? Mi ha lasciato passare la nottata sola con le mie paranoie, un sacchetto di pop corn e le peggiori serie tv che la mente umana possa aver mai potuto concepire? Mi ha fatto crollare sul divano esausta e risvegliarmi in ansia nel cuore della notte sul tappeto? Certo che no, ha deciso che una serata romantica sarebbe stata più adeguata. Una di quelle con rose, candele e tanto sesso.
E io che credevo di aver sposato un uomo sensibile.


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